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FILOSOFIA DEL DIRITTO SOCRATE V sec a. C. Non ha lasciato niente di scritto.Si dice che sia la radice del nostro pensiero perchè per la prima volta viene fatta un analisi dell' uomo. Socrate diceva che ciò che conta nell' uomo è la sua interiorità, che si forma piano piano.Il carattere si forma solo con la cura dell' anima, l' educazione consiste nel far prevalere l' intelletto su altri istinti umani che vanno controllati. Socrate dice che le VIRTU' (cioè gli aspetti positivi del carattere) si sommano nel sapere e nella conoscenza, senza sapere l' uomo è quindi limitato. Socrate dice che basta conoscere il bene per sceglierlo e praticarlo. Socrate dice che bisogna agire secondo ragione e anche quando si fa male si danno giustificazioni razionali. Con Socrate l' uomo diventa l' oggetto dell' analisi filosofica, la conoscenza viene ritenuta fondamentale per rendere pieno l' uomo e l' uomo comincia a studiare valori universali, non solo quelli dei classici "Greci". Nasce qui l'UNIVERSALISMO GRECO-ROMANO, Socrate parla dell' uomo in quanto tale, da questo momento non si tornerà più indietro. SVOLTA ANTROPOLOGICA:l' uomo oggetto dell' analisi filosofica INTERIORITA':un lavoro continuo su di essa tramite l' educazione e la pedagogia CARATTERE COMPLESSIVO:l' uomo forma il suo carattere complessivo attraverso la cura dell' anima EDUCAZIONE:secondo Socrate bisogna far prevalere l' intelletto, senza educazione l' uomo cade nelle tendenze peggiori,unire psiche ed anima fino all' eccesso. Fino al V sec a. C. la concezione dell' uomo diceva che bastava conoscere il BENE per praticarlo, Socrate segna una svolta anche per questa convinzione, secondo Socrate, per crescere bisogna conoscere

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FILOSOFIA DEL DIRITTO SOCRATE V sec a. C. Non ha lasciato niente di scritto.Si dice che sia la radice del nostro pensiero perchè per la prima volta viene fatta un analisi dell' uomo. Socrate diceva che ciò che conta nell' uomo è la sua interiorità, che si forma piano piano.Il carattere si forma solo con la cura dell' anima, l' educazione consiste nel far prevalere l' intelletto su altri istinti umani che vanno controllati. Socrate dice che le VIRTU' (cioè gli aspetti positivi del carattere) si sommano nel sapere e nella conoscenza, senza sapere l' uomo è quindi limitato. Socrate dice che basta conoscere il bene per sceglierlo e praticarlo. Socrate dice che bisogna agire secondo ragione e anche quando si fa male si danno giustificazioni razionali. Con Socrate l' uomo diventa l' oggetto dell' analisi filosofica, la conoscenza viene ritenuta fondamentale per rendere pieno l' uomo e l' uomo comincia a studiare valori universali, non solo quelli dei classici "Greci". Nasce qui l'UNIVERSALISMO GRECO-ROMANO, Socrate parla dell' uomo in quanto tale, da questo momento non si tornerà più indietro. SVOLTA ANTROPOLOGICA:l' uomo oggetto dell' analisi filosofica INTERIORITA':un lavoro continuo su di essa tramite l' educazione e la pedagogia CARATTERE COMPLESSIVO:l' uomo forma il suo carattere complessivo attraverso la cura dell' anima EDUCAZIONE:secondo Socrate bisogna far prevalere l' intelletto, senza educazione l' uomo cade nelle tendenze peggiori,unire psiche ed anima fino all' eccesso. Fino al V sec a. C. la concezione dell' uomo diceva che bastava conoscere il BENE per praticarlo, Socrate segna una svolta anche per questa convinzione, secondo Socrate, per crescere bisogna conoscere

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bene e male solo così si potrà agire secondo RAGIONE, in modo così da cercare una giustificazione razionale anche nell' uso del male. CONCEZIONE DELLO STATO:Socrate non ha una vera concezione dello Stato, l' uomo elabora valori UNIVERSALI, secondo Socrate l' universalismo greco-romano è un universalismo CRISTIANO. PLATONE Allievo di Socrate, mette per iscritto la filosofia.E' grazie a Platone che si completeranno la concezione dell' uomo e al concezione dello Stato. La concezione dell'uomo e dello Stato è unitaria, cioè si cerca di dare risposta a molte domande con una coerenza molto rigida. Platone ha due momenti: -idealismo; -rigidità (dogmatismo). Crede che ci sia una sola verità e una sola possibilità, tutto si riduce ad uno. La prima concezione unitaria di Platone è legata alla religione, Platone crede anche nell' esperienza mistica di Dio unitario, credeva quindi nell' estasi. Credeva nell' esistenza di un mondo IDEALE lontano da noi, in cui Dio è perfetto e gioisce di questo. Questo mondo è l' EMPIREO, un mondo cioè lontano dove esistono già le nostre anime. Per Platone l' uomo nasce strappando l' anima dall' EMPIREO e mettendola in corpo sofferente.Comincia un po' di pessimismo e torna anche in lui il concetto della FORMAZIONE:man mano che l' uomo cresce, gli si risveglia la conoscenza che aveva dell' Empireo. Se l' uomo non viene educato, i risvegli sono caotici e casuali, se l' uomo viene educato, il risveglio dell' anima sarà sempre più perfetto.Più perfetto è e più l' uomo si avvicina all' Empireo. METEMPSICOSI:Trasmigrazione dell' anima, passaggio dalla perfezione (Empireo) all' imperfezione (vita); ma una vita non basta per tornare alla perfezione, ecco perché Platone parla di metempsicosi, cioè di reincarnazione cos' che l' uomo reincarnandosi, in diverse vite riesce a ritrovare la perfezione.

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Platone tende quindi alla perfezione, ma l' uomo è per sua natura imperfezione. Platone dice che le idee riportano il ricordo di un mondo incorruttibile di cui la Terra è una pallida ombra.le idee non sono nostra creazione, la scoperta delle idee è la scoperta del mondo intellegibile. .bellezza:L' idea più importante è quella della bellezza, questa idea è innata nell' uomo. Platone ricerca il canone perfetto della bellezza. .giustizia:un' altra idea è quella della giustizia ; .verità:cioè la corrispondenza di ciò che si dice da ciò che è realmente. Se togliessimo dall' uomo queste idee, l' uomo sarebbe affidato agli istinti, Platone dice che il destino dell' uomo è quello di far prevalere i valori sugli istinti e sulla materialità.L' uomo deve trovare un equilibrio dentro se stesso, il valore dell' ARMONIA è stato importato dai Greci. Per Platone l' uomo si realizza solo se fa determinate cose, è il filosofo del "dover essere", è molto RIGIDO. Secondo Platone bisogna trovare un' armonia tra le varie facoltà, quando si parla di uomo armonico si dice uomo giuridico, il significato è quindi diverso da quello odierno. Esiste una giustizia INDIVIDUALE ed una COLLETTIVA. In quella individuale è l' uomo che deve essere: - sapiente ,cioè uno che sa coltivare la sua intelligenza, che apprezza il mondo delle idee, che conosce la cultura, questa è la massima virtù.Il vero sapiente era il grande filosofo; -coraggioso , irrascibile in quanto capace di reagire, questo può essere il coraggio fisico, il sapere reagire alle ingiustizie e sanarle; -temperante, la temperanza va applicata a tutte le facoltà, cioè il saper equilibrare , anche la capacità conoscitiva va temperata.Il lato più importante è quello della temperanza degli istinti. Poi c' è la giustizia collettiva , cioè la SOCIETA' GIUSTA: Platone dà la prima descrizione di una società politica, in cui troviamo tutta la sua rigidità in senso negativo. Platone dice che la POLIS (cioè la città politica) è come l' animo umano, in quanto le diverse facoltà devono distribuirsi in base ad una divisione del lavoro che serve a tutta la società.La polis è divisa così: -Sapienti:che sono al vertice, che dovrebbero quindi governare la città, in questo modo sarebbero i migliori a governare, i sapienti non devono lavorare; -guerrieri:che sono i coraggiosi, che devono difendere la città;

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-produttori:cioè coloro che permettono l' arricchimento della società.Essi lavorano per creare beni e fornirli ai sapienti e ai guerrieri; -schiavi:che non fanno nemmeno parte della società politica. La divisione del lavoro deve essere rigida, senza nobiltà sociale, ognuno deve stare al suo posto. I saggi e i guerrieri hanno una grande quantità di beni e di donne, in quanto devono pensare solo alla loro mansione e devono avere tutto ciò che desiderano. La visione è quindi classista con la giustificazione che "se io soddisfo loro, essi agiranno nel bene comune ". In realtà Platone non considera il fatto che l' uomo non si sazia mai definitivamente, quindi vorrà sempre di più, crescerà in lui quindi un desiderio di dominio sugli altri senza confine. ARISTOTELE Era allievo si Platone.La sua vita era molto attiva, non chiusa negli studi.Aveva una visione molto completa, passa dal "dover essere" al "essere non ciò che vogliamo che sia, ma ciò che è". Aristotele è PRAGMATICO (anti-dogmatico), Platone DOGMATICO. Aristotele studia tutta la dimensione dell' uomo, c' è movimento continuo e cambiamento, c' è critica verso il suo maestro Platone che studiava una sola dimensione dell' uomo, ed era molto rigido. Secondo Aristotele nell' uomo esistono due aspetti:essere e dovere che dovrebbero convivere. Aristotele esamina la totalità dell' esperienza umana, parte dal principio che l' uomo è al centro della natura, ma è parte di essa, quindi per conoscere l' uomo bisogna conoscere la natura. Aristotele è ENCICLOPEDICO:è il fondatore della sociologia, crede che l' uomo non è debitore ad un Empireo per quanto riguarda le idee, l' uomo ha le idee dentro di sé e le sviluppa con la sviluppo di se stesso.Quindi si parla di movimento dentro di noi, c' è una continua evoluzione. L' uomo è ciò che vuole o riesce ad essere, dipende tutto da lui. L' uomo ha qualità innate che può riuscire a sviluppare o meno. Con Aristotele la cognizione politica è quella più importante, poi viene quella dell' uomo.Per Aristotele l' uomo è un ANIMALE SOCIALE, che dipende dagli altri. Ha fondato delle categorie politiche che valgono ancora oggi. Aristotele considera l' uomo come frutto dell' organizzazione sociale, sin da quando

