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Fattori di rischio, stili di vita e prevenzione G. LIGUORI Nel presente capitolo vengono trattate le problematiche relative alla diffusione dei comportamenti a rischio nella popolazione italiana e alle possibilità di riduzione degli stessi. Il fumo è uno dei principali fattori di rischio per l’insorgenza di diverse malattie cronico-degenerative. Seppure in diminuzione rispetto al passato, il numero di fumatori in Italia si assesta a quasi 12 milioni e si regi- stra un numero crescente di giovani che iniziano a fumare prima dei 15 anni. Non si registrano grosse differenze territoriali e l’abitudine al fumo risulta tuttora più diffusa fra gli uomini rispetto alle donne, con un aumento signi- ficativo soprattutto nella fascia di età maschile dai 18 ai 34 anni rispetto all'anno precedente. Per quanto riguarda l’assunzione di alcol, il numero di consumatori a rischio rappresenta il 16,8% della popolazione di età >11 anni, con differenze di genere (26,4% uomini, 7,8% donne) e tra regioni. I danni e le con- seguenze dell’uso anche isolato o occasionale dell’alcol hanno un impatto sanitario e sociale maggiore rispetto a quelli dell’alcoldipendenza e vanno, quindi, monitorati in modo appropriato. Sarebbe opportuno, inoltre, include- re le competenze necessarie in una rete mirata al servizio della persona, come previsto in alcune regioni, nell’or- ganizzazione di nuovi Dipartimenti delle Dipendenze o di Promozione della Salute. Il consumo di alimenti per tipologia è un indicatore della qualità della dieta. Dall’Indagine Multiscopo realizzata dall’Istat nel 2007 emerge che la percentuale di popolazione che raggiunge e/o supera le 5 porzioni al giorno di frutta e verdura è ancora piuttosto bassa. Occorre, perciò, continuare a promuoverne la diffusione, nel- l’ambito di una dieta legata alla tradizione alimentare italiana, caratterizzata dal consumo di pasta e cereali, frut- ta e verdura, legumi, olio d’oliva e consumo moderato di bevande alcoliche, essenzialmente in occasione dei pasti, unitamente al controllo dell’aggiunta di sale. Il monitoraggio dei consumi e delle variabili dello stato di nutrizio- ne e dello stile di vita della popolazione rientra tra le azioni raccomandate, insieme all’educazione alimentare anche tra gli operatori della ristorazione collettiva. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’obesità rappresenta uno dei principali proble- mi di salute pubblica nel mondo. Nel nostro Paese, le regioni del Sud presentano la prevalenza più alta di perso- ne che risultano in sovrappeso ed obese. La quota di popolazione in condizione di eccesso ponderale cresce al cre- scere dell’età, per poi diminuire negli anziani. La condizione di sovrappeso o obesità interessa maggiormente gli uomini. Dal confronto con i dati raccolti in precedenti indagini, la percentuale di persone di 18 anni ed oltre in condizione di sovrappeso e obesità risulta significativamente aumentata. Lo stile di vita sedentario è in aumento nei Paesi sviluppati e questo, oltre a rappresentare da solo un fat- tore di rischio per osteoporosi, malattie cardiovascolari, malattie metaboliche e alcuni tipi di cancro, è responsa- bile, unitamente alla cattiva alimentazione, dell’attuale epidemia di obesità. In Italia, nel 2007, come negli anni precedenti, la prevalenza di coloro che dichiarano di svolgere attività fisica in maniera continuativa è nettamente inferiore nelle regioni meridionali rispetto al Nord. È, dunque, necessario spostare l’attenzione ed il campo di intervento dalla malattia alla promozione della salute, passando da una concezione individuale di attività fisica ad un approccio più ampio di tipo collettivo. La prevenzione dell’obesità è uno dei temi principali su cui si concentra l'attività del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali che, da febbraio 2007, ha avviato il programma europeo “Guadagnare salute”, il cui obiettivo è quello di rendere più facili e accessibili le scelte salutari anche attraverso campagne informative. Parallelamente, allo scopo di arginare la preoccupante situazione di eccesso ponderale infantile che si sta verificando nel nostro Paese, l’Istituto Superiore di Sanità ha avviato il programma di monito- raggio delle abitudini alimentari e dell’attività fisica dei bambini delle scuole primarie (6-10 anni) “OKkio alla SALUTE”, di cui si riportano i primi risultati. I dati di copertura vaccinale al 24° mese di vita registrati nel nostro Paese, nel 2007 e nel 2008, si sovrap- pongono mediamente a quelli europei e non si discostano in modo significativo da quelli rilevati nell’anno 2005, anche se è possibile rilevare un lento incremento soprattutto per quanto riguarda le vaccinazioni raccomandate. Il raggiungimento e il mantenimento dei livelli ottimali di copertura vaccinale rappresentano interventi mirati a migliorare la salute della popolazione, riducendo contestualmente i bisogni e le spese necessarie alle cure,

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Fattori di rischio, stili di vita e prevenzione

G. LIGUORI

Nel presente capitolo vengono trattate le problematiche relative alla diffusione dei comportamenti arischio nella popolazione italiana e alle possibilità di riduzione degli stessi.

Il fumo è uno dei principali fattori di rischio per l’insorgenza di diverse malattie cronico-degenerative.Seppure in diminuzione rispetto al passato, il numero di fumatori in Italia si assesta a quasi 12 milioni e si regi-stra un numero crescente di giovani che iniziano a fumare prima dei 15 anni. Non si registrano grosse differenzeterritoriali e l’abitudine al fumo risulta tuttora più diffusa fra gli uomini rispetto alle donne, con un aumento signi-ficativo soprattutto nella fascia di età maschile dai 18 ai 34 anni rispetto all'anno precedente.

Per quanto riguarda l’assunzione di alcol, il numero di consumatori a rischio rappresenta il 16,8% dellapopolazione di età >11 anni, con differenze di genere (26,4% uomini, 7,8% donne) e tra regioni. I danni e le con-seguenze dell’uso anche isolato o occasionale dell’alcol hanno un impatto sanitario e sociale maggiore rispetto aquelli dell’alcoldipendenza e vanno, quindi, monitorati in modo appropriato. Sarebbe opportuno, inoltre, include-re le competenze necessarie in una rete mirata al servizio della persona, come previsto in alcune regioni, nell’or-ganizzazione di nuovi Dipartimenti delle Dipendenze o di Promozione della Salute.

Il consumo di alimenti per tipologia è un indicatore della qualità della dieta. Dall’Indagine Multiscoporealizzata dall’Istat nel 2007 emerge che la percentuale di popolazione che raggiunge e/o supera le 5 porzioni algiorno di frutta e verdura è ancora piuttosto bassa. Occorre, perciò, continuare a promuoverne la diffusione, nel-l’ambito di una dieta legata alla tradizione alimentare italiana, caratterizzata dal consumo di pasta e cereali, frut-ta e verdura, legumi, olio d’oliva e consumo moderato di bevande alcoliche, essenzialmente in occasione dei pasti,unitamente al controllo dell’aggiunta di sale. Il monitoraggio dei consumi e delle variabili dello stato di nutrizio-ne e dello stile di vita della popolazione rientra tra le azioni raccomandate, insieme all’educazione alimentareanche tra gli operatori della ristorazione collettiva.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’obesità rappresenta uno dei principali proble-mi di salute pubblica nel mondo. Nel nostro Paese, le regioni del Sud presentano la prevalenza più alta di perso-ne che risultano in sovrappeso ed obese. La quota di popolazione in condizione di eccesso ponderale cresce al cre-scere dell’età, per poi diminuire negli anziani. La condizione di sovrappeso o obesità interessa maggiormente gliuomini. Dal confronto con i dati raccolti in precedenti indagini, la percentuale di persone di 18 anni ed oltre incondizione di sovrappeso e obesità risulta significativamente aumentata.

Lo stile di vita sedentario è in aumento nei Paesi sviluppati e questo, oltre a rappresentare da solo un fat-tore di rischio per osteoporosi, malattie cardiovascolari, malattie metaboliche e alcuni tipi di cancro, è responsa-bile, unitamente alla cattiva alimentazione, dell’attuale epidemia di obesità. In Italia, nel 2007, come negli anniprecedenti, la prevalenza di coloro che dichiarano di svolgere attività fisica in maniera continuativa è nettamenteinferiore nelle regioni meridionali rispetto al Nord. È, dunque, necessario spostare l’attenzione ed il campo diintervento dalla malattia alla promozione della salute, passando da una concezione individuale di attività fisica adun approccio più ampio di tipo collettivo.

La prevenzione dell’obesità è uno dei temi principali su cui si concentra l'attività del Ministero delLavoro, della Salute e delle Politiche Sociali che, da febbraio 2007, ha avviato il programma europeo“Guadagnare salute”, il cui obiettivo è quello di rendere più facili e accessibili le scelte salutari anche attraversocampagne informative. Parallelamente, allo scopo di arginare la preoccupante situazione di eccesso ponderaleinfantile che si sta verificando nel nostro Paese, l’Istituto Superiore di Sanità ha avviato il programma di monito-raggio delle abitudini alimentari e dell’attività fisica dei bambini delle scuole primarie (6-10 anni) “OKkio allaSALUTE”, di cui si riportano i primi risultati.

I dati di copertura vaccinale al 24° mese di vita registrati nel nostro Paese, nel 2007 e nel 2008, si sovrap-pongono mediamente a quelli europei e non si discostano in modo significativo da quelli rilevati nell’anno 2005,anche se è possibile rilevare un lento incremento soprattutto per quanto riguarda le vaccinazioni raccomandate.

Il raggiungimento e il mantenimento dei livelli ottimali di copertura vaccinale rappresentano interventimirati a migliorare la salute della popolazione, riducendo contestualmente i bisogni e le spese necessarie alle cure,

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e rivestono, dunque, un ruolo fondamentale in Sanità Pubblica. Negli ultimi anni, sono stati avviati programmi dicomunicazione sulle vaccinazioni in età pediatrica, come la campagna “Genitori Più” e programmi di valutazio-ne delle coperture vaccinali, come il progetto “Venice” dell'Unione Europea, allo scopo di costruire una rete euro-pea per la raccolta e la condivisione di informazioni sui programmi di immunizzazione dei Paesi membri.

Nell’ultima parte del capitolo vengono riportati i dati relativi alla diffusione dei programmi di screeningmammografico, per il cervicocarcinoma uterino e per il tumore del colon-retto, i cui livelli di partecipazione siattestano rispettivamente intorno al 60%, al 38% e al 45%. Importanza a questo proposito viene data alla pienaattuazione dei programmi e alla diffusione di campagne informative.

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FATTORI DI RISCHIO, STILI DI VITA E PREVENZIONE 51

Fumo

Significato. Il fumo di tabacco è una delle più grandiminacce per la salute pubblica che il mondo abbia maiaffrontato, in quanto è tra i principali fattori di rischioper l’insorgenza di numerose patologie cronico-dege-nerative, soprattutto a carico dell’apparato respirato-rio e cardiovascolare, ovvero è la prima causa di mor-te facilmente evitabile. Secondo l’OrganizzazioneMondiale della Sanità (OMS), i fumatori nel mondosono più di un miliardo e il tabacco è responsabileogni anno della morte di 5,4 milioni di persone, inmedia una persona ogni sei secondi, numero, peraltro,destinato ad arrivare a 10 milioni entro il 2030, se nonsaranno adottate misure efficaci. Globalmente, l'usodei prodotti del tabacco, è in aumento, soprattutto neiPaesi in via di sviluppo, mentre è lievemente in caloin quelli ad alto reddito (1). L'Italia si inserisce in que-sto trend: attualmente fumano poco meno di 12 milio-ni di persone, anche se nel tempo i fumatori stanno

diminuendo (erano il 34,9% della popolazione dai 14anni ed oltre nel 1980 e sono il 22% nel 2008), stan-no aumentando le disuguaglianze sociali nel consumodi tabacco con andamenti differenziati nei due sessi enelle diverse fasce di età: è in crescita la percentualedi giovani che iniziano a fumare sempre più precoce-mente, in particolare il 21% prima dei 15 anni e il61% tra i 15 ed i 17 anni (2). Data la varietà di condi-zioni patologiche conseguenti al fumo, non è sempli-ce stimare l’impatto economico che l’abitudine difumare comporta sia sui sistemi sanitari nazionali perl’assistenza ospedaliera necessaria che sulla produtti-vità lavorativa per i giorni di lavoro perso. La valutazione dei dati riguardanti la prevalenza delconsumo di tabacco consente di misurare il fenomenotra la popolazione e di individuare adeguate politichesanitarie che prevedano attività di prevenzione e dicontrollo.

Prevalenza di persone per abitudine al fumo

Numeratore Persone di 14 anni ed oltre per abitudine al fumox 100

Denominatore Popolazione dell’Indagine Multiscopo Istat di 14 anni ed oltre

Validità e limiti. L’Indagine Multiscopo dell’Istat"Aspetti della vita quotidiana" rileva ogni anno,mediante interviste dirette, molteplici aspetti dellavita degli individui e delle famiglie. Le informazioniraccolte sono di grande rilevanza perché consentonodi conoscere le abitudini dei cittadini e i problemi cheessi affrontano ogni giorno. In particolare, sono statianalizzati i risultati dell’indagine del 2007, che è sta-ta condotta su un campione di circa 58.700 individui,suddivisi in 23.400 famiglie, distribuiti nelle diverseregioni.

Valore di riferimento/Benchmark. La prevalenza difumatori può essere considerata in riferimento allaregione con il valore più basso, ossia intorno al 17%(Calabria).

Descrizione dei risultatiNon emergono grandi differenze territoriali nell’abitu-dine al fumo per i dati relativi al 2007, si riscontra soloun dato di prevalenza maggiore nel Centro (23,5%)mentre, rispetto al 2006 (Rapporto Osservasalute2008, pag. 49), si evidenzia una diminuzione dei fuma-tori nella maggior parte delle regioni (soprattutto nelLazio che passa dal 25,7% al 24,4% e in Sicilia dal25,5% al 22,5%). Fanno eccezione alcune regioni delNord-Ovest, dove le percentuali dei fumatori sonoaumentate, in particolare in Liguria (dal 19,5% al23,2%). La prevalenza di persone che hanno smesso di

fumare dal 2001 (20,2%) al 2007 (22,5%) è in lenta,ma in costante crescita, con una distribuzione degli ex-fumatori prevalentemente nelle regioni del Centro-Nord (Valle d'Aosta 26,2% ed Emilia-Romagna25,9%) rispetto al Meridione (Molise 17,7% eCalabria 17,4%). Poco meno della metà dei fumatori(pari al 42,8%) fuma un numero di sigarette compresotra 11 e 20; questa percentuale sale al 48,6% tra i fuma-tori uomini e scende al 33,7% tra le donne. Il numeromedio di sigarette fumate quotidianamente è 13,3,anche se vi sono alcune differenze territoriali: nelCentro-Sud e nelle Isole si fuma qualche sigaretta inpiù (in media, rispettivamente, 13,9 e 14,5 al giorno).Non vi sono, invece, variazioni geografiche rilevantiper quanto riguarda la prevalenza dei non fumatori(53,2%) (Tabella 1). I dati stratificati per sesso ed etàmostrano che l’abitudine al fumo è più diffusa fra gliuomini (28,2%) rispetto alle donne (16,5%) e con unmaggior interessamento delle fasce di età comprese frai 18 e i 54 anni, dove si riscontra un aumento signifi-cativo nella fascia maschile 18-34 anni rispetto ai datidell'anno precedente. I dati riguardanti i non fumatorie gli ex-fumatori sono inversamente distribuiti nei duesessi e mostrano sia una netta prevalenza di coloro chenon fumano nel sesso femminile (65,9%) rispetto almaschile (39,6%), sia un numero di uomini ex-fuma-tori (30%) che è circa il doppio di quello delle donne(15,5%) (Tabella 2).

L. STICCHI, M. ALBERTI, G. ICARDI, P. DURANDO, F. ANSALDI, P. CROVARI

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52 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Tabella 1 - Prevalenza di persone di 14 anni ed oltre (per 100) per abitudine al fumo e numero medio di sigaret-te fumate al giorno, per regione - Anno 2007

Regioni Fumatori Ex-Fumatori Non Fumatori Fumatori di N medio% % % sigarette % sigarette al giorno

Piemonte 22,3 25,1 50,3 98,6 12,1Valle d'Aosta-Vallée d’Aoste 19,7 26,2 52,1 99,0 12,8Lombardia 21,8 24,0 52,2 98,7 12,7Trentino-Alto Adige 20,4 22,7 52,2 97,5 12,6Bolzano-Bozen 20,6 21,8 54,2 96,3 12,7Trento 20,2 23,7 50,4 98,7 12,5Veneto 18,9 24,3 54,9 98,3 11,5Friuli-Venezia Giulia 21,0 24,6 50,9 97,6 12,7Liguria 23,2 23,5 52,4 96,5 13,7Emilia-Romagna 21,7 25,9 51,0 97,5 12,8Toscana 22,6 24,2 51,9 97,6 13,8Umbria 22,6 23,7 51,4 98,2 13,1Marche 22,5 24,9 51,5 98,7 13,1Lazio 24,4 20,3 51,8 97,9 14,3Abruzzo 20,9 21,9 54,8 97,9 12,9Molise 20,5 17,7 58,3 98,8 14,1Campania 26,2 19,9 52,6 98,7 14,3Puglia 20,8 18,7 57,6 99,2 13,5Basilicata 23,2 20,1 54,0 99,0 13,1Calabria 17,0 17,4 62,7 99,5 14,0Sicilia 22,5 20,0 55,9 98,5 14,8Sardegna 21,2 24,0 51,8 99,1 13,6Italia 22,1 22,5 53,2 98,3 13,3

Nota: gli Intervalli di Confidenza al 95% sono disponibili sul sito www.osservasalute.it.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Istat. Indagine Multiscopo sulle famiglie “Aspetti della vita quotidiana”. Anno 2008.

Prevalenza di persone di 14 anni ed oltre (per 100) per abitudi-ne al fumo per regione. Anno 2007

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FATTORI DI RISCHIO, STILI DI VITA E PREVENZIONE 53

Raccomandazioni di OsservasaluteL’OMS ha, recentemente, pubblicato il Rapporto 2008sugli sforzi per il controllo del fumo a livello globale:secondo questi dati, nonostante i progressi compiuti,nessun Paese ha implementato completamente tutte lemisure chiave atte a contrastare quella che viene defini-ta “epidemia di tabacco”. Un approccio per prevenire imilioni di morti, che potrebbero essere causati dal fat-tore di rischio fumo entro la metà del secolo, consistein una serie di strategie di azione, quali: il monitorag-gio del consumo di tabacco attraverso politiche di pre-venzione; l'aumento delle tasse sul tabacco e, conse-guentemente, del prezzo finale del prodotto; la prote-zione della popolazione dal fumo, che nel contesto ita-liano ha trovato la sua applicazione normativa nellaLegge n. 3/2003; gli aiuti per smettere di fumare; inten-sificare le avvertenze sui pericoli del tabacco e raffor-zare i divieti di pubblicità, promozione e sponsorizza-zioni (1). In questo contesto, per poter ottenere risulta-ti tangibili, valutabili tramite la riduzione nel tempo siadell’incidenza che della prevalenza dei fumatori e ladiminuzione delle patologie legate al fumo, appare fon-damentale la necessità di interventi non solo da partedel Ministero del Lavoro, della Salute e delle PoliticheSociali, ma anche delle strutture che risultano più vici-

ne all’utenza, quali i distretti socio-sanitari, i consulto-ri, i Medici di Medicina Generale, i pediatri e gli istitu-ti scolastici, sempre in relazione alle diverse realtà pre-senti nel nostro Paese. Dai dati dello studio PASSI,risulta che solo poco più della metà dei fumatori (6 su10 circa) ha ricevuto il consiglio di smettere di fumareda parte di un medico o di un operatore sanitario emeno dell’1% di chi ha smesso riferisce di esserci riu-scito grazie al sostegno dei servizi sanitari. Questo, evi-denzia un insufficiente livello di attenzione al problemada parte degli operatori sanitari e risulta opportuno unulteriore consolidamento del rapporto tra operatorisanitari e pazienti per disincentivare l’abitudine al fumo(3). Si rende, dunque, necessario rinnovare e rinforzarele azioni tese a contrastare il tabagismo, utilizzando unapproccio globale e multisettoriale, con l'obiettivo dipromuovere la salute della popolazione e di ridurre idanni del fumo, soprattutto attraverso la prevenzionedell'iniziazione al fumo nei giovani, il sostegno rivoltoai fumatori per aiutarli a smettere e la riduzione del-l'esposizione al fumo passivo.

Riferimenti bibliografici(1) WHO Report on the Global Tobacco Epidemic 2008. (2) OSSFAD - Indagine Doxa-ISS 2008.(3) PASSI - Sistema di Sorveglianza PASSI 2007.

Tabella 2 - Prevalenza di persone di 14 anni ed oltre (per 100) per classe di età, sesso ed abitudine al fumo -Anno 2007

Maschi FemmineClassi di età Fumatori Ex-Fumatori Non Fumatori Fumatori Ex-Fumatori Non Fumatori

14-17 7,8 2,9 86,7 5,5 3,5 88,618-19 27,8 5,2 64,0 17,1 7,8 73,220-24 34,1 6,8 55,7 20,5 8,4 67,925-34 38,0 15,0 44,3 22,1 14,0 61,235-44 35,0 24,4 38,9 21,3 18,0 58,845-54 34,0 31,8 32,2 23,1 22,1 52,655-59 25,9 42,0 30,2 19,9 18,6 59,760-64 23,6 45,9 28,4 14,5 17,0 66,865-74 18,1 49,9 30,0 8,5 15,0 74,875 ed oltre 9,5 59,8 29,0 3,7 12,3 82,4Totale 28,2 30,0 39,6 16,5 15,5 65,9

Nota: gli Intervalli di Confidenza al 95% sono disponibili sul sito www.osservasalute.it.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Istat. Indagine Multiscopo sulle famiglie “Aspetti della vita quotidiana”. Anno 2008.

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54 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Consumo di alcol

Significato. Secondo le Linee Guida per una sana ali-mentazione dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gliAlimenti e la Nutrizione (INRAN) (1) relativamenteal consumo di alcolici sono da considerarsi a maggiorrischio: le donne che eccedono i consumi di 20 gram-mi di alcol al giorno (1-2 Unità Alcoliche, UA1); gliuomini che eccedono i 40 grammi di alcol al giorno(2-3 UA); tutti i giovani di età inferiore ai 16 anni cheassumono una qualsiasi quantità di bevande alcoliche;i giovani tra i 16 ed i 18 anni che consumano più di 1UA al giorno; gli ultra 65enni che eccedono il consu-mo di 1 UA al giorno. Sono da considerarsi parimen-

ti a rischio anche gli individui che concentrano inun'unica occasione di consumo l’assunzione di oltre 6UA di una qualsiasi bevanda (binge drinking) (2-4).L’Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS dell’IstitutoSuperiore di Sanità (ISS), tenendo conto delle defini-zioni adottate dagli organi di Sanità Pubblica, ha defi-nito alcuni indicatori di sintesi, specifici per target dietà, che individuano come “consumatori a rischio” tut-ti quegli individui che praticano almeno uno dei com-portamenti a rischio (eccedenza quotidiana o bingedrinking) indicati al numeratore dei seguenti indicatori.

Prevalenza di consumatori (uomini) giovani a rischio (criterio Istituto Superiore di Sanità)

Numeratore Ragazzi di 11-15 anni che dichiarano di aver consumato una qualsiasi quantità di bevandealcoliche e di 16-18 anni che dichiarano di aver consumato più di 1 UA al giorno

Ragazzi di 11-18 anni che dichiarano di aver consumato più di 6 UA, anche diverse,in un’unica occasione

x 100Denominatore Popolazione maschile dell’Indagine Multiscopo Istat di 11-18 anni

Prevalenza di consumatrici (donne) giovani a rischio (criterio Istituto Superiore di Sanità)

Numeratore Ragazze di 11-15 anni che dichiarano di aver consumato una qualsiasi quantità di bevandealcoliche e di 16-18 anni che dichiarano di aver consumato più di 1 UA al giorno

Ragazze di 11-18 anni che dichiarano di aver consumato più di 6 UA, anche diverse,in un’unica occasione

x 100Denominatore Popolazione femminile dell’Indagine Multiscopo Istat di 11-18 anni

Prevalenza di consumatori (uomini) adulti a rischio (criterio Istituto Superiore di Sanità)

Numeratore Uomini di 19-64 anni che dichiarano di aver consumato giornalmente più di 3 UAUomini di 19-64 anni che dichiarano di aver consumato più di 6 UA, anche diverse,

in un’unica occasionex 100

Denominatore Popolazione maschile dell’Indagine Multiscopo Istat di 19-64 anni

Prevalenza di consumatrici (donne) adulte a rischio (criterio Istituto Superiore di Sanità)

Numeratore Donne di 19-64 anni che dichiarano di aver consumato giornalmente più di 2 UADonne di 19-64 anni che dichiarano di aver consumato più di 6 UA, anche diverse,

in un’unica occasionex 100

Denominatore Popolazione femminile dell’Indagine Multiscopo Istat di 19-64 anni

E. SCAFATO, S. GHIRINI, C. GANDIN, L. GALLUZZO, S. MARTIRE, A. ROSSI, N. PARISI

1Una unità alcolica contiene circa 12 grammi di alcol e corrisponde ad un bicchiere di vino da 125 ml a 12° oppure una lattina di birra da 330 ml a 5° o un aperitivo alcolico da 80 ml a 18°o infine un cocktail alcolico da 40 ml a 36°.

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FATTORI DI RISCHIO, STILI DI VITA E PREVENZIONE 55

Validità e limiti. L’Indagine Multiscopo Istat, “Aspettidella vita quotidiana” (5), rileva per vino e birra il nume-ro di bicchieri consumati giornalmente e, dal 2007, peraperitivi alcolici, amari e super alcolici. La quantifica-zione giornaliera in bicchieri è rilevata in termini di uni-tà alcoliche complessive. Per valutare correttamente il rischio connesso all’assun-zione di bevande alcoliche, oltre a considerare la fre-quenza e le quantità assunte dagli individui, si devetener conto anche di alcuni stili di vita, come il bere lon-tano dai pasti o il bere quantità eccessive di alcol in unasingola occasione e della capacità di smaltire l’alcollegata al sesso e all’età delle persone. Gli indicatori, sin-tesi delle due tipologie di consumo a rischio propostidall’ISS, forniscono indicazioni utili nell’ottica di unaprogrammazione sanitaria per il monitoraggio dello sta-to di salute della popolazione a livello regionale.

Valore di riferimento/Benchmark. Il riferimentoconsiderato è il valore medio italiano relativo agliindicatori presentati: - prevalenza di consumatori giovani a rischio: 22,4%per gli uomini e 13,0% per le donne;- prevalenza di consumatori adulti a rischio: 21,1%per gli uomini e 5,7% per le donne;- prevalenza dei consumatori anziani a rischio: 48,2%per gli uomini e 11,7% per le donne.

Descrizione dei risultatiI non consumatori (Tabella 1). La quota di coloro chetra il 2006 ed il 2007 non risultano esposti al rischioalcolcorrelato (in particolar modo astemi) è legger-mente diminuita a livello nazionale (29,6% vs 29,1%)e la diminuzione si registra in particolar modo inMolise (33,7% vs 28,7%). L’unica regione dove siregistra un trend opposto, statisticamente significati-vo, è l’Emilia-Romagna, dove la percentuale degliastemi è salita da 20,7% a 24,4%.

I consumatori a rischio (Cartogrammi). La prevalen-za di consumatori a rischio raggiunge, nel 2007, il

16,8% della popolazione di età superiore ad 11 anni,con una marcata differenza di genere (26,4% tra gliuomini, 7,8% tra le donne). Tra gli uomini, rilevanti differenze si riscontrano alivello regionale con oscillazioni che vanno dal 16,4%(Sicilia) al 38,0% (Valle d’Aosta). I valori al di sopradella media nazionale si registrano in 9 regioni e nel-le Provincie Autonome di Trento e Bolzano. Tra ledonne, le oscillazioni vanno dal 4,2% (Sicilia) al13,6% (Provincia Autonoma di Bolzano). I valori al disopra della media nazionale si registrano in 5 regionie nelle Provincie Autonome di Trento e Bolzano.

I giovani (Tabella 2). Il consumo a rischio nella fasciadi 11-18 anni risulta più elevato, rispetto a tutte leregioni e per entrambe i sessi, nella ProvinciaAutonoma di Bolzano (M = 36,3%; F = 26,3%). Per iragazzi, inoltre, si registrano valori molto elevati inPiemonte (34,8%) e per le ragazze in Veneto (22,4%).

Gli adulti (Tabella 3). Nella fascia 19-64 anni, perentrambi i sessi, le realtà a maggior rischio risultanoessere: la Provincia Autonoma di Bolzano (M =36,6%; F = 13,4%), la Provincia Autonoma di Trento(M = 26,7%; F = 9,5%), il Friuli-Venezia Giulia (M =28,6%; F = 9,5%) ed il Piemonte (M = 24,9%; F =8,7%), a cui si aggiungono per i soli uomini la Valled’Aosta (33,9%), il Molise (28,8%), la Basilicata(26,8%), il Veneto (26,7%). Le regioni con valori diprevalenza più bassi, per entrambi i sessi, sonoCampania e Sicilia (a cui si aggiungono il Lazio pergli uomini, la Calabria e l’Abruzzo per le donne). Gli indicatori delle due tipologie di consumo a rischioanalizzati separatamente, consumo giornaliero ecce-dentario e binge drinking (Tabella 4), indicano chequest’ultimo è quello che statisticamente influiscemaggiormente sulla quantificazione dell’indicatore disintesi (consumo a rischio secondo il criterio ISS) adeccezione di alcune regioni come Liguria, Toscana,Umbria, Campania e Puglia per entrambe i sessi; alleMarche per gli uomini e al Piemonte, Valle d’Aosta,

Prevalenza di consumatori (uomini) anziani a rischio (criterio Istituto Superiore di Sanità)

Numeratore Uomini di 65 anni ed oltre che dichiarano di aver consumato più di 1 UA al giornoUomini di 65 anni ed oltre che dichiarano di aver consumato più di 6 UA, anche diverse,

in un’unica occasionex 100

Denominatore Popolazione maschile dell’Indagine Multiscopo Istat di 65 anni ed oltre

Prevalenza di consumatrici (donne) anziane a rischio (criterio Istituto Superiore di Sanità)

Numeratore Donne di 65 anni ed oltre che dichiarano di aver consumato più di 1 UA al giornoDonne di 65 anni ed oltre che dichiarano di aver consumato più di 6 UA, anche diverse,

in un’unica occasionex 100

Denominatore Popolazione femminile dell’Indagine Multiscopo Istat di 65 anni ed oltre

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56 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Lazio, Abruzzo, Basilicata e Sicilia per le donne, dovei valori dei due indicatori tendono a convergere.

Gli anziani (Tabella 5). I più elevati valori di preva-lenza di anziani a rischio si registrano per entrambi isessi in Valle d’Aosta (M = 60,4%; F = 19,0%) e inPiemonte (M = 57,9%; F = 17,2%). Per gli uomini i

valori più alti si registrano anche in Basilicata(56,5%), mentre per le donne in Friuli-Venezia Giulia(18,8%). La regione con i valori più bassi, per entram-bi i sessi, risulta essere la Sicilia (M = 28,1%; F =3,5%). Per le donne anche in Abruzzo (6,7%),Sardegna (7,1%) e Calabria (7,2%).

Tabella 1 - Distribuzione dei non consumatori e dei consumatori (per 100) per regione - Anni 2006-2007

2006 2007Regioni Consumavano Mai Totale non Consumatori Consumavano Mai Totale non Consumatoriconsumatori consumatori

Piemonte 1,8 25,6 27,4 70,8 1,4 23,8 25,2 72,3Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 1,5 23,0 24,5 73,6 2,3 22,8 25,1 72,7Lombardia 1,9 25,9 27,8 70,3 1,7 26,0 27,7 70,1Trentino-Alto Adige 2,4 19,2 21,6 75,1 2,1 21,1 23,2 72,2Bolzano-Bozen 2,3 14,8 17,2 80,8 2,7 17,4 20,2 76,3Trento 2,5 23,3 25,8 69,7 1,5 24,6 26,0 68,2Veneto 1,6 21,4 23,0 75,2 1,5 21,5 23,1 74,9Friuli-Venezia Giulia 1,9 22,6 24,6 70,2 2,8 22,4 25,2 71,2Liguria 1,3 28,3 29,5 69,4 2,4 26,4 28,8 69,7Emilia-Romagna 1,8 20,7 22,4 76,1 2,2 24,4 26,6 71,5Toscana 2,0 23,1 25,1 73,3 2,0 25,2 27,2 70,7Umbria 1,2 25,6 26,8 71,7 2,5 24,8 27,3 70,3Marche 1,0 24,7 25,7 73,5 1,7 22,6 24,3 73,4Lazio 1,8 27,3 29,2 66,6 1,6 26,3 27,8 68,0Abruzzo 1,1 33,2 34,4 64,2 1,6 31,7 33,3 63,6Molise 2,0 31,7 33,7 64,9 1,1 27,6 28,7 65,9Campania 2,0 34,4 36,4 62,1 2,0 32,0 34,0 63,8Puglia 1,5 30,6 32,1 65,7 2,1 28,0 30,1 66,2Basilicata 1,3 32,8 34,1 64,3 1,9 29,2 31,1 65,7Calabria 2,4 30,9 33,2 64,2 2,0 30,3 32,3 64,0Sicilia 1,9 39,8 41,6 56,9 2,6 36,9 39,5 58,5Sardegna 1,8 30,4 32,1 64,4 2,4 30,5 32,8 63,0Italia 1,8 27,8 29,6 68,3 1,9 27,2 29,1 68,2

Nota: gli Intervalli di Confidenza al 95% sono disponibili sul sito www.osservasalute.it.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Elaborazioni dell’Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS e del WHO CC Research on Alcohol su datidell’Indagine Multiscopo Istat “Aspetti della vita quotidiana”. Anni 2007, 2008.

Prevalenza (per 100) di consumatori a rischio (criterio ISS) perregione. Maschi. Anno 2007

Prevalenza (per 100) di consumatori a rischio (criterio ISS) perregione. Femmine. Anno 2007

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FATTORI DI RISCHIO, STILI DI VITA E PREVENZIONE 57

Tabella 2 - Prevalenza (per 100) di consumatori a rischio (criterio ISS) di 11-18 anni per regione e sesso - Anno2007

Regioni Maschi Femmine

Piemonte 34,8 13,0Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 23,5 11,6Lombardia 19,7 16,9Trentino-Alto Adige 32,8 20,1Bolzano-Bozen 36,3 26,3Trento 29,0 14,0Veneto 24,5 22,4Friuli-Venezia Giulia 20,8 14,1Liguria 26,8 10,2Emilia-Romagna 22,9 17,9Toscana 15,6 9,1Umbria 18,3 12,6Marche 21,8 15,0Lazio 21,5 8,6Abruzzo 19,8 9,6Molise 22,5 11,9Campania 18,9 9,7Puglia 28,8 13,1Basilicata 18,9 11,1Calabria 24,3 13,5Sicilia 18,4 10,8Sardegna 23,9 6,7Italia 22,4 13,0

Nota: gli Intervalli di Confidenza al 95% sono disponibili sul sito www.osservasalute.it.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Elaborazioni dell’Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS e del WHO CC Research on Alcohol su datidell’Indagine Multiscopo Istat “Aspetti della vita quotidiana”. Anni 2008.

Tabella 3 - Prevalenza (per 100) di consumatori a rischio (criterio ISS) di 19-64 anni per regione e sesso - Anno2007

Regioni Maschi Femmine

Piemonte 24,9 8,7Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 33,9 6,7Lombardia 19,3 5,5Trentino-Alto Adige 31,5 11,4Bolzano-Bozen 36,6 13,4Trento 26,7 9,5Veneto 26,7 6,2Friuli-Venezia Giulia 28,6 9,5Liguria 20,5 8,2Emilia-Romagna 24,4 6,9Toscana 24,7 6,5Umbria 21,6 5,8Marche 23,3 5,7Lazio 15,9 4,8Abruzzo 24,9 2,8Molise 28,8 6,8Campania 16,1 3,7Puglia 20,8 5,6Basilicata 26,8 3,7Calabria 22,4 3,0Sicilia 13,0 3,3Sardegna 26,5 7,0Italia 21,1 5,7

Nota: gli Intervalli di Confidenza al 95% sono disponibili sul sito www.osservasalute.it.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Elaborazioni dell’Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS e del WHO CC Research on Alcohol su datidell’Indagine Multiscopo Istat “Aspetti della vita quotidiana”. Anni 2008.

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58 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Tabella 4 - Prevalenza (per 100) di consumatori eccedenti i limiti giornalieri indicati dalle Linee Guida INRANe binge drinkers di 19-64 anni per regione e sesso - Anno 2007

Maschi FemmineRegioni A rischio Binge drinkers A rischio Binge drinkers

Piemonte 10,8 18,9 3,7 5,8Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 11,9 27,6 1,5 5,1Lombardia 6,3 15,2 1,8 3,9Trentino-Alto Adige 6,2 29,6 1,7 10,1Bolzano-Bozen 4,8 35,4 1,4 12,2Trento 7,7 24,1 2,0 8,0Veneto 10,0 21,4 2,0 4,9Friuli-Venezia Giulia 8,6 24,9 3,1 7,6Liguria 10,7 15,8 3,2 5,3Emilia-Romagna 10,2 18,1 2,2 5,0Toscana 12,8 16,0 2,8 4,3Umbria 11,9 14,4 3,0 3,6Marche 12,2 15,4 1,8 4,5Lazio 7,4 11,7 1,7 3,4Abruzzo 10,5 19,7 1,1 2,1Molise 13,4 22,0 1,9 5,5Campania 7,8 11,0 1,6 2,2Puglia 11,9 12,5 3,0 2,7Basilicata 11,2 20,3 0,8 3,2Calabria 8,7 18,3 0,5 2,5Sicilia 5,5 9,3 1,1 2,6Sardegna 11,1 20,2 1,8 5,6Italia 9,0 15,8 2,0 4,0

Nota: gli Intervalli di Confidenza al 95% sono disponibili sul sito www.osservasalute.it.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Elaborazioni dell’Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS e del WHO CC Research on Alcohol su datidell’Indagine Multiscopo Istat “Aspetti della vita quotidiana”. Anni 2008.

Tabella 5 - Prevalenza (per 100) di consumatori a rischio (criterio ISS) di 65 anni ed oltre per regione e sesso -Anno 2007

Regioni Maschi Femmine

Piemonte 57,9 17,2Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 60,4 19,0Lombardia 53,3 15,2Trentino-Alto Adige 47,6 10,1Bolzano-Bozen 43,7 8,7Trento 51,0 11,3Veneto 53,1 15,5Friuli-Venezia Giulia 48,9 18,8Liguria 47,3 11,8Emilia-Romagna 48,8 14,6Toscana 52,4 12,0Umbria 54,0 7,3Marche 54,9 15,0Lazio 42,9 8,5Abruzzo 52,6 6,7Molise 52,1 7,8Campania 43,1 7,7Puglia 48,1 8,8Basilicata 56,5 14,8Calabria 40,9 7,2Sicilia 28,1 3,5Sardegna 43,4 7,1Italia 48,2 11,7

Nota: gli Intervalli di Confidenza al 95% sono disponibili sul sito www.osservasalute.it.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Elaborazioni dell’Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS e del WHO CC Research on Alcohol su datidell’Indagine Multiscopo Istat “Aspetti della vita quotidiana”. Anni 2008.

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FATTORI DI RISCHIO, STILI DI VITA E PREVENZIONE 59

Raccomandazioni di OsservasaluteÈ ormai oggetto di consenso unanime e suffragatodall’evidenza scientifica che la problematica alcolcor-relata sia solo in minor parte rappresentata dall’aspet-to attribuibile alla dipendenza, soprattutto in funzionedella citata evoluzione dei modelli e delle culture delbere in Italia (6). L’alcol è parte della nostra culturaalimentare ed è una sostanza legale ad elevata diffu-sione. I Problemi e le Patologie AlcolCorrelati(PPAC) sono condizioni estremamente più diffusenella popolazione rispetto all’alcoldipendenza, richie-dono una gestione autonoma, fortemente differenziataper professionalità e competenze impiegate e quasimai connessa alla dipendenza da alcol (ad esempio ilbinge drinking, gli incidenti stradali alcolcorrelati o laSindrome Feto Alcolica - FAS). I danni e le conse-guenze dell’alcol legati all’uso anche isolato o occa-sionale e non necessariamente persistente (ad esempioi casi di intossicazione alcolica o di incidenti domesti-ci, stradali, nei luoghi di lavoro, etc.), hanno un impat-to sanitario e sociale assolutamente prevalente rispet-to a quelli dell’alcoldipendenza, di cui possono rap-presentare al limite la manifestazione in una fase pre-coce (7). Appare fondamentale monitorare, con speci-fici indicatori, il numero di ricoveri alcolcorrelati ealcoldipendenti, oltre a quelli di più ampio respiro(episodi di violenza, di criminalità, consumo tra iminori, dati sulla sicurezza stradale, etc.), in grado dipermettere la predisposizione di gruppi ed équipe dilavoro e di esperti, capaci di intercettare precocemen-te le PPAC nella loro più ampia accezione e di inter-venire in maniera specifica (intervento breve, PHE-PA) (8-9). Alla luce di tali considerazioni, è necessa-rio finanziare la prevenzione e la ricerca ed avviareuna profonda riflessione sulle competenze, rivedendol’approccio che delega o attribuisce la gestione dellePPAC a competenze esclusivamente di ambito psi-chiatrico e riconoscendo formalmente l’alcologiacome disciplina utile in particolare per il livello dipopolazione. Appare più adeguato, efficiente ed effi-cace ricomprendere tali competenze in una più ampiarete da realizzare mirando al servizio della persona,come previsto in alcune regioni, nell’organizzazionedi nuovi Dipartimenti delle Dipendenze o diPromozione della Salute, evitando attribuzioni esclu-sive ai Servizi Territoriali (SERT) già in affanno.

Esempi in tal senso sono forniti dalle scelte adottatedal Trentino-Alto Adige che ha collocato l’alcologiaall’interno del Dipartimento Promozione della Saluteo dalla Toscana il cui Piano Sanitario Regionale haprevisto l’équipe alcologica collocata all’interno deiDipartimenti per le dipendenze.

RingraziamentiSi ringrazia la Dott.ssa Rosaria Russo per la collaborazionefornita alla realizzazione delle analisi e alla redazione deirisultati connessi alle attività di ricerca oggetto della presen-te pubblicazione e attuate dal Centro Collaboratore -Organizzazione Mondiale della Sanità per la Ricerca e laPromozione della Salute su Alcol e Problematiche Alcolcorrelate dell’Istituto Superiore di Sanità.

Riferimenti bibliografici(1) INRAN (2003): Linee Guida per una sana alimentazio-ne italiana. Revisione 2003. Roma; Istituto Nazionale diRicerca per gli Alimenti e la Nutrizione:http://www.inran.it/servizi_cittadino/stare_bene/guida_corretta_alimentazione/.(2) E. Scafato, S. Ghirini, L. Galluzzo, G. Farchi, e C.Gandin per il gruppo CSDA (Centro ServiziDocumentazione Alcol). Epidemiologia e monitoraggioalcol-correlato in Italia Valutazione dell’OsservatorioNazionale Alcol. 2009, x, 35p. Rapporto ISTISAN 09/4.(3) Relazione del Ministro del Lavoro, della Salute e dellePolitiche Sociali al parlamento sugli interventi realizzati aisensi della legge 30.3.2001 n. 125 “legge quadro in materiadi Alcol e problemi alcolcorrelati”. Roma, 2008:http://www.epicentro.iss.it/temi/alcol/pdf/relazione06-07.pdf.(4) Scafato E., Ghirini S., Gandin C., Galluzzo L., MartireS., Parisi N. Fattori di rischio, stili di vita e prevenzione:Consumo di alcol. Roma: Università Cattolica del SacroCuore; 2008. (Rapporto Osservasalute 2008).(5) Multiscopo “Aspetti della vita quotidiana” Anno 2008.Roma: Istat.(6) Ceccanti M., Lombardo G., Calducci G,: Alcol a Roma.(7) McLellan AT, Lewis DC, O'Brien CP, Kleber HD. Drugdependence, a chronic medical illness: implications for tre-atment, insurance, and outcomes evaluation. JAMA. 2000,284: 1.689-95.(8) WHO Collaborative Project on Identification andmanagment of alcohol-related problems in primary healthcare. Report on Phase IV:http://www.who.int/substance_abuse/publications/identification_management_alcoholproblems_phaseiv.pdf.(9) Programma di formazione per l’identificazione precocee per l’attuazione dell’intervento breve finalizzato alla pre-venzione dell’abuso alcolico e del bere problematico:http://www.iss.it/binary/esps/cors/programma%20di%20formazione%20IPIB%202a%20edizione.1208857286.pdf.

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60 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Profili alimentari

L’alimentazione è un’attività basilare per il mantenimento della vita e, oltre ad avere una ovvia valenzabiologica, ha un portato culturale legato alle tradizioni culinarie e alle produzioni agro-alimentari locali.

Un modello alimentare rappresenta un fenomeno complesso in relazione al numero di variabili che con-corrono alla sua definizione, al numero di variabili esplicative e, infine, alla varietà di settori della vita da cui dipen-de la domanda alimentare e il consumo degli alimenti. Un ostacolo notevole agli studi che vogliono monitorarel’andamento della dieta individuale nel tempo e/o nello spazio, è rappresento dalla corretta interpretazione dei datipoiché, spesso, le fonti differiscono nella metodologia di raccolta e nel trattamento.

La sezione alimentare del modulo “Aspetti della vita quotidiana” annualmente investigati nell’ambito del-l’indagine Multiscopo, costituisce una fonte di dati importante che permette di sintetizzare alcuni aspetti dei profi-li alimentari correnti confrontabili con le raccomandazioni nutrizionali dettate dalle Linee Guida ed espresse in ter-mini di frequenza di consumo.

In questo capitolo è stata illustrata la dimensione regionale dei profili alimentari territoriali, in termini difrequenze di consumo dei principali gruppi di alimenti, analizzati in relazione ad un indicatore obiettivo (consumodi 5 e più porzioni al giorno di ortaggi, verdura e frutta) e agli stili alimentari correnti.

La dimensione regionale è stata anche esplorata in relazione al tempo, mediante un’analisi della serie sto-rica di ciascuna frequenza di consumo, ricavando una sintesi delle tendenze di consumo nelle diverse regioni conriferimento in particolare al gruppo dei giovani.

Un’attenzione particolare è stata rivolta, inoltre, ad un altro gruppo di popolazione che per certi aspetti sipuò definire vulnerabile e cioè al gruppo degli ultrasessantacinquenni con riferimento a coloro che hanno avutoun’esperienza di tipo ospedaliero. A questo argomento è stato dedicato un approfondimento “Rischio di malnutri-zione e i determinanti psicosociali in età geriatrica” pubblicato sul sito www.osservasalute.it.

Riferimenti bibliografici(1) Mariani Costantini A., Cannella C., Tomassi G (a cura di) (2006): Alimentazione e Nutrizione Umana. Roma: Il PensieroScientifico Editore. p. 3.(2) Keys A., Menotti A., Karvonen M.J., Aravais C., Blackburn H., Buzina R., Djordjevic B.S., Dontas A.S., Fidanza F., KyesM.H., Kromhout D., Nedeljkovic S., Punsar S., Seccareccia F. e Toshima H. (1986): The Diet and 15-year death rate in theSeven Countries Study. American Journal of Epidemiology, 124 (6), 903-915.(3) BJN - British Journal of Nutrition (2009), 101, Suppl. 2, S2-S5. (4) INRAN - Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (2003): Linee Guida per una Sana AlimentazioneItaliana. Roma, INRAN-MiPAAF.(5) SINU - Società Italiana di Nutrizione Umana (1996): Livelli di Assunzione Raccomandati giornalieri Raccomandati dienergia e Nutrienti - LARN. http://www.sinu.it/pubblicazioni.asp.(6) USDA - United States Department of Agriculture (2008): Healthy Eating Index. Center for Nutrition Policy and Promotion.http://www.cnpp.usda.gov/healthyeatingindex.htm ultima modifica 23/04/2008.(7) Istituti di Scienza dell’Alimentazione (2005): Piramide Alimentare Italiana http://www.piramideitaliana.it/.(8) Alberti-Fidanza A., Fidanza F. (2005). The healthy Italian Mediterranean Diet Temple Food Guide.(Pyramids). NutritionToday (March 1).(9) Istat (2008): “La vita quotidiana nel 2007”. Indagine Multiscopo “Aspetti della vita quotidiana” Anno 2007. CollanaInformazioni. Istat 2008; 10: 53-63.

C. CANNELLA, A. D’AMICIS, A. TURRINI

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FATTORI DI RISCHIO, STILI DI VITA E PREVENZIONE 61

Consumo di alimenti per tipologia

Significato. Il consumo di alimenti per tipologia è unindicatore della qualità della dieta (1). Le frequenze diconsumo dell’Indagine Multiscopo pubblicate nelvolume “Aspetti della vita quotidiana” riferite all’an-no 2007 (2), consentono di descrivere un profilo ali-mentare delle regioni in termini di numero di volteche le persone di 3 anni ed oltre dichiarano di assume-re i diversi alimenti. La classe di frequenza varia dagruppo a gruppo di alimenti a seconda dell’uso abitua-le e anche della quantità di porzione desiderabilerispetto ad una dieta equilibrata e variata (3).L’indicatore proposto è costituito dall’insieme dellefrequenze di ciascun gruppo di alimenti riferito a 100persone selezionato per il legame, positivo o negativo,

con l’indicatore obiettivo delle 5 porzioni al giorno diortaggi e frutta (4).Le Linee Guida per una sana alimentazione (3) asse-gnano, infatti, un ruolo centrale alla varietà di alimen-ti e, tra i gruppi alimentari, proprio a “ortaggi e frutta”,soprattutto per le forti evidenze di un’associazione conla riduzione del rischio di malattie cardiovascolari e,più in generale, per le sostanze antiossidanti che veico-lano nell’organismo umano. Le frequenze di consumosono parte integrante del modello descrittivo dello sti-le alimentare che è legato alle tradizioni gastronomi-che (4), ma anche alle modalità con cui la popolazionesi alimenta, considerando variabili come luoghi, tempie occasioni di assunzione dei pasti.

A. TURRINI

Percentuale di persone per consumo di alimenti

Numeratore Persone di 3 anni ed oltre per consumo di alimentix 100

Denominatore Popolazione dell’Indagine Multiscopo Istat di 3 anni ed oltre

Validità e limiti. Il profilo di consumo alimentare diciascuna regione è costituito dalla percentuale dipopolazione che ha indicato di consumare ciascungruppo alimentare secondo la frequenza indicata nel-l’apposito questionario (2).La tipologia di dati, pur non consentendo una valuta-zione nutrizionale in termini scientifici classici(quantità di energia e nutrienti assunte, stima dei fab-bisogni/raccomandazioni nutrizionali e confronto deivalori attuali e desiderabili), permette di effettuareun’analisi territoriale in base ai comportamenti pre-valenti. Non è possibile confrontare l’assunzionegiornaliera con i 400 g di ortaggi e frutta raccoman-dati a livello europeo (1), ma la registrazione delnumero di porzioni giornaliere permette di stimarequante persone consumano almeno 5 porzioni al gior-no di ortaggi, verdura e frutta. Occorre tenere presen-te che negli alimenti multi-ingredienti il consumo disingoli alimenti può essere sottostimato, nel sensoche si può perdere la percezione dei singoli ingre-dienti. Ad esempio, pensando alle porzioni di pomo-dori, il pomodoro consumato come componente del-la pizza può non essere incluso nel calcolo mentaleche il rispondente fa per compilare il questionario,così come il latte che consumiamo nei dolci, il salenei diversi prodotti e così via.

Valore di riferimento/Benchmark. La soglia delle 5porzioni al giorno di ortaggi, verdura e frutta, costitui-sce l’indicatore obiettivo. Le regioni sono posizionatein relazione alla percentuale di popolazione che con-suma almeno 5 porzioni al giorno di questo gruppoalimentare. I consumi per tipologia di alimenti sono

analizzati in relazione all’indicatore obiettivo ed aindicatori dello stile alimentare (luogo e importanzadei pasti).

Descrizione dei risultatiNel 2007, la proporzione di persone che assume alme-no 5 porzioni al giorno di ortaggi, verdura e frutta(indicatore obiettivo) è uguale al 5,6% (IC 4,7%-6,6%), con un +0,38 rispetto al 2006. Al fine di forni-re un quadro sintetico del profilo alimentare regiona-le, tenendo conto del consumo dei gruppi di alimentie delle modalità di consumo (luoghi e occasioni), èstato usato un indicatore semplice quale il coefficien-te di correlazione tra queste variabili e l’indicatoreobiettivo. I risultati sono descritti per gruppi di ali-menti in base al segno e alla forza del legame linearetra le variabili descrittive del profilo alimentare regio-nale e l’indicatore obiettivo.Le voci che concorrono a raggiungere “5 o più porzio-ni di ortaggi e frutta” hanno ruoli diversi: singolarmen-te “verdure” e “ortaggi” consumati almeno una volta algiorno presentano r = 0,6 per entrambe le voci, mentrecosì non è per la frutta (r = -0,5). Dove si consuma piùfrequentemente tutto il gruppo “verdura, ortaggi e frut-ta” almeno una volta al giorno non necessariamente siha un maggiore numero di persone che supera le 5 por-zioni al dì (r = -0,2). Laddove si consuma più frequen-temente “1 sola porzione al giorno di verdure, ortaggio frutta”, ovviamente, più difficilmente si supera lasoglia dell’indicatore obiettivo (r = -0,5).Considerando le altre componenti della dieta (Tabella1), l’indicatore obiettivo presenta correlazione negati-va (r <-0,4) con il consumo almeno una volta al gior-

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62 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

no di “pane, pasta o riso” (r = -0,6), di “uova” (r = -0,6) e di “pesce” (r = -0,5).Una debole correlazione positiva (0< r <0,5) si ha trail consumo quotidiano di “formaggi”, “latte” e “dol-ci”, mentre una debole correlazione negativa (-0,5< r<0) si osserva per il consumo qualche volta a settima-na di “carne” (bovina, maiale e bianca), “legumi inscatola” e “snack”. Solo la percentuale di persone di 3 anni ed oltre cheusualmente pranza in mensa (r = 0,6), o al ristorante (r= 0,5) ha correlazione positiva, mentre l’analoga per-centuale di chi pranza in casa ha correlazione negati-

va (r = -0,5).Il Grafico 1 illustra il legame tra il valore dell’indica-tore obiettivo e i tre indicatori dello stile alimentareper cui la correlazione lineare è <-0,5 (percentuale dipersone di 3 anni ed oltre che abitualmente pranza incasa) o >+0,5 (percentuale di persone di 3 ed oltreanni che abitualmente pranza in mensa o al ristoran-te/trattoria). L’analisi evidenzia che nelle regionidove è più diffusa l’abitudine di pranzare fuori casauna percentuale più elevata di persone dichiara dimangiare 5+ porzioni al giorno di ortaggi, verdura efrutta.

Tabella 1 - Percentuale di persone di 3 anni ed oltre (per 100 persone della stessa zona) per consumo di alcunicibi, per regione - Anno 2007

Gruppi dialimenti condistribuzione Indicatore Gruppi di alimenti con distribuzione

concorde rispetto obiettivo discordante rispetto all’indicatore obiettivoall’indicatore (r<0)

Regioni obiettivo Porzioni di(r>0) verdura,

ortaggi o Pane, Legumi CarniLatte* Formaggio* Dolci° frutta pasta, Uova° Pesce° Snack° in Carni Carni Salumi° di

consumate riso* scatola° bianche°bovine° maiale°5 e più volte

al giorno

Trento 58,5 37,2 42,8 10,0 81,5 43,7 46,7 17,0 37,4 71,3 60,3 59,0 44,3Trentino-Alto Adige 62,9 41,8 46,1 8,7 78,9 45,2 38,2 16,8 29,6 59,6 53,3 61,0 37,5Bolzano-Bozen 67,5 46,6 49,5 7,3 76,2 46,8 29,5 16,7 21,5 47,5 46,0 63,0 30,5Lombardia 57,2 29,0 51,8 6,9 82,6 49,2 57,6 27,4 36,5 80,9 71,0 67,1 39,5Molise 64,1 20,1 48,0 6,9 88,7 59,4 63,2 25,6 61,9 83,4 76,8 68,1 62,3Sardegna 61,7 33,2 48,0 6,8 82,0 50,5 56,4 20,4 40,3 78,6 73,2 58,0 59,8Piemonte 55,8 33,6 50,5 6,6 85,4 56,4 52,5 19,7 31,4 80,2 70,9 58,2 36,6Marche 59,4 13,1 53,8 6,6 90,9 54,9 65,7 18,4 33,6 84,9 78,4 65,6 54,3Veneto 58,6 32,0 54,8 6,4 84,2 45,4 51,4 23,1 31,5 78,8 68,2 58,0 43,6Umbria 65,0 15,4 49,8 6,1 85,8 58,8 60,5 21,2 57,7 86,0 79,7 66,9 64,3Abruzzo 56,6 20,7 46,6 5,7 89,3 60,7 60,2 24,1 49,5 83,5 72,4 62,6 48,4Campania 60,3 11,6 43,8 5,6 87,6 64,2 72,7 32,1 72,8 83,2 79,1 62,0 57,1Italia 59,3 23,8 47,9 5,6 85,5 55,1 60,1 23,6 43,6 79,3 71,8 60,7 46,1Lazio 67,8 15,7 40,2 5,5 82,0 61,0 65,9 18,5 42,3 79,8 75,4 47,4 45,4Liguria 55,8 27,0 45,6 5,3 83,9 58,9 61,5 18,3 30,6 77,7 70,6 59,5 39,4Emilia-Romagna 54,5 21,4 54,4 5,3 87,4 47,6 52,1 21,1 34,8 77,4 66,8 67,9 50,1Puglia 63,6 19,4 42,6 5,3 82,2 52,6 64,1 26,5 53,2 72,6 67,7 58,2 44,3Toscana 65,0 24,1 49,3 5,1 89,3 50,9 55,5 17,7 45,0 81,5 73,8 59,4 49,0Friuli-Venezia Giulia 62,0 28,5 50,3 4,7 81,2 55,5 49,8 21,3 32,6 76,3 65,2 59,1 49,8Valle d'Aosta 60,6 44,1 49,9 3,8 88,7 51,0 51,9 19,6 34,5 80,6 74,9 60,7 33,5Sicilia 53,1 23,2 43,3 3,5 91,9 65,9 69,6 24,5 46,6 78,2 74,1 60,2 40,9Calabria 53,4 22,4 44,2 2,7 86,7 59,4 64,0 27,7 55,4 76,9 69,6 62,4 53,3Basilicata 58,0 22,4 47,9 2,3 89,9 61,9 64,7 29,2 72,9 81,5 70,2 69,9 55,1

*Almeno una volta al giorno.°Almeno qualche volta alla settimana.Nota: gli Intervalli di Confidenza al 95% sono disponibili sul sito www.osservasalute.it.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Istat. Indagine Multiscopo “Aspetti della vita quotidiana”. Anno 2008.

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FATTORI DI RISCHIO, STILI DI VITA E PREVENZIONE 63

Grafico 1 - Relazione tra proporzione di persone di 3 anni ed oltre (per 100 persone della stessa zona) per con-sumo di “5+ porzioni di ortaggi, verdura e frutta al dì” e 3 indicatori di stile alimentare: pranzo in mensa, pran-zo al ristorante o trattoria, pranzo in casa, per regione - Anno 2007

Pranzo in mensa

Fonte dei dati e anno di riferimento: Istat. Indagine Multiscopo “Aspetti della vita quotidiana”. Anno 2008.

Pranzo al ristorante o trattoria

Pranzo in casa

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64 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Raccomandazioni di OsservasaluteLa percentuale di popolazione che raggiunge e/osupera le 5 porzioni al giorno, è ancora piuttosto bas-sa. Occorre, perciò, continuare a promuovere il consu-mo di ortaggi, verdura e frutta, insieme ad un invitoesplicito a condire con olio extravergine di oliva (oltreal già ampiamente diffuso uso di oli e grassi vegetali)ed a fare attenzione all’aggiunta del sale. L’evoluzione dei consumi alimentari nel contesto enella dinamica economica attuali ha messo in eviden-za il ruolo della ristorazione collettiva (mensa) e com-merciale (ristorante/trattoria) e, quindi, il consumo deipasti fuori casa in relazione all’assunzione giornalieradi ortaggi, verdura e frutta.Il gradiente geografico sembra attenuarsi in relazioneal consumo di questa tipologia di alimenti, ma consi-derata l’esiguità delle variazioni su base annuale,dovrà essere effettuata una verifica analizzando lastruttura della serie storica in un arco temporale piùesteso.

Il monitoraggio dei consumi e delle variabili dello sta-to di nutrizione e dello stile di vita della popolazione,quali l’attività fisica (5), rientra, quindi, sicuramentetra le azioni raccomandate, insieme all’educazionealimentare anche tra gli operatori della ristorazionecollettiva.

Riferimenti bibliografici(1) EURODIET. Nutrition and Diet for Healthy Lifestyles inEurope. Kafatos AG (coordinatore) core report; 2001:http://eurodiet.med.uoc.gr/first.html.(2) Istat (2008): “La vita quotidiana nel 2007”. IndagineMultiscopo “Aspetti della vita quotidiana” Anno 2007.Collana Informazioni. Istat 2008; 10: 53-63.(3) INRAN. Linee Guida per una sana alimentazione italia-na. Revisione 2003. Roma; Istituto Nazionale di Ricerca pergli Alimenti e la Nutrizione 2003.(4) Turrini A (2009). Consumo di alimenti per tipologia.Osservasalute 2008: 59-62.(5) Centro nazionale per la prevenzione il Controllo dellemalattie. Piano d’azione Oms 2008-2013 per la strategiaglobale di prevenzione e controllo delle malattie non tra-smissibili. Documento pubblicato sul web il 30-03-2009:h t tp : / /www.ccm-network . i t /document i_Ccm/prg_area2/GS_Action_plan_2008-2013.pdf.

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FATTORI DI RISCHIO, STILI DI VITA E PREVENZIONE 65

Significato. L’andamento delle frequenze di consumodi alimenti e bevande rappresenta un indicatore deglistili di vita della popolazione. Questo può essere stima-to tramite un’analisi sui dati dell’Indagine Multiscopo“Aspetti della vita quotidiana” riferita agli anni 2001-

2008. L’indicatore proposto è costituito dalla variazio-ne media annuale delle frequenze di consumo di ali-menti e bevande. Applicando questa costante al dato diciascun anno si ottiene la variazione relativa comples-siva del periodo (1).

Variazione media annuale delle frequenze di consumo di alimenti

Numeratore (Percentuale di persone di 3 anni ed oltre per frequenza di consumo di alimenti al tempo t) -(Percentuale di persone di 3 anni ed oltre per frequenza di consumo di alimenti al tempo 0)

Denominatore (t-1) x (Percentuale di persone di 3 anni ed oltre per frequenza di consumo di alimenti al tempo 0)

Variazione media annuale delle frequenze di consumo di bevande

Numeratore (Percentuale di persone di 14 anni ed oltre per frequenza di consumo di bevande al tempo t) -(Percentuale di persone di 14 anni ed oltre per frequenza di consumo di bevande al tempo 0)

Denominatore (t-1) x (Percentuale di persone di 14 anni ed oltre per frequenza di consumo di bevande al tempo 0)

Variazione media annuale di consumatori di alimenti

Numeratore (Percentuale di consumatori di 3 anni ed oltre per alimenti al tempo t) -(Percentuale di consumatori di 3 anni ed oltre per alimenti al tempo 0)

Denominatore (t-1) x (Percentuale di consumatori di 3 anni ed oltre per alimenti al tempo 0)

Variazione media annuale di consumatori di bevande

Numeratore (Percentuale di consumatori di 14 anni ed oltre per bevande al tempo t) -(Percentuale di consumatori di 14 anni ed oltre per bevande al tempo 0)

Denominatore (t-1) x (Percentuale di consumatori di 14 anni ed oltre per bevande al tempo 0)

D. ADAMO

Validità e limiti. La stima del trend evolutivo in pre-senza di variabili qualitative è stata costruita, a parti-re dalle distribuzioni delle risposte alle diverse moda-lità, in fasi di sintesi successive. La prima fase hariguardato l’accorpamento delle classi in funzione deltipo di alimento, al fine di evitare l’influenza dellemodalità meno rilevanti, considerando l’uso abituale ela quantità di porzione desiderabile rispetto ad unadieta equilibrata e variata. Ad esempio, per il gruppopane-pasta-riso è stata mantenuta la modalità di con-sumo “più di una volta al giorno” e sono state accor-pate “qualche volta a settimana” e “meno di una vol-ta a settimana” (a formare “meno di una volta al gior-no”). Per altri alimenti, il cui consumo non avvieneabitualmente su base giornaliera, “più di una volta algiorno” e “una volta al giorno” sono state accorpate aformare “almeno una volta al giorno”. Come secondopasso si è proceduto a classificare le variazioni medieannuali, sia delle singole classi di frequenza, che deltotale dei consumatori, per ogni gruppo alimentare e

di bevande, secondo l’andamento decremen-to/aumento. La successiva fase è consistita nella sin-tesi congiunta dell’andamento dei consumatori e del-le frequenze per ogni gruppo in base allo schemadecremento/aumento. In questo modo il trend del sin-golo gruppo viene classificato in 5 modalità:1) Fortemente Crescente (FC): aumento dei consuma-tori e intensificazione di tutte le frequenze;2) Crescente (C): aumento dei consumatori e intensi-ficazione delle frequenze più elevate;3) Diffusione Consumo Moderato (DCM): aumentodei consumatori e rarefazione delle frequenze;4) Polarizzazione (P): diminuzione dei consumatori eintensificazione delle frequenze;5) Decrescente (D): diminuzione dei consumatori erarefazione delle frequenze.L’insieme di queste etichette fornisce un profilo del-l’andamento nel periodo che, pur non consentendouna valutazione nutrizionale in termini scientificiclassici (quantità di energia e nutrienti assunte, stima

Tendenze evolutive nel consumo degli alimenti e delle bevande

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66 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

dei fabbisogni/raccomandazioni nutrizionali, confron-to dei valori attuali e desiderabili), permette di effet-tuare un’analisi territoriale in base ai comportamentiprevalenti. Il numero elevato di voci alimentari rileva-te rende difficile una valutazione sintetica.

Valore di riferimento/Benchmark. Essendol’analisi prevalentemente di tipo qualitativo, nonrisulta di immediata individuazione un esplicito valo-re di riferimento. Ciò nonostante, si può assumerecome benchmark un ipotetico andamento tendenzia-le, con alcune caratteristiche considerate auspicabili ecoerenti con una dieta equilibrata. Queste tendenze,per così dire ideali, risulterebbero rivolte, da un lato,al recupero di alimenti fonte di carboidrati, all’incre-mento del consumo di ortaggi, frutta e legumi e diolio d’oliva, dall’altro, alla riduzione delle fonti digrassi come formaggi e salumi, di zuccheri semplicie di bevande alcoliche e al consumo moderato di car-ne, pesce e uova.

Descrizione dei risultatiNell’ultimo anno disponibile (2008) le tendenze nonsubiscono cambiamenti sostanziali rispetto a quantorisultava nella precedente analisi (4). Infatti, neglianni 2001-2008, le tendenze evolutive nella frequen-za di consumo risultano molto lontane dal quadro diriferimento delineato come auspicabile, indicatocome valore di riferimento/benchmark (Tabella 1). Seda un lato si può valutare positivamente l’andamentodecrescente (diminuzione dei consumatori e rarefa-zione delle frequenze) delle fonti di grassi (salumi,formaggi), la stessa tendenza calante, non certo posi-tiva in questo caso, si osserva per il consumo di ali-menti proteici (alcune carni e uova) e di cereali epatate. Questo dato non fa ben sperare per il recupe-ro dei carboidrati che dovrebbero essere assunti inuna dieta equilibrata (circa 84% del fabbisognomedio giornaliero). Inoltre, si assiste alla polarizza-

zione (diminuzione dei consumatori e intensificazio-ne delle frequenze) nel consumo di vegetali, compre-si i legumi, frutta, pesce e latte. Per i dolci si osservala diffusione del consumo moderato (aumento deiconsumatori e rarefazione delle frequenze), mentrerisulta fortemente crescente (aumento delle frequen-ze e intensificazione di tutte le frequenze) il consumodi snack salati (ma il dato per questi gruppi è rileva-to solo a partire dal 2003). Positivo l’andamentoriguardante i grassi per cottura e condimento; risultacrescente l’uso di olio d’oliva e decrescente quellodell’olio di semi e burro. Per il consumo di bevandeanalcoliche si osserva la diminuzione delle bevandegassate, la diffusione del consumo moderato di aperi-tivi analcolici e la crescita del consumo di acquaminerale. Per le bevande alcoliche risulta positivol’andamento decrescente per birra, vino, amari esuper alcolici e la diffusione del consumo moderatoper gli alcolici fuori pasto, mentre risulta negativoquello crescente di aperitivi alcolici.Nella Tabella 2 sono riportate, nel dettaglio, le ten-denze evolutive per le regioni. La regione con anda-mento più vicino a quello auspicabile risulta la Valled’Aosta. In genere, le regioni settentrionali, risultanoavere un trend più positivo. Le regioni centrali, meri-dionali ed insulari risultano avere un andamento piùsimile a quello medio, anche se va segnalato il trendcrescente per frutta e verdura in Toscana. Nell’ultimo anno, per i più giovani (Tabella 3), siassiste ad un riavvicinamento, in senso positivo, alprofilo medio, soprattutto nei bambini di 3-5 anni,con la riduzione tendenziale del consumo di salumi ela diffusione del consumo moderato di carni bianche,maiale e uova. Al contrario, per i ragazzi di 14-17anni, permane il trend molto negativo di un consumofortemente crescente di alcolici fuori pasto, aperitivialcolici e super alcolici, nonché la diffusione del con-sumo moderato degli amari.

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FATTORI DI RISCHIO, STILI DI VITA E PREVENZIONE 67

Tabella 1 - Tendenze evolutive nella frequenza di consumo di alimenti e bevande - Anni 2001-2008

Fortemente Crescente Diffusione Consumo Polarizzazione DecrescenteCrescente Moderato

CEREALI, TUBERI

pane, pasta, riso patate

CARNE, PESCE, UOVA

salumicarne di pollo,

tacchino,coniglio e vitello

carne bovinecarne di maiale

uovapesce

LATTE E DERIVATI

latteformaggi,latticini

ORTAGGI, FRUTTA, LEGUMI

verdure in foglie cotte e crudepomodori, melanzane, zucchine, etc.

fruttalegumi

SNACK, DOLCI

snackdolci

GRASSI PER COTTURA

olio di oliva olio di semiburro

GRASSI PER CONDIMENTO

olio di oliva olio di semi

burro

BEVANDE ANALCOLICHE

acqua mineralebevande gassate

aperitivi analcolici

BEVANDE ALCOLICHE

birravino

alcolici fuori pastoaperitivi alcolici

amarisuper alcolici

Fonte dei dati e anno di riferimento: Istat. Indagine Multiscopo “Aspetti della vita quotidiana”. Anno 2008.

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68 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

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FATTORI DI RISCHIO, STILI DI VITA E PREVENZIONE 69

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70 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Tabella 3 - Tendenze evolutive nella frequenza di consumo di alimenti e bevande nei giovani di 3-17 anni - Anni2001-2008

Frequenze di consumo Classi di età3-5 6-10 11-13 14-17

pesce latte pesce acqua minerale - bevande gassate -Fortemente aperitivi analcolici - consumo di Crescente alcolici fuori pasto - aperitivi alcolici -

super alcolici

olio di semi - olio di oliva - olio di oliva - olio di oliva - Crescente legumi - burro olio di semi - burro olio di semi - burro olio di semi - burro -

carne di maiale - carne bovina

pane, pasta, riso - pane, pasta, riso - carne pane, pasta, riso - pane, pasta, riso - carne di pollo, tacchino, di pollo, tacchino, snack patate - uova -

Diffusione coniglio e vitello - coniglio e vitello formaggi, latticini - amariConsumo Moderato carne di maiale -

uova - formaggi, latticini - snack

patate - verdure in foglie carne bovina - carne di maiale - carne di pollo, tacchino,cotte e crude - pomodori, verdure in foglie uova - latte - verdure coniglio e vitello - verdure

Polarizzazione melanzane, zucchine, etc. - cotte e crude - in foglie cotte e in foglie cotte e frutta pomodori, melanzane, crude - pomodori, crude - pomodori,

zucchine, etc. - melanzane, zucchine, melanzane, zucchine, etc. -frutta - legumi etc. - frutta legumi - snack

salumi - carne bovina - patate - salumi - patate - salumi - salumi - pesce - latte - latte - dolci - carne di maiale - carne di pollo, tacchino, frutta - dolci -

Decrescente olio di oliva - burro - uova - pesce - coniglio e vitello - birra - vinoolio di semi formaggi, latticini - carne bovina - formaggi,

snack - dolci - latticini - legumi - dolciolio di semi - burro

Fonte dei dati e anno di riferimento: Istat. Indagine Multiscopo “Aspetti della vita quotidiana”. Anno 2008.

Raccomandazioni di OsservasalutePromuovere il ritorno ad una dieta legata alla tradizio-ne alimentare italiana caratterizzata dal consumo dipasta e cereali, frutta e verdura, legumi, olio d’oliva edal consumo moderato di bevande alcoliche essen-zialmente in occasione dei pasti. In concomitanza,scoraggiare l’abitudine sempre più frequente al con-sumo di alimenti fonte di grassi e zuccheri el’adozione di modelli nord-europei per il consumo dibevande alcoliche. In questo quadro è opportuno iden-tificare target specifici per la comunicazione finaliz-zata all’informazione ed educazione alimentare. Tuttociò sia in merito al territorio, considerando le regionidove l’andamento risulta più negativo per specificigruppi alimentari, sia riguardo ai gruppi di popolazio-ne quali per esempio i più giovani. In particolare, ilmessaggio da ribadire ai giovani (e alle loro famiglie)e che almeno tra i più piccoli sembra iniziare a pren-

der piede, è di ridurre la frequenza di consumo dellecarni e dei salumi a favore di un maggiore consumo diortaggi e frutta, limitando anche le bevande alcoliche.Queste ultime, infatti, soprattutto tra gli adolescenti di14-17 anni, delineano l’adozione di comportamenti arilevante rischio per la salute.

Riferimenti bibliografici(1) Istat (2002): ”Abitudini alimentari: tendenze evolutivenella popolazione e nei giovani” A. Turrini, A. De Carli, A.D’Amicis, S. Martines, S. Orsini; Roma, Istat 2002,“Informazione statistica e politiche per la promozione dellasalute”.(2) INRAN (2003): Linee Guida per una sana alimentazio-ne italiana. Revisione 2003. Roma; Istituto Nazionale diRicerca per gli Alimenti e la Nutrizione.(3) Turrini A. (2008): Consumo di alimenti per tipologia.Osservasalute 2008, pp. 59-62.(4) Adamo D. (2008): Tendenze evolutive nel consumodegli alimenti e delle bevande tra la popolazione e nei gio-vani. Rapporto Osservasalute 2008, pp. 63-68.

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FATTORI DI RISCHIO, STILI DI VITA E PREVENZIONE 71

Sovrappeso e obesità

Significato. La situazione nutrizionale di una popola-zione è un determinante importante delle sue condi-zioni di salute. In particolare, l’eccesso di peso, favo-rendo l’insorgenza o l’aggravamento di patologiepreesistenti, accorcia la durata di vita e ne peggiora laqualità. Nonostante il grado di malnutrizione esisten-te, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità(OMS), l’obesità rappresenta uno dei principali pro-blemi di salute pubblica nel mondo. Siamo, infatti, difronte a una vera e propria epidemia globale, che si stadiffondendo in molti Paesi e che può causare, inassenza di un’azione immediata, problemi sanitarimolto gravi nei prossimi anni. Le ultime analisi

dell'OMS indicano che, a livello mondiale, circa 1,6miliardi di adulti sono in sovrappeso e almeno 400milioni di adulti sono obesi. Le proiezioni sonoalquanto drammatiche. Infatti, entro il 2015, circa 2,3miliardi di adulti saranno in sovrappeso e più di 700milioni saranno obesi (1). È per questo motivo che iltrattamento e la prevenzione di tale fenomeno rappre-sentano una delle sfide più grandi del nostro secolo eche le strategie di intervento dovrebbero essere carat-terizzate da un approccio globale con interventi di tipocomportamentale e sociale mirati a modificare le abi-tudini alimentari e lo stile di vita individuale.

Prevalenza di persone in sovrappeso ed obese

Numeratore Persone di 18 anni ed oltre con IMC 25-30 e >30x 100

Denominatore Popolazione dell’Indagine Multiscopo Istat di 18 anni ed oltre

Validità e limiti. L'Indice di Massa Corporea (IMC)è il parametro più utilizzato per la determinazione delpeso ideale ed è dato dal rapporto tra il peso (kg) e ilquadrato dell'altezza (m2). Per la sua semplicità d'usorappresenta uno strumento agevole in analisi cheriguardano la popolazione adulta, senza distinzionetra i sessi o per fascia d'età. L'OMS definisce "sovrap-peso" un IMC ≥25 e "obesità" un IMC ≥30.L’Indagine Multiscopo dell’Istat "Aspetti della vitaquotidiana" è stata condotta su un campione (popola-zione all’1/1/2007) di circa 58.700 individui, suddivi-si in 23.400 famiglie, distribuite nelle diverse regioni.I dati sono stati ottenuti mediante intervista diretta oauto compilazione, pertanto, le informazioni raccolte,sono autoriferite.

Valore di riferimento/Benchmark. La prevalenza dipersone obese ed in sovrappeso può essere considera-ta in riferimento alla regione con il valore più basso.

Descrizione dei risultatiNel nostro Paese, le regioni del Sud presentano la pre-valenza più alta di persone che risultano in sovrappe-so (Campania 41,3%, Sicilia 41,1%) ed obese (Molise13,2%, Basilicata 12,6%) rispetto alle regioni setten-

trionali (Trentino-Alto Adige, Piemonte eLombardia); confrontando i dati del 2007 con quellidel 2008 presentati nel precedente RapportoOsservasalute (pag. 78) relativi all’anno 2006, siosserva una tendenza all'aumento delle persone insovrappeso nella maggior parte delle regioni senzadifferenze geografiche, mentre risulta una diminuzio-ne nelle regioni del Nord-Est per quanto riguarda lepersone obese (Tabella 1). La quota di popolazione incondizione di eccesso ponderale (obesa o in sovrappe-so) cresce al crescere dell’età: dal 16,5% tra i 18 e i 24anni al 60% ed oltre tra i 55 e i 74 anni, per diminui-re nelle età più anziane con il 55,8% tra le persone di75 anni ed oltre. La condizione di sovrappeso o obe-sità risulta più diffusa tra gli uomini, rispettivamenteil 44,3% ed il 10,6% rispetto al 27,6% ed al 9,2% del-le donne (Tabella 2). Le differenze di genere riguarda-no anche il diverso comportamento dei sessi rispettoalla frequenza del controllo del peso. La frequenzacon cui gli uomini adulti controllano il peso non sidistingue significativamente rispetto alla condizionedi eccesso o meno di peso, diversa la situazione per ledonne per le quali emerge un comportamento diffe-renziato, che se in sovrappeso tendono a limitare lafrequenza dei controlli.

L. STICCHI, M. ALBERTI, G. ICARDI, P. DURANDO, F. ANSALDI, P. CROVARI

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72 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Prevalenza di persone di 18 anni ed oltre in sovrappeso (per100) per regione. Anno 2007

Prevalenza di persone di 18 anni ed oltre obese (per 100) perregione. Anno 2007

Tabella 1 - Prevalenza di persone di 18 anni ed oltre (per 100) in sovrappeso ed obese per regione - Anno 2007

Regioni Persone in sovrappeso Persone obese

Piemonte 32,4 8,9Valle d'Aosta-Vallée d’Aoste 34,2 9,8Lombardia 31,3 9,0Trentino-Alto Adige 31,8 8,5Bolzano-Bozen 30,7 7,3Trento 32,9 9,7Veneto 34,3 9,4Friuli-Venezia Giulia 34,2 9,3Liguria 33,2 9,7Emilia-Romagna 35,2 10,5Toscana 34,2 9,7Umbria 35,2 10,7Marche 34,3 10,9Lazio 35,8 8,1Abruzzo 37,8 11,4Molise 37,8 13,2Campania 41,3 11,2Puglia 39,4 11,7Basilicata 37,8 12,6Calabria 37,5 10,1Sicilia 41,1 10,9Sardegna 33,6 9,8Italia 35,6 9,9

Nota: gli Intervalli di Confidenza al 95% sono disponibili sul sito www.osservasalute.it.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Istat. Indagine Multiscopo sulle famiglie “Aspetti della vita quotidiana”. Anno 2008.

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FATTORI DI RISCHIO, STILI DI VITA E PREVENZIONE 73

Tabella 2 - Prevalenza di persone di 18 anni ed oltre (per 100) in sovrappeso ed obese per classi di età e sesso - Anno2007

Classi di età Persone in sovrappeso Persone obeseMaschi Femmine Maschi Femmine

18-24 18,5 9,5 3,1 1,925-34 33,7 14,1 5,1 3,335-44 44,0 19,2 10,4 6,245-54 51,1 28,8 13,0 10,855-64 54,1 38,4 16,1 14,465-74 52,9 41,3 14,4 14,075 ed oltre 49,9 40,1 10,7 12,8Totale 44,3 27,6 10,6 9,2

Nota: gli Intervalli di Confidenza al 95% sono disponibili sul sito www.osservasalute.it.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Istat. Indagine Multiscopo sulle famiglie “Aspetti della vita quotidiana”. Anno 2008.

Raccomandazioni di OsservasaluteDal confronto dei dati raccolti nelle precedenti inda-gini, la percentuale di persone di 18 anni ed oltre incondizione di sovrappeso e obesità, è significativa-mente aumentata, con conseguente riduzione dellaquota dei normopeso. Alla luce di tale analisi, emer-ge come l’obesità non sia da considerarsi solo unamalattia del singolo individuo, ma come il risultato ditanti fattori ambientali e socio-economici che condi-zionano fortemente le abitudini alimentari e gli stilidi vita, determinando una diffusione epidemica del-l’obesità stessa. La prevenzione dell’obesità è unodei temi principali su cui si concentra l'attività delMinistero del Lavoro, della Salute e delle PoliticheSociali che, da febbraio 2007, ha avviato il program-ma europeo “Guadagnare salute”, il cui obiettivo èquello di rendere più facili e accessibili le scelte salu-tari e di promuovere campagne informative in cui lacomunicazione risulta essere lo strumento fondamen-

tale per creare condizioni più favorevoli alle scelteche le persone possono fare per la propria salute.Parallelamente, è stato avviato, dall’IstitutoSuperiore di Sanità, OKkio alla SALUTE(“Sovrappeso e obesità nei bambini”, pag. 74), unprogetto per monitorare le abitudini alimentari el’attività fisica dei bambini delle scuole primarie (6-10 anni). L’obiettivo di OKkio alla SALUTE è quel-lo di realizzare iniziative utili ed efficaci per ilmiglioramento delle condizioni di vita e di salute deibambini, nella speranza di arginare la preoccupantesituazione di eccesso ponderale infantile che si staverificando nel nostro Paese: più di un bambino su treha un peso superiore a quello che dovrebbe avere perla sua età (2).

Riferimenti bibliografici(1) WHO. Global Infobase 2009.(2) OKkio alla SALUTE. Indagine 2008.

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74 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Sovrappeso e obesità nei bambini

Significato. Il problema del sovrappeso e dell’obesitànei bambini ha acquisito un’importanza crescentenegli ultimi anni, sia per le implicazioni dirette sullasalute del bambino sia perché tali condizioni rappre-sentano un fattore di rischio per l’insorgenza di gravipatologie in età adulta (diabete mellito tipo II, iperten-sione arteriosa, malattie cardio e cerebro-vascolari,dismetabolismi, cancro della mammella e del colon-retto, etc.) (1). Al fine di definire e implementare un sistema di rac-colta dati nazionale sullo stato nutrizionale dei bambi-ni di età compresa tra i 6 e i 10 anni, con acquisizionedi informazioni dirette (parametri antropometrici, abi-tudini alimentari, attività fisica ed eventuali iniziativescolastiche favorenti la sana nutrizione), a ottobre2007 il Ministero della Salute/CCM ha affidato al

Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza ePromozione della Salute (CNESPS) dell’IstitutoSuperiore di Sanità (ISS) il coordinamento dell’inizia-tiva “OKkio alla SALUTE”. L’iniziativa, che è colle-gata al programma europeo “Guadagnare salute” e al“Piano nazionale della prevenzione”, vede coinvoltidiversi Enti e Istituzioni, tra cui il Ministerodell’Istruzione, l’Istituto Nazionale di Ricerca per gliAlimenti e la Nutrizione (INRAN), le Regioni e leProvince Autonome (2). La metodologia adottata è quella della sorveglianza dipopolazione, basata su indagini epidemiologiche ripe-tute con cadenza regolare (attualmente ogni 2 anni) sucampioni rappresentativi a livello regionale e, in alcu-ni casi di ASL, della popolazione di 8-9 anni.

Prevalenza di bambini obesi

Numeratore Bambini di 8-9 anni misurati e risultati obesix 100

Denominatore Popolazione scolastica partecipante a OKkio alla SALUTE di 8-9 anni

Prevalenza di bambini in sovrappeso

Numeratore Bambini di 8-9 anni misurati e risultati in sovrappesox 100

Denominatore Popolazione scolastica partecipante a OKkio alla SALUTE di 8-9 anni

Validità e limiti. Le scuole rappresentano l’ambienteideale per la realizzazione della sorveglianza, perragioni di efficienza operativa, in quanto i bambini visi trovano concentrati nello stesso momento e perragioni di utilità in vista dei necessari interventi cheseguiranno la sorveglianza. Peraltro, il limite alla rap-presentatività, posto da una certa quota di bambini chenon frequentano la scuola, non ha conseguenzeimportanti nella fascia d’età considerata.Nell’ambito della scuola primaria è stata scelta laclasse terza, con bambini di 8-9 anni, per diverseragioni: l’accrescimento a quest’età è ancora pocoinfluenzato dalla pubertà ed i bambini sono già in gra-do di rispondere con precisione e attendibilità ad alcu-ne semplici domande. Il metodo di campionamentoprescelto è quello cosiddetto “a grappolo”. Taleapproccio prevede che le classi terze delle scuole pri-marie (denominate appunto “grappoli” o “cluster”) enon i bambini individualmente siano selezionate dalleliste di campionamento, predisposte dagli UfficiScolastici Provinciali su base regionale e/o di ASL. Laselezione viene effettuata in modo che le classi connumerosità maggiore di alunni abbiano maggiore pro-babilità di essere estratte rispetto alle classi con nume-rosità inferiore (metodo della probability proportional

to size). Questo tipo di campionamento presentadiversi vantaggi, quali la possibilità di concentrare illavoro delle équipe su un numero limitato di classirispetto al metodo classico (random o casuale sempli-ce) che, probabilmente, richiederebbe di effettuarerilevazioni in quasi tutte le scuole di una ASL. Inoltre,non è necessario avere la lista nominativa degli alun-ni (in genere indisponibile), in quanto vengono arruo-lati nell’indagine tutti gli alunni appartenenti alla clas-se campionata. Il principale svantaggio è di tipo stati-stico: i bambini all’interno dei cluster hanno la ten-denza ad “assomigliarsi” e, di conseguenza, la varia-bilità stimata dal campione è una sottostima della rea-le variabilità nella popolazione. Questo inconvenien-te, comunque, è facilmente compensato aumentandoil numero dei soggetti campionati, in ordine al rag-giungimento dei livelli di precisione desiderati (intor-no al 3-5%) per le stime ottenibili a livello regionaleo, in qualche caso, di singola ASL. I bambini sono stati misurati da personale sanitarioappositamente addestrato, con il supporto dell’inse-gnante di classe. Per stimare la prevalenza delle con-dizioni di sovrappeso e obesità è stato calcolatol’Indice di Massa Corporea (IMC, ottenuto come rap-porto tra il peso espresso in chilogrammi al netto del-

A. SPINELLI, A. LAMBERTI, G. BAGLIO, G. FONTANA, A. PERRA, C. CATTANEO, N. BINKIN, Gruppo OKkio alla SALUTE 2008

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FATTORI DI RISCHIO, STILI DI VITA E PREVENZIONE 75

la tara dei vestiti e il quadrato dell’altezza espressa inmetri), misura che ben si presta ai fini della sorve-glianza per l’analisi dei trend temporali e della varia-bilità geografica e ampiamente utilizzata a livellointernazionale. Per la definizione di sovrappeso e obe-sità si è scelto di utilizzare i valori soglia per l’IMCdesunti da Cole et al. (3). Questi valori sono stati cal-colati a partire dai valori soglia dell’Indice di MassaCorporea nell’adulto per il sovrappeso e l’obesità(rispettivamente 25 e 30 kg/m2), elaborando i datimedi di un campione di popolazione di varie nazioni:Brasile, Gran Bretagna, Hong Kong, Paesi Bassi,Singapore e Stati Uniti.

Valore di riferimento/Benchmark. Non essendodisponibile alcun valore di riferimento, può essereassunto come tale il valore più basso rilevato.

Descrizione dei risultatiAlla prima raccolta dati di OKkio alla SALUTE,avvenuta tra aprile e giugno 2008, hanno partecipatotutte le regioni tranne le Province Autonome di Trentoe Bolzano e la Lombardia. Complessivamente, illivello di partecipazione, è stato molto elevato: solo il3,4% dei genitori ha rifiutato l’adesione del propriofiglio su 50.197 bambini iscritti. Il 5,8% dei bambiniera assente il giorno delle rilevazioni, in linea con illivello atteso di assenze tra il 5 e il 10%. Sono statimisurati 45.590 bambini. Di questi, il 23,6% è risulta-to in condizione di sovrappeso (IC 95%: 23,0%-24,2%), mentre la prevalenza di obesità si attesta al12,3% (IC 95%: 11,9%-12,8%). Visto il ridotto nume-ro di bambini di 7 e 10 anni frequentanti la terza clas-se primaria, i valori relativi a quelli di età 8-9 sonopraticamente sovrapponibili: 23,6% per il sovrappeso(IC 95%: 23,0%-24,1%) e 12,3% per l’obesità (IC95%: 11,8%-12,8%). Complessivamente, i bambiniche presentano un eccesso ponderale (comprendentesia il sovrappeso che l’obesità) raggiungono il 36%.Assumendo per la Lombardia e per le PA di Trento eBolzano, che non hanno partecipato alla rilevazionedel 2008, valori uguali a quelli delle regioni confinan-ti, la stima nazionale per il sovrappeso risulta del23,1% e per l’obesità dell’11,5%. È stata, inoltre, calcolata la prevalenza di bambini di8 e 9 anni in condizione di sottopeso che risulta esse-re dello 0,9% utilizzando i cut-off definiti da Cole et

al (4). Il Grafico 1 riporta le percentuali di sovrappe-so e obesità per l’Italia e per singola regione, limitata-mente ai bambini di 8-9 anni d’età. Si osserva unaspiccata variabilità interregionale, con percentualitendenzialmente più basse nell’Italia settentrionale epiù alte nel Centro-Sud: dal 17,5% di sovrappeso inValle d’Aosta al 27,8% in Campania; dal 4,5% di obe-sità in Friuli-Venezia Giulia al 21,0% in Campania. IlGrafico 2 mostra l’evidente gradiente geografico.Questo andamento si conferma anche considerandoseparatamente il sovrappeso e l’obesità.Il fenomeno è stato approfondito ulteriormente consi-derando, con un modello di regressione logistica,l’associazione tra eccesso ponderale e alcune caratte-ristiche socio-demografiche dei bambini e delle loromadri.Il rischio di sovrappeso e obesità risulta leggermentepiù basso tra le femmine rispetto ai maschi (35% vs37%, OR = 0,91), mentre non varia significativamen-te con l’età quando si considerano le altre variabilicoinvolte (p >0,05).I bambini residenti nelle regioni del Nord presentanouna minore prevalenza in confronto a quelle delCentro (OR = 1,30) e del Sud (OR = 1,92). Non si evi-denziano, peraltro, differenze significative per zonaabitativa, ad eccezione delle aree metropolitane chepresentano un rischio leggermente aumentato rispettoai piccoli centri urbani (OR = 1,10).Il rischio di sovrappeso e obesità si associa ad alcunecaratteristiche della madre. In particolare, analizzandoi dati con un modello logistico, si osserva che questorischio tende a diminuire con il crescere del livello diistruzione della madre, dal 39% per le donne senzaalcun titolo, con licenza elementare o media inferiore,al 35% per quelle con diploma di scuola superiore(OR = 0,89) e al 30% per le laureate (OR = 0,68).Inoltre, i figli di donne senza alcuna occupazione oimpiegate in occupazioni part-time, presentano unrischio minore rispetto ai figli di donne occupate atempo pieno (OR = 0,86 per lavoro part-time; OR =0,90 per nessuna occupazione). Infine, applicando atutta la popolazione italiana di 6-11 anni le stime diprevalenza del sovrappeso e dell’obesità ottenute daquesta raccolta dati, si è calcolato che il numero dicoloro che presenterebbero un eccesso ponderalesarebbe pari a circa un 1.100.000 bambini, di cui380.000 obesi.

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76 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Grafico 1 - Percentuale di sovrappeso e obesità nei bambini di 8-9 anni per regione - Anno 2008

Fonte dei dati e anno di riferimento: Istituto Superiore di Sanità. OKkio alla SALUTE. Anno 2008.

Percentuale di eccesso ponderale (sovrappeso + obesità) neibambini di 8-9 anni per regione. Anno 2008

Nota: le percentuali del Trentino-Alto Adige e della Lombardiasono stimate.

Raccomandazioni di OsservasaluteLa ripetizione della raccolta dati nel 2010 e successi-vamente a scadenze definite, permetterà di descriverenel tempo l’evoluzione dei fenomeni studiati. Per gli sviluppi futuri, molto importante è la condivi-sione dei risultati di OKkio alla SALUTE e delle ini-

ziative di promozione della salute da intraprenderecon gli “attori” coinvolti nella prevenzione dellemalattie croniche-degenerative, a partire dall’infanziae dall’adolescenza (genitori, scuola, Pediatri di LiberaScelta, Medici di Medicina Generale, policy makers,etc.). Infatti, la letteratura scientifica mostra semprepiù chiaramente che gli interventi coronati da succes-so sono quelli integrati (con la partecipazione di fami-glie, scuole, operatori della salute e comunità) e mul-ticomponenti (che promuovono per esempio non solola sana alimentazione, ma anche l’attività fisica e ladiminuzione della sedentarietà, la formazione deigenitori, il counselling comportamentale el’educazione nutrizionale) e, non meno importante,che abbiano una certa continuità nel tempo.

Riferimenti bibliografici(1) Branca F, Nikogosian H, Lobstein T. The challenge ofobesity in the WHO European Region and the strategies forresponse. WHO; Geneva 2007.(2) Spinelli A, Lamberti A, Baglio G, Andreozzi S, GaleoneD (Ed.). OKkio alla SALUTE: sistema di sorveglianza sualimentazione e attività fisica nei bambini della scuola pri-maria. Risultati 2008. Roma: Istituto Superiore di Sanità;2009 (Rapporto Istisan 09/24).(3) Cole TJ, Bellizzi MC, Flegal KM, Dietz WH.Establishing a standard definition for child overweight andobesity worldwide: international survey. BMJ 2000; 320:1240-3.(4) Cole TJ, Flegal KM, Nicholls D, Jackson AA. Bodymass index cut offs to define thinness in children and adole-scents: international survey. BMJ 2007; 335: 166-7.

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FATTORI DI RISCHIO, STILI DI VITA E PREVENZIONE 77

Attività fisica

Significato. L’attività fisica svolta con continuitàinduce noti effetti benefici per la salute. L’eserciziofisico regolare, almeno 30 minuti al giorno ad intensi-tà moderata per 5 giorni a settimana, protegge dall’in-sorgenza di numerose malattie ed è un valido suppor-to per il trattamento di alcune patologie conclamate.Si stima, infatti, che una regolare attività fisica possaridurre la mortalità per tutte le cause di circa il 10%.Lo stile di vita sedentario è, tuttavia, in aumento neiPaesi sviluppati e questo, oltre a rappresentare da soloun fattore di rischio per osteoporosi, malattie cardio-vascolari, malattie metaboliche e alcuni tipi di cancro,è responsabile, unitamente alla cattiva alimentazione,dell’attuale epidemia di obesità.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità(OMS), l’inattività fisica causa, indirettamente, circa2 milioni di decessi ogni anno a livello mondiale. Laprevalenza dei casi di inattività fisica nei Paesi in viadi sviluppo oscilla fra il 17% ed il 91% e nei Paesiindustrializzati dal 4% all’84%, mentre quella di colo-ro che fanno movimento, ma non ancora a livelli suf-ficienti (meno di 2,5 ore a settimana), varia tra il 31%e il 51%, con una media del 41% (1). A fronte di taliconsiderazioni, si ritiene necessario spostarel’attenzione ed il campo di intervento dalla malattiaalla promozione della salute, passando da una conce-zione individuale di attività fisica ad un approccio piùampio di tipo collettivo.

Prevalenza di persone che praticano sport o attività fisica

Numeratore Persone di 3 anni ed oltre che praticano sport o attività fisicax 100

Denominatore Popolazione dell’Indagine Multiscopo Istat di 3 anni ed oltre

Validità e limiti. L’Indagine Multiscopo dell’Istat"Aspetti della vita quotidiana" rileva ogni anno,mediante interviste dirette, molteplici aspetti della vitadegli individui e delle famiglie. Le informazioni rac-colte sono di grande rilevanza perché consentono diconoscere le abitudini dei cittadini ed i problemi cheessi affrontano ogni giorno. In particolare, sono statianalizzati i risultati dell’Indagine del 2007, che è statacondotta su un campione (popolazione all’1/1/2007) dicirca 58.700 individui, suddivisi in 23.400 famiglie,distribuite nelle diverse regioni. La rilevazione dellapratica sportiva si basa sulla valutazione soggettiva deirispondenti e sulla loro personale definizione di attivi-tà sportiva.

Valore di riferimento/Benchmark. La prevalenza dipersone che praticano attività fisica può essere conside-rata in riferimento alle regioni con i valori più elevati.

Descrizione dei risultatiIn Italia nel 2007, come negli anni precedenti, è con-fermata un'importante differenza geografica: nelleregioni meridionali la prevalenza di coloro che dichia-rano di svolgere attività fisica in maniera continuativaè nettamente inferiore (Sicilia 14,1%, Campania14,2%, Calabria 14,3%) rispetto al Nord (Trentino-Alto Adige 30,7%, Veneto 26,4%, Lombardia 25,1%).Verosimilmente, l’analisi territoriale mostra come lasedentarietà aumenti man mano che si scende da Nordverso Sud, in particolare in Molise, Campania, Puglia,

Calabria e Sicilia dove più della metà delle personedichiarano di non praticare nessuno sport (Tabella 1).Nel 2007, il 20,6% della popolazione italiana di 3 annied oltre, ha dichiarato di praticare in modo continua-tivo uno o più sport nel tempo libero e il 9,6% inmodo saltuario. Nel complesso, quindi, l’attività spor-tiva ha interessato il 30,2% della popolazione. Le per-sone che, pur non facendo un’attività sportiva, hannodichiarato di svolgere qualche attività fisica (comefare passeggiate per almeno 2 km, nuotare, andare inbicicletta o altro) sono il 29,6% della popolazione,mentre la quota di sedentari, cioè di coloro che nonpraticano né uno sport né un’attività fisica nel tempolibero, è risultata pari al 39,5%. Rispetto al RapportoOsservasalute 2008 (pagg. 84-85) si registra un legge-ro incremento della quota di persone che svolgonosolo qualche attività fisica e una conseguente riduzio-ne nella quota di sedentari. Le quote più alte di spor-tivi continuativi si riscontrano nella classe d’età tra i 6e i 17 anni e, in particolare, tra gli 11 ed i 14 anni(56,3%); fare sport saltuariamente è, invece, maggior-mente diffuso tra i giovani adulti (18-34 anni).All’aumentare dell’età diminuisce la quota di personeche praticano sport, sia in modo continuativo che sal-tuario, ed aumenta quella di coloro che svolgono qual-che attività fisica. Infine, le quote maggiori di seden-tari si riscontrano fra le persone molto anziane, oltre il70% delle persone con più di 75 anni dichiara di nonfare nessuno sport (Tabella 2).

L. STICCHI, M. ALBERTI, G. ICARDI, P. DURANDO, F. ANSALDI, P. CROVARI

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78 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Prevalenza di persone di 3 anni ed oltre (per 100) che non pra-ticano alcuno sport per regione. Anno 2007

Tabella 1 - Prevalenza di persone di 3 anni ed oltre (per 100) che praticano sport o attività fisica per regione -Anno 2007

Regioni Sport in modo Sport in modo Qualche attività Nessuno Noncontinuativo saltuario fisica sport indicato

Piemonte 22,7 13,2 33,8 30,0 0,3Valle d'Aosta-Vallée d’Aoste 23,8 18,4 28,8 28,6 0,4Lombardia 25,1 10,2 31,3 32,7 0,8Trentino-Alto Adige 30,7 21,1 32,9 14,9 0,3Bolzano-Bozen 36,1 24,6 24,6 14,3 0,3Trento 25,6 17,8 40,8 15,5 0,3Veneto 26,4 11,5 36,6 24,8 0,8Friuli-Venezia Giulia 21,9 10,7 35,6 31,3 0,4Liguria 21,4 8,1 26,4 43,4 0,7Emilia-Romagna 22,9 10,9 35,2 30,9 0,2Toscana 20,4 9,6 35,5 34,1 0,4Umbria 21,1 9,5 25,6 43,1 0,7Marche 21,3 8,1 31,1 39,1 0,4Lazio 21,5 7,6 28,7 41,0 1,2Abruzzo 20,0 9,1 22,0 48,1 0,7Molise 16,2 8,6 21,3 53,1 0,8Campania 14,2 6,8 26,3 52,0 0,7Puglia 15,6 7,1 22,9 53,0 1,4Basilicata 19,3 8,8 23,8 47,4 0,8Calabria 14,3 9,2 24,6 50,7 1,2Sicilia 14,1 8,0 22,1 55,4 0,4Sardegna 21,1 9,9 29,2 39,4 0,4Italia 20,6 9,6 29,6 39,5 0,7

Nota: gli Intervalli di Confidenza al 95% sono disponibili sul sito www.osservasalute.it.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Istat. Indagine Multiscopo sulle famiglie “Aspetti della vita quotidiana”. Anno 2008.

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FATTORI DI RISCHIO, STILI DI VITA E PREVENZIONE 79

Tabella 2 - Prevalenza di persone di 3 anni ed oltre (per 100) che praticano sport o attività fisica per classe dietà - Anno 2007

Classi di età Sport in modo Sport in modo Qualche attività Nessuno Noncontinuativo saltuario fisica sport indicato

3-5 18,7 5,2 28,5 42,9 4,76-10 51,1 7,1 17,4 23,0 1,411-14 56,3 8,9 17,6 16,1 1,015-17 42,4 13,6 19,6 23,8 *18-19 35,4 15,5 21,3 27,5 *20-24 34,1 15,8 22,4 26,7 1,025-34 26,3 14,6 27,0 31,4 0,735-44 18,5 12,9 30,6 37,6 0,445-54 15,6 9,8 34,5 39,6 0,555-59 12,8 7,8 36,4 42,8 0,260-64 10,7 6,4 39,8 42,7 0,465-74 7,5 4,3 38,4 49,5 0,375 ed oltre 2,4 1,5 23,7 71,9 0,6Totale 20,6 9,6 29,6 39,5 0,7

*Dato non attendibile.Nota: gli Intervalli di Confidenza al 95% sono disponibili sul sito www.osservasalute.it.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Istat. Indagine Multiscopo sulle famiglie “Aspetti della vita quotidiana”. Anno 2008.

Raccomandazioni di OsservasaluteLo sviluppo di strategie che portino ad un aumentodella diffusione dell’attività fisica, attraversol’attivazione di interventi di dimostrata efficacia, è unobiettivo di Sanità Pubblica che può essere raggiuntosolo attraverso politiche sanitarie mirate, condivisionedi obiettivi e individuazione delle responsabilità. Glieffetti positivi di una diffusa attività fisica a livello dicomunità sono del resto evidenti sia a livello socialeche economico. La collettività ne trae giovamento nonsolo in termini di riduzione dei costi della SanitàPubblica, di aumento della produttività, di migliorefficienza nelle scuole e di una riduzione dell’assen-teismo sul lavoro, ma registrerebbe anche un aumen-to della partecipazione ad attività ricreative e relazio-nali. Promuovere l’attività fisica è, dunque, un’azionedi Sanità Pubblica prioritaria, spesso inserita nei pianie nella programmazione sanitaria in tutto il mondo.Negli Stati Uniti, il programma Healthy People 2010,individua l’attività fisica come uno degli obiettivi disalute principali per il Paese; l’Unione Europea, nelPublic Health Programme (2003-2008), propone pro-getti che supportano e promuovono l’attività fisicamentre, in Italia, sia il Piano Sanitario Nazionale2003-2005 che il Piano Sanitario Nazionale 2006-2008 affrontano il tema della sedentarietà in particolarmodo dal punto di vista delle cause del diabete melli-to. In quest’ottica, quindi, sono importanti tutte quel-le iniziative volte da un lato a studiare e monitorare la

situazione nazionale (come lo studio PASSI per gliadulti e OKkio alla SALUTE per i bambini)(Sovrappeso e obesità nei bambini, pag 74) e dall’al-tro a promuovere sul territorio attività di prevenzionee promozione dell’attività fisica. Oggi, in tale ambito,si inserisce il programma sostenuto dal Ministero delLavoro, della Salute e delle Politiche Sociali“Guadagnare Salute - Rendere facili le scelte saluta-ri”, che prevede un intervento multisettoriale conazioni rivolte a favorire stili di vita salutari fra cui ilforte suggerimento a svolgere attività fisica, che devedivenire un momento di benessere fisico e psicologi-co che coinvolge persone di tutte le età. L’obiettivo ditale programma è quello di indurre la concezione diattività sportiva vista come aggregazione sociale eattività educativa che preveda l’apprendimento diregole sane. I punti su cui si articola “GuadagnareSalute” riguardano, pertanto, la possibilità di favorirel’attività fisica nell’ambiente urbano e domestico, neibambini e nei giovani, al lavoro e nel tempo libero,per le persone disabili, per le persone con disturbi edisagi mentali e per le persone anziane. Il raggiungi-mento di tale traguardo sarà possibile solo con la col-laborazione attiva di tutte le strutture e le figure pro-fessionali interessate, ma anche e, soprattutto, dellapopolazione e della società civile.

Riferimenti bibliografici(1) WHO. Annual Global Move for Health. Concept paper.2003.

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80 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Copertura vaccinale della popolazione infantile

Significato. I vaccini rappresentano lo strumento piùefficace per prevenire le malattie infettive; agisconostimolando la produzione di una risposta immunitariaattiva in grado di proteggere in modo duraturo ed effi-cace la persona vaccinata dall’infezione o dalle suecomplicanze. Le vaccinazioni non proteggono soltan-to la persona immunizzata, ma, interrompendo la cate-na epidemiologica di trasmissione umana dell’infe-zione, agiscono indirettamente anche sui soggetti nonvaccinati, riducendo le possibilità di venire in contat-to con i rispettivi agenti patogeni.Il tasso delle coperture vaccinali è l'indicatore princi-pale per misurare l’efficienza e l’efficacia dei pro-grammi di vaccinazione. Appare chiaro, quindi, come

la valutazione della copertura vaccinale rappresenti unimportante strumento di Sanità Pubblica, che consen-te, da un lato di identificare le aree in cui le malattieinfettive si potrebbero manifestare più facilmente e diprevederne quindi la comparsa e, dall’altro, di svilup-pare interventi tempestivi di miglioramento dei pro-grammi di vaccinazione per mantenere elevati i tassidi copertura. Nel nostro Paese, le coperture vengonorilevate annualmente e vengono valutati i dati al 24°mese di vita per cicli completi (3 dosi) del vaccinoanti-Difterite e Tetano (DT), o DT e Pertosse (DTP),Epatite B (HBV), Poliomielite, Haemophilus influen-zae di tipo b (Hib) e per una dose di vaccino anti-Morbillo, Rosolia e Parotite (MPR).

Tasso di copertura vaccinale dei bambini

Numeratore Bambini vaccinati di età inferiore ai 24 mesix 100

Denominatore Popolazione residente di età inferiore ai 24 mesi

Validità e limiti. I dati sulle dosi somministrate ven-gono rilevati dalle Autorità Sanitarie Regionali e tra-smessi al Ministero del Lavoro, della Salute e dellePolitiche Sociali (Direzione Generale dellaPrevenzione Sanitaria), tramite un modello definitocon la collaborazione della Commissione MinisterialeVaccini. I tassi al 24° mese, per Morbillo, Parotite eRosolia (MPR) si riferiscono ad una dose di MPR.Questi, tuttavia, potrebbero risultare sottostimati perquei bambini la cui vaccinazione viene segnalata nel-l’anno successivo.

Valore di riferimento/Benchmark. Il PianoNazionale Vaccini (PNV) 2005-2007, a recepimentodelle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale dellaSanità, prevede il raggiungimento di almeno il 95% dicopertura vaccinale, entro i 2 anni, per le vaccinazio-ni previste dal calendario nazionale. Il Piano Nazionale per l'Eliminazione del Morbillo edella Rosolia congenita indica, come obiettivo, quellodi raggiungere e mantenere nel tempo coperture vac-cinali di MPR, entro i 2 anni, superiori al 95%.

Descrizione dei risultatiI dati registrati in Italia, nel 2007 e nel 2008 (Tabelle 1e 2), si sovrappongo mediamente a quelli europei (1) enon si discostano in modo significativo da quelli rileva-ti nell’anno 2005 (Rapporto Osservasalute 2007, pagg.71-72), anche se è possibile notare un lento, ma costan-te incremento soprattutto per quanto riguarda le coper-ture delle vaccinazioni raccomandate. In Italia, i tassi dicopertura delle vaccinazioni obbligatorie (Difterite,Tetano, Poliomielite, Epatite B) e la Pertosse, sono uni-

formemente distribuite su tutto il territorio, con unamedia nazionale superiore al 96% che si allinea ai datiraccolti negli anni precedenti (Tabella 3); tuttavia,rimangono ancora alcune zone del nostro territorio incui la copertura non raggiunge l’obiettivo del 95% pre-visto dal PNV (PA di Bolzano, Campania e Calabria). Èimportante, comunque, sottolineare che nel 2007, pro-babilmente, i valori ancora sub-ottimali di alcune coper-ture (ad esempio il 94,5% per la poliomielite inCampania), sono da attribuirsi a problemi legati allaregistrazione delle vaccinazioni e al flusso informativodal livello locale (rappresentato dalle ASL) a quello cen-trale (Ministero del Lavoro, della Salute e dellePolitiche Sociali). Per quanto riguarda la vaccinazioneMPR i dati non hanno ancora raggiunto il valore ottima-le previsto (media nazionale 89,5%) però, confrontandocon i dati degli anni precedenti, si osserva la tendenzaall’aumento di circa un punto percentuale all'anno inquasi tutte le regioni, ad eccezione della Lombardia edel Molise che hanno registrato una netta diminuzionedall'anno 2007. Nonostante il Piano Nazionale perl'Eliminazione del Morbillo e della Rosolia congenitaavesse come obiettivo prioritario quello di raggiungerel’eliminazione del Morbillo a livello nazionale e di man-tenere l’incidenza della Rosolia congenita a valori infe-riori a 1 caso ogni 100 mila nati vivi entro il 2007, nes-suna regione ha raggiunto, ad oggi, l'obiettivo previstodel 95%. Per quanto concerne l'Hib, negli ultimi anni, siè osservato un aumento progressivo della copertura conil raggiungimento di un valore superiore a quello otti-male (95,7%), probabilmente correlato all’uso di prepa-rati vaccinali combinati (vaccini obbligatori e racco-mandati) previsti nel primo anno di vita.

L. STICCHI, M. ALBERTI, G. ICARDI, P. DURANDO, F. ANSALDI, P. CROVARI

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FATTORI DI RISCHIO, STILI DI VITA E PREVENZIONE 81

Tabella 1 - Tassi di copertura vaccinale (per 100) per regione e tipologia - Anno 2007

Regioni Poliomielite DT - DTP HBV MPR Hib

Piemonte 97,2 97,1 96,9 90,6 95,0Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 96,7 96,7 96,1 88,0 95,9Lombardia 96,5 96,5 96,5 90,6 94,8Bolzano-Bozen 89,1 89,0 88,6 67,7 89,0Trento 96,8 96,6 96,5 87,7 95,3Veneto 97,1 97,0 96,7 91,7 96,3Friuli-Venezia Giulia 96,0 96,1 95,4 90,6 94,7Liguria 96,5 96,5 96,4 86,6 95,8Emilia-Romagna 97,6 97,6 97,4 93,5 96,7Toscana 96,9 96,9 96,8 92,2 96,5Umbria 97,8 97,7 97,5 93,4 97,4Marche 97,5 97,7 97,4 91,2 97,2Lazio 98,4 98,3 98,2 92,0 96,1Abruzzo 97,9 97,9 97,9 93,1 97,9Molise 98,0 98,0 98,0 97,3 98,0Campania 94,5 94,5 94,5 86,8 94,4Puglia 97,4 97,4 97,4 92,2 97,4Basilicata 99,1 99,1 99,1 89,4 99,1Calabria 95,4 95,4 95,4 86,4 95,3Sicilia n.p. n.p. n.p. n.p. n.p.Sardegna 97,9 97,9 97,9 91,5 97,8Italia 96,7 96,7 96,5 89,6 96,0

n.p. = non pervenuti.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. Direzione Generale della PrevenzioneSanitaria, Ufficio V, Malattie Infettive dell'ex Ministero della Salute. Anno 2009.

Tabella 2 - Tassi di copertura vaccinale (per 100) per regione e tipologia - Anno 2008

Regioni Poliomielite DT - DTP HBV MPR Hib

Piemonte 96,7 96,7 96,5 92,3 95,2Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 96,4 96,4 96,3 88,5 95,5Lombardia 96,4 96,4 96,2 80,9 94,8Bolzano-Bozen 89,7 100,0 89,2 75,9 89,6Trento 96,2 96,3 95,7 88,8 94,6Veneto 96,8 96,8 96,5 92,0 96,2Friuli-Venezia Giulia 95,7 95,9 95,3 90,6 94,2Liguria 96,7 97,1 97,0 86,8 96,7Emilia-Romagna 97,4 97,5 97,2 93,6 96,5Toscana 96,9 97,2 96,8 92,4 96,4Umbria 97,0 97,0 97,0 94,6 97,0Marche 98,0 98,0 97,9 93,2 97,4Lazio 95,8 95,8 96,2 92,2 95,1Abruzzo 97,9 97,9 97,9 92,2 97,9Molise 98,2 98,2 98,2 91,8 98,2Campania 93,1 90,7 94,9 88,6 94,9Puglia 96,7 96,7 96,7 91,8 96,3Basilicata 97,6 97,6 97,6 88,2 97,6Calabria 94,9 94,9 94,9 88,6 94,9Sicilia 96,9 97,4 96,6 85,3 96,6Sardegna 97,2 97,3 97,3 92,3 97,0Italia 96,3 96,7 96,1 89,5 95,7

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. Direzione Generale della PrevenzioneSanitaria, Ufficio V, Malattie Infettive dell'ex Ministero della Salute. Anno 2009.

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82 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Tabella 3 - Tassi di copertura vaccinale (per 100) per tipologia - Anni 2000-2008

Anni Poliomielite DT - DTP HBV MPR Hib

2000 96,6 95,3 94,1 74,1 54,72001 95,8 95,9 94,5 76,1 70,22002 95,9 96,8 95,4 79,8 83,42003 96,6 96,6 95,4 82,0 90,42004 96,8 96,6 96,3 85,1 93,82005 96,5 96,2 95,7 82,7 94,72006 96,5 96,6 96,3 88,2 95,52007 96,7 96,7 96,5 89,6 96,02008 96,3 96,7 96,1 89,1 95,7

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. Direzione Generale della PrevenzioneSanitaria, Ufficio V, Malattie Infettive dell'ex Ministero della Salute. Anno 2009.

Raccomandazioni di OsservasaluteI dati della sorveglianza indicano che, complessiva-mente, più del 96% dei bambini riceve le vaccinazio-ni previste dal calendario nazionale per il primo annodi vita contro Difterite, Tetano, Poliomielite, EpatiteB, Pertosse ed Hib mentre circa 9 bambini su 10 ven-gono vaccinati nel secondo anno di vita controMorbillo, Rosolia e Parotite. Negli ultimi anni, perraggiungere gli obiettivi ministeriali, sono stati avvia-ti programmi sia di comunicazione sulle vaccinazioniin età pediatrica, come la campagna “Genitori Più”,sia di valutazione delle coperture vaccinali, come ilprogetto “Venice” dell'Unione Europea. Quest'ultimo,ha l’obiettivo di costruire una rete europea capace diraccogliere e condividere le informazioni sui pro-

grammi di immunizzazione nei Paesi membri e dimonitorare, anche nell'ottica di valutare le miglioristrategie in ambito di Sanità Pubblica, l'introduzionedi nuove vaccinazioni, quale, ad esempio, quella con-tro il papillomavirus (2). L'implementazione dei tassidi copertura vaccinale e il mantenimento di livelli otti-mali rivestono, dunque, un ruolo fondamentale inSanità Pubblica, obiettivo orientato a privilegiareinterventi che migliorino la salute e prevengano lemalattie, riducendo contestualmente i bisogni e le spe-se necessarie alle cure.

Riferimenti bibliografici(1) WHO/UNICEF immunization coverage estimates. Anno2009.(2) Eurosurveillance, vol. 13, numero 33 - 14 agosto 2008.

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FATTORI DI RISCHIO, STILI DI VITA E PREVENZIONE 83

Copertura vaccinale antinfluenzale

Significato. L'influenza è uno dei principali problemidi Sanità Pubblica in termini di morbosità, mortalità ecosti sanitari e sociali. Il significativo impatto sanitario è dovuto, soprattutto,alle complicanze che si riscontrano nelle forme piùgravi e alle ripercussioni economiche legate all'incre-mento dei casi di ospedalizzazione, all’aumento dellarichiesta di assistenza e della spesa farmaceutica. Lavaccinazione antinfluenzale è il principale strumentoper la prevenzione dell’infezione e viene offerta allepersone di età pari o superiore a 65 anni, nonché allepersone di tutte le età con alcune patologie di base cheaumentano il rischio di complicazioni a seguito diinfluenza. Inoltre, nella Circolare del 20/08/2009 del

Ministero del Lavoro, della Salute e delle PoliticheSociali, vengono indicati i gruppi di popolazione per iquali l’offerta attiva e gratuita di vaccinazione è prio-ritaria. Tali gruppi sono: le donne che all’inizio dellastagione epidemica si trovino nel secondo e terzo tri-mestre di gravidanza; gli individui di qualunque etàricoverati presso strutture di lungodegenza; i medicied il personale sanitario di assistenza; i familiari disoggetti ad alto rischio; gli addetti ai servizi pubblicidi primario interesse collettivo ed il personale che, permotivi di lavoro, è a contatto con animali che potreb-bero costituire fonte di infezione da virus influenzalinon umani.

Tasso di copertura vaccinale antinfluenzale

Numeratore Persone vaccinatex 100

Denominatore Popolazione media residente

Validità e limiti. La copertura vaccinale rappresentauno dei principali indicatori di efficienza ed efficaciadell'offerta vaccinale. I dati sulle dosi somministratevengono rilevati routinariamente a livello regionale etrasmessi al Ministero del Lavoro, della Salute e dellePolitiche Sociali. Non si tiene, tuttavia, conto delledosi somministrate al di fuori delle strutture apparte-nenti al Servizio Sanitario Nazionale.

Valore di riferimento/Benchmark. Gli obiettivi dicopertura, stabiliti dalla Circolare Ministeriale del20/08/2009, per tutti i gruppi target, sono il 75% comeobiettivo minimo perseguibile e il 95% come obietti-vo ottimale.

Descrizione dei risultatiNell'ultima stagione 2008-2009, il 19,1% della popola-zione nazionale ha ricevuto il vaccino antinfluenzale ein tutte le classi di età è stato osservato un aumento del-le coperture rispetto all'anno precedente (Tabella 1).Nessuna regione ha raggiunto l'obiettivo minimo del75% del tasso di copertura degli ultrasessantacinquen-ni che, tuttavia, resta la fascia di età che ha registrato unincremento maggiore rispetto alla stagione anteceden-te. Valutando le coperture vaccinali degli anziani deglianni precedenti (Tabella 2), si evidenzia un trend di cre-scita con un picco del 68% nella stagione 2005-2006(che sembra essere ascrivibile ad un condizionamentopsicologico frutto della vasta campagna mediatica sulrischio di pandemia di influenza aviaria verificatasicontestualmente), seguito da un lieve calo negli annisuccessivi.

L. STICCHI, M. ALBERTI, G. ICARDI, P. DURANDO, F. ANSALDI, P. CROVARI

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84 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Tabella 1 - Tassi di copertura vaccinale antinfluenzale (per 100) per regione e classe di età - Stagione 2008-2009

Regioni Classi di età<5 5-14 15-24 25-64 ≥65

Piemonte 1,7 1,9 1,5 6,7 60,7Valle d’Aosta-Vallée d'Aoste 1,0 1,0 0,8 5,9 54,5Lombardia 2,4 2,3 1,2 4,9 61,7Bolzano-Bozen 1,3 1,1 1,8 2,5 47,5Trento 1,8 1,7 1,2 5,3 68,0Veneto 3,3 3,4 2,0 8,1 71,6Friuli-Venezia Giulia 1,4 1,8 1,7 8,2 48,3Liguria 5,4 4,2 4,2 8,7 65,7Emilia-Romagna 2,6 4,2 3,7 11,5 73,7Toscana 9,9 6,5 3,3 9,7 69,5Umbria 1,8 1,5 1,3 7,6 74,7Marche 4,5 3,9 2,6 9,0 66,9Lazio 2,7 3,5 2,8 10,4 67,9Abruzzo 6,2 5,3 2,0 7,6 68,4Molise 8,9 7,4 3,4 11,3 72,3Campania 6,7 6,2 3,9 10,9 72,2Puglia 18,7 13,8 4,4 12,1 73,8Basilicata 2,3 3,1 1,4 3,7 72,2Calabria 4,2 2,9 1,8 7,5 69,8Sicilia 3,0 2,9 4,4 10,4 61,0Sardegna 6,2 5,0 2,9 7,1 49,6Italia 4,6 4,0 2,5 8,1 66,2

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. Direzione Generale della PrevenzioneSanitaria, Ufficio V, Malattie Infettive dell'ex Ministero della Salute. Anno 2009.

Tassi di copertura vaccinale antinfluenzale (per 100) di personedi 65 anni ed oltre per regione. Stagione 2008-2009

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FATTORI DI RISCHIO, STILI DI VITA E PREVENZIONE 85

Tabella 2 - Tassi di copertura vaccinale antinfluenzale (per 100) di persone di 65 anni ed oltre per regione -Stagioni 1999-2009

Regioni Stagioni1999-00 2000-01 2001-02 2002-03 2003-04 2004-05 2005-06 2006-07 2007-08 2008-09

Piemonte 33,8 44,7 48,3 51,5 55,7 55,9 58,8 59,3 58,9 60,7Valle d’Aosta-Vallée d'Aoste 35,8 56,6 54,5 56,0 55,3 54,4 63,1 54,2 61,0 54,5Lombardia 39,6 46,7 53,8 58,7 60,9 65,3 64,0 63,1 58,6 61,7Bolzano-Bozen n.p. 43,3 38,8 46,8 51,1 52,0 55,2 48,0 50,5 47,5Trento 42,4 48,3 50,5 54,6 57,8 60,0 67,6 69,2 64,6 68,0Veneto 47,3 60,7 63,5 n.p. 70,9 n.p. 73,2 74,1 70,3 71,6Friuli-Venezia Giulia 63,5 70,0 71,1 72,2 72,4 72,5 72,1 n.p. 64,4 68,1Liguria 37,7 42,3 54,2 59,6 62,5 66,1 65,3 67,5 65,6 65,7Emilia-Romagna 46,2 58,4 61,9 66,5 70,3 73,0 75,1 76,1 73,6 73,7Toscana 36,0 51,9 51,7 56,7 61,5 62,2 67,6 70,3 68,5 69,5Umbria 45,5 51,7 58,1 59,3 62,2 61,9 65,9 69,0 70,5 74,7Marche 53,5 60,8 62,9 65,3 67,1 68,0 68,0 67,1 65,4 66,9Lazio 26,7 46,5 60,5 67,5 69,5 71,5 73,3 74,1 68,0 67,9Abruzzo 42,5 50,2 53,7 64,0 67,9 70,0 69,9 78,1 72,8 68,4Molise 46,7 61,4 61,4 66,9 73,7 72,3 71,4 72,6 73,3 72,3Campania 38,1 62,3 n.p. 75,6 72,3 71,9 72,9 73,2 68,2 72,2Puglia 38,0 49,0 62,9 64,8 68,4 70,5 75,4 71,5 68,7 73,8Basilicata 45,6 42,3 46,7 61,8 69,9 66,4 64,5 71,2 70,7 72,2Calabria 23,6 29,7 n.p. 43,9 55,1 59,9 66,3 68,4 65,6 69,8Sicilia 41,4 47,8 47,4 61,2 63,8 69,7 67,5 56,4 n.p. 61,0Sardegna 30,0 39,4 46,9 52,4 43,9 59,2 56,1 49,3 39,8 49,6Italia 40,7 50,7 55,2 60,3 63,4 66,6 68,3 66,6 64,9 66,2

n.p. = non pervenuti.

Fonte dei dati e anno di riferimento: Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. Direzione Generale della PrevenzioneSanitaria, Ufficio V, Malattie Infettive dell'ex Ministero della Salute. Anno 2009.

Descrizione dei risultatiLa strategia vaccinale è la base per l'interruzione del-la trasmissione del virus influenzale: ottenereun'elevata copertura vaccinale permette il controllodell'infezione, la prevenzione delle complicanze clini-che e la diminuzione dei decessi nelle fasce più arischio. Per questi motivi la prevenzione dell'influen-za è sempre stata oggetto di particolare interesse neiPiani Sanitari Nazionali (PSN) e l'OrganizzazioneMondiale della Sanità considera la campagna vaccina-le una strategia favorevole in termini di costo-benefi-

cio e costo-efficacia. In Italia, analogamente ad altriPaesi europei, l'obiettivo target previsto dalla vigenteCircolare Ministeriale non è ancora stato raggiunto eanche i valori stimati di copertura vaccinale di alcunecategorie a rischio, ottenuti mediante indagini cam-pionarie, sono ancora sub-ottimali. Pertanto occorreimplementare gli interventi di informazione rivoltiall'intera popolazione, raccomandare ai Medici diMedicina Generale ed ai Pediatri di famiglia la pre-venzione delle categorie target.

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86 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Screening per i tumori femminili e del colon-retto

I programmi di screening oncologici per i tumori della cervice uterina, della mammella e del colon-rettosono raccomandati in considerazione della loro documentata efficacia e delle relative raccomandazioni europee.

L’Italia figura tra i Paesi che, nel corso di questi anni, ha dato corso all’avvio di programmi organizzatidi screening per i tumori della cervice uterina, della mammella e del colon-retto, ma non ha ancora raggiuntol’attivazione completa.

Nel 2003 i programmi di screening mammografico erano presenti in poco più della metà del territorionazionale. Nel 2007 più dell’80% della popolazione bersaglio risiede in un’area in cui è attivo un programma discreening organizzato. Analogamente si è passati dal 55% al 72% per lo screening citologico. Per quanto riguar-da il colon-retto, storicamente più “giovane”, nel 2007 si è raggiunto il 47%.

Lo sviluppo, quindi, è stato importante e va ricordato l’impulso pervenuto negli anni scorsi dal punto divista normativo e pianificativo-organizzativo sia nazionale che locale, ma un ulteriore impegno è necessario peril raggiungimento dell’attivazione completa ed il consolidamento dell’esistente.

Da tempo, infatti, nel nostro Paese i programmi di screening fanno parte dei Livelli Essenziali diAssistenza e sono, quindi, da intendersi come prestazioni da assicurare su tutto il territorio.

I programmi di screening si sono diffusi in modo disomogeneo, essendosi evidenziato precocemente ungradiente Nord-Sud, sia a livello di diffusione territoriale (esistenza del programma) che capacità di invito (ope-ratività) e di livello di partecipazione della popolazione.

I programmi di screening istituzionali sono caratterizzati da elevata complessità organizzativa che si tra-duce per l’utenza nella possibilità di accedere ad un percorso diagnostico organizzato, la cui qualità viene moni-torata attraverso numerosi set di indicatori di processo e di risultato.

L’attività di monitoraggio è curata a livello nazionale dall’Osservatorio Nazionale Screening (ONS) chepubblica annualmente un Rapporto, giunto a fine 2008 alla sua settima edizione, in cui sono riportati i risultatiprincipali dei programmi di screening.

Esiste, pertanto, un consistente numero di indicatori monitorati con la finalità di conoscere il livello qua-litativo raggiunto dei diversi programmi nella stessa regione e tra le regioni su programmi differenti.

Il Settimo Rapporto dell’Osservatorio Nazionale Screening, da cui sono estratti i dati qui riportati, èdisponibile, insieme a molti approfondimenti sui programmi di screening, sul sito: www.osservatorionazionalescreening.it.

Per le finalità del Rapporto Osservasalute ciò che interessa è lo stato di attuazione dei programmi el’impatto sulla popolazione che è, comunque, funzione della presenza, della diffusione e del volume di invito,ancor prima del livello di partecipazione.

Quest’ultimo si attesta, complessivamente, intorno al 60%, al 38% e al 45% rispettivamente per quantoriguarda lo screening per il tumore della mammella, del collo dell’utero e del colon-retto.

Come già evidenziato nelle precedenti edizioni del Rapporto Osservasalute, è necessario che sia raggiun-ta l’attuazione completa e che a questa corrisponda una capacità costante e continuativa di invito della popolazio-ne obiettivo.

Occorrerà, quindi, conquistarsi la partecipazione della popolazione informando dei potenziali favorevo-li, ma anche di quelli sfavorevoli dello screening e promuovendo anche in quest’ambito una scelta consapevole.

E. MANCINI, L. GIORDANO, A. PONTI, G. RONCO, C. SENORE, N. SEGNAN

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FATTORI DI RISCHIO, STILI DI VITA E PREVENZIONE 87

Diffusione dei programmi di screening mammografico

Significato. L’attivazione dei programmi di screeningper il tumore della mammella è raccomandata in Italiacon programmi organizzati basati su invito attivo.L’Osservatorio Nazionale Screening (ONS) raccoglieannualmente informazioni sullo stato di attuazione deiprogrammi e ne monitora l’evoluzione attraverso le

informazioni che pervengono dalle surveys delGruppo Italiana Screening Mammografico (GISMa)che vengono effettuate ogni anno. La diffusione deiprogrammi di screening organizzato è un indicatoredell’entità e dell’omogeneità dell’offerta di preven-zione secondaria oncologica sul territorio.

Percentuale di donne inserite in un programma di screening mammografico organizzato

Numeratore Donne di 50-69 anni inserite in un programma di screening mammografico organizzatox 100

Denominatore Popolazione femminile residente di 50-69 anni

Percentuale di donne invitate in un programma di screening mammografico organizzato

Numeratore Donne di 50-69 anni invitate dal programma di screening mammografico organizzatox 100

Denominatore 0,5 x Popolazione femminile residente di 50-69 anni

Validità e limiti. Il primo è un indicatore della diffu-sione dei programmi di screening. Fornisce informa-zioni sulla presenza di programmi attivi che potenzial-mente possono invitare le donne del loro territorio dicompetenza, ma non sulla effettiva attività di invito.Per questo motivo viene definito come “estensioneteorica”. L’attività di invito viene definita come “estensioneeffettiva” ed è rappresentata dalla proporzione di don-ne effettivamente invitate rispetto a quelle previstedalla popolazione obiettivo annuale. Il secondo indi-catore si riferisce, quindi, alla capacità organizzativadel programma di invitare la popolazione target.

Valore di riferimento/Benchmark. L’atteso è che, inogni regione, la totalità delle donne nella fascia d’età50-69 anni sia inserita in un programma di screeningmammografico.

Descrizione dei risultatiIl Grafico 1 riporta l’andamento temporale degli ulti-mi anni distinto per macroaree, invece, la Tabella 1,

estratta con modifiche dal Settimo Rapporto ONS,riporta l’estensione teorica nelle regioni nel 2006 enel 2007.A livello nazionale, nel 2007, è stato raggiuntol’81,4% della popolazione obiettivo. Al Nord,l’indicatore arriva al 99,2% (era 96% l’anno prece-dente). Il forte squilibrio con il Sud, già evidente neglianni precedenti, permane, ma si attenua ulteriormen-te: si assiste al passaggio dal 46% al 52,4%.La situazione nel Centro è, invece, sostanzialmentestabile con il valore dell’87% circa; il Lazio è la solaregione che non raggiunge la diffusione completa deiprogrammi.L’estensione effettiva sale complessivamente al62,3% rispetto al 57% dell’anno precedente e mettemaggiormente in evidenza il gradiente geografico: alCentro e al Nord si invita più del 70% (rispettivamen-te 73,3% e 82,9%) delle donne della popolazioneobiettivo, al Sud solo il 27,6%.Questo fenomeno è comprensibile perché programmiavviati da poco tempo hanno, in genere, bassa capaci-tà di invito.

E. MANCINI, L. GIORDANO, A. PONTI, G. RONCO, C. SENORE, N. SEGNAN

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88 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Tabella 1 - Percentuale di donne di 50-69 anni inserite in un programma di screening mammografico per regio-ne - Anni 2006-2007

Estensione Teorica Estensione EffettivaRegioni 2006 2007 2006 2007

Piemonte 100 100,0 69 66,8Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste 100 100,0 89 93,6Lombardia 100 100,0 77 99,2Bolzano-Bozen 100 95,9 120 53,0Trento 100 100,0 73 77,6Veneto 95 88,9 70 71,0Friuli-Venezia Giulia 100 100,0 102 94,2Liguria 48 100,0 35 37,4Emilia-Romagna 100 100,0 90 99,1Toscana 100 100,0 84 87,8Umbria 100 100,0 104 91,6Marche 100 100,0 65 74,2Lazio 78 72,3 58 60,6Abruzzo 40 38,0 37 33,8Molise 100 44,4 133 44,4Campania 96 84,7 26 28,6Puglia n.d. 37,9 n.d. 11,8Basilicata 100 100,0 113 87,6Calabria 44 71,4 20 58,4Sicilia 28 31,7 22 17,9Sardegna 21 20,8 1 28,1Italia 78 81,4 57 62,3

n.d. = non disponibile.Nota: il superamento del 100% di estensione effettiva è possibile ove vi siano programmi che in un anno abbiano invitato più della metà del-la popolazione obiettivo (da invitare in due anni).

Fonte dei dati e anno di riferimento: Osservatorio Nazionale Screening. Settimo Rapporto. Dicembre 2008.

Grafico 1 - Percentuale di donne di 50-69 anni inserite in un programma di screening mammografico organiz-zato per macroarea - Anni 2000-2007

Fonte dei dati e anno di riferimento: Osservatorio Nazionale Screening. Settimo Rapporto. Dicembre 2008.

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FATTORI DI RISCHIO, STILI DI VITA E PREVENZIONE 89

Raccomandazioni di OsservasaluteComplessivamente la diffusione dei programmi valentamente, ma progressivamente aumentando. Sono 130 i programmi di screening censiti: 64 alNord, 39 al Centro e 27 al Sud. Tutte le regioni hannoalmeno un programma di screening attivato, ma 7regioni su 9 al Nord, 3 su 4 al Centro, 1 su 8 al Sud-Isole dispongono di una diffusione completa sul terri-torio del programma di screening.Il divario tra Nord-Centro e Sud-Isole si attenua,rispetto ai precedenti anni, ma resta ampio; è ancorapiù evidente se si prendono in considerazione altriindicatori di screening più direttamente collegatiall’impatto, quali ad esempio l’adesione, cioè larisposta partecipativa della popolazione all’invito,che al Nord è più elevata (61,5%), un po’ meno al

Centro (56,2%) e ancor meno al Sud (34,3%) dove,peraltro, è lievemente inferiore al valore riscontratoper il 2006 (38,3%).L’effetto combinato di scarsa diffusione e bassa parte-cipazione riduce, ovviamente, l’efficacia dei program-mi di screening. Si confermano, quindi, le raccomandazioni giàespresse nelle precedenti edizioni del RapportoOsservasalute: l’omogeneità territoriale dell’offertadei programmi di screening sul territorio nazionale ècertamente obiettivo da perseguire unitamente al con-solidamento delle attività. È opportuno che sia garan-tito sul territorio lo sviluppo dello screening mammo-grafico nelle aree dove stenta ad avviarsi e che, laddo-ve i programmi organizzati siano già avviati, questiraggiungano e mantengano la piena attività di invito.

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90 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

E. MANCINI, L. GIORDANO, A. PONTI, G. RONCO, C. SENORE, N. SEGNAN

Diffusione dei programmi di screening per il cervicocarcinoma uterino

Significato. Lo screening citologico per il tumore delcollo dell’utero permette la diagnosi di lesioni pre-invasive e/o invasive consentendo di interrompere ilcorso naturale dello sviluppo del cancro prevenendola progressione a stadi più avanzati.

Per tale motivo è auspicabile che, in tutte le regioni,siano organizzati dei programmi di screening per iltumore del collo dell’utero che coprano la popolazio-ne obiettivo femminile.

Percentuale di donne inserite in un programma di screening citologico organizzato

Numeratore Donne di 25-64 anni inserite in un programma di screening citologico organizzatox 100

Denominatore Popolazione femminile residente di 25-64 anni

Validità e limiti. L’indicatore è riferito alla diffusio-ne dei programmi attivi, cioè alla proporzione di don-ne che risiedono in un territorio nel quale è attivo unprogramma di screening, cioè che abbia effettuatoinviti nel 2007. Fornisce informazioni rispetto alla diffusione dei pro-grammi, ma non rispetto alla capacità del programmadi invitare completamente e regolarmente la popola-zione obiettivo.

Valore di riferimento/Benchmark. Tutte le donne di25-64 anni dovrebbero essere inserite in un program-ma organizzato di screening per il tumore del collodell’utero.

Descrizione dei risultatiSono stati pubblicati nel Settimo Rapporto dell’ONS irisultati della survey relativa ai programmi attivi nel2007, comprensiva dei programmi che avevano realiz-zato almeno 1.000 inviti. I programmi attivi erano 121.La popolazione obiettivo a cui si rivolgono i program-mi organizzati ha avuto un incremento di circa400.000 unità e si assesta a 11,8 milioni di donne in etàcompresa tra i 25 ed i 64 anni. Tale quota è pari al71,8% della popolazione femminile nella stessa fasciad’età (era uguale al 63,6%, 66,7% e 69,0%, rispettiva-mente nel 2004, nel 2005 e nel 2006). Al Nord tale proporzione si colloca al 65,4%, alCentro al 91,9%. Al Sud la proporzione di popolazio-ne interessata dai programmi di screening miglioraulteriormente rispetto al valore dell’anno precedente esi colloca su un valore pari a 68,6%, superiore a quel-lo riscontrato al Nord. Al Sud è stato, infatti, recente-mente avviato un programma di screening rivolto a

circa metà della popolazione pugliese. Il migliora-mento della diffusione dei programmi al Sud è un datopositivo che deve, però, trovare riscontro anche in ter-mini di reale capacità di invito e di adesione al pro-gramma da parte della popolazione femminile.Le regioni sono state classificate in base alla tipologiadi attivazione (Tabella 1). Alcune regioni avevano unprogramma regionale unico, destinato a tutta la popo-lazione obiettivo, in altre il programma regionalecomprendeva programmi locali; sono state considera-te ad attivazione totale quelle che includevano in pro-grammi attivi, indipendentemente dalla presenza di unprogramma regionale, tutta la popolazione obiettivoregionale.Per le regioni ad attivazione parziale, che hanno invia-to dati, è indicato il rapporto tra la popolazione 25-64anni invitabile dal programma (o dai programmi dellastessa regione) e la popolazione residente nella regio-ne nella stessa fascia d’età.Lo standard della proporzione di donne da invitare,per uno screening a regime, data la periodicità trien-nale raccomandata per l’esecuzione del Pap Test, cor-risponde ad un terzo della popolazione obiettivo(33,3%). Con riferimento a questo standard nel com-plesso i programmi sono stati in grado di invitare il25,6% della popolazione obiettivo cui si rivolgono(28,5% al Nord, 27,2% al Centro, 21,4% al Sud eIsole). I risultati ottenuti in termini di partecipazionedella popolazione possono essere migliorati, soprat-tutto al Sud-Isole, dove (probabilmente perché i pro-grammi più recenti sono meno conosciuti) la rispostaall’invito è pari al 27,1% rispetto al 40,2% riscontratoal Centro ed al 46,9% rilevato al Nord.

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FATTORI DI RISCHIO, STILI DI VITA E PREVENZIONE 91

Grafico 1 - Percentuale di donne di 25-64 anni inserite in un programma di screening organizzato per il cervi-cocarcinoma uterino per macroarea - Anni 2000-2007

Fonte dei dati e anno di riferimento: Osservatorio Nazionale Screening. Settimo Rapporto. Dicembre 2008.

Tabella 1 - Livello di attivazione dei programmi di screening per il cervicocarcinoma uterino per regione - Anno2007

Programma regionale unico Regioni con Regioni conattivazione totale attivazione parziale

Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste Piemonte Lazio (77,4%) Trento Veneto Sicilia (45,3%)

Bolzano-Bozen Emilia-Romagna Sardegna (29,8%)Friuli-Venezia Giulia Toscana Lombardia (20,0%)

Molise Umbria Calabria (84,1%)Basilicata* Abruzzo

MarcheCampania

*Programma attivo solo per 4 mesi del 2007.

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92 RAPPORTO OSSERVASALUTE 2009

Diffusione dei programmi di screening per il tumore del colon-retto

E. MANCINI, L. GIORDANO, A. PONTI, G. RONCO, C. SENORE, N. SEGNAN

Nel corso degli ultimi anni sono state avviate varieiniziative di screening del carcinoma del colon-retto el’espansione dell’offerta di interventi di screening perquesti tumori ha avuto un forte impulso a seguito del-l’approvazione della Legge n. 138 del 2004. Alla finedel 2004 risultavano attivi 18 programmi di screening,questo numero era salito a 52 alla fine del 2005 e a 69alla fine del 2006. Il piano di attuazione delle indica-zioni contenute nella Legge prevedeva che tutte leregioni dovevano attivare programmi di screening deitumori colorettali in grado di coprire almeno il 50%della popolazione bersaglio entro la fine del 2007. Nelcorso del 2007 la tendenza all’espansione dei pro-grammi ha mostrato una flessione, con l’attivazione disoli 4 nuovi programmi e la sospensione temporaneadel programma regionale della Basilicata. I program-mi attivi mostrano, però, una tendenza al consolida-mento: la quota di programmi che hanno invitato nelcorso del 2007 almeno l’80% della popolazione ber-saglio passa dal 41% del 2006 al 54% del 2007.I test di screening proposti nell’ambito di programmidi screening di popolazione sono il test per la ricercadel sangue occulto fecale (FOBT) e la sigmoidoscopia(FS). Non viene raccomandato un unico modello diintervento da estendere all’intero territorio nazionale,ma si indica come obiettivo da perseguire in modo

coordinato a livello nazionale la valutazione delleimplicazioni organizzative e finanziarie e dell’impat-to dei diversi protocolli e test di screening.Il Gruppo Italiano Screening dei tumori ColoRettali(GISCoR) ha pubblicato un manuale che definisce gliindicatori per il monitoraggio dell’attività e della qua-lità dei programmi e i relativi standard. Questi indica-tori sono utilizzati per il monitoraggio dei programminazionali sulla base dei dati della survey annuale con-dotta dall’Istituto Oncologico Veneto per contodell’Osservatorio Nazionale Screening, in collabora-zione con GISCoR. Sono disponibili dati relativamen-te alla copertura raggiunta dai programmi attivi nel2007, pubblicati nel Settimo Rapporto dell’ONS.

Estensione TeoricaSignificato. È la percentuale di persone interessate daprogrammi di screening dei tumori colorettali rispettoalla popolazione nella fascia d’età bersaglio dei pro-grammi1. Nella estensione teorica viene consideratacome popolazione di riferimento la popolazione a cuiè rivolto il programma di screening, cioè la popolazio-ne residente nel territorio su cui insiste il programma.I curatori di questa parte del rapporto dell’ONS chia-mano questo indicatore “estensione teorica” degliscreening.

Percentuale di persone inserite in un programma di screening colorettale

Numeratore Persone nella classe di età bersaglio inserite in un programma organizzato di screening colorettalex 100

Denominatore Popolazione residente in età bersaglio

Validità e limiti. L’estensione teorica è un indicatoredella diffusione dei programmi. Fornisce informazionisulla presenza di programmi attivi che potenzialmentepossono invitare gli assistiti del loro territorio di compe-tenza, ma non sulla effettiva attività di invito.

Valore di riferimento/Benchmark. L’atteso è che latotalità della popolazione nella fascia d’età bersaglio siainserita in un programma di screening organizzato, datele premesse organizzative ed economiche e rispettandoquanto disposto dai Livelli Essenziali di Assistenza.

Descrizione dei risultatiI risultati dell’indagine nazionale (6) indicano che allafine del 2007 il 46,6% della popolazione italiana di etàcompresa tra 50-69 anni era residente in aree coperte daun programma di screening (71,6% al Nord, 52,1% alCentro e 7,0% al Sud). Si stima che la proporzione disoggetti inclusi nella popolazione bersaglio dei pro-grammi che ha effettivamente ricevuto un invito sia dicirca il 79% per i programmi che utilizzano il FOBT e il67% per quelli che utilizzano la FS. Dieci regioni han-no attivato almeno un programma e quattro (Valled’Aosta, Lombardia, Emilia-Romagna, Umbria) hannoun programma esteso su tutto il territorio regionale.

1Per i programmi che utilizzano la FS:- la popolazione bersaglio è costituita ogni anno dalla coorte di nascita dei 58enni (Piemonte) o 60enni (Veneto). In questi programmi è, inoltre, previsto l’invito ad effettuare il FOBT bien-nale a tutti i soggetti di età compresa tra 59 e 69 anni al momento dell’avvio del programma con FS. In Piemonte è, inoltre, prevista la possibilità di scegliere lo screening con FOBT bien-nale per i soggetti che rifiutano la FS. Per i programmi che utilizzano il FOBT:- la popolazione bersaglio è costituita ogni anno dal 50% della popolazione di età compresa tra 50 e 69 anni.

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FATTORI DI RISCHIO, STILI DI VITA E PREVENZIONE 93

Grafico 1 - Percentuale di persone nella classe di età bersaglio inserite in un programma di screening coloretta-le per macroarea - Anni 2003-2007

Fonte dei dati e anno di riferimento: Osservatorio Nazionale Screening. Settimo Rapporto. Dicembre 2008.

Riferimenti bibliografici(1) Ministero della Salute, Direzione generale della preven-zione Raccomandazioni per la pianificazione e l’esecuzionedegli screening di popolazione per la prevenzione del can-crodella mammella, del cancro della cervice uterina e delcancro del colon retto. Nov 2006.(2) Raccomandazione del Consiglio dell’U.E. del 2 dicem-bre 2003 sullo screening dei tumori (2003/878/CE) G.U.E.16.12.2003.(3) Lo screening mammografico in Italia: survey 2007Daniela Giorgi, Livia Giordano, Leonardo Ventura, AlfonsoFrigerio, Eugenio Paci, Marco Zappa. In: OsservatorioNazionale per la Prevenzione dei Tumori Femminili.Settimo Rapporto. Dicembre 2008. Pubblicato on line.(4) Livello di attivazione e indicatori di processo dei pro-grammi organizzati di screening dei tumori del collo del-l'utero in Italia Guglielmo Ronco, Pamela Giubilato, CarloNaldoni, Manuel Zorzi, Emanuela Anghinoni, Aurora

Scalisi, Paolo Dalla Palma, Loris Zanier, Alessandra Barca,Claudio Angeloni, Maria Donata Gaimo, Rocco Maglietta,Ettore Mancini, Renato Pizzuti, Anna Iossa, Nereo Segnan,Marco Zappa. In: Osservatorio Nazionale per laPrevenzione dei Tumori Femminili. Settimo Rapporto.Dicembre 2008. Pubblicato on line.(5) Indicatori di Qualità per la valutazione dei programmi discreening dei tumori colorettali. Manuale Operativo a curadi: M. Zorzi, P. Sassoli de’ Bianchi, G. Grazzini, C. Senore.Epidemioogia & Prevenzione anno 31 (6) nov-dic 2007suppl. 1.(6) Lo screening colorettale in Italia: survey 2007. ManuelZorzi, Chiara Fedato, Carlo Naldoni, Romano Sassatelli,Priscilla Sassoli de' Bianchi, Carlo Senore, MarcelloVettorazzi, Carmen Beatriz Visioli. In: OsservatorioNazionale per la Prevenzione dei Tumori Femminili.Settimo Rapporto. Dicembre 2008. Pubblicato on line.

Tabella 1 - Livelli di attivazione per regione - Anno 2007

Regioni N programmi Estensione Teorica % Screenati

Piemonte 5 51,4 16.232Valle d’Aosta-Vallée d'Aoste 1 100,0 9.507Lombardia 15 100,0 535.956Trentino-Alto Adige 1 100,0 410Veneto 17 76,4 166.407Emilia-Romagna 11 100,0 214.158Toscana 12 100,0 133.602Umbria 4 100,0 53.930Marche 1 8,7 1.647Lazio 1 22,5 1.768Abruzzo 1 16,6 3.374Campania 3 22,2 9.354Italia 72 46,6 1.146.345

Fonte dei dati e anno di riferimento: Osservatorio Nazionale Screening. Settimo Rapporto. Dicembre 2008.