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Fertilità del suolo e salvaguardia dell’ambiente

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Area Attività Produttive della Provincia di TorinoServizio Agricoltura – Dirigente: Antonio Parrini Via Bertola, 34 – 10122 Torinowww.provincia.torino.it

Area Agricoltura della Provincia di AstiServizio Agricoltura – Dirigente: Paolo GuercioPiazza San Martino, 4 - 14100 Asti www.provincia.asti.it

Università di Torino, Facoltà di AgrariaDipartimento Agronomia, Selvicoltura e Gestione del territorioResponsabile della ricerca: Prof. Carlo GrignaniVia L. da Vinci, 44 – 10095 Grugliasco (TO)www.agroselviter.unito.it

Testi di Stefano Monaco, Flavia Domenighini, Annalisa Turchi, Stefano Dolzan, Monica BassaninoCoordinamento editoriale a cura dell’Ufficio Produzioni vegetali e divulgazione agricola della Provincia di Torino

Fotografie di Agroselviter (pagg. 8, 9, 13, 16) – Luca Conte, www.scuo-laesperienziale.it (pagg. 32, 36) – Provincia di Torino (pagg. 15, 20, 24, 25, 26, 30) – Ernesto Tabacco (pagg. 21, 34, 35) Progetto grafico e impaginazione di Marcello Salvati

Stampato presso: Tipografia “La Grafica Nuova” di TorinoFinito di stampare nel mese di Febbraio 2008

Si ringraziano tutti coloro che, a vario titolo, hanno contribuito alla realizzazione di questa guida. Un ringraziamento particolare all’Azienda agricola Ronco F.lli di Riva presso Chieri per la disponibilità dimostrata nel collaborare alla realizzazione del campo dimostrativo di sovescio condotto dalla Provincia di Torino.

Il sovescioFertilità del suolo e salvaguardia dell’ambiente

Il contenuto di questa pubblicazione, stampata su carta con certificazione di qualità ecologica Ecolabel Europeo, è riproducibile citando la fonte.

Questa pubblicazione è stata realizzata nell’ambito del “Progetto pilota Zone Vulnerabili da Nitrati - Azioni divulgative nei territori delle Province di Torino e Asti”, finanziato dalla Regione Piemonte.

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Introduzionepag. 7

pag. 9 Benefici del sovescio

pag. 4 Presentazione

Indice

pag. 39 Sovescio: un costo o un risparmio?

pag. 43

pag. 45

Glossario

Bibliografia

Specie da sovescio e agrotecnicapag. 23

Schede delle specie e dei miscugli da sovesciopag. 29

indice

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Presentazione

LA necessità di salvaguardare l’ambiente e le risorse naturali non rinnova-bili è sempre più attuale e necessaria, anche in considerazione dell’ac-cresciuta sensibilità dell’opinione pubblica riguardo a questi temi.

Il settore agricolo, al pari delle altre attività produttive, è chiamato ad impe-gnarsi sempre più per ridurre l’impatto ambientale di taluni suoi processi di produzione e lavorazione, rappresentati principalmente da pratiche di coltiva-zione ed allevamento di tipo intensivo. Le politiche agricole ed ambientali sviluppate in sede europea, sono spesso fina-lizzate al raggiungimento di questi obiettivi, anche attraverso la promozione di pratiche agronomiche sostenibili ed all’applicazione di severe norme vincolanti sull’utilizzo dei fattori produttivi più inquinanti (fertilizzanti ed agro-farmaci).All’agricoltura, però, dobbiamo riconoscere un ruolo centrale nella tutela del territorio e nella conservazione delle proprie risorse. Un esempio evidente è rappresentato dal suolo, il principale fattore produttivo per l’attività primaria. La sua protezione dal degrado, causato da un eventuale sfruttamento intensi-vo, nonché la conservazione della sua fertilità e della sua ricchezza biologica, sono aspetti che riguardano sia la salvaguardia dell’ambiente che l’interesse dell’attività economica.Anche nel caso di inquinamento delle falde acquifere da nitrati di origine agricola, legato all’uso eccessivo di reflui zootecnici e di fertilizzanti chimici, l’imposizione da parte dell’Unione Europea di norme specifiche per la loro sal-vaguardia, note come “direttiva nitrati”, non è del tutto in contrasto con l’in-teresse delle aziende agricole.

presentazione

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Infatti, la riduzione delle perdite di sostanze nutritive contenute nei concimi, rappresenta indubbiamente un beneficio per l’ambiente, nonché un risparmio di fattori produttivi e quindi una diminuzione di costi per le imprese stesse.In questo contesto, uno strumento utile alla diffusione sul territorio di pratiche agricole sostenibili è rappresentato dalla divulgazione delle informazioni tecnico-agronomiche relative alle pratiche medesime, anche attraverso pubbli-cazioni, come quella qui presentata, inerente l’utilizzo di colture da sovescio in cerealicoltura. La realizzazione di questa pubblicazione rappresenta una delle attività del “Progetto pilota zone vulnerabili da nitrati - Azioni divulgative nei territori delle province di Torino e Asti”. Il progetto, finanziato dalla Regione Piemonte, è realizzato dai Servizi Agricol-tura della Provincia di Torino e della Provincia di Asti, in collaborazione con il Dipartimento Agroselviter della Facoltà di Agraria di Torino e con le Organizza-zioni Professionali Agricole. Il principale obiettivo è quello di informare gli im-prenditori agricoli sulle migliori tecniche da adottare per ridurre l’inquinamento delle acque sotterranee. Le due Province, nella realizzazione del “Progetto pilota zone vulnerabili da nitrati” e nella preparazione di questa pubblicazione, uniscono il loro impegno con l’ambizione di rendere più fruibili, per gli agricoltori, le necessarie conoscen-ze tecniche e per fare in modo che le scelte imprenditoriali avvengano nella reale consapevolezza dei limiti e delle possibilità esistenti.

presentazione

Assessorato all’Agricoltura della Provincia di Torino

Assessorato all’Agricoltura della Provincia di Asti

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Introduzione

IL sovescio era una pratica diffusa in passato, prima dell’avvento dei concimi minerali, adottata per contrastare l’impoverimento del terreno dovuto alla coltivazione continua del suolo. Abbandonato

per lungo tempo, il sovescio ha riacquistato interesse negli ultimi anni in relazione alla necessità di sviluppare un’agricoltura sostenibile, ovvero un’agricoltura a minor impatto ambientale e, soprattutto, meno dipen-dente da risorse non rinnovabili (petrolio e derivati da estrazioni mine-rarie). I vantaggi di questa pratica, infatti, sono legati principalmente al mantenimento della fertilità dei suoli agrari ed alla riduzione dell’utilizzo di concimi minerali, grazie all’apporto di sostanza organica e di elementi nutritivi contenuti nella coltura sovesciata. Altri aspetti positivi del sovescio sono l’aumento della biodiversità degli agro-ecosistemi, nonché il controllo delle infestanti e dei patogeni delle colture.Nelle rotazioni annuali, inoltre, i sovesci autunno-vernini esplicano un’azione protettiva sulle acque sotterranee, riducendo l’inquinamento da nitrati. Queste coltivazioni, definite “cover crop o catch crop” (vedi Glos-sario), coprono il suolo tra la coltura principale e quella successiva tratte-nendo gli elementi nutritivi, in particolare l’azoto, negli strati di terreno esplorati dalle radici delle piante. In questo modo è possibile ridurre la quantità di nitrati trasportata in profondità dalle acque piovane, con un effetto positivo per l’ambiente, ma anche con un risparmio sull’utilizzo di concimi azotati. Per di più, il ricorso alle cover crop riduce il fenomeno del ruscellamento superficiale delle acque piovane, attenuando l’erosio-

introduzione

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ne dei suoli e la dispersione di elementi nutritivi, in particolare di fosforo, nelle acque superficiali. Proprio per questi effetti positivi sull’ambiente e sugli agroecosiste-mi, il ricorso al sovescio è incoraggiato dalle politiche agroambientali.Va sottolineato che l’introduzione di colture da sovescio in sistemi col-turali erbacei – oltre agli aspetti positivi per l’ambiente – può esplicare numerosi vantaggi agronomici a beneficio dell’agricoltore, come illustra-to nei capitoli successivi.I dati e le indicazioni tecniche di questa pubblicazione derivano per la maggior parte da sperimentazioni effettuate nella pianura torinese e per questo rappresentano una fonte d’informazioni particolarmente utile per le aziende piemontesi.

Diversa gestione del suolo in inverno: senza o con copertura vegetale (colza)

introduzione

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LE specie appartenenti alla famiglia delle leguminose vengono uti-lizzate come colture da sovescio, principalmente con lo scopo di apportare azoto al terreno. Queste piante, infatti, attraverso il

processo di azotofissazione (vedi Glossario), sono in grado di fornire, una volta interrate, delle buone quantità di azoto “nuovo” alle colture successive.

Apporto di azoto con le leguminose

Coltura di pisello in fioritura

Benefici del sovescio

benefici del sovescio

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Quantità di azoto nella biomassa epigea (parte aerea della pianta) di alcune leguminose estive e autunnali e percentuale di azoto derivante dall’azotofissazione

COLTURA AZOTO ASPORTATO (kg/ha) % AZOTOFISSAZIONE

Erba medica 120 - ��0 �0 - ��

Trifoglio pratense 110 - �60 �0 - �0

Veccia vellutata �0 - �60 �� - ��

Pisello proteico �0 - 210 2� - ��

La quantità di azoto accumulato dalle leguminose varia da qualche decina ad alcune centinaia di kg ad ettaro a seconda della specie, dell’epoca di coltivazione (estiva o autunno-vernina) e dello stadio di sviluppo della coltura al momento dell’interramento. Anche la frazione di azoto derivante dal processo di azotofissazione è variabile, in funzione della specie, del terreno e della quantità di azoto disponibile nel suolo. Inoltre, anche gli aspetti di gestione agronomica e di ambiente pedo-climatico che limitano la crescita potenziale della leguminosa, possono determinare una riduzione dell’azoto prodotto. Questo si calcola, infatti, sulla base della quantità di biomassa e della concen-trazione di azoto nei tessuti vegetali.Quando una leguminosa viene interrata, una consistente parte dell’azoto contenuto nei tessuti vegetali mineralizza, cioè si trasforma da organico a minerale, grazie all’azione dei microrganismi presenti nel terreno. In questo modo, il �0 - 60% dell’azoto contenuto nella leguminosa si rende disponibile per la coltura successiva. La percentuale varia in funzione delle caratteristiche della biomassa interrata, delle modalità di interramento, del terreno e delle condizioni climatiche.

Chi può beneficiare dell’utilizzo di specie leguminose da sovescio?Il sovescio di leguminose è molto diffuso in agricoltura biologica poichè questo metodo di coltivazione, escludendo il ricorso ai concimi minerali, utilizza le specie leguminose, anche come sovescio, per fornire azoto alle colture in rotazione. Anche i sistemi produttivi convenzionali possono, però, avvantaggiarsi della pratica del sovescio di leguminose, ad esempio in consociazione con specie graminacee autunno-vernine, per ridurre l’utilizzo di concimi chimici.

benefici del sovescio

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0

50

100

150

200

250

300 AZIENDE ZOOTECNICHE AZIENDE CEREALICOLE

N (k

g/ha

)

A

Azienda 1 Azienda 2 Azienda 3 Azienda 4 Azienda 5 Azienda 6 Azienda 7 Azienda 8 Azienda 9

Fertilizzazione Asporti colturaliAzoto�ssazione

0

20

40

60

80

100

Sovescio leguminose Leguminose prative Leguminose da granella

AZIENDE ZOOTECNICHE AZIENDE CEREALICOLE

SAU

(%)

B

Azienda 1 Azienda 2 Azienda 3 Azienda 4 Azienda 5 Azienda 6 Azienda 7 Azienda 8 Azienda 9

I risultati di un’indagine relativa ad alcune aziende biologiche piemontesi ad indi-rizzo cerealicolo e cerealicolo–zootecnico (Fonte: Grignani et al., 2001) evidenziano come in agricoltura biologica, senza l’apporto di azoto “nuovo” derivante dall’azoto-fissazione delle specie leguminose, il bilancio azotato delle rotazioni colturali sareb-be fortemente negativo, con conseguenze deleterie per la fertilità del terreno e per la produttività del sistema colturale, come raffigurato nel Grafico A. A seconda dell’indirizzo produttivo dell’azienda biologica e del riparto colturale pre-sente, le leguminose possono essere introdotte nella rotazione come specie prative o da granella, che apportano l’azoto contenuto nelle radici e nei residui colturali, oppure come sovescio, che apporta al terreno tutta la biomassa vegetale prodotta, come raffigurato nel Grafico B.

benefici del sovescio

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Apporto di elementi nutritivi da specie non leguminose Tutte le colture da sovescio, anche non leguminose, apportano elementi nutritivi al suolo, tra i quali l’azoto. La loro funzione è quella di assorbire dal terreno le molecole già presenti nel suolo o che si rendono via via di-sponibili con il processo di mineralizzazione (vedi Glossario), di trattenerle nei tessuti vegetali e, dopo l’interramento, di metterle a disposizione delle colture successive. In questo modo, le colture da sovescio riducono le perdite di sostanze nutritive al di fuori del sistema colturale, “riciclando-le” nell’ambito della rotazione.

Contenuto di elementi nutritivi della biomassa vegetale di alcune specie da sovescio autunno-vernino e confronto con le quantità normalmente distribuite di fertilizzanti chimici e organici

SOVESCI FITOMASSA (t s.s./ha)

N P2O5 K2O Ca Mg

kg/ha

Colza 1.� - �.� �0 - �0 1� - �0 60 - 1�0 20 �.0

Segale 1.0 - �.0 20 - �0 10 - �0 �0 - 1�0 �.� 1.6

Loiessa 2.0 - �.0 20 - 100 10 - 20 �0 - 100 - -

FERTILIZZANTIQUANTITÀ

DISTRIBUITA (t t.q./ha)

Urea 0.2 �2 - - - -

Liquame suino �0 160 �0 120 - -

Letame bovino �0 1�0 100 1�0 - -

Per i sovesci di specie non leguminose, un aspetto importante è l’efficienza nell’asporto di azoto, parametro che varia a seconda della specie utilizzata e del periodo in cui viene coltivata. Le grami-nacee, ad esempio, sono molto efficaci nell’assorbire grandi quantità di azoto. L’azoto così cattura-to, una volta interrato il sovescio, sarà a disposizione per le colture successive, grazie all’azione dei microrganismi presenti nel terreno. Oltre all’azoto, i sovesci autunno-vernini favoriscono il recupero dal suolo di altri elementi nutritivi, come il fosforo ed il potassio. Anche questi nutrienti si renderanno disponibili alla coltura successiva, durante i processi di decomposizione della biomassa vegetale.

benefici del sovescio

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Riduzione delle perdite di azoto Negli ambienti dell’Italia settentrionale, il periodo autunnale e quello primaverile sono caratterizzati da precipitazioni elevate: nei terreni dove non è presente una coltura, si possono verificare ingenti perdite di azoto, sotto forma di nitrati, per lisciviazione (vedi Glossario). Questo fenomeno, va-riabile in funzione dell’andamento climatico stagionale, è più accentuato in presenza di terreni sciolti (con un’alta percentuale di sabbia) o con una non corretta gestione delle fertilizzazioni, in particolare di quelle organi-che. Ad esempio, quando si effettua lo spandimento di reflui zootecnici nel periodo autunnale e la semina del mais nella primavera successiva – lasciando così il terreno nudo per diversi mesi – una parte dell’azoto apportato con i reflui viene persa, aumentando il rischio di inquina-mento delle falde acquifere sotterranee. Per molte aziende zootecniche, tuttavia, la distribuzione dei reflui nel periodo autunnale è necessaria, sia per motivi gestionali (svuotare le vasche e garantire lo stoccaggio nei periodi in cui è vietato lo spandi-mento), sia per esigenze agronomiche (lavorazione autunnale dei terreni pesanti). In questi casi diventa indispensabile garantire una copertura vegetale del terreno mediante il ricorso ad una cover crop, che, asportan-do i nitrati presenti nel terreno, garantisce una loro minor lisciviazione.

Distribuzione di liquame su terreno nudo

benefici del sovescio

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Copertura vegetale Suolo nudo

NO3 Assorbimento

Lisciviazione Lisciviazione

Ciclo dell’azoto con copertura vegetale a confronto con il ciclo dell’azoto su suolo nudo

Chi può beneficiare dell’utilizzo di colture autunno-vernine con funzione di cover crop?Le aziende zootecniche, che apportano per più anni sullo stesso appezza-mento quantità significative di fertilizzanti organici, possono utilmente avvalersi di colture cover crop per garantire una copertura vegetale del terreno nel periodo compreso tra due colture estive. In questo modo, si aumenta l’efficienza di utilizzo dei reflui zootecnici, si risparmia sui concimi chimici e, nel contempo, si salvaguarda l’ambiente.

benefici del sovescio

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Il ricorso ad una coltura cover crop è sicuramente positivo nel caso in cui la fertilizzazione organica avvenga in autunno, poiché una parte dell’azoto contenuto nei reflui si trova in forma prontamente disponibile (circa il 60% nel liquame suino, circa il 10% nel letame bovino). Tuttavia, anche quando la loro distribuzione avviene in primavera, ad esempio per la fertilizzazio-ne del mais, la copertura del suolo nell’autunno-inverno successivo è resa necessaria dal fatto che una parte dell’azoto organico, interrato prima della coltura primaverile, mineralizza solo in autunno. Questa pratica è indicata soprattutto nei sistemi colturali in cui l’appor-to di azoto è equilibrato rispetto ai fabbisogni della rotazione. Invece, in un sistema in cui gli apporti complessivi di azoto (fertilizzazioni or-ganiche e minerali) sono decisamente più elevati rispetto ai fabbisogni delle colture, è consigliabile la scelta di una rotazione che asporti, senza restituire al terreno, la quantità massima di azoto (ad esempio erbaio autunno-vernino seguito da mais in secondo raccolto).

Cover crop di graminacea su stocchi di mais

benefici del sovescio

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Apporto di sostanza organica e miglioramento della struttura del suolo In una coltura da sovescio lo sviluppo dell’apparato radicale e l’inter-ramento della biomassa vegetale apportano una grande quantità di so-stanza organica al suolo, migliorandone nel breve periodo la struttura e le proprietà chimiche e biologiche, soprattutto se questa pratica viene ripetuta per più anni con materiale vegetale molto sviluppato.L’effetto di questi apporti sulla sostanza organica del suolo varia a seconda della specie utilizzata per il sovescio, della modalità di gestione, del tipo di suolo e delle condizioni climatiche. In particolare, il tipo di lavorazio-ne del terreno influisce in modo determinante sulla quantità di sostanza organica che si accumula nel suolo. Prove sperimentali hanno dimostrato che l’adozione di tecniche di lavorazione conservative (minima lavora-zione o semina su sodo), in associazione all’utilizzo di sovesci maturi, determina il più elevato arricchimento del terreno in sostanza organica.

Chi può beneficiare dell’utilizzo di sovesci per l’apporto di sostanza organica?In una monosuccessione o in una rotazione annuale di colture prima-verili-estive, l’inserimento di un sovescio autunno-vernino determina un evidente miglioramento delle caratteristiche del suolo, soprattutto in quei sistemi colturali in cui non è possibile effettuare fertilizzazioni organiche, specie con letame. Grazie all’aumento del tenore della sostanza organica e al mi-glioramento della struttura del terreno, si aumentano nel breve periodo la resistenza del suolo al compattamento, la capacità di infiltrazione e di immagazzina-mento dell’acqua e si diminui-sce la resistenza del suolo alla lavorazione.

Primo orizzonte di un terreno con minima lavorazione e utilizzo di colture da sovescio in cerealicoltura

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Apporto di carbonio e rapporto C/N della biomassa epigea in alcune colture da sovescio autunno-vernino a confronto con altre fonti di apporto di sostanza organica al suolo

SOVESCIO BIOMASSA (t s.s./ha)

CARBONIO(kg/ha) C/N

Colza 1.� - �.� ��0 - 1.�00 1� - 21

Segale 1.0 - �.0 �00 - 1.�00 1� - 2�

Loiessa 2.0 - �.0 �00 - 1.�00 �0 - �0

Pisello 2.0 - �.0 �00 - 1.�00 12 - 1�

Veccia vellutata 2.0 - �.0 �00 - 1.�00 10 - 1�

Trifoglio incarnato 1.0 - �.� �00 - 1.�00 1�

ALTRE FONTI DI SOSTANZA ORGANICA

QUANTITÀ DISTRIBUITA (t t.q./ha)

CARBONIO(kg/ha) C/N

Residui di mais 10 �.000 - �.�00 60 - �0

Liquame suino �0 ��0 - 1.200 6 - 12

Letame bovino �0 1.�00 - 2.�00 1� - �0

La capacità della biomassa di trasformarsi, una volta interrata, in sostanza organica stabile (umificazione) è influenzata da diversi fattori, tra cui il rapporto C/N del materiale vegetale. In particolare, i miscugli di graminacee e leguminose sono molto adatti come sovesci per l’arricchimento del terreno in sostanza organica. La scelta della specie influisce sulla quantità e sulla qualità dei residui vegetali da incorporare nel suolo, nonché sull’entità e sulle modalità di sviluppo dell’apparato radicale. La sostanza secca prodotta varia in funzione della specie e dell’epoca di coltivazione.

Anche le aziende che utilizzano liquami e liquiletami – privi, o quasi, di materiale vegetale fibroso e pertanto in grado di formare poco “humus” (vedi Glossario) – possono avvantaggiarsi della pratica del sovescio per fornire sostanza organica al terreno, oltre che per ridurre le perdite di azoto.

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Il meccanismo di rilascio degli elementi nutritivi ed i processi di umificazione

Il processo di degradazione cui va incontro il materiale vegetale una volta interrato è svolto dalla pedofauna e dalle comunità microbiche e fungine presenti nel suolo. La decomposizione della sostanza organica è influenza-ta da fattori ambientali, quali temperatura e umidità del terreno, ma anche dalle caratteristiche della biomassa interrata. In particolare, il rapporto tra carbonio e azoto (C/N) dei tessuti vegetali è fondamentale per determinare il tipo di processo di trasformazione cui il materiale va incontro. Un rapporto C/N ottimale per la rapida decomposizione della biomassa vegetale è com-preso tra 15:1 e 25:1. Il valore dipende dalla specie e dallo stadio di sviluppo della coltura nel momento in cui avviene l’interramento. Per quanto riguar-da la specie, i residui delle graminacee (loiessa, segale, ecc.) hanno media-mente un rapporto C/N elevato e pertanto decompongono lentamente, ri-lasciando gradualmente gli elementi nutritivi di cui sono composti. Inoltre, la disponibilità di azoto nel suolo può inizialmente diminuire per effetto del loro interramento e dell’utilizzo dell’azoto da parte della flora microbica per moltiplicarsi. Altre specie, appartenenti ad esempio alla famiglia delle brassicacee, hanno un rapporto C/N della biomassa vegetale più equilibra-to e rilasciano più rapidamente l’azoto asportato dal suolo durante la loro crescita. Infine, la consociazione tra graminacee e leguminose permette di avere una massa vegetale adeguatamente dotata di carbonio (dalla fibra e cellulosa delle graminacee) e di azoto (dalle proteine delle leguminose) che verrà degradata più facilmente, rilasciando elementi nutritivi per la coltura successiva e favorendo la formazione di nuovo humus. Per quanto riguarda, invece, l’epoca di trinciatura del sovescio, è importante sapere che dopo la fioritura la quantità di fibra (carbonio) nei tessuti vege-tali aumenta, mentre la concentrazione di proteine (azoto) diminuisce, con un conseguente aumento del rapporto C/N e la produzione di un materiale più difficile da degradare.

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1�

CO2 • H2O • NH4+ • NO3

- • H2PO4-

SO42- • K+ • Mg2+ • Fe3+

MINERALIZZAZIONE

Biomassa vegetale

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Attività biocida Alcune specie vegetali contengono delle sostanze in grado di esplicare un’elevata attività fungicida, nematocida e insetticida, una volta interra-te nel terreno. Il sovescio di queste piante, oltre a fornire tutti i noti effetti benefici dei sovesci convenzionali - come il miglioramento delle carat-teristiche chimiche e fisiche dei terreni, minori perdite per dilavamento, minore erosione - consente di combattere alcuni patogeni del terreno, proprio in virtù dell’azione biocida svolta dalle molecole contenute nei tessuti vegetali.Le specie più diffuse, per questo tipo di sovescio, appartengono alla famiglia delle Brassicaceae. Le selezioni operate su Brassica juncea, Brassica napus, Eruca sativa, Raphanus sativus hanno permesso di ottenere cultivar con un elevato contenuto di glu-cosinati, sostanze in grado di liberare composti che svolgono una vera e propria azione fumi-gante del terreno.L’impiego delle piante biocide rappresenta, pertanto, un’impor-tante strategia finalizzata alla ri-duzione dell’impatto ambientale dell’attività agricola, in modo particolare per la coltivazione delle piante orticole, che richiedo-no un cospicuo impiego di mezzi tecnici e rotazioni molto strette. Il sovescio di queste specie è un’efficace alternativa ai mezzi chimici usualmente impiegati per il contenimento dei parassiti terricoli, ovvero fumiganti e geodisinfestanti, sicuramente poco rispettosi dell’ambien-te a causa della loro persistenza, della scarsa o nulla selettività (poiché agiscono per asfissia), nonché delle elevate dosi di impiego.

Brassicacea (Brassica Juncea)

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Campo di colza

benefici del sovescio

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LA corretta scelta di specie ed agrotecnica è fondamentale per au-mentare i vantaggi del sovescio ed evitare potenziali problemi. Innanzitutto, è importante avere chiari gli obiettivi del ricorso a

questa pratica nella propria azienda (apportare azoto, ridurre le perdite di azoto, apportare sostanza organica), tenendo conto delle condizioni agro-nomiche in cui si introdurrà questa tecnica (ad es. tipo di suolo, disponibi-lità di acqua, successione colturale). Inoltre, la pratica del sovescio, come qualunque altra pratica colturale che si vuole introdurre in azienda, necessita di un approccio graduale ed attento. È consigliabile quindi iniziare su piccoli appezzamenti dove affinare la pratica, per poi estenderla ad altre superfici, provando diverse specie o miscugli per trovare quelli ottimali per i propri terreni aziendali.

Scelta delle specie Per adottare la pratica del sovescio con successo è indispensabile indi-viduare la specie o il miscuglio che possano conseguire i benefici sperati (miglioramento della struttura del suolo, apporto di azoto, effetto biocida) e che siano conciliabili con il sistema colturale in cui si inseri-scono: introdurre un sovescio nella rotazione colturale può non essere facile. Specie caratterizzate da una germinazione rapida, una crescita vigorosa e che richiedono una gestione agronomica minima sono le più adatte per questo tipo di utilizzazione. I primi due aspetti sono impor-tanti anche per favorire la competizione nei confronti delle specie infe-

Specie da sovescio e agrotecnica

specie da sovescio e agrotecnica

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stanti. Inoltre, nelle regioni del Nord Italia, un’altra caratteristica richie-sta alle specie utilizzate per i sovesci autunno-vernini è la resistenza al freddo. Per queste ragioni, i sovesci autunno-vernini di leguminose sono prevalentemente costituiti da alcune varietà di veccia o di pisello, dato che trifogli e medica crescono più lentamente e sono poco competitivi nei confronti delle infestanti; tra le graminacee, alcune specie (es. loiessa e segale) sono più adatte a questa pratica rispetto ad altre. Tuttavia, in molte situazioni, i migliori risultati possono essere ottenuti da un mi-scuglio di diverse specie, ad esempio di graminacee e leguminose, che permette di combinare i vantaggi e diminuire gli svantaggi delle singole specie utilizzate, sia nella fase di crescita, sia dopo l’interramento.

Cover crop di segale

specie da sovescio e agrotecnica

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Agrotecnica Preparazione del terreno e seminaLa preparazione del terreno per la semina può essere eseguita con modalità differenti a seconda del tipo di terreno, dei residui lasciati dalla coltura precedente, della specie seminata e del risultato che si vuole ottenere con il sovescio. In genere si ricorre ad una minima lavorazione con un erpice, che può essere effettuata anche dopo la semina a spaglio, con l’unica finalità di interrare il seme distribuito, ma si può anche effettuare una “non lavorazione” (zero tillage), con semina diretta del sovescio.La semina può avvenire con una seminatrice a file oppure utilizzando uno spandiconcime per la semina a spaglio. In questo secondo caso, la dose di semente deve essere aumentata ed è necessario eseguire una leggera erpicatura per consentire l’interramento del seme, con un erpice a denti elastici o rigidi.

Semina su sodo di una coltura da sovescio su residui trinciati di mais da granella

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Semina a spaglio con spandiconcime centrifugo di una coltura da sovescio su residui trinciati di mais

Epoca e modalità di interramentoIn generale, l’epoca di interramento ottimale si ha quando la coltura del sovescio è in fase di prefioritura, inizio fioritura. In questa fase, infatti, la pianta ha raggiunto il suo massimo sviluppo ed i suoi tessuti vegetali hanno un contenuto equilibrato in fibre e proteine che ne permetterà una più rapida degradazione. Inoltre, la rimozione nel momento ottimale della coltura da sovescio riduce il rischio che questa si sviluppi successi-vamente, infestando la coltura principale. La trinciatura del sovescio si esegue con una macchina trinciatrice ed è finalizzata allo sminuzzamento del materiale vegetale in modo da fa-cilitarne l’interramento e la degradazione da parte degli organismi del terreno. È importante lasciare essiccare il materiale trinciato prima del-l’interramento (almeno 48 ore), ma soprattutto non interrarlo troppo profondamente per evitare processi di fermentazione negativi per lo

specie da sovescio e agrotecnica

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sviluppo radicale della coltura successiva. L’interramento serve a rime-scolare il materiale vegetale con gli strati superficiali di terreno (non oltre 10-20 cm) nel modo più omogeneo possibile e può essere eseguito con una zappatrice, un erpice a dischi o, al limite, effettuando un’aratura superfi-ciale. L’interramento superficiale del sovescio dà risultati nettamente su-periori rispetto all’interramento mediante aratura. Quindi, nel caso in cui fosse necessaria un’aratura prima della semina della coltura primaverile-estiva, è sufficiente effettuare questa operazione in un secondo momento.

SOVESCI QUANTITÀ DI SEME (kg/ha)

Colza 10 - 1�

Segale 1�0 - 200

Loiessa 20 - �0

Veccia vellutata �0 - 120

Trifoglio incarnato �0 - �0

Segale + Veccia vellutata 1�0 + �0

Loiessa + Veccia vellutata 20 + �0

specie da sovescio e agrotecnica

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Aspetti da valutare con attenzioneBilancio idricoTutte le colture da sovescio richiedono acqua per la crescita. Tuttavia, nelle nostri regioni, in condizioni di normale andamento delle piogge, i sovesci autunno-vernini hanno un impatto relativamente basso sulla disponibilità di acqua nel suolo per la coltura principale che segue. Inoltre, la copertura vegetale nei mesi autunnali e invernali permette una buona infiltrazione nel suolo dell’acqua di precipitazione, grazie alla ri-duzione della crosta superficiale (minor ruscellamento durante i periodi di pioggia) ed all’aumento della porosità. Infine, il ricorso abituale alla pratica del sovescio, aumentando la sostanza organica e migliorando la struttura del suolo, produce un effetto positivo sulla capacità del terreno di trattenere l’acqua.

Azione di controllo delle infestantiL’utilizzo di colture da sovescio autunno-vernine può favorire il controllo delle infestanti, mediante la copertura del suolo e quindi la competizione e soppressione di specie indesiderate. Alcune specie, come la loiessa, la segale e il rafano, sono particolarmente adatte a questo scopo, data la loro crescita vigorosa e l’ottima copertura del suolo. Altre specie, come i trifogli, sono meno competitive e non permettono una riduzione delle infestanti. Tuttavia, alcune specie da sovescio, se gestite male, soprattutto in relazione all’epoca ed alle modalità del loro interramento, possono causare a loro volta un problema di infestazione sulla coltura seguente, che però è sempre controllato con facilità dalle normali pratiche di lotta alle infestanti.

specie da sovescio e agrotecnica

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Schede delle specie da sovescio

specie da sovescio e agrotecnica

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Schede delle specie e dei miscugli da sovescio

Caratteri botaniciIl colza (Brassica napus) è una pianta originaria del bacino mediterraneo, appartenente alla famiglia delle crucifere. Il colza coltivato è un’erbacea annuale, che presenta varietà primaverili e varietà autunno-vernine. L’apparato radicale è fittonante e si espande soprattutto nei primi 35-40 cm di suolo, arrivando al massimo alla profondità di 70-80 cm. Il fusto, eretto e ramificato, normalmente raggiunge 1,5 m di altezza, con circa 20 foglie. L’infiorescenza a grappolo è terminale ed è formata da 150-200 fiori ermafroditi. La fioritura è scalare e procede dalla base verso l’apice dei vari rami dell’infiorescenza, protraendosi per circa un mese.

Ciclo biologicoIn Italia, il colza viene seminato tra metà settembre e metà ottobre; le due foglie cotiledonari emergono dal terreno dopo 1-2 settimane; successivamente vengono emesse nuove foglie che formano una rosetta. Questo è lo stadio di massima resistenza al freddo (6-8 foglie), con il quale il colza è in grado di resistere anche a molti gradi sotto zero (-15°C). É importante, quindi, che la pianta raggiunga lo stadio di rosetta con 6-8 foglie prima del sopraggiungere dell’inverno. La levata inizia nella seconda metà di marzo, mentre la fioritura inizia nella prima decade di aprile. L’accrescimento della pianta continua anche nella fase di fioritura e si arresta in concomitanza con l’antesi dei fiori più alti.

COLZABrassica napus

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Esigenze pedoclimaticheIl colza è una pianta microterma, cioè non necessita di temperature particolarmente elevate per svilupparsi. Lo zero di vegetazione è a 6-8°C. Le varietà autunnali resistono molto bene al freddo, purchè siano allo stadio di rosetta e non vi siano ristagni d’acqua. La pianta, nel complesso, non è particolarmente esigente: predilige terreni profondi, freschi, fertili e leggeri, si adatta a quelli argillosi, calcarei e torbosi, purché ben drenati. Il colza tollera sufficientemente la salinità e si adatta a diversi pH del terreno.

Tecnica colturale per il sovescioLa preparazione di un buon letto di semina è uno degli aspetti più delicati della tecnica colturale del colza, a causa delle dimensioni ridotte del seme. Questa può essere effettuata con un’aratura superficiale, seguita da operazioni di affinamento, oppure con una minima lavorazione con erpice. La semina è in genere effettuata tra la metà di settembre e la metà di ottobre, in modo da far raggiungere alla pianta lo stadio di rosetta al sopraggiungere dei primi freddi. L’investimento teorico può variare da 100 a 120 piante/m2 per ottenere, alla fine dell’inverno, una densità di 40-60 piante/m2. Il quantitativo di seme necessario varia da 8 a 15 kg/ha, in funzione della varietà e della modalità di semina. Si possono impiegare seminatrici per frumento regolate per una distanza tra le file di 30 cm, o seminatrici di precisione, mentre il risultato di una semina a spaglio, effettuata per ridurre i costi del sovescio, può essere incerto. Una densità di piante elevata rimane comunque un mezzo agronomico importante per aumentare la densità radicale e quindi l’assorbimento dei nitrati. Il sovescio di colza è utile per fornire sostanza organica al suolo, controllare le infestanti e migliorare la fertilità del terreno. Inoltre, è utilizzata come catch crop (vedi Glossario), grazie alla sua capacità di accumulare l’azoto residuo del terreno, riducendo la lisciviazione di nitrati. Infine, il rapporto C/N non troppo elevato della biomassa del colza (da 14 a 21), permette, una volta interrata, una sua rapida decomposizione, con rilascio degli elementi nutritivi e una buona resa in humus.

COLZABrassica napus

Schede delle specie e dei miscugli da sovescio

specie da sovescio e agrotecnica

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Caratteri botanici e ciclo biologicoLa provenienza della segale (Secale cereale) è incerta, poiché questo cereale deriva da una delle quattro specie selvatiche di Secale presenti nell’Europa sudorientale e nell’Asia occidentale. Il culmo è molto alto (1,5-2 metri) e sottile e le foglie, di colore verde glauco, hanno una lamina corta e più stretta del frumento. L’accestimento della segale è minore di quello del frumento e avviene con maggior ritardo. Nelle fasi successive di vegetazione, invece, questa pianta è più rapida e più precoce. La spiga terminale è generalmente lunga e sottile, con spighette di norma triflore, ma con il terzo fiore sterile, per cui si hanno due cariossidi per spighetta. La fecondazione è generalmente incrociata (pianta allogama ad impollinazione anemofila), poiché la specie ha un sistema di autoincompatibilità.

Esigenze pedoclimaticheLa segale è una specie molto rustica ed adattabile a zone agricole difficili e marginali (ad esempio in montagna). Produce più del frumento e dell’orzo in terreni acidi, sabbiosi e magri; ha un’ottima resistenza al freddo e minori esigenze termiche per compiere il suo ciclo vegetativo, rispetto al frumento e agli altri cereali.

SEGALESecale cereale

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Tecnica agronomica per il sovescioLa semina della segale può avvenire tra la fine di settembre e l’autunno inoltrato, poiché sono sufficienti temperature di 3-5° C per la germinazione. La quantità di seme da utilizzarsi è di 150-200 kg/ha e la semina può essere effettuata anche a spaglio, riducendo così i costi del sovescio.L’adattabilità, la resistenza al freddo e la rusticità rendono la segale una delle migliori specie da sovescio nelle zone a clima freddo e su terreni poco fertili. La crescita vegetativa rapida e vigorosa, che continua anche durante i periodi più freddi (zero di vegetazione a 4°C), permette, tra l’altro, d’interrare la coltura abbastanza precocemente, liberando il terreno per la coltura da reddito. La segale è utilizzata come sovescio per apportare sostanza organica al terreno grazie ad un apparato radicale particolarmente esteso che è in grado di migliorare notevolmente la struttura del suolo. É, inoltre, una specie ottima come cover crop per la riduzione della lisciviazione dei nitrati e per la competizione nei confronti delle specie infestanti. Un aspetto importante da tenere in considerazione, tuttavia, è che i residui di segale, quando interrati, a causa dell’elevato contenuto in fibra si decompongono lentamente, sottraendo azoto alla coltura successiva. Per evitare questo inconveniente è necessario trinciare la coltura nella fase di prefioritura, oppure seminare la segale in consociazione con una specie leguminosa, ad esempio veccia vellutata, che, fornendo azoto, aumenti il rapporto C/N della biomassa vegetale, facilitandone la decomposizione.

SEGALESecale cereale

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Caratteri botanici e ciclo biologicoLa loiessa o Loietto italico o loglio italico (Lolium multiflorum L.) è una graminacea foraggera molto produttiva. Originaria del mediterraneo, è stata introdotta in Italia, ed in particolare nella Pianura Padana, da cui si è diffusa in Europa ed anche in altri continenti.É una specie annuale o biennale, alta 40-100 cm, a cespi eretti, che si differenzia dal Lolium perenne per le spighette aristate. Tra le graminacee microterme, la loiessa è certamente quella a crescita più rapida e con una produttività più elevata. Cresce vigorosamente fino al periodo di dormienza, resiste bene all’inverno, riprende velocemente la crescita vegetativa in primavera, fiorisce tra aprile e maggio e matura a metà giugno.

Esigenze pedoclimaticheLa loiessa è una tipica coltura da erbaio delle zone temperate. La temperatura ideale per la crescita vegetativa è di 18-20 °C, mentre lo zero di vegetazione è di 2-3 °C. Può germinare anche a temperature molto basse (1-2 °C) e, se ben insediata, resiste anche agli inverni rigidi. La loiessa manifesta appieno la propria potenzialità con una buona disponibilità di elementi nutritivi, in particolare di azoto.

LOIESSALolium multiflorum

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specie da sovescio e agrotecnica

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Tecnica agronomica per il sovescioGli aspetti che rendono questa coltura particolarmente adatta come sovescio autunno-vernino sono molteplici. Innanzitutto non presenta particolari difficoltà di impianto, anche quando il terreno non è perfettamente preparato, ha un calendario di semina molto ampio, la crescita vegetativa si protrae fino al tardo autunno ed ha una precoce ripresa vegetativa dopo l’inverno. Inoltre, manifesta un’elevata aggressività rispetto alle malerbe. La semina della loiessa si può eseguire da agosto a ottobre, utilizzando 25-30 kg/ha di seme, nel caso di semina in purezza. Può essere effettuata con la seminatrice da frumento, oppure a spaglio. Il momento ottimale per l’interramento coincide con la fase di prefioritura, ossia né troppo presto per evitare un ricaccio, né troppo tardi per non avere una biomassa di lenta e difficile decomposizione. La loiessa è un’ottima cover crop, compete molto bene con le infestanti e fornisce al terreno buone quantità di sostanza organica. Può essere seminata in consociazione con il trifoglio violetto o con la veccia vellutata per aumentare il contenuto di azoto del materiale vegetale sovesciato.

Lolium multiflorumLOIESSA

Schede delle specie e dei miscugli da sovescio

Erbaio di loiessa

specie da sovescio e agrotecnica

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Caratteri botanici e ciclo biologicoLa veccia vellutata o villosa (Vicia villosa) è una pianta originaria dell’Europa e dell’Asia. È una leguminosa annuale, talvolta biennale, a ciclo vernino. Ha portamento prostrato, con steli angolosi ramificati e molto fogliosi, lunghi in media 100-120 cm, ma che possono raggiungere anche 200 cm. In genere, è alta non più di 100-120 cm. Le foglie sono composte da 4-12 paia di foglioline e terminano con cirri. I numerosi fiori (10-40), di colore violaceo-azzurro, sono raccolti in lunghi racemi. I semi sono piccoli, sferici, neri e di dimensione leggermente variabile. Ha un apparato radicale fittonante che può raggiungere un metro di profondità. La veccia vellutata, seminata in autunno, ha una crescita vegetativa lenta durante l’inverno, cui segue una ripresa molto vigorosa nella primavera successiva.

Esigenze pedoclimaticheLa veccia vellutata è una specie più rustica e più resistente al freddo rispetto alla veccia comune (Vicia sativa). Si adatta anche a climi caldi e asciutti (temperatura di vegetazione: 4-21 °C), nonchè a terreni acidi ed alcalini, sopportando un pH compreso tra 5 e 8. Predilige terreni sabbiosi ma si adatta bene anche a quelli argillosi, purchè ben drenati.

VECCIAVicia villosa

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specie da sovescio e agrotecnica

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Il sovescio di veccia vellutataIl sovescio di veccia vellutata occupa il terreno tra ottobre ed aprile. La crescita ridotta durante l’inverno e la prima parte della primavera rende questa pianta, quando seminata in purezza, poco adatta come cover crop. Con un interramento troppo precoce, si ha una ridotta quantità di biomassa vegetale, a differenza, invece, di quella ottenibile con una trinciatura eseguita ad aprile, allo stadio di piena fioritura. Come specie leguminosa, la veccia vellutata può apportare notevoli quantità di azoto alle colture successive, anche superiori a 200 kg/ha, soprattutto se la pianta viene lasciata in campo fino a primavera inoltrata. Viene generalmente usata in consociazione con graminacee, come la loiessa o la segale, per ridurre gli svantaggi caratteristici di entrambe le specie (ridotta copertura del suolo in inverno della veccia; lenta decomposizione del materiale vegetale delle graminacee in purezza).

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VECCIAVicia villosa

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L’ immediato beneficio economico derivante dall’introduzione di una coltura da sovescio in rotazione è il risparmio in fertilizzanti azotati che, in molti casi, può essere sufficiente a coprire i costi della pratica.

I benefici sul lungo periodo, invece, sono legati in particolare all’aumen-to della sostanza organica del suolo che comporta un miglioramento della sua struttura, nonché della fertilità. Nella maggior parte dei casi, i benefici di lungo periodo possono essere apprezzati nelle stagioni più svantaggiose da un punto di vista climatico. Altri vantaggi economici che derivano dall’utilizzo di sovesci possono essere un minor ricorso agli erbicidi e, nel caso dell’utilizzazione di specie biocide, un risparmio in prodotti fitosanitari.

Esempio di calcolo di costi e benefici del sovescioPer confrontare alcune tecniche agronomiche con tre differenti colture da sovescio, nell’autunno 2007, dopo la raccolta del mais, è stato allestito un campo prova su un terreno messo a disposizione da una azienda zootecnica di Riva presso Chieri. La prova, prevista nell’ambito del Programma di Divulgazione Agricola del Servizio Agricoltura della Provincia di Torino, è stata alla base di una puntuale valutazione dei costi relativi a ciascuna modalità. Per i costi delle singole operazioni sono state usate le tariffe delle lavorazioni agro-meccaniche, in vigore nel 2006, per la provincia di Torino.

Sovescio: un costo o un risparmio?

sovescio: un costo o un risparmio?

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Costi indicativi per la realizzazione di una coltura da sovescio secondo tre modalità

LAVORAZIONI Semina su sodo€/ha

Semina + erpicatura€/ha

Semina a spaglio€/ha

Trinciatura degli stocchi

non conteggiata non conteggiata -

Semina �6,00 �1,00 �1,00

Erpicatura - ��,00 -

Trinciatura della massa

6�,00 6�,00 non conteggiata

Interramento superficiale

��,00 ��,00 ��,00

Aratura non conteggiata non conteggiata non conteggiata

Totale 219,00 252,00 109,00

I percorsi realizzati sono:

• trinciatura degli stocchi e semina su sodo;

• trinciatura degli stocchi, semina a spaglio con spandiconcime e interramento con erpice rotante;

• semina a spaglio con spandiconcime su stocchi non trinciati.

Nella primavera successiva sono stati previsti, per tutti e tre i percorsi, una trinciatura della massa con trinciastocchi, l’interramento superficiale della massa con erpice e l’aratura per la preparazione del letto di semina della coltura successiva.I costi relativi ad un passaggio con il trinciastocchi e all’aratura non sono stati considerati nel calcolo, poiché queste lavorazioni verrebbero comunque eseguite anche in assenza della coltura da sovescio. Più in particolare, nella semina a spaglio su stocchi, la trinciatura di questi ultimi coincide con quella del sovescio, effettuata in primavera.

sovescio: un costo o un risparmio?

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COLTURA QUANTITÀ DI SEME (kg/ha)

PREZZO DELLA SEMENTE

(€/kg)

COSTO TOTALE (€/ha)

Colza 10 - 1� �,00 - 10,00 60,00 - 120,00

Segale 1�0 - 200 0,�0 - 0,�0 10�,00 - 1�0,00

Loiessa 20 - �0 1,�0 - 1,�0 ��,00 - �6,00

Veccia vellutata �0 - 120 1,�0 - 2,10 1�2,00 - 2�2,00

Al costo delle lavorazioni, va aggiunto quello relativo alla semente, qualora non sia possibile produrla in azienda. Valori indicativi per l’ac-quisto della semente sono riportati nella tabella seguente.

Per quanto concerne il beneficio derivante dal sovescio, questo può essere valutato in termini di apporti di elementi nutritivi e di sostanza organica al suolo. A titolo esemplificativo, nella tabella a pagina 42 sono riportati i costi per l’acquisto di letame ed eventualmente concimi minerali per ap-portare quantità equivalenti di N, P2O5 e K2O, rispetto a quelle derivanti dai sovesci.

sovescio: un costo o un risparmio?

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Costi per l’acquisto di letame ed eventualmente concimi minerali per apportare quantità equivalenti di N, P2O5 e K2O, rispetto a quelle derivanti dai sovesci

TIPO DI APPORTO

PRODUZIONEQUANTITÀ N

kg/haP2O5

kg/haK2O

kg/haCOSTI€/ha

t t.q./ha t s.s./ha

Sovescio di colza

1� - �2 1.� - �.� �0 - �0 1� - �0 60 - 1�0

Letame bovino 6 - 1� 1.� - �.� �2 - �� 2� - �6 �� - 1�2 120,00 - 2�0,00

Sovescio di segale

� - 2� 1.0 - �.0 20 - �0 20 - �0 �0 - 1�0

Letame bovino � – 16 1.0 - �.0 2� - 112 16 - 6� �2 - 20� �0,00 - �20,00

Sovescio di loiessa

11 - 21 2.0 - �.0 �0 - 6� 1� - �� �0 - 1�0

Letame bovino � – 16 2.0 - �.0 �6 - 112 �2 - 6� 10� - 20� 160,00 - �20,00

Sovescio di veccia vellutata

1� - 2� 2.0- �.0 �0 - 160 2� - �� �0 - 1�0

Letame bovino � - 16 2.0 - �.0 �6 - 112 �2 - 6� 10� - 20� 160,00 - �20,00

Urea (�6%) 0.060 - 0.1 2� - �� 2�,00 - ��,00

Totale �� - 160 �2 - 6� 10� - 20� 1��,00 - ���,00

sovescio: un costo o un risparmio?

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Azotofissazione La fissazione dell’azoto atmosferico o azotofissazione consiste nella ri-duzione dell’azoto molecolare presente in atmosfera (N2) in azoto am-moniacale (NH3). Nel caso delle leguminose, tale processo è svolto dai batteri del genere Rhizobium, che si localizzano nell’apparato radicale della pianta ospite, inducendo la formazione dei tipici noduli radicali.

Humus La sostanza organica di un terreno può essere suddivisa in composti umici e non umici. La frazione non umica è rappresentata da diverse molecole (ad esempio proteine, polissaccaridi, lignina, lipidi), la cui classificazio-ne chimica è definibile. L’humus, invece, è rappresentato da composti derivati da processi di decomposizione e di rielaborazione della sostanza organica da parte dei microrganismi, la cui struttura è molto complessa e la composizione chimica è indefinita. Rappresenta la parte più attiva della sostanza organica del terreno ed influisce sulle proprietà chimiche e fisiche del terreno.

LisciviazioneQuando le acque piovane o d’irrigazione sono in eccesso rispetto alla capacità del terreno di trattenerle, queste percolano negli strati di suolo più profondi. Questo trasporto può coinvolgere anche gli elementi chimici

Glossario

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solubili non trattenuti dalle particelle del terreno stesso. Tale processo si chiama lisciviazione e allontana alcune sostanze nutritive (ad esempio i nitrati) dagli orizzonti di suolo esplorati dalle radici delle piante, portan-dole negli strati più profondi, interessati dalle falde acquifere.

Mineralizzazione La mineralizzazione consiste nella degradazione completa di un composto organico in composti inorganici semplici (ad esempio CO2, NH4

+), ed è operata generalmente da microrganismi o funghi.

Cover crop Si definisce cover crop qualunque coltura seminata per ottenere la coper-tura del suolo, senza considerare se verrà successivamente interrata. Le cover crop sono comunemente utilizzate per prevenire l’erosione del suolo da parte dell’acqua e del vento nelle colture poliennali, e per evitare la lisciviazione dei nitrati nelle rotazioni annuali (catch crop).

Sovescio (green manure)Il sovescio è una coltura, pura o in miscuglio, coltivata per essere inter-rata, prima che abbia finito il suo ciclo naturale di sviluppo, allo scopo di migliorare la fertilità del suolo.

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