Festival dell'Erranza 2013

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Festival dell'Erranza 2013 Dal 13 al 15 settembre 2013 Chiostro San Domenico Piedimonte Matese (CE)

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Chiostro San DomenicoCentro Storico - Piedimonte MateseIncontri - Spettacoli - Riflessioni sul tema dell’ErranzaI Edizione: Passaggi di Umanità

Calendario

Venerdi 13 settembreore 17,30 Apertura

Salvatore CapassoAmm. delegato Banca Capasso Antonio S.p.A.

Vincenzo CappelloSindaco di Piedimonte Matese

Roberto PerrottiIdeatore e direttore artistico del Festival dell’Erranza

ore 18,00 Marco GuzziPassaggi di umanità

ore 19,30 Manlio SantanelliLe vie carovaniere dell’anima

ore 20,30 Antonello CossiaSolo andata - recita

Sabato 14 settembreore 18,00 Emanuele Trevi

Le vie del nomadismo

ore 19,00 Davide GandiniLa dritta via era smarrita

ore 20,00 Duccio DemetrioPassaggi sulla terra offesa

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ore 21,00 Riccardo CeresSe non si parte non si riparte

Domenica 15 settembreore 18,00 Nando Vitali - Carla D’Alessio

Scritture in transito

ore 19,00 Stefano FaravelliIl viaggiatore osmotico

ore 20,00 Giorgio SerafinoSulla route 66

ore 21,00 Eugenio BennatoAttraverso il Mediterraneo - In duo

Gli autori saranno introdotti da:

Barbara Rossi Prudente, regista

Caterina Di Matteo, attrice

Alberico Bojano, storico

Natalino Russo, giornalista

Eventi collaterali

Visita MuCiRaMa (Museo Civico Raffaele Marrocco)

Visita Museo Archeologico dell’Antica Allifae

Book shop - Chiostro San Domenico

Raduno vespisti Piazza San Domenico - domenica 15 settembre

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Conosco da svariati anni Roberto Perrotti e la sua grande umanità. Da tempostiamo percorrendo lo stesso cammino, inconsapevolmente. Mi sono ripro-messo, più volte, di organizzare una manifestazione che avesse come fulcro

il viaggio, nei suoi multiformi aspetti. Quella da me curata in occasione dei festeggia-menti per il centenario della Banca Capasso Antonio è stato un primo percorso.Un giorno ho incontrato Roberto in banca e tra le cose dette e raccontate, viaggifatti e progetti da realizzare, è venuta fuori un’idea comune: organizzare un festi-val dedicato al viaggio e ai viaggiatori. Un festival che appassioni la nostra terra,che promuova la cultura del viaggio, che renda partecipi i giovani e che possadiventare un saldo punto di riferimento anche per le istituzioni locali.L’intenzione è di coinvolgere nel futuro più paesi con un modello di festival diffusosul territorio. Far diventare il Festival dell’Erranza un evento annuale di respiro inter-nazionale. Realizzare una scuola e una biblioteca del viaggio, dove sia possibileimparare a raccontare, fotografare, filmare, dipingere, con occhi diversi. Il conte-nitore sarà il Centro Studi e l’Auditorium che la Banca sta progettando nella sededi Alife, città bimillenaria sulla Via Francigena del Sud. Quasi un destino.Vi è un filo che lega indissolubilmente la Banca con la propria terra, quel filo sichiama fiducia. E’ un cammino. Fatto di chiarezza, di trasparenza, di tensione etica.Essere Banca, mestiere oggi difficilissimo e complicatissimo, significa soprattutto fa-vorire lo sviluppo del territorio attraverso la promozione della cultura. La cultura delviaggio è particolare, perché esige il confronto con se’ stessi e tra individui che par-lano lingue e hanno religioni, costumi e abitudini differenti. Attraverso la cultura delviaggio le menti respirano e i cuori si aprono.Questa è la sfida che la Banca intende promuovere.Che il Festival dell’Erranza sia, dunque, un veicolo di sviluppo culturale ed econo-mico, che racconti gli stati dell’animo, che faccia nascere sogni di terre lontane,che diventi il simbolo del ritorno della fiducia reciproca tra gli uomini.

Salvatore Capasso, Amministratore delegato della Banca Capasso Antonio S.p.A.

Il territorio matesino parla da lungo tempo la lingua dell’erranza, nelle sue differentideclinazioni. Dalla transumanza al pellegrinaggio spirituale, dal fenomeno dell’emi-grazione a quello del viaggio di scoperta. Questa tema è profondamente radicato

in questi luoghi, tanto da averne segnato l’identità storico-culturale. E’ dunque un veropiacere per l’Amministrazione Comunale, che mi onoro di guidare, accogliere con en-tusiasmo questa prima edizione del Festival dell’Erranza, organizzato con passione egrande attenzione. Nei tre giorni della rassegna il comune di Piedimonte Matese diven-

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terà un crocevia di artisti e di intellettuali di rilievo nazionale, che rifletteranno sulle variesfaccettature della modernità.Il chiostro di San Domenico non poteva non essere illuogo privilegiato per ospitare l’esordio di questa manifestazione, una location pregnadi storia che oggi si presenta in tutto il suo splendore, grazie ai recenti restauri e alla ria-pertura del Museo civico che esso ospita. Al dottore Salvatore Capasso, Amministratoredelegato della Banca Capasso Antonio, e al dottore Roberto Perrotti, direttore artistico,vanno i miei sentiti ringraziamenti per aver promosso un Festival che mi auguro possadiventare nel tempo un punto di riferimento culturale per la città di Piedimonte Matese,un evento di ampia portata in cui il nostro territorio possa riconoscersi e trovare una suadimensione identitaria di cui andare fieri.

Vincenzo Cappello, Sindaco di Piedimonte Matese

Imotivi che hanno ispirato la nascita del Festival dell’Erranza sono simili a quelli cheinducono un viandante a porsi in cammino. All’inizio la sua mente è affollata di emo-zioni contrastanti, ma dopo i primi passi, quando l’incedere avrà trovato il suo ritmo,

le idee si saranno disposte in modo nuovo. Questo sarà il momento per riflettere sullapropria scelta. A noi è capitato qualcosa di simile. Dopo aver percorso un discretocammino, conosciamo oggi la ragione della nostra scelta. Eccone una sintesi. Il Festivaldell’Erranza è il luogo dove s’incontreranno viaggiatori, sportivi, filosofi, religiosi, scrittori,artisti per indagare sull’arte di girare il mondo, sulla necessità di mettersi in cammino,sulla tendenza al nomadismo, sull’entusiasmo all’esplorazione, sull’impulso al viaggio,sulla fatica del migrare, sull’impegno dello sportivo. Ascolteremo le loro narrazioni chesolleciteranno la nostra attenzione verso i temi legati all’erranza. Nell’organizzare gli in-contri abbiamo voluto armonizzare il contributo artistico con quello di ricerca, la rifles-sione filosofica con il resoconto di viaggio. Nella sua prima edizione, il Festival si svolgenel borgo antico di Piedimonte Matese, al cui Sindaco va la nostra gratitudine. Il paese,adagiato alle falde dell’Appennino Campano, è contiguo alla cittadina di Alife, tappadella Via Francigena del Sud. Il progetto, per sua fortuna, ha incontrato la sensibilità el’intelligenza dell’Amministratore delegato della Banca Capasso Antonio, SalvatoreCapasso, che ha voluto promuoverlo e valorizzarlo. Il tema di questa edizione è dedi-cato ai “passaggi di umanità”. Gli ospiti, seguendo ognuno la propria sensibilità, pro-veranno a interrogarsi sulla crisi di passaggio che investe la nostra contemporaneità,chiedendosi dove questa intende condurci, cosa emerge attraverso essa e quali sonoi “passaggi” per affrontarla. ll Festival dell’Erranza compie in questo modo il suo primopasso con decisione e con cuore puro.

Roberto Perrotti, Ideatore e direttore artistico del Festival dell’Erranza

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Marco Guzzi Passaggi di umanità

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Tutti concordano ormai sul fattoche stiamo attraversando unavera e propria soglia epocale,

uno spartiacque storico, attraversoil quale le nostre vite e le nostre cul-ture vengono trasformate radical-mente.Il tono delle interpretazioni dominantiperò è quello catastrofistico, si sotto-lineano gli elementi di perdita, dismarrimento, e di distruzione, chequesto passaggio sta comportando.E d’altronde non è difficile indivi-duarli in un’atmosfera planetariache diventa sempre più insostenibile,sia a livello psicologico-esistenziale,che a livello globale, politico, edeconomico.

Eppure all’interno di questo penosofrullatore sussiste una direzione evo-lutiva che dobbiamo imparare adindividuare, e a far emergere conmaggiore chiarezza.L’umanità infatti sta propriamentepassando di figura, da una figura-zione antropologica ad un’altra, edin realtà quella che si sta esaurendoera dominata essenzialmente dallaguerra e dalle contrapposizioni so-ciali, etniche, e religiose.Una umanità più relazionale sta ten-tando di emergere attraverso lacata-strofè, e cioè letteralmente ilrovesciamento, della umanità bel-lica che ha guidato l’intera storiamillenaria da cui proveniamo.

Marco Guzzi, (1955), poeta e filosofo, ha fondato nel 1999 i Gruppi di liberazione inte-riore “Darsi pace”, nell’orizzonte di una riconiugazione tra fede cristiana e modernità(www.darsipace.it). Dal 1985 al 1998 ha infatti condotto alcune delle principali trasmissionidi dialogo col pubblico di Radio RAI, quali Dentro la sera, 3131, e Sognando il giorno. Dal1985 al 2002 ha diretto i seminari poetici e filosofici del Centro Internazionale EugenioMontale di Roma. Dal 2004 dirige presso le Edizioni Paoline la collana “Crocevia”. Dal 2005 insegna presso il “Claretianum”, Istituto di Teologia della Vita Consacratadell’Università Lateranense, e dal 2008 nella Facoltà di Scienze dell’Educazione del-l’Università Pontificia Salesiana.Nel 2009 Benedetto XVI lo ha nominato Membro della Pontificia Accademia di BelleArti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon. Ha pubblicato più di 20 volumi, gli ultimi titolisono: Per donarsi - Un manuale di guarigione profonda (Paoline 2007); Yoga e pre-ghiera cristiana - Percorsi di liberazione interiore (Paoline 2009); Dalla fine all’inizio- Saggi apocalittici (Paoline 2011); Dodici parole per ricominciare - Saggi messianici(Ancora 2011); Il cuore a nudo - Guarire in dialogo con Dio (Paoline 2012); Buone No-tizie - Spunti per una vita nuova (Messaggero S. Antonio 2013).

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Manlio Santanelli Le vie carovaniere dell’animav

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Nel mio mestiere di narratore edrammaturgo ho sempre te-nuto presente che accanto al-

l’Erranza come fenomenoantropologico va collocata l’Erranzacome condizione dell’animo umano. Fin dalla nascita l’uomo parte alla ri-cerca della propria identità. Du-rante la vita non smette mai diviaggiare lungo le grandi vie caro-vaniere della sua intimità; percorsiche si vorrebbero rettilinei, ma chenella realtà sono tortuosi e serpen-tini. Mi riferisco ai sentimenti, alleemozioni, alle pulsioni d’ogni specie. La ragione prova ad intervenire suquesto nomadismo psicologico conla sua pretesa di irreggimentareogni esperienza centrifuga, ogni esi-genza di ‘vagabondare’ alla ri-cerca di se stessi; ma il più dellevolte questi tentativi di fissare i motidell’anima in un assetto per così

dire stanziale sono destinati a falliremiseramente.E’, dunque, legittimo affermare chela conoscenza è movimento: il socra-tico ‘conosci te stesso’ comporta uncontinuo peregrinare del pensiero, ilpiù delle volte costretto a scenderenegli inferi della propria confusa iden-tità, per poterne poi uscire in possessodi una qualche chiarezza. Nelle opere narrative come inquelle teatrali io concepisco i mieipersonaggi come perenni viaggia-tori, wanderers che hanno sostituitolo spazio fisico con quello dellamente, e in questa dimensionesenza frontiere errano maldestri Gia-soni in cerca di un Vello d’Oro che,per essere nascosto nel punto piùoscuro della loro personalità, è an-cora più inafferrabile. Ma in tantovagabondaggio essi trovano co-munque una ragione di vita.

Manlio Santanelli nasce a Napoli nel 1938. E’ drammaturgo e scrittore.Dal 1961 al 1980 lavora alla Rai come sceneggiatore radiofonico e televisivo.Il suo primo testo teatrale, “Uscita d’emergenza”, è rappresentato per laprima volta al teatro San Ferdinando di Napoli il 7 novembre 1980, inter-preti Bruno Cirino e Nello Mascia, e ottiene importanti riconoscimenti, qualiil premio “IDI” (Istituto del Dramma Italiano) e il premio “ANCI” (Associa-zione dei Critici Italiani). Dopo “L’isola di Sancho”, nel 1985 è la volta di“Regina Madre”, testo tradotto in 19 lingue e oggi rappresentato in moltipaesi. Nelle sue commedie si avvertono gli influssi del teatro dell’assurdo,per quell’apparente stato di immobilità e di apatia, unito alla follia delle si-tuazioni narrate, rotte da un’ironia tutta napoletana.

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Antonello Cossia Solo andata di Erri De Luca

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Ho pensato di morire però hocercato di nuotare più chepotevo, anche se la terra

non si vedeva e da tutte le partic’era solo mare.“Ero insieme ad alcuni connazio-nali e ci hanno tenuti prigionieri peralcuni giorni, minacciando di ta-gliarci il lobo dell’orecchio e le ditase non avessimo consegnato loro inostri soldi”.Parole desunte dagli articoli pubbli-cati in questi caldi giorni di giugno,in cui le preoccupazioni per il caldo,insieme alle previsioni per le va-canze, non ci fanno pensare a co-loro che il mare lo affrontano perdisperazione, fame, speranza di unavita migliore.Questo testo di Erri De Luca è una

dedica che cerco di fare al buon-senso, alla partecipazione, all'atten-zione da rivolgere verso coloro chestanno peggio di noi. Non lo faccioper spirito di carità, ma sbatto lavoce in palcoscenico per rabbiacontro le ingiustizie.La musica di Francesco Sansalonesarà strumento emotivo che porteràtemperatura, mentre le immagini diMario Laporta, ricorderanno che lapoesia è necessaria quando essa èanche realtà, così come testimoniala sua personale documentazionefotografica sui viaggi dei migranticlandestini.“La nostra Patria è una barca, è ce-nere dispersa la partenza, noi siamosolo andata”.

Antonello Cossia, studia Danza Moderna frequentando numerosi stages in Ita-

lia e a Parigi. Frequenta i laboratori di Reina Mirecka, Leo De Berardinis, Renato

Carpentieri, Yoshi Oida, Mamadou Dioume. Partecipa per sei anni al progetto

Teatro Laboratorio di Antonio Neiwiller. Come attore collabora con i registi: Clau-

dio Collovà, Alfonso Santagata, Mario Martone, Renato Carpentieri, Daniele

Segre, Ninni Bruschetta, Toni Servillo. Realizza con Raffaele Di Florio e Riccardo

Veno gli spettacoli: “Il Passaggio delle ore”, “Fratelli”, “Qui davanti ad una notte

sul mare”, “Segni”, “La discesa”, “Lo sguardo escluso”, “Penultimi”. Come musi-

cista realizza gli spettacoli: “La storia di Uosso”, “La sala azzurra”. Scrive e inter-

preta il monologo “A fronte alta - un sogno del millenovecento cinquantasei”

edizioni Guida 2007. Nel 2010 dirige e interpreta, “Figlio del Tricolore”.

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Emanuele Trevi Le vie del nomadismos

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Errare significa soggiornare interritori fra i più disparati e os-servare il mondo con sguardo

acuto, visitare paesaggi, cogliereogni piccolo dettaglio, conoscerele abitudini di nuovi popoli. L’er-ranza si esprime attraverso una verae propria vocazione al nomadismo.Nell’intervento ci interrogheremo suquesto tema, ci chiederemo: “Per-ché gli uomini invece di fare altro odi stare fermi, se ne vanno da unposto a un altro”. Bruce Chatwin, fragli altri, sembra aver seguito esatta-mente questo percorso. Perchémolti viaggiatori sono mossi da unostimolo interiore, come da una ne-cessità? Rifletteremo su come gli es-seri umani siano spinti allaconoscenza e all’arricchimento del

proprio spirito attraverso la ricerca dinuovi incontri e di continue esplora-zioni. Si guarderà, per dirla in modometaforico, alla navigazione, allecarte nautiche che indicano il per-corso del nomade, ai possibili ap-prodi e al senso, ai significati delpassaggio.

Emanuele Trevi (Roma, 7 gennaio 1964) è critico letterario e scrittore. Figlio

dello psicoanalista junghiano Mario Trevi, ha scritto diversi saggi e curato nume-

rosi libri classici. È stato direttore creativo della Fazi Editore e ha curato una col-

lana presso Quiritta Editore di Roma. Ha tenuto e redatto colloqui con Raffaele

La Capria e Mario Trevi. Collabora con RAI-3 Radio e scrive su Nuovi argomenti,

Il caffè illustrato, la Repubblica, La Stampa e il Manifesto.

Ha pubblicato, fra l’altro, Istruzioni per l’uso del lupo, (Elliot); Musica distante:

meditazioni sulle virtù, (Mondadori); I cani del nulla. Una storia vera, (Einaudi);

Senza verso. Un’estate a Roma, (Laterza); L’onda del porto. Un sogno fatto in

Asia, (Laterza); Invasioni controllate, (Castelvecchi); Letteratura e libertà, (Fan-

dango Libri); Il libro della gioia perpetua, (Rizzoli); Qualcosa di scritto, (Ponte

alle Grazie); Il viaggio iniziatico (Editori Laterza).

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Davide Gandini La diritta via era smarrita

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Il pellegrinaggio a piedi. Errare:vagare senza una meta. Pellegri-naggio è erranza? No. Ma può

cominciare anche come erranza…pur senza conoscere la meta ci simette in cammino, comincia cioè aerrare.Errare di chi pur senza conoscere lameta, o come raggiungerla, simette in cammino.Errare di chi si mette in camminopurché non porti a una meta: l’er-rare di Narciso. Errare, l’altra accezione: errare pre-suppone una verità, altrimenti si errarispetto a che cosa? Il pellegrinaggio: viaggio verso unameta.Origine storica e scopo del pellegri-naggio cristiano.

Il viaggio come pellegrinaggio inDante, Kafka, Montale, Buzzati.La meta e la via: il pellegrinaggio apiedi di preghiera e di ricerca.

Davide Gandini (Pavia, 17 ottobre 1963) insegna discipline giuridiche ed eco-nomiche all'Istituto Superiore “Giancardi” di Alassio e al Liceo delle ScienzeUmane “Redemptoris Mater” di Albenga. È segretario generale del Piccolo Cottolengo genovese di don Orione. È priore delCapitolo ligure della Confraternita di San Jacopo di Compostela di Perugia.Ha pubblicato: Il Portico della Gloria. Lourdes, Santiago de Compostela, Fini-sterre a piedi (E.D.B. 1996, sesta ristampa 2011), con Invito alla lettura di VittorioMessori e Introduzione di Paolo Caucci von Saucken.Per la speranza degli uomini. Vita di don Giovanni Calabria (Marietti editore,Genova, 1999). La strada buona. Appunti dopo Santiago, corealizzato con PaoloAsolan (Marietti editore, Genova, 2008). La strada buona. Canti pellegrini eu-ropei e sudamericani, CD musicale.

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Duccio Demetrio Passaggio sulla terra offesas

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La religiosità della terra non èuna dottrina, né una devozioneneopagana e nemmeno un

culto. E’ un modo di sentire umano.Tra i più remoti, immediati, istintivi.Fu, e non cessa di esserlo, all’originedel pensiero filosofico, della co-scienza poetica, di ogni formad’arte. E’ meraviglia, incanto, com-mozione, sgomento, dinanzi alla na-tura e al suo manifestarsi in formemolteplici e discordanti: bellezza su-blime, supremazia, indifferenza. Inogni caso, ciò si traduce in un le-game intimo, indissolubile, contem-plativo che ci riavvicina alla vita. E’una religiosità che vive della ten-sione della ricerca; inquieta, nutritapiù dalle domande che l’esistenzaci pone, più che dalle risposte; è

un’attitudine fedele soltanto al biso-gno umano di indagare, esplorare,pensare altrimenti.E’ una religiosità che sa rendere lasolitudine un dono, il silenzio stupitouna ricchezza, l’ammirazione esta-tica un’inusuale preghiera. Sia il cre-dente che il non credente, dinanzialla natura, non possono che pro-vare identiche emozioni. Per questooggi è necessaria una comune fedecivile, un’alleanza feconda per lacustodia del mondo, tra tutti coloroche intendono opporsi alle aggres-sioni, alle negligenze, ai saccheggiindiscriminati contro la nostra terrache, da madre, si rivela sempre piùfiglia indifesa.