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nasce FAMIGLIA:la prima società di cui subisce l' influenza, in cui c' è prima un rapporto fisico,e poi anche "CULTURALE", la famiglia consente alle idee di essere germinate all' interno del bambino, per questo Aristotele è un anti-Platone. VILLAGGIO:la seconda tappa è il momento in cui si esce dall' ambiente familiare, cioè l' entrata nella società in cui ci sono VINCOLI ESTERNI, questi vincoli possono arricchire l' individuo o schiacciarlo se esso è debole; STATO:la terza fase è quella dal villaggio allo Stato che è un villaggio organizzato.lo stato tende al bene comune e vuole creare una GIUSTIZIA POLITICA valida per tutti, in modo che tutti abbiano una vita buona. Aristotele si chiede quali sono le forme dello Stato, ha delle preferenze ma descrive anche il processo politico dello Stato, le degenerazioni e le possibili soluzioni.Sovverte Platone, descrivendo lo Stato come parte dell'uomo, ma vedendolo come un possibile ente positivo, ma anche negativo. La prima organizzazione di cui parla è la MONARCHIA:cioè uno solo che prende il potere. Aristotele crede che la monarchia esprime il bisogno di unità di un popolo, la visione non è quindi negativa.Senza un potere unitario non esiste lo Stato.Il re rappresenta quindi l' unità, l' uomo al potere si guasta, l' uomo tende a volere sempre più potere.la monarchia quindi degenera in TIRANNIA o DITTATURA, l' uomo comincia a fare le leggi da solo.La società soffrirebbe le conseguenze di ciò, vuole liberarsi del re. Se il popolo si ribella prende il potere l' ARISTOCRAZIA(i migliori) che decidono di governare quanto meno in più persone.Anche questo governo degenera, gli aristocratici diventano piccoli tiranni e si passa all' OLIGARCHIA:cioè si fanno i propri interessi,anche questa volta c'è una rivolta contro l' oligarchia, in cui si ribella tutta la società. A questo punto il popolo prende il potere e si afferma la POLITEIA:che non è democrazia, bensì compromesso tra l' oligarchia e il popolo povero. Per Aristotele la democrazia è DEMAGOGIA, Aristotele dice che anche la politeia potrebbe degenerare, promettendo cose che non mantiene (demagogia), cadendo in ANARCHIA, e questo porterebbe di nuovo al re. Possiamo dedurre che Aristotele è il filosofo del MOVIMENTO: dalla successione dei regimi politici si deduce che Aristotele vede lo Stato come sempre in evoluzione, esaminando come l' uomo dirige lo Stato, l' evoluzione dell' uomo non la fine.(Platone aveva una concezione rigida) IL giusnaturalismo nasce da qui.

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GIUSNATURALISMO Aristotele è il primo che parla di bilanciamento di interessi tra uomini e classi.Egli non disprezza ricchezza, ma chi ne ha troppa con gente troppo povera e chi vuole ricchezza senza fare nulla. Aristotele è ottimista, sa che gli uomini sono diversi ma crede che comunque possano riuscire a convivere (ritroveremo queste caratteristiche in san Tommaso). CONCEZIONE ANTROPOLOGICA:Aristotele riprende la proposizione Socratica strutturalista, ma la trasforma. Per Aristotele l' uomo ha molte dimensioni, ma per essere completo deve strutturarsi.Per Aristotele l' uomo non deve solo conoscere il bene per farlo, deve abituarsi a fare il bene.La formazione dell' uomo è un processo continuo, l' abitudine è essenziale alla virtù. Teoria di Humphry:" semina un pensiero, raccogli un fatto, semina un comportamento,raccogli un' abitudine, semina un' abitudine, raccogli un carattere, semina un carattere, raccogli un destino". Humphry era un autore dell' 800, egli affermava che l' abitudine alla virtù fa virtù. Per Aristotele l' uomo è molto complesso, essendo alla base dello Stato.Il fine dell' uomo è la felicità, cioè la realizzazione delle proprie facoltà.E' il fine della azione morale e si raggiunge attraverso 3 gradi: 1° livello:soddisfazione degli appetiti umani, lega ti alla sua fisicità e alla sua natura materiale, se questo manca la felicità non si consegue.LIVELLO NECESSARIO MA NON SUFFICIENTE. 2°livello:la vita di relazione , cioè l' amicizia. L'uomo si realizza stando insieme agli altri.Quindi il primo livello non è sufficiente se non ci sono relazioni umane. L'uomo deve quindi essere sociale: "ANIMALE SOCIALE". 3°livello:ricade nella concezione della conoscenza e della filosofia.La conoscenza è la contemplazione della verità, questo è il massimo grado di felicità, con la concezione che la filosofia è la conoscenza massima e a questo punto l' uomo dovrebbe essere felice. Ma questo processo per il raggiungimento della felicità è un errore, perché non è vero che è applicabile per tutti. La conoscenza è per Aristotele il fine e l' apice della felicità, perché si riferisce alla sua esperienza personale.Quindi troviamo una piccola parte di fissità.Comunque la formazione dell' uomo deve essere armonica e su tutte le

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dimensioni. Aristotele esamina in che modo l' uomo può raggiungere la felicità, dice che ci si arriva attraverso l' esercizio della virtù, che deve diventare un' abitudine. Ritroveremo questi concetti nel Cristianesimo. Per Aristotele le virtù sono gli strumenti di formazione dei diversi aspetti della personalità individuale. Il criterio classico per trovare la virtù è quello della MEDIETA',cioè del "giusto mezzo".La virtù è il rifiuto degli estremi e la scelta del giusto mezzo. Le virtù etiche si ottengono con la PRUDENZA (etiche=comportamento),nelle virtù DIANOETICHE il giusto mezzo si ottiene attraverso la conoscenza. Un esempio di virtù etica è il coraggio, cioè il giusto mezzo tra VILTA' e TEMERARIETA'.L' uomo non può essere vile, altrimenti scanserebbe tutte le situazioni, ma non può essere nemmeno temerario altrimenti sarebbe sconsiderato.Il temerario è quello che non vede i rischi, quindi il coraggioso deve essere prudente. Anche la GENEROSITA' è il giusto mezzo tra avarizia e prodigalità. La GIUSTIZIA per Aristotele è la virtù-SOMMA, quella che cioè somma le diverse facoltà, che obbedisce a tutte le leggi, non solo quelle scritte, ma anche quelle che governano la polis.L' uomo giusto rispetta anche le leggi della relazionalità umana. Aristotele analizza anche la giustizia della polis, quella intesa in senso giuridico. Aristotele analizza anche la giustizia della polis, quella intesa in senso giuridico. Aristotele distingue la giustizia in : distributrice;commutativa;rettificatrice. -giustizia DISTRIBUTRICE:sarebbe l' equità nella distribuzione di onori, cariche e ricchezze (diritto pubblico.E' un ideale a cui si tende ma in realtà nel mondo del lavoro contano anche i meriti, a volte si hanno onori anche senza meriti, ma dovrebbero andare avanti solo i più capaci. -giustizia COMMUTATIVA:si riferisce alla sfera pratica (diritto privato).Quando stipulo un contratto, devo avere un equilibrio tra le parti, ad esempio pago l' appartamento quanto vale;in realtà spesso si cerca di ingannare l' altro.Il diritto deve far si che cresca la giustizia commutativa, ad esempio se i vizi sono occulti, cioè ben nascosti, vengono puniti. -giustizia RETTIFICATRICE:è quella del diritto penale, ad esempio da un furto.L' uguaglianza viene ristabilita risarcendo il danno.Nel caso di suicidio, come si ristabilisce l' uguaglianza tra persone?..La società punisce tramite risarcimento del danno o tramite il carcere, in quanto in questo modo il delinquente pena quanto ha offeso, in modo equilibrato. La giustizia non ha eccessi, è medietà tra fare ingiustizia e patirla.(L' omicidio non può essere rettificante pienamente). La giustizia è un ideale da perseguire che ha bisogno non solo delle leggi, ma anche di un equilibrio interiore.Una giustizia è sana se c' è l' equilibrio tra le parti.

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Aristotele sarà citato anche nelle epoche successive, era molto universale, ad esempio Sereca afferma che la virtù si apprende con fatica, i vizi, anche senza maestro.Solo con l' abitudine si può apprendere la virtù.Anche Orazio riprenderà Aristotele nella sua concezione di MEDIETA' dicendo di conservare una mente equa, né troppo felici, né troppo mogi. LA SCHIAVITU'. Questo argomento è stato poco studiato, in quanto Platone e Aristotele vengono "imbruttiti"da ciò, inoltre parlandone si scoprono situazioni sgradevoli, che tendono ad essere rimosse. Questa materia dimostra la duplicità dell' animo umano, se ne deve però parlare per avere una visione realistica. Platone è un più umano di Aristotele, anche se entrambe ritengono che la schiavitù sia LECITA. Aristotele è critico, mentre Platone si pone il dubbio che la schiavitù fosse contraria alla natura umana. Egli vive in una società in cui lo schiavo era considerato un oggetto , c' era uno sfruttamento dell' uomo sull' uomo. Platone però parla di una città ideale, in cui non esistono gli schiavi, in questa città ognuno sviluppa la propria personalità in maniera libera la schiavitù esiste, è giusta ma è frutto della limitatezza dell' uomo terreno. Infatti nella società reale c' è una lotta per il dominio, c' è la schiavitù. Quindi la schiavitù per Platone non è del tutto naturale, Platone poi dice che la schiavitù non dovrebbe essere adatta ai GRECI, ma solo ai barbari, che sono incivili. Egli fonda questo argomento sul fatto che lo schiavo è un suddito, carente di LOGOS, cioè di razionalità, lo schiavo è tale perché il suo cervello non si è sviluppato come quello degli altri uomini. Platone afferma questo, ma non ci crede fino in fondo, perché dice anche come bisogna comportarsi nei confronti dello schiavo:il comportamento è duro, dice di tenere lo schiavo in modo tale che non si ribelli. La schiavitù deve tramandarsi di generazione in generazione per farlo accettare meglio agli uomini.Una seconda regola è quella di non dare familiarità allo schiavo per impedirgli di lamentarsi.Inoltre dice ai padroni di avere schiavi di diversa nazione e di diverso linguaggio per impedire che si alleino. Tutte queste regole dimostrano che Platone considera in realtà gli schiavi come gli altri.Tutto ciò per evitare che si ribellino, l' ultimo consiglio è:non trattare troppo male lo schiavo, altrimenti viene spinto alla rivolta. Platone ha dedicato un' opera organica agli schiavi perché li riteneva persone normali e voleva evitare che si accorgessero della contraddizione. Platone fa un' affermazione in cui dice che l' uomo è intrattabile, perché non ne vuole sapere di questa distinzione tra schiavo, libero e padrone;dice che quello

