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FILIPPO VIOLA

ALLEGORIE D’AMORE

Tracce di un amore senza tempo

Versi

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FILIPPO VIOLA

ALLEGORIE D’AMORE

Tracce di un amore senza tempo

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Edizione Web: Maggio 2013

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A Franca,

per tutti gli anni

di totale dedizione

al nostro amore senza tempo.

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P R E L U D I O

Nella prima gioventù ho coltivato la passione per la letteratura e mi sono laureato in Lettere, a

Palermo. Ogni passione, si sa, si nutre di peccati. E i miei peccati di gioventù erano le “esercitazioni

letterarie”. Passavo le notti, nel paese di origine, in Sicilia, ad esercitarmi in travagliate

sperimentazioni di scrittura creativa, con addosso la paura di cadere in “ingenuità giovanili”. Alcuni

di quei testi, ancora immaturi, finirono, con uno pseudonimo, in una antologia. Le sperimentazioni

furono interrotte proprio quando mi ero illuso di avere finalmente trovato, a furia di provare e

riprovare, una mia personale modalità di espressione.

Quando mi decisi a recidere il cordone ombelicale che mi legava ai luoghi dell’infanzia, per

approdare, dopo una parentesi palermitana, a Roma, la mia prospettiva esistenziale cambiò

radicalmente: dalla Letteratura alla Sociologia. E la Sociologia è stata, per il resto della mia vita,

l’oggetto dei miei studi, delle mie pubblicazioni e del mio insegnamento all’Università di Roma «La

Sapienza». A segnare la svolta, decisi di chiudere in una scatola, che mi portai dietro, le

“esercitazioni letterarie”, apponendovi l’etichetta «Poesie e Racconti».

Da allora non ho riaperto quella scatola. Solo di recente, mi sono deciso a rimettere le mani su

quei fogli ingialliti, per potere corrispondere alla richiesta del direttore di una rivista. Ho estratto

alcuni testi in versi e un racconto, che sono stati pubblicati. Con mia grande sorpresa, sono piaciuti

alle mie figlie e ad alcuni amici, che mi hanno incoraggiato a riprendere quelle che continuo a

considerare “esercitazioni letterarie”.

Il 2008 è stato per me e mia moglie un anno particolare: 50 anni insieme e 40 anni in

matrimonio. In vista di quella ricorrenza ho provato a riprendere le mie “esercitazioni letterarie”,

dopo cinquanta anni. E così ho potuto far dono a Franca di un libricino, confezionato al computer,

con quindici testi, che fanno parte di questa raccolta, stampata ancora al computer, insieme a

quattro testi del periodo giovanile.

F. V.

Roma, Maggio 2013

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LE PAROLE CHE RESTANO

Pietraperzia, 1957

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LA VOGLIA DI RESTARE

Ora che stanchi ci lasciamo andare,

si scioglie in soffio ogni parola amara

e si addolcisce il solco di dolore

che mi incrina la fronte, quasi piega

visibile dell’anima.

Tu dici

che si può ripartire. Ma non sai

che sono spoglio di ogni desiderio,

come ramo seccato che non sente

più le stagioni e il vento che lo scrolla

non si muta in lamento.

Sì, la vita

cammina lungo sentieri scoscesi,

che si aprono a visioni di orizzonti

improvvise, tu dici. Ma non sai

come sia tentatrice l’indolenza.

Intrecciare le dita sulla nuca

e assistere supino, senza vani

trasalimenti, al lento trasmigrare

delle nuvole nere che si gonfiano

per la tempesta di domani.

Appena

mi smuove la tua mano, che sospinge:

su, andiamo. Solo il dolce tepore

delle tue labbra mi fluisce nel sangue.

E cresce in me la voglia di restare.

Pietraperzia, 20 Agosto 1957.

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LE DOLCEZZE SMARRITE

Tu ti perdi in ascolto di rimpianti

che risalgono gli anni. Le tue mani,

tese a toccare la pioggia di settembre,

hanno gesti di remi che carezzano

l'onda. Ti muove voluttà segreta

di tenere tristezze?

E volgi gli occhi

a interrogarmi se mi abbia sfiorato

il vento di consunte primavere,

che va incontro al tramonto, chiuso in grembo

alle nuvole grigie.

O cara, i giorni,

i nostri giorni folli di speranze,

sono ancora sepolti lungo i solchi

del tempo, semi che l'autunno forse

ora feconda. Ma è già per noi tardi

attendere i germogli.