Duccio Demetrio, già professore ordinario di Filosofia dell’Educazione presso

l’Università di Milano Bicocca, si occupa di teorie e metodi della formazione. Ha

fondato la rivista Adultità nel 1995 e la Libera Università dell’autobiografia di

Anghiari, nel 1998. Ha dato vita al Centro studi Adultità Ettore Gelpi, nel 2002,

presso la Statale di Milano. Nel 2006 fonda la Società di pedagogia e didattica

della scrittura Graphein e nel 2010, l’Accademia del silenzio, presso la Casa della

cultura di Milano.

Fra le sue opere: Raccontarsi (Cortina 1996); Manuale di educazione degli adulti

(Laterza, 1997); Elogio dell’immaturità (Cortina, 1998); Autoanalisi per non pa-

zienti (Cortina, 2003); La scrittura clinica (Cortina, 2008); Filosofia del cam-

minare (Cortina,2005); Perché amiamo scrivere (Cortina, 2011).

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Riccardo Ceres Se non si parte non si riparte

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“Se non si parte non si riparte èuno spettacolo contro la crisiche non riesce a prendersi sul

serio, come il suo autore”.Lo spettacolo nasce dall’esigenzadi muoversi lungo il territorio nazio-nale, per promuovere il nuovodisco, “E il mondo non c’è più”.Riccardo Ceres, nato a Caserta,vive e lavora a Roma. È art directorpubblicitario. Ha collaborato conEddy De Angelis a un cortometrag-gio e a due mediometraggi, chehanno vinto l’Efebo D’Oro con “Lamerendina tropicale”, tratto da“Le notti bianche” di Dostoevskij,nel 2006. Ha vinto il primo premio alconcorso “Non solo Barocco” nel2007, per la sezione Fiction, con illavoro “Mistero e passione di GinoPacino”.L’autore nutre un rapporto partico-lare verso la musica. Apprezza TomWaits e Paolo Conte, Mile Davis eVinicio Capossela. Definito da Erne-sto De Pascale, presidente dellagiuria del Rock Contest dal 2001, uncantautore pulp, stupisce per la suavoce matura e intensa.Il cantautore, compositore, scrit-tore, attore, è figlio delle indimen-

ticabili melodie che hanno reso lamusica italiana famosa in tutto ilmondo, tra gli anni ’50 e ’70.Guarda a Tom Waits, a Bukowski, aMiller, a Ciampi, autori che hannoispirato la sua scrittura e le suescelte. Scanzonato, irriverente, ro-mantico, grottesco, divertente. Unautore ostinato che non smette dicredere nella musica italiana eche ammicca al blues e al jazz. Dilui si parla come dell’erede di Bu-scaglione.

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Nando VitaliCarla D’Alessio

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Al sapere orizzontale deimedia, che ha coinvoltol’arte e la cultura in gene-

rale, è necessario affiancareun'idea di bellezza fatta di cura epartecipazione. Scrivere è mo-mento di conoscenza. Se si potesseparagonare la lettura, che ne è laforma speculare, alla masticazione,ne dovremmo auspicare una masti-cazione lenta. Slow food che ferminella bocca e sotto al palato i sa-pori, scomponendoli affinché allaprima degustazione ne segua unaseconda nutritiva per l’intero corpo.Il passaggio rapido delle merci cul-turali impedisce questo processo di

acquisizione. Il nostro compito èquello di rallentare il transito, perfarne una fotografia sulla quale sof-fermare lo sguardo e appoggiare isensi, per dare solidità alla scritturae al suo contenuto d'idee.La bellezza è cura del particolare ededizione. Cerca nella sostanza (ilcartaceo in questo senso è l'ideale)la sua misteriosa origine, le motiva-zioni per le quali la nostra specie lapersegue come una necessità.In definitiva, è come se a un sapereorecchiabile, si opponesse unaforma testo che si tramandi nellamaniera epica di un racconto chesfidi il tempo.

Nando Vitali, nato a Napoli, nel 1953. Scrittore, editor, docente di scrittura e

lettura creativa. Ha collaborato con Il Mattino e il Manifesto. Attualmente colla-

bora con la Repubblica. Conduce da circa 18 anni il laboratorio di scrittura e let-

tura creativa “L’isola delle voci” www.isoladellevoci.it

Scrive, Quasi un dizionario, (Compagnia dei trovatori); Chiodi storti, (Compagnia

dei trovatori), (Premio Molinello); Effetto domino (Treves); I morti non serbano

rancore, (Gaffi). Ha fondato e dirige la rivista letteraria “Achab”.

Carla D’Alessio, nata a Caserta nel 1978. Laureata in Lingue e letterature stra-

niere all’Orientale di Napoli e diplomata in tecniche della narrazione alla Scuola

Holden di Torino, ha esordito con il racconto Formine incluso nell’antologia Ra-

gazze che dovresti conoscere (Einaudi Stile Libero, 2004), partecipando poi a

una decina di raccolte. Ha pubblicato i romanzi, L’altra Agata (l’Ancora del Me-

diterraneo, 2008) e Le sette vite dell’amore (Mondadori, 2011).

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Stefano Faravelli Il viaggio osmotico

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Mimesi e osmosi nella praticadel viaggio con il taccuino.“Nessuno è più adatto a

gustare un paesaggio di chi lo os-serva per la prima volta, poiché lanatura si presenta allora in tutta lasua estraneità, non ancora infiac-cata da un troppo frequentesguardo”. (Baudelaire) Viaggiare con il taccuino, dise-gnando come faccio da anni, è ilmio modo di risarcire il mondo dal-l’usura dello sguardo “infiacchito”.Il medium del disegno e della pitturaè particolarmente adeguato a co-gliere questo rivelarsi del mondo e apenetrarne la stupefacente novità.A condizione di essere sulla cosastessa perché ciò che conta è affer-rare “l’unità sostanziale del mondo

percepibile”, come insegnava il filo-sofo e teologo russo Pavel Florenskji,“senza mediazioni”.Ciò è possibile solo quando “l’animasi fonde con i fenomeni percepiti”.Il disegno rende possibile questa fu-sione in quella sorta di andirivieni,estremamente complesso, dellosguardo, della mano, degli impulsiche viaggiano nella corteccia cere-brale e che sono tutt’uno con la cosavista, con la luce che c’è la fa ve-dere. Quando disegno un paesaggio,un bambù, divengo quel paesaggio,quel bambù. Identico atteggiamentomimetico (non inteso come un super-ficiale cambiarsi d'abito) andrà adot-tato a livello antropologico. Solo cosìpuò esserci un reale svelamento del-l'uomo all'uomo.

Stefano Favarelli, nasce nel 1959 a Torino. Dopo un’infanzia a contatto

con la natura e gli animali, è precoce la scoperta della pittura e del disegno

così come l’amore per l’Oriente. Oltre all’Accademia di Belle Arti di Torino,

frequenta l’istituto di orientalistica dove si laurea con una tesi in filosofia

morale. La vocazione di peintre-savant lo spinge presto verso i carnet di viag-

gio. Nel 1994 esce Sindh. Quaderno indiano. Al primo ne seguiranno altri su

Cina, Mali, india, Egitto (Ed. EDT). Dal 1987 al 1997 collabora come sceno-

grafo, pittore e creatore di marionette col Teatro dei Sensibili. È visiting pro-

fessor dell’USI, Università della Svizzera Italiana, e della Scuola Holden di

Torino. Intensa la sua attività espositiva in Italia e all’estero come pittore.

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Giorgio Serafino Sulla route 66d

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“Questo libro per me è un viag-gio nell’anima che ho scrittosenza filtri e di stomaco. E’ la

descrizione dei miei sogni cheprima della conoscenza dellaRoute 66 ho sempre pensato fos-sero impossibili da realizzare. Chene sapevo io dell'America se nonquello che i sogni mi raccontavanodi lei, volevo percorrere la stradamadre. Quando ci pensavo, sen-tivo che mi faceva muovere lo sto-maco, era quasi un dolore. Partocon un mezzo non adatto forse perandare piano. Per strada ci ab-bracciano, ci benedicono, ci ospi-tano. Gli abbracci sono di una talepotenza che ci permettono di but-tarci in mezzo a temporali con ful-

mini che cadono a pochi metri. Sul-l'asfalto bollente sfioravo serpentivelenosi e ragni mentre ascoltavo ilcanto dei cojote e insieme a loro hoguardato la luna nella Death Valley,ho toccato il paradiso stando all'in-ferno, mentre il cielo da Chicago aLos Angeles correva sopra di me. Ho viaggiato con un'immensa chi-tarra elettrica sospesa nel cielo,suonava musica rock.Ho scritto il libro per gli angeli incon-trati e per chi pensa che l'Americasia solo guerra e business. Ho visto gli americani di strada, gliocchi di un barbone, di una came-riera, di un gestore di motel, occhiche sanno guardare oltre. La miapiccola vespa era la mia anima”.

Giorgio Serafino, nato nel 1975 a Civitanova Marche. Nel 2010 decide di “scap-

pare” intorno al mondo con la sua compagna, Giuliana Foresi, in sella a una vespa

50 special del ‘78, chiamata “il Generale Lee”. Dopo la Route 66, hanno attraver-

sato la Thailandia, il Laos, la Cambogia, il Sud Africa, la Namibia, la Botswana e

l’India. Negli anni precedenti ha viaggiato in Brasile, Marocco, Europa e Canada.

Con, L’America in Vespa (Mursia Editore), Giorgio Serafino vince il Premio Na-

zionale di Giornalismo e di Letteratura di Viaggio (autore under 40).

Attualmente scrive per la rivista di moto “In moto”, Conti editore.

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Eugenio Bennato Attraverso il Mediterraneo

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Eugenio Bennato (Napoli, 16marzo 1948) Fa parte dellascuola di cantautori napole-

tani. È uno dei fondatori dellaNuova Compagnia di Canto Popo-lare (1969) e di Musicanova (1976)insieme a Carlo D'Angiò. È autore didiverse colonne sonore tra cuiquella dello sceneggiato televisivo,“L’eredità della priora” (1980), e “Lastanza dello scirocco”, per il qualevinse nel 1999 il Nastro d'Argento perla miglior colonna sonora.Il suo brano, “Sole sole”, è presentenella colonna sonora del film Ri-mini Rimini. Nel 1989 canta, in cop-pia con il fratello Edoardo, “Lecittà di mare”.Nel 1990 partecipa al Festival di San-remo assieme a Tony Esposito. In se-guito torna alla sperimentazione ealla ricerca nel campo della musicapopolare. Nel 1998 fonda il movi-mento, Taranta Power, con l’intentodi promuovere la taranta attraversomusica, cinema e teatro. Nel 1999esce l’album, Taranta Power. Com-pie una tournée internazionalenell’est Europa: Belgrado, Sarajevo,Ragusa (Croazia), Tallinn, Varsavia,Praga, Pristina, Skopje.Tra il 2000 e il 2001 pubblica, Lezionidi tarantella e Tarantella del Gar-gano. Nello stesso periodo inizia latournée italiana che prosegue in

Marocco, in Tunisia, Canada, Au-stralia, Argentina, U.S.A, Spagna,Francia e Algeria. In quell’annofonda a Bologna la “Scuola di Ta-rantella e danze popolari del Medi-terraneo”, prima scuola in Italiarivolta al recupero e allo studio diballi popolari del sud Italia.Nel giugno 2002 esce l’album, “Cheil mediterraneo sia”. Inizia così unanuova tournée internazionale con-clusasi nel 2004 al Festival del Ci-nema egiziano al Cairo.Partecipa al Festival de Brugges inBelgio, al Festival di Norimberga inGermania, al Festival di Salamancae Villanova in Spagna, al B.B.C.Chappel Union in Gran Bretagna, alFestival du vent in Corsica e alRoman Forum di Shangai in Cina.Realizza la colonna sonora del car-tone animato “Totò Sapore e la ma-gica storia della pizza”, partecipandonel 2006 alle musiche del film, “Ilpadre delle spose”. Insegna, nellostesso anno, al Laboratorio di Etnomu-sicologia presso l’Università degli studiSuor Orsola Benincasa di Napoli. Nel2007 esce l'album, Sponda sud.Ha collaborato poi al disco, Evolu-zione dei Demonilla.Torna al Festival di Sanremo 2008con il brano, Grande Sud.Nel 2013 pubblica Ninco Nancodeve morire, Rubbettino Editore.

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Ideazione e direzione artisticaRoberto [email protected]

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100 ANNIDI STORIA

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