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dello schiavo è un possesso imbarazzante, aggiunge che la distinzione è necessaria, ma con pena infinita,qui tradisce quindi, un sentimento pre-cristiano. Quindi Platone si rendeva conto che non c' era razionalità nella schiavitù, anche se nella natura umana c' è il dominio sugli altri, la schiavitù la rappresenta. in Aristotele tornano le affermazioni di Platone, senza però nessun lato "umano", c' è un CINISMO estremo. Egli afferma che l' uomo coltiva la virtù per arrivare alla felicità, ma per coltivare la virtù, l' uomo deve essere contornato dall' agio, non ci devono essere preoccupazioni intorno a lui. Quindi qualcun' altro deve faticare per permettere al virtuoso di esercitare la virtù.In questa affermazione c' è il concetto di schiavitù. Schopenauer si ricollega ad Aristotele dicendo che chi sta sempre a lavorare non ha tempo per l' intelletto, mentre gli oziosi si.Quindi le classi più basse devono lavorare le classi più abbienti devono oziare per fare virtù. Aristotele si fa i suoi interessi, dice che si nasce o per comandare o per servire, in natura.Chi nasce virtuoso può prendere la strada del comando. Aristotele dice che lo schiavo è possesso animato, non umano , è animato cioè si muove, ma è come un oggetto. Aristotele dice che il modo migliore per avere schiavi è fare la guerra per poi prenderne, non di greci, ma in realtà quando la Grecia perdeva la guerra , anche i greci diventavano schiavi. Aristotele per la prima volta introduce al mito del super-uomo colui che può tutto perché ha il compito di contemplare la verità.Questo è il lato oscuro di Aristotele. CRISTIANESIMO All' improvviso cominciano a cambiare alcune categorie generali che vengono introdotte dal Cristianesimo.La prima categoria è l' UNIVERSALISMO. Il Cristianesimo si rivolge a tutti gli uomini di tutta la Terra, non fa distinzioni. Hegel coglie per primo questo aspetto, in quanto dice che il cristianesimo crea categorie universali, anzi, l' uomo è fatto a somiglianza di Dio. Sarà S. Paolo nelle sue lettere, a proclamare che con l' avvento di Cristo si azzerano le categorie di distinzione tra gli uomini.Il giusnaturalismo partirà da questo, l' universalismo è anche la spinta di convertire e cambiare per gli altri si deve dare alla storia una impronta planetaria. Un' altra categoria che viene introdotta è bifronte:viene determinata dal peccato originale e dalla redenzione.Il Cristianesimo non è quindi né solo pessimista né solo ottimista:l' uomo è un misto e deve far prevalere uno sull' altro.

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Il peccato originale non è esistito, in quanto non è esistita una coppia unica che ha dato vita a tutti gli altri (Adamo ed Eva), non è esistito anche perché non è possibile che Dio abbia punito tutta l' umanità,per un peccato che hanno fatto solo due persone. Il peccato originale ha un valore SIMBOLICO, nel senso che l' uomo ha peccato perché voleva la conoscenza assoluta, voleva avvicinarsi a Dio.Un' altra interpretazione del peccato originale è che Adamo ed Eva potremmo essere tutti noi:quando un bambino nasce sta in una specie di paradiso terrestre, man mano che cresce deve scegliere tra Bene e Male. La spinta al male deriva quindi dalla natura stessa dell' uomo, il quale può perdersi ma può redimersi e far sviluppare la parte positiva. Nella tesi Luterana, prevale il profilo pessimistico, in quanto dice che l' uomo è pre-destinato ed è troppo lontano da Dio, non può mai redimersi. L' eccesso all' opposto è una tesi Cristiana che dice che Dio salverà tutti, in quanto farà migliorare tutti per poi salvarli (APOCATASTASI). L' uomo ha quindi connaturato in sé, sia il bene che i male. Il Cristianesimo dice che l' uomo è capace di passare dal bene al male, è in grado di redimersi. Comincia quindi ad apparire la dialettica :tra bene e male, tra peccato e redenzione.L' uomo è una sintesi tra elementi negativi, istintivi, colpe ed elementi positivi, la tendenza alla redenzione e al miglioramento. Il Cristianesimo introduce anche l' interiorizzazione della religione e del rapporto con Dio. Platone l' aveva introdotto con il mondo ideale ma il Cristianesimo lo riprende "Il regno di Dio è dentro di noi",frase di Cristo che modifica il pensiero. Dio è interno alla coscienza dell' uomo.Il Cristianesimo annulla il sacrificio degli animali alle divinità, che erano un esempio di un Dio esigente di sangue.Con il Cristianesimo invece la chiesa diventa un rapporto di interiorità con Dio, vengono eliminate le dimostrazioni esteriori. Il Cristianesimo cancella gli aspetti esteriori del culto, Dio diventa una persona con la quale si entra in contatto interiormente.La voce di Dio nella coscienza significa che ognuno sa quando fa un' azione malvagia, l' uomo deve coltivare la coscienza e avvicinarsi a Dio. Sereca che vive in epoca cristiana ma comunque il Cristianesimo non era divulgato, dice che non bisogna implorare Dio di ascoltarci per fargli fare quello che vogliano, Dio è già vicino ad ogni persona, DENTRO ogni persona. EINSTEIN diceva che più l' uomo vive in una propria interiorità più attira persone e fa crescere il proprio carattere.Ovviamente si dà per scontato che si parla di una religione monoteista.Per rapporto interiore si intende la

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preghiera, che non serve a Dio ma all' uomo per coltivare la propria interiorità. Questo vale sia per l' uomo Occidentale che per quello Orientale.L' interiorità serve per migliorare l' uomo nel Cristianesimo questo avviene attraverso un itinerario etico.Le indicazioni etiche contenuta nel Vangelo, sono le costruzioni del percorso della virtù di Aristotele, vista in senso religioso. Tutto ciò serve per sperare in una vita ultra-terrena, questo è il fine.L' itinerario etico non si riferisce solo ai peccati, ognuno deve mettere a frutto quello per cui è predisposto. ETICA DELL' AZIONE:La vita non deve essere oziosa, bisogna essere ambiziosi, nel senso buono del termine, cioè il voler raggiungere un buon risultato, sempre migliore. ETICA DELL' INTENZIONE:che cura la propria interiorità, bisogna avere una retta etica dell' intenzione per dare valore a ciò che faccio."Non sappia la mano destra, cosa fa la mano sinistra",cioè per esempio non si deve fare l' elemosina per farsi vedere, cioè non bisogna fare un' azione buona con cattiva intenzione. "Chiunque avrà guardato una donna per desiderarla, avrà commesso adulterio".Questo significa che magari guardando qualcuno ci facciamo cattivi pensieri l' intenzione è malvagia.L' intenzione deve essere quindi buona. C'è poi l' ETICA DELLA FIDUCIA Dio viene raffigurato come Provvidenza.In natura troviamo la bellezza pura, alla paura del domani, alla continua ambizione. Questo non è uomo FABER (colui che coltiva l' etica dell' azione e dell' intenzione), l' uomo deve essere fiducioso del domani.L' uomo deve distinguere le cose veramente importanti.Anche qui troviamo l' applicazione di Aristotele nell' idea di continua evoluzione dell' uomo.Con questo processo di miglioramento l' uomo diventa in grado di costruire il proprio destino di cose positive. L' ultima caratteristica è l' UTOPIA CRISTIANA, qui si stacca dal pensiero greco e potrebbe sembrare contrario alla natura umana. L'utopia è l'ETICA DELLA RINUNCIA:per raggiungere la perfezione spirituale bisogna privarsi di tutto ciò che si ha, sia materiale che affettivo. Così è nata la vita monacale, nasce l' idea che su questa terra ci sia una anticipazione della vita dell' aldilà. In realtà questo non è d tutti, quindi molti non ce la facevano,allora Lutero ha chiuso i monasteri e cancellato l' utopia. L'etica della rinuncia è quindi per pochi e per chi riesce ad onorarla. Il secondo lato dell' utopia riguarda la montagna:il cristianesimo dei pacificatori,dei perdenti.Si scelgono quelli poveri di spirito, cioè coloro che soffrono con ciò si dice che è meglio essere in afflitto. Nel pensiero greco tutto questo non c' è, la maggior parte dello spazio viene lasciato ai vincenti, chi era debole veniva allontanato.

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I veri principi sono quelli dell' etica dell' azione e dell' intenzione. Con il cristianesimo nasce l' accettazione di tutte le forme di vita, anche le più misere. L' utopia sarebbe il voler realizzare il massimo, ma anche se non ci riesco comunque mi avvicino a Dio.La civiltà si basa su questa utopia (la civiltà moderna).Il più grande comandamento del cristianesimo è quello di amare il prossimo come se stessi. Ovviamente non si possono amare tutti, ma si deve avere un' atteggiamento positivo verso gli altri. CONCEZIONE DELLO STATO:l' uomo è molto complesso. I greci dicevano che i sentimenti stanno nello stomaco,noi sappiamo che stanno nel cuore.Sono vere entrambe, il cristianesimo non ha dello Stato una concezione precisa, ha una concezione precisa, ha una concezione della società e del rapporto tra gli uomini. Il cristianesimo parte dal concetto che Dio è persona, il quale aiuta il mondo.Dio determina anche le leggi naturali che sono contenute nella coscienza.Dio filtra nella coscienza le leggi naturali,Dio ha un confine:il dolore. L'uomo soffre, questo è un limite.Però se Dio non esistesse non ci sarebbe una legge naturale. Questo lo dice Dostoijeski, il quale dice anche che il limite di Dio sono le lacrime di un bambino.Ovviamente si parla di dolori grandi. Ci sono situazioni in cui credere in Dio non è molto facile. Il Cristianesimo risponde che Dio ammette la sofferenza perché per quella sofferenza in paradiso ci sarà un compenso. Altro elemento importante è la distinzione tra potere temporale e potere spirituale,Gesù dice infatti: “Date a Cesare quel che è di Cesare, date a Dio quel che è di Dio”. Questo principio ha impiegato secoli prima di diventare effettivo.Questa distinzione faceva del Cristianesimo una religione spirituale, ma colo passare del tempo ha cercato di dare alla legge dello stato un valore religioso, ha dato valore religioso alle situazioni storiche, il Cristianesimo si è inoltre avviato verso una lettura rigida ed ha cominciato ad influire nella sfera temporale. Questo ha impoverito l’ uomo occidentale, il Cristianesimo si è addirittura identificato con lo Stato assoluto , questa fase è poi terminata ed è tornata la prima. Un esempio del miscuglio tra le due sfere è l’ Inquisizione.Per lungo tempo però la Chiesa ha difeso il potere , il Cristianesimo aveva però delle caratteristiche di difesa:difendeva il primato della coscienza, cioè il sentire Dio dentro sé stessi.In questo caso ci si può ribellare anche alla legge, addirittura ci si può ribellare anche alla Chiesa in difesa delle Scritture. Per San Tommaso è lecito uccidere un tiranno che assoggetta tutto il popolo, con le dovute conseguenze (infatti si veniva uccisi).

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La coscienza conta anche per opporsi al servizio militare, ma deve essere sincera,. Si crea quindi una dialettica tra la legge e la coscienza. Un’ altra cosa importante è lo scetticismo sulla giustizia assoluta.Questo non significa svalutare la giustizia, anzi l’ uomo deve tendere ad essere giusto il più possibile, ma per i suoi peccati non può mai giungerci. Deve cercare di avvicinarsi il più possibile alla perfezione, lo scetticismo quindi non toglie validità alla giustizia. SANT’ AGOSTINO è l’ interprete di questa concezione, egli vive durante la crisi dell’ Impero Romano (III-IV sec) Nella sua opera egli scrive della dialettica tra mondo reale e ideale tra giustizia e leggi positive. Per Agostino il mondo reale è sempre più distante dalla perfezione divina, per questo si può accostare a Platone. Agostino trova un contrasto tra giustizia e diritto positivo, per lui l’ uomo non diventerà mai del tutto giusto, il diritto non ci riuscirà:pessimismo. Per Agostino gli Stati senza giustizia sono Stati corrotti, senza legittimità.Ognuno può fare quello che vuole, lo Stato che non dà giustizia, anch’ esso è ingiusto. Bisogna migliorare le leggi degli uomini ma senza illudersi. In questo mondo non si raggiungerà, ci si avvicina solo se i singoli aggiungono ciò che è giusto a ciò che è buono. Bisogna aggiungere la carità, il bene che completano la giustizia. Il buono sarebbe la pietas e la caritas che aggiungono la componente religiosa alla giustizia, in pratica oggi è lo Stato ad avere assunto alcuni poteri che prima erano dei singoli. Per Agostino lo Stato non riusciva a completare l’ uomo, non riusciva a dare giustizia, da questo nasce il pessimismo verso la società. SAN TOMMASO vive sette secoli dopo Agostino nel momento di massima espansione del Cristianesimo, per lui il Cristianesimo è religione di Stato, quasi superiore ad esso ( Sacro Romano Impero).

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San Tommaso è il contrario di Agostino, mentre Agostino era un convertito (prima non era così religioso) ed era pessimista, Tommaso è del tutto ottimista. Dedica la sua vita agli studi, fa una vita serena;quando morì il suo corpo fu bollito, questa pratica si effettuava sulla salma dei morti lontani dalla propria città, per tirare fuori il suo scheletro e trasferirlo. E’ stato bollito inoltre per evitare che i suoi fedeli si impossessassero di parti del suo corpo. Tommaso è allievo di Aristotele, ha fatto quasi lo stesso percorso, per Tommaso l’ uomo ha un fine, il quale è il ricongiungimento dell’ uomo a Dio, da cui proviene.L’ uomo è stato creato per tornare a Dio. Inoltre l’ uomo è stato dotato da Dio della ragione, dell’ intelletto, che gli consente di crescere e di raggiungere il suo fine. Tommaso elabora le prove razionali dell’ esistenza di Dio:causa prima la Bellezza totale. Tommaso utilizza la ragione anche nel campo della fede, il suo sistema si chiama TOMISTICO, in cui le diverse parti vengono inserite in un quadro unico. Egli dice che il fine dello Stato è di perseguire il bene comune e la legge deve tendere a questa fine. Se viene meno il perseguimento del bene comune, i cittadini hanno il diritto di ribellarsi. La giustizia non si può raggiungere completa ma può essere alla base dell’ obiettivo dello Stato.Però l’ uomo deve autonomamente scegliere se essere giusto o meno, anche se lo Stato lo indirizza. Tommaso quindi fonda il cattolicesimo. GIUSNATURALISMO da qui nascono le rivoluzioni Inglese, Americana e Francese (solo la I parte). La scuola giusnaturalista è un movimento di pensiero che si mette contro l’ assolutismo (che dominava in Europa) e il confessionismo cristiano.Ad esempio il re Sole era un re assoluto e credeva di avere il potere per motivazioni divine. Il cristianesimo ha legittimato lo Stato assoluto, dandogli natura divina. Per un certo periodo la chiesa non si è distinta dallo Stato. Quindi il cristianesimo si era andata corrompendo provocando lotte di religione. I giusnaturalisti volevano il ritorno alla razionalità umana, mentre il cristianesimo aveva fatto prevalere la parte spirituale. Il giusnaturalismo ha

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anche una parte antropocentrica, con la comunicazione che l’ uomo sa con la ragione auto governarsi e farsi delle leggi giuste. La prima affermazione giusnaturalistica è di GROZIO (XVI sec.) che ha fondato il giusnaturalismo:gli uomini devono cercare con la ragione di fare leggi giuste e di creare lo stato che persegua il bene comune. Ci sono però leggi di natura valide anche se Dio non esistesse, non poteva dire che Dio non esiste ed aggiunge che la cosa è impensabile. Grozio elimina il principio di autorità secondo cui alcune cose non vanno razionalizzate ma accettate e basta. Egli crede che l’ uomo possa spiegare le leggi con la propria razionalità. Quindi il giusnaturalista dà alla natura confessionale autorità religiosa ma non politica:c’ è la laicizzazione dello Stato. I giusnaturalisti sono cristiani ma vogliono separare i due poteri. Grozio dice che ci sono due leggi naturali: -a livelli internazionale vige la legge dello STARE PACTIS, cioè il mantenimento della parola data, a livello internazionale complessivo, ma anche tra due Stati, se il patto non va bene si cambia; -a livello nazionale vige il principio del contratto sociale:gli uomini non tenuti insieme dalla volontà divina bensì da un contratto che li vincola.Questo contratto però lo devono stipulare tutti insieme:fondamento della democrazia. Il contratto tende a realizzare il bene comune, il sovrano così scompare. I contratti sociali contemporanei sono le Costituzioni, comunque il contratto sociale è qualsiasi accordo che permette la nascita di una società o di un paese. Un contratto sociale può anche scaturire una Rivoluzione. Il contratto deve realizzarsi in forme democratiche, anche se all’ inizio vi partecipano solo gli aristocratici e i borghesi. Così fioriscono i primi diritti di libertà. Da qui Grozio fonda la società moderna che è però imperniata sulla distinzione tra bene e mele voluta dalla ragione. HOBBES Viene descritto come il fautore dello Stato assoluto, in realtà egli per primo ha cercato di studiare la società moderna sotto tutti gli aspetti. Hobbes ha detto che esaminando la natura dell’ uomo (concezione antropologica), egli è verso l’ altro uomo un nemico, un lupo. Hobbes è pessimista, questo gli nasce perché vive nel periodo della rivoluzione inglese con la violenza.

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Nasce da lui la concezione di HOMO HOMINI LUPUS,non perché l’ uomo per sua natura è malvagio, ma per paura; che si scatena anche oggi in qualsiasi situazione di caos, ad esempio durante un alluvione in cui manca l’ autorità statale, ogni uomo fa i suoi comodi . L’ uomo diventa Homo Homini lupus anche per paura dell’ altro, è prevenuto verso l’ altro e allora commette il male. Hobbes osserva queste condizioni. Quindi tutti i giusnaturalisti diranno che il passaggio dalla società disorganizzata alla società organizzata si farà attraverso un contratto sociale che frena le passioni degli uomini. Nel caos c’ è però un istinto comune, cioè l’ istinto alla conservazione, che fa fare un PACTUM UNIONIS: le persone si mettono d’ accordo tra di loro per superare il caos, stipulano un patto di soggezione ad un terzo che può essere lo Stato o il Re (PACTUM SUBIECTIONIS). Il terzo deve permettere a ciascuno di vivere in maniera pacifica.Si dice che Hobbes abbia fondato lo Stato assoluto per questo motivo, però anche il sovrano in realtà ha dei doveri:deve rispettare il pactum subiectionis cioè deve garantire ai suoi sudditi una vita ordinata.Se il sovrano non rispatta il patto e si trasforma dunque in un tiranno, c’ è il diritto alla ribellione. LOCKE Egli vive poco dopo Hobbes, vive la fase che porta alla Rivoluzione Gloriosa in Inghilterra nel 1689.Tale rivoluzione si dice gloriosa perché senza spargimento di sangue, il re viene cacciato e il nuovo re accetta un contratto, il Bill of Rights, da ora in poi non c’è più la monarchia assoluta. Locke vede nell’ uomo due tendenze:

1- la spinta alla socialità; 2- le passioni,che vivono nell’ uomo.

Per passioni si intende la tendenza a realizzare i propri interessi a prescindere dagli altri.Lo stato sociale, non di natura ha quindi due scopi:mettere un freno alle passioni e all’ egoismo per creare la società e quello di far crescere il benessere individuale e collettivo, anche la società economica e la ricchezza. Lo Stato deve frenare le spinte disgregatrici della società.Per Locke il contratto sociale è un patto unionis, cioè di unione tra tutti i cittadini, nel quale sono sanciti i diritti naturali inalienabili.

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Ci può essere un re che però deve rispettare questi diritti.Questo pensiero è costituzionalistico. Locke dichiara tre diritti inalienabili (fondamenti del pactum unionis, senza questi lo Stato non è legittimo): 1.diritto di libertà (di manifestazione del pensiero, libertà religiosa, libertà politica di formazione della volontà popolare che fa le leggi); 2.diritto di proprietà perché è la realizzazione dell’ individuo.La proprietà non è solo possesso di beni materiali, ma qualsiasi bene che permette all’ uomo di realizzarsi (istruzione, cibo..) e di partecipare alla vita della società.Il diritto di proprietà è però sempre associato al lavoro; 3.diritto al lavoro. La proprietà deve essere il frutto del lavoro. Se il sovrano non rispetta questi diritti, il popolo si può ribellare, così nasce la DEMOCRAZIA MODERNA. ROUSSEAU E’ l’ ultimo pensatore del giusnaturalismo, fa passi avanti che fanno intravedere la corruzione della società moderna mostrando il totalitarismo, o almeno qualche seme di esso, inoltre riusciamo ad intravedere anche qualche concezione del Romanticismo. Nella sua concezione antropologica ci sono elementi positivi e negativi:per lui l’ uomo è plasmabile.Questo è positivo perché torna la pedagogia, cioè il dover essere, ma qui c’ è anche il concetto di manipolazione, da qui l’ idea di creare l’ uomo perfetto dei totalitarismi. Rousseau dice che l’ uomo per natura è libero e sociale;tali peculiarità devono essere coltivate attraverso l’ educazione. L’ uomo può infatti diventare non libero (sottomesso) e non sociale (isolato). La civiltà per Rousseau ha corrotto l’ uomo; in natura esisterebbe un uomo buono ma la civiltà lo corrompe. Per Rousseau la civiltà è un insieme di rapporti sociali e di potere nei quali l’ uomo si trova immerso quando nasce. Rousseau afferma che fino ad oggi la civiltà ha bloccato la spinta dell’ uomo.Quindi questo è il mito del Buon Selvaggio.Uno degli elementi che corrompe la società è la diversa distribuzione dei beni, i beni dovrebbero essere distribuiti equamente. Da questa concezione antropologica scaturiscono conseguenze sulla natura del contratto sociale e della sovranità.

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Il contratto sociale non può essere un’ evento storicamente avvenuto perché la storia opprime le persone, quindi il contratto sociale è un “dover essere” della coscienza:nel momento in cui l’ uomo viene oppresso crea un contratto che lo liberi dalle catene. Anche Locke vedeva il contratto sociale in evoluzione, ma lui mescolava il bene e il male, mentre per Rousseau il bene è nell’ uomo quindi il contratto sociale è solo positivo. La società cambia ma cambia anche in peggio.Contratto sociale rivoluzionistico.Il contratto sociale è sia un pactum unionis sia un pactum subiectionis,la volontà generale presuppone un giuoco di forza tra maggioranza e minoranza. Per Rousseau deve cambiare il soggetto detentore del potere. Rousseau dice che la sovranità deve essere popolare, perché tutte le altre forme hanno corrotto l’ uomo. Il popolo deve essere detentore della sovranità. Siccome gli uomini sono tanti, nasce la maggioranza e minoranza; ma la sovranità deve ricercare la volontà generale del popolo che è l’ unico strumento per cambiare il corso della storia e far emergere la giustizia. Tutti devono accertare la volontà generale, a questo punto non c’ è più differenza tra diritto naturale e diritto positivo. La legge generale è legge giusta, ma la maggioranza in realtà può fare anche leggi ingiuste, la minoranza serve a denunciare le ingiustizie della maggioranza.In realtà il legislatore non è virtuoso, non fa sempre gli interessi popolari. Rousseau conclude il cammino del giusnaturalismo dicendo che nella democrazia c’ è la legge giusta, ma questa è la radice del totalitarismo.Chi si oppone alla legge generale è nemico dello Stato (questo è ciò che ha fatto la Francia). In Rousseau il suffragio universale è la naturale conseguenza del suo pensiero. Con Rousseau siamo nel pieno della rivoluzione francese. KANT Con Kant siamo nel periodo dell’ illuminismo, Kant è il primo filosofo che inizia a ristudiare l’ uomo in tutti i suoi aspetti. Il giusnaturalismo aveva esaurito idee sullo stato Kant non è innovativo in questo campo, egli parte dalla conoscenza e fa due affermazioni: dice che l’ uomo ha in sé tutti i mezzi per acquistare la conoscenza del mondo, l’uomo ha quindi in sé le possibilità ma deve tirarle fuori;la seconda affermazione dice che la conoscenza dell’ uomo non può andare oltre l’ esperienza e la razionalità, ciò che va oltre l’ esperienza non può essere conosciuto.

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Kant non era ateo, diceva solo che Dio non lo possiamo conoscere, possiamo conoscere solo ciò che accade nella nostra esperienza, ma non la cosa in sé. L’ uomo non può arrivare a conoscere tutto, l’ uomo può conoscere senza limiti, però in realtà ha dei limiti nella conoscenza. Kant introduce l’ ESISTENZIALISMO, perché certe non possiamo conoscerle ma ne sentiamo il bisogno. Kant era protestante, l’ uomo deve saper rispettare i suoi limiti. La ragione è lo strumento più importante dell’ uomo, ma ha dei limiti (non va oltre l’ esperienza). La ragione agisce per categorie generali, cioè che valgono per tutti, esempi di categorie sono casualità e qualità. Le categorie sono forme universali, l’ oggetto della conoscenza è uguale per tutti. L’ uomo vorrebbe superare i limiti della “ragion pura” : c’ è una strada illusoria e una che in parte ci permette di superare i limiti. L’ uomo inciampa spesso in quella errata, cioè quella in cui l’ uomo può dire tutto e il contrario di tutto, perché va oltre l’ esperienza. Questa è la dialettica trascendentale, cioè cose che possiamo inventarci:un esempio di questo sono le favole, frutto della ragion pura, ma invenzione. Le favole mantengono una loro funzione, ma sono irreali.Un altro esempio riguarda l’ esistenza di Dio, in cui Kant dice che tutte le prove dell’ esistenza di Dio sono sbagliate, ad esempio la prova che dice che Dio esiste perché serve una causa prima sbaglia, altrimenti anche la causa prima necessiterebbe di una causa. Egli dice che non esistono prove razionali dell’ esistenza di Dio:è stato accusato per questo di ateismo.Quindi Kant parla dei limiti della ragion pura, ma accosta alla ragion pura la ragion pratica. Kant apre l’ IDEALISMO, l’ uomo è fatto anche di volontà e di azione, le azioni sono determinate dalla mia volontà. La volontà e l’ azione hanno una propria logica e razionalità, ma diversa da quella della ragion pura. Kant prende ad esempio il concetto di libertà:dice che con l’ esperienza, cioè con la conoscenza non si può arrivare alla libertà, con la ragion pura non ci si arriva. Tutti però sentono il bisogno di libertà, senza di essa non arriveremmo nemmeno alla ragion pura. La libertà non deve essere dimostrata, deve essere CONQUISTATA e collegata alla ragion pratica. Lo stesso discorso vale per l’ esistenza di Dio, non può essere dimostrata.Però io sento il bisogno dell’ esistenza di Dio e dell’ immortalità dell’ anima, altrimenti la mia vita non avrebbe senso.Senza di essi, l’ uomo si sente perso. Questo è il fondamento dell’ ESISTENZIALISMO, cioè di qualcosa che non possiamo dimostrare, ma di cui necessitiamo l’ esistenza. Da qui nascono gli IMPERATIVI CATEGORICI:pur non potendo dimostrare razionalmente l’ etica, dobbiamo agire in certo modo,non per uno scopo ma perché sono validi di per sé per far funzionare l’ umanità.

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Uno degli imperativi categorici dice che non si deve fare nulla se non si potrebbe fare universalmente. L’etica fa parte della volontà e dell’ intenzione, anche qui c’ è un ragionamento, ma non dimostrabile, l’ uomo è il creatore del proprio destino, in base alle scelte che facciamo determiniamo le conseguenze. Kant però ha l’ ottimismo di dire che l’ uomo userà bene la ragione e farà in un certo modo le scelte pratiche. Da qui nasce la sua concezione del diritto:egli vive durante l’ illuminismo, la sua nascita, il diritto naturale è sparito, perché si sta trasformando in diritto positivo. Kant dice che il diritto è lo strumento della ragione per disciplinare i rapporti tra uomini e governare lo sviluppo dell’ umanità. Il diritto si evolve insieme alla ragione. Kant fa una differenza tra morale e diritto:la morale chiede all’ uomo di aderire interiormente agli imperativi, il diritto chiede invece una adesione esteriore. Ad esempio per quanto riguarda il non uccidere, per la morale conta il sentimento verso l’ uomo, per la legge basta non uccidere.La legge non può entrare dentro la coscienza. Dopo Kant si parte dal presupposto che non sono veri limiti della ragione, c’è un modo per superarli, all’ uomo non è precluso nulla, con l’ idealismo l’ uomo può raggiungere anche la conoscenza dell’ assoluto. L’altra conseguenza di Kant è opposta:l’ uomo è limitatissimo e va studiato. FICHTE E’ il fondatore dell’ IDEALISMO. Egli dice che il sapere dell’ uomo non è un fatto esclusivo della ragione, Fichte dice che l’ errore di Kant è stato quello di dividere ragion pura e pratica, per Fichte queste due sono mescolate insieme. Il sapere non è frutto esclusivo della ragion pura e non è fatto solo della coscienza, ma coinvolge tutto l’ uomo, il sapere è un’ azione spirituale, non è frutto di elementi teoretici (l’ immaginazione, il giudizio, la ragione) ma è fatto anche da fattori pratici cioè:intuizione,impulso,sentimento,volontà. Quindi elementi di ragion pura e pratica insieme.Il sapere diventa un processo intersoggettivo, frutto di un processo dialettico interno ed esterno all’ uomo.Secondo Fichte, Kant sbaglia perché gli manca un passaggio. Per Fichte l’ oggetto della conoscenza si oppone al soggetto, esempio: se prendiamo un libro, questo è per noi un qualcosa di estraneo con cui entrare in rapporto.Anche perché quando iniziamo a leggere non subito riusciamo ad entrare nella storia, quando però riusciamo a vivere i personaggi, dopo l’

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iniziale scontro tra io e non io, cominciamo ad essere influenzati da quello che il libro dice:SINTESI tra io e non io. Questa conoscenza implica azione, per Fichte conoscere significa agire, la conoscenza ci cambia, ad esempio in un rapporto tra due persone i due soggetti si condizionano a vicenda, il rapporto tra due persone è azione. Oltre al concetto di IO, NON IO, SINTESI dice:quando penso agisco, quando agisco penso, conoscere è capire, cambiare sé stesso e il mondo. Così però l’ uomo crede di essere la causa del cambiamento del mondo, nasce l’ uomo che confonde il pensiero con l’ azione, nasce il futurismo, nasce colui che abbandona la razionalità e pensa da solo di cambiare la società, perché l’ azione è pensiero. Se manca il pensiero l’ uomo diventa una macchina che agisce, per Fichte l’ azione deve essere libera. Fichte supera Kant su tre punti: 1-il rifiuto dei limiti della ragione; 2-il cambiamento del concetto di conoscenza che non è solo astratta ma frutto di un’ azione concreta; 3-l’ introduzione della dialettica (io-non io-sintesi). HEGEL Egli sostiene che tutta la vita è dialettica. L’uomo non consce limiti, può entrare in sintonia con lo spirito universale che governa il mondo.L’ uomo non ha limiti ma compare qualcosa di superiore, l’ uomo deve essere dominato dall’ assoluto, solo così diventa come Dio. Il momento in cui l’ uomo scopre l’ assoluto e crede di sapere tutto deve assoggettarsi ad esso. La dialettica si muove tra l’ uomo e l’ assoluto, la dialettica è presente nell’ uomo nella storia e nella concezione dello Stato. Nella prima Hegel supera Fichte, il quale diceva che la sintesi cambiava l’ individuo, Hegel invece dice che il cammino compiuto dalla coscienza segue una linea che va verso una sola direzione:il sapere assoluto. L’ uomo non può sfuggire a questo destino, Hegel parla di COSCIENZA INFELICE, cioè la sofferenza di chi non riesce a collegare sé stesso con l’ assoluto. Tutte le tristezze terreni sono solo accidenti,lo spirito Assoluto ha una vita autonoma, il pensiero è quindi autonomo e si impone al soggetto, non ha limiti. Il pensiero deve entrare nel cervello dei singoli attraverso una sua logica che si impone, quindi l’ uomo non ha autonomia.

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La conoscenza è il movimento del pensiero per passare dallo spirito assoluto all’ intelletto individuale e per poi ricollegarsi all’ individuo stesso. Il movimento viene fatto attraverso la dialettica tra tesi- antitesi e sintesi. La dialettica parte nello spirito soggettivo, poi nell’ oggettivo e poi nello spirito assoluto. SPIRITO SOGGETTIVO:è l’ analisi psicologica con la quale ciascuno di noi si rende conto che pensa e che ha pensiero, noi ci rendiamo conto che il pensiero è autonomo, in Fichte non lo era. SPIRITO OGGETTIVO:è l’ esperienza della libertà e della produttività, l’ esigenza di fare. Esso ha valore autonomo, esso è l’ evoluzione della storia. SPIRITO ASSOLUTO:è il momento in cui noi ci mettiamo in sintonia con lo Spirito Assoluto per capire quali sono le leggi del mondo.Noi ci facciamo dominare dall’ Assoluto, l’ uomo conosce il mondo solo se conosce e accetta le regole dello Spirito Assoluto. Un modo per conoscere lo spirito assoluto è l’ INTUIZIONE:il modo in cui si percepisce istintivamente una legge generale, universale. Essa si manifesta attraverso l’ ARTE che è manifestazione della BELLEZZA. Il secondo passaggio è la RELIGIONE:svolge la funzione di collegare all’ uomo al divenire generale che è la forza dell’ etica entra in contatto con il destino generale in cui sono contenute regole morali. Il terzo livello è la FILOSOFIA il momento in cui l’ uomo scopre le leggi che governano il mondo, la collettività e gli individui. Così entra in sintonia con lo spirito assoluto. Dobbiamo assoggettarci ma volontariamente, anche a regole negative, una ad esempio è quella del popolo guida, anche se uno di noi facesse parte di un popolo minore deve essere contento che esistono popoli guida altrimenti si avrebbe una coscienza infelice.Questa è l’ origine del totalitarismo. La dialettica viene applicata anche alla storia, con Hegel nasce lo storicismo, vengono giustificate anche vicende storiche terribili ritenute necessarie per andare avanti. La prima grande svolta storica era la Grecia in cui compare per la prima volta la libertà politica.La seconda svolta è il cristianesimo perché introduce l’ uguaglianza tra gli uomini. Dice Hegel che Lutero porta a compimento il cristianesimo dicendo che ha dato massima libertà all’ uomo.La terza svolta è la rivoluzione francese che porta a compimento il concetto di libertà, unendo la mentalità greca al cristianesimo. Il principio di libertà è collegato al principio di uguaglianza. Hegel dice che questi movimenti storici portano alla nascita del popolo guida, che varia sempre.Prima erano i greci, poi il cristianesimo, poi il popolo francese.Questi popoli sono espressione dello spirito assoluto.Nel periodo in

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cui Hegel parlava, il popolo guida era quello germanico.Questa è la nascita del nazionalismo. Un altro momento della dialettica è lo Stato, nasce una dialettica tra:proprietà, contratto e pena. La proprietà è individuale, il contratto è quello che lega due individui, si entra in rapporto con gli altri, infine c’ è la PENA, negazione della negazione, la pena segue al reato che è negazione del contratto, la pena nega questa negazione e riporta la situazione nella sua normalità. Hegel si sofferma sui diritti umani, dà molta importanza all’ etica, più di quella che dà al diritto, dice che la morale è legata all’ interiorità dell’ uomo a prescindere dal diritto positivo.In morale si agisce per convinzione. La dialettica fondamentale è quella in cui si intrecciano etica e diritto.Questo avviene in :famiglia, società civile e Stato. Nella famiglia l’ individuo si realizza e apprende i principi della vita e la fisicità del rapporto con i parenti, quando la persona esce dalla famiglia, entra nella società e deve riuscire a conciliare questa con la famiglia. Famiglia e società civile arrivano a massima unità nello Stato, esso esprime l’ unità etica del popolo.Lo Stato è etico perché vincola l’ interiorità della coscienza. Se il popolo è popolo guida viene impersonificata con l’ assoluto e gli altri popoli devono accettare le sue leggi. Hegel dice che nella storia nulla avviene a caso, c’ è sempre una logica interna (ciò che è reale è razionale e viceversa). Se un popolo soffre, questo avviene perché l’ assoluto era in fase di transazione. Nella storia c’ è sempre razionalità.L’ uomo però ha i suoi limiti, deve esserci la parte dello spirito assoluto, ma anche la parte fisica (materialità). FEVERBACH Egli dice che l’ uomo è ciò che mangia, la sua materialità è la sostanza (Hegel è il grande filosofo della sintesi, dello spirito assoluto. Così nasce una società anti -idealista di due tipi:una all’ interno dell’ idealismo, dicendo che Hegel ha sbagliato tutto, ma usando le stesse categorie, SINISTRA HEGELIANA; l’ altra è rivolta all’ esistenzialismo ed è la DESTRA HEGELIANA). Scrive solo un’ opera, dice che Hegel ha ragione in tutto, ma la sua piramide va rovesciata: non è lo spirito assoluto che plasma la materia, ma la materia che crea lo spirito assoluto.

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Hegel diceva che l’ uomo poteva comprendere tutto quanto, senza approfondire la parte materiale.Con Feverbach conosciamo questa metà dell’ uomo:la materia forma lo Spirito, il cervello si sviluppa grazie alla materia. Anche lo spirito religioso nasce dalla materia, Feverbach dice che l’ uomo è ciò che mangia, cioè il prodotto di ciò che mangia.Nelle società evolute l’ uomo è più sano,più un paese è sviluppato e più l’ uomo migliora, Feverbach sostiene che la religione è il frutto delle condizioni materiali dell’ uomo. L’uomo inventa il concetto di alienazione:avendo uno sviluppo materiale limitato, l’ uomo tende a trasferire fuori di sé i suoi desideri interiori. L’ uomo sente il bisogno di essere immortale e trasferisce questo desiderio nell’ aldilà, che non esiste, ma lo inventa. L’ uomo ha l’ aspirazione alla giustizia ma vive in una società ingiusta, per cui trasferisce il suo desiderio di giustizia in questo modo irreale. Da qui nasce la concezione di Dio giusto, non più crudele.L’ uomo sente inoltre bisogno d’ amare ma si scontra con una società difficile e trasferisce l’ amore in Dio, che diventa:buono, giusto e amorevole. Il cristianesimo è così l’ espressione evoluta dell’ alienazione della Divinità.Il cristianesimo aliena ciò che l’ uomo dovrebbe crescere dentro di sé. Quando l’ uomo comprenderà di non dover essere immortale, non avrà più bisogno di Dio.Quindi Feverbach rovescia in qualche modo la concezione Hegeliana, secondo egli infatti lo Spirito Assoluto non esiste;la religione precede sempre la filosofia, perché l’ uomo sposta il suo essere fuori di sé prima di ritrovarlo in sé. Feverbach verrà criticato: perché la concezione dell’ uomo completamente giusto è una concezione illusoria. Feverbach è un innovatore perché introduce il concetto di ALIENAZIONE che sarà in seguito ripreso da Marx. MARX E’ l’ espressione della sinistra hegeliana: utilizza le categorie di Hegel, applicandole alla MATERIALITA’.C’ è poi il Marx politico, fallito. Marx parte dal concetto di alienazione, ripreso da Feverbach criticando a lui un limite:cioè il fatto che egli parlasse di INDIVIDUALITA’. Per Marx l’ uomo è frutto di rapporti sociali, sono questi a creare filosofia e religione;la religione non è solo data dal desiderio di immortalità, ma dal desiderio delle classi inferiori di una vita migliore.

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Questo desiderio è degli individui che sono in condizione di inferiorità. I primi sono gli schiavi:che comprendono la loro condizione, per le classi dominanti la religione è lo strumento per dominare gi altri:”La religione è l’ oppio dei popoli”. Marx dice che l’ alternarsi tra classi inferiori e superiori crea la religione e l’ ideologia serve a consolidare la classe subalterna Marx mette a sua volta una sua ideologia:c’ è dialettica tra le classi, in cui la sintesi è costituita dalle rivolte sociali fine a creare un giorno la classe finale . Marx dice che una società senza classi comporterà la fine dello Stato, l’ uomo tornerà ad essere buono come era prima della nascita della società. In politica Marx è stato utopista la sua rivolta è sempre interna all’ idealismo, la vera rivolta sarà nell’ esistenzialismo. KIRCHEGARD Egli è un ESISTENZAILISTA, anche se non tutti lo inseriscono in questo movimento, l’ esistenzialismo rifiuta le filosofie che pretendono di comprendere tutto, così si ammettono,i limiti dell’ individuo.Il secondo aspetto è che l’ uomo viene ritenuto ricco di idealità potenzialità, ma non deve farsi imbrogliare da leggi assolute. C’è una sfiducia verso il diritto,dall’esistenzialismo nasce la pratica dei diritti umani, l’ uomo deve realizzarsi in vari aspetti,l’ uomo è visto nella sua complessità.Il terzo aspetto è la concezione antropologica dell’ uomo, l’ uomo è un essere debole, che ha bisogno di un completamento.L’ uomo esistenzialista mantiene il desiderio di conoscere tutto, anche se la filosofia non ci riuscirà. Si dà valore di aspetto non razionale dell’ uomo, cioè ai suoi sentimenti. Questi ci servono a capire ciò che va oltre la ragione. L’ esistenzialismo celebra l’ uomo va oltre la ragione che però utilizza i sentimenti. Nell’ esistenzialismo torna ad avere importanza l’ esistenza individuale ritenuta unica e irripetibile, in questo dietro c’ è egoismo, l’ uomo vuole sapere di più sulla sua natura, si scopre la tensione verso la libertà propria e degli altri, l’ esistenzialismo arriverà a parlare dei diritti umani in generale. L’ uomo si misura con tutto ciò che vede all’ esterno e prova ANGOSCIA, ma così l’ uomo trova il senso dei propri limiti e della propria provvisorietà, l’ uomo si sente sempre fondamentale ma limitato, tutti gli esistenzialisti partono dall’ individuo. Kirchegard vive nella prima parte dell’ 800, egli dice che l’ esistenza non è riducibile ad astratta concettualità, l’ uomo non è solo pensiero, l’ uomo non

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può arrivare a capire tutto con la sola ragione, l’ uomo ha i suoi limiti ma ha anche strumenti per capire, anche se non sono razionali. L’ uomo è un essere nel quale si mescolano realtà contraddittorie, la contraddizione non ha per Kirchegard un significato negativo:l’ uomo non è solo ragione, ha una parte irrazionale che lo porta ad essere in conflitto con la ragione.. L’ uomo ha dei momenti di infelicità nella sua natura, anche la sofferenza completa l’ uomo. Kirchegard fa una critica ad Hegel:dice che la dialettica Hegeliana è costruita a tavolino e spiega solo poche cose, non tutto, ad esempio dice che non si applica alla natura, ovvero che in natura non esistono tesi,antitesi e sintesi;la dialettica non si applica a Dio, Dio è eterno ed immutabile:non c’ è processo dialettico. Kirchegard ha tolto ad Hegel il valore di totalità, dice che non si può dare una teoria completa della conoscenza, egli dice che ciò che conta per l’ individuo è l’ esperienza personale. L’ uomo si crea con quello che vive, che è il bagaglio di conoscenza valido per tutta la vita, le altre cose conoscitive rimangono astratte. L’ esperienza può essere razionale e non:l’ uomo VUOLE raggiungere tutto il sapere, ma non ci riesce con la ragione, la tendenza verso la comprensione della vita è data dalla passione del pensiero. Il pensiero però non dovrebbe essere passionale, attraverso questa passione, che è un tormento, l’ uomo conosce la vita.Il pensiero non è solo razionalità, ma anche passione, l’ assoluto possiamo accettarlo, intuirlo, ma sempre come noto della passione del pensiero. Lo Spirito è una sintesi tra infinito e finito, in quanto lo spirito riesce a creare armonia tra ciò che noi siamo e la voglia di conoscere l’ infinito. Questo perché l’ uomo sa che la sua è una vita provvisoria, Kirchegard fa un elogio dello humor, l’ uomo vive i momenti gravi e i momenti felici, distingua tre momenti possibili che danno identità all’ individuo. Le scelte sono:identità estetica, identità etica ed identità religiosa. La scelta ESTETICA è la provvisorietà contigua:le persone che vivono la loro vita alla giornata, come se tutto fosse provvisorio, sono contrari a tutto ciò che è stabilità, quando la scelta estetica diventa dominante nella vita prevarrà l’ angoscia. La scelta ETICA non riguarda la morale in quanto tale, ma la finalizzazione della vita al conseguimento di risultati, al raggiungimento di mete.Il cadere di questi obiettivi comporta crisi nell’ uomo. La scelta RELIGIOSA è quella per la quale all’ esistenza si dà significato di vita che avrà un suo futuro sviluppo, la religione è anche la giustificazione delle sofferenze:Kirchegard dice che la scelta religiosa non è razionale, è accettare la sospensione della ragione per dare fede al ricordo dell’ eterno.Per ricordo si intende più che altro la speranza, la sospensione della ragione ci porta ad accettare questa terza scelta.

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SCHOPENAUER Questo filosofo vive in modo a volte opposto a come predica, vuole superare Kant, egli ritiene infatti che l’ uomo non può conoscere tutto, cerca il meccanismo per arrivare a capire l’ uomo, il senso della vita. Esclude l’ analisi della società che esclude l’ uomo, non tutti sono d’ accordo nel fare questo tra gli esistenzialisti. Schopenauer ritiene che esiste un QUID che spiega la vita come meccanismo essenziale, il quid è dato dalla volontà di vivere, che è una cieca volontà. Per Schopenauer tutti gli esseri viventi, anche gli animali, nascono con la forza di volontà di vivere , tanto da superare tutti i limiti che ha intorno a sé. Schopenauer fa l’ esempio della nascita:ogni essere vivente riesce a superare le difficoltà, ad esempio l’ uccellino, l’ azione si unisce al ragionamento, che non ha intelletto, osserviamo che esce dal nido e sa dove andare a prendere ciò che gli serve. Ogni essere vivente ha un cieco impulso che si trasforma in conoscenza. Per Schopenauer questo cieco impulso ci accompagna per tutta l’ esistenza e ci sostiene sopra tutto il resto.La volontà di vivere ci permette di capire metà della vita, l’ altra metà la capiremo vivendo. L’ uomo crolla se gli manca la volontà di vivere, che è uguale per tutti gli uomini. Il desiderio provoca dolore perché è difficile da soddisfare, se ci si riesce la gioia dura poco perché subito si ha un nuovo desiderio. La volontà di vivere va governata , la volontà di vivere crea il VELO DI MAYA , non ci fa capire cosa nasconde il mondo. Schopenauer era un buddista, ha portato il pensiero orientale; egli propone alcune concezioni del male:dolore provocato dagli altri, c’ è all’ interno un concetto morale, il filosofo si concentra sul concetto malvagio:colui che provoca il dolore altrui per puro diletto, senza trarne vantaggio. Schopenauer non giustifica chi fa il male per ottenere un vantaggio, ma questo non è un malvagio, non si parla di male fisico ma di provocazione .Un’ esempio di malvagità è la vendetta, il vendicativo programma la vendetta, il malvagio per Shopenauer è sempre infelice in quanto la sua volta gioia è passeggera, ma rimane il rimorso.In realtà però i malvagi non hanno rimorso.Il rimorso è il sentimento dell’ ingiustizia commessa. Tutta l’ umanità viene colpita dalla sofferenza. La vera soluzione della sofferenza e del dolore (di tutti gli esseri viventi) è il superare ciò che ci separa dagli altri è sentirci parte di un tutto.Bisogna abbandonare il principio dell’ egoismo (PRINCIPIUM INDIIDUATIONIS).

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Per colpire questo principio serve l’ etica, attraverso la benevolenza, la compassione verso la sofferenza di tutti, per ridurre la rilevanza dell’ io. Il secondo livello è l’ amore puro, cioè vivere dentro di noi anche la sofferenza degli altri, sofferenza non solo fisica.In questo c’ è buddismo e cristianesimo. Il terzo livello è ascesi e santità:si intende tutte le persone che praticano distacco dalla vita reale. Anche se tutti hanno la stessa realtà interiore, parlano lingue diverse perché hanno la mente imbevuta dai degni. Ciò che rende una persona Santa è unicamente la sua condotta,che non è frutto di conoscenza intellettiva, ma intuitiva del mondo, c’è la massima svalutazione della razionalità. Ci deve essere il rifiuto di qualsiasi forma di egoismo, i Santi hanno capito il senso della vita, il segreto dell’ esistenza, eppure Schopenauer diceva che tutte le religioni non hanno senso, ma i religiosi hanno compreso la vita. BERGSON Accusato di essere uno sporco ebreo egli si sarebbe voluto convertire al cattolicesimo ma senza farsi battezzare , per solidarietà al popolo ebraico. E’ il filosofo dell’ intuizione, parte dal principio che la ragione non è sufficiente per comprendere tutto e soprattutto l’ uomo. La ragione analizza tutte le parti della vita, le singole manifestazione di ciò che vive, separandole l’ una dall’ altra. Il flusso della vita può essere colto solo dall’ intuizione che non è propriamente razionale.L’ individuo riflette la propria essenza al di la delle parole razionali.L’ uomo sa portarsi dietro tutta la sua esperienza e i vari momenti di passaggio. Bergson dice che la vita è come un rotolo che si svolge man mano che l’ uomo vive, le parti passate si arrotolano dall’ altra parte, cioè si depositano nella materia dell’ individuo. La memoria così si accresce, l’ essere umano è l’ unico ad avere di fronte agli occhi tutto ciò che ha passato, a volte rimane solo la sensazione dell’ evento. Ci sono tre rivoluzioni giusnaturalistiche. Nascono i diritti umani, ma contemporaneamente la schiavitù, l’ antisemitismo, il razzismo. Non è quindi un periodo del tutto positivo, la realizzazione dei principi giusnaturalistici c’ è stata attraverso tre rivoluzioni:inglese (XVII secolo,

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rivoluzione gloriosa 1689); americana (1776 dichiarazione di indipendenza);francese (1789). Tra loro sono molto diverse, i diritti di libertà veri e propri sono stati apportati da quella americana e da quella francese.La rivoluzione inglese prepara i principi e introduce le prime forme della monarchia costituzionale e i limiti dell’ assolutismo. RIVOLUZIONE INGLESE: Ce ne sono state due.Una violenta, in cui viene ucciso Carlo I, dopo essere stato condannato.La rivoluzione non voleva riconoscere i diritti del parlamento lotta tra re e parlamento.Il Parlamento era diviso in camera dei comuni e dei lord.La rivoluzione porta i diritti dei parlamentari. In Inghilterra non c’ è un vero e proprio codice civile, gli inglesi vogliono cambiare attraverso la tradizione. Gli inglesi rifiutano la rivoluzione violenta, nel 1689 c’è la gloriosa rivoluzione, non violenta.Il re fugge, Giacomo II , ma gli inglesi dichiarano che ha abdicato per mantenere la continuità. Così si evita lo scontro armato e sale al trono Guglielmo d’ Orange. Per prima cosa egli deve accettare il Bill of Rights, dichiarazione dei diritti del parlamento nei confronti del re, questa è la base dei moderni diritti di libertà. Gli inglesi avevano cacciato il re, in quanto egli era assolutista e non voleva accertare questi diritti.Il re diventa un monarca costituzionale, ma la tradizione si mantiene. La aristocrazia era rappresentata nella camera dei lords, nella camera dei comuni era rappresentata la borghesia.Si crea un compromesso chiamato bilanciamento dei poteri.Tra monarchia e parlamento e tra borghesia e aristocrazia . Bill of Rights:riconoscimento della libertà personale e del principio di legalità. Quest’ ultimo è il primordiale diritto umano, non si può arrestare o mettere a morte arbitrariamente.Ad esempio l’HABEAS CORPUS non ci si può impadronire di una persona senza il mandato di cattura. Nel 1219 era stata fatta la Magna Charta in cui si decise che l’ habeas corpus doveva esistere, almeno per quanto riguarda gli aristocratici,lo fece Giovanni senza terra. Quindi si può sempre vedere se il prigioniero sta in buona salute e poi l’ ordine di cattura deve essere del giudice e non del re.Questo principio ha avuto vari sviluppi, serviva a regolare l’ uso della forza.Il principio di legalità consiste anche nell’ unicità della giurisdizione, vengono aboliti i tribunali ecclesiastici. Il giudice deve essere naturale, non ad hoc, altrimenti potrebbe essere prevenuto.Questo vale per le liti normali, nel principio di legalità deve esserci la predeterminazione del giudice,si decide che non possono essere apposte ammende eccessive né pene crudeli.Comincia la fine della tortura e l’ inizio dei diritti umani. Ci sono poi i diritti del parlamento:ha il diritto di legiferare, di fare leggi.Il re non può sospendere le leggi senza il consenso del parlamento, il re non può

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dispensare qualcuno dal rispettare una legge, il re non può avere un armata in tempo di pace, senza il consenso del parlamento.Le forze armate esistono se lo decide il parlamento, il potere si sposta verso il governo, nascono i governi democratici. C’è una persona che propone tutto, ma deve essere d’ accordo con il parlamento, nasce il governo parlamentare, nasce quindi con questa rivoluzione il primo stato Costituzionale. L’ elezione dei membri del parlamento deve essere libera, deve esserci libertà di parola all’ interno del parlamento,si torna ai diritti umani. Nascono in questo modo i partiti, ne traggono vantaggio tutti i cittadini e i diritti passano anche a loro.Il bilanciamento dei poteri riflette il compromesso della borghesia che può esprimersi in parlamento.Questi discorsi si espandono alle colonie inglesi in America, che daranno vita agli Stati Uniti d’ America. RIVOLUZIONE AMERICANA Questa rivoluzione nasce soprattutto dagli strati borghesi,i lords non avevano interessi ad allontanarsi dall’ Inghilterra, la caratteristica dell’ America è che ci sono molte religioni diverse, in quanto coloro che fuggono dalle religioni,vanno in America. Ogni religione fonda una colonia, nel 1756 c’è un momento di rivolta, in quanto la madrepatria caricava i coloni di tasse, senza però che essi fossero rappresentati in parlamento. Nel 1777 le colonie proclamavano l’ Indipendenza e ci sarà la guerra di secessione.L’ America si dà un ordinamento nuovo, nasce il primo stato democratico, senza un re, a base interconfessionale, nasce una democrazia repubblicana.La società americana nasce senza stratificazione sociale, non esiste l’ aristocrazia. Non c’ è monarchia, c’è una grande classe borghese, manca il clero potente, negli stati uniti non c’ è mai stato il medioevo,la società americana è di conquista:bisognava prendere territori ed arricchirsi. Nasce con un fondamento privatistico, tutte le istituzioni nascono per decisione dei gruppi sociali, lo stato nasce molto più tardi ma mancano le leggi che differenziano gli individui, il popolo è diviso in gruppi ideologici. Questo determina il concetto di rivoluzione:mentre le altre sono guerre civili, negli stati uniti l’ unica guerra civile sarà quella di secessione, la grande rivoluzione è contro terzi, contro l’ Inghilterra. La rivoluzione non porta odio tra le colonie americane, ma le unisce.In Europa le rivoluzioni hanno diviso i paesi, inoltre la rivoluzione, inoltre la

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rivoluzione americana sconfigge il re, ma non lo uccide,il re era alieno, era inglese.La sconfitta del tiranno è traumatica, ma estranea.La rivoluzione americana nasce istintivamente, l’ America è strutturalmente repubblicana,gli americani non devono sconfiggere l’ aristocrazia e non ci sono scontri tra classi, in Inghilterra il bilanciamento dei poteri era tra classi, in America riguarda tutto il popolo, cioè il rapporto tra le colonie, le colonie diventano stati. L’ equilibrio è nei diversi livelli istituzionali che si creano, l’ idea è come quella degli inglesi non essendo repubblica, al vertice c’è il presidente della repubblica che mantiene la struttura della monarchia.La figura del presidente è simile a quella del re, ma non sarà mai re, perché il mandato dura quattro anni e può essere rinnovato una volta sola. La concezione americana è empirica, si fonda sui fatti,ha fiducia negli uomini perché tutti sono attivi, ma sfiducia perché non vuole che il potere si fermi troppo a lungo nelle mani di uno. Altro bilanciamento è la presenza del parlamento, che può limitare le decisioni del presidente (soprattutto per le spese). Si ripropone il sistema bicamerale:negli stati uniti ci sono diversi stati, quindi ogni stato ha diritto ad un certo numero di senatori, mentre la camera dei deputati viene eletta a suffragio prima parziale, oggi universale (altro bilanciamento). Ultimo bilanciamento:gli americani non hanno estrema fiducia nel legislatore in quanto ritengono che le leggi possono essere ingiuste perché il legislatore ha degli interessi. Lo strumento con cui si corregge il legislatore è la Corte Suprema che deve decidere se le leggi che vengono fatte sono in armonia con la Costituzione, se non lo sono vengono abrogate. La Corte Suprema è quindi moderatrice del sistema giuridico, si mantiene quindi in parte il rapporto con gli inglesi, ma alcune cose cambiano, La rivoluzione americana costituisce il dichiarare esplicito dei diritti di libertà , questi diritti sono contenuti nella dichiarazione di indipendenza del 1776.Parla di cose evidenti, cioè NATURALI, inoltre gli uomini hanno dei diritti inalienabili, i governi devono permettere il soddisfacimento di questi diritti. All’ interno sono presenti pensieri giusnaturalisti (libertà,vita); c’è un appello al creatore (la natura);c’è il fondamento della democrazia in quanto lo stato deve assicurare i diritti. Nasce la prima vera costituzione americana, che sta alla base della democrazia.Ci sono alcuni diritti “chiave” per mantenerla:non ci può essere una religione di stato, deve esserci diritto di libertà religiosa per tutti;poi si afferma la libertà di parola e di stampa:diritto di presentare petizioni al governo (diritto di riunione). A quei tempi i soldati dell’ esercito erano dei mercenari, che occupavano le case dei privati in base a dove andavano,da quel momento in poi l’ esercito

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non poteva occupare lo spazio dei cittadini in tempo di pace e in tempo di guerra solo nelle modalità descritte dalla legge. Tra i diritti dei cittadini c’è quello di portare armi, perché i cittadini americani sono cittadini di conquista, ognuno si faceva giustizia da solo, quindi portare le armi è un diritto fondamentale per al propria difesa .L’Europa ha abolito la pena di morte, negli Stati Uniti non ci sono ancora riusciti.Un altro principio è quello di legalità,il diritto al giudice naturale. RIVOLUZIONE FRANCESE Ci sono due rivoluzioni in realtà in Francia, che sono al contrario di quelle inglesi.In Francia quella gloriosa è la prima, quella cruenta è la seconda. La differenza di questa rivoluzione con quella americana sta nella struttura sociale difforme, in America differenziata, compatta.Non c’era in Francia pluralità religiosa, gli ugonotti erano stati fatti fuori, la società americana era compatta (solo borghesia), quella francese stratificata:aristocrazia,clero e terzo stato (cioè borghesia e popolo). C’era una stratificazione rigida tra classi sociali, esistevano ancora le corporazioni medioevali, esisteva il privilegio del clero. Per quanto riguarda la proprietà, negli Stati Uniti essa era oggetto di conquista, in Francia l’ aristocrazia e il clero avevano il 70% della ricchezza nazionale. La rivoluzione americana e quella francese vengono appagate in quanto avevano gli stessi obiettivi, ma in Francia si è dovuto abbattere tutto l’ ancien regime, era virtualmente una guerra civile. La rivoluzione in Francia scoppia perché il terzo stato voleva che ci fosse un voto per ogni persona e non per classe sociale. Il 4 agosto del 1789 vengono aboliti i diritti feudali,la venalità degli uffici:cioè il fatto di pagare per lavorare o per passare da qualche parte. I primi provvedimenti sono quindi distruttivi.La seconda riforma, sempre nella stessa data, è l’ abolizione della proprietà ecclesiastica degli ordini religiosi,avviene poi la prima distribuzione della proprietà, viene approvata il 26 agosto la dichiarazione dei diritti dell’ uomo e del cittadino,il contenuto è simile a quello della carta americana. La prima parte della rivoluzione francese seguiva alla seconda parte della rivoluzione americana, ma il patto che si era creato nella società cade perché il re si allea con l’ aristocrazia e la borghesia vuole strafare. Cos’ si entra nella seconda fase della rivoluzione fra il ’91 e il ’92 si istaura il terrore di Robespierre, nasce una lotta civile,cioè nel 1790 nasce un provvedimento repressivo nei confronti della Chiesa, si stabilì quale dovesse essere la struttura del clero:i vescovi e i parroci dovevano essere eletti

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democraticamente dalla popolazione anche non cattolica.Questo per fare una Chiesa di Stato. Poi si emanò una legge che obbligava i preti a giurare di rispettare questa Costituzione(preti costituzionali)se non preti refrattari, coloro che votavano contro le convenzioni erano trattati come nemici. Si istituisce il comitato di salute pubblica con il quale si decapitavano le persone.Si decide che gli emigrati sono i nemici del popolo, e i familiari considerati complici perciò chiunque può giustiziare i fuggiaschi e può sparargli, si istaura il meccanismo della paura tra le singole persone, in realtà venivano denunciati i nemici personali, l’ uomo si è abituato alla morte degli altri, gli uomini sono convinti che le leggi fatte sono giuste, in Europa ad ogni rivoluzione si era convinti che si fosse giunti alla perfezione. SCHIAVITU’ La schiavitù ha avuto luogo soprattutto verso la parte orientale del nostro pianeta, la Corte Suprema sancisce la legittimità della schiavitù, le giustificazioni date consistevano nel definire gli schiavi negri e inferiori per natura, nasce la Corte Suprema per far si che il legislatore faccia delle leggi giuste, nel 1857 nascono le premesse per la guerra di secessione, a fine 800 verrà emenata una sentenza a favore del razzismo. La Corte Suprema si occupa dei negri e degli indiani, considerati come governi esteri , come se si fosse separati da un oceano, se però un indiano abbandonasse la sua nazione avrebbe tutti i diritti di un emigrante (quindi emigranti in casa propria). Gli indiani erano cacciatori, ma vengono costretti dagli americani a fare gli agricoltori, da qui numerose emigrazioni, l’ uomo bianco si riteneva superiore;se per gli indiani una speranza c’ era, per i neri no,infatti nella stessa sentenza la Corte Suprema dice che non è sua competenza decidere se tali leggi sono giuste o meno. La schiavitù contrasta con la dichiarazione di indipendenza, così la corte si pone il problema:inserisce il senso dell’ onore, il linguaggio della dichiarazione non comprendeva assolutamente la razza nera, ciò però non era scritto, i preti cercavano di convertire i neri,ma il pensiero cristiano poteva essere interpretato nel senso dell’ uguaglianza. Così un pastore anglicano, ha detto che uno schiavo, prima di essere convertito, doveva fare una dichiarazione, nella quale il battesimo non veniva fatto per essere liberati. I neri sono schiavi due volte:per natura e per la storia sono eterni selvaggi, nel 1865 viene abolita la schiavitù dal XIII emendamento della Costituzione ,

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nel 1870 il XV emendamento dice che il diritto di voto non sarà negato a nessuno per ragioni di razza, non parla però di voto per le donne. Nel 1888 il papa Leone XIII dichiara che la schiavitù è contraria alle leggi di Dio, ma non appena la schiavitù venne abolita cominciò il razzismo, continuerà così ad esprimersi lo schiavismo anche se la legge lo proibisce. C’ è una concezione di inferiorità che porta all’ emanazione di una serie di leggi parziali è il fenomeno dell’ Apartheid:viene proibito di contrarre matrimonio tra bianchi e neri;c’è una vera e propria separazione degli spazi fisici (vetture, autobus), da qui tutte le istituzioni sociali (chiese, ospedali). La sentenza sul razzismo viene dopo quella sulla schiavitù, nel 1896:”la legge non ha il potere di sradicare gli istinti razzisti”, civilmente le razze sono tutte uguali, socialmente non lo sono. La legge però deve fare tutto ciò che è in suo potere per eliminare il razzismo, o almeno dovrebbe. La Corte si rende conto di un problema:il divieto di contrarre matrimonio tra bianchi e neri non è un fenomeno sociale, per cui si trova un escamotage per risolvere il problema:le leggi che proibiscono il matrimonio potrebbero essere considerate come interferenti della libertà contrattuale. Viene approvata una legge in cui si configurano 4 razze:bianco, nero, indiano,meticcio;in realtà ci sono delle situazioni ibride per cui possono esserci delle domande di trasferimento in un altro gruppo razziale.La legge dice che delle persone possono appartenere ad una razza ma sembrare di un’ altra (fenomeno c.d. delle razze APPARENTI). La conclusione della legge prevede che ci possa essere la sospensione della razza per dispensa del Presidente della Repubblica. Il sud-Africa è andato avanti con questa legislazione fino agli anni ’90, ma oggi i neri fanno rivolta contro i bianchi.