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FATTORI AMBIENTALI IN FATTORI AMBIENTALI IN PSICHIATRIA DELL'ETA' EVOLUTIVA Giovanni Valeri Giovanni Valeri Corso residenziale di alta specializzazione per Professionisti della Salute Mentale in Età Evolutiva. Corso residenziale di alta specializzazione per Professionisti della Salute Mentale in Età Evolutiva. Corso residenziale di alta specializzazione per Professionisti della Salute Mentale in Età Evolutiva. Corso residenziale di alta specializzazione per Professionisti della Salute Mentale in Età Evolutiva. 23 23 23 23- - -28 giugno 2014 28 giugno 2014 28 giugno 2014 28 giugno 2014

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FATTORI AMBIENTALI IN FATTORI AMBIENTALI IN PSICHIATRIA DELL'ETA' EVOLUTIVA

Giovanni ValeriGiovanni ValeriCorso residenziale di alta specializzazione per Professionisti della Salute Mentale in Età Evolutiva.Corso residenziale di alta specializzazione per Professionisti della Salute Mentale in Età Evolutiva.Corso residenziale di alta specializzazione per Professionisti della Salute Mentale in Età Evolutiva.Corso residenziale di alta specializzazione per Professionisti della Salute Mentale in Età Evolutiva.

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Negli ultimi decenni abbiamo assistito a un notevole aumento delle ricerche empiriche e dei modelli concettuali, delle ricerche empiriche e dei modelli concettuali, scientificamente fondati, in merito agli effetti dei fattori genetici, neurobiologici, cognitivi e psicosociali sullo sviluppo psicologico tipico e atipico. La contrapposizione tra “natura” e “cultura ” dovrebbe essere ormai superata, ma sfortunatamente i progressi nella conoscenza scientifica continuano ad essere accompagnati da polarizzazioni eccessive e da estrapolazioni arbitrarie di polarizzazioni eccessive e da estrapolazioni arbitrarie di dati che comportano la comunicazione e la diffusione di informazioni distorte (Rutter, 2002; Rutter & Solantus, 2013).

La storia della ricerca sul ruolo dei fattori ambientali in psichiatria dell'età evolutiva illustra bene questa continua dialettica tra ricerca (e di conseguenza pratica clinica e politiche socio-sanitarie scientificamente fondate) e il clamore di posizioni “ideologiche”, spesso fondate) e il clamore di posizioni “ideologiche”, spesso ammantate da terminologia pseudo-scientifica.

Cenni storici

Il periodo dal 1950 agli inizi del 1970 è stato caratterizzato, in psichiatria e in psicologia clinica, dal prevalere di modelli eziopatogenetici di tipo ambientalistico , con un' accettazione acritica degli effetti duraturi e irreversibili di esperienze infa ntili precoci e l'idea che il disagio sociale costituisse precoci e l'idea che il disagio sociale costituisse una delle principali cause dei disturbi mentali .

Cenni storici

- ipotesi sul ruolo determinante della deprivazione materna (Bowlby, 1951) ed estrapolazione dei presunti effetti dannosi (e permanenti) per la salute mentale dovuti alla frequenza della scuole dell'infanzia (World Health Organization Expert Committee on Mental Health, 1951), - aspettative ingenue sui risultati di Health, 1951), - aspettative ingenue sui risultati di brevi interventi in età prescolare, p.es. Head Start (Clarke & Clarke, 1976; Zigler & Valentine, 1997).

Sfondo teorico-clinico di questa impostazione: - obiettivo di migliorare la vita dei bambini in genere, insieme di migliorare la vita dei bambini in genere, insieme alla consapevolezza delle necessarie modifiche delle modalità di cura soprattutto in ambito istituzionale . - necessità di sottolineare il ruolo dei rischi psicosociali o ambientali per realizzare un'azione politica efficace. - Queste preoccupazioni sono state (e sono) legittime, ma, dal preoccupazioni sono state (e sono) legittime, ma, dal punto di vista scientifico, non sono state accompagnate dal riconoscimento della necessità di fornire prove rigorose relative all'ipotesi delle cause ambientali

E' stato sottovalutato il ruolo della continuità (e spesso della cronicità) delle condizioni di rischio psicosociale , con la conseguenza di un'esagerazione del ruolo eziopatogenetico di tali fattori nel prim o periodo di vita (Breuer, 1999; Clarke & Clarke, 1976; 2000) .2000) .

.Alla fine degli anni ‘70 e nei primi anni ‘80 sono

emerse critiche significative ai modelli teorici che sostenevano la preminenza eziopatogenetica dei fattori psicosociali, - e alla fine degli anni ‘80 e nei primi anni ‘90 c'è stata una diffusa negazione del ruolo dei anni ‘90 c'è stata una diffusa negazione del ruolo dei fattori ambientali, tranne in situazioni caratterizzate da stress di intensità eccezionale.

La polarizzazione tra natura e cultura è rimasta, accompagnata dalla riluttanza nell'accettare la necessità di studiare lo sviluppo psichico tipico e atipico alla luce dell'interazione tra fattori di tipo genetico e ambientale (Baumrind, 1993; Brown, 1996 genetico e ambientale (Baumrind, 1993; Brown, 1996 ).

- la maggior parte della ricerca psicosociale ancora oggi continua ad utilizzare disegni metodologici che forniscono prove inadeguate sul ruolo della mediazione ambientale . Troppa ricerca psicosociale si limita alla dimostrazione di una associazione statistica tra alcuni fattori di rischio e qualche variabile di esito, senza la fattori di rischio e qualche variabile di esito, senza la necessaria attenzione nel distinguere tra indicatori di rischio e meccanismi di rischio .

La scarsa attenzione da parte di alcuni ricercatori sull'importanza delle influenze psicosociali nello sviluppo psicologico e nella psicopatologia è stato un sviluppo psicologico e nella psicopatologia è stato un grave errore metodologico con significative ricadute nella pratica clinica. - Oggi disponiamo di solide evidenze riguardo l'importanza dei fattori di rischio psicosociali nell'eziopatogenesi dei disturbi mentali dell'età evolutiva, ma la conoscenza di come questi fattori agiscano (processi ) e di come i loro effetti a fattori agiscano (processi ) e di come i loro effetti a volte persistano per fasi successive dello sviluppo, è molto meno avanzata di quanto i sostenitori di prospettive teoriche prevalentemente ambientaliste vorrebbero farci credere.

Stato attuale della ricerca

Molti studi dimostrano gli effetti mediati dall'ambiente Molti studi dimostrano gli effetti mediati dall'ambiente (Rutter 2000, 2002, 2013). due problemi metodologici sono la necessità di verificare: 1) che gli effetti siano davvero mediati dall'ambiente - piuttosto che mediati geneticamente , e 2) che la direzione di influenza causale sia dall'ambiente al bambino, piuttosto che il contrario. Una ampia gamma di piuttosto che il contrario. Una ampia gamma di metodologie di ricerca efficaci è oggi disponibile per questi scopi, tra cui molteplici varianti degli studi sui gemelli, sugli adottati, sui migranti e gli studi sugli effetti degli interventi preventivi e terapeutici.

Limitata conoscenza 1) dei processi di rischio psicosociale, e ancor meno degli effetti di tali processi psicosociale, e ancor meno degli effetti di tali processi di rischio sull'organismo (e, quindi ,perché e come tali effetti persistano). 2) delle differenze individuali nella risposta a stress psicosociali, 3) dei fattori ambientali responsabili delle significativemodificazioni nella prevalenza di alcuni disturbi psichici nel corso del XX secolo (Rutter & Smith, 1995): , 1995): ,

modificazioni nella prevalenza di alcuni disturbi psichici nel corso del XX secolo (Rutter & Smith, psichici nel corso del XX secolo (Rutter & Smith, 1995): aumento del livello di comportamento antisociale, di problemi di abuso di sostanze e dei tassi di suicidio tra i giovani maschi . La velocità delle modificazioni nella prevalenza indica che alcuni fattori ambientali debbano essere coinvolti – anche se probabilmente rafforzati dall'effetto moltiplicatore che potrebbe derivare da correlazioni gene-ambiente potrebbe derivare da correlazioni gene-ambiente (Dickens e Flynn, 2001) –, ma c'è poca ricerca sistematica su tali possibili cause

Rischi psicopatologici associati ad alcune condizioni: (1) discordia e conflitto familiare persistente , (1) discordia e conflitto familiare persistente , soprattutto se associati a forme di interazioni negative focalizzate verso un determinato figlio (“capro espiatorio”), (2) la mancanza di cure personali individualizzate (che implicano continuità nel tempo), come è solitamente il caso di bambini cresciuti in ambito istituzionale, (3) la mancanza di ambito istituzionale, (3) la mancanza di conversazione e gioco reciproco, e (4) un'etica sociale negativa o l'appartenenza a un gruppo sociale che favorisce comportamenti disadattivi.

fattori di rischio e fattori protettivi

Individuazione dei fattori di rischio , e sul loro rapporto con i fattori di protezione. I fattori che possono influire sulla salute mentale possono essere suddivisi in fattori di rischio e fattori protettivi : i primi aumentano la probabilità che si manifestino problemi o disturbi mentali, mentre i secondi attenuano gli effetti disturbi mentali, mentre i secondi attenuano gli effetti dell’esposizione al rischio.

I fattori di rischio e protettivi possono essere presenti a I fattori di rischio e protettivi possono essere presenti a livello biologico, psicologico e sociale e riguardano l'individuo , la famiglia , il gruppo dei pari (Rutter, Giller, e Hagell, 1998), la scuola (Mortimore, 1998; Rutter & Maughan 2002) e la comunità sociale più ampia (Leventhal e Brooks- Gunn, 2000). Esempi di fattori di rischio e fattori protettivi tratti da Esempi di fattori di rischio e fattori protettivi tratti da Child and Adolescent Mental Health Policies and Plans, pubblicato dal World Health Organization (2005).

Molti disturbi mentali degli adulti esordiscono nell'età evolutiva. Un intervento precoce su bambini e adolescenti, ma anche su genitori, altri familiari ed adolescenti, ma anche su genitori, altri familiari ed educatori, può ridurre o prevenire alcuni disturbi mentali e promuovere l’integrazione con i normali servizi educativi e sanitari rivolti all’infanzia e all’adolescenza, che altrimenti richiederebbero servizi specializzati e intensivi. - la centralità di alcuni fattori di rischio e protettivi varia in base allo stadio fattori di rischio e protettivi varia in base allo stadio di sviluppo del bambino o dell’adolescente. Nei primi anni di vita, ad esempio, la famiglia ha un peso maggiore (v. efficacia degli interventi di parent training), mentre nell’adolescenza l’impatto dei coetanei ha un’importanza decisiva

Diversi fattori, una volta considerati significativi in termini Diversi fattori, una volta considerati significativi in termini di rischio per disturbi mentali, in realtà non lo sono: 1) la perdita dei genitori (o la loro separazione ), comporta, di per sé, rischi molto lievi, a meno che la perdita non conduca a genitorialità disfunzionale o ad altre forme di disadattamento familiare. - 2) l'epoca in cui avviene lo svezzamento o l'educazione al cui avviene lo svezzamento o l'educazione al controllo sfinterico, 3) il tipo di metodi educativi utilizzati, (Maccoby & Martin, 1983) .

fattori prossimali e distali di rischio

Distinzione tra fattori prossimali e distali di rischio (Rutter et al., 1998). -, 1) la perdita di uno dei (Rutter et al., 1998). -, 1) la perdita di uno dei genitori comporta di per sé un limitato rischio psicopatologico diretto (o prossimale), ma resta un importante fattore di rischio (distale) perché, può rendere la funzione genitoriale del caregiver più disarmonica e predisporre ad altri rischi psicosociali. Quindi, una modalità genitoriale disadattiva -Quindi, una modalità genitoriale disadattiva -associata o meno alla perdita di uno dei genitori - può predisporre di per sé allo sviluppo di disturbi mentali, mentre la sola perdita di uno dei genitori non predispone necessariamente alla psicopatologia.

2) la povertà ha un ruolo molto limitato come fattore di rischio prossimale, ma è molto più importante come fattore di rischio distale, perché spesso può rendere più difficile un funzionamento familiare coeso e poco conflittuale. conflittuale.

3) la residenza urbana è un altro fattore con un rischio 3) la residenza urbana è un altro fattore con un rischio di tipo distale è : questa è statisticamente associata ad un aumento dei tassi di disturbi psichiatrici dell'età evolutiva, ma questi rischi sono mediati non dagli effetti della vita cittadina direttamente sui bambini, ma piuttosto attraverso i loro effetti sul funzionamento familiare e sulla loro associazione con esperienze familiare e sulla loro associazione con esperienze scolastiche meno positive (Rutter, 1979 ; Rutter e Quinton, 1977) .

Differenze individuali

Consapevolezza delle importanti differenze individuali nella risposta ai fattori ambientali, e dell'ampia eterogeneità negli esiti. - fenomeno della resilienza , cioè un funzionamento psicologico relativamente buono nonostante l'esperienza di gravi avversità buono nonostante l'esperienza di gravi avversità psicosociali (Rutter, 2013).

Specificità degli effetti

Apparente mancanza di specificità degli effetti di fattori ambientali (Steinberg & Avenevoli 2000). L'ipotesi era che qualora si fosse assunto che le esperienze psicosociali negative potessero predisporre indistintamente a tutti i disturbi psichici, esse avrebbero potuto costituire al più un generico fattore di rischio, potuto costituire al più un generico fattore di rischio, mentre era improbabile che esercitassero un influsso causale significativo.

prove di un certo grado di specificità degli effetti . ,1) crescere in un ambito istituzionale 2) esperienze traumatiche 3) disorganizzazione e conflittualità familiareconflittualità familiare

1) crescere in un ambito istituzionale predispone a problemi di attaccamento disinibito e a disturbi da disattenzione e iperattività (Rutter & Sonuga-Barke, 2010). Quando l'educazione istituzionale si associa a gravi forme di deprivazione globale, e solo in questi casi, può predisporre allo sviluppo di questi casi, può predisporre allo sviluppo di comportamenti atipici “quasi-autistici” e a compromissione cognitiva.

2) Gravi ed insolite esperienze traumatiche (es. naufragi o terremoti) sono associate a una serie di fenomeni clinici che configurano il disturbo post-traumatico da stress; questo disturbo non è l'unica forma di psicopatologia associata a stress gravi e insoliti, ma è un pattern caratteristico. 3) rapporto insoliti, ma è un pattern caratteristico. 3) rapporto tra disorganizzazione e conflittualità familiare e sviluppo di comportamenti antisociali

4) i fattori stressanti che comportano la minaccia di un pericolo futuro tendono ad essere associati con ansia , mentre quelli che comportano la sensazione o la minaccia di una perdita a livello psicologico predispongono alla comparsa di un disturbo predispongono alla comparsa di un disturbo depressivo (Eley & Stevenson, 2000).

molti fattori di rischio sono costituiti da una serie di molti fattori di rischio sono costituiti da una serie di elementi diversi, ciascuno dei quali può comportare esiti relativamente specifici; poiché questi sono molteplici vi è una falsa impressione di non specificità. Il fumo di sigaretta fornisce un esempio evidente: sembra predisporre a una gamma apparentemente eterogenea di disturbi medici - tra cui l'osteoporosi, il eterogenea di disturbi medici - tra cui l'osteoporosi, il cancro al polmone, le malattie coronariche, l'enfisema -che suggerirebbero una mancanza di specificità.

la depressione dei genitor i comporta un rischio genetico (cioè, è più probabile che i figli presenteranno disturbi depressivi), ma la stessa depressione dei genitori predispone anche alla disgregazione del nucleo familiare e alla discordia familiare, condizioni che a loro volta aumentano il rischio di comportamento che a loro volta aumentano il rischio di comportamento antisociale .

Fattori ambientali PRENATALI

Fino a qualche decennio fa molti studi sui fattori Fino a qualche decennio fa molti studi sui fattori ambientali erano concentrati su esperienze di cure negative, attualmente attenzione anche alla possibilità di rischi prenatali . 1) l'assunzione da parte della madre di alcool durante i primi mesi di gravidanzacomporta rischi per lo sviluppo del feto, effetti che sono evidenti in seguito come anomalie somatiche o come evidenti in seguito come anomalie somatiche o come disturbi comportamentali – in particolare sotto forma di disattenzione e iperattività (Stratton, Howe, e Battaglia, 1996; Streissguth & Kanter, 1997).

2) Ricerche sugli effetti del fumