FI Alessandro Bicchi, diacono vicedirettore Chiesa dei ... · religiosa di Firenze. il portafuoco...

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FI 20 Domenica 28 Giugno 2015 Corriere Fiorentino Il portafuoco del Sabato Santo al Museo dell’Opificio Restaurato il gioiello di oreficeria che «ospita» la Colombina È un’opera legata alla storia civile e religiosa di Firenze. È il portafuoco del Sabato Santo, che ospita la cosiddetta Colombina utilizzata nella cerimonia pasquale dello Scoppio del carro. È stato restaurato e da domani al 30 settembre questo gioiello di oreficeria sacra si potrà ammirare al Museo dell’Opificio delle Pietre Dure in via degli Alfani nella mostra «Il portafuoco del Sabato Santo dalla Chiesa dei Santi Apostoli di Firenze. Il restauro». All’inaugurazione di domani (ore 17) saranno presenti, tra gli altri, il soprintendente dell’Opificio Marco Ciatti e Alessandro Bicchi, diacono vicedirettore dell’Ufficio di Arte Sacra dell’Arcidiocesi. Culture Le Signore de’ Medici Inizia la serie dedicata alle personalità femminili della dinastia Ritratto della madre di Lorenzo il Magnifico. Una poetessa molto scaltra negli affari Lucrezia, l’uomo di famiglia È il 1443, e Lucrezia Torna- buoni viene data in sposa a Pie- ro dei Medici, primogenito di Cosimo il Vecchio, leader della più importante banca interna- zionale dell’epoca. Non c’è bellezza nel viso di Lucrezia, e non ne passerà al fi- glio Lorenzo (chiamato comun- que il Magnifico, ma per altri motivi). Carnato spento, vista corta, è anche afona: in un ri- tratto appeso alla National Gal- lery di Washington, il Ghirlan- daio ce la mostra con il naso lungo e il mento sporgente. «Vetusta, non pulcra» azzarda- no i letterati del tempo. Ma Lu- crezia è intelligente, colta. E ha sangue blu: grazie al prestigioso matrimonio, la scalata al potere della stirpe di mercanti fatti banchieri, si fa più evidente. Nobili sono infatti le origini dei Tornaquinci, divenuti Torna- buoni. Si sono inurbati a Firen- ze fin dal X secolo, si sono bat- tuti contro Federico Barbarossa, sono Guelfi nell’animo. Fanno dunque parte dell’oligarchia cit- tadina di origine feudale — i «magnati» — da sempre ai ver- tici delle istituzioni comunali. Entrando in casa Medici, Lucre- zia porta una dote esigua, appe- na 1.000 fiorini: ma le sue nozze con Piero suggellano l’alleanza con una casata dall’antico li- gnaggio, che oltretutto ha con- tribuito alla salvezza di Cosimo, solo pochi anni prima. C’è stata una congiura, nel 1433. Alcune famiglie nobiliari, riunite intorno a Rinaldo degli Albizi, hanno cercato di liberar- si della schiatta medicea, risen- tendone il crescente prestigio, l’ascendente sul popolo. La sconfinata ricchezza. Cosimo è stato imprigionato nella Torre di Arnolfo — dove è sfuggito al veleno solo perché riusciva a farsi portare il cibo da casa — e poi esiliato a Venezia. Ma il pa- ter patriae è un genio politico. E poi, cosa c’è di più persuasivo del denaro? Spargendo ricchez- za senza chiederla indietro — politica accorta in una città as- setata di quattrini — il vecchio leone riesce a ribaltare la situa- zione, a riconquistare i favori del popolo. Adesso è giunto il momento di ripagare il debito con chi l’ha sostenuto. Le nozze Tornabuoni sanci- scono il patto. Il fratello di Lu- crezia, Giovanni entra a far par- te della banca di famiglia. La giovane è accolta come prezioso tassello di un sistema di potere di larghi intenti. Con lei Cosimo ha pescato un jolly, e non tarde- rà a scoprirlo. Fra le altre cose il marito Piero — saldo di mente, anche se malato nel corpo — assegna a Lucrezia il compito di distribuire le elemosine ai biso- gnosi. Ma la nobildonna è istru- ita, e non solo nelle lettere: ha affari, terreni, rendite proprie. Maneggia denaro con l’attitudi- to per la gotta — non sempre è in grado di gestire. E lo fa con assoluta discrezione, sempre un passo indietro. Ha imparato tutto dal suocero. Per il mondo Lucrezia — po- etessa e letterata, protettrice del Poliziano e del Pulci — è madre affettuosa e dedita ai figli. Dopo aver accettato la presenza di Maria, figlia illegittima di Piero (seccatura comune all’epoca), Lucrezia mette al mondo due femmine, Bianca e Nannina, e due maschi, Lorenzo e Giulia- no. Per i figli vuole la migliore istruzione possibile, li conse- gna all’eclettismo umanista di Marsilio Ficino, allo studio di Socrate e Alcibiade. Il latino lo insegna personalmente: «Ab- biamo molto bene innanzi l’Ovidio — scrive al marito dalla residenza di Cafaggiolo — e Giuliano quattro libri fra istoria e favole!». È la madre a trasmet- tere a Lorenzo quell’educazione incardinata sull’antichità, sui Re Filosofi di Platone, che faranno di lui il Magnifico di Firenze. Un rapporto strettissimo, quello che li lega: è lei ad allevarlo co- me un principe, «all’insegna della seduzione» (Tim Parks). Ed è proprio quando si tratta di scegliergli una sposa, che l’intu- ito di Lucrezia si esprime al me- glio. Cosimo ha preso una Bar- di, Piero una Tornabuoni; per Lorenzo, la madre guarda oltre. Bisogna uscire da Firenze, apri- re orizzonti più ambiziosi. La politica delle alleanze matrimo- niali vede proprio in Lucrezia — l’unico uomo della famiglia — l’artefice del salto di qualità ne- cessario all’ascesa della stirpe, all’aggancio col Papato. La scel- ta cade su una Orsini di Roma, ed è proprio a Roma che — da brava mercante — Lucrezia va a prendere personale visione del- la ‘merce’. «Il petto non potemo vedere — scrive al marito — perché usano ire tutte turate, ma mostra di buone qualità». L’affare è fatto: Lorenzo impal- ma Clarice fra il velato dissenso dei fiorentini, perché — riferi- sce Machiavelli — «colui che non vuole i suoi cittadini per parenti, gli vuole per servi». Non sarà un matrimonio feli- ce. Mai innamorato di Clarice, Lorenzo rincorrerà altre donne. Ma è la madre l’unica a rimane- re sempre al suo fianco, soprat- tutto dopo la morte di Piero, nel 1469, quando il giovane si ritro- va a vent’anni a capo della fami- glia (e della città). Nei giorni tu- multuosi che seguono la Con- giura dei Pazzi, Lucrezia si schiera saldamente accanto al figlio, sostenendolo nella san- guinaria vendetta. Quando muore, nel 1482, il Magnifico scrive a Eleonora d’Este: «Io re- sto tanto sconsolato, avendo perduto non solamente la ma- dre, ma l’unico rifugio di molti miei fastidi e sollevamento di molte fatiche». È (anche) grazie alla ferrea gestione di Lucrezia, che il cospicuo patrimonio fa- miliare passa più o meno intat- to nelle mani del nuovo Signore di Firenze. Il quale è preparato a tutto, meno che ad occuparsi della banca di famiglia: che non tarderà a svanire nel nulla. (1.Continua) @danielacavini © RIPRODUZIONE RISERVATA di Daniela Cavini ne disinvolta appresa dagli avi. Capisce che per il sostegno po- polare è vitale alimentare la rete delle sovvenzioni, e in fretta si adegua: finanzia artigiani e mercanti, elargisce generosa- mente a chiese e conventi. In una lettera scrive: «Quello che è bene per Firenze e la Toscana, lo è anche per la famiglia Medici». Lucrezia è decisa, ha fiuto negli affari. Ed è così brava a coagula- re consenso, che il suocero Co- simo dice di lei: «È l’unico uo- mo della famiglia». La pensano più o meno così anche i fioren- tini, chiamandola «il porto di tutti i misteri». Soprattutto do- po la morte di Cosimo, è lei a di- rigere la baracca, a tenere le chiavi delle masserizie, ma an- che dei rapporti che il marito Piero — ormai inchiodato a let- Sgarbi: «Il degrado? Croce di ogni città d’arte» Il critico tra i premiati dell’Accademia Medicea: non c’è rimedio contro il turismo umiliante Erano in tanti a Palazzo Vec- chio per ricevere il Premio Lo- renzo il Magnifico. Il riconosci- mento, istituito nel 1978 dal- l’Accademia Internazionale Me- dicea per far rivivere lo spirito del grande mecenate fiorenti- no, è dedicato a chi si è distinto nei campi dell’arte, della scien- za, della cultura e della solida- rietà, «nel segno della fiorenti- nità» ha spiegato il presidente Fabrizio Borghini. Tra i premia- ti c’era Vittorio Sgarbi che ri- spondendo alle domande del presidente si è soffermato ad analizzare il problema del de- grado nelle città d’arte. «Il de- grado è la croce di ogni città d’arte — ha detto il critico — È il rovescio di un aspetto positivo. E a Firenze essendo tutto mag- giore, lo è anche il degrado». Sgarbi ha parlato delle conse- guenze del turismo «umilian- te» che «sporca» città come Ve- nezia e Firenze. Ma «non si può fare niente, il turismo è incon- tenibile». Il Premio Europeo Lo- renzo Il Magnifico, quest’anno dedicato a Mario Luzi, è andato anche a Aleandro Baldi, Beppe Bigazzi, al dirigente del Comu- ne San Giovanni Rotondo Mo- desto De Angelis, al direttore de La Nazione Pier Francesco De Robertis, all’attrice Gianna Gia- chetti, allo specialista in oculi- stica Silvio Zuccarini, allo stili- sta Roberto Cavalli e al regista Giovanni Veronesi, entrambi as- senti. C’erano invece insieme agli altri a ritirare il riconosci- mento il direttore degli Uffizi Antonio Natali («Sto vivendo un momento di passione, siamo sotto concorso e dopo nove an- ni che dirigo gli Uffizi devo di- mostrare di saper far il mio la- voro» ha detto riferendosi alla riforma dei musei) e il direttore del Pronto Soccorso di Careggi Stefano Grifoni («Ringrazio per questo premio, mi onora e ono- ra il sacrificio del mio gruppo in quel “grande teatro della vita” che è il pronto soccorso»). L’Ac- cademia ha consegnato i Collari Laurenziani a dieci artisti (Si- mone Biliotti, Enrico Carlisi, Emo Formichi, Monica Giarrè, Luciano Manara, Fiorella Nuti, Alviero Parenti, Gianna Pinotti, Luca Siri, Connie Solari) mentre il Premio Caterina de’ Medici è andato alla pittrice Anna Di Vo- lo. Alla lunga lista si sono ag- giunte le Medaglie Laurenziane assegnate a imprenditori che oltre a mandare avanti le loro attività promuovono eventi cul- turali e artistici: Claudio Bini (Silfi), Marcello Chiavacci (Anti- chità Chiavacci), Rossana Corsi (Il Cestello), Paolo Del Bianco (Fondazione Romualdo Del Bianco), Antonella Giachetti (Chalet Fontana), Gianni Girar- di (Battibecco), Bruno Migneco (West Florence), Veronica Mura (Cso), Roberto Vizzari (Telesia Museum). Ivana Zuliani © RIPRODUZIONE RISERVATA In pillole Oltre al Premio Europeo Lorenzo il Magnifico sono state consegnate le Medaglie Laurenziane, il Premio Caterina de’ Medici e i Collari Laurenziani Vittorio Sgarbi nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio durante la cerimonia del Premio Europeo Lorenzo Il Magnifico Primo piano Il Ritratto di Lucrezia Tornabuoni attribuito a Domenico Ghirlandaio e conservato alla National Gallery di Washington Sopra Lucrezia (a destra) nell’affresco del Ghirlandaio (Cappella Tornabuoni, Santa Maria Novella) Accanto: Piero de’ Medici nella «Cavalcata dei Magi» del Gozzoli (Palazzo Medici) e Lorenzo ritratto dal Bronzino (Uffizi) Maneggia denaro con l’attitudine disinvolta appresa dagli avi Ed è brava a coagulare consensi

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FI20 Domenica 28 Giugno 2015 Corriere Fiorentino

Il portafuoco del Sabato Santo al Museo dell’OpificioRestaurato il gioiello di oreficeria che «ospita» la ColombinaÈ un’opera legata alla storia civile e religiosa di Firenze. È il portafuoco del Sabato Santo, che ospita la cosiddetta Colombina utilizzata nella cerimonia pasquale dello Scoppio del carro. È stato restaurato e da domani al 30 settembre questo gioiello di oreficeria sacra si potrà ammirare al Museo dell’Opificio delle

Pietre Dure in via degli Alfani nella mostra «Il portafuoco del Sabato Santo dalla Chiesa dei Santi Apostoli di Firenze. Il restauro». All’inaugurazione di domani (ore 17) saranno presenti, tra gli altri, il soprintendente dell’Opificio Marco Ciatti eAlessandro Bicchi, diacono vicedirettore dell’Ufficio di Arte Sacra dell’Arcidiocesi.

Culture

Le Signore de’ Medici Inizia la serie dedicata alle personalità femminili della dinastiaRitratto della madre di Lorenzo il Magnifico. Una poetessa molto scaltra negli affari

Lucrezia, l’uomo di famigliaÈ il 1443, e Lucrezia Torna-

buoni viene data in sposa a Pie-ro dei Medici, primogenito diCosimo il Vecchio, leader dellapiù importante banca interna-zionale dell’epoca.

Non c’è bellezza nel viso diLucrezia, e non ne passerà al fi-glio Lorenzo (chiamato comun-que il Magnifico, ma per altrimotivi). Carnato spento, vistacorta, è anche afona: in un ri-tratto appeso alla National Gal-lery di Washington, il Ghirlan-daio ce la mostra con il nasolungo e il mento sporgente.«Vetusta, non pulcra» azzarda-no i letterati del tempo. Ma Lu-crezia è intelligente, colta. E hasangue blu: grazie al prestigiosomatrimonio, la scalata al poteredella stirpe di mercanti fattibanchieri, si fa più evidente.Nobili sono infatti le origini deiTornaquinci, divenuti Torna-buoni. Si sono inurbati a Firen-ze fin dal X secolo, si sono bat-tuti contro Federico Barbarossa,sono Guelfi nell’animo. Fannodunque parte dell’oligarchia cit-tadina di origine feudale — i«magnati» — da sempre ai ver-tici delle istituzioni comunali.Entrando in casa Medici, Lucre-zia porta una dote esigua, appe-na 1.000 fiorini: ma le sue nozzecon Piero suggellano l’alleanzacon una casata dall’antico li-gnaggio, che oltretutto ha con-tribuito alla salvezza di Cosimo,solo pochi anni prima.

C’è stata una congiura, nel1433. Alcune famiglie nobiliari,riunite intorno a Rinaldo degliAlbizi, hanno cercato di liberar-si della schiatta medicea, risen-tendone il crescente prestigio,l’ascendente sul popolo. Lasconfinata ricchezza. Cosimo èstato imprigionato nella Torredi Arnolfo — dove è sfuggito alveleno solo perché riusciva afarsi portare il cibo da casa — epoi esiliato a Venezia. Ma il pa-ter patriae è un genio politico. Epoi, cosa c’è di più persuasivodel denaro? Spargendo ricchez-za senza chiederla indietro —politica accorta in una città as-

setata di quattrini — il vecchioleone riesce a ribaltare la situa-zione, a riconquistare i favoridel popolo. Adesso è giunto ilmomento di ripagare il debitocon chi l’ha sostenuto.

Le nozze Tornabuoni sanci-scono il patto. Il fratello di Lu-crezia, Giovanni entra a far par-te della banca di famiglia. Lagiovane è accolta come preziosotassello di un sistema di poteredi larghi intenti. Con lei Cosimoha pescato un jolly, e non tarde-rà a scoprirlo. Fra le altre cose ilmarito Piero — saldo di mente,anche se malato nel corpo —assegna a Lucrezia il compito didistribuire le elemosine ai biso-gnosi. Ma la nobildonna è istru-ita, e non solo nelle lettere: haaffari, terreni, rendite proprie.Maneggia denaro con l’attitudi-

to per la gotta — non sempre èin grado di gestire. E lo fa conassoluta discrezione, sempreun passo indietro. Ha imparatotutto dal suocero.

Per il mondo Lucrezia — po-etessa e letterata, protettrice delPoliziano e del Pulci — è madreaffettuosa e dedita ai figli. Dopoaver accettato la presenza diMaria, figlia illegittima di Piero(seccatura comune all’epoca),Lucrezia mette al mondo duefemmine, Bianca e Nannina, edue maschi, Lorenzo e Giulia-no. Per i figli vuole la miglioreistruzione possibile, li conse-gna all’eclettismo umanista diMarsilio Ficino, allo studio diSocrate e Alcibiade. Il latino loinsegna personalmente: «Ab-biamo molto bene innanzil’Ovidio — scrive al marito dalla

residenza di Cafaggiolo — eGiuliano quattro libri fra istoriae favole!». È la madre a trasmet-tere a Lorenzo quell’educazioneincardinata sull’antichità, sui ReFilosofi di Platone, che farannodi lui il Magnifico di Firenze. Unrapporto strettissimo, quelloche li lega: è lei ad allevarlo co-me un principe, «all’insegnadella seduzione» (Tim Parks).Ed è proprio quando si tratta discegliergli una sposa, che l’intu-ito di Lucrezia si esprime al me-glio. Cosimo ha preso una Bar-di, Piero una Tornabuoni; perLorenzo, la madre guarda oltre.Bisogna uscire da Firenze, apri-re orizzonti più ambiziosi. Lapolitica delle alleanze matrimo-niali vede proprio in Lucrezia —l’unico uomo della famiglia — l’artefice del salto di qualità ne-cessario all’ascesa della stirpe,all’aggancio col Papato. La scel-ta cade su una Orsini di Roma,ed è proprio a Roma che — dabrava mercante — Lucrezia va aprendere personale visione del-la ‘merce’. «Il petto non potemovedere — scrive al marito —perché usano ire tutte turate,ma mostra di buone qualità».L’affare è fatto: Lorenzo impal-ma Clarice fra il velato dissensodei fiorentini, perché — riferi-sce Machiavelli — «colui chenon vuole i suoi cittadini perparenti, gli vuole per servi».

Non sarà un matrimonio feli-ce. Mai innamorato di Clarice, Lorenzo rincorrerà altre donne.Ma è la madre l’unica a rimane-re sempre al suo fianco, soprat-tutto dopo la morte di Piero, nel1469, quando il giovane si ritro-va a vent’anni a capo della fami-glia (e della città). Nei giorni tu-multuosi che seguono la Con-giura dei Pazzi, Lucrezia si schiera saldamente accanto alfiglio, sostenendolo nella san-guinaria vendetta. Quandomuore, nel 1482, il Magnificoscrive a Eleonora d’Este: «Io re-sto tanto sconsolato, avendoperduto non solamente la ma-dre, ma l’unico rifugio di moltimiei fastidi e sollevamento dimolte fatiche». È (anche) graziealla ferrea gestione di Lucrezia,che il cospicuo patrimonio fa-miliare passa più o meno intat-to nelle mani del nuovo Signoredi Firenze. Il quale è preparato atutto, meno che ad occuparsidella banca di famiglia: che nontarderà a svanire nel nulla.

(1.Continua)@danielacavini

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Daniela Cavini

ne disinvolta appresa dagli avi.Capisce che per il sostegno po-polare è vitale alimentare la retedelle sovvenzioni, e in fretta si adegua: finanzia artigiani emercanti, elargisce generosa-mente a chiese e conventi. Inuna lettera scrive: «Quello che èbene per Firenze e la Toscana, loè anche per la famiglia Medici».Lucrezia è decisa, ha fiuto negliaffari. Ed è così brava a coagula-re consenso, che il suocero Co-simo dice di lei: «È l’unico uo-mo della famiglia». La pensanopiù o meno così anche i fioren-tini, chiamandola «il porto ditutti i misteri». Soprattutto do-po la morte di Cosimo, è lei a di-rigere la baracca, a tenere lechiavi delle masserizie, ma an-che dei rapporti che il maritoPiero — ormai inchiodato a let-

