Febbraio_Marzo_2013
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n° 10 Febbraio-Marzo 2013
pag. 3
Uomo Uomo Uomo vsvsvs UomoUomoUomo
QUESTO MESE:
Uomo vs Uomo pag. 3 Vivi e conosci pag. 4-5
Teatro in prosa pag. 6
Tatoo: simbolo di oppressione,
desiderio di libertà. pag. 7
Una giornata “Speciale” pag. 8
Intervista a Kelvin pag. 9
Amici a quattro zampe pag. 10-11
Dillo con un fiore pag. 12-13
Sportivamente pag. 14-15
Facce da copertina pag. 16-17
Personaggio del mese pag. 18
IL Perché: Cinema pag. 19 Scelta per voi da: IL Perché pag. 20-21
Scotti e bruciati pag. 22
Se questo è un uomo…Se questo è un uomo…Se questo è un uomo…
Uomo contro uomo:
una lotta infinita
Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo che lavora nel fango che non conosce pace
che lotta per mezzo pane che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via, coricandovi, alzandovi. Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi.
“Se questo è un uomo”, uno dei romanzi più si-
gnificativi del Novecento. Scritto da Primo Levi,
testimonia l’esperienza da egli stesso vissuta nel
campo di concentramento di Auschwitz. Questa
poesia costituisce la Prefazione al romanzo e ci
Uomo vitruviano (Leonardo Da Vinci)
Pagina 2 IIILLL PERCHE’
Numero 10
Redazione:
Daniela Fiorentini (direttore)
Silvia Sessa (caporedattore)
Bochicchio Alessandra, Caberlon Giorgia, Caldato Luca, Calisi Luca, Capasso Fabiana, Cappelletto Petra, Carnali Marika, D’Am-brosio Luca, Della Corte Fabio, Di Bella Marika, Di Razza Mirko, Franceschetti Chiara, Guido Giulia, Ianni Noemi, Lusuar-di Andrea, Romani Elisa, Torrao Arianna, (redattori)
Responsabili del Progetto:
Prof.ssa Cristiana Angiello Prof. Claudio Cappelletto (grafica)
Collaboratori:
Stefano Trichei Assistenza tecnica:
Mauro Coppotelli
Siamo su internet!
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I.I.S. “San Benedetto” Via Mario Siciliano, 4
04010 B.go Piave - Latina
tel. 077369881-fax 0773662890
E-Mail: [email protected]
aiuta a riflettere non tanto sul con-
testo storico, politico e sociale a cui
l’esperienza riportata è riconduci-
bile, bensì sul messaggio UNIVER-
SALE in essa contenuto. Sembra
quasi un ossimo-
ro la facilità del-
la comprensione
del testo rispetto
all’ infinita pro-
fondità del mes-
saggio che si vuo
-le trasmettere.
Parole asciutte,
quasi lapidarie
insegnano qual-
cosa a tutti, in
particolare il ri-
spetto per ogni
essere umano co-
sì tanto violato,
umiliato, annul-
lato…
L’uomo che uccide
un altro uomo, senza che vi sia un
reale motivo per farlo, suscita
nell’animo di ognuno di noi un sen-
so di rabbia, di disprezzo, di incre-
dulità… Ma ciò che trapela da que-
ste righe, oltre alla profonda soffe-
renza, è soprattutto la voglia di far
conoscer ciò che è stato, come mo-
nito affinché non accada mai più.
Primo Levi, con le sue parole, la
sua esperienza e il suo messaggio,
Numero 10 Pagina 3 IIILLL PERCHE’
Uomo Uomo Uomo VS VS VS UomoUomoUomo
vuole che quella vergogna venga
RICORDATA, che si imprima nella
mente e nel cuore di tutti coloro che
leggeranno questi versi, anche di
sfuggita o superficialmente. Nono-
stante tutto però gli uomini non
sembrano avere ancora imparato
dagli errori del passato. Un passato
che purtroppo si fa ancora troppo
spesso presente nella storia umana.
Chissà se un giorno impareremo
davvero, chissà se riusciremo a ca-
pire fino in fondo che nessuna di-
versità è negativa e dannosa, che
ogni individuo ha pari dignità di
chiunque altro, ma soprattutto che
mai un uomo può privare della vita
un altro essere umano.
Primo Levi si rivolge a quelle per-
sone che vivono nella sicurezza e
nel benessere delle loro calde case,
ponendo di fronte ai loro occhi
immagini di uomini e donne
privati di ogni briciolo di uma-
nità, ridotti a involucri vuoti e
opachi di quello che erano.
Il desiderio di Primo Levi, che
tutto ciò non venga dimenticato,
si trasforma in un rabbioso ana-
tema a fine poesia. Perché di-
menticare è il peggiore peccato
che si possa commettere e meri-
ta di essere maledetto e condan-
nato senza appello.
Daniela Fiorentini
(3°B P.I.)
Primo Levi
Marc Chagall, Crocifissione bianca (1938), opera ispi-
rata alla persecuzione degli ebrei nell'Europa centrale e
orientale.
Numero 10 Pagina 4 IIILLL PERCHE’
VIVI E CONOSCIVIVI E CONOSCIVIVI E CONOSCI Ricordare per non scordare: le Fosse ArdeatineRicordare per non scordare: le Fosse ArdeatineRicordare per non scordare: le Fosse Ardeatine
In data 22 gennaio 2013, nell’am-
bito del progetto Vivi e conosci,
portato avanti dall’educatrice
Giovanna Mulè, ci siamo recati
in visita presso le Fosse Ardea-
tine, situate a Roma in via Ar-
deatina,174. Come sempre, prima
di ogni visita, abbiamo affrontato
un percorso di preparazione che
ci ha reso consapevoli di ciò che
saremmo andati ad affrontare.
Giunti in loco, ci siamo subito
resi conto del forte contrasto tra
la cura e la bellezza del posto e il
sentimento di profonda angoscia
che esso emanava. È stata un’e-
sperienza molto significativa che
ha lasciato un’impronta profonda
in noi che l’abbiamo vissuta. Le
Fosse Ardeatine sono un altro
triste esempio di follia umana, di
prevaricazione dell’uomo sull’uo-
mo, di spregio della vita umana.
La nostra guida ci ha esposto la
parte storica relativa alle Fosse
Ardeatine, accompagnandoci per
tutta la visita all’interno del
Mausoleo dove sono deposte le
salme dei 335 trucidati per ma-
no tedesca. La voce mesta della
guida, nella pace di quel luogo, ci
ha riportato al lontano 23 marzo
1944 quando, circa alle ore
15.00, un gruppo di partigiani
fece brillare una carica esplosiva
al centro di una colonna tedesca
in marcia lungo Via Rasella.
Caddero 33 tedeschi e molti altri
rimasero feriti. La reazione tede-
sca fu violenta e rabbiosa: su ordi-
ne di Hitler, venne ordinata la fuci-
lazione di 10 italiani per ogni te-
desco ucciso. La morte di un altro
ferito fece allungare la lista dei
condannati di altre 5 unità. L’ese-
cuzione venne effettuata il 24 mar-
zo, presso le cave di Via Ardeatina
ad opera delle S.S. di Roma. Le
salme furono poi nascoste all’inter-
no della cava della quale fu fatta
franare l’entrata con lo scoppio di
mine. Abbiamo visto le grotte della
strage, il Mausoleo e il Museo.
Tante tombe di granito, tutte
uguali, su ognuna, le generalità del
defunto. Dodici tombe però riporta-
no solo l’indicazione “Ignoto”, non
essendo mai stato possibile identi-
ficare le salme. Molto interessante
è stata anche la visita al Museo
dove abbiamo potuto ammirare le
opere dei maestri Guttuso, Cagli
IIILLL PERCHE’
Pagina 5 Numero 10
VIVI E CONOSCIVIVI E CONOSCIVIVI E CONOSCI Ricordare per non scordare: le Fosse ArdeatineRicordare per non scordare: le Fosse ArdeatineRicordare per non scordare: le Fosse Ardeatine
e Levi.
Da questa visita, abbiamo sicura-
mente potuto costatare ancora una
volta quanto possa essere feroce la
violenza dell’uomo verso un altro
uomo. Dietro quei nomi e non no-
mi, tante vite spezzate, tanti volti e
sorrisi di operai, agricoltori, profes-
sori, artisti, militari…tra le vittime
anche 6 studenti…
È giusto ricordare la strage delle
Fosse Ardeatine e con essa, le
altre stragi che hanno reso martiri,
loro malgrado, tanti innocenti. È
giusto ricordare per non scordare
mai quanto la nostra libertà di oggi
sia il frutto dei sacrifici, delle lotte
e del coraggio di chi ci ha precedu-
to.
Fabio Della Corte (4°B Agr.)
Giorgia Caberlon (2°A Alb.)
Emozioni che insegnano
Rabbia, pietà, tristezza ma soprat-
tutto stupore… Come si è potuto
uccidere tante persone innocenti?
Come si è avuto il coraggio di pre-
mere il grilletto contro un essere
umano inerme? Nel visitare le
Fosse Ardeatine, ho provato tan-
ta tristezza e angoscia. Mentre la
guida ci raccontava l’accaduto, a
me sembrava di sentire le grida e
le preghiere di tutte quelle persone
che chiedevano perdono delle pro-
prie colpe, sapendo di stare per
morire. Sono state davvero tante le
emozioni che ho provato nel vedere
tante lapidi allineate, alcune delle
quali, senza nome… ma è pur vero
che le emozioni, anche se fanno
star male, possono insegnare a non
commettere gli stessi sbagli.
Alessandra Sabau (1°C Tc)
Una grande stretta al cuore e un
senso di odio nei confronti dei
nazisti…Sì, perché in quel luogo
tante persone, dopo essere state
torturate, vennero costrette a
entrare in un cunicolo per essere
uccise. Poi mi sono ritrovato da-
vanti le lapidi dei martiri italia-
ni, vittime di quell’orrore. Alcune
senza nome perché non identifi-
cate. Lì ho sentito un grande peso
sul cuore, perché ho pensato che
tra quelle tombe mute potrebbero
esserci parenti di persone che
conosco e che non hanno potuto
piangere i propri cari. Ho provato
una grande tristezza per tutti i
miei connazionali, vittime inno-
centi.
Daniele Matteini (5°D Chi.)
Numero 10 Pagina 6 IIILLL PERCHE’
Il giorno 25 Gennaio, nella nostra
scuola, è iniziato un corso di atti-
vità teatrale aperto a tutti gli
alunni. L'idea è venuta alla mia
insegnante di italiano, la prof.ssa
Patrizia Gesini, la quale ha pre-
sentato il progetto all'inizio
dell'anno scolastico. Esso prevede
la messa in scena di uno spettaco-
lo teatrale a fine corso, tratto da
un'opera di un importante espo-
nente della letteratura italiana, lo
scrittore Leonardo Sciascia. La
sceneggiatura è stata scritta dalla
mia professoressa e dalla regista-
attrice di teatro Tiziana Battisti
la quale cura anche la messa in
scena dello spettacolo. Il corso si
svolge nel nostro Istituto nei locali
della palestra tutti i venerdì di
tutte le settimane fino alla fine
dell'anno scolastico, dalle ore
14.00 alle 16.30 circa. Io sono una
ragazza che partecipa al corso e
quindi posso descrivere l'atmosfe-
ra e le varie sensazioni che provo,
quando mi trovo nel gruppo. Sto
imparando non solo a recitare ma
anche tutte quelle regole che mi
permettono di rispettare i tempi
e le esigenze degli altri; inoltre il
corso mi aiuta a migliorare le
mie performance sicuramente
utili nella vita! Il momento più
emozionante è stato quando la
professoressa e Tiziana ci hanno
assegnato le parti e consegnato il
copione. La mia
è una parte
bellissima, mi
impegnerò fino
in fondo per
essere all'altez-
za del ruolo che
mi è stato dato
e fin da ora sie-
te tutti invitati
ad assistere al
fantastico spet-
tacolo che si
terrà presumi-
Il teatro in prosaIl teatro in prosaIl teatro in prosa
bilmente intorno alla prima setti-
mana di Giugno, presso l'Aula Ma-
gna dell'Istituto.
Eleonora Nocenzi (1°C Alb.)
prosa [prò-sa] s.f.
Una forma di espressione che, al
contrario della poesia, non ubbi-
disce a regole metriche ed è per-
tanto propria della sfera pratica e
dei generi letterari ad essa più
strettamente connessi: p. episto-
lare, scientifica, storiografica ||
p. d'arte, breve scritto letterario
in cui vengono privilegiati i valori
formali | p. ritmica, caratterizza-
ta da cadenze e clausole | p. poe-
tica, lirica, che fa uso di procedi-
menti propri della poesia.
Con il termine prosa ci si riferi-
sce abitualmente anche ad un
genere teatrale.
IIILLL PERCHE’
Numero 10 Pagina 7
Il termine tatuaggio deriva dalla
parola Tattow (poi Tattoo), deriva-
ta a sua volta dal termine "Tau-
Tau", onomatopea che richiamava
il rumore del legno sull’ago usato
per bucare la pelle. Il tatuaggio è
una pratica dalle origini antichissi-
me, che si possono datare circa a
5000 anni fa. La testimonianza più
antica giunge dal ritrovamento, av-
venuto sul confine italiano-
austriaco nel 1991, di un corpo con-
gelato di un uomo, soprannominato
Otzi, vissuto circa 5300 anni fa.
Esso si presentava ottimamente
conservato e sulla pelle presentava
vari tatuaggi, ottenuti sfregando del
carbone polverizzato su incisioni
verticali della cute. Si è pensato che
gli abitanti di questa zona praticas-
sero tatuaggi a scopo terapeutico
per alleviare i dolori. Andando
avanti nella storia sco-
priamo che anche gli Egi-
zi, i Celti, i Romani cono-
scevano la pratica del ta-
tuaggio, sebbene i Roma-
ni lo utilizzassero solo
come strumento per mar-
chiare i criminali e i con-
dannati. I tatuaggi più
interessanti sono quelli
dei Maori, in Nuova Zelanda:
essi rivestivano un significato
molto importante presso questo
popolo ed erano utilizzati come
strumento di comunicazione so-
ciale. Il tatuaggio serviva a indi-
care la casta di appartenenza di
ognuno e i guerrieri usavano ta-
tuarsi con orgoglio la loro storia.
Questo aveva anche una funzio-
ne estetica: una donna, che non
avesse avuto segni tatuati attor-
no alle labbra, non sarebbe stata
considerata attraente. Il tatuag-
gio però è stato anche simbolo di
oppressione, tristezza, violazione
della libertà dell’uomo. Questo è
avvenuto nei lager nazisti dove il
tatuaggio, inteso come semplice e
vuoto numero, veniva impresso sul-
le braccia degli ebrei che, come ani-
mali, erano marchiati per essere
identificati. I sopravvissuti a quei
campi di sterminio sono tornati a
casa con un numero impresso sul
braccio ma soprattutto nel cuore. È
un marchio tanto profondo e doloro-
so che non si può cancella. “I nazi-
sti hanno tatuato l’anima” frase
riferita da molti deportati,
scampati allo sterminio.
