Febbraio_Marzo_2013

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n° 10 Febbraio-Marzo 2013 pag. 3 Uomo Uomo Uomo vs vs vs Uomo Uomo Uomo QUESTO MESE: Uomo vs Uomo pag. 3 Vivi e conosci pag. 4-5 Teatro in prosa pag. 6 Tatoo: simbolo di oppressione, desiderio di libertà. pag. 7 Una giornata “Specialepag. 8 Intervista a Kelvin pag. 9 Amici a quattro zampe pag. 10-11 Dillo con un fiore pag. 12-13 Sportivamente pag. 14-15 Facce da copertina pag. 16-17 Personaggio del mese pag. 18 IL Perché: Cinema pag. 19 Scelta per voi da: IL Perché pag. 20-21 Scotti e bruciati pag. 22 Se questo è un uomo… Se questo è un uomo… Se questo è un uomo… Uomo contro uomo: una lotta infinita Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo che lavora nel fango che non conosce pace che lotta per mezzo pane che muore per un si o per un no. Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome senza più forza di ricordare vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d'inverno. Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore stando in casa andando per via, coricandovi, alzandovi. Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi. Se questo è un uomo”, uno dei romanzi più si- gnificativi del Novecento. Scritto da Primo Levi, testimonia l’esperienza da egli stesso vissuta nel campo di concentramento di Auschwitz. Questa poesia costituisce la Prefazione al romanzo e ci Uomo vitruviano (Leonardo Da Vinci)

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Giornalino scolastico di Febbraio e Marzo 2013

Transcript of Febbraio_Marzo_2013

n° 10 Febbraio-Marzo 2013

pag. 3

Uomo Uomo Uomo vsvsvs UomoUomoUomo

QUESTO MESE:

Uomo vs Uomo pag. 3 Vivi e conosci pag. 4-5

Teatro in prosa pag. 6

Tatoo: simbolo di oppressione,

desiderio di libertà. pag. 7

Una giornata “Speciale” pag. 8

Intervista a Kelvin pag. 9

Amici a quattro zampe pag. 10-11

Dillo con un fiore pag. 12-13

Sportivamente pag. 14-15

Facce da copertina pag. 16-17

Personaggio del mese pag. 18

IL Perché: Cinema pag. 19 Scelta per voi da: IL Perché pag. 20-21

Scotti e bruciati pag. 22

Se questo è un uomo…Se questo è un uomo…Se questo è un uomo…

Uomo contro uomo:

una lotta infinita

Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case,

voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo che lavora nel fango che non conosce pace

che lotta per mezzo pane che muore per un si o per un no.

Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome senza più forza di ricordare

vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d'inverno.

Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore

stando in casa andando per via, coricandovi, alzandovi. Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa,

la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi.

“Se questo è un uomo”, uno dei romanzi più si-

gnificativi del Novecento. Scritto da Primo Levi,

testimonia l’esperienza da egli stesso vissuta nel

campo di concentramento di Auschwitz. Questa

poesia costituisce la Prefazione al romanzo e ci

Uomo vitruviano (Leonardo Da Vinci)

Pagina 2 IIILLL PERCHE’

Numero 10

Redazione:

Daniela Fiorentini (direttore)

Silvia Sessa (caporedattore)

Bochicchio Alessandra, Caberlon Giorgia, Caldato Luca, Calisi Luca, Capasso Fabiana, Cappelletto Petra, Carnali Marika, D’Am-brosio Luca, Della Corte Fabio, Di Bella Marika, Di Razza Mirko, Franceschetti Chiara, Guido Giulia, Ianni Noemi, Lusuar-di Andrea, Romani Elisa, Torrao Arianna, (redattori)

Responsabili del Progetto:

Prof.ssa Cristiana Angiello Prof. Claudio Cappelletto (grafica)

Collaboratori:

Stefano Trichei Assistenza tecnica:

Mauro Coppotelli

Siamo su internet!

www.ipasanbenedetto.eu

I.I.S. “San Benedetto” Via Mario Siciliano, 4

04010 B.go Piave - Latina

tel. 077369881-fax 0773662890

E-Mail: [email protected]

aiuta a riflettere non tanto sul con-

testo storico, politico e sociale a cui

l’esperienza riportata è riconduci-

bile, bensì sul messaggio UNIVER-

SALE in essa contenuto. Sembra

quasi un ossimo-

ro la facilità del-

la comprensione

del testo rispetto

all’ infinita pro-

fondità del mes-

saggio che si vuo

-le trasmettere.

Parole asciutte,

quasi lapidarie

insegnano qual-

cosa a tutti, in

particolare il ri-

spetto per ogni

essere umano co-

sì tanto violato,

umiliato, annul-

lato…

L’uomo che uccide

un altro uomo, senza che vi sia un

reale motivo per farlo, suscita

nell’animo di ognuno di noi un sen-

so di rabbia, di disprezzo, di incre-

dulità… Ma ciò che trapela da que-

ste righe, oltre alla profonda soffe-

renza, è soprattutto la voglia di far

conoscer ciò che è stato, come mo-

nito affinché non accada mai più.

Primo Levi, con le sue parole, la

sua esperienza e il suo messaggio,

Numero 10 Pagina 3 IIILLL PERCHE’

Uomo Uomo Uomo VS VS VS UomoUomoUomo

vuole che quella vergogna venga

RICORDATA, che si imprima nella

mente e nel cuore di tutti coloro che

leggeranno questi versi, anche di

sfuggita o superficialmente. Nono-

stante tutto però gli uomini non

sembrano avere ancora imparato

dagli errori del passato. Un passato

che purtroppo si fa ancora troppo

spesso presente nella storia umana.

Chissà se un giorno impareremo

davvero, chissà se riusciremo a ca-

pire fino in fondo che nessuna di-

versità è negativa e dannosa, che

ogni individuo ha pari dignità di

chiunque altro, ma soprattutto che

mai un uomo può privare della vita

un altro essere umano.

Primo Levi si rivolge a quelle per-

sone che vivono nella sicurezza e

nel benessere delle loro calde case,

ponendo di fronte ai loro occhi

immagini di uomini e donne

privati di ogni briciolo di uma-

nità, ridotti a involucri vuoti e

opachi di quello che erano.

Il desiderio di Primo Levi, che

tutto ciò non venga dimenticato,

si trasforma in un rabbioso ana-

tema a fine poesia. Perché di-

menticare è il peggiore peccato

che si possa commettere e meri-

ta di essere maledetto e condan-

nato senza appello.

Daniela Fiorentini

(3°B P.I.)

Primo Levi

Marc Chagall, Crocifissione bianca (1938), opera ispi-

rata alla persecuzione degli ebrei nell'Europa centrale e

orientale.

Numero 10 Pagina 4 IIILLL PERCHE’

VIVI E CONOSCIVIVI E CONOSCIVIVI E CONOSCI Ricordare per non scordare: le Fosse ArdeatineRicordare per non scordare: le Fosse ArdeatineRicordare per non scordare: le Fosse Ardeatine

In data 22 gennaio 2013, nell’am-

bito del progetto Vivi e conosci,

portato avanti dall’educatrice

Giovanna Mulè, ci siamo recati

in visita presso le Fosse Ardea-

tine, situate a Roma in via Ar-

deatina,174. Come sempre, prima

di ogni visita, abbiamo affrontato

un percorso di preparazione che

ci ha reso consapevoli di ciò che

saremmo andati ad affrontare.

Giunti in loco, ci siamo subito

resi conto del forte contrasto tra

la cura e la bellezza del posto e il

sentimento di profonda angoscia

che esso emanava. È stata un’e-

sperienza molto significativa che

ha lasciato un’impronta profonda

in noi che l’abbiamo vissuta. Le

Fosse Ardeatine sono un altro

triste esempio di follia umana, di

prevaricazione dell’uomo sull’uo-

mo, di spregio della vita umana.

La nostra guida ci ha esposto la

parte storica relativa alle Fosse

Ardeatine, accompagnandoci per

tutta la visita all’interno del

Mausoleo dove sono deposte le

salme dei 335 trucidati per ma-

no tedesca. La voce mesta della

guida, nella pace di quel luogo, ci

ha riportato al lontano 23 marzo

1944 quando, circa alle ore

15.00, un gruppo di partigiani

fece brillare una carica esplosiva

al centro di una colonna tedesca

in marcia lungo Via Rasella.

Caddero 33 tedeschi e molti altri

rimasero feriti. La reazione tede-

sca fu violenta e rabbiosa: su ordi-

ne di Hitler, venne ordinata la fuci-

lazione di 10 italiani per ogni te-

desco ucciso. La morte di un altro

ferito fece allungare la lista dei

condannati di altre 5 unità. L’ese-

cuzione venne effettuata il 24 mar-

zo, presso le cave di Via Ardeatina

ad opera delle S.S. di Roma. Le

salme furono poi nascoste all’inter-

no della cava della quale fu fatta

franare l’entrata con lo scoppio di

mine. Abbiamo visto le grotte della

strage, il Mausoleo e il Museo.

Tante tombe di granito, tutte

uguali, su ognuna, le generalità del

defunto. Dodici tombe però riporta-

no solo l’indicazione “Ignoto”, non

essendo mai stato possibile identi-

ficare le salme. Molto interessante

è stata anche la visita al Museo

dove abbiamo potuto ammirare le

opere dei maestri Guttuso, Cagli

IIILLL PERCHE’

Pagina 5 Numero 10

VIVI E CONOSCIVIVI E CONOSCIVIVI E CONOSCI Ricordare per non scordare: le Fosse ArdeatineRicordare per non scordare: le Fosse ArdeatineRicordare per non scordare: le Fosse Ardeatine

e Levi.

Da questa visita, abbiamo sicura-

mente potuto costatare ancora una

volta quanto possa essere feroce la

violenza dell’uomo verso un altro

uomo. Dietro quei nomi e non no-

mi, tante vite spezzate, tanti volti e

sorrisi di operai, agricoltori, profes-

sori, artisti, militari…tra le vittime

anche 6 studenti…

È giusto ricordare la strage delle

Fosse Ardeatine e con essa, le

altre stragi che hanno reso martiri,

loro malgrado, tanti innocenti. È

giusto ricordare per non scordare

mai quanto la nostra libertà di oggi

sia il frutto dei sacrifici, delle lotte

e del coraggio di chi ci ha precedu-

to.

Fabio Della Corte (4°B Agr.)

Giorgia Caberlon (2°A Alb.)

Emozioni che insegnano

Rabbia, pietà, tristezza ma soprat-

tutto stupore… Come si è potuto

uccidere tante persone innocenti?

Come si è avuto il coraggio di pre-

mere il grilletto contro un essere

umano inerme? Nel visitare le

Fosse Ardeatine, ho provato tan-

ta tristezza e angoscia. Mentre la

guida ci raccontava l’accaduto, a

me sembrava di sentire le grida e

le preghiere di tutte quelle persone

che chiedevano perdono delle pro-

prie colpe, sapendo di stare per

morire. Sono state davvero tante le

emozioni che ho provato nel vedere

tante lapidi allineate, alcune delle

quali, senza nome… ma è pur vero

che le emozioni, anche se fanno

star male, possono insegnare a non

commettere gli stessi sbagli.

Alessandra Sabau (1°C Tc)

Una grande stretta al cuore e un

senso di odio nei confronti dei

nazisti…Sì, perché in quel luogo

tante persone, dopo essere state

torturate, vennero costrette a

entrare in un cunicolo per essere

uccise. Poi mi sono ritrovato da-

vanti le lapidi dei martiri italia-

ni, vittime di quell’orrore. Alcune

senza nome perché non identifi-

cate. Lì ho sentito un grande peso

sul cuore, perché ho pensato che

tra quelle tombe mute potrebbero

esserci parenti di persone che

conosco e che non hanno potuto

piangere i propri cari. Ho provato

una grande tristezza per tutti i

miei connazionali, vittime inno-

centi.

Daniele Matteini (5°D Chi.)

Numero 10 Pagina 6 IIILLL PERCHE’

Il giorno 25 Gennaio, nella nostra

scuola, è iniziato un corso di atti-

vità teatrale aperto a tutti gli

alunni. L'idea è venuta alla mia

insegnante di italiano, la prof.ssa

Patrizia Gesini, la quale ha pre-

sentato il progetto all'inizio

dell'anno scolastico. Esso prevede

la messa in scena di uno spettaco-

lo teatrale a fine corso, tratto da

un'opera di un importante espo-

nente della letteratura italiana, lo

scrittore Leonardo Sciascia. La

sceneggiatura è stata scritta dalla

mia professoressa e dalla regista-

attrice di teatro Tiziana Battisti

la quale cura anche la messa in

scena dello spettacolo. Il corso si

svolge nel nostro Istituto nei locali

della palestra tutti i venerdì di

tutte le settimane fino alla fine

dell'anno scolastico, dalle ore

14.00 alle 16.30 circa. Io sono una

ragazza che partecipa al corso e

quindi posso descrivere l'atmosfe-

ra e le varie sensazioni che provo,

quando mi trovo nel gruppo. Sto

imparando non solo a recitare ma

anche tutte quelle regole che mi

permettono di rispettare i tempi

e le esigenze degli altri; inoltre il

corso mi aiuta a migliorare le

mie performance sicuramente

utili nella vita! Il momento più

emozionante è stato quando la

professoressa e Tiziana ci hanno

assegnato le parti e consegnato il

copione. La mia

è una parte

bellissima, mi

impegnerò fino

in fondo per

essere all'altez-

za del ruolo che

mi è stato dato

e fin da ora sie-

te tutti invitati

ad assistere al

fantastico spet-

tacolo che si

terrà presumi-

Il teatro in prosaIl teatro in prosaIl teatro in prosa

bilmente intorno alla prima setti-

mana di Giugno, presso l'Aula Ma-

gna dell'Istituto.

Eleonora Nocenzi (1°C Alb.)

prosa [prò-sa] s.f.

Una forma di espressione che, al

contrario della poesia, non ubbi-

disce a regole metriche ed è per-

tanto propria della sfera pratica e

dei generi letterari ad essa più

strettamente connessi: p. episto-

lare, scientifica, storiografica ||

p. d'arte, breve scritto letterario

in cui vengono privilegiati i valori

formali | p. ritmica, caratterizza-

ta da cadenze e clausole | p. poe-

tica, lirica, che fa uso di procedi-

menti propri della poesia.

Con il termine prosa ci si riferi-

sce abitualmente anche ad un

genere teatrale.

IIILLL PERCHE’

Numero 10 Pagina 7

Il termine tatuaggio deriva dalla

parola Tattow (poi Tattoo), deriva-

ta a sua volta dal termine "Tau-

Tau", onomatopea che richiamava

il rumore del legno sull’ago usato

per bucare la pelle. Il tatuaggio è

una pratica dalle origini antichissi-

me, che si possono datare circa a

5000 anni fa. La testimonianza più

antica giunge dal ritrovamento, av-

venuto sul confine italiano-

austriaco nel 1991, di un corpo con-

gelato di un uomo, soprannominato

Otzi, vissuto circa 5300 anni fa.

Esso si presentava ottimamente

conservato e sulla pelle presentava

vari tatuaggi, ottenuti sfregando del

carbone polverizzato su incisioni

verticali della cute. Si è pensato che

gli abitanti di questa zona praticas-

sero tatuaggi a scopo terapeutico

per alleviare i dolori. Andando

avanti nella storia sco-

priamo che anche gli Egi-

zi, i Celti, i Romani cono-

scevano la pratica del ta-

tuaggio, sebbene i Roma-

ni lo utilizzassero solo

come strumento per mar-

chiare i criminali e i con-

dannati. I tatuaggi più

interessanti sono quelli

dei Maori, in Nuova Zelanda:

essi rivestivano un significato

molto importante presso questo

popolo ed erano utilizzati come

strumento di comunicazione so-

ciale. Il tatuaggio serviva a indi-

care la casta di appartenenza di

ognuno e i guerrieri usavano ta-

tuarsi con orgoglio la loro storia.

Questo aveva anche una funzio-

ne estetica: una donna, che non

avesse avuto segni tatuati attor-

no alle labbra, non sarebbe stata

considerata attraente. Il tatuag-

gio però è stato anche simbolo di

oppressione, tristezza, violazione

della libertà dell’uomo. Questo è

avvenuto nei lager nazisti dove il

tatuaggio, inteso come semplice e

vuoto numero, veniva impresso sul-

le braccia degli ebrei che, come ani-

mali, erano marchiati per essere

identificati. I sopravvissuti a quei

campi di sterminio sono tornati a

casa con un numero impresso sul

braccio ma soprattutto nel cuore. È

un marchio tanto profondo e doloro-

so che non si può cancella. “I nazi-

sti hanno tatuato l’anima” frase

riferita da molti deportati,

scampati allo sterminio.

Una signora, deportata

all'età di 19 anni, racconta

che lei il suo tatuaggio

l'ha tolto non per proprio

volere ma per desiderio di

suo marito. Lei afferma

che, anche se il tatuaggio

ora non c'è più fisicamen-

te, la sua anima è stata tatuata in

maniera indelebile.

Oggi il tatuaggio è una vera moda

ed ha perso quella connotazione

negativa alla quale per anni è sta-

to associato; era considerato un

segno distintivo per chi avesse co-

nosciuto il carcere e per questo era

avvolto da molti pregiudizi. Nella

società attuale il tattoo non è più

una moda da cattivi ragazzi ma ha

assunto diversi significati e valori.

Ha spesso valenza estetica oppure

può diventare l’emblema di un ri-

cordo, di un momento importante

della propria vita che si vuole por-

tare per sempre impresso sulla

propria pelle. Il tattoo può anche

esprimere la volontà di un ritorno

alle origini, ai valori antichi e pro-

fondi che la società moderna sem-

bra aver dimenticato. Ma il ta-

tuaggio è una moda e come tutte le

mode forse un giorno passerà. Per

ora avere impresso sulla propria

pelle delfini, farfalle, aquile, ini-

ziali, volti bellissimi…è un must

per tanti! A noi piace l’idea che il

tattoo oggi non sia più un simbolo

di oppressione ma l’espressione di

un desiderio di libertà!

Marika Di Bella &

Arianna Torrao (1°B Tc) r

Il Tattoo: Il Tattoo: Il Tattoo: simbolo di simbolo di simbolo di oppressione, desiderio di liberta’àoppressione, desiderio di liberta’àoppressione, desiderio di liberta’à

Numero 10 Pagina 8

Una giornata “speciale”Una giornata “speciale”Una giornata “speciale” Campo Felice Campo Felice Campo Felice 131313---020202---201320132013

IIILLL PERCHE’

Lo scopo principale di questa

giornata è stato quello di far inte-

grare il più possibile i ragazzi

disabili e con difficoltà di appren-

dimento e farli divertire insieme

ai loro compagni. Questo infatti

risulta più difficile nell’ambito

scolastico per mancanza di spazi

ma soprattutto di occasioni. La

gita è stata proposta alle classi di

cui fanno parte questi ragazzi:

Umberto, Pierfrancesco, Fra-

ncesco, Robertino, Cristian,

Sabrina, Andrea.

Siamo partiti la mattina alle 7.00

da scuola con il pullman, durante

il tragitto abbiamo fatto delle so-

ste agli autogrill e abbiamo cerca-

to di rafforzare i

legami con i no-

stri compagni di

classe, coinvol-

gendoli nelle no-

stre chiacchiere,

nei nostri scherzi

per farli sentire i

veri protagonisti

di questa giorna-

ta. Siamo arriva-

ti a Campo Felice

dopo circa 4 ore

di viaggio. Il po-

sto è veramente bello, orga-

nizzato e non troppo vasto;

ciò ci ha dato la possibilità di

stare tutti insieme il più pos-

sibile e di non andare ognuno

per conto proprio. È stato

proprio questo il bello! Ab-

biamo noleggiato gli slittini e

le cosiddette “padelle” che ci

aiutavano a scivolare per

quelle lunghe discese di neve

in compagnia di tutti loro. E’ sta-

to divertentissimo ma soprattutto

emozionante vederli contenti,

euforici, come non li abbiamo mai

visti… Altri ragazzi invece hanno

noleggiato gli sci o gli snowboard,

andando sulle piste vere e pro-

prie! L’unico

momento in

cui ci siamo

riuniti tutti

è stato per il

pranzo e cioè

mezz’ora

dopo il no-

stro arrivo,

perché l’au-

tista del

pullman è

andato con

molta calma…Dopodiché, tutti a

divertirsi fino al pomeriggio verso

le 15.00, quando era ormai ora di

ritornare al pullman, cambiarsi e

ripartire per la strada di casa! Al

ritorno, grazie anche all’aiuto dei

professori, che vogliamo ringrazia-

re (Prof.ri Paolo Melfi, Dalila

Guarnieri, Stefano Trichei, Ro-

berta Archimio, Gianni Anto-

nelli, Antonella Silvestri, sig.re

Agostino Castaldo) abbiamo

chiesto ai ragazzi quali fossero

state le loro impressioni su questa

giornata e tutti hanno risposto di

essersi divertiti molto e che vor-

rebbero rivivere questa esperien-

za! Stare in compagnia con i pro-

pri amici e allo stesso tempo cre-

scere insieme a loro è una bella

cosa che dovrebbe essere fatta più

spesso proprio per l’integrazione

non solo di ragazzi diversamente

abili, ma anche per quelli con diffi-

coltà di relazione. Si tratta infatti

di esperienze davvero significative

che aiutano a crescere loro e noi!

Un grazie particolare va ancora ai

professori che hanno organizzato

questa uscita e agli accompagnato-

ri delle classi

5°B Agrario, 4°B Agrario, 2°A

Chimico.

Petra Cappelletto

(4°B Agr.)

IIILLL PERCHE’

Numero 10 Pagina 9

Il mio nome è Kelvin Lemayian,

sono originario del Kenya, la mia

città è Ngong’, la periferia di Nai-

robi. Vivo in Italia da circa 3 anni

e spero di concludere qui i miei

studi. Ho quasi 18 anni e frequen-

to il terzo anno del corso A Agra-

rio professionale. La mia religione

è quella cristiano protestante e

anche noi in Kenya festeggiamo la

Pasqua. Il giorno di Pasqua an-

diamo in chiesa per la messa e poi

torniamo a casa per festeg-

giare con i nostri familiari.

Il pranzo pasquale prevede

un antipasto a base di ver-

dura cotta, un piatto di car-

ne d’agnello accompagnato

da una sorta di piadina e

un dolce, di nome maànda-

zi, costituito da una base di

pane dolce, farcita di crema

e coperta da una polvere di

cioccolato bianco. Il nostro

pranzo pasquale è meno

ricco di quello italiano e non pre-

vede il primo piatto. Le bevande

sono il vino, soprattutto in città,

la birra sia in città ma soprattut-

to in campagna e collina. Bevia-

mo volentieri anche le bibite gas-

sate più comunemente conosciu-

te. Sebbene il cibo italiano sia

rinomato in tutto il mondo, per

me all’inizio non è stato facile

abituarmi ai nuovi sapori. Man-

giavo solo pasta in bianco e talo-

Intervista a KelvinIntervista a KelvinIntervista a Kelvin

ra con il pomodoro. Ancora adesso

non mangio pesce e ho difficoltà con

alcune verdure come i carciofi e le

melanzane. Comunque mi sono am-

bientato bene, ho fatto buone amici-

zie soprattutto nell’ambito scolastico.

Vivo presso il convitto del San Bene-

detto e solo il fine settimana vado a

Latina dai miei zii. Una città italia-

na che mi ha davvero colpito è Roma:

meraviglioso il Colosseo, Fontana

di Trevi anche se la pizza napoleta-

na per me è migliore di quella roma-

na!

Kelvin Lemayian

(3°A Agr.)

Ngong Hills, Kenya

IIILLL PERCHE’

Pagina 10 Numero 10

Amici a Amici a Amici a quattroquattroquattro zampezampezampe

Rottweiler Il primo amico a quattro zampe

che vogliamo presentare è il Rott-

weiler.

È il classico esempio di animale

che può essere aggressivo o buono.

La razza è originaria della Germa-

nia, precisamente di Rottweil, dove

questo cane era impie-

gato nella custodia

delle carni dei macel-

lai.

In passato al collare

del Rottweiler veniva

attaccato un borsellino

contenente l’incasso

della vendita del be-

stiame alle fiere, in

modo che i ladri non potessero ru-

barlo.

Nell’indole di questo animale pos-

siamo trovare equilibrio, senso di

protezione, determinatezza, tran-

quillità, voglia di indipendenza ma

anche obbedienza, fedeltà verso il

proprio padrone, che il Rottweiler

contraccambia con grande affetto.

Il suo istinto di difesa verso

il proprio territorio è molto

forte e le conseguenze, per

chi lui percepisce come mi-

naccia, possono essere fata-

li.

Principalmente è un cane

da guardia e difesa perso-

nale ma anche da compa-

gnia. È necessario che il

padrone insegni lui a socializzare

con altri cani sin da cucciolo, abi-

tuandolo anche a relazionarsi

positivamente con bambini, an-

ziani ed altri animali. Più espe-

rienze positive avrà vissuto da

giovane, più equilibrato sarà da

adulto. Si consiglia di non lasciar-

lo troppe ore da solo, questo po-

trebbe renderlo più aggressivo e

incontrollabile verso le persone

anche se esse non minacciano la

sua proprietà. E’ preferibile, inol-

tre, che il Rottweiler segua un

corso di obbedienza ed educazione

di base “cane/padrone” ed è op-

portuno stabilire con lui un rap-

porto basato sulla coerenza,

sulla disciplina, impartita però

con garbo e determinazione

senza violenza soprattutto in

fase di addestramento.

Con i bambini il Rottweiler ha

un comportamento docile, buo-

no e protettivo, ma se non abi-

tuato alla loro presenza fin da

cucciolo, potrebbe diventare

“pericoloso”. Ancora una volta

tale comportamento dipenderà

dall’educazione che il cane ha

ricevuto fin da piccolo dal pro-

prio padrone. Le grida dei bam-

bini potrebbero infatti essere

percepite come una minaccia

dal Rottweiler al punto da

renderlo aggressivo. Si è sentito

spesso di casi di aggressione

verso bambini e neonati, alcuni

dei quali finiti in disgrazia! Oc-

corre quindi osservare bene il

proprio cane in presenza di

bambini e fidarsi solo se si è

sicuri che non li consideri una

minaccia!

Va comunque ribadito che il

comportamento del cane è in

massima parte il riflesso della

buona o cattiva educazione che

ha ricevuto dal proprio padro-

ne! Non demonizziamo i nostri

amici anche se il loro aspetto ci

fa un po’ paura!

Chiara Franceschetti

Fabiana Capasso

(4°G Chi.)

IIILLL PERCHE’

Numero 10 Pagina 11

Nell'alimentazio-

ne di un cane

qual è il giusto bilanciamento

tra gli alimenti umidi e sec-

chi ?

Il primo passo che il proprieta-

rio deve compiere e controllare

che sull'alimento ci sia scrit-

to :"giusto bilanciamento per

tutti i periodi della vita" .I cibi

secchi sono economici, facili da

conservare e da utilizzare.

Quelli di alta qualità hanno

una densità calorica e una di-

geribilità elevata di conseguen-

za ne sono necessarie di minori

quantità. I cibi in scatola sono di

2 tipi principali: quelli che forni-

scono un'alimentazione completa

e bilanciata e quelli che non pos-

siedono quelle caratteristiche.

Quelli completi contengono vita-

mine, minerali, carni rosse, polla-

mi e derivati delle carni, proteine

fibrose vegetali. Accertatevi che

Amici a Amici a Amici a quattroquattroquattro zampezampezampe

l'etichetta riporti la scritta

"completo e bilanciato"

Qual è l'attività

fisica più adatta

per mantenere in forma il no-

stro amico "cane"?

Una buona attività fisica e una

buona alimentazione sono fonda-

mentali per la salute del vostro

cane. Uno stile di vita troppo se-

dentario porta il più delle volte

all'obesità e di conseguenza a vari

problemi cardiaci e disturbi arti-

colari. Gli esercizi sono: il tratto,

rincorrere e acchiappare la palli-

na, il nuoto, correre all'aria aper-

ta. Chiaramente l'intensità

dell'allenamento dipenderà dalla

razza e dallo stile di vita. Diciamo

che 3-4 sessioni di allenamento

per 20 minuti ciascuna, possono

essere estremamente utili alla sa-

ILILIL PERCHE’

ILILIL PERCHE’

lute del cane.

E’ giusto steriliz-

zare i nostri ani-

mali domestici, cani e gatti,

anche se non si ha intenzione

di far aver loro cucciolate?

Ci sono dei limiti da sfatare, non è

vero che le cagne soffrono, per loro

è un puro istinto riproduttivo. Non

è vero che bisogna far fare loro

una cucciolata prima della steri-

lizzazione non aiuta e non previe-

ne nulla.

Quali sono gli

effetti positivi e negativi della

sterilizzazione?

La sterilizzazione e castrazione

sono termini che si riferiscono ri-

spettivamente all' ovariectomia

(rimozione chirurgica delle ovaie e

dell'utero) e all'orchiectomia

(rimozione chirurgica dei testicoli)

la sua funzione principale è la li-

mitazione della riproduzione, ma

si può impiegare anche per preve-

nire o trattare i tumori. Può aiuta-

re a tenere sotto controllo alcune

patologie all'apparato riprodutti-

vo e per favorire la stabilizzazione

di malattie sistematiche.

Dott.ssa Maria Torino

“Studio veterinario”

Giorgia Ferraioli &

Martina Lalli (1°C Tc)

ILILIL PERCHE’

ILILIL PERCHE’

I consigli del veterinarioI consigli del veterinarioI consigli del veterinario

Numero 10 Pagina 12 IIILLL PERCHE’

RANUNCOLORANUNCOLORANUNCOLO Famiglia: Ranunculaceae

Genere: Ranunculus

Significato: Il suo nome, nella

lingua latina, significa piccola ra-

na. Una connotazione dovuta, è

abbastanza chiaro, al fatto che i

ranuncoli spesso nascono in luoghi

umidi e paludosi ( ne esistono an-

che specie acquatiche, n.d.r.). Nel

linguaggio dei fiori vengono as-

sociati sia ad un fascino di tipo ma-

linconico che ad una bellezza lan-

guida. Tutto ciò è dovuto al lo-

ro aspetto: le diverse specie, sebbe-

ne presentino diverse disposizioni

di petali (alcuni a “forma” di rosa,

altri più semplici, n.d.r.), posseggo-

no tutte un lato comune: la capaci-

tà di ammaliare con la loro lucen-

tezza una volta esposte al sole

Caratteristiche Generali:

Il ranuncolo è un genere di pian-

ta erbacea che comprende 400-600

specie, di cui due sono acquatiche.

Cresce in diversi terreni (anche

rocciosi) ma, come

tutte le piante, non

predilige un terreno

argilloso.

I ranuncoli sono

semplici fiori prima-

verili da giardino,

crescono al sole o in

zone parzialmente

ombreggiate.

Aspetto Somatico:

i fiori sono generalmente globosi

anche se, quando fioriscono com-

pletamente, si appiattiscono.

La corolla, solitamente, è composta

da cinque petali di colore giallo o

bianco (o altri colori per specie ex-

traeuropee), la loro dimensione

varia da 1 a 26 mm.

Habitat:

Le specie di questo genere hanno

una distribuzione mondiale, in zo-

ne con clima temperato; possiamo

quindi ritrovare nella zona medi-

terranea e nel resto d’Europa,

nell’Asia Centrale a nord delle

grandi catene montuose, nella re-

gione del Capo del Sudafrica, in

California, in Florida e nel Cile

Centrale.

L’habitat è il più vario (prati, zone

paludose, ambienti rocciosi o aree

incolte).

Consigli dell’erborista:

- le foglie di R. Bulbousus

(ranuncolo bulboso) e R. Repes

(ranuncolo dei fossili) pestate e

ridotte in poltiglia si applicano

per uso esterno come rubefacen-

ti (richiama il sangue in superfi-

cie, alleggerendo la pressione

interna), vescicatorie e revulsi-

ve (decongestionamento di un

organo interno attraverso delle

applicazioni

sulla pelle) o

per la sciati-

ca;

- analogamente

una pomata o

della polvere

di bulbi secchi

e pestati di R.

Bulbousus, per uso tipico, ha

proprietà antisettiche e revulsi-

ve, per le nevralgie e per alcune

dermatosi;

- i tuberi radicali di R. Ficaria,

Dillo con un fioreDillo con un fioreDillo con un fiore I consigli di Italia & StefanoI consigli di Italia & StefanoI consigli di Italia & Stefano

Italia Mancini e Stefano Campagna

IIILLL PERCHE’

Numero 10 Pagina 13

preferibilmente freschi raccolti in

Febbraio-Marzo, hanno proprietà

astringenti toniche e curative del-

le emorroidi; mentre per uso

esterno i bulbilli freschi di R. Fi-

caria, ridotti in poltiglia sono

vescicatori, e curativi delle ragadi

Cucina:

I bulbilli e le giovani foglie di R.

Ficaria, dopo opportuna lessatura,

vengono consumate da alcune po-

polazioni come legume. La raccolta

a scopo alimentare di R. Ficaria

deve avvenire prima della fioritura

in quanto, durante e dopo, la pian-

ta contiene protoanemonina, di sa-

pore aspro ed è velenosa per l’uo-

mo.

Luca D'ambrosio (3°B Chi.)

Elisa Romani (4°G Chi.)

Un fiore, una leggenda:

Il ranuncolo

In Giappone, cento e cento anni or

sono, nell'isoletta Kikai, nell'arci-

pelago Ryukyu, viveva un poeta.

Ki-men-tse era il suo nome.

C o m p o n e v a l e sue p o e -

sie accompagnandosi con il suo

shamisen dal dolce suono. Se ne

andava ogni giorno sulle rive dei

piccoli, lucenti laghetti della sua

isola. Laghi dalla sponde frasta-

gliate e ombreggiate di salici pian-

genti. Posti magici e bellissimi.

Ki-men-tse una notte vide la bian-

ca luna riflessa nell'acqua. E so-

pra la luna vide un fiorellino gial-

lo, stellante: un piccolo delizioso

fiore che non aveva mai veduto.

Un fiore della luna, certamente. Il

suo cuore ebbe un tuffo. Voleva ad

ogni costo cogliere il fiore della

luna per farne dono, con una bre-

ve strofa d'amore, alla sua dolce

fanciulla, la bellissima "Sole

splendente in un ciel di turchese".

Ma quel giorno Ki-men-tse era

inebriato anche dal vino: non si

spiega altrimenti come potesse

credere che la luna riflessa fosse

la vera luna e il fiorellino, nato a

fior d'acqua fosse un fio-

re c resc iu to sul la luna .

Si avvicinò con la fragile imbarca-

zione a quel punto dove vedeva la

luna: ma questa sfuggiva al suo

abbraccio. Era però rimasto il fio-

re, di un caldo giallo dorato, con

piccoli petali. Non uno solo, ma

quattro, cinque: un ciuffo di piccoli

soli. E ricomparve anche la luna

sull'acqua, quasi volesse protegge-

re i suoi fiori.

Così pensava Ki -men-tse .

Si chinò il poeta, si chinò per

strappare alla luna i suoi fiori, e

cadde nel laghetto. Non fu più ri-

trovato. E in quel punto da allora,

i ranuncoli formano ad ogni pri-

mavera, come una coltre tempe-

stata di topazi.

Dillo con un fioreDillo con un fioreDillo con un fiore I consigli di Italia & StefanoI consigli di Italia & StefanoI consigli di Italia & Stefano

ILILIL PERCHE’

SportivamenteSportivamenteSportivamente

Francesca Liberini VS Gianluca Grossi

Intervista a

Nome e Cognome:

Francesca Liberini

Età: 16 anni

Classe: 3°B P.I.

Sport: Nuoto

Da quanto tempo

pratichi questo

sport?

Questo è il nono anno, ho iniziato a

7 anni. Pensare che in principio ave-

vo paura di entrare in acqua!

In quale categoria gareggi?

Da quest’anno con gli under 20, fino

all’anno scorso con gli under 17 e

categoria unica.

Per te il Nuoto rappresenta un

hobby o una vera passione?

Per me il Nuoto è una grande pas-

sione. Ormai non posso più farne a

meno, è diventato parte integrante

della mia vita. Mi ha insegnato ad

avere più fiducia in me stessa e a

mettere il massimo in tutto quello

che faccio. Inoltre con il tempo ho

avuto modo di stringere forti amici-

zie con i miei compagni.

Il tuo non è uno sport di squa-

dra. Pensi che questo sia un li-

mite del nuoto?

No, anzi! Pur trovandomi da sola

durante le gare, il rapporto che ho

con i compagni è così forte da ren-

derci comunque una squadra. C’è

molto confronto tra noi e soprattut-

to tanto supporto.

Quante volte a settimana ti al-

leni?

Tre volte a settimana per un’ora,

anche se adesso vado 4 giorni, per-

ché sto frequentando un corso da

bagnina e devo allenarmi per più

ore.

Il Nuoto ti dà molte soddisfa-

zioni?

Tantissime! Le mie più grandi sod-

disfazioni della mia vita fino ad

ora le ho trovate nel nuoto! Quan-

do vinco le gare e il mio allenatore

mi elogia, capisco che tutti i miei

sforzi sono stati ripagati.

Hai fatto gare?

Sì molte, anche se quest'anno ne ho

saltate alcune perché ho avuto dei

problemi di salute. Nonostante

questo, sono riuscita a classificar-

mi per la Finale regionale a Monte-

rotondo, terza per i "100 delfino" e

prima per i "200 stile"!!!

Segui una particolare alimen-

tazione in relazione alla pra-

tica sportiva?

Sì, soprattutto prima delle gare,

quando è preferibile mantenersi

leggeri e assumere tanti sali mi-

nerali e zuccheri. Abitualmente

mangio carboidrati.

C'è qualcosa che non ti piace

di questo sport?

Saltare gli allenamenti per un

qualsiasi motivo o dover rinun-

ciare a qualche gare. Ormai per

me il Nuoto è una "malattia".

Cosa ami di più di questo

sport?

Una cosa che amo particolarmen-

te è l'adrenalina che si crea prima

di una gara. Oltre questo, la cosa

che adoro di più è la sensazione

di libertà che provo ogni volta che

nuoto, è come se mi liberassi di

tutto lo stress accumulato durante

la giornata.

Numero 10 Pagina 14 IIILLL PERCHE’

ILILIL PERCHE’

Sportivamente Sportivamente Sportivamente

Gianluca Grossi VS Francesca Liberini

Sì, molte! Amo questo sport e ogni

cosa che faccio, legata alla palla-

nuoto, mi regala sempre molte sod-

disfazioni, soprattutto quando si

vincono le partite!

Hai fatto gare?

Sì, parecchie. L’ultima è stata pochi

giorni fa e abbiamo vinto 8 a 4. È

stata una bella soddisfazione per

tutta la squadra!

Segui una particolare alimen-

tazione in relazione alla prati-

ca sportiva?

No, non direi. Mangio un po’ di

tutto, anche se con una certa mode-

razione.

C'è qualcosa che non ti piace di

questo sport?

Forse sarà banale dirlo ma no, non

c'è niente che non mi piace della

Pallanuoto, ogni minima cosa, a

modo suo, è divertente.

Cosa ami di più di questo

sport?

Tutto, dal clima piacevole che si

crea tra i compagni, al gioco di

squadra che ogni volta facciamo

Intervista a

Nome e Cognome:

Gianluca Grossi

Età: 15 anni

Classe: 2°A Alb.

Sport: Pallanuoto

Da quanto tempo

pratichi questo

sport?

Sono già 8 anni che pratico Pallanuo-

to.

In quale categoria gareggi?

Gareggio in due categorie: under 17 e

under 20.

Per te la Pallanuoto rappresenta

un hobby o una vera passione?

È una grande passione, oramai fa

parte della mia vita da così tanto

tempo che non riuscirei più a farne a

meno.

Che ruolo occupi all’interno della

squadra?

Non ho un ruolo preciso, gioco in tutte

le posizioni, tranne che in porta.

Quante volte a settimana ti alle-

ni?

Mi alleno 7 giorni su 7! C’è bisogno di

un allenamento costante.

La pallanuoto ti dà molte soddi-

sfazioni?

per affrontare al meglio una parti-

ta, e poi la soddisfazione che c'è

quando si riesce a vincere una

competizione è davvero impagabi-

le!

Silvia Sessa & Marika Carnali

(3°B P.I.)

IIILLL PERCHE’

Numero 10 Pagina 15

ILILIL PERCHE’

Nome: Mattia

Cognome: Pomponi

Classe: 1° F Alb.

Perché hai scelto

questa scuola?

Mattia: Ho scelto questa scuola da-

to che ho un ristorante di proprietà.

Qui imparo ad apparecchiare e tan-

te altre cose, tutte utili un domani

per il mio futuro mestiere.

Cosa preferisci di più: cucinare

o stare in sala?

Mattia: Mi piace stare in sala a con

-tatto con la gente. I miei compagni,

durante la pratica, mi aiutano mol-

to. In cucina invece ho paura di scot

-tarmi con il fuoco e scegliendo que-

sta scuola, sto imparando a stare

attento. Non so usare il coltello.

Come ti trovi con i compagni di

classe?

Mattia: Le poche volte che sono in

classe, sono ben inserito, ma data

la confusione che vi è all’interno,

mi distraggo spesso e quindi sono

costretto a uscire. Invece in pale-

stra, visto che la materia è

“ricreativa’’, sono più partecipe ri-

spetto al gruppo classe.

Che cosa fai nel tempo libero?

Mattia: Vado a scuola di ballo do-

ve pratico la break-dance. Mi piace

tanto perché mi aiuta a vincere la

paura del buio… della tanta gente

davanti a me durante lo spettacolo

finale. Durante questi “saggi” infat-

ti ci sono poche luci, l’atmosfera è

particolare, c’è molta gente che mi

guarda e per me è un momento in

cui devo dimostrare di avere corag-

gio. La break-dance mi piace anche

perché ci sono tanti miei amici con

me. A casa invece gioco a biliardino

(calcio-balilla), a flipper, alla Nin-

tendo wii, alla playstation… inoltre

ho uno stereo grande e ascolto mol-

ta musica. In estate mi piace anda-

re in piscina, la preferisco al mare,

che per me è troppo grande, infatti

tutto ciò che è indefinito mi spaven-

ta.

Com’è organizzata una tua

giornata tipo?

Mattia: Entro a scuola alle 9:30. Il

prof.re Paolo Melfi subito dopo

prende la presenza. Alterno ore in

classe, finalizzate alla socializza-

zione, a ore all’esterno con degli

assistenti, con i quali svolgo pro-

getti formativi, educativi e ricreati-

vi. Molti di questi corsi mi servono

a migliorare le abilità manuali e

intellettive, ad esempio la pittura

mi aiuta nella disgrafia, il teatro

invece mi consente di esprimermi

meglio attraverso i gesti. Le ultime

ore le passo con Pamela e con lei

lavoro sulla parte dell’apprendi-

mento e della relazione con miei

compagni di classe.

Facce da copertina…?Facce da copertina…?Facce da copertina…?

Numero 10 Pagina 16 IIILLL PERCHE’

ILILIL PERCHE’

Nome: Elisa

Cognome: Maggiore

Classe: 1°F Alb.

Perché hai scelto

questa scuola?

Elisa: Perché penso che questa

scuola possa darmi molte opportu-

nità lavorative. La scelta è nata

dalla mia passione per la cucina.

Cosa preferisci di più: cucinare

o stare in sala?

Elisa: Io preferisco invece “cucina”

data la passione che mi ha tra-

smesso mia madre. Siccome ho sco-

perto però un'altra materia,

“ricevimento”, sono indecisa sull’in-

dirizzo da scegliere al terzo anno.

Come ti trovi con i compagni di

classe?

Elisa: Io mi trovo bene all’interno

della classe. Rispetto all’anno scor-

so va molto meglio perché le perso-

tica nella mensa scolastica o in

didattica, come “ricevimento”.

Inoltre quattro ore settimanali

sono dedicate all’esercitazione

fuori la scuola: al Miami Beach!

Si formano due gruppi, uno di

“cucina” e uno di “sala”. Un aspet-

to che non mi piace è che della

classe vi partecipano solo alcune

persone. Inoltre, chi fa pratica,

perde ore di lezione e rimane ov-

viamente indietro con il program-

ma. Ma come sappiamo, l’Alber-

ghiero è ancora in via di sviluppo

e miglioramento, visto che è nato

da solo un anno!

Fabio Della Corte (4°B Agr.)

Giorgia Caberlon (2°A Alb.)

ne non mi fanno sentire disagio.

Siamo poche femmine e io ho legato

più con i maschi poiché già in par-

tenza vi erano gruppi formati. Un

aspetto negativo della mia classe è

rappresentato dal fatto che crea

molta confusione, ed è facile di-

strarsi durante le lezioni.

Che cosa fai nel tempo libero?

Elisa: Nel tempo libero non faccio

sport. Mi piace stare insieme ai

miei animali: ho un gatto e due ca-

ni. Ma anche passare del tempo sui

social-network, come ‘’facebook’’, o

semplicemente al computer. Ogni

tanto, avendo casa molto grande,

organizzo feste con i miei vicini.

Com’è organizzata una tua

giornata tipo?

Elisa: La mia giornata scolastica è

strutturata in modo classico! Ogni

settimana però, a differenza del

corso agrario e chimico, nel nostro

corso, l’alberghiero, vengono scelti

due/tre ragazzi che faranno la pra-

Facce da copertina…?Facce da copertina…?Facce da copertina…?

IIILLL PERCHE’

Numero 10 Pagina 17

ILILIL PERCHE’

Da quanto tempo

lavora in quest'I-

stituto?

Sono in quest'Istituto dall'ottobre

del 1982, quindi da 31 anni. I primi

anni insegnavo esercitazione mecca-

nica agraria poi molte materie, in-

clusa questa, vennero eliminate e

allora divenni responsabile della

biblioteca. Nel ‘96 decisi di seguire

un corso di specializzazione al soste-

gno e da allora mi occupo di quello.

Cosa l'ha spinta a scegliere que-

sta professione?

Non c’è proprio un motivo in parti-

colare. In realtà per ottenere la spe-

cializzazione, avevo l'obbligo di fare

il docente di sostegno per 5 anni; al

termine di questo periodo però non

ho voluto più riprovare a insegnare

la mia materia originaria, anche se

si era presentata l'occasione.

E' più impegnativo lavorare con

questi ragazzi?

Dipende se i ragazzi devono seguire

un Programma ministeriale o un

PEI. Nel primo caso devi solamente

semplificare gli argomenti, mentre

nel secondo devi insegnare ai ragaz-

zi anche altri aspetti oltre alla parte

strettamente scolastica, come ad

esempio a relazionarsi con le perso-

ne. Nei casi PEI bisogna puntare

molto sull'autonomia e sull'inte-

grazione scolastica, attraverso an-

che le visite d’istruzione all'esterno

dell'Istituto. Le ultime che abbiamo

fatto sono state quella a San Mari-

no e la giornata sulle nevi di Cam-

po Felice.

Quanti ragazzi sta seguendo in

questo periodo?

Tre ragazzi, tutti e 3 con un PEI.

Quali attività pratica con loro?

Io mi occupo solamente delle attivi-

tà scolastiche, seguendo ciascuno di

loro per 6 ore alla settimana. Per i

vari progetti, come ad esempio Or-

ticola, Vivaio e Teatro, ci sono degli

assistenti specializzati mandati

dalla Provincia che vengono in

giorni specifici della settimana.

All'esterno dell'Istituto mantie-

ne i contatti con i ragazzi?

Non con tutti, il problema maggio-

re è la distanza. Con molti ragazzi,

nonostante abbiano terminato la

Nome Cognome: Paolo MelfiPaolo MelfiPaolo Melfi

Professione: docente di sostegno

Stato civile: coniugato

Figli: 3

ILILIL PERCHE’

scuola, ci manteniamo in contatto

organizzando pizze e uscite di va-

rio tipo. Comunque anche per i

ragazzi, con i quali non riesco a

mantenere rapporti all'esterno

dell'Istituto, cerco sempre di essere

una figura di riferimento… alcuni

di questi ragazzi mi considerano

addirittura uno zio!

Qual è la soddisfazione più

grande che le ha dato e che le

continua a dare questa profes-

sione?

Vedere i ragazzi raggiungere la

piena autonomia al termine del

percorso di studi, senza che abbia-

no più bisogno di essere guidati. I

ragazzi che seguono un Program-

ma ministeriale possono raggiun-

gere anche buoni obiettivi. Una

ragazza qualche anno fa è riuscita

a uscire con 72/100!!!

Queste sono le vere soddisfazioni

di tutti i docenti, incluso me!!!

Luca Calisi & Mirko Di Razza

(4°G Chi.)

Numero 10 Pagina 18 IIILLL PERCHE’

Personaggio del mesePersonaggio del mesePersonaggio del mese

Numero 10

Pagina 19 IIILLL PERCHE’

Il perche’: Il perche’: Il perche’: cinemacinemacinema

Commento: Il film, tratto da In the sewers

of Lvov, romanzo di Robert Marshall, rac-

conta dunque un reale episodio accaduto ai

tempi della Seconda Guerra Mondiale in Po-

lonia. Il protagonista, Leopold Socha, è un

personaggio dinamico la cui sensibilità si

evolve profondamente nel corso della vicen-

da. Egli riuscirà, sebbene dopo molte peripe-

zie e ostacoli, a salvare il gruppo di ebrei,

diventando lui stesso un essere umano deci-

samente più sensibile e più altruista, insom-

ma moralmente migliore. Il film è molto ben

girato e il fatto poi che l'ambientazione sia

tutta circoscritta ai cunicoli sotterranei delle

fogne, al buio ovviamente, ne accresce la

drammaticità e soprattutto il senso claustro-

fobico rendendo quasi palpabile allo spettato-

re la percezione di forte disagio e di costante

paura provato dai perseguitati. E per questo

motivo, a mio parere, la pellicola di Agniesz-

ka Holland possiede una marcia in più ri-

spetto ai molti film incentrati sul tema della

Shoa e della drammatica esperienza dei so-

pravvissuti alle persecuzioni

naziste. Da menzionare poi

l'ottima interpretazione del

protagonista, il polacco Ro-

bert Wieckiewicz, che ri-

sulta credibile nel suo ruolo

non semplice, riuscendo in

molti tratti del film anche a

essere simpatico. Insomma,

questa pellicola costituisce

sicuramente un ulteriore e

notevole contributo a che l’O-

locausto non venga mai di-

menticato.

Luca Caldato

(4°G Chi.)

Trama:

In Darkness racconta la storia vera di Leopold Socha,

operaio del sistema fognario e ladruncolo a Lvov, nella Polo-

nia occupata dai Nazisti nel 1943. Dopo essersi imbattuto in

un gruppo di ebrei nelle fogne della città, Socha accetta di

nasconderli per denaro. Ma quello che inizia come un mero

accordo per il proprio interesse, prende una piega inaspetta-

ta. Tutti loro, infatti, dovranno trovare un modo per scampa-

re alla morte, nei 14 mesi vissuti in un conti-

nuo stato di allerta.

Genere: Drammatico

Regia: Agnieszka Holland

Sceneggiatura: David F. Shamoon

Attori: Robert Wieckiewicz, Benno Fürmann,

Agnieszka Grochowska, Maria Schrader

Distribuzione: Good Films

Paese: Germania, Francia, Polonia 2011

Durata: 145 min.

Formato: Colore

Numero 10 Pagina 20 IIILLL PERCHE’

I'm Gonna Make A Change,

For Once In My Life

It's Gonna Feel Real Good,

Gonna Make A Difference

Gonna Make It Right . . .

As I, Turn Up The Collar On My

Favourite Winter Coat

This Wind Is Blowin' My Mind

I See The Kids In The Street,

With Not Enough To Eat

Who Am I, To Be Blind?

Pretending Not To See

Their Needs

A Summer's Disregard,

A Broken Bottle Top

And A One Man's Soul

They Follow Each Other On

The Wind Ya' Know

'Cause They Got Nowhere

To Go

That's Why I Want You To

Know

I'm Starting With The Man In

The Mirror

I'm Asking Him To Change

His Ways

And No Message Could Have

Been Any Clearer

If You Wanna Make The World

MAN IN THE MIRRORMAN IN THE MIRRORMAN IN THE MIRROR

A Better Place

Take A Look At Yourself, And

Then Make A Change

I've Been A Victim Of A Selfish

Kind Of Love

It's Time That I Realize

That There Are Some With No

Home, Not A Nickel To Loan

Could It Be Really Me,

Pretending That They're Not

Alone?

A Willow Deeply Scarred,

Somebody's Broken Heart

And A Washed-Out Dream

They Follow The Pattern Of

The Wind, Ya' See

Cause They Got No Place

To Be

That's Why I'm Starting With

Me

I'm Starting With The Man In

The Mirror

I'm Asking Him To Change

His Ways

And No Message Could Have

Been Any Clearer

If You Wanna Make The World

A Better Place

Take A Look At Yourself And

Then Make A Change

(You Gotta Get It Right, While

You Got The Time)

('Cause When You Close Your

Heart)

You Can't Close Your . . .Your

Mind!

(Then You Close Your . . .

Mind!)

That Man, That Man, That

Man, That Man

(Better Change!

You Know . . .That Man

Gonna Feel Real Good Now!. . .

I'm Gonna Make A Change

It's Gonna Feel Real Good!

Come On!

Just Lift Yourself

You Know

You've Got To Stop It.

Yourself!

I've Got To Make That Change,

Today!

You Got To

You Got To Not Let Yourself . . .

Brother . . .

You Know-I've Got To Get

That Man, That Man . . .

You've Got To

You've Got To Move! Come

On! Come On!

You Got To . . .

Stand Up! Stand Up!

Stand Up!

Stand Up And Lift

Yourself, Now!

Gonna Make That Change . . .

Come On!

(Man In The Mirror)

You Know It!

You Know It!

You Know It!

You Know . . .

(Change . . .) Make That Change.

SCELTA PER VOI DA SCELTA PER VOI DA SCELTA PER VOI DA

SCELTA PER VOI DA SCELTA PER VOI DA SCELTA PER VOI DA

Avete mai osservato con attenzione il mondo in cui vivia-

mo?

Ovunque non si vede che violenza, odio e lacrime. L’uomo

che rigetta il male su se stesso, sulla natura, sul prossimo

e su qualsiasi altra cosa che potrebbe impedire il suo af-

fermarsi come “essere supremo’’. L’uomo ambisce a diven-

tare re del suo regno senza rendersi conto che tutto intor-

no a lui è arido e semidistrutto, privo oramai della sua

originaria bellezza. Allora si vorrebbe avere una bacchet-

ta magica per cambiare le cose… avete mai sognato di

poterlo fare?

Probabilmente vi sarà capitato, ma avrete poi distolto

l’attenzione e lasciato cadere questo pensiero credendo

che sognare sia inutile e che le cose non possano cambia-

re.

Le cose in realtà possono cambiare. Ciò che non funziona

non è solo colpa di chi ci governa, nessuno di noi può per-

mettersi di restare con le mani in mano ad aspettare che

altri risolvano anche le nostre situazioni. Ognuno di noi

ha il proprio carico di responsabilità e deve avere il corag-

gio di assumerselo fino in fondo!

La canzone di Michael Jackson, Man In The Mirror, è

il quarto singolo estratto nel gennaio 1988 dall'album

Bad del 1987. Essa arrivò alla posizione numero 1 in nu-

merose classifiche. È una delle canzoni di M. Jackson me-

glio criticate e che fu un record per i Grammy Awards

del 1988. La canzone fu trasmessa molte volte dalle radio

e rimase in testa alla classifica Billboard Hot 100 per

due settimane. Fino a oggi il singolo ha venduto un im-

porto stimato di 2,2 milioni di copie. Il testo di Man In

The Mirror è proprio un invito a guardarsi allo specchio

con occhi nuovi, occhi di chi ha più chiaro il senso del pro-

prio esistere su questa Terra. È un invito al cambiamen-

to, a partire da se stessi, dal proprio egoismo che spesso ci

impedisce di guardare il dolore e le sofferenze dell’altro.

Spetta a noi cambiare ciò che non funziona, noi che, co-

me gocce nel mare, siamo uguali e parte dello stesso in-

sieme: una goccia da sola non è sufficiente a formarlo ma

è da quella unica, PRI-

MA goccia che tutto ha

inizio!

“…se vuoi rende-

re il mondo

un posto migliore

guarda a te stes-

so e fai un cam-

biamento..”

IIILLL PERCHE’

Numero 10 Pagina 21

MAN IN THE MIRRORMAN IN THE MIRRORMAN IN THE MIRROR

UOMO ALLO SPECCHIO

Sto per fare un cambiamento

per una volta nella mia vita

dovrà fare sentire veramente bene

fare la differenza

essere una cosa giusta

Come al solito alzo il colletto del

mio cappotto preferito

questo vento soffia la mia mente

Vedo i ragazzi nella strada

senza abbastanza cibo

chi sono io per essere cieco?

Faccio finta di non vedere

i loro bisogni

Un non curanza estiva

una bottiglia rotta in cima

e un’altra anima di un uomo solo

Loro s’inseguono nel vento lo sai

perché non hanno un posto dove andare

è per questo che io voglio che tu sappia

Che inizierò con l’uomo nello specchio

gli ho chiesto di cambiare la sua strada

e nessun messaggio può essere

più chiaro

se tu vuoi rendere il mondo

un posto migliore

guarda a te stesso e fai un cambiamento

se vuoi rendere il mondo un posto migliore

Sono stato una vittima dell’egoismo

un tipo di amore

questo è il momento in cui ho realizzato

che ci sono persone senza

casa, senza un centesimo da prestare

potevo essere veramente io?

pretendendo che loro non fossero soli?

Un salice profondamente deturpato

il cuore spezzato di qualcuno

e un sogno cancellato

loro seguono la scia del

vento, lo vedi

perché non hanno un posto dove stare

è per questo che voglio iniziare con me

e nessun messaggio può essere

più chiaro:

Doriana Costanzo (3°B P.I.)

Numero 10

Pagina 22 IIILLL PERCHE’

SSScotti e cotti e cotti e bbbruciatiruciatiruciati Pastiera di PatPastiera di PatPastiera di Pat

Ingredienti :

dosi per 2 teglie da 26 cm di Ø

Pasta frolla: dose per 1 teglia

350 gr di farina

125 gr di burro

150 gr di zucchero

1 uovo intero e 2 tuorli

Scorzetta di limone grattugiata

Crema: dose per 2 teglie

600 gr di grano cotto (1 barattolo)

300 gr di latte

700 gr di ricotta

500 gr di zucchero

1 cucchiaio di burro

7 uova intere e 3 tuorli

1 bustina di vaniglia

1 fiala di fiori d’arancio

150 gr di arancia e cedro canditi

Procedimento

Mescolare gli ingredienti in un mixer

e impastare finché non si crea una

palla. Avvolgerla in una pellicola e

mettere in frigo per mezz'ora. Versa-

re il contenuto del barattolo in un

tegame, aggiungendo 300 gr di latte e

un cucchiaio di burro. Far bollire e

mescolare fino a ottenere una crema.

Appena la crema si è raffreddata,

versare in un tegame grande e ag-

giungere 700 gr di ricotta, 500 gr di

zucchero, 7 uova intere e 3 tuorli, una

bustina di vaniglia, 1 fiala di fiori

di arancio, 150 gr di arancia e

cedro canditi. Frullare il tutto

ottenere un impasto liquido. Fo-

derare uno stampo largo circa 26

cm con la pasta frolla, mettere

dentro il ripieno. Decorare la pa-

stiera con strisce di pasta frolla e

mettere in forno a 180 gradi.

Quando i bordi si saranno

“colorati”, accendere il forno in

modalità solo sopra ventilato per

far asciugare la pastiera. Quando

anche sopra sarà ben dorata, allo-

ra la vostra pastiera sarà pronta.

Lasciate ancora nel forno aperto

per circa un'ora. Spolverizzare

con zucchero a velo.

La pastiera: ricetta divina

Si narra che la sirena Partenope,

incantata dalla bellezza del golfo

disteso tra Posillipo e il Vesuvio,

avesse fissato lì la

sua dimora. La

gente, che popola-

vano il golfo, ama-

va ascoltare i can-

ti d'amore e di

gioia che la sirena

dedicava loro. Per

ringraziarla di

così grande dilet-

to, decisero di of-

frirle quanto più

di prezioso aves-

sero. La farina, forza e ricchezza

della campagna; la ricotta, omag-

gio di pastori e pecorelle; le uova,

simbolo della vita che sempre si

rinnova; il grano tenero bollito nel

latte, prova dei due regni della

natura; l'acqua di fiori d'arancio,

per i profumi della terra; le spezie,

in rappresentanza dei popoli più

lontani del mondo; infine lo zuc-

chero, per esprimere l'ineffabile

dolcezza profusa dal canto di Par-

tenope in cielo, in terra e in tutto

l'universo. La sirena, felice per

tanti doni ricevuti, s'inabissò per

fare ritorno alla sua dimora cri-

stallina e depose le offerte prezio-

se ai piedi degli dei. Questi, ine-

briati anche loro dal soavissimo

canto, riunirono e mescolarono con

arti divine tutti gli ingredienti,

nacque così la pastiera.

ILILIL PERCHE’

Augura Augura Augura Buona Buona Buona PasquaPasquaPasqua 201320132013