Della vita

rimane appena, per chi sa accettare,

questo illudersi che altri può raccogliere

le dolcezze smarrite per la via.

Pietraperzia, 21 Settembre 1957.

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GRAVERA’ IL SILENZIO

Non guardarmi con occhi di stupore,

se ti chiedo di dirmi le parole

che mi accompagneranno nelle notti

lunghe d’inverno, quando quel tuo volto

di innocenza straziata affiorerà

sui muri bianchi del mio esilio.

Nulla,

nemmeno le parole che dirai

tristi, ci costerà più del silenzio,

che scava abissi intorno ai nostri gesti,

tesi a un estremo incontro.

Siamo come

due pargoli sperduti nelle tenebre

e ci arrestiamo all’eco di ogni passo,

tremanti. Ma ci vince vergogna

di confessare la paura.

E forse

le parole che accendono i ricordi

a un domani deserto di orizzonti,

le porterai con te, dense di brividi.

E sulle notti graverà il silenzio.

Pietraperzia, 9 Settembre 1957.

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LE PAROLE CHE RESTANO

Le parole che restano, dissolti

dal riflusso del tempo i cupi orgogli

che ci gelano l’anima, tu le hai dette

stasera. Sulle tue labbra non so

che pietà umana ha scandito teneri

accenti, lampi nello sguardo spento.

Così ti rivedrò per lunghi giorni

e lunghissime notti: crocifissa

sulle tue angosce. E ascolterò nei fermi

silenzi delle veglie di agonia

le tue sillabe rotte dai singhiozzi.

Saranno briciole di pane ai miei

digiuni. E forse mi soccorreranno

nell’ora che, caduto, non potrò

rialzarmi. E tutto sarà stato vano.

Pietraperzia, 6 Novembre 1957.

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INSOLITI PENSIERI

Roma, 2008

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AIUTAMI

Aiutami a ritessere metafore,

sperdute nei labirinti

di pensieri vaganti.

Solo tu conosci

i vicoli ciechi dell’anima,

che prende a palpitare,

come sangue bollente

di agnello sgozzato.

Che io possa godere all’infinito

della tua placida quiete,

mentre ti muovi a passi misurati

nel corridoio stretto della vita.

Roma, 31 Maggio 2008

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SIA BENEDETTO IL SOLE

Non stare ancora a tessere pensieri

con brandelli di nuvole sospese

sull’incerto domani.

Il tempo scorre

goccia a goccia e brucia il desiderio

di fermarsi a raccogliere carezze.

Ti volti a fissare l’orizzonte

e mi stringi la mano, nella morsa

dei tuoi muti messaggi. Un po’ di tregua,

chiedi, ai tormenti dell’essere.

Donarsi,

in abbandono, a uno spiraglio d’alba,

che annuncia un giorno carico di attese.

Ci sarà mai concesso di vivere

in perfetta incoscienza, piante selvagge

in terra incolta? Siamo qui ad aspettare

che si plachi l’ansia.

E mi fai segno,

nel tuo arcano linguaggio,

che il tumulto del cuore

poco a poco si quieta.

Sia benedetto il sole,

che rompe gli argini e acceca le pareti.

Roma, 15 Marzo 2008.

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SARA’ SEMPRE COSI’

Che sarà mai questo pulsare del sangue

nelle vene indurite? Non sarà forse

il tramutare dell’essere

in polvere da disperdere al vento,

senza lasciare traccia

di una presenza tra gli umani?

Per distrarmi da pensieri stravaganti,

chiedi di un film in bianco e nero

d’altri tempi, forse i tempi

di Villa Giulia, dici, all’ombra di un abete.

Invano. Per me sarà così,

sempre così, in eterno immaginario,

segnato a lettere d’argilla

su una meridiana esposta ai venti

della collina.

Sarà sempre così

là dove tracce di memoria

resistono alla temperie

di una stagione senza fine.

Là dove si aprono

squarci dell’irruenza giovanile,

che rotola sull’erba

all’incalzare di fuochi di passione.

Roma, 30 Maggio 2008.

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E’ IN CIO’ CHE SIAMO STATI

Non è il cuore, sei tu che batti

sul muro che ci vieta la vista

in quest’ora sospesa

fra la notte e l’aurora.

Sei tu che schiudi le labbra

a inghiottire il respiro che affanna.

Trattieni, ti prego, trattieni un istante

le ambasce che solcano l’anima.

Vorrei fermare nel tuo sguardo

il tempo di stagioni sepolte

in un angolo di memoria.

E’ in ciò che siamo stati

l’alba che si annuncia all’orizzonte.

Roma, 18 Marzo 2008.

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RESTO QUI AD ASPETTARE

Le carezze scandiscono i silenzi

della veglia. E tu trattieni il pianto

sulle labbra che tremano convulse.

Che sarà mai quest’onda

di pensieri che affliggono lo sguardo

fisso nel vuoto? Non sarà il tormento

di ossessioni riposte in fondo all’anima?

Resto qui ad aspettare

un tuo segnale di quiete.

E mi volto a scrutare

la notte che sbianca sopra i tetti.

Roma, 12 Maggio 2008.

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CHI SI RICORDERA’ DI QUESTE ORE?

Non stare a inventarti

segni cifrati sul muro.

Siamo noi, non altri.

Siamo noi, qui ed ora,

a tracciare nell’ombra,

come su scorza d’albero,

i nostri nomi a lettere di fuoco.

Chi si ricorderà di queste ore,

appese alla parete

come lampade votive?

Di quel che è stato

forse dovremo dar conto

a chi sull’aperto sentiero

lascerà orme nuove

di amori non ancora vissuti.

Roma, 28 Marzo 2008.

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CI ASPETTA LA PROVA

Non morderti le labbra se ti coglie

un motivo struggente. Non è tempo

di fermarsi a raccogliere frammenti

di una vita sospesa

tra passato e futuro.

Alziamoci a dischiudere le imposte

sul letto sfatto. Ci aspetta la prova

della luce che abbaglia.

Roma, 19 Giugno 2008.

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IL TIMBRO DELL’ESISTERE

Non so pensarmi in fondo a un baratro

addobbato a sepolcro. E, di rimando,

mi invento teorie

di una vita protesa all’infinito

dell’essere.

A che serve? Non dirò più nulla

di queste tenebrose ossessioni.

E siederò al tuo fianco, stretta al petto

la reliquia di un ricordo

bruciato da una notte insonne.

Basta, dici, con i fantasmi di una vita

mai vissuta. E’ nel presente

che si misura il timbro dell’esistere.

Roma, 2 Aprile 2008.

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PER UN ALTRO PASSO

Ti aggrappi al mio braccio

per un altro passo, un solo passo in avanti.

Così, solo per dar prova

d’esserci ancora. Null’altro.

Tanto si sa che non si arriva mai

in cima alla collina.

Roma, 4 Luglio 2008.

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A OCCHI CHIUSI

Sillabe indecifrabili

affiorano sulle tue labbra

atteggiate a un sorriso di mistero.

A occhi chiusi

ti avventuri in terre senza confini,

dove plana il volo sospeso

nella notte d’estate,

che spinge ombre a ondate

dalla finestra spalancata.

Che non giunga l’alba

a spezzare il filo del tuo viaggio

nell’ultramondo della coscienza.

Possa l’io latente

toccare il fondo dell’essere

e la parola mai pronunciata

farsi carne e sangue.

Roma, 8 Settembre 2008.

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AL RIPARO DALLA GENTE

E’ inutile, in quest’ora

di tormenti segreti,

stare a sentire il battere di passi

sulla strada, fuori dall’imposta.

Siamo qui, al riparo dalla gente,

aggrappati a parole senza senso,

mentre sciogli i capelli sul cuscino

e ti assenti fingendo di dormire.

Roma, 15 Ottobre 2008.

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INSOLITI PENSIERI

I sogni dilatano l’anima. E insoliti pensieri

prendono forma nelle profondità dell’essere.

Quando sarà che, poste le premesse

della creazione universale, dalla vita

germoglierà la vita, solo la vita, all’infinito?

Mi guardi perplessa e non mi segui

nel mio filosofare senza senso.

Una vita all’infinito? Noia eterna,

senza attese né palpiti. L’amore

è passato e futuro, in un confine

che segna l’orizzonte, oltre il quale

regna il mistero.

Lascia che accarezzi

la tua fronte perlata e mi addormenti,

mentre il tramonto sfuma in lontananza.

Roma, 2 Giugno 2008.

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IL CODICE SEGRETO

Roma, 2008

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POTRO’ MAI RIPAGARTI?

Riflessi cangianti

sui capelli di piuma

decorano l’incedere degli anni

protesi a immaginari orizzonti,

dove il sole non tramonta mai.

Potrò mai ripagarti

di sguardi furtivi

che scrutano l’umore dell’istante

sul mio volto solcato dagli anni?

Non è questa l’ora di emozioni

che vibrano in fondo alla memoria.

C’è tempo ancora

per seguire tracce di aquiloni,

giù per terra di schianto,

il fiato che scoppia in cima alla collina.

Roma, 3 Giugno 2008.

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IL CODICE SEGRETO

Sulle labbra che accennano un sorriso

riposa a tratti il dolce conversare

della cena, nell’aria già gli odori

dei tuoi piatti di sicule leccornie.

Ora mi parlano i tuoi sguardi di luce,

che si attardano quieti sui riflessi

del vaso di cristallo.

Mi parlano i tuoi gesti discreti,

che distillano porpora di Corvo

nel calice di pesche dorate.

E’ qui, in questa delizia,

il codice segreto

del tuo essere al mondo:

sapore forte del frutto di stagione

e gusto delicato

del succo d’uva fresco di cantina.

Roma, 23 Giugno 2008.

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RICORRENZA

1958 1968 2008

50 anni insieme

40 anni in matrimonio

Sulla tovaglia colorata a festa

si incrociano sguardi di intesa,

candele accese per la ricorrenza.

Faville di fuochi

che covano sotto le ceneri, in un angolo

della memoria.

E ci appartiamo un istante,

mentre frizzano calici di cristallo,

agitati per aria, nel turbine

osannante. E chiedono di noi.

Di là, in segreto, l’umile preghiera:

fa, Signore dell’antica fede,

che in questo giorno fausto

si rinnovi il rito dell’intesa d’amore

del quattro agosto, a dita intrecciate,

su una panca araba, stracotta dall’afa,

nel verde accecante del Giardino Inglese,

aduso ai nostri incontri clandestini,

all’ora della siesta.

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E intanto, su un video immaginario,

abbracci segreti si illuminano

in anfratti impervi del Monte Pellegrino.

Ora qui, con le teste un po’ imbiancate,

genuflessi al cospetto dell’ostia consacrata

per la cerimonia del giuramento,

ci scambiamo l’offerta complice

di insoliti amori, sulla soglia

di intatti desideri. E così sia.

Roma, 18 Dicembre 2008.

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Appendice

UN AMORE PAESANO

Nella parlata di Pietraperzia

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LU TORCICUDDU

Pi’ taliari a tia, bedda Angilina,

avi tri jiorna, sangu di lu re,

ca mi piglia a ‘stu cuddu ogni matina

‘na storta ca ti dicu nun ci nnè.

Chi sacciu. S’è ca iera abituatu

a dari sbaddu tutta la jurnata

c’un pizzu di zappuni smarruggiatu

sutta lu suli e sutta la jlata.

O va’ vidi chi jè, ma fattu sta

ca di quannu nun vaiu cchiù a zappari,

pi’ nun mancari unni tu lu sa,

‘stu torcicuddu mi fa spasimari.

E spasimu, ma no pi’ lu duluri

ca, ppi’ quantu jè troppu camurrusu,

lu suppurtassi ppi’ ddu santu amuri

ca, tu lu sa, jè ‘nti stu cori ‘nchiusu.

Lu ‘ntricu è n’antru e jè ca lu pirtusu,

d’unni ogni notti tu ti fa parlari,

jè malu fattu e veni fastiddiusu,

cu stu duluri, pi’ ti taliari.

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‘Nfatti mi veni, stannu ‘nfrunti a tia,

di taliari avedi Bellafranca.

Perciò ti prigu di ‘na curtisia:

spostalu, lu pirtusu, a manu manca.

Pietraperzia, Agosto 1955.

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I N D I C E

Pag.

PRELUDIO 7

LE PAROLE CHE RESTANO 9

La voglia di restare 11

Le dolcezze smarrite 12

Graverà il silenzio 13

Le parole che restano 14

INSOLITI PENSIERI 15

Aiutami 17

Sia benedetto il sole 18

Sarà sempre così 19

E’ in ciò che siamo stati 20

Resto qui ad aspettare 21

Chi si ricorderà di queste ore? 22

Ci aspetta la prova 23

Il timbro dell’esistere 24

Per un altro passo 25

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A occhi chiusi 26

Al riparo dalla gente 27

Insoliti pensieri 28

IL CODICE SEGRETO 29

Potrò mai ripagarti? 31

Il codice segreto 32

Ricorrenza 33

Appendice

UN AMORE PAESANO

Nella parlata di Pietraperzia

Lu torcicuddu 36

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FILIPPO VIOLA, nato in Sicilia, a Pietraperzia (Enna), è docente

di Sociologia (ora in pensione) nella Facoltà di Sociologia, Università

«La Sapienza» di Roma.