Sgarbi: «Il degrado? Croce di ogni città d’arte»Il critico tra i premiati dell’Accademia Medicea: non c’è rimedio contro il turismo umiliante

Erano in tanti a Palazzo Vec-chio per ricevere il Premio Lo-renzo il Magnifico. Il riconosci-mento, istituito nel 1978 dal-l’Accademia Internazionale Me-dicea per far rivivere lo spiritodel grande mecenate fiorenti-no, è dedicato a chi si è distintonei campi dell’arte, della scien-za, della cultura e della solida-rietà, «nel segno della fiorenti-nità» ha spiegato il presidenteFabrizio Borghini. Tra i premia-ti c’era Vittorio Sgarbi che ri-spondendo alle domande delpresidente si è soffermato adanalizzare il problema del de-grado nelle città d’arte. «Il de-

grado è la croce di ogni cittàd’arte — ha detto il critico — È ilrovescio di un aspetto positivo.E a Firenze essendo tutto mag-giore, lo è anche il degrado».Sgarbi ha parlato delle conse-guenze del turismo «umilian-te» che «sporca» città come Ve-nezia e Firenze. Ma «non si puòfare niente, il turismo è incon-tenibile». Il Premio Europeo Lo-renzo Il Magnifico, quest’annodedicato a Mario Luzi, è andatoanche a Aleandro Baldi, BeppeBigazzi, al dirigente del Comu-ne San Giovanni Rotondo Mo-desto De Angelis, al direttore deLa Nazione Pier Francesco De

Robertis, all’attrice Gianna Gia-chetti, allo specialista in oculi-stica Silvio Zuccarini, allo stili-sta Roberto Cavalli e al registaGiovanni Veronesi, entrambi as-senti. C’erano invece insieme agli altri a ritirare il riconosci-mento il direttore degli UffiziAntonio Natali («Sto vivendo unmomento di passione, siamosotto concorso e dopo nove an-ni che dirigo gli Uffizi devo di-mostrare di saper far il mio la-voro» ha detto riferendosi alla riforma dei musei) e il direttoredel Pronto Soccorso di CareggiStefano Grifoni («Ringrazio perquesto premio, mi onora e ono-

ra il sacrificio del mio gruppo inquel “grande teatro della vita”che è il pronto soccorso»). L’Ac-cademia ha consegnato i CollariLaurenziani a dieci artisti (Si-mone Biliotti, Enrico Carlisi,Emo Formichi, Monica Giarrè,Luciano Manara, Fiorella Nuti,Alviero Parenti, Gianna Pinotti,Luca Siri, Connie Solari) mentreil Premio Caterina de’ Medici èandato alla pittrice Anna Di Vo-lo. Alla lunga lista si sono ag-giunte le Medaglie Laurenzianeassegnate a imprenditori cheoltre a mandare avanti le loroattività promuovono eventi cul-turali e artistici: Claudio Bini

(Silfi), Marcello Chiavacci (Anti-chità Chiavacci), Rossana Corsi(Il Cestello), Paolo Del Bianco (Fondazione Romualdo DelBianco), Antonella Giachetti(Chalet Fontana), Gianni Girar-di (Battibecco), Bruno Migneco(West Florence), Veronica Mura(Cso), Roberto Vizzari (Telesia Museum).

Ivana Zuliani© RIPRODUZIONE RISERVATA

In pillole

Oltre al Premio Europeo Lorenzo il Magnifico sono state consegnate le Medaglie Laurenziane, il Premio Caterina de’ Medici e i Collari Laurenziani

Vittorio Sgarbinel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio durante la cerimonia del Premio Europeo Lorenzo Il Magnifico

Primo pianoIl Ritratto di Lucrezia Tornabuoni attribuito a Domenico Ghirlandaio e conservato alla National Gallery di Washington

SopraLucrezia (a destra) nell’affresco del Ghirlandaio (Cappella Tornabuoni, Santa Maria Novella) Accanto: Piero de’ Medici nella «Cavalcata dei Magi» del Gozzoli (PalazzoMedici) e Lorenzo ritratto dal Bronzino (Uffizi)

Maneggiadenaro con l’attitudinedisinvoltaappresadagli aviEd è bravaa coagulareconsensi