Una signora, deportata
all'età di 19 anni, racconta
che lei il suo tatuaggio
l'ha tolto non per proprio
volere ma per desiderio di
suo marito. Lei afferma
che, anche se il tatuaggio
ora non c'è più fisicamen-
te, la sua anima è stata tatuata in
maniera indelebile.
Oggi il tatuaggio è una vera moda
ed ha perso quella connotazione
negativa alla quale per anni è sta-
to associato; era considerato un
segno distintivo per chi avesse co-
nosciuto il carcere e per questo era
avvolto da molti pregiudizi. Nella
società attuale il tattoo non è più
una moda da cattivi ragazzi ma ha
assunto diversi significati e valori.
Ha spesso valenza estetica oppure
può diventare l’emblema di un ri-
cordo, di un momento importante
della propria vita che si vuole por-
tare per sempre impresso sulla
propria pelle. Il tattoo può anche
esprimere la volontà di un ritorno
alle origini, ai valori antichi e pro-
fondi che la società moderna sem-
bra aver dimenticato. Ma il ta-
tuaggio è una moda e come tutte le
mode forse un giorno passerà. Per
ora avere impresso sulla propria
pelle delfini, farfalle, aquile, ini-
ziali, volti bellissimi…è un must
per tanti! A noi piace l’idea che il
tattoo oggi non sia più un simbolo
di oppressione ma l’espressione di
un desiderio di libertà!
Marika Di Bella &
Arianna Torrao (1°B Tc) r
Il Tattoo: Il Tattoo: Il Tattoo: simbolo di simbolo di simbolo di oppressione, desiderio di liberta’àoppressione, desiderio di liberta’àoppressione, desiderio di liberta’à
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Una giornata “speciale”Una giornata “speciale”Una giornata “speciale” Campo Felice Campo Felice Campo Felice 131313---020202---201320132013
IIILLL PERCHE’
Lo scopo principale di questa
giornata è stato quello di far inte-
grare il più possibile i ragazzi
disabili e con difficoltà di appren-
dimento e farli divertire insieme
ai loro compagni. Questo infatti
risulta più difficile nell’ambito
scolastico per mancanza di spazi
ma soprattutto di occasioni. La
gita è stata proposta alle classi di
cui fanno parte questi ragazzi:
Umberto, Pierfrancesco, Fra-
ncesco, Robertino, Cristian,
Sabrina, Andrea.
Siamo partiti la mattina alle 7.00
da scuola con il pullman, durante
il tragitto abbiamo fatto delle so-
ste agli autogrill e abbiamo cerca-
to di rafforzare i
legami con i no-
stri compagni di
classe, coinvol-
gendoli nelle no-
stre chiacchiere,
nei nostri scherzi
per farli sentire i
veri protagonisti
di questa giorna-
ta. Siamo arriva-
ti a Campo Felice
dopo circa 4 ore
di viaggio. Il po-
sto è veramente bello, orga-
nizzato e non troppo vasto;
ciò ci ha dato la possibilità di
stare tutti insieme il più pos-
sibile e di non andare ognuno
per conto proprio. È stato
proprio questo il bello! Ab-
biamo noleggiato gli slittini e
le cosiddette “padelle” che ci
aiutavano a scivolare per
quelle lunghe discese di neve
in compagnia di tutti loro. E’ sta-
to divertentissimo ma soprattutto
emozionante vederli contenti,
euforici, come non li abbiamo mai
visti… Altri ragazzi invece hanno
noleggiato gli sci o gli snowboard,
andando sulle piste vere e pro-
prie! L’unico
momento in
cui ci siamo
riuniti tutti
è stato per il
pranzo e cioè
mezz’ora
dopo il no-
stro arrivo,
perché l’au-
tista del
pullman è
andato con
molta calma…Dopodiché, tutti a
divertirsi fino al pomeriggio verso
le 15.00, quando era ormai ora di
ritornare al pullman, cambiarsi e
ripartire per la strada di casa! Al
ritorno, grazie anche all’aiuto dei
professori, che vogliamo ringrazia-
re (Prof.ri Paolo Melfi, Dalila
Guarnieri, Stefano Trichei, Ro-
berta Archimio, Gianni Anto-
nelli, Antonella Silvestri, sig.re
Agostino Castaldo) abbiamo
chiesto ai ragazzi quali fossero
state le loro impressioni su questa
giornata e tutti hanno risposto di
essersi divertiti molto e che vor-
rebbero rivivere questa esperien-
za! Stare in compagnia con i pro-
pri amici e allo stesso tempo cre-
scere insieme a loro è una bella
cosa che dovrebbe essere fatta più
spesso proprio per l’integrazione
non solo di ragazzi diversamente
abili, ma anche per quelli con diffi-
coltà di relazione. Si tratta infatti
di esperienze davvero significative
che aiutano a crescere loro e noi!
Un grazie particolare va ancora ai
professori che hanno organizzato
questa uscita e agli accompagnato-
ri delle classi
5°B Agrario, 4°B Agrario, 2°A
Chimico.
Petra Cappelletto
(4°B Agr.)
IIILLL PERCHE’
Numero 10 Pagina 9
Il mio nome è Kelvin Lemayian,
sono originario del Kenya, la mia
città è Ngong’, la periferia di Nai-
robi. Vivo in Italia da circa 3 anni
e spero di concludere qui i miei
studi. Ho quasi 18 anni e frequen-
to il terzo anno del corso A Agra-
rio professionale. La mia religione
è quella cristiano protestante e
anche noi in Kenya festeggiamo la
Pasqua. Il giorno di Pasqua an-
diamo in chiesa per la messa e poi
torniamo a casa per festeg-
giare con i nostri familiari.
Il pranzo pasquale prevede
un antipasto a base di ver-
dura cotta, un piatto di car-
ne d’agnello accompagnato
da una sorta di piadina e
un dolce, di nome maànda-
zi, costituito da una base di
pane dolce, farcita di crema
e coperta da una polvere di
cioccolato bianco. Il nostro
pranzo pasquale è meno
ricco di quello italiano e non pre-
vede il primo piatto. Le bevande
sono il vino, soprattutto in città,
la birra sia in città ma soprattut-
to in campagna e collina. Bevia-
mo volentieri anche le bibite gas-
sate più comunemente conosciu-
te. Sebbene il cibo italiano sia
rinomato in tutto il mondo, per
me all’inizio non è stato facile
abituarmi ai nuovi sapori. Man-
giavo solo pasta in bianco e talo-
Intervista a KelvinIntervista a KelvinIntervista a Kelvin
ra con il pomodoro. Ancora adesso
non mangio pesce e ho difficoltà con
alcune verdure come i carciofi e le
melanzane. Comunque mi sono am-
bientato bene, ho fatto buone amici-
zie soprattutto nell’ambito scolastico.
Vivo presso il convitto del San Bene-
detto e solo il fine settimana vado a
Latina dai miei zii. Una città italia-
na che mi ha davvero colpito è Roma:
meraviglioso il Colosseo, Fontana
di Trevi anche se la pizza napoleta-
na per me è migliore di quella roma-
na!
Kelvin Lemayian
(3°A Agr.)
Ngong Hills, Kenya
IIILLL PERCHE’
Pagina 10 Numero 10
Amici a Amici a Amici a quattroquattroquattro zampezampezampe
Rottweiler Il primo amico a quattro zampe
che vogliamo presentare è il Rott-
weiler.
È il classico esempio di animale
che può essere aggressivo o buono.
La razza è originaria della Germa-
nia, precisamente di Rottweil, dove
questo cane era impie-
gato nella custodia
delle carni dei macel-
lai.
In passato al collare
del Rottweiler veniva
attaccato un borsellino
contenente l’incasso
della vendita del be-
stiame alle fiere, in
modo che i ladri non potessero ru-
barlo.
Nell’indole di questo animale pos-
siamo trovare equilibrio, senso di
protezione, determinatezza, tran-
quillità, voglia di indipendenza ma
anche obbedienza, fedeltà verso il
proprio padrone, che il Rottweiler
contraccambia con grande affetto.
Il suo istinto di difesa verso
il proprio territorio è molto
forte e le conseguenze, per
chi lui percepisce come mi-
naccia, possono essere fata-
li.
Principalmente è un cane
da guardia e difesa perso-
nale ma anche da compa-
gnia. È necessario che il
padrone insegni lui a socializzare
con altri cani sin da cucciolo, abi-
tuandolo anche a relazionarsi
positivamente con bambini, an-
ziani ed altri animali. Più espe-
rienze positive avrà vissuto da
giovane, più equilibrato sarà da
adulto. Si consiglia di non lasciar-
lo troppe ore da solo, questo po-
trebbe renderlo più aggressivo e
incontrollabile verso le persone
anche se esse non minacciano la
sua proprietà. E’ preferibile, inol-
tre, che il Rottweiler segua un
corso di obbedienza ed educazione
di base “cane/padrone” ed è op-
portuno stabilire con lui un rap-
porto basato sulla coerenza,
sulla disciplina, impartita però
con garbo e determinazione
senza violenza soprattutto in
fase di addestramento.
Con i bambini il Rottweiler ha
un comportamento docile, buo-
no e protettivo, ma se non abi-
tuato alla loro presenza fin da
cucciolo, potrebbe diventare
“pericoloso”. Ancora una volta
tale comportamento dipenderà
dall’educazione che il cane ha
ricevuto fin da piccolo dal pro-
prio padrone. Le grida dei bam-
bini potrebbero infatti essere
percepite come una minaccia
dal Rottweiler al punto da
renderlo aggressivo. Si è sentito
spesso di casi di aggressione
verso bambini e neonati, alcuni
dei quali finiti in disgrazia! Oc-
corre quindi osservare bene il
proprio cane in presenza di
bambini e fidarsi solo se si è
sicuri che non li consideri una
minaccia!
Va comunque ribadito che il
comportamento del cane è in
massima parte il riflesso della
buona o cattiva educazione che
ha ricevuto dal proprio padro-
ne! Non demonizziamo i nostri
amici anche se il loro aspetto ci
fa un po’ paura!
Chiara Franceschetti
Fabiana Capasso
(4°G Chi.)
IIILLL PERCHE’
Numero 10 Pagina 11
Nell'alimentazio-
ne di un cane
qual è il giusto bilanciamento
tra gli alimenti umidi e sec-
chi ?
Il primo passo che il proprieta-
rio deve compiere e controllare
che sull'alimento ci sia scrit-
to :"giusto bilanciamento per
tutti i periodi della vita" .I cibi
secchi sono economici, facili da
conservare e da utilizzare.
Quelli di alta qualità hanno
una densità calorica e una di-
geribilità elevata di conseguen-
za ne sono necessarie di minori
quantità. I cibi in scatola sono di
2 tipi principali: quelli che forni-
scono un'alimentazione completa
e bilanciata e quelli che non pos-
siedono quelle caratteristiche.
Quelli completi contengono vita-
mine, minerali, carni rosse, polla-
mi e derivati delle carni, proteine
fibrose vegetali. Accertatevi che
Amici a Amici a Amici a quattroquattroquattro zampezampezampe
l'etichetta riporti la scritta
"completo e bilanciato"
Qual è l'attività
fisica più adatta
per mantenere in forma il no-
stro amico "cane"?
Una buona attività fisica e una
buona alimentazione sono fonda-
mentali per la salute del vostro
cane. Uno stile di vita troppo se-
dentario porta il più delle volte
all'obesità e di conseguenza a vari
problemi cardiaci e disturbi arti-
colari. Gli esercizi sono: il tratto,
rincorrere e acchiappare la palli-
na, il nuoto, correre all'aria aper-
ta. Chiaramente l'intensità
dell'allenamento dipenderà dalla
razza e dallo stile di vita. Diciamo
che 3-4 sessioni di allenamento
per 20 minuti ciascuna, possono
essere estremamente utili alla sa-
ILILIL PERCHE’
ILILIL PERCHE’
lute del cane.
E’ giusto steriliz-
zare i nostri ani-
mali domestici, cani e gatti,
anche se non si ha intenzione
di far aver loro cucciolate?
Ci sono dei limiti da sfatare, non è
vero che le cagne soffrono, per loro
è un puro istinto riproduttivo. Non
è vero che bisogna far fare loro
una cucciolata prima della steri-
lizzazione non aiuta e non previe-
ne nulla.
Quali sono gli
effetti positivi e negativi della
sterilizzazione?
La sterilizzazione e castrazione
sono termini che si riferiscono ri-
spettivamente all' ovariectomia
(rimozione chirurgica delle ovaie e
dell'utero) e all'orchiectomia
(rimozione chirurgica dei testicoli)
la sua funzione principale è la li-
mitazione della riproduzione, ma
si può impiegare anche per preve-
nire o trattare i tumori. Può aiuta-
re a tenere sotto controllo alcune
patologie all'apparato riprodutti-
vo e per favorire la stabilizzazione
di malattie sistematiche.
Dott.ssa Maria Torino
“Studio veterinario”
Giorgia Ferraioli &
Martina Lalli (1°C Tc)
ILILIL PERCHE’
ILILIL PERCHE’
I consigli del veterinarioI consigli del veterinarioI consigli del veterinario
Numero 10 Pagina 12 IIILLL PERCHE’
RANUNCOLORANUNCOLORANUNCOLO Famiglia: Ranunculaceae
Genere: Ranunculus
Significato: Il suo nome, nella
lingua latina, significa piccola ra-
na. Una connotazione dovuta, è
abbastanza chiaro, al fatto che i
ranuncoli spesso nascono in luoghi
umidi e paludosi ( ne esistono an-
che specie acquatiche, n.d.r.). Nel
linguaggio dei fiori vengono as-
sociati sia ad un fascino di tipo ma-
linconico che ad una bellezza lan-
guida. Tutto ciò è dovuto al lo-
ro aspetto: le diverse specie, sebbe-
ne presentino diverse disposizioni
di petali (alcuni a “forma” di rosa,
altri più semplici, n.d.r.), posseggo-
no tutte un lato comune: la capaci-
tà di ammaliare con la loro lucen-
tezza una volta esposte al sole
Caratteristiche Generali:
Il ranuncolo è un genere di pian-
ta erbacea che comprende 400-600
specie, di cui due sono acquatiche.
Cresce in diversi terreni (anche
rocciosi) ma, come
tutte le piante, non
predilige un terreno
argilloso.
I ranuncoli sono
semplici fiori prima-
verili da giardino,
crescono al sole o in
zone parzialmente
ombreggiate.
Aspetto Somatico:
i fiori sono generalmente globosi
anche se, quando fioriscono com-
pletamente, si appiattiscono.
La corolla, solitamente, è composta
da cinque petali di colore giallo o
bianco (o altri colori per specie ex-
traeuropee), la loro dimensione
varia da 1 a 26 mm.
Habitat:
Le specie di questo genere hanno
una distribuzione mondiale, in zo-
ne con clima temperato; possiamo
quindi ritrovare nella zona medi-
terranea e nel resto d’Europa,
nell’Asia Centrale a nord delle
grandi catene montuose, nella re-
gione del Capo del Sudafrica, in
California, in Florida e nel Cile
Centrale.
L’habitat è il più vario (prati, zone
paludose, ambienti rocciosi o aree
incolte).
Consigli dell’erborista:
- le foglie di R. Bulbousus
(ranuncolo bulboso) e R. Repes
(ranuncolo dei fossili) pestate e
ridotte in poltiglia si applicano
per uso esterno come rubefacen-
ti (richiama il sangue in superfi-
cie, alleggerendo la pressione
interna), vescicatorie e revulsi-
ve (decongestionamento di un
organo interno attraverso delle
applicazioni
sulla pelle) o
per la sciati-
ca;
- analogamente
una pomata o
della polvere
di bulbi secchi
e pestati di R.
Bulbousus, per uso tipico, ha
proprietà antisettiche e revulsi-
ve, per le nevralgie e per alcune
dermatosi;
- i tuberi radicali di R. Ficaria,
Dillo con un fioreDillo con un fioreDillo con un fiore I consigli di Italia & StefanoI consigli di Italia & StefanoI consigli di Italia & Stefano
Italia Mancini e Stefano Campagna
IIILLL PERCHE’
Numero 10 Pagina 13
preferibilmente freschi raccolti in
Febbraio-Marzo, hanno proprietà
astringenti toniche e curative del-
le emorroidi; mentre per uso
esterno i bulbilli freschi di R. Fi-
caria, ridotti in poltiglia sono
vescicatori, e curativi delle ragadi
Cucina:
I bulbilli e le giovani foglie di R.
Ficaria, dopo opportuna lessatura,
vengono consumate da alcune po-
polazioni come legume. La raccolta
a scopo alimentare di R. Ficaria
deve avvenire prima della fioritura
in quanto, durante e dopo, la pian-
ta contiene protoanemonina, di sa-
pore aspro ed è velenosa per l’uo-
mo.
Luca D'ambrosio (3°B Chi.)
Elisa Romani (4°G Chi.)
Un fiore, una leggenda:
Il ranuncolo
In Giappone, cento e cento anni or
sono, nell'isoletta Kikai, nell'arci-
pelago Ryukyu, viveva un poeta.
Ki-men-tse era il suo nome.
C o m p o n e v a l e sue p o e -
sie accompagnandosi con il suo
shamisen dal dolce suono. Se ne
andava ogni giorno sulle rive dei
piccoli, lucenti laghetti della sua
isola. Laghi dalla sponde frasta-
gliate e ombreggiate di salici pian-
genti. Posti magici e bellissimi.
Ki-men-tse una notte vide la bian-
ca luna riflessa nell'acqua. E so-
pra la luna vide un fiorellino gial-
lo, stellante: un piccolo delizioso
fiore che non aveva mai veduto.
Un fiore della luna, certamente. Il
suo cuore ebbe un tuffo. Voleva ad
ogni costo cogliere il fiore della
luna per farne dono, con una bre-
ve strofa d'amore, alla sua dolce
fanciulla, la bellissima "Sole
splendente in un ciel di turchese".
Ma quel giorno Ki-men-tse era
inebriato anche dal vino: non si
spiega altrimenti come potesse
credere che la luna riflessa fosse
la vera luna e il fiorellino, nato a
fior d'acqua fosse un fio-
re c resc iu to sul la luna .
Si avvicinò con la fragile imbarca-
zione a quel punto dove vedeva la
luna: ma questa sfuggiva al suo
abbraccio. Era però rimasto il fio-
re, di un caldo giallo dorato, con
piccoli petali. Non uno solo, ma
quattro, cinque: un ciuffo di piccoli
soli. E ricomparve anche la luna
sull'acqua, quasi volesse protegge-
re i suoi fiori.
Così pensava Ki -men-tse .
Si chinò il poeta, si chinò per
strappare alla luna i suoi fiori, e
cadde nel laghetto. Non fu più ri-
trovato. E in quel punto da allora,
i ranuncoli formano ad ogni pri-
mavera, come una coltre tempe-
stata di topazi.
Dillo con un fioreDillo con un fioreDillo con un fiore I consigli di Italia & StefanoI consigli di Italia & StefanoI consigli di Italia & Stefano
ILILIL PERCHE’
SportivamenteSportivamenteSportivamente
Francesca Liberini VS Gianluca Grossi
Intervista a
Nome e Cognome:
Francesca Liberini
Età: 16 anni
Classe: 3°B P.I.
Sport: Nuoto
Da quanto tempo
pratichi questo
sport?
Questo è il nono anno, ho iniziato a
7 anni. Pensare che in principio ave-
vo paura di entrare in acqua!
In quale categoria gareggi?
Da quest’anno con gli under 20, fino
all’anno scorso con gli under 17 e
categoria unica.
Per te il Nuoto rappresenta un
hobby o una vera passione?
Per me il Nuoto è una grande pas-
sione. Ormai non posso più farne a
meno, è diventato parte integrante
della mia vita. Mi ha insegnato ad
avere più fiducia in me stessa e a
mettere il massimo in tutto quello
che faccio. Inoltre con il tempo ho
avuto modo di stringere forti amici-
zie con i miei compagni.
Il tuo non è uno sport di squa-
dra. Pensi che questo sia un li-
mite del nuoto?
No, anzi! Pur trovandomi da sola
durante le gare, il rapporto che ho
con i compagni è così forte da ren-
derci comunque una squadra. C’è
molto confronto tra noi e soprattut-
to tanto supporto.
Quante volte a settimana ti al-
leni?
Tre volte a settimana per un’ora,
anche se adesso vado 4 giorni, per-
ché sto frequentando un corso da
bagnina e devo allenarmi per più
ore.
Il Nuoto ti dà molte soddisfa-
zioni?
Tantissime! Le mie più grandi sod-
disfazioni della mia vita fino ad
ora le ho trovate nel nuoto! Quan-
do vinco le gare e il mio allenatore
mi elogia, capisco che tutti i miei
sforzi sono stati ripagati.
Hai fatto gare?
Sì molte, anche se quest'anno ne ho
saltate alcune perché ho avuto dei
problemi di salute. Nonostante
questo, sono riuscita a classificar-
mi per la Finale regionale a Monte-
rotondo, terza per i "100 delfino" e
prima per i "200 stile"!!!
Segui una particolare alimen-
tazione in relazione alla pra-
tica sportiva?
Sì, soprattutto prima delle gare,
quando è preferibile mantenersi
leggeri e assumere tanti sali mi-
nerali e zuccheri. Abitualmente
mangio carboidrati.
C'è qualcosa che non ti piace
di questo sport?
Saltare gli allenamenti per un
qualsiasi motivo o dover rinun-
ciare a qualche gare. Ormai per
me il Nuoto è una "malattia".
Cosa ami di più di questo
sport?
Una cosa che amo particolarmen-
te è l'adrenalina che si crea prima
di una gara. Oltre questo, la cosa
che adoro di più è la sensazione
di libertà che provo ogni volta che
nuoto, è come se mi liberassi di
tutto lo stress accumulato durante
la giornata.
Numero 10 Pagina 14 IIILLL PERCHE’
ILILIL PERCHE’
Sportivamente Sportivamente Sportivamente
Gianluca Grossi VS Francesca Liberini
Sì, molte! Amo questo sport e ogni
cosa che faccio, legata alla palla-
nuoto, mi regala sempre molte sod-
disfazioni, soprattutto quando si
vincono le partite!
Hai fatto gare?
Sì, parecchie. L’ultima è stata pochi
giorni fa e abbiamo vinto 8 a 4. È
stata una bella soddisfazione per
tutta la squadra!
Segui una particolare alimen-
tazione in relazione alla prati-
ca sportiva?
No, non direi. Mangio un po’ di
tutto, anche se con una certa mode-
razione.
C'è qualcosa che non ti piace di
questo sport?
Forse sarà banale dirlo ma no, non
c'è niente che non mi piace della
Pallanuoto, ogni minima cosa, a
modo suo, è divertente.
Cosa ami di più di questo
sport?
Tutto, dal clima piacevole che si
crea tra i compagni, al gioco di
squadra che ogni volta facciamo
Intervista a
Nome e Cognome:
Gianluca Grossi
Età: 15 anni
Classe: 2°A Alb.
Sport: Pallanuoto
Da quanto tempo
pratichi questo
sport?
Sono già 8 anni che pratico Pallanuo-
to.
In quale categoria gareggi?
Gareggio in due categorie: under 17 e
under 20.
Per te la Pallanuoto rappresenta
un hobby o una vera passione?
È una grande passione, oramai fa
parte della mia vita da così tanto
tempo che non riuscirei più a farne a
meno.
Che ruolo occupi all’interno della
squadra?
Non ho un ruolo preciso, gioco in tutte
le posizioni, tranne che in porta.
Quante volte a settimana ti alle-
ni?
Mi alleno 7 giorni su 7! C’è bisogno di
un allenamento costante.
La pallanuoto ti dà molte soddi-
sfazioni?
per affrontare al meglio una parti-
ta, e poi la soddisfazione che c'è
quando si riesce a vincere una
competizione è davvero impagabi-
le!
Silvia Sessa & Marika Carnali
(3°B P.I.)
IIILLL PERCHE’
Numero 10 Pagina 15
ILILIL PERCHE’
Nome: Mattia
Cognome: Pomponi
Classe: 1° F Alb.
Perché hai scelto
questa scuola?
Mattia: Ho scelto questa scuola da-
to che ho un ristorante di proprietà.
Qui imparo ad apparecchiare e tan-
te altre cose, tutte utili un domani
per il mio futuro mestiere.
Cosa preferisci di più: cucinare
o stare in sala?
Mattia: Mi piace stare in sala a con
-tatto con la gente. I miei compagni,
durante la pratica, mi aiutano mol-
to. In cucina invece ho paura di scot
-tarmi con il fuoco e scegliendo que-
sta scuola, sto imparando a stare
attento. Non so usare il coltello.
Come ti trovi con i compagni di
classe?
Mattia: Le poche volte che sono in
classe, sono ben inserito, ma data
la confusione che vi è all’interno,
mi distraggo spesso e quindi sono
costretto a uscire. Invece in pale-
stra, visto che la materia è
“ricreativa’’, sono più partecipe ri-
spetto al gruppo classe.
Che cosa fai nel tempo libero?
Mattia: Vado a scuola di ballo do-
ve pratico la break-dance. Mi piace
tanto perché mi aiuta a vincere la
paura del buio… della tanta gente
davanti a me durante lo spettacolo
finale. Durante questi “saggi” infat-
ti ci sono poche luci, l’atmosfera è
particolare, c’è molta gente che mi
guarda e per me è un momento in
cui devo dimostrare di avere corag-
gio. La break-dance mi piace anche
perché ci sono tanti miei amici con
me. A casa invece gioco a biliardino
(calcio-balilla), a flipper, alla Nin-
tendo wii, alla playstation… inoltre
ho uno stereo grande e ascolto mol-
ta musica. In estate mi piace anda-
re in piscina, la preferisco al mare,
che per me è troppo grande, infatti
tutto ciò che è indefinito mi spaven-
ta.
Com’è organizzata una tua
giornata tipo?
Mattia: Entro a scuola alle 9:30. Il
prof.re Paolo Melfi subito dopo
prende la presenza. Alterno ore in
classe, finalizzate alla socializza-
zione, a ore all’esterno con degli
assistenti, con i quali svolgo pro-
getti formativi, educativi e ricreati-
vi. Molti di questi corsi mi servono
a migliorare le abilità manuali e
intellettive, ad esempio la pittura
mi aiuta nella disgrafia, il teatro
invece mi consente di esprimermi
meglio attraverso i gesti. Le ultime
ore le passo con Pamela e con lei
lavoro sulla parte dell’apprendi-
mento e della relazione con miei
compagni di classe.
Facce da copertina…?Facce da copertina…?Facce da copertina…?
Numero 10 Pagina 16 IIILLL PERCHE’
ILILIL PERCHE’
Nome: Elisa
Cognome: Maggiore
Classe: 1°F Alb.
Perché hai scelto
questa scuola?
Elisa: Perché penso che questa
scuola possa darmi molte opportu-
nità lavorative. La scelta è nata
dalla mia passione per la cucina.
Cosa preferisci di più: cucinare
o stare in sala?
Elisa: Io preferisco invece “cucina”
data la passione che mi ha tra-
smesso mia madre. Siccome ho sco-
perto però un'altra materia,
“ricevimento”, sono indecisa sull’in-
dirizzo da scegliere al terzo anno.
Come ti trovi con i compagni di
classe?
Elisa: Io mi trovo bene all’interno
della classe. Rispetto all’anno scor-
so va molto meglio perché le perso-
tica nella mensa scolastica o in
didattica, come “ricevimento”.
Inoltre quattro ore settimanali
sono dedicate all’esercitazione
fuori la scuola: al Miami Beach!
Si formano due gruppi, uno di
“cucina” e uno di “sala”. Un aspet-
to che non mi piace è che della
classe vi partecipano solo alcune
persone. Inoltre, chi fa pratica,
perde ore di lezione e rimane ov-
viamente indietro con il program-
ma. Ma come sappiamo, l’Alber-
ghiero è ancora in via di sviluppo
e miglioramento, visto che è nato
da solo un anno!
Fabio Della Corte (4°B Agr.)
Giorgia Caberlon (2°A Alb.)
ne non mi fanno sentire disagio.
Siamo poche femmine e io ho legato
più con i maschi poiché già in par-
tenza vi erano gruppi formati. Un
aspetto negativo della mia classe è
rappresentato dal fatto che crea
molta confusione, ed è facile di-
strarsi durante le lezioni.
Che cosa fai nel tempo libero?
Elisa: Nel tempo libero non faccio
sport. Mi piace stare insieme ai
miei animali: ho un gatto e due ca-
ni. Ma anche passare del tempo sui
social-network, come ‘’facebook’’, o
semplicemente al computer. Ogni
tanto, avendo casa molto grande,
organizzo feste con i miei vicini.
Com’è organizzata una tua
giornata tipo?
Elisa: La mia giornata scolastica è
strutturata in modo classico! Ogni
settimana però, a differenza del
corso agrario e chimico, nel nostro
corso, l’alberghiero, vengono scelti
due/tre ragazzi che faranno la pra-
Facce da copertina…?Facce da copertina…?Facce da copertina…?
IIILLL PERCHE’
Numero 10 Pagina 17
ILILIL PERCHE’
Da quanto tempo
lavora in quest'I-
stituto?
Sono in quest'Istituto dall'ottobre
del 1982, quindi da 31 anni. I primi
anni insegnavo esercitazione mecca-
nica agraria poi molte materie, in-
clusa questa, vennero eliminate e
allora divenni responsabile della
biblioteca. Nel ‘96 decisi di seguire
un corso di specializzazione al soste-
gno e da allora mi occupo di quello.
Cosa l'ha spinta a scegliere que-
sta professione?
Non c’è proprio un motivo in parti-
colare. In realtà per ottenere la spe-
cializzazione, avevo l'obbligo di fare
il docente di sostegno per 5 anni; al
termine di questo periodo però non
ho voluto più riprovare a insegnare
la mia materia originaria, anche se
si era presentata l'occasione.
E' più impegnativo lavorare con
questi ragazzi?
Dipende se i ragazzi devono seguire
un Programma ministeriale o un
PEI. Nel primo caso devi solamente
semplificare gli argomenti, mentre
nel secondo devi insegnare ai ragaz-
zi anche altri aspetti oltre alla parte
strettamente scolastica, come ad
esempio a relazionarsi con le perso-
ne. Nei casi PEI bisogna puntare
molto sull'autonomia e sull'inte-
grazione scolastica, attraverso an-
che le visite d’istruzione all'esterno
dell'Istituto. Le ultime che abbiamo
fatto sono state quella a San Mari-
no e la giornata sulle nevi di Cam-
po Felice.
Quanti ragazzi sta seguendo in
questo periodo?
Tre ragazzi, tutti e 3 con un PEI.
Quali attività pratica con loro?
Io mi occupo solamente delle attivi-
tà scolastiche, seguendo ciascuno di
loro per 6 ore alla settimana. Per i
vari progetti, come ad esempio Or-
ticola, Vivaio e Teatro, ci sono degli
assistenti specializzati mandati
dalla Provincia che vengono in
giorni specifici della settimana.
All'esterno dell'Istituto mantie-
ne i contatti con i ragazzi?
Non con tutti, il problema maggio-
re è la distanza. Con molti ragazzi,
nonostante abbiano terminato la
Nome Cognome: Paolo MelfiPaolo MelfiPaolo Melfi
Professione: docente di sostegno
Stato civile: coniugato
Figli: 3
ILILIL PERCHE’
scuola, ci manteniamo in contatto
organizzando pizze e uscite di va-
rio tipo. Comunque anche per i
ragazzi, con i quali non riesco a
mantenere rapporti all'esterno
dell'Istituto, cerco sempre di essere
una figura di riferimento… alcuni
di questi ragazzi mi considerano
addirittura uno zio!
Qual è la soddisfazione più
grande che le ha dato e che le
continua a dare questa profes-
sione?
Vedere i ragazzi raggiungere la
piena autonomia al termine del
percorso di studi, senza che abbia-
no più bisogno di essere guidati. I
ragazzi che seguono un Program-
ma ministeriale possono raggiun-
gere anche buoni obiettivi. Una
ragazza qualche anno fa è riuscita
a uscire con 72/100!!!
Queste sono le vere soddisfazioni
di tutti i docenti, incluso me!!!
Luca Calisi & Mirko Di Razza
(4°G Chi.)
Numero 10 Pagina 18 IIILLL PERCHE’
Personaggio del mesePersonaggio del mesePersonaggio del mese
Numero 10
Pagina 19 IIILLL PERCHE’
Il perche’: Il perche’: Il perche’: cinemacinemacinema
Commento: Il film, tratto da In the sewers
of Lvov, romanzo di Robert Marshall, rac-
conta dunque un reale episodio accaduto ai
tempi della Seconda Guerra Mondiale in Po-
lonia. Il protagonista, Leopold Socha, è un
personaggio dinamico la cui sensibilità si
evolve profondamente nel corso della vicen-
da. Egli riuscirà, sebbene dopo molte peripe-
zie e ostacoli, a salvare il gruppo di ebrei,
diventando lui stesso un essere umano deci-
samente più sensibile e più altruista, insom-
ma moralmente migliore. Il film è molto ben
girato e il fatto poi che l'ambientazione sia
tutta circoscritta ai cunicoli sotterranei delle
fogne, al buio ovviamente, ne accresce la
drammaticità e soprattutto il senso claustro-
fobico rendendo quasi palpabile allo spettato-
re la percezione di forte disagio e di costante
paura provato dai perseguitati. E per questo
motivo, a mio parere, la pellicola di Agniesz-
ka Holland possiede una marcia in più ri-
spetto ai molti film incentrati sul tema della
Shoa e della drammatica esperienza dei so-
pravvissuti alle persecuzioni
naziste. Da menzionare poi
l'ottima interpretazione del
protagonista, il polacco Ro-
bert Wieckiewicz, che ri-
sulta credibile nel suo ruolo
non semplice, riuscendo in
molti tratti del film anche a
essere simpatico. Insomma,
questa pellicola costituisce
sicuramente un ulteriore e
notevole contributo a che l’O-
locausto non venga mai di-
menticato.
Luca Caldato
(4°G Chi.)
Trama:
In Darkness racconta la storia vera di Leopold Socha,
operaio del sistema fognario e ladruncolo a Lvov, nella Polo-
nia occupata dai Nazisti nel 1943. Dopo essersi imbattuto in
un gruppo di ebrei nelle fogne della città, Socha accetta di
nasconderli per denaro. Ma quello che inizia come un mero
accordo per il proprio interesse, prende una piega inaspetta-
ta. Tutti loro, infatti, dovranno trovare un modo per scampa-
re alla morte, nei 14 mesi vissuti in un conti-
nuo stato di allerta.
Genere: Drammatico
Regia: Agnieszka Holland
Sceneggiatura: David F. Shamoon
Attori: Robert Wieckiewicz, Benno Fürmann,
Agnieszka Grochowska, Maria Schrader
Distribuzione: Good Films
Paese: Germania, Francia, Polonia 2011
Durata: 145 min.
Formato: Colore
Numero 10 Pagina 20 IIILLL PERCHE’
I'm Gonna Make A Change,
For Once In My Life
It's Gonna Feel Real Good,
Gonna Make A Difference
Gonna Make It Right . . .
As I, Turn Up The Collar On My
Favourite Winter Coat
This Wind Is Blowin' My Mind
I See The Kids In The Street,
With Not Enough To Eat
Who Am I, To Be Blind?
Pretending Not To See
Their Needs
A Summer's Disregard,
A Broken Bottle Top
And A One Man's Soul
They Follow Each Other On
The Wind Ya' Know
'Cause They Got Nowhere
To Go
That's Why I Want You To
Know
I'm Starting With The Man In
The Mirror
I'm Asking Him To Change
His Ways
And No Message Could Have
Been Any Clearer
If You Wanna Make The World
MAN IN THE MIRRORMAN IN THE MIRRORMAN IN THE MIRROR
A Better Place
Take A Look At Yourself, And
Then Make A Change
I've Been A Victim Of A Selfish
Kind Of Love
It's Time That I Realize
That There Are Some With No
Home, Not A Nickel To Loan
Could It Be Really Me,
Pretending That They're Not
Alone?
A Willow Deeply Scarred,
Somebody's Broken Heart
And A Washed-Out Dream
They Follow The Pattern Of
The Wind, Ya' See
Cause They Got No Place
To Be
That's Why I'm Starting With
Me
I'm Starting With The Man In
The Mirror
I'm Asking Him To Change
His Ways
And No Message Could Have
Been Any Clearer
If You Wanna Make The World
A Better Place
Take A Look At Yourself And
Then Make A Change
(You Gotta Get It Right, While
You Got The Time)
('Cause When You Close Your
Heart)
You Can't Close Your . . .Your
Mind!
(Then You Close Your . . .
Mind!)
That Man, That Man, That
Man, That Man
(Better Change!
You Know . . .That Man
Gonna Feel Real Good Now!. . .
I'm Gonna Make A Change
It's Gonna Feel Real Good!
Come On!
Just Lift Yourself
You Know
You've Got To Stop It.
Yourself!
I've Got To Make That Change,
Today!
You Got To
You Got To Not Let Yourself . . .
Brother . . .
You Know-I've Got To Get
That Man, That Man . . .
You've Got To
You've Got To Move! Come
On! Come On!
You Got To . . .
Stand Up! Stand Up!
Stand Up!
Stand Up And Lift
Yourself, Now!
Gonna Make That Change . . .
Come On!
(Man In The Mirror)
You Know It!
You Know It!
You Know It!
You Know . . .
(Change . . .) Make That Change.
SCELTA PER VOI DA SCELTA PER VOI DA SCELTA PER VOI DA
SCELTA PER VOI DA SCELTA PER VOI DA SCELTA PER VOI DA
Avete mai osservato con attenzione il mondo in cui vivia-
mo?
Ovunque non si vede che violenza, odio e lacrime. L’uomo
che rigetta il male su se stesso, sulla natura, sul prossimo
e su qualsiasi altra cosa che potrebbe impedire il suo af-
fermarsi come “essere supremo’’. L’uomo ambisce a diven-
tare re del suo regno senza rendersi conto che tutto intor-
no a lui è arido e semidistrutto, privo oramai della sua
originaria bellezza. Allora si vorrebbe avere una bacchet-
ta magica per cambiare le cose… avete mai sognato di
poterlo fare?
Probabilmente vi sarà capitato, ma avrete poi distolto
l’attenzione e lasciato cadere questo pensiero credendo
che sognare sia inutile e che le cose non possano cambia-
re.
Le cose in realtà possono cambiare. Ciò che non funziona
non è solo colpa di chi ci governa, nessuno di noi può per-
mettersi di restare con le mani in mano ad aspettare che
altri risolvano anche le nostre situazioni. Ognuno di noi
ha il proprio carico di responsabilità e deve avere il corag-
gio di assumerselo fino in fondo!
La canzone di Michael Jackson, Man In The Mirror, è
il quarto singolo estratto nel gennaio 1988 dall'album
Bad del 1987. Essa arrivò alla posizione numero 1 in nu-
merose classifiche. È una delle canzoni di M. Jackson me-
glio criticate e che fu un record per i Grammy Awards
del 1988. La canzone fu trasmessa molte volte dalle radio
e rimase in testa alla classifica Billboard Hot 100 per
due settimane. Fino a oggi il singolo ha venduto un im-
porto stimato di 2,2 milioni di copie. Il testo di Man In
The Mirror è proprio un invito a guardarsi allo specchio
con occhi nuovi, occhi di chi ha più chiaro il senso del pro-
prio esistere su questa Terra. È un invito al cambiamen-
to, a partire da se stessi, dal proprio egoismo che spesso ci
impedisce di guardare il dolore e le sofferenze dell’altro.
Spetta a noi cambiare ciò che non funziona, noi che, co-
me gocce nel mare, siamo uguali e parte dello stesso in-
sieme: una goccia da sola non è sufficiente a formarlo ma
è da quella unica, PRI-
MA goccia che tutto ha
inizio!
“…se vuoi rende-
re il mondo
un posto migliore
guarda a te stes-
so e fai un cam-
biamento..”
IIILLL PERCHE’
Numero 10 Pagina 21
MAN IN THE MIRRORMAN IN THE MIRRORMAN IN THE MIRROR
UOMO ALLO SPECCHIO
Sto per fare un cambiamento
per una volta nella mia vita
dovrà fare sentire veramente bene
fare la differenza
essere una cosa giusta
Come al solito alzo il colletto del
mio cappotto preferito
questo vento soffia la mia mente
Vedo i ragazzi nella strada
senza abbastanza cibo
chi sono io per essere cieco?
Faccio finta di non vedere
i loro bisogni
Un non curanza estiva
una bottiglia rotta in cima
e un’altra anima di un uomo solo
Loro s’inseguono nel vento lo sai
perché non hanno un posto dove andare
è per questo che io voglio che tu sappia
Che inizierò con l’uomo nello specchio
gli ho chiesto di cambiare la sua strada
e nessun messaggio può essere
più chiaro
se tu vuoi rendere il mondo
un posto migliore
guarda a te stesso e fai un cambiamento
se vuoi rendere il mondo un posto migliore
Sono stato una vittima dell’egoismo
un tipo di amore
questo è il momento in cui ho realizzato
che ci sono persone senza
casa, senza un centesimo da prestare
potevo essere veramente io?
pretendendo che loro non fossero soli?
Un salice profondamente deturpato
il cuore spezzato di qualcuno
e un sogno cancellato
loro seguono la scia del
vento, lo vedi
perché non hanno un posto dove stare
è per questo che voglio iniziare con me
e nessun messaggio può essere
più chiaro:
Doriana Costanzo (3°B P.I.)
Numero 10
Pagina 22 IIILLL PERCHE’
SSScotti e cotti e cotti e bbbruciatiruciatiruciati Pastiera di PatPastiera di PatPastiera di Pat
Ingredienti :
dosi per 2 teglie da 26 cm di Ø
Pasta frolla: dose per 1 teglia
350 gr di farina
125 gr di burro
150 gr di zucchero
1 uovo intero e 2 tuorli
Scorzetta di limone grattugiata
Crema: dose per 2 teglie
600 gr di grano cotto (1 barattolo)
300 gr di latte
700 gr di ricotta
500 gr di zucchero
1 cucchiaio di burro
7 uova intere e 3 tuorli
1 bustina di vaniglia
1 fiala di fiori d’arancio
150 gr di arancia e cedro canditi
Procedimento
Mescolare gli ingredienti in un mixer
e impastare finché non si crea una
palla. Avvolgerla in una pellicola e
mettere in frigo per mezz'ora. Versa-
re il contenuto del barattolo in un
tegame, aggiungendo 300 gr di latte e
un cucchiaio di burro. Far bollire e
mescolare fino a ottenere una crema.
Appena la crema si è raffreddata,
versare in un tegame grande e ag-
giungere 700 gr di ricotta, 500 gr di
zucchero, 7 uova intere e 3 tuorli, una
bustina di vaniglia, 1 fiala di fiori
di arancio, 150 gr di arancia e
cedro canditi. Frullare il tutto
ottenere un impasto liquido. Fo-
derare uno stampo largo circa 26
cm con la pasta frolla, mettere
dentro il ripieno. Decorare la pa-
stiera con strisce di pasta frolla e
mettere in forno a 180 gradi.
Quando i bordi si saranno
“colorati”, accendere il forno in
modalità solo sopra ventilato per
far asciugare la pastiera. Quando
anche sopra sarà ben dorata, allo-
ra la vostra pastiera sarà pronta.
Lasciate ancora nel forno aperto
per circa un'ora. Spolverizzare
con zucchero a velo.
La pastiera: ricetta divina
Si narra che la sirena Partenope,
incantata dalla bellezza del golfo
disteso tra Posillipo e il Vesuvio,
avesse fissato lì la
sua dimora. La
gente, che popola-
vano il golfo, ama-
va ascoltare i can-
ti d'amore e di
gioia che la sirena
dedicava loro. Per
ringraziarla di
così grande dilet-
to, decisero di of-
frirle quanto più
di prezioso aves-
sero. La farina, forza e ricchezza
della campagna; la ricotta, omag-
gio di pastori e pecorelle; le uova,
simbolo della vita che sempre si
rinnova; il grano tenero bollito nel
latte, prova dei due regni della
natura; l'acqua di fiori d'arancio,
per i profumi della terra; le spezie,
in rappresentanza dei popoli più
lontani del mondo; infine lo zuc-
chero, per esprimere l'ineffabile
dolcezza profusa dal canto di Par-
tenope in cielo, in terra e in tutto
l'universo. La sirena, felice per
tanti doni ricevuti, s'inabissò per
fare ritorno alla sua dimora cri-
stallina e depose le offerte prezio-
se ai piedi degli dei. Questi, ine-
briati anche loro dal soavissimo
canto, riunirono e mescolarono con
arti divine tutti gli ingredienti,
nacque così la pastiera.
ILILIL PERCHE’
Augura Augura Augura Buona Buona Buona PasquaPasquaPasqua 201320132013