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1 N.6, novembre/dicembre 2018 Siamo come tra due fuochi: tutto dice che «appartenere con tessera» sa di vecchio, ma d’altro canto registriamo quanta voglia c’è di appar- tenere e di essere «tenuti presente» in contesti forti. Ai cari soci dell’AC dico che non finiscono mai di stupirmi perché ten- gono accesi questi due fuochi in modo da non renderli un pericolo ma un punto di luce per orientarsi. Imparo l’abitudine intelligente di chi afferma ogni volta senza dubbio che non è questo il tempo di sfasciare i pochi corpi collettivi rimasti – e l’AC è fra quelli – in attesa di riscoprire che innanzitutto la nostra società civile non smette di avere bisogno dei molti modi di camminare insieme in organizzazioni intermedie che sappiano fare della nostra voce un coro armonico. Imparo poi da altri che non si subisce qualcosa di stanco e statico e che non si aderisce a ciò che non tocca il cuo- re della vita. Ecco allora che molti amici, giovani e meno giovani, prendono e lasciano la tessera, oppure non la prendono mai perché vogliono essere molto sicuri che sia piena di verità e adatta a loro. Sì, imparo molto anche da costoro (li chiamiamo i simpatizzanti? Uno dei nostri pungoli critici?), che rendono comunque importante l’avvicen- darsi degli iscritti e ricordano a tutti che ogni buona abitudine è scavata da una continua ricerca di senso. Forse sono troppo preoccupata di comporre, ma ritengo con buo- na convinzione che il modello vincente oggi sia proprio un bell’intreccio tra fedeltà granitica e dubbio cocente, verso la creazione di un modo di stare insieme che contempli un amore soli- do per Gesù Signore e la sua Chiesa multiforme sparsa nel mondo con un continuo provare a definire e ridefinire i modi che ci fanno tradurre la Parola di Dio nella vita dei molti e dei diversi. Passiamo da un copione chiaro e consolidato a un canovaccio nel quale si recita a soggetto e continuamente i passanti possano fermarsi e salire sul palcoscenico del «noi», possano esibirsi nella bellezza di essere un nucleo pensante, un pensiero collettivo, una mediazione possibile, un contesto plurale. C’è una pluralità da riscoprire per essere tutti più ricchi, facendo in modo che le solitudini e i talenti nei singoli caseggiati si fondano per ridurre fragilità, spese sociali, drammi urbani. C’è una pluralità ecclesiale da riscoprire per restituire alla Chiesa il suo volto di popolo in cammino, nomade tra gli ambienti della vita quotidiana, numeroso e stanziale quando si celebra l’Eucarestia prima di rimetter- si di nuovo in marcia. Non disdegno un’AC mite e fantasiosa che raduni e faccia parlare le competenze: le mamme fra loro, i nonni fra loro, gli operai fra loro, i politici, gli insegnanti, gli infermieri e gli educatori sociali… un elenco che ci vorrebbe tutto il giornale per rendere verosimile. Competenti della vita che, in nome di una solidità della fede data dal meditare la Parola, parlino e offrano strumenti di discernimento a tutti, trovando modi per invitare, conoscere, comuni- care, far comunicare e sostenere economicamente, ovvero per rendere concreta oggi la diffusione di un messaggio bello e vero che scavi le coscienze. Nel centro diocesano si sta elaborando qualche modello di confronto tra competenze e mi riferisco agli ormai noti gruppi che «lavorano per noi» producendo modelli, materiali e occasioni: teolo- gico, pedagogico, degli impegnati nelle amministrazioni e in politica, dei fidanzati, dei laureati, degli studenti, degli universitari, dei lavoratori, degli esperti in economia e sostenibilità. Nel territorio, la valorizzazione delle competenze e la costruzione di voci collettive che siano frutto di discernimenti puntuali sulla vita può diventare quella nuova fisionomia dell’AC che stiamo contribuendo a costruire ed accogliere. Il tutto in un dialogo tra le generazioni che in questo anno è proprio oggetto di studio per i responsabili associativi. Vedo ancora un gran bel lavoro per questa AC che non può stancarsi di essere servizio e gioia. Silvia Landra Presidente diocesana AC ambrosiana FEDELTÀ E DUBBIO: I DUE POLI ENTRO CUI OGGI SI MUOVE L’ESPERIENZA DI AC

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N.6, novembre/dicembre 2018

Siamo come tra due fuochi: tutto dice che «appartenere con tessera» sa di vecchio, ma d’altro canto registriamo quanta voglia c’è di appar-tenere e di essere «tenuti presente» in contesti forti. Ai cari soci dell’AC dico che non finiscono mai di stupirmi perché ten-gono accesi questi due fuochi in modo da non renderli un pericolo ma un punto di luce per orientarsi. Imparo l’abitudine intelligente di chi afferma ogni volta senza dubbio che non è questo il tempo di sfasciare i pochi corpi collettivi rimasti – e l’AC è fra quelli – in attesa di riscoprire che innanzitutto la nostra società civile non smette di avere bisogno dei molti modi di camminare insieme in organizzazioni intermedie che sappiano fare della nostra voce un coro armonico. Imparo poi da altri che non si subisce qualcosa di stanco e statico e che non si aderisce a ciò che non tocca il cuo-re della vita. Ecco allora che molti amici, giovani e meno giovani, prendono e lasciano la tessera, oppure non la prendono mai perché vogliono essere molto sicuri che sia piena di verità e adatta a loro. Sì, imparo molto anche da costoro (li chiamiamo i simpatizzanti? Uno dei nostri pungoli critici?), che rendono comunque importante l’avvicen-darsi degli iscritti e ricordano a tutti che ogni buona abitudine è scavata da una continua ricerca di senso. Forse sono troppo preoccupata di comporre, ma ritengo con buo-na convinzione che il modello vincente oggi sia proprio un bell’intreccio tra fedeltà granitica e dubbio cocente, verso la creazione di un modo di stare insieme che contempli un amore soli-do per Gesù Signore e la sua Chiesa multiforme sparsa nel mondo con un continuo provare a definire e ridefinire i modi che ci fanno tradurre la Parola di Dio nella vita dei molti e dei diversi. Passiamo da un copione chiaro e consolidato a un canovaccio nel quale si recita a soggetto e continuamente i passanti possano fermarsi e salire sul palcoscenico del «noi», possano esibirsi nella bellezza di essere un nucleo pensante, un pensiero collettivo, una mediazione possibile, un contesto plurale. C’è una pluralità da riscoprire per essere tutti più ricchi, facendo in modo che le solitudini e i talenti nei singoli caseggiati si fondano per ridurre fragilità, spese sociali, drammi urbani. C’è una pluralità ecclesiale da riscoprire per restituire alla Chiesa il suo volto di popolo in cammino, nomade tra gli ambienti della vita quotidiana, numeroso e

stanziale quando si celebra l’Eucarestia prima di rimetter-si di nuovo in marcia. Non disdegno un’AC mite e fantasiosa che raduni e faccia parlare le competenze: le mamme fra loro, i nonni fra loro, gli operai fra loro, i politici, gli insegnanti, gli infermieri e gli educatori sociali… un elenco che ci vorrebbe tutto il giornale per rendere verosimile. Competenti della vita che, in nome di una solidità della fede data dal meditare la Parola, parlino e offrano strumenti di discernimento a tutti, trovando modi per invitare, conoscere, comuni-care, far comunicare e sostenere economicamente, ovvero per rendere concreta oggi la diffusione di un messaggio bello e vero che scavi le coscienze. Nel centro diocesano si sta elaborando qualche modello di confronto tra competenze e mi riferisco agli ormai noti gruppi che «lavorano per noi» producendo modelli, materiali e occasioni: teolo-gico, pedagogico, degli impegnati nelle amministrazioni e in politica, dei fidanzati, dei laureati, degli studenti, degli universitari, dei lavoratori, degli esperti in economia e sostenibilità. Nel territorio, la valorizzazione delle competenze e la costruzione di voci collettive che siano frutto di discernimenti puntuali sulla vita può diventare quella nuova fisionomia dell’AC che stiamo contribuendo a costruire ed accogliere. Il tutto in un dialogo tra le generazioni che in questo anno è proprio oggetto di studio per i responsabili associativi. Vedo ancora un gran bel lavoro per questa AC che non può stancarsi di essere servizio e gioia.

Silvia LandraPresidente diocesana AC ambrosiana

FedeLtà e dubbio:i due poLi entro cui oggi Si muove L’eSperienza di ac

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Nella nostra quotidiana esperienza di vita ci sono tempi attesi come rigeneranti. Spesso ci immaginiamo pure in qualche luogo che sap-piamo essere rinfrancante. E vogliamo parlare del rincuorante pensiero, magari dopo una lunga passeggiata, di una tavola imbandita? Poi in re-altà scopriamo che ciò che genera e ri-genera davvero non è quello che teniamo per noi: ciò che scegliamo di donare con e per gli altri ricarica continuamente la nostra vita. Vogliamo partire da questa prospettiva per suggerire a ciascuno, la ricchezza della «vitamina AC» le cui grandi proprietà sono sconosciute ai più!

Ricàricati nella tua personale esperienza d’incontro con il Signore che l’AC continua a suggerirti come l’essenziale per una vita felice.Ricàricati nel confronto e nella responsabilità condivisa insieme ai tuoi compagni di viaggio.Ricàricati nel servizio donato gratuitamente, senza trattenerti nell’of-frire quello che sei.Ricàricati cercando continuamente il luogo, il tempo, l’iniziativa che garantiscano alle tue pile di non essere troppo scariche.Ricàricati alla Gioia del Vangelo, e ricaricàti alla Gioia dei fratelli che già fanno strada con te e che inviterai a farne parte.Insieme, non potremo che sentirci sempre... in carica!

Siamo continuamente Ricaricàti da questa storia lunga ormai 150 anni! Quel «sogno nato dal cuore di due giovani» continua ancor oggi ad ali-mentare la nostra passione per le persone, per la Chiesa e per il mon-do, a essere una «corrente continua» di Grazia per le nostre comunità. Come l’avviamento delle nostre auto, anche il «motore» di ciascuno ha bisogno, a volte, di una batteria super carica, così come ne ha bisogno il motore della vita associativa e comunitaria delle nostre diocesi e parrocchie: senza quella carica rischiamo di rimanere «fermi», di non partire, nonostante le tante sollecitazioni di papa Francesco all’uscita!Vorremmo poter essere per i Ragazzi, i Giovani e gli Adulti della nostra AC e per quanti cercano nel quotidiano, trovandosi con le pile scariche, un «fuori programma», una moderna colonnina di ricarica: un tempo e un luogo accogliente, che sa rigenerare e non dimentica di accompagnare. Partiamo ciascuno con una batteria carica al 150%... doniamo quanto abbiamo, gratuitamente, generosamente: e qualunque sia la nostra carica, messa nelle mani del «Trasformatore» sarà quanto basta e quanto serve per il cammino insieme.

monica del vecchio e diego grando Responsabili nazionali Area promozione associativa

ricàricàti. ac, una paSSione che rigeneraLo slogan della Campagna adesioni 2019

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una passione che rigenera

ADESIONI 2019

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“L’eSperienza deL Sinodo? un meSe di grazia e di vera condiviSione”

Quattro settimane di grazia. Questo, per me, è stato il tempo del Sinodo. Tempo di grazia a livello personale per la possibilità di incontrare il Santo Padre, di scambiare quattro chiacchiere coi padri sinodali, di stringere legami forti con gli altri giovani arrivati a Roma dai quattro angoli del pianeta. Tempo, di grazia, speriamo, anche per la Chiesa. È stata un’esperienza molto intensa di fede e di preghiera, di pensiero e di studio, di incontro con l’umanità di tutto il mondo rappresentata dai padri sinodali e dagli altri partecipanti. Tutti riuniti in unità con papa France-sco, il successore di Pietro che ci ha convocati a Roma.Fin dai primi giorni sono stato molto colpito dalla diversità che si vedeva intorno all’aula del Sinodo. Persone con colore della pelle diverso, lingue diverse… racconti di esperienze e approcci alla realtà molto diversi. La vita di un giovane non è la stessa in Italia, in Medio Oriente o in Africa. E il modo di affrontare temi ecclesiali come la liturgia o la formazione catechistica, o temi sociali come le migrazioni o il modo di vivere l’affettività, risen-te del portato sociale e culturale delle diverse parti della Terra. Davanti a queste differenze mi chiedevo: come si potrà arrivare a unità? Alla fine, i padri sinodali ce l’hanno fatta. Il documento finale è stato approvato in ogni suo punto con oltre i 2/3 dei voti favorevoli. Come è stato possibile? Prima di tutto, nell’Aula c’era un vero clima di cordialità. Ogni mattina Papa Francesco ci accoglieva all’ingresso. Nelle pause si chiacchierava, e pure noi giovani potevamo scambiare due battute con vescovi e cardinali anche riguardo a fatti della quotidianità, o sullo sport, la musi-ca… Non si tratta solo di un elemento di «colore». È sostanza. Se nei lavori sinodali si è creato quel clima di condivisione, credo, è perché c’è stato il tempo e ci sono stati gli spazi per vivere una fraternità autentica, per confrontarsi in serenità, per approfondire le questioni che vedevano più divergenze.

Anche grazie a questa dinamica, alla fine ci si è ritrovati su un testo che ha generalmente ottenuto l’approvazione di tutta l’Aula sinodale. Al termine dei lavori, quello che resta è il documento finale del Sinodo. Che è un testo ampio e articolato. L’invito è ad accostarsi a queste pagine evitando la tentazione di «sezionare» il documento. Cioè di «stralciare» singole frasi che possono piacere particolarmente, e invece leggerlo e analizzarlo in modo comples-sivo. Lo stesso vale per le tematiche: sarebbe sbagliato leggere il documento finale guardando solo a cosa emerge sul tema della liturgia, piuttosto che della dottrina sociale o di qualsiasi altro sin-golo tema. Lo sforzo che è chiesto a ciascuno è riconoscere che questo testo è il frutto di un processo: partito con la con-sultazione di tutte le conferenze episcopali e con un questionario online per tutti i giovani; proseguito con la riunione pre-sinodale a cui hanno partecipato solo i giovani, quindi con incontri di studio, infine sfociato nell’assemblea di ottobre e ora da continuare con l’attuazione, perché il Sinodo non è finito il 28 ottobre. Dunque, il processo nel suo insieme è la vera eredità del Si-nodo, da recepire ovunque nel mondo ci sia un gruppo di per-sone che sono Chiesa.E ciò che emerge da questo processo è la necessità di sceglie-re decisamente per la Chiesa del terzo millennio proprio una forma di Chiesa sinodale. Per fare questo, il Sinodo ha invitato ogni realtà ecclesiale a mettersi in discussione a partire da due «opzioni preferenziali»: quella per i giovani e quella per i poveri. Sta poi al discernimento di ogni realtà – un discernimento che ha bisogno, come si diceva, di tempi e spazi adeguati – capire come declinare queste opzioni e quali scelte concrete mettere in atto.

gioele anniConsigliere nazionale di AC e uditore al Sinodo sui giovani

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Le donne e iL Sinodo

Il Documento finale del Sinodo ha rilanciato la necessità e l’urgenza della presenza e partecipazione femminile «ai processi decisiona-li ecclesiali nel rispetto del ruolo del ministero ordinato» (n. 148). Costantemente papa Francesco ha continuato ad esortare l’affi-do «alle donne le responsabilità dell’insegnamento e del governo, come avevano già fatto, peraltro, testi precedenti, come Christifide-les laici (1988), che subentrava a sua volta ad Apostolicam actuo-sitatem (1965), al tempo del Vaticano II. La riforma resta dunque ancora tutta da fare, anche se Francesco dà l’esempio, sfidando evidenti resistenze, con alcune nomine femminili, in particolare alla Pontificia accademia delle scienze sociali, alla Commissione teolo-gica internazionale, alla Congregazione dei religiosi, alla guida di un’università pontificia» (A. Pelletier, Una fede al femminile, Edit. Qi-qajon, 2018, pp. 61-62). Questo rilancio sinodale è importante ma credo debba essere supportato da due cammini che aiuterebbero lo stesso cammino post-sinodale: serve un cambio di rotta e la necessità di ascoltare la voce alle donne. Avverto l’urgenza di aprire un cantiere. A pochi mesi dalla sua elezione papa France-sco ha denunciato «con grande coraggio come luoghi comuni quelli di una femminilità ripiegata sulla maternità o anche le ambiguità di un “servizio” che molto spesso degenera in mero asservimen-to. Sempre nella stessa linea, ha evocato l’urgenza per la Chiesa di una riflessione di fondo. “Bisogna aprire un cantiere” (28 luglio 2013), ha affermato in modo sconcertante, come se il compito fos-se ancora da iniziare, mentre da parecchi decenni il magistero della Chiesa cattolica testimonia un’attenzione alle donne che si è ma-nifestata a più riprese. Ma, di fatto, come negare che la questione resta a livello programmatico?» (A. Pelletier, Ivi, pp. 12-13). «Non basta chiedere alla gerarchia – dice Margherita Anselmi (Azione Cattolica) invitata al Sinodo come uditrice – un cam-biamento se poi non c’è un impegno nella variazione di rotta da parte nostra. Siamo noi, donne e giovani, a dover muovere i primi passi». Al Sinodo, nella veste di uditore, ha partecipato anche il monaco Enzo Bianchi fondatore del monastero di Bose. «Bisogna darle dirit-to di parola nell’assemblea – dice Enzo Bianchi. Capisco che il pro-blema dell’Ordine (cioè delle donne prete, ndr) non si può porre per varie ragioni, e d’altra parte la Chiesa cattolica non lo recepirebbe mai, però il diritto di parola e la presenza negli organi decisionali sono auspicabili. Il monachesimo lo insegna da secoli: un abate conta quanto una badessa, e possono governare una comunità allo stesso modo». Nel marzo 2015, all’Auditorium San Fedele di Milano Enzo Bianchi, allora priore di Bose, avanzò una proposta da rilancia-re. «Pensate quante donne insegnano la Parola di Dio ai bambini, ai ragazzi? La dottrina chi la fa se non suore o donne? La catechesi chi la fa se non sono le donne? Continuo a chiedermi perché nel Medioevo a Ildegarda di Bingen era possibile predicare ai vescovi. Persino il papa è andato a sentirla nelle varie cattedrali in Germa-nia. Perché altre donne hanno ricevuto nel Medioevo il mandato a predicare assieme ad alcuni laici, mentre oggi è impossibile che

abbiano la predicazione? Se sono battezzati, competenti, perché il vescovo e l’autorità della Chiesa non può dare questo mandato? Perché non diamo voce alle donne? La domenica avere un’omelia presidiata dal prete che chieda ad una donna preparata, in gam-ba, riconosciuta dalla comunità e dal vescovo, un messaggio come fece la Samaritana». Tempo fa il parroco di Roncobello, piccolo pa-ese nella val Brembana, nel generale sconcerto dei fedeli disse: «Guardate che nei Vangeli ci sono anche le donne». In questa semplice frase, se si vuole costruire il cantiere, si concentra il nodo da sciogliere. Insieme a san Francesco bisogna vedere

anche santa Chiara, non si possono separare. Lo scandalo di Gesù, che colpisce i farisei ma anche i suoi discepoli, è stato quello di «vedere le donne» e aprire, non concedere, il giusto spazio. «Il fatto è che Gesù vede le donne ed esorta a vederle, come affermano con insistenza alcune letture contemporanee dei vangeli» (A. Pelletier, Ivi, p.27). Le omelie domenicali, come molte conferenze, sono prive di attenzione alle figure femminili della Bibbia e dei Vangeli. Una carenza da affrontare proponendo una conoscenza e un approfon-dimento delle figure femminili ai sacerdoti, parroci, laici e laiche, esperti culturali, teologi e teologhe. Perché nella catechesi ordinaria non aprire costantemente l’attenzione pastorale sulle figure femmi-nili nei Vangeli e nella Bibbia?

Silvio mengotto

CRONISTORIA DELL'AZIONE CATTOLICA ITALIANA

Il viterbese stringe rapporti con numerosi giovani della nobiltà pontificia e cono-sce

Nasce la , con

l’approvazione dello Statuto da parte di Papa Pio IX. Il mot-to che sostiene l’impegno di Fani e Acquaderni,

”, racchiude il programma cui si ispirano: la devozione alla Santa Sede, lo studio della religione, la te-

stimonianza di una vita cristiana, l’esercizio della carità. Il bolognese Giovanni Acquaderni diventa diventa il primo presidente del nuovo organismo

Breccia di Porta Pia e presa di Roma ad opera dell’eserci-to italiano. Nascerà così la

: il dissidio fra lo Stato moder-no italiano e la Chiesa. I cattolici italiani, a cau-sa del , non potranno partecipare alla vita politica del Paese

II congresso dei cattolici italiani a Firenze che dà vita “all’Opera dei Congressi e dei comitati cattolici”, indipendente dalla Società della Gio-ventù Cattolica, e con il compito di stimolare e coordinare le attività della varie associazioni ed opere cattoliche. L’Opera dei Congressi è di fatto, per quasi trent’anni – accanto alla Gio-ventù Cattolica – l’organizzazione del laicato obbediente al Pontefice

Muore papa Pio IX e viene eletto al soglio pontificio Vincenzo Gioacchino Pec-ci, che prende il nome di Leone XIII

1891, 15 maggioViene promulgata l’enci-clica sociale Rerum Nova-rum, con la quale per la pri-

ma volta la Chiesa cattolica prende posizione in ordine alle questioni sociali

Viene ufficialmente costituita a Fiesole, nel cor-so del XIV congresso nazionale dei cattolici, la Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI)

Il professore Giuseppe Toniolo, figura di primo piano del cattolicesimo italiano, fa uscire un saggio dal titolo “Il concetto cristiano di demo-crazia”

Muore Leone XIII e viene eletto al soglio pon-tificio Giuseppe Sarto, che prende il nome di Pio X

A causa di contrasti interni fra intransigenti e innovatori (guidati da don Romolo Murri), il 28 luglio Pio X dichiara sciolta l’Opera dei Con-gressi

Con l’enciclica Il Fermo proposito, viene rior-ganizzata l’Azione Cattolica e per la prima vol-ta si incomincia ad utilizzare questo nome. Si formano tre nuovi organismi:

, presieduta da Giuseppe Toniolo;

. Accanto alle tre Unioni rimane la Società della Gioventù Cat-tolica

Gli Statuti delle tre Unioni ven-gono approvati con lettera del Segretario di Stato. Ai tre Statuti viene premessa una nor-mativa in otto articoli che fonda la diocesaniz-zazione dell’Azione Cattolica

Viene fondata l’Unione fra le ad opera di Maria Cristina Giustiniani

Bandini

Nonostante non fosse ancora stato revocato il Non expedit decretato da Pio IX, Ottorino Gentiloni, a capo dell’Unione elettorale, con-clude con Giovanni Giolitti il cosiddetto

Muore Pio X e viene eletto al soglio pontificio Giacomo della Chiesa, che prende il nome di

. Dopo la crisi dell’Opera dei Congressi la Società della Gioventù Cattolica ha così nuovi spazi. Si moltiplicano i circoli e nascono strutture decentrate regionali. Si for-mano al suo interno le Le-ghe del lavoro (di sostegno alle presenze sociali orga-nizzate) e (nel ) le se-zioni “Aspiranti”, che erano il tramite con cui i giovani seguivano la crescita dei ragazzi. Ulteriore ter-reno di sviluppo sarà quello ricreativo con la nascita nel 1916 di un’Associazione Scoutisti-ca Cattolica Italiana (ASCI)

Nasce all’interno dell’U-nione donne, la

), fondata dalla milanese

(che ne rimarrà presi-dente fino al 1946), legata al singolare ambiente cre-atosi intorno alla figura di padre Agostino Gemelli, che tra l’altro è anche all’o-

rigine dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (fondata nel 1921). Il programma della GF, sin-tetico ma essenziale, riguarda la crescita della cultura religiosa e della dimensione interiore. All’inizio dell’anno, a gennaio, don Luigi Sturzo fonda il Partito Popolare Italiano (PPI), di ispi-razione cristiana

Muore Benedetto XV e viene eletto al soglio pontificio Achille Ratti, che prende il nome di Pio XI

Sotto il papato di Pio XI vengono approvati i nuovi Statuti dell’Azione Cattolica. Coordina-ta da una forte Giunta centrale, l’associazione viene rafforzata nella sua unità, e suddivisa in sezioni per categorie anagrafiche di persone, non più per obiettivi specifici. Ne fanno parte la SGCI, che diventa Gioventù Italiana di Azione Cattolica (GIAC), la FUCI, l’Unione Femmini-le (che comprende l’Unione donne, la GF e le universitarie della FUCI) e la neonata Unione uomini di AC

Il Fascismo, salito al potere nel 1922, inizial-mente ricerca un pratico compromesso, rilan-ciato anche dall’eliminazione di ogni alterna-tiva all’AC in campo cattolico. Fin dall’inizio,

però, non mancano forti motivi di attrito: fra que-sti, la fondazione da parte del regime fascista di un organismo per la gioventù tendenzialmente totalita-rio e la conseguente crisi e chiusura dell’esperienza dello scoutismo italiano e delle associazioni ricreati-ve e sportive.

La raggiunta Conciliazione fra Chiesa e Stato si arriva a momenti di maggior consenso. Ma di lì a pochi anni non mancano nuove occasioni di contrasto, che portano anche alla chiusura forzata di molti circoli e il 30 maggio del perfino delle organizzazioni giovanili nazionali. L’intervento di Pio XI con l’enciclica “Non ab-biamo bisogno” è decisivo nel far salvaguar-dare l’esistenza autonoma delle associazioni di AC, anche se vengono ulteriormente limitati i suoi compiti al solo terreno religioso.

Nasce, come editrice della GIAC, l’ (Ano-nima Veritas Editrice), con l’obiettivo di fornire sussidi per la formazione religioso – morale di adulti, giovani e ragazzi

Muore Pio XI e viene eletto al soglio pontificio Eugenio Pacelli, che prende il nome di Pio XII

Pio XII riforma l’AC con la promulgazione di nuovi Statuti. La responsabilità laicale viene drasticamente limitata ai livelli unitari, a comin-ciare dal centro nazionale

Durante la guerra, la vita interna dell’associazio-ne ha una stasi. Il rilancio dell’AC subito dopo la liberazione di Roma, è guidato con discrezio-ne da mons. Montini (il futuro Paolo VI), allora stretto collaboratore di Pio XII alla Segreteria di stato vaticana e già assistente della FUCI

Vengono promulgati i nuovi Statuti. Accanto all’associazione di mas-sa nascono molteplici as-sociazioni specializzate, perché aiutino gli aderenti all’AC ad affrontare con maggiore competenza i vari aspetti della nuova so-cietà pluralista. In questo processo nascono la (GS),

(GIOC), rinascono le (ASCI) e vengono promosse le

(ACLI)

L’AC, vive l’esperienza dei “comitati civici” pro-mossi da , presidente della GIAC, in vista delle elezioni politiche del 18 aprile di quell’anno. Nel 1952 Gedda diverrà Presidente generale e suo successore alla GIAC sarà

, evento

fondamentale delle recente storia della Chie-sa, si apre nel 1962, indetto da papa Giovanni XXIII, succeduto nel 1958 a Pio XII. Si chiude-rà nel 1965 sotto il nuovo papa Paolo VI (Gio-vanni Battista Montini, eletto papa nel giugno del 1963). Il Concilio fra l’altro affronta anche la questione specifica del significato e della missione dell’Azione Cattolica. I discorsi più espliciti appaiono nell’Apostolicam Actuosita-tem, il decreto sull’Apostolato dei laici. Intanto nel 1963 viene nominato assistente centrale mons. Franco Costa, mentre nuovo presidente generale diventa Vittorio Bachelet

Recependo in pieno le conclusioni del Conci-lio, Bachelet e mons. Costa avviano il rinnova-mento dell’associazione, che prenderà forma nel nuovo Statuto del 1969. Si arriva, fra l’al-tro, all’attuale struttura associativa unitaria, con la costituzione di due Settori (Adulti e Giovani), senza più di-stinzioni fra i sessi, con la comune responsabi-lità verso una “atten-zione educativa” per i ragazzi, l’Azione Cat-tolica dei ragazzi (ACR). È poi esplicitamente previsto un raccordo con i movimenti dei Lau-reati, della FUCI e dei Maestri. Tra le novità an-che la scelta di più ampi spazi di democrazia interna, con un sistema di assemblee a tutti i livelli, e un coinvolgimento della base nella de-signazione dei responsabili

Nella Chiesa postconciliare l’AC attraversa inevitabilmente un periodo di “assestamento”, che la porta ad un ridimensionamento anche numerico: si passa dai 3.300.000 iscritti del 1964 agli 815.000 del 1973 (anno in cui Bache-let termina il suo mandato) ai 500.000 di oggi. Mentre nascono nuove forme aggregative lai-cali, i nuovi “movimenti ecclesiali” (CL, Sant’E-gidio, Neocatecumenali, RnS), l’AC si impegna al rinnovamento della Chiesa voluto dal Conci-lio. Gli anni settanta si concludono tragicamen-te con l’assassinio di Aldo Moro (presidente della FUCI dal 1939 al 1942) e di da parte delle Brigate Rosse

È l’anno dei tre papi. Muore

e viene eletto al so-glio pontificio Albino Luciani, che prende il nome di Gio-vanni Paolo I . Il suo pontifica-to dura soltanto 33 giorni. Gli succede il cardinale polacco

, che prende il nome di Giovanni Paolo II

Contribuisce alla nascita e all’applicazione dei catechismi della Cei, vive la sua stagione dei Progetti (il Progetto Giovani è del 1988) e poi dei nuovi Cammini Formativi. Dal 1997 tutti i settori lavorano su un’unica Attenzione Annuale.

Viene eletta la prima donna alla guida dell’A-zione Cattolica, Paola Bignardi. L’associazione vive un forte processo di rinnovamento, con-clusosi con l’aggiornamento dello Statuto av-venuto nel settembre del 2003

Incontro nazionale di Loreto, con la presenza di Giovanni Paolo II

Muore Giovanni Paolo II e viene eletto al so-glio Pontificio Joseph Ratzinger, che prende il nome di Benedetto XVI

In occasione del suo 140º anniversario, l’Azione Cat-tolica ha presentato il Manifesto al Paese, un docu-mento in cui sono affermati i valori dell’AC, che si fa sentinella di quell’ethos condiviso in cui afferma si possono riconoscere tutti gli italiani. Il Manifesto è stato consegnato il 2 aprile 2008 al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel corso di un’udien-za concessa dal Capo dello Stato al presidente nazio-nale dell’associazione. Le celebrazioni per i 140 anni dell’associazione sono poi culminate, il 4 maggio se-guente, in un incontro dell’associazione con papa Benedetto XVI in piazza San Pietro a Roma, al quale hanno partecipato 150.000 soci dell’AC I

a cura di Alberto Ratti

Il 30 ottobre ha avuto luogo un incontro fra Benedetto XVI, i ragazzi dell'ACR e i giovanissimi dell'AC. "C'è di +" è stato il tema della giornata a Roma, con più di 150.000 partecipanti

Benedetto XVI dà le dimissioni con un gesto inaspettato e coraggioso. Viene eletto al soglioPontificio Jorge Mario Bergoglio, che prende ilnome di Francesco

Il 30 aprile si sono aperti i festeggiamenti per i 150 anni dell'associazione con un incontro in piazza San Pietro insieme a papa Francesco.

Mario Fani

Giovanni Acquaderni

“Società della Gio-ventù Cattolica Italiana”

“preghiera, azione, sacrificio

“questione romana”

Non expedit

l’Unione Popola-re Cattolica Italiana

l’Unione Cattolica Italiana delle As-

sociazioni Elettorali e l’Unione Cattolica Italiana delle Istitu-zioni Economiche e Sociali

Donne Cattoliche Italiane

“Patto Gentiloni”

Benedetto XV

1917

Gioventù Femminile (GF

Armida Ba-relli

1931

AVE

Gioventù Studentesca la Gioventù Operaia Associazioni scoutisticheAssociazioni cristiane dei lavoratori italiani

Luigi Gedda

Car-lo Carretto

Il Concilio Ecumenico Vaticano II

Bachelet

Paolo VI

Karol Wojtyla(1922-1938) Giuseppe Pizzardo(1939-1943) Evasio Colli(1943-1943) C. Borghini(1944-1946) Gilla Vincenzo Gremigni(1946-1955) Giovanni Urbani(1955-1961) Mario Ismaele Castellano(1961-1963) Carlo Maccari(1963-1972) Franco Costa(1972-1976) Luigi Maverna(1976-1979) Marco Cè(1979-1982) Giuseppe Costanzo(1982-1987) Fiorino Tagliaferri(1987-1989) Antonio Bianchin(1989-1990 pro tempore) Camillo Ruini(1990-1996) Salvatore De Giorgi(1996-2001) Agostino Superbo(2001-2007) Francesco Lambiasi(2007-2014) Domenico Sigalini(2014-2016) Mansueto Bianchi(2017-in carica) Gualtiero Sigismondi

M. Casella, L'Azione Cattolica nell'Italia contemporanea (1919-1969), AVE, Roma 1992M. Casella, L’Azione Cattolica del Novecento. Aspetti, momenti, interpretazioni, personaggi, AVE, 2003, pp. 304

(Il seme e l’aratro, 8)R. Moro, Azione Cattolica Italiana (Aci), in F. Traniello - G. Campanini (direttori), Dizionario storico del movimento

cattolico in Italia (1860-1980), 1/2: I fatti e le idee, MARIETTI, Casale Monferrato 1981, pp. 180-191E.E. Preziosi, Breve profilo storico dell'Azione Cattolica italiana, AVE, Roma 1984E. Preziosi, Obbedienti in piedi. La vicenda dell’Azione Cattolica Italiana, SEI, Torino 1996E. Preziosi, Piccola storia di una grande associazione. L’Azione Cattolica in Italia, 2002, 2ª ed. riveduta e ampliata,

AVE, pp. 228 (Il seme e l’aratro, 5)G. Formigoni, L'Azione Cattolica Italiana, ANCORA, Milano 1988G. Formigoni - G. Vecchio, L'Azione Cattolica nella Milano del Novecento, RUSCONI, Milano 1989Note di storia dell’ACI, AVE, 1992, pp. 76 AC: una storia di santità laicale, AVE, 2002, pp. 128 (Il seme e l’aratro, 7)

(1922-1929) Luigi Colombo

(1929-1936) Augusto Ciriaci

(1936-1940) Lamberto Vignoli

(1940-1946) Commissione per l'alta direzione dell'AC

(1946-1952) Vittorino Veronese

(1952-1959) Luigi Gedda

(1959-1964) Agostino Maltarello

(1964-1969) Vittorio Bachelet

Presidenza Nazionale (dal nuovo statuto del 1969)(1970-1973) Vittorio Bachelet

(1973-1981) Mario Agnes

(1981-1986) Alberto Monticone

(1986-1992) Raffaele Cananzi

(1992-1998) Giuseppe Gervasio

(1998-2005) Paola Bignardi

(2005-2008) Luigi Alici

(2008-2014) Franco Miano

(2014-in carica) Matteo Truffelli

I PRESIDENTI NAZIONALI

GLI ASSISTENTI ECCLESIASTICI

BREVE BIBLIOGRAFIA

1867

1868, 2 maggio

1870

1875

1878

1896, 1 settembre

1897

1903

1904

1905

1906, 24 marzo

1908

1912

1914

1919

1922

1923, 2 ottobre

1923 – 1940

1929

1935

1939

1940

1943 – 1961

1946

1948

1962 – 1968

1969

Anni ’70

1978

Anni ’80 e anni ’90

1998

2004, settembre

2005

2008

2010

2013

2017

CRONISTORIA DELL'AZIONE CATTOLICA ITALIANA

Il viterbese stringe rapporti con numerosi giovani della nobiltà pontificia e cono-sce

Nasce la , con

l’approvazione dello Statuto da parte di Papa Pio IX. Il mot-to che sostiene l’impegno di Fani e Acquaderni,

”, racchiude il programma cui si ispirano: la devozione alla Santa Sede, lo studio della religione, la te-

stimonianza di una vita cristiana, l’esercizio della carità. Il bolognese Giovanni Acquaderni diventa diventa il primo presidente del nuovo organismo

Breccia di Porta Pia e presa di Roma ad opera dell’eserci-to italiano. Nascerà così la

: il dissidio fra lo Stato moder-no italiano e la Chiesa. I cattolici italiani, a cau-sa del , non potranno partecipare alla vita politica del Paese

II congresso dei cattolici italiani a Firenze che dà vita “all’Opera dei Congressi e dei comitati cattolici”, indipendente dalla Società della Gio-ventù Cattolica, e con il compito di stimolare e coordinare le attività della varie associazioni ed opere cattoliche. L’Opera dei Congressi è di fatto, per quasi trent’anni – accanto alla Gio-ventù Cattolica – l’organizzazione del laicato obbediente al Pontefice

Muore papa Pio IX e viene eletto al soglio pontificio Vincenzo Gioacchino Pec-ci, che prende il nome di Leone XIII

1891, 15 maggioViene promulgata l’enci-clica sociale Rerum Nova-rum, con la quale per la pri-

ma volta la Chiesa cattolica prende posizione in ordine alle questioni sociali

Viene ufficialmente costituita a Fiesole, nel cor-so del XIV congresso nazionale dei cattolici, la Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI)

Il professore Giuseppe Toniolo, figura di primo piano del cattolicesimo italiano, fa uscire un saggio dal titolo “Il concetto cristiano di demo-crazia”

Muore Leone XIII e viene eletto al soglio pon-tificio Giuseppe Sarto, che prende il nome di Pio X

A causa di contrasti interni fra intransigenti e innovatori (guidati da don Romolo Murri), il 28 luglio Pio X dichiara sciolta l’Opera dei Con-gressi

Con l’enciclica Il Fermo proposito, viene rior-ganizzata l’Azione Cattolica e per la prima vol-ta si incomincia ad utilizzare questo nome. Si formano tre nuovi organismi:

, presieduta da Giuseppe Toniolo;

. Accanto alle tre Unioni rimane la Società della Gioventù Cat-tolica

Gli Statuti delle tre Unioni ven-gono approvati con lettera del Segretario di Stato. Ai tre Statuti viene premessa una nor-mativa in otto articoli che fonda la diocesaniz-zazione dell’Azione Cattolica

Viene fondata l’Unione fra le ad opera di Maria Cristina Giustiniani

Bandini

Nonostante non fosse ancora stato revocato il Non expedit decretato da Pio IX, Ottorino Gentiloni, a capo dell’Unione elettorale, con-clude con Giovanni Giolitti il cosiddetto

Muore Pio X e viene eletto al soglio pontificio Giacomo della Chiesa, che prende il nome di

. Dopo la crisi dell’Opera dei Congressi la Società della Gioventù Cattolica ha così nuovi spazi. Si moltiplicano i circoli e nascono strutture decentrate regionali. Si for-mano al suo interno le Le-ghe del lavoro (di sostegno alle presenze sociali orga-nizzate) e (nel ) le se-zioni “Aspiranti”, che erano il tramite con cui i giovani seguivano la crescita dei ragazzi. Ulteriore ter-reno di sviluppo sarà quello ricreativo con la nascita nel 1916 di un’Associazione Scoutisti-ca Cattolica Italiana (ASCI)

Nasce all’interno dell’U-nione donne, la

), fondata dalla milanese

(che ne rimarrà presi-dente fino al 1946), legata al singolare ambiente cre-atosi intorno alla figura di padre Agostino Gemelli, che tra l’altro è anche all’o-

rigine dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (fondata nel 1921). Il programma della GF, sin-tetico ma essenziale, riguarda la crescita della cultura religiosa e della dimensione interiore. All’inizio dell’anno, a gennaio, don Luigi Sturzo fonda il Partito Popolare Italiano (PPI), di ispi-razione cristiana

Muore Benedetto XV e viene eletto al soglio pontificio Achille Ratti, che prende il nome di Pio XI

Sotto il papato di Pio XI vengono approvati i nuovi Statuti dell’Azione Cattolica. Coordina-ta da una forte Giunta centrale, l’associazione viene rafforzata nella sua unità, e suddivisa in sezioni per categorie anagrafiche di persone, non più per obiettivi specifici. Ne fanno parte la SGCI, che diventa Gioventù Italiana di Azione Cattolica (GIAC), la FUCI, l’Unione Femmini-le (che comprende l’Unione donne, la GF e le universitarie della FUCI) e la neonata Unione uomini di AC

Il Fascismo, salito al potere nel 1922, inizial-mente ricerca un pratico compromesso, rilan-ciato anche dall’eliminazione di ogni alterna-tiva all’AC in campo cattolico. Fin dall’inizio,

però, non mancano forti motivi di attrito: fra que-sti, la fondazione da parte del regime fascista di un organismo per la gioventù tendenzialmente totalita-rio e la conseguente crisi e chiusura dell’esperienza dello scoutismo italiano e delle associazioni ricreati-ve e sportive.

La raggiunta Conciliazione fra Chiesa e Stato si arriva a momenti di maggior consenso. Ma di lì a pochi anni non mancano nuove occasioni di contrasto, che portano anche alla chiusura forzata di molti circoli e il 30 maggio del perfino delle organizzazioni giovanili nazionali. L’intervento di Pio XI con l’enciclica “Non ab-biamo bisogno” è decisivo nel far salvaguar-dare l’esistenza autonoma delle associazioni di AC, anche se vengono ulteriormente limitati i suoi compiti al solo terreno religioso.

Nasce, come editrice della GIAC, l’ (Ano-nima Veritas Editrice), con l’obiettivo di fornire sussidi per la formazione religioso – morale di adulti, giovani e ragazzi

Muore Pio XI e viene eletto al soglio pontificio Eugenio Pacelli, che prende il nome di Pio XII

Pio XII riforma l’AC con la promulgazione di nuovi Statuti. La responsabilità laicale viene drasticamente limitata ai livelli unitari, a comin-ciare dal centro nazionale

Durante la guerra, la vita interna dell’associazio-ne ha una stasi. Il rilancio dell’AC subito dopo la liberazione di Roma, è guidato con discrezio-ne da mons. Montini (il futuro Paolo VI), allora stretto collaboratore di Pio XII alla Segreteria di stato vaticana e già assistente della FUCI

Vengono promulgati i nuovi Statuti. Accanto all’associazione di mas-sa nascono molteplici as-sociazioni specializzate, perché aiutino gli aderenti all’AC ad affrontare con maggiore competenza i vari aspetti della nuova so-cietà pluralista. In questo processo nascono la (GS),

(GIOC), rinascono le (ASCI) e vengono promosse le

(ACLI)

L’AC, vive l’esperienza dei “comitati civici” pro-mossi da , presidente della GIAC, in vista delle elezioni politiche del 18 aprile di quell’anno. Nel 1952 Gedda diverrà Presidente generale e suo successore alla GIAC sarà

, evento

fondamentale delle recente storia della Chie-sa, si apre nel 1962, indetto da papa Giovanni XXIII, succeduto nel 1958 a Pio XII. Si chiude-rà nel 1965 sotto il nuovo papa Paolo VI (Gio-vanni Battista Montini, eletto papa nel giugno del 1963). Il Concilio fra l’altro affronta anche la questione specifica del significato e della missione dell’Azione Cattolica. I discorsi più espliciti appaiono nell’Apostolicam Actuosita-tem, il decreto sull’Apostolato dei laici. Intanto nel 1963 viene nominato assistente centrale mons. Franco Costa, mentre nuovo presidente generale diventa Vittorio Bachelet

Recependo in pieno le conclusioni del Conci-lio, Bachelet e mons. Costa avviano il rinnova-mento dell’associazione, che prenderà forma nel nuovo Statuto del 1969. Si arriva, fra l’al-tro, all’attuale struttura associativa unitaria, con la costituzione di due Settori (Adulti e Giovani), senza più di-stinzioni fra i sessi, con la comune responsabi-lità verso una “atten-zione educativa” per i ragazzi, l’Azione Cat-tolica dei ragazzi (ACR). È poi esplicitamente previsto un raccordo con i movimenti dei Lau-reati, della FUCI e dei Maestri. Tra le novità an-che la scelta di più ampi spazi di democrazia interna, con un sistema di assemblee a tutti i livelli, e un coinvolgimento della base nella de-signazione dei responsabili

Nella Chiesa postconciliare l’AC attraversa inevitabilmente un periodo di “assestamento”, che la porta ad un ridimensionamento anche numerico: si passa dai 3.300.000 iscritti del 1964 agli 815.000 del 1973 (anno in cui Bache-let termina il suo mandato) ai 500.000 di oggi. Mentre nascono nuove forme aggregative lai-cali, i nuovi “movimenti ecclesiali” (CL, Sant’E-gidio, Neocatecumenali, RnS), l’AC si impegna al rinnovamento della Chiesa voluto dal Conci-lio. Gli anni settanta si concludono tragicamen-te con l’assassinio di Aldo Moro (presidente della FUCI dal 1939 al 1942) e di da parte delle Brigate Rosse

È l’anno dei tre papi. Muore

e viene eletto al so-glio pontificio Albino Luciani, che prende il nome di Gio-vanni Paolo I . Il suo pontifica-to dura soltanto 33 giorni. Gli succede il cardinale polacco

, che prende il nome di Giovanni Paolo II

Contribuisce alla nascita e all’applicazione dei catechismi della Cei, vive la sua stagione dei Progetti (il Progetto Giovani è del 1988) e poi dei nuovi Cammini Formativi. Dal 1997 tutti i settori lavorano su un’unica Attenzione Annuale.

Viene eletta la prima donna alla guida dell’A-zione Cattolica, Paola Bignardi. L’associazione vive un forte processo di rinnovamento, con-clusosi con l’aggiornamento dello Statuto av-venuto nel settembre del 2003

Incontro nazionale di Loreto, con la presenza di Giovanni Paolo II

Muore Giovanni Paolo II e viene eletto al so-glio Pontificio Joseph Ratzinger, che prende il nome di Benedetto XVI

In occasione del suo 140º anniversario, l’Azione Cat-tolica ha presentato il Manifesto al Paese, un docu-mento in cui sono affermati i valori dell’AC, che si fa sentinella di quell’ethos condiviso in cui afferma si possono riconoscere tutti gli italiani. Il Manifesto è stato consegnato il 2 aprile 2008 al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel corso di un’udien-za concessa dal Capo dello Stato al presidente nazio-nale dell’associazione. Le celebrazioni per i 140 anni dell’associazione sono poi culminate, il 4 maggio se-guente, in un incontro dell’associazione con papa Benedetto XVI in piazza San Pietro a Roma, al quale hanno partecipato 150.000 soci dell’AC I

a cura di Alberto Ratti

Il 30 ottobre ha avuto luogo un incontro fra Benedetto XVI, i ragazzi dell'ACR e i giovanissimi dell'AC. "C'è di +" è stato il tema della giornata a Roma, con più di 150.000 partecipanti

Benedetto XVI dà le dimissioni con un gesto inaspettato e coraggioso. Viene eletto al soglioPontificio Jorge Mario Bergoglio, che prende ilnome di Francesco

Il 30 aprile si sono aperti i festeggiamenti per i 150 anni dell'associazione con un incontro in piazza San Pietro insieme a papa Francesco.

Mario Fani

Giovanni Acquaderni

“Società della Gio-ventù Cattolica Italiana”

“preghiera, azione, sacrificio

“questione romana”

Non expedit

l’Unione Popola-re Cattolica Italiana

l’Unione Cattolica Italiana delle As-

sociazioni Elettorali e l’Unione Cattolica Italiana delle Istitu-zioni Economiche e Sociali

Donne Cattoliche Italiane

“Patto Gentiloni”

Benedetto XV

1917

Gioventù Femminile (GF

Armida Ba-relli

1931

AVE

Gioventù Studentesca la Gioventù Operaia Associazioni scoutisticheAssociazioni cristiane dei lavoratori italiani

Luigi Gedda

Car-lo Carretto

Il Concilio Ecumenico Vaticano II

Bachelet

Paolo VI

Karol Wojtyla(1922-1938) Giuseppe Pizzardo(1939-1943) Evasio Colli(1943-1943) C. Borghini(1944-1946) Gilla Vincenzo Gremigni(1946-1955) Giovanni Urbani(1955-1961) Mario Ismaele Castellano(1961-1963) Carlo Maccari(1963-1972) Franco Costa(1972-1976) Luigi Maverna(1976-1979) Marco Cè(1979-1982) Giuseppe Costanzo(1982-1987) Fiorino Tagliaferri(1987-1989) Antonio Bianchin(1989-1990 pro tempore) Camillo Ruini(1990-1996) Salvatore De Giorgi(1996-2001) Agostino Superbo(2001-2007) Francesco Lambiasi(2007-2014) Domenico Sigalini(2014-2016) Mansueto Bianchi(2017-in carica) Gualtiero Sigismondi

M. Casella, L'Azione Cattolica nell'Italia contemporanea (1919-1969), AVE, Roma 1992M. Casella, L’Azione Cattolica del Novecento. Aspetti, momenti, interpretazioni, personaggi, AVE, 2003, pp. 304

(Il seme e l’aratro, 8)R. Moro, Azione Cattolica Italiana (Aci), in F. Traniello - G. Campanini (direttori), Dizionario storico del movimento

cattolico in Italia (1860-1980), 1/2: I fatti e le idee, MARIETTI, Casale Monferrato 1981, pp. 180-191E.E. Preziosi, Breve profilo storico dell'Azione Cattolica italiana, AVE, Roma 1984E. Preziosi, Obbedienti in piedi. La vicenda dell’Azione Cattolica Italiana, SEI, Torino 1996E. Preziosi, Piccola storia di una grande associazione. L’Azione Cattolica in Italia, 2002, 2ª ed. riveduta e ampliata,

AVE, pp. 228 (Il seme e l’aratro, 5)G. Formigoni, L'Azione Cattolica Italiana, ANCORA, Milano 1988G. Formigoni - G. Vecchio, L'Azione Cattolica nella Milano del Novecento, RUSCONI, Milano 1989Note di storia dell’ACI, AVE, 1992, pp. 76 AC: una storia di santità laicale, AVE, 2002, pp. 128 (Il seme e l’aratro, 7)

(1922-1929) Luigi Colombo

(1929-1936) Augusto Ciriaci

(1936-1940) Lamberto Vignoli

(1940-1946) Commissione per l'alta direzione dell'AC

(1946-1952) Vittorino Veronese

(1952-1959) Luigi Gedda

(1959-1964) Agostino Maltarello

(1964-1969) Vittorio Bachelet

Presidenza Nazionale (dal nuovo statuto del 1969)(1970-1973) Vittorio Bachelet

(1973-1981) Mario Agnes

(1981-1986) Alberto Monticone

(1986-1992) Raffaele Cananzi

(1992-1998) Giuseppe Gervasio

(1998-2005) Paola Bignardi

(2005-2008) Luigi Alici

(2008-2014) Franco Miano

(2014-in carica) Matteo Truffelli

I PRESIDENTI NAZIONALI

GLI ASSISTENTI ECCLESIASTICI

BREVE BIBLIOGRAFIA

1867

1868, 2 maggio

1870

1875

1878

1896, 1 settembre

1897

1903

1904

1905

1906, 24 marzo

1908

1912

1914

1919

1922

1923, 2 ottobre

1923 – 1940

1929

1935

1939

1940

1943 – 1961

1946

1948

1962 – 1968

1969

Anni ’70

1978

Anni ’80 e anni ’90

1998

2004, settembre

2005

2008

2010

2013

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DIO

CES

I

Il Consiglio Diocesano, nella sua riunione del 17 novembre 2018, ha approvato il Bilancio Consuntivo dell’anno 2017-2018, che evidenzia un disavanzo di 2.573 €, risultato davvero importante nel confermare un’inversione di tendenza dopo gli ultimi anni nei quali si erano registrati risultati decisamente negativi. Il Consi-glio Diocesano ha anche approvato la proposta di procedere alla copertura del disavanzo degli anni precedenti, pari a 131.066 € mediante l’utilizzo del Fondo Attività Istituzionali di 100.000 € e del Fondo Attività di Gestione di 25.259,95 € entrambi co-stituiti nell’anno 2011 e fino ad ora rimasti disponibili nell’area patrimoniale. Di conseguenza, viene riportato a nuovo il disavanzo residuo di 5.807 € e il disavanzo dell’anno corrente di 2.573 €. Venendo a qualche chiave di lettura dei dati economici, possiamo intanto mettere in evidenza che avremmo potuto registrare un sostanziale pareggio se non avessimo ricevuto intorno a metà settembre un accertamento TARI di complessivi 2.159 € (riferito al periodo 2013-2017), di maggior imputazione della superficie soggetta al contributo, ora in fase di verifica tramite ricorso pre-visto dalla vigente normativa. Un discreto contenimento di costi nell’area delle “Spese Generali e di Gestione” rispetto al bud-get previsto – peraltro in linea a livello di consuntivo con quelle dell’anno precedente – costituisce comunque elemento positivo di attenzione soprattutto nelle aree più soggette a qualche incre-mento di costi, quali “Spese cancellerie e postali”, in quest’ultimo caso con riferimento alle modalità di consegna di In Dialogo tra-mite i Responsabili decanali.Dato decisamente positivo è quello generato dalle iniziative dei Settori, estate inclusa, che si è quantificato in un avanzo di 18.433 € rispetto ai 12.243 € dell’anno precedente, inferiore comunque alla previsione di 24.000 €. Da sottolineare, però, che l’intera attività svolta a Santa Caterina ha determinato un risultato positivo di 11.158,10 € come da dettaglio, al quale si aggiunge la specifica destinazione a un nuovo fondo de-nominato “Santa Caterina” di 7.800 €, a disposizione per interventi mirati in caso di necessità a partire già dal prossimo anno.L’investimento in “Comunicazione Associativa e Pubblicità” si è attestato a 33.826 €, più contenuto rispetto al budget di 50.000 € e al consuntivo dell’anno precedente di 47.864 €.Le ragioni sono principalmente dovute al rapporto con i Colla-boratori, che hanno concluso la collaborazione a progetto il 30 giugno, aprendo la partita IVA da luglio. A ciò si aggiunge un considerevole risparmio rispetto alla pubblicazione, spedizione/consegna di In Dialogo.La voce “Spese Presidenza – Diocesane ed Unitarie” riporta un disavanzo di 17.465 €, in parte compensato dal risultato dell’e-vento unitario, lotteria inclusa, positivo per circa 7.293 €.Il Contributo della Diocesi si è mantenuto allo stesso livello dell’anno precedente, nella misura di 20.000 €, mentre le obla-

zioni da Privati si sono attestate a 42.000 €, con un incremento di circa 17.000 € rispetto all’anno precedente.Questo risultato complessivo è certamente espressione concreta della maggior consapevolezza e cura dimostrate ai diversi livelli di Responsabilità Associative, favorite soprattutto dall’intensa opera informativa ed educativa esercitata nei confronti di tutti i parteci-panti ai diversi momenti/eventi realizzati nell’anno. Fermo propo-sito da rinnovare nel corso dell’anno appena iniziato è quello di mantenere, anzi rafforzare, lo stile della sobrietà e della cura nel governo delle spese, soprattutto quelle derivanti dal quotidiano operare esercitando l’arte della “diligenza del buon padre di fami-glia”. Diventa anche decisiva l’acquisizione di una cultura impren-ditoriale capace di favorire nuove iniziative orientate a generare valore. Se è pur vero che l’avvenuta copertura della quasi totalità del disavanzo complessivo degli anni precedenti si è potuta realiz-zare facendo ricorso a fondi esistenti nell’area patrimoniale, ancor più determinata deve essere l’azione per gli anni a venire di realiz-zazione di effettivi avanzi di bilancio, tale da poterli gradualmente accantonare in quegli stessi fondi incrementando così una riserva patrimoniale a garanzia e sostegno della vita dell’Associazione.

alfio regis e Silvia Landra

Relazione al “bilancio consuntivo – 30 settembre 2018”

un buon biLancio, ma non abbaSSiamo La guardia

Direttore responsabile: Gianni BorsaDirettore editoriale: Alberto Ratti

Redazione: Dario Romano, Claudio Urbano, Maurizio Guarnaschelli, Silvio Mengotto, Maddalena Burelli

Direzione, Redazione: 20122 Milano, via S.Antonio 5

Stampa: Boniardi Gra�che SRL, Via Gian Battista Vico 40, Milano

Impaginazione e gra�ca: Valentina Villa

E-mail: [email protected] internet: www.azionecattolicamilano.it/category/media/indialogo/

Col patrocinio della Fondazione Ambrosiana Attività Pastorali

In Dialogo, periodico dell’Azione Cattolica AmbrosianaRegistrato presso il Tribunale di Milano n. 30 del 03/02/1966

Anno LII, Numero 6

Questo numero è stato chiuso in redazione e consegnato alla tipogra�a il giorno 21/12/2018

Hanno collaborato a questo numero: Silvia Landra, Monica Del Vecchio, Diego Grando,

Gioele Anni, Silvio Mengotto, Al�o Regis, Dario Romano, Giacomo Perego, Alberto Mattioli

9

DIO

CES

I

biLancio d’eSercizio al 30.09.2018

a cura di Alfio Regis e del Consiglio Affari Economici

stato patrimonialeBILANCIO D'ESERCIZIO AL 30/09/2018

ATTIVITA' Anno 2016/2017 Anno 2017/2018 PASSIVITA' Anno 2016/2017 Anno 2017/2018

Immobilizzazioni nette 26.522 20.188 Patrimonio netto iniziale 1.967 1.967

Avanzo esercizio - -

Disavanzo esercizi precedenti -106.464 -5.807

Disavanzo d'esercizio -24.602 -2.573

Patrimonio finale netto -129.099 -6.413

Partecipazioni: Fondazione Lazzati 1 1 Debiti: fornitori 70.304 59.285

Crediti 8.000 4.272 Debiti: creditori diversi 51.047 39.465

Disponibilità finanziarie 50.555 49.126 Fondo T.F.R. dipendenti 65.449 71.059

Gestione amministrativa titoli 99.860 99.860 Fondo accantonamento 159.140 28.365

Ratei e risconti attivi 45.684 34.700 Ratei e risconti passivi 13.781 16.386

Totale attività 230.622 208.147 Totale delle passività e patrimonio 230.622 208.147

ENTRATE Anno 2016/2017 Anno 2017/2018 USCITE Anno 2016/2017 Anno 2017/2018

Quote associative 196.113 190.298 Contributo Azione Cattolica Nazionale 68.393 65.930

Materiale adesioni 31.934 25.906

63.879 55.569 Costi iniziative associative/pastorali 46.839 35.054

Per iniziative settori 248.153 277.709 Iniziative dei settori 236.092 260.327

Contributi da Enti Pastorali 20.000 20.000 98.442 99.718

Contributi da privati 25.350 32.150 Comunicazione associativa 47.863 35.858

Oblazioni e contributi comunicazione 2.494 370 Spese generali 16.554 19.068

Spese gestione stabile 23.695 24.082

Proventi e ricavi diversi - -

Quote ammortamento 5.449 6.248

Sopravvenienze passive 2.159

Interessi attivi - 468 Imposte d'esercizio 5.330 4.787

Totale delle entrate 555.989 576.564 Totale delle uscite 580.591 579.137

Disavanzo di gestione 24.602 2.573 Avanzo di gestione

Totale a pareggio 580.591 579.137 Totale a pareggio 580.591 579.137

Oblazioni assoc.- pastorali

Personale dipendente -assi-collab.

BILANCIO D'ESERCIZIO AL 30/09/2018

ATTIVITA' Anno 2016/2017 Anno 2017/2018 PASSIVITA' Anno 2016/2017 Anno 2017/2018

Immobilizzazioni nette 26.522 20.188 Patrimonio netto iniziale 1.967 1.967

Avanzo esercizio - -

Disavanzo esercizi precedenti -106.464 -5.807

Disavanzo d'esercizio -24.602 -2.573

Patrimonio finale netto -129.099 -6.413

Partecipazioni: Fondazione Lazzati 1 1 Debiti: fornitori 70.304 59.285

Crediti 8.000 4.272 Debiti: creditori diversi 51.047 39.465

Disponibilità finanziarie 50.555 49.126 Fondo T.F.R. dipendenti 65.449 71.059

Gestione amministrativa titoli 99.860 99.860 Fondo accantonamento 159.140 28.365

Ratei e risconti attivi 45.684 34.700 Ratei e risconti passivi 13.781 16.386

Totale attività 230.622 208.147 Totale delle passività e patrimonio 230.622 208.147

ENTRATE Anno 2016/2017 Anno 2017/2018 USCITE Anno 2016/2017 Anno 2017/2018

Quote associative 196.113 190.298 Contributo Azione Cattolica Nazionale 68.393 65.930

Materiale adesioni 31.934 25.906

63.879 55.569 Costi iniziative associative/pastorali 46.839 35.054

Per iniziative settori 248.153 277.709 Iniziative dei settori 236.092 260.327

Contributi da Enti Pastorali 20.000 20.000 98.442 99.718

Contributi da privati 25.350 32.150 Comunicazione associativa 47.863 35.858

Oblazioni e contributi comunicazione 2.494 370 Spese generali 16.554 19.068

Spese gestione stabile 23.695 24.082

Proventi e ricavi diversi - -

Quote ammortamento 5.449 6.248

Sopravvenienze passive 2.159

Interessi attivi - 468 Imposte d'esercizio 5.330 4.787

Totale delle entrate 555.989 576.564 Totale delle uscite 580.591 579.137

Disavanzo di gestione 24.602 2.573 Avanzo di gestione

Totale a pareggio 580.591 579.137 Totale a pareggio 580.591 579.137

Oblazioni assoc.- pastorali

Personale dipendente -assi-collab.

attività

ENtRatE

PaSSività

USCitE

aNNo 2016-17

aNNo 2016-17

aNNo 2016-17

aNNo 2016-17

aNNo 2017-18

aNNo 2017-18

aNNo 2017-18

aNNo 2017-18

conto economico

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DIO

CES

I

È iniziata lo scorso 18 novembre, prima domenica dell’Avvento ambrosiano, la «prima visita pastorale» di Mons. Mario Delpini alla Diocesi milanese. Ad annunciarla è stato lo stesso vescovo in occasione della Messa Pontificale dell’8 settembre, festa di Maria Nascente, titolare del Duomo di Milano. La visita, che durerà due anni, è in consonanza con un Anno Pastorale che ha la sua ci-fra «nella dimensione pellegrinante della fede», come ha indicato Delpini nella lettera pastorale emanata sempre l’8 settembre dal titolo «Cresce lungo il cammino il suo vigore», ed è un significativo appuntamento della vita ecclesiale di tutti i fedeli.Come nell’antica tradizione delle visite pastorali – i primi resoconti risalgono addirittura al Duecento e, nel caso ambrosiano, celebri sono le visite dei Borromeo, specie quella di Federico di manzonia-na memoria – l’Arcivescovo visita personalmente tutte le parroc-chie, incontra i fedeli in occasione di una celebrazione eucaristica o di un altro momento liturgico o di preghiera.Dato l’alto numero di parrocchie – oltre mille per la diocesi più grande del mondo – l’Arcivescovo ha deciso di visitare un decanato per ognuna delle sette zone pastorali della diocesi e in questo Anno Pastorale 2018-19 toccherà ai decanati di Trezzo sull’Adda (zona VI), Paderno Dugnano (zona VII), Valle Olona (zona IV), Cantù (zona V), Besozzo (zona II) e Primaluna (zona III). Nel prossimo Anno Pastorale sarà la volta del più grande decanato di Milano (zona I).Mons. Delpini, nel decreto di indizione della visita, ha chiesto che in ogni occasione di incontro venga prestata particolare attenzio-ne alle famiglie dei ragazzi che stanno compiendo il percorso di iniziazione cristiana, al tema vocazionale e al ruolo dei nonni nelle famiglie e nelle comunità ecclesiali, così come ai percorsi di fami-

liarità di ogni battezzato con la Sacra Scrittura (compito demandato al Settore per l’Educazione e Celebrazione della Fede in Curia e a tutti i soggetti di Apostolato Biblico).Ugualmente, l’Arcivescovo tiene a incontrare ogni Consiglio di Co-munità Pastorale o Consiglio Pastorale Parrocchiale per verificare in maniera sinodale l’attuazione di quanto indicato al termine della precedente visita pastorale (quella di Angelo Scola), in particolare riguardo ai percorsi in atto, agli aggiornamenti da introdurre con le eventuali correzioni, alle priorità pastorali e al «passo da compiere» che era indicato nei documenti conclusivi di quella visita.Ovviamente il Vescovo incontrerà presbiteri, diaconi, comunità di vita consacrata, a qualsiasi titolo compiano incarichi in decanato o in diocesi, così come i vicari episcopali di zona (cui è chiesto poi di dare seguito, dopo la visita, a quanto emerso nei giorni precedenti) e tutti i fedeli. Inoltre, il Centro Diocesano Vocazioni e il Seminario Diocesano hanno il compito di costituire un’équipe che promuova l’attenzione delle comunità cristiane alla pastorale vocazionale, assumendo le iniziative più opportune in connessione con la visita. Delpini, infine, continuerà a dedicare particolare attenzione alle scuole cattoliche presenti in diocesi in un’ottica di collaborazione per una efficace pastorale scolastica.A tutti – anche a chi non è toccato direttamente da questo ap-puntamento perché non credente o credente in altre fedi o non appartenente alle comunità visitate – il Vescovo chiede un accom-pagnamento nella preghiera e un’accoglienza di questo suo gesto in spirito di sincera fraternità e amicizia.

dario romano

incontrare Le comunità di FedeLi attraverSo La «viSita paStoraLe» deLLa dioceSi

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IS«Certamente, siamo cristiani!» Rispose la madre di don Giovanni Barbareschi quando il figlio gli chiese se potevano nascondere in casa l’ufficiale delle SS Franz Staltmayer detto «La belva di S. Vit-tore» che pochi mesi prima lo aveva torturato dopo l’arresto la sera della sua prima messa il 15 agosto 1944 mentre cercava di far scappare alcuni ebrei rastrellati. Erano i giorni dopo l’insurrezione contro il nazifascismo a Milano e don Giovanni, che agiva sotto il nome di «Signora Carità» aveva salvato dal linciaggio della folla fuori dal carcere il suo aguzzino. Non fu certamente facile per lui superare questa cosa e trovarselo in casa a mangiare la stessa mi-nestra nei giorni che precedettero il passaggio segreto in Svizzera per consegnarlo ai Tribunali degli alleati. La carcerazione per lui era stata una delle esperienze più significa-tive della sua vita, ma non la più performante. La tortura, il campo di concentramento, la Resistenza, la lotta partigiana in montagna come cappellano delle brigate cattoliche delle Fiamme Verdi re-stavano in secondo piano di fronte all’aver vissuto nell’inverno del 1955 per due mesi giorno e notte al letto di don Carlo Gnocchi, il Santo dei mutilatini, ed averlo accompagnato alla morte per sua espressa volontà. Don Giovanni era un figlio di questa Chiesa Ambrosiana che interpretò il suo amore per l’uomo ed il suo essere prete sal-vando tutti i perseguitati che poteva, rischiando la propria incolumità. Prima si trattava di salvare ebrei, antifascisti, militari renitenti alla leva (circa 2.000 espatri e 3.000 documenti falsi sti-mati), dopo il 25 aprile si adoperò per sottrarre al giudizio sommario della folla anche gli aguzzini vinti per consegnarli agli alleati affinché ricevessero un giusto processo per i loro numerosi crimini. Dopo la guerra continuerà la sua opera pastorale tra gli studenti del Liceo

Manzoni a Milano fino al 1986, come direttore della casa alpina di Motta in provincia di Sondrio, come Giudice Ecclesiastico e assi-stente della FUCI milanese dal 1957 al 1965. Durante l’Episcopato del Cardinal Martini fu Presidente dell’Istituto di sostentamento del clero e collaboratore della Cattedra dei non credenti. Fu lo stesso Martini a stimolarlo a mettere per iscritto le memorie dei sacerdoti «Ribelli per Amore» durante la Resistenza, che l’anno scorso sono

don giovanni barbareSchi, patriarca deLLa chieSa miLaneSe

state ristampate dal Centro Ambrosiano. Legati da profonda stima e amicizia reciproca, il Cardinale definì don Giovanni «Patriarca della Chiesa milanese», mentre il sacerdote parlerà del porporato come di un «curioso dell’Eterno». Tra i fondatori della Fondazione Lazzati, fu insignito di numerose onorificenze tra cui medaglia d’argento al valor militare per la guerra di Liberazione nazionale, l’Ambrogino d’oro del Comune di Milano ed il riconoscimento di Giusto tra le nazioni per aver salvato la vita di molti ebrei. Era l’ultima Aquila Randagia ancora in vita (il gruppo Scout che si trovava clandesti-namente durante il fascismo) e membro attivo dell’OSCAR (Opera Soccorso Cattolica Aiuto Rifugiati) insieme a tanti giovani laici e sacerdoti degli Oratori, dell’Azione Cattolica, della FUCI, dell’Univer-sità Cattolica e degli Scout che sentirono la Resistenza al regime fascista innanzitutto come un imperativo morale per cui oltre agli espatri e alle azioni mirate scrivevano anche un giornale chiamato «Il Ribelle» per il quale molti furono uccisi o deportati come Carlo Bianchi (Presidente della FUCI di allora) e Teresio Olivelli di cui oggi si riconosce il martirio anche da un punto di vista ecclesiale e non solo civile. Tra i suoi insegnamenti risuonano ancora parole alte come libertà e fede che don Giovanni arrivò a coniugare in questo pensiero: «Il primo atto di fede che un uomo deve compiere non è in Dio! E ve lo dice un prete! Il primo atto di fede dev’es-sere nella sua libertà! Perché la libertà non si dimostra, si crede! E se non c’è libertà non c’è fede vera». La storia della Signora Carità è come una favola che per raccontarla un articolo non sarà mai sufficiente. Per questo non finiremo mai di ringraziarlo come credenti, ma anche come cittadini.

giacomo perego

“ Il prImo atto dI fede che un

uomo deve compIere non è In dIo! e ve lo dIce un prete! Il

prImo atto dI fede dev’essere nella sua lIbertà! perché la lIbertà non sI dImostra, sI crede! e se non c’è lIbertà

non c’è fede vera „

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IS

tanto per iniziare, ritorniamo a penSareTanto per iniziare, ritorniamo a pensare. Con il ripetuto leitmotiv «siamo autorizzati a pensare», l’Arcivescovo di Milano si rivolge ai fedeli, sindaci e pubblici amministratori, in occasione della vigilia della festa patronale Basilica di S. Ambrogio. Nell’affollata basilica, sottolinea che «essere persone ragionevoli è un contributo indispensabile per il bene comune» per uscire dalla pericolosa deriva della reazione spinta dall’impulso dell’emozione incontrollata. In tempi di politica urlata alle pance, di fake news, di brutali slogan che aizzano paure e rancori, si tratta di un «invito forse un po’ provocatorio», ma necessario. Ad aprire la riflessione, un passo della Lettera di Giacomo che «in-terpreta le dinamiche conflittuali della comunità come l’emergere di passioni che rendono stolti», mentre la possibilità della pace è offerta da una sapienza e intelligenza benevola, da un pensiero che si ispiri alla vicinanza di Dio. «Siamo autorizzati a pensare» e così Delpini richiama alcuni am-biti dell’incrinato rapporto fra istituzioni e cittadini, che indicano la necessità di maggiori ragionevolezze. I problemi complessi, infatti, richiedono realismo e capacità critica. «La crisi demografica che sembra condannare la popolazione ita-liana ad un insostenibile invecchiamento; le difficoltà occupazionali nell’età adulta e la precarietà nell’età giovanile; la solitudine degli anziani». Sfide di fronte alle quali, scandisce, bisogna evitare di ridurci a cercare un capro espiatorio, come «talora» si fa con il fenomeno dei migranti, rifugiati e profughi, trattati da molti come fossero «l’unico problema urgente». Per cogliere i segni del tem-po e orientarsi nell’oscurità della complessità, l’Arcivescovo indica quali stelle polari: l’Europa, la Costituzione e l’enciclica «Laudato si’» di Papa Francesco. Ecco, dunque, il connesso richiamo all’Eu-

ropa «dei popoli e dei valori» dove costruire una convivenza solidale e alla «Costituzione della Repubblica italiana» quale «punto di rife-rimento fondamentale per la convivenza dei cittadini e la visione dei rapporti internazionali». In questo scenario si collocano le sfide identificate nel Discorso e in questo contesto la comunità cristiana «desidera abitare la città per offrire il suo contributo e collaborare con tutte le istituzioni presenti nel comprendere il territorio, nell’in-terpretare il tempo, nel promuovere quell’ecologia globale che ren-de abitabile la terra per questa e per le future generazioni». E «la risorsa determinante» per affrontare queste sfide è la famiglia, la «cellula vivente» che «può tenere insieme le età della vita, la cura per il futuro, la pratica della solidarietà, la prossimità alle fragilità e rendere la città un luogo in cui sia desiderabile vivere, lavorare, stu-diare, diventare grandi, essere curati e assistiti». La famiglia non va lasciata sola. L’Arcivescovo fa riferimento con affetto e gratitudine alle indicazioni di Papa Francesco nella «Laudato si’», cita la «Po-pulorum Progressio» di Paolo VI e la «Caritas in Veritate» di Bene-detto XVI, critica la ragione ridotta a calcolo utilitario, auspica l’im-pegno delle università e delle istituzioni culturali perché «pensare», è «dare forma a una visione di futuro» riconoscendo le priorità. Si tratta di favorire il pensare condiviso promuovendo la conoscen-za della Costituzione e l’educazione civica nei percorsi di risco-perta e valorizzazione del bene comune e di rigenerazione della cittadinanza. In questo risulta preziosa la sapienza evangelica che «ci spinge a non considerare mai l’uomo a servizio della legge e delle regole, ma, al contrario, a comprendere che una legge giusta è sempre in favore dell’uomo e della sua libertà». Ritorniamo a pensare.

alberto mattioli

La Redazione di In Dialogo e la Presidenza Diocesana

augurano a tutti i lettoriun sereno Natale

e un felice Anno Nuovo