Fidelio, teatrale liturgia della...

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n. 62 - Marzo 2004 A M I C I N U O V O C A R L O F E L I C E Periodico di informazione musicale dell’Associazione Amici Nuovo Carlo Felice Autorizzazione del Tribunale di Genova del 22/1/92 - Sped. in Abb. Post. - Art. 2 Comma 20/b - Art. 2 Legge 662/96 - Filiale di Genova Fidelio, teatrale liturgia della libertà F urono le figure di Mozart, Cherubini e Schikaneder ad influenzare in maniera di- versa, direttamente e indirettamen- te, la concezione e la stesura dell’u- nica opera teatrale di Beethoven. Emanuel Schikaneder, noto per aver commissionato a Mozart il Flauto magico, aveva proposto a Beetho- ven il soggetto de “Il fuoco di Vesta” (Vestas Feuer), che il compositore avrebbe però abbandonato nel 1802, quando apprese che Schika- neder era stato sostituito alla guida del Theater an der Wien. Fu in quel periodo che il letterato Joseph Sonnleithner suggerì a Beethoven un soggetto di Jean Ni- colas Bouilly, che era già stato mu- sicato da autori quali Paer, Gaveaux e Mayr, recante il titolo di "Leonore ou L’amour coniugal". Il soggetto in- teressò immediatamente Beetho- ven, in quanto la vicenda, o meglio le vicende, che costituiscono l’ossatu- ra della trama, rappresentavano lo spunto per testimoniare e rappre- sentare con la musica una tensione etica (come nel Flauto mozartiano con cui Fidelio condivide la struttura di Singspiel) ed un anelito alla libertà ed alla fratellanza di respiro univer- sale. Non dimentichiamo che siamo PALAZZO FIESCHI Savignone - Genova - tel. 010 9360063 - fax 010 936821 Ristorante chiuso il martedì A pochi minuti dalla città. Tutto l’anno, un banchetto, un concerto, un compleanno, un week-end di relax tra il verde, una cena a lume di candela in pieno periodo post rivoluzionario e che in Francia soggetti con caratte- ristiche analoghe, erano stati musi- cati da autori quali Cherubini (Lodoi- ska e Le due giornate, quest’ultima pure su libretto di Bouilly, che aveva- no avuto grande successo a Vien- na), che Beethoven ammirava mol- tissimo (“Vi amo e vi onoro e vi ri- tengo al di sopra di tutti i contem- poranei” scriveva il nostro al collega italiano trapiantato in Francia). Pos- siamo dire che con Leonore nasce l’opera romantica. Senza di essa Der Freischutz e tutto quello che da esso discende, Wagner compreso, non avrebbe potuto vedere la luce. Superamento dell’idea di melodram- ma italiano sia esso improntato alla vena sentimentale o buffa o alla drammaturgia classica o mitologica (molte opere di Salieri ad esempio), progressivo abbandono del canto or- nato a favore del canto disteso, ca- ratterizzazione dei personaggi il cui ruolo e le cui istanze trascendono persone ed accadimenti contingenti per assumere un valore simbolico ed etico. La vicenda di Leonore e Florestan è questa. Un percorso ideale e musicale che va dal partico- lare all’universale, dove tutto sem- bra essere concepito in funzione di (continua in seconda pagina) due momenti topici che polarizzano la narrazione drammatica dell’ope- ra: il coro di prigionieri e il Finale. Fi- nale che rappresenta il senso stes- so, etico, simbolico e musicale, non- ché drammatico, di tutta la partitu- ra, così come avverrà per la Nona sinfonia. Il percorso è un lento pro- gredire dal concreto, dal quotidiano all’ideale. Si pensi alla quasi banalità delle pagine di apertura (il duetto Marcellina e Jaquino) , così come l’aria dell’oro ha una connotazione equivalente a “All’idea di quel metal- lo” rossiniano, e si pensi alle molte- plici valenze e ragioni del duetto “O namenlose freude” ed al Finale, per comprendere al meglio la grandezza della concezione beethoveniana ed il senso della costruzione drammati- co-musicale. Florestan è un individuo identificato, in carne ed ossa, con nome e cognome, la sua compagna anche, Leonore/Fidelio, ma sia Flo- restan che Leonore rappresentano idealmente tutti gli oppressi e tutte le persone fedeli ad ogni costo. In questo spirito va letta ed ascoltata la partitura di Beethoven, unico suo lavoro per il teatro d’ opera, ma non affatto unico lavoro per il teatro (si

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n. 62 - Marzo 2004

A M I C IN U O V OC A R L OF E L I C E

Periodico di informazione musicale dell’Associazione Amici Nuovo Carlo FeliceAutorizzazione del Tribunale di Genova del 22/1/92 - Sped. in Abb. Post. - Art. 2 Comma 20/b - Art. 2 Legge 662/96 - Filiale di Genova

Fidelio, teatrale liturgia della libertà

F urono le figure di Mozart,Cherubini e Schikaneder adinfluenzare in maniera di-

versa, direttamente e indirettamen-te, la concezione e la stesura dell’u-nica opera teatrale di Beethoven.Emanuel Schikaneder, noto per avercommissionato a Mozart il Flautomagico, aveva proposto a Beetho-ven il soggetto de “Il fuoco di Vesta”(Vestas Feuer), che il compositoreavrebbe però abbandonato nel1802, quando apprese che Schika-neder era stato sostituito alla guidadel Theater an der Wien.

Fu in quel periodo che il letteratoJoseph Sonnleithner suggerì aBeethoven un soggetto di Jean Ni-colas Bouilly, che era già stato mu-sicato da autori quali Paer, Gaveauxe Mayr, recante il titolo di "Leonoreou L’amour coniugal". Il soggetto in-teressò immediatamente Beetho-ven, in quanto la vicenda, o meglio levicende, che costituiscono l’ossatu-ra della trama, rappresentavano lospunto per testimoniare e rappre-sentare con la musica una tensioneetica (come nel Flauto mozartianocon cui Fidelio condivide la strutturadi Singspiel) ed un anelito alla libertàed alla fratellanza di respiro univer-sale. Non dimentichiamo che siamo

PALAZZO FIESCHISavignone - Genova - tel. 010 9360063 - fax 010 936821

Ristorante chiuso il martedìA pochi minuti dalla città.

Tutto l’anno, un banchetto, un concerto, un compleanno, un week-end di relax tra il verde, una cena a lume di candela

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in pieno periodo post rivoluzionario eche in Francia soggetti con caratte-ristiche analoghe, erano stati musi-cati da autori quali Cherubini (Lodoi-ska e Le due giornate, quest’ultimapure su libretto di Bouilly, che aveva-no avuto grande successo a Vien-na), che Beethoven ammirava mol-tissimo (“Vi amo e vi onoro e vi ri-tengo al di sopra di tutti i contem-poranei” scriveva il nostro al collegaitaliano trapiantato in Francia). Pos-siamo dire che con Leonore nascel’opera romantica. Senza di essaDer Freischutz e tutto quello che daesso discende, Wagner compreso,non avrebbe potuto vedere la luce.Superamento dell’idea di melodram-ma italiano sia esso improntato allavena sentimentale o buffa o alladrammaturgia classica o mitologica(molte opere di Salieri ad esempio),progressivo abbandono del canto or-nato a favore del canto disteso, ca-ratterizzazione dei personaggi il cuiruolo e le cui istanze trascendonopersone ed accadimenti contingentiper assumere un valore simbolicoed etico. La vicenda di Leonore eFlorestan è questa. Un percorsoideale e musicale che va dal partico-lare all’universale, dove tutto sem-bra essere concepito in funzione di (continua in seconda pagina)

due momenti topici che polarizzanola narrazione drammatica dell’ope-ra: il coro di prigionieri e il Finale. Fi-nale che rappresenta il senso stes-so, etico, simbolico e musicale, non-ché drammatico, di tutta la partitu-ra, così come avverrà per la Nonasinfonia. Il percorso è un lento pro-gredire dal concreto, dal quotidianoall’ideale. Si pensi alla quasi banalitàdelle pagine di apertura (il duettoMarcellina e Jaquino) , così comel’aria dell’oro ha una connotazioneequivalente a “All’idea di quel metal-lo” rossiniano, e si pensi alle molte-plici valenze e ragioni del duetto “Onamenlose freude” ed al Finale, percomprendere al meglio la grandezzadella concezione beethoveniana ed ilsenso della costruzione drammati-co-musicale. Florestan è un individuoidentificato, in carne ed ossa, connome e cognome, la sua compagnaanche, Leonore/Fidelio, ma sia Flo-restan che Leonore rappresentanoidealmente tutti gli oppressi e tuttele persone fedeli ad ogni costo. Inquesto spirito va letta ed ascoltatala partitura di Beethoven, unico suolavoro per il teatro d’ opera, ma nonaffatto unico lavoro per il teatro (si

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pensi alla ricchezza ed all’importan-za delle sue musiche di scena). Ca-povolgimento della concezione tea-trale, cifra stilistica differenziata nel-la caratterizzazione dei personaggiminori rispetto ai protagonisti, tradi-zionalmente tardosettecentesca peri primi, intensamente espressiva emodernamente romantica per deli-neare i secondi, presenza del corocome elemento unificante, ora do-lente, ora esultante, tutti questi so-no elementi che portano l’unica ope-ra beethoveniana ai vertici assolutidel teatro musicale di tutti i tempi.Non più tardi di quattro anni fa assi-stemmo alla rappresentazione ora-toriale della prima versione dell’ope-ra, della Leonore quindi, diretta be-nissimo da Arnold Ostman e con uncast di grande rilievo, oltre alla pre-senza di Klaus Maria Brandauer co-me narratore “alternativo” alle sce-ne. Quest’anno assisteremo al veroe proprio Fidelio, messo a punto dalcompositore nel 1814, in formascenica e con la direzione di LorinMaazel. Non ci si aspettino differen-ze abissali tra la prima versione equella definitiva. Quasi tutti i numeridella partitura originale sono pre-senti nella versione ultima, fatta ec-cezione per il duetto equivocamenteamoroso tra Marcellina e Fidelio,certamente resi più fluidi ed unitaricome spesso avviene tra prototipo erisultato ultimo. Basti pensare agliabbozzi del primo movimento dellaQuinta Sinfonia e alla veste in cui sia-mo abituati a sentirla abitualmente,per rendersi conto non solo della ce-leste “inevitabilità” del narrare musi-cale raggiunto, ma anche dello sfor-zo e della tensione che Beethoveninfondeva nelle opere cui lui stessoconferiva un’importanza simbolica

(segue dalla prima pagina) universale. Testimonianze fonda-mentali del percorso ideale beetho-veniano, limitandoci al solo camposinfonico, sono la Terza e la QuintaSinfonia, la Fantasia op. 80 il cui co-ro finale è quasi uno studio del Fina-le della Nona Sinfonia, e l’ultimaSinfonia in re minore con la schille-riana Ode alla Gioia. Fidelio è parteintegrante di questo percorso in cuil’idea di libertà, giustizia ed egua-glianza è perseguita da Beethoven,laicamente, apoliticamente e pro-prio per questo, “universalmente”.Florestan e Leonore sono il segnoconcreto del sogno di un’umanità

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prima di uno spettacolo al Carlo Felice

Ne avevamo intuito le qualità e la sensibilità fin da quando era allievo del Conservatorio; loabbiamo seguito, lo abbiamo “adottato” segnalandone i progressi ed i successi fino al meri-tatissimo ed importantissimo Terzo premio al Concorso Internazionale Pianistico “F. Busoni”di Bolzano. Avevamo anche suggerito di ascoltarlo, naturalmente invano, ad una autoritàmusicale genovese.Il 4 febbraio, Alberto ha tenuto un concerto per noi nel quale abbiamo ammirato la chiarezzadel suo Mozart (Variazioni sopra un minuetto di Duport K 573), il nitore espressivo degli Stu-di sinfonici di Schumann e la intensa interpretazione della Sonata opera 35 di Chopin. Oggiche è un musicista emergente della nuova generazione, ci rallegriamo con lui sperando diriaverlo presto nei nostri concerti.

unita da un vincolo di fratellanza, luicon la sua lotta e la persecuzionesubita per far trionfare la giustizia,lei con l’abnegazione del suo amoree lo slancio eroico per liberare a tut-ti i costi il suo sposo. Ma Leonora èanche l’archetipo femminile, vana-mente e forse irrealisticamente ri-cercato da Beethoven nella sua esi-stenza, e trovato idealmente ed au-tenticamente in questo personag-gio. Non a caso il travolgente e giu-bilante finale inizia con le parole “Wir ein holdes Weib erungen” (“Chiha trovato una donna meravigliosa”).

Lorenzo Costa

Alberto Ferrari: promesse mantenute

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(continua in quarta pagina)

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sale di Pio V, che conteneva circa cinquemila “Se-quenze”, ne conservò soltanto quattro. Una quinta“Sequenza, Stabat Mater dolorosa, di Jacopone daTodi venne introdotta da Benedetto XIII, nel 1727.

Le “Sequenze” di Berio, chiaramente, possono ri-farsi a questa antichissima forma musicale, ma inrealtà sono molto di più. Sono “sequenze” di campiarmonici, riverberazioni armoniche, onde segreteche duplicano i suoni del metafisico, la voce dell’ani-ma. Su questo argomento, però, più esauriente-mente ci dirà il grande interprete della Sequenza IVper pianoforte, Massimiliano Damerini. A lui chiedo:

Maestro, perchè Berio affermava che Lei era inassoluto il miglior interprete della Sequenza IV perpianoforte? Quali capacità interpretative erano ne-cessarie, secondo l’autore, e quali le difficoltà tec-niche che l’interprete doveva affrontare?

Esistono due versioni della Sequenza IV: la prima èdel 1965, la seconda del 1993. Dopo averla esegui-ta moltissime volte con la presentazione dello stessoBerio, mi decisi ad inciderla per la Frequenz – oggiArts – nel 1984, conquistando la piena ammirazionedell’Autore. Come nel caso delle altre Sequenze, laquarta si pone il problema di sperimentare le pecu-liarità dello strumento, e, nel caso specifico del pia-noforte, una delle sue caratteristiche più evidenti: lariverberazione del suono. La Sequenza IV è un gran-de studio sull’uso del Pedale. Grazie a questo espe-diente, il pianoforte può supplire alla mancanza di du-rata del suono, e grazie all’introduzione del Terzo Pe-dale, o Pedale Tonale, brevettato da Steinway nei pri-mi del Novecento, si ha la possibilità di “isolare” deiparticolari suoni. Proprio in relazione a ciò, Berioanalizza le possibilità di vari tipi di “attacco” del suo-no: secco – morbido - riverberato, con note singole -gruppi di note veloci - accordi o comunque agglome-rati di suoni. La difficoltà sta proprio in questo: di-versificare l’attacco di ogni singolo suono, in pochis-simo spazio. Da questo punto di vista, si potrebbeconsiderare la Sequenza IV un brano virtuosistico.Ma non è solo questo, in realtà, in quanto conside-rarlo tale ne sminuirebbe il valore. Berio è anche, osoprattutto, non dobbiamo dimenticarlo, uomo di

L e 14 “Sequenze” di Luciano Berio, per flau-to, arpa, voce, pianoforte, trombone, viola,oboe, violino, clarinetto, tromba, chitarra,

fagotto, fisarmonica, violoncello, sono state esegui-te il 26 gennaio 2004 a Genova, al Teatro Carlo Fe-lice, da una formazione di musicisti per la prima vol-ta totalmente italiana, che comprendeva anche duedei “primi interpreti”: il violinista Carlo Chiarappa e ilfisarmonicista Teodoro Anzellotti. Ad eseguire quellaper pianoforte, e cioè la “Sequenza IV”, il pianistagenovese Massimiliano Damerini.

Luciano Berio, musicista italiano tra i più noti incampo internazionale, si é molto impegnato ad ela-borare progetti linguistici partendo, si potrebbe qua-si affermare, dalla materia stessa, dalle “cose” mu-sicali, dall’irrequieta sperimentazione sul vivo corpodella musica e del materiale acustico. Le sue 14“Sequenze”, composte nell’arco di quarantaquattroanni, composizioni di inconfondibile unicità e di asso-luta importanza nella storia della musica del XX se-colo, sono quindi, (anche, ma non soltanto) speri-mentazioni sul suono, sia che esso provenga dastrumenti, sia dalla voce umana intesa come stru-mento, una sorta di ricerca sino all’ultimo limite sul-le più recondite possibilità espressive di ognuno diessi. Parlando delle “Sequenze” di Berio, Pietro Bor-gonovo dice:1 “Solo chi ha amato tanto il suono po-teva creare opere che indagando nelle possibilitàestreme dello strumento avrebbero incontrato l’ani-ma dello stesso, il suo canto e la sua storia”. Quan-ta poesia e quanta verità in così poche parole.

Senza soffermarci troppo sull’etimologia e sulcammino storico della “Sequenza”, diremo che essaè la forma principale della musica liturgica del perio-do carolingio, che nella Messa è situata tra l’Episto-la ed il Vangelo, dopo il canto dell’Alleluja. Dal latino“sequi” che significa “seguire”, la “Sequenza” provie-ne dal vocalizzo eseguito sopra l’ultima sillaba del-l’Alleluja, vocalizzo ripetuto dopo il versetto e che, piùo meno ampio secondo la solennità della festa, sichiamava sequentia, jubilus o melodia. Nel XVI se-colo, dopo la Riforma del Concilio di Trento, il mes-

La pagina promessa: perchè “Sequenze”?

1 Direttore musicale della G.O.G.

Ho chiesto a Thea De Benedetti, autrice e collaboratri-ce della “Pagina promessa”, di interrompere il normalesusseguirsi degli articoli sul Novecento italiano per ri-spondere a una domanda che indubbiamente molti ge-novesi si sono posti nei giorni scorsi: “che cosa sono lesequenze? Perché questo nome?” La risposta di Thea,come sempre precisa e illuminante, chiarirà, ne sonocerta, tutti i dubbi.

a.b.c.

Maestro Massimiliano Damerini

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teatro: l’espressività vi regna so-vrana, e l’espressività stessa puòessere di volta in volta lirica, o tra-gica, o ironica.

Ho notato che tutte le Se-quenze sono per strumento so-lo, tranne la X per tromba, chesi avvale del pianoforte…

Esattamente. Nel caso dellaSequenza per tromba, Berio cer-cava una risonanza particolare,che ne aumentasse la potenzaapocalittica, ed ha pensato pro-prio a un pianoforte gran codaaperto, con il pedale di volta involta abbassato secondo determi-nate regole, dentro al quale latromba esegue alcune note. Il pia-noforte non suona mai, ma ab-bassa soltanto i pedali. Per tor-nare a quanto appena detto, l’ef-fetto è decisamente “teatrale”.

Ci sono particolari differenzetra le varie Sequenze?

Innanzitutto dobbiamo conside-rare che la composizione delle 14Sequenze è un viaggio lungo qua-si mezzo secolo. Nel frattempo lostesso Berio ha sperimentato

moltissime innovazioni – vedi adesempio l’enorme lavoro fatto conl’elettronica – che ovviamentel’hanno influenzato. Se avessecomposto la Sequenza per pia-noforte nel 2000, l’avrebbe scrit-ta diversamente, basta leggere lapiù recente Sonata per pianofor-te. Secondo me, la caratteristicapiù evidente di ogni Sequenza èche in ognuna di esse Berio ha ri-flettuto e ha quasi rivissuto unmomento storico. In quella perpianoforte aleggia lo spirito di De-bussy, di Stravinskij, in quella perviolino ci sono Bach – la Ciaccona– e Paganini – i Capricci, in quellaper trombone l’omaggio a Grock,in quella per fisarmonica la musi-ca etnica, e così via. Meriterebbeun capitolo a parte la Sequenza IIIper voce femminile, forse atutt’oggi una delle più avanzatedal punto di vista della scrittura,ma dietro c’era un mostro sacrodella voce: Cathy Berberian.

Ringrazio il Maestro Dameriniper la sua cortese disponibilità,per la sua chiarezza. Sicura-mente da ora in poi, sapremo“ascoltare” in modo positivo le14 Sequenze di Luciano Berio!

(segue dalla terza pagina)

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Nato nelle aule del Conservatorio, cresciutoper consonanza di idee e di aspirazioni, ilDuo è formato dai due giovani musicistiche respirano insieme, sollecitandosi avicenda il fraseggio e il colore di una melo-dia. Attraverso un programma che com-prendeva la Sonata in Mi min. op.5 n.8 diCorelli, la Sonata KV 301 di Mozart, loScherzo di Brahms, le Streghe di Paganini,la Sonata in Sol min. op. 137 n.3 di Schuberte culminato da una intensa ed entusia-smante interpretazione della Sonata op.105 di Schumann, il Duo si è conquistato unsuccesso calorosissimo ed affettuoso.

Andrea Cardinale e Alessandro Magnasco: un vero Duo.

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O rmai tra le tradizioni della nostra Associazio-ne, vi è la visita guidata delle principali mostred’arte, organizzate a Genova e dintorni: dal

Siglo de los Genoveses al Corteo Magico, dall’EstorickCollection alla Wolfson Collection, solo per citarne al-cune.

La mostra “Michelangelo e la Sistina” organizzata aSavona alla Fortezza del Priamar in occasione dei fe-steggiamenti per le celebrazioni dei 500 anni di asce-sa al soglio pontificio del secondo Papa savonese Giu-liano della Rovere, Giulio II, è stata occasione di unagita “fuori città”.

La mostra, a sfondo prettamente didattico, vuoleessere una celebrazione del mecenatismo di PapaGiulio II, il papa guerriero, ma anche grande protet-tore dell’arte e di artisti, da Raffaello a Bramante, daMichelangelo a Giuliano da Sangallo, oltre a tutta unaserie di lavori urbanistici ancora oggi visibili a Roma.Soprattutto, però, fu lui a commissionare a Miche-langelo la mirabile volta della Cappella Sistina roma-na, la cappella voluta dallo zio di Giulio, Francesco del-la Rovere, Sisto IV, da cui la Cappella romana, comedel resto quella savonese, prendono il nome.

La mostra presenta la ricostruzione in scala 1:20della Cappella romana, oltre alla ricostruzione della ce-lebre volta e dell’altrettanto celebre Giudizio Universa-

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giuliano

le, con riproduzioni, stampe, ed una serie di diapositi-ve che presentano alcune scene con mirabili partico-lari, al fine di apprezzare, quasi più che dal vero, lamaestria pittorica michelangiolesca: come non resta-re incantati davanti alle famose “mani” della creazionedi Adamo, o, davanti all’espressione di dolore dellostesso Adamo al momento della “cacciata”? E come ri-manere insensibili davanti al maestoso Cristo Giudicedel Giudizio Universale, soprattutto quando la visionedel terribile evento è accompagnata dalle magnifichenote del “Dies Irae” dal Requiem di W.A. Mozart?

Tutto questo ha fatto sì che, con i ventisei Soci chehanno partecipato alla gita, abbiamo compiuto unapasseggiata nella Cappella Sistina romana attraversoi capolavori dell’arte italiana quattrocentesca e cin-quecentesca, ed inoltre l’ambientazione della mostraal Priamar ha permesso una digressione anche sullastoria di Savona e una piccola apertura sul nostro Ri-sorgimento, visto che nel percorso della mostra sipuò vedere la cella ove fu detenuto Giuseppe Mazzini.

Così, come per magia, abbiamo fatto in contempo-ranea una passegiata a Roma e a Savona, magia chesi è dissolta al momento della coda in autostrada fraPegli e Genova Ovest, ma, credo, che alla fine sia sta-to un piacevole pomeriggio trascorso tra amici.

Claudia Habich

5 febbraio 2004: gita a Savona

ANDAR PER MOSTRE: AVVISO IMPORTANTE PER I NOSTRI SOCIRicordiamo ai nostri Soci che i prossimi appuntamenti,

per quanto riguarda le visite guidate alle mostre genovesi sono i seguenti:

GIOVEDI’ 8 APRILE, ore 16,30 Palazzo Ducale- L’ETA’ DI RUBENS, Dimore,committenti e collezionisti ge-novesi. La mostra vuole essereun omaggio allo splendore delpatriziato genovese attraversole grandi collezioni private;

MERCOLEDI’ 14 APRILE, ore 16 Palazzo Giustiniani-Franzoni, via dei Giustiniani- VISIONI ED ESTASI, mostra proveniente da Roma allestita per il 25°anniversario dell’elezione di Papa Giovanni Paolo II e per il IV Centena-rio della nascita di S. Giuseppe da Copertino. E’ composta da circa ses-santa capolavori dell’arte religiosa europea fra ‘600 e ‘700. PalazzoGiustiniani appartiene a quella serie di dimore chiamate “Palazzi dei Rol-li” che ospitavano i visitatori illustri ai tempi della Repubblica di Genova.

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I n uno degli ultimi numeri de “L’Invito” avevo citatoil Festival pianistico internazionale di Bergamo eBrescia, ne avevo ricordato lo svolgimento e ave-

vo aggiunto, con mal celata invidia, che lo splendidoprogramma portava, sotto il nome del pianista, la dici-tura con il contributo di Banca, Ente, Azienda, ecc.che sponsorizzava il concerto.

Mi domandavo infine perché fosse così difficile diffon-dere a Genova la stessa abitudine, la mentalità, cioè, diconsiderare la cultura come un valido mezzo di pubbli-cità. E terminavo con una frase che poteva sembrareun sogno: “e se dessimo l’esempio noi?”. Una nostrasocia ha accolto il nostro suggerimento e ha sponso-

Il giovane pianista ucraino venuto a completare i suoi studi al Con-servatorio Ghedini di Cuneo ha portato alle stelle l’entusiasmo delnostro pubblico attraverso una carrellata di capolavori della lettera-tura pianistica: dalla fresca e sensibile interpretazione della Sonata310, una delle più belle tratte dallo scrigno mozartiano, all’opera 35(II° volume) delle variazioni su un tema di Paganini di Brahms,inframmezzate da una breve scelta, ritmica e spiritosa, dagli “11pezzi infantili” di Casella, culminati in una pirotecnica esecuzione diIslamey di Balakirev.Abbiamo volutamente lasciato Schumann “Phantasiestuche, op 12”di cui, poche volte, abbiamo colto -come nell’esecuzione di Bogda-nov- il trascolorare della fantasia poetica dell’autore come in “Slan-cio”, o “Perché?” o “Nella notte”.Ma, come mai, il concerto di questo giovane pianista ci ha riportatoalla memoria la recente rilettura del capolavoro di Tomasi di Lampe-dusa “Il Gattopardo”? E le diverse reazioni e sensazioni del Principedi Salina a contatto con i pari blasonati o con il rozzo padre diAngelica? In realtà è il suono che Bogdanov ha saputo trarre dalnostro vecchio, blasonatissimo pianoforte che ha risvegliato in noi ilricordo dei pensieri suscitati nel Principe di Salina al famoso ballodella società palermitana…”Un incontro tra gentiluomini”.Dopo le indagini introspettive, ancora un’osservazione: abbiamoseguito con estremo interesse gli evocativi temi popolari della partecentrale di Islamey, più lenti e colmi di nostalgia, certo autentica, diBogdanov, davvero splendidi ed insoliti. Lo abbiamo riconfermatoper il prossimo anno.

(continua in settima pagina)

Da quando Neli dalla lontana Bulgaria è entrata nella classe di Bru-no Pignata al Conservatorio Ghedini di Cuneo, l’abbiamo ospitatapiù volte, sia con un collaboratore pianistico che in Duo con il chi-tarrista Christian Giraudo. La Mocinova, davvero filiforme, sembravibrare come una canna al vento sull’onda suscitata dal suo stessoviolino. Il 17 febbraio, nel suo ultimo concerto, abbiamo apprezzatoil nitore espressivo di Mozart, la virtuosistica e ritmica interpretazio-ne della Fantasia dalla Norma di Camillo Sivori, ma siamo stati con-quistati dalla interpretazione del romantico concerto n. 22 di Wie-niawsky suonato con partecipazione commossa. Ad accompagnareNeli, compito non facile, Federico Galvagno espressivo e chiaroparticolarmente nella Sonata di Mozart.

Entusiasmo per Nicolai Bogdanov!

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16137 GENOVAVia Giaffa, 3/2 (uffici) Tel. 010 8315341 (3 linee R.A.)Via Giaffa, 1 (magazzino) Fax 010 8460252

rizzato il bel concerto di Neli Mo-cinova e Federico Galvagno fa-cendo così un doppio regalo: al-l’associazione ed ai suoi amici.

Il freddo non ci ferma. Dome-nica 1° febbraio siamo partiti al-la volta di Torino per ascoltareal Teatro Regio l’opera di Pucci-ni “La fanciulla del West”, nonrappresentata di frequente (mache sarà presente al Carlo Feli-ce nella prossima stagione).Viaggio allegro, come sempre,filato liscio anche sotto l’aspettoorganizzativo, viaggio di amicicapitanato dalle autorità (si faper dire) dell’associazione con lasperanza di un piacevole spetta-colo. Infatti, la realizzazione delRegio si faceva apprezzare so-prattutto dal lato visivo, mentredal lato vocale non è risultatadel tutto soddisfacente. Al ritor-no, i commenti degli intenditorisono stati la prova che lo spet-tacolo era comunque stato se-guito con molto interesse.

Recentemente si è costituitaa Bologna una nuova strutturadidattica la cui denominazione,Università Multimediale, benesprime un impegno orientatoverso i molteplici aspetti dellacultura con un occhio di riguar-do per la musica ed il teatro.Fra i docenti spicca un nostrocollaboratore, Aureliano Zatto-ni, impegnato in un corso relati-vo alla Storia e caratterizzazio-ne dei personaggi dell’opera liri-ca. Le lezioni, svolte in forma diseminario, approfondiranno,per ora, in particolare i prota-gonisti delle Nozze di Figaro e diLohengrin.

a.b.c.

Page 8: Fidelio, teatrale liturgia della libertàamicicarlofeliceconservatoriopaganini.org/invito_archivio/2004-03.pdf · commissionato a Mozart il Flauto ... “Sequenza, Stabat Mater dolorosa,

Periodico d’informazione musicale

Direttore responsabileAlma Brughera Capaldo

AssociazioneAmici Nuovo Carlo Felice

Segretaria:Adriana Caviglia

Tel. (010) 352122 - Fax (010) 5221808

www.AmiciNuovoCarloFelice.itE-mail: [email protected]

Stampa: Genova

Attività Sociale dal 20 marzo al 25 maggio 2004SALONE DI RAPPRESENTANZA DEL CIRCOLO UFFICIALI: - Concerti del Martedì ore 16

- Conferenze Musicali del Martedì e Un Palco all’Opera ore 15,30AUDITORIUM “E. MONTALE” DEL TEATRO CARLO FELICE: - Audizioni discografiche, ore 16,00

BIBLIOTECA BERIO - SALA DEI CHIERICI: - Storia del Melodramma, ore 16,00

Si ringrazia

per la concreta collaborazione

Sabato 20 marzo, 0re 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: AUDIZIONI DISCOGRAFICHETOSCA: Le suggestioni espressioniste puccinianeRelatore Lorenzo Costa

Martedì 23 marzo, ore 15,30MUSICA VUOL DIRE POESIA, MA ANCHE LA POESIA E’ MUSICAa cura di Sebastiano Zerbino

Martedì 30 marzo, ore 16CONCERTO DEL DUO TAGLIERI - GENITONI, pianoforte a quattro maniMusiche di Dvorak, Brahms, Rubinstein, Milhaud

Venerdì 02 aprile, ore 15,30UN PALCO ALL’OPERA: CARMEN di G. Bizeta cura di Alfredo Pettenello

Martedì 06 aprile, ore 15,30LA MISSA SOLEMNIS IN RE MAGGIORE di L. v. Beethovena cura di Tomaso Germinale

Martedì 13 aprile, ore 16CONCERTO MORANDI - BONUCCELLI, violino e pianoforteMusiche di Schumann, Chopin, Albeniz, Brahms

Venerdì 16 aprile, ore 15,30UN PALCO ALL’OPERA: IL MONDO DEL BALLETTOa cura di Mario Porcile

Sabato 17 aprile, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: AUDIZIONI DISCOGRAFICHEFIDELIO: Celebrazione dell’amore, della giustizia e della libertàRelatore: Lorenzo Costa

Martedì 20 aprile, ore 15,30IL PIANISMO DI BRAHMS (II°)a cura di Pietro Timossi

Sabato 24 aprile, ore 16INCONTRI ALLA BIBLIOTECA BERIO: STORIA DEL MELODRAMMALEONCAVALLO: PAGLIACCI, MA ANCHE ALTRORelatore: Roberto Iovino

Martedì 27 aprile, ore 16CONCERTO DELLA CLASSE DI CARMEN VILALTA

Venerdì 30 aprile, ore 15,30UN PALCO ALL’OPERA: IL MUSICAL CLASSICO - WEST SIDE STORY di L. Bernsteina cura di Dario Peytrignet

Martedì 04 maggio, ore 15,30L’ANELLO DEL NIBELUNGO di R. WAGNER: IV° - IL CREPUSCOLO DEGLI DEIa cura di Adolfo Palau

Sabato 08 maggio, ore 16INCONTRI ALLA BIBLIOTECA BERIO: STORIA DEL MELODRAMMAARRIGO BOITO: MEFISTOFELE, FAUST E IL DIABOLICORelatore: Danilo Prefumo

Martedì 11 maggio, ore 16CONCERTO DELL’ASSOCIAZIONE MUSICALE DIONISO

Venerdì 14 maggio ore 15,30UN PALCO ALL’OPERA: IL RITORNO DI ULISSE IN PATRIA di C. Monteverdia cura di Lorenzo Costa

Sabato 15 maggio, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: AUDIZIONI DISCOGRAFICHEL’ELISIR D’AMORE: La sinfonia agreste di DonizettiRelatore: Lorenzo Costa

Martedì 18 maggio, ore 15,30LA MUSICA STRUMENTALE IN BIZETa cura di Claudia Habich

Martedì 25 maggio, ore 16I RAGAZZI DI NEVIO ZANARDI IN CONCERTO