Filosofia del Linguaggio III (2017-18) - Università di Roma FdL3... · Dal punto di vista del...

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Ferdinand de Saussure Corso di Linguistica Generale (3-4) Dott.ssa Filomena Diodato ([email protected]) Lingua, tempo e massa parlante: Sincronia, diacronia, pancronia Unità linguistica, valore, arbitrarietà Filosofia del Linguaggio III (2017-18)

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Ferdinand de SaussureCorso di Linguistica Generale (3-4)

Dott.ssa Filomena Diodato ([email protected])

Lingua, tempo e massa parlante: Sincronia, diacronia, pancronia

Unità linguistica, valore, arbitrarietà

Filosofia del Linguaggio III (2017-18)

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La massa parlante…

“(…) occorre una massa parlante perché vi sia una lingua. Contrariamente all’apparenza, in nessun momento la lingua esiste fuori del fatto sociale, perché essa è un fenomeno semiologico. La sua natura sociale è uno dei suoi caratteri interni” (clg, pp. 95-96)

Concezione della langue-usage (v. nota 161)

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… e il tempo

La lingua nel tempo, senza massa parlante, non si altererebbe.

Se si considera la massa parlante senza il tempo non si vedrebbe l’effetto delle forze sociali sulla lingua.

Tempo e massa parlante sono elementi cruciali nella realtà della lingua.

“Perciò la lingua non è libera, perché il tempo permetterà alle forze sociali esercitantesi su di essa di sviluppare i loro effetti, e si arriva al principio di continuità, che annulla la libertà. Ma la continuità implica necessariamente l’alterazione, lo spostamento più o meno considerevole dei rapporti”. (clg, p. 97)

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Storicità della lingua e prospettiva sincronica

La concezione della lingua come fatto storico e sociale rimane ferma in Saussure anche quando, per ragioni metodologiche, dovrà introdurre la distinzione tra prospettiva sincronica e prospettiva diacronica.

Che la lingua sia in costante mutamento non è in contraddizione con il principio metodologico per cui "la lingua è un sistema di cui tutte le parti possono e debbono essere considerate nella loro solidarietà sincronica" (clg, p. 106).

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Linguistica statica e linguistica evolutiva

Vi sono scienze nelle quali si può prescindere dal fattore tempo (astronomia, geologia ecc.) e scienze nelle quali esso impone un rigoroso approccio metodologico.

Il TEMPO pone la linguistica (e altre scienze, come l'economia) di fronte a due vie del tutto divergenti. Come le grandezze economiche hanno tra loro relazioni indipendentemente dal momento storico, così i segni linguistici assumono un valore in base alle loro relazioni reciproche, indipendentemente dal fattore tempo (v. note 165, 166).

"Il fatto è che qui, come in economia politica, si è di fronte alla nozione di valore; in entrambe le scienze ci si occupa di un sistema di equivalenza tra cose di ordini differenti: nell'una di un lavoro e un salario, nell'altra un significato e un significante". (CLG, p. 99)

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Asse delle simultaneità (AB)Asse delle successioni (CD)

(AB) concerne i rapporti tra cose coesistenti, donde è escluso l'intervento del tempo;

Su (CD) è possibile considerare una cosa alla volta, dove però sono situate tutte le cose del primo asse con i loro cambiamenti.

BA

C

D

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Lingua come sistema di valori puri...

In linguistica si ha la di distinguere il sistema di valori in sé dagli stessi valori considerati in funzione del tempo.

Dal punto di vista del tempo, ogni segno ha la sua storia, mentre il valore del segno si determina, indipendentemente dalla sua storia, in relazione ai segni con cui coesiste nel sistema.

"Soprattutto al linguista questa distinzione si impone imperiosamente, perché la lingua è un sistema di valori puri non da altro determinato che dallo stato momentaneo dei suoi termini" (CLG, p. 99)

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... Radicalmente arbitrario

Il valore dei segni linguistici non è ancorato a nessun fatto naturale, non dipende da nulla di esterno al sistema linguistico (referente, ecc.). Non avendo base naturale, quindi aggancio nella realtà, il segno linguistico è radicalmente arbitrario (v. note 167, 176).

Essendo, inoltre, il sistema molto complesso si impone la necessità (metodologica) di distinguere:

(1) I rapporti del segno nel sistema (sincronia, linguistica statica, nota 174)

(2) L'evoluzione del segno nel tempo (diacronia, linguistica evolutiva)

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... Radicalmente arbitrario

Il valore dei segni linguistici non è ancorato a nessun fatto naturale, non dipende da nulla di esterno al sistema linguistico (referente, ecc.). Non avendo base naturale, quindi aggancio nella realtà, il segno linguistico è radicalmente arbitrario (v. note 167, 176).

Essendo, inoltre, il sistema molto complesso si impone la necessità (metodologica) di distinguere:

(1) I rapporti del segno nel sistema (sincronia, linguistica statica, nota 174)

(2) L'evoluzione del segno nel tempo (diacronia, linguistica evolutiva)

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Sincronico e diacronico...

La lingua vivante è temporale e storica. Sincronico e diacronico sono due punti di vista, "due ordini di fenomeni relativi al medesimo oggetto".

Non è la lingua a essere sincronica o diacronica, ma il punto di vista che si adotta per guardare da diverse angolazioni alla lingua come sistema. "L'opposizione tra i due punti di vista è assoluta e non ammette compromessi" (p. 102, v. nota 162).

Per il parlante la lingua è sempre sincronica, "si trova sempre dinanzi a uno stato" (p. 100).

Se il linguista vuole comprendere uno strato di lingua deve congelare il tempo: "un panorama deve esser preso da un solo punto". (p. 101)

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Fatto diacronico 1:

Lat. crispus, "ondulato, crespo", da cui radice francese crép-, crépi "intonacare" e décrépir "togliere l'intonaco".

Fatto diacronico 2:

Lat. med. decrepitus "rovinato dal tempo", etim. Incerta, da cui décrépit.

Oggi, sul piano sincronico, i parlanti francesi tendono a stabilire un rapporto tra décrépi e décrépit (es. maison décrépite), anche se tra le parole non c'è nessuna parentela (CLG, p. 102).

Etimologia e valore linguistico sono due cose distinte. (CLG, p. 116)

Esempi...

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Un fatto diacronico ha la sua ragion d'essere in se stesso; le conseguenze sincroniche che possono derivarne gli sono completamente estranee.

I fatti diacronici non tendono a modificare tutto il sistema. Detto altrimenti, il sistema in se stesso è immutabile; è troppo complesso per poter essere sottoposto a un mutamento che lo attraversa tutto. È la modifica di fatti isolati che può avere ripercussione sul sistema, segnando il passaggio da uno stato sincronico all'altro.

Il carattere di uno stato è sempre fortuito (mutamento cieco).

Fatti sincronici e fatti diacronici hanno natura diversa. In sincronia, il valore è dato dall'opposizione tra elementi. In diacronia, un elemento viene sostituito da un altro.

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Priorità dell'analisi sincronica

"La lingua è un sistema in cui tutte le parti possono e debbono essere considerate nella loro solidarietà sincronica.

Le alterazioni non agendo mai sul blocco del sistema, ma sull'uno o sull'altro dei suoi elementi, non possono essere studiate se non fuori di questo. Senza dubbio ciascuna alterazione ha il suo contraccolpo sul sistema; ma il fatto iniziale ha inciso soltanto su un punto; non vi è alcuna relazione interna con le conseguenze che possono derivarne per l'insieme.

Questa differenza di natura tra termini successivi e termini coesistenti, tra fatti particolari e fatti riguardanti il sistema, impedisce di fare degli uni e degli altri la materia di un'unica scienza". (CLG, p. 106)

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Il tronco dell'albero

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La partita a scacchi

Una partita a scacchi è come una realizzazione artificiale di ciò che la lingua ci presenta in forma naturale (CLG, p. 107).

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Nella partita a scacchi...

Il valore dei pezzi dipende dalla posizione nella scacchiera. Nella lingua un segno ha il suo valore per l'opposizione con tutti gli altri;

Il sistema è momentaneo; varia continuamente da una mossa all'altra. L'unica cosa che non cambia è la regola del gioco, che nella lingua coincide con i principi generali della semiologia;

Per passare da uno stato a un altro basta lo spostamento di un solo pezzo; non vi è rimaneggiamento generale.

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Così nel fatto diacronico...

I cambiamenti riguardano elementi isolati;

Il cambiamento ha, però, incidenza su tutto il sistema e i suoi effetti sono imprevedibili;

Lo spostamento di un pezzo non dipende da ciò che è accaduto prima e ciò che accadrà dopo. In ogni momento, la posizione degli elementi è indipendente da quella precedente e da quella successiva.

I cambiamenti si originano sul piano della parole, che opera sempre in sincronia, quindi non vi hanno posto i mutamenti che intervengono tra stati successivi. Nella parole si trova il germe di tutti i cambiamenti: ciascuno è inizialmente lanciato da un certo numero di persone prima di entrare nell'uso.

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Correzione della metafora...

"Il giocatore di scacchi ha l'intenzione di operare lo spostamento e di esercitare un'azione sul sistema; invece la lingua non premedita niente: i suoi pezzi si spostano, o piuttosto si modificano, spontaneamente e fortuitamente". (CLG, 109).

Non ha senso, quindi, parlare del mutamento in termini di evoluzione. Il cambiamento linguistico è ineluttabile, ma non è guidato da un progetto o da una finalità. Il mutamento non è valutabile in termini di miglioramento/peggioramento.

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Sincronia e massa parlante

L'aspetto sincronico domina su quello diacronico perché la massa parlante è la vera e l'unica realtà.

La prospettiva sincronica è quella del parlante; un elemento è reale se esiste nella coscienza dei soggetti parlanti (nozione di norma, intesa come "apprezzamento collettivo", Hjelmslev, 1943, 1954 – Sulla cosiddetta "competenza del parlante nativo", anche Chomsky).

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La prospettiva diacronica mostra tanti mutamenti isolati, solo la prospettiva sincronica mostra la lingua nel suo insieme.

Con maggiore precisione, la prospettiva sincronica dovrebbe riguardare l'insieme dei fatti corrispondenti a ciascuna lingua (stadio idiosincronico). La diacronica considera fatti appartenenti a diversi sistemi sincronici, anzi a diverse lingue.

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Legge sincronica e legge diacronica

La legge (in senso giuridico) ha due caratteristiche:

È imperativa

È generale

Nessun fenomeno linguistico ha queste caratteristiche, quindi è improprio parlare di leggi in linguistica.

Sul piano sincronico, la "legge" non è imperativa, anche se i fatti sincronici presentano una certa regolarità.

Sul piano diacronico, le "leggi" non hanno carattere generale, anche se si impongono alla lingua.

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Il punto di vista pancronico

In linguistica possiamo adottare il termine legge nel senso delle scienze fisiche e naturali, cioè come certi rapporti che si verificano sempre e ovunque.

Con legge pancronica ci si riferisce, dunque, agli aspetti generali del linguaggio, che si verificano sempre e comunque (per es. Il fatto che vi siano sempre mutamenti fonetici).

Questi fatti, però, non hanno valore linguistico.

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Linguistica sincronica

La linguistica sincronica si occuperà dei rapporti logici e psicologici colleganti termini coesistenti e formanti sistema, così come sono percepiti dalla stessa coscienza collettiva. (CLG, p. 120)

Linguistica diacronica

La linguistica diacronica studierà i rapporti colleganti termini successivi non percepiti da una medesima coscienza collettiva, e che si sostituiscono gli uni agli altri senza formar sistema tra loro.(CLG, p. 120)

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“Intransigente” dicotomia sincronia/diacronia?

Tesi del Circolo di Praga 1929 (Jakobson, Karcewskij, Trubeckoj)

Rifiuto della dicotomia sincronia/diacronia;

I parlanti sono coscienti del fluire della lingua, quindi considerazioni diacroniche sono ineliminabili dall'analisi sincronica;

É possibile una diacronia 'strutturale' perché le trasformazioni avvengono in vista del sistema; il sistema, cioè, tende alla sua riorganizzazione (teleologia) – cfr. Dibattito sulla legge del minimo sforzo.

Trier (1931, 1934) Von Wartburg (1946)Coseriu (1958)

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I mutamenti sono ciechi, ma c'è spazio per una diacronia 'strutturale'

Saussure nega il teleologismo, cioè il fatto che i mutamenti accadano in funzione di una riorganizzazione del sistema; non nega, invece, che i mutamenti abbiano incidenza sul sistema (v. Metafora degli scacchi).

I mutamenti sono ciechi, accidentali. Non è possibile prevedere se e come un mutamento verrà accolto, essendo la lingua vivante un sistema radicalmente arbitrario, sottoposto alla duplice azione del tempo e della massa parlante.

In questo senso, Saussure nega l'idea della lingua come organismo vivente, con un vita e uno spirito proprio.

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Definizione di 'stato' di lingua

Problema della delimitazione del TEMPO e dello SPAZIO (v. anche Parte quarta – Linguistica geografica).

"la nozione di stato di lingua non può essere che approssimativa: in linguistica statica, come nella maggior parte delle scienze, nessuna dimostrazione è possibile senza una semplificazione convenzionale dei dati" (CLG, p. 124).

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Entità concrete in linguistica

I segni linguistici sono entità concrete.

Le entità concrete sono associazioni di significante e significato. Ciascuna delle due facce, presa isolatamente, non è oggetto della linguistica (v. Natura del segno linguistico);

Le entità sono delimitate nella catena fonica (v. principio della linearità del significante). Le entità delimitate si oppongono nel meccanismo della lingua.

L'entità – denominata monema, morfema o iposema (v. nota 207) - è "una porzione di sonorità che è, ad esclusione di ciò che precede e di ciò che segue nella catena parlata, il significante di un certo concetto" (CLG, p. 126).

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Ancora gli scacchi...

"Ma, proprio come nel gioco degli scacchi tutto sta nella combinazione dei differenti pezzi, così la lingua è un sistema [sincronico] basato completamente sull'opposizione delle sue unità concrete".

"La lingua presenta dunque questo carattere strano e stupefacente di non offrire entità percepibili immediatamente, senza che si possa dubitare tuttavia che esse esistono e che proprio il loro gioco costituisce la lingua. In ciò vi è senza dubbio un tratto che la distingue da tutte le altre istituzioni semiologiche". (CLG, p. 130)

(Sulla non convergenza tra la distinzione tradizionale delle parti del discorso e la nozione saussuriana, v. nota 219)

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Il treno Ginevra-Parigi delle 20.45...

Due treni Ginevra-Parigi delle 20,45 che partono a 24 ore di distanza sono per noi lo "stesso" treno, anche se locomotiva, vagoni, personale ecc. completamente diversi.

Non sono, quindi, le sue caratteristiche materiali che fanno l'entità linguistica, quanto ciò che la distingue dalle altre. Ciò nonostante le entità sono concrete, anche se non definite (solo) dalla loro realizzazione materiale.

Gli impieghi della 'stessa' parola non poggiano né sull'identità materiale, né sull'esatta somiglianza dei sensi. (v. es. La guerre, je vous dit la guerre – distinzione langue/parole, nota 216).

Su quali basi, però, identifichiamo due diverse manifestazioni (varianti) come realizzazione della medesima entità (invariante)?

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Identità e valore

Unità = entità concreta = valore

(sempre scacchi) "Prendiamo il cavallo: da solo è forse un elemento del gioco? Certo no, poiché nella sua materialità pura, fuori della sua casella e delle altre condizioni del gioco, non rappresenta niente per il giocatore e diventa elemento reale e concreto solo quando sia rivestito del suo valore e faccia corpo con esso." (CLG, 134)

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La lingua come forma radicalmente arbitraria

La formazione della lingua discende dalla facoltà del linguaggio, dalla capacità umana di selezionare liberamente la sostanza fonica e la sostanza semantica, di associare un significante con un significato e di operare, altrettanto liberamente, su queste classi.

La lingua consiste in una serie di suddivisioni radicalmente arbitrarie proiettate simultaneamente sul piano indefinito delle idee confuse (A) e sul piano indistinto dei suoni (B).

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Lingua come regno delle articolazioni

"Il pensiero, caotico per sua natura, è forzato a precisarsi decomponendosi. Non vi è dunque né materializzazione dei pensieri, né spiritualizzazione dei suoni, ma si tratta del fatto, in qualche misura misterioso, per cui il «pensiero-suono» implica divisioni e per cui la lingua elabora le sue unità costituendosi tra due masse amorfe. Ci si rappresenti l’aria in contatto con una estensione d’acqua: se la pressione atmosferica cambia, la superficie dell’acqua si decompone in una serie di divisioni, vale a dire di increspature; appunto queste ondulazioni daranno una idea dell’unione e, per dir così, dell’accoppiamento del pensiero con la materia fonica. Si potrebbe chiamare la lingua il regno delle articolazioni (…)".

"La linguistica lavora dunque sul terreno limitrofo in cui gli elementi dei due ordini si combinano; questa combinazione produce una forma, non una sostanza". (CLG, p. 137, nota 227)

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L'eco di Humboldt

"Il linguaggio è l’organo formativo del pensiero. L’attività dell’intelletto, del tutto spirituale, del tutto interiore, che quasi svanisce senza lasciare traccia, si estrinseca mediante il suono nel discorso e diviene percepibile ai sensi. Quest’attività è pertanto tutt’uno con il linguaggio, essi sono inseparabili l’una dall’altro. Ma, anche considerata in sé, tale attività è legata alla necessità di contrarre un’alleanza con i suoni del linguaggio, poiché altrimenti il pensiero non potrebbe pervenire a chiarezza, né la rappresentazione potrebbe divenire concetto. L’alleanza indissolubile che unisce il pensiero, gli organi vocali e l’udito al linguaggio risiede in modo irrevocabile nella costituzione originaria, non ulteriormente esplicabile, della natura umana. È così anche immediatamente evidente la concordanza del suono con il pensiero. Come il pensiero, simile a un lampo o a un tuono, riunisce in un sol punto l’intera forza rappresentativa, escludendo tutto ciò che vi è di simultaneo, così il suono riecheggia con precisa nettezza nella sua unità. Come il pensiero afferra l’animo intero, così il suono ha la prerogativa di possedere una forza capace di penetrare e scuotere tutte le fibre". (Humboldt 1936, trad. it. 2000:42).

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Hjelmslev: forma, sostanza, materia

I due strati della forma costituiscono il sistema dei significanti e dei significati, ovvero le classi astratte dei segni linguistici. La forma dell’espressione manifesta il modo in cui le lingue ritagliano il continuum amorfo dei suoni; mentre quella del contenuto rappresenta il modo in cui i parlanti organizzano la loro ‘esperienza’ del mondo, intesa nel senso più ampio.

I due strati della sostanza rappresentano la materia formata da una particolare lingua o sistema semiotico. I sistemi semiotici sfruttano una molteplicità di sostanze; nelle lingue una stessa forma dell’espressione può essere manifestata da sostanze differenti (forma fonica, forma grafica, segnali con bandiere ecc.).

I due strati della materia (ingl. purport) coincidono con la sostanza saussuriana, ovvero con l’insieme amorfo del pensiero (ciò che una particolare semiotica può comunicare) e dei possibili suoni o grafie o gesti (ovvero il supporto fisico di una particolare semiotica).

La materia in sé, fattore comune a tutte le lingue, non è oggetto della linguistica/semiotica poiché, essendo amorfa, è inaccessibile alla conoscenza. Ciò che interessa allo studioso del linguaggio è la sostanza o materia formata.

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Tornando a Saussure...

Il segno è arbitrario. Se così non fosse, la nozione di VALORE risulterebbe imposta dall'esterno, ancorata alla realtà esterna alla lingua. Invece, il valore linguistico è un fatto interno al sistema; i valori sono interamente relativi, per questo il segno è radicalmente arbitrario.

Che il segno sia radicalmente arbitrario deriva dalla natura sociale della lingua: "La collettività è necessaria per stabilire dei valori la cui unica ragione d'essere è nell'uso e nel consenso generale; l'individuo da solo è incapace di fissarne alcuno" (CLG, p. 138 - v. anche mutabilità/immutabilità del segno, nota 226)

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Valore e sistema

"Inoltre, l'idea di valore, così determinata, mostra che è una grande illusione considerare un termine soltanto come l'unione d'un certo suono con un certo concetto. Definirlo così, sarebbe isolarlo dal sistema di cui fa parte; sarebbe credere che si possa cominciare con i termini e costruire il sistema facendone la somma, mentre, al contrario, è dalla totalità solidale che occorre partire per ottenere, mercè l'analisi, gli elementi che contiene" (CLG, p. 138, nota 231)

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Significazione e valore

Il valore di un’unità linguistica coincide con il posto che essa occupa nel sistema della lingua: l’unità linguistica è definibile attraverso la rete di relazioni che intrattiene con le altre unità simultaneamente presenti nel sistema.

Il valore linguistico è relazionale, oppositivo e differenziale; infatti esso dipende interamente «dal concorso di ciò che esiste al di fuori», poiché, facendo parte di un sistema, la singola parola acquista, oltre che una significazione, anche un valore determinato dalla sua ‘scambiabilità’ con le parole che vi si oppongono.

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Nella lingua non vi sono se non differenze

“Nella lingua non vi sono che differenze senza termini positivi. Si prenda il significante o il significato, la lingua non comporta né delle idee né dei suoni che preesistano al sistema linguistico, ma soltanto delle differenze concettuali e delle differenze foniche uscite da questo sistema". (CLG, p. 145)

Dibattito sulla nozione di FATTORE o TRATTO DISTINTIVO

Hjelmslev (1943) – nozione di 'figura' dell'espressione/del contenuto

Questione della 'simmetria' del segno

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"Un sistema linguistico è una serie di differenze di suoni combinate con una serie di differenze di idee; ma questo mettere di faccia un certo numero di segni acustici con altrettante sezioni fatte nella massa del pensiero genera un sistema di valori; ed è questo sistema che costituisce il legame effettivo tra gli elementi fonici e psichici all'interno di ciascun segno. Benché il significato e il significante siano, ciascuno preso a parte, puramente differenziali e negativi, la loro combinazione è un fatto positivo; è altresì la stessa specie di fatti che comporti la lingua, perché il proprio dell'istituzione linguistica è per l'appunto mantenere il parallelismo tra questi due ordini di differenze" (CLG, p. 146, note 242, 243)

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Rapporti sintagmatici/rapporti associativi

Definita la lingua in termini di sistema e il significato in termini di valore, Saussure esamina i rapporti che le unità linguistiche intrattengono nel sistema, distinguendo i rapporti sintagmatici (in presentia) dai rapporti associativi (in absentia), che «corrispondono a due forme della nostra attività mentale, entrambe indispensabili alla vita della lingua».

I rapporti sintagmatici sono quelli che le unità linguistiche intrattengono nella concatenazione del discorso, in virtù del principio della linearità del significante «che esclude la possibilità di pronunziare due elementi alla volta» (CLG, p. 149).

I rapporti associativi o paradigmatici sono invece meno osservabili poiché occorrono nella mente (esprit) del soggetto.

Questi rapporti appartengono alla langue o alla parole? (v. nota 251 Teoria della frase – nota 253 Teoria dei campi semantici-lesicali)

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Famiglie associative

Le serie associative sono create sulla base di un qualche elemento che accomuna le parole (identità della radice, identità del suffisso, analogia dei significati, comunanza delle immagini acustiche ecc.), ma questo «qualche cosa di comune» prescinde dalla posizione dei termini all’interno del sistema linguistico poiché «una parola qualsiasi può evocare sempre tutto ciò che è suscettibile di esserle associato in una maniera o in un’altra» (CLG, p. 152). Infatti, la famiglia associativa si costruisce intorno a una parola che funge da centro di una «costellazione» dalla somma indefinita.

«Così, la parola enseignement farà sorgere inconsciamente nello spirito una folla d’altre parole (enseigner, renseigner, ecc. oppure armement, changement, ecc., o ancora éducation, apprentissage, ecc.); per qualche aspetto, tutti hanno qualche cosa di comune tra loro» (CLG, pp. 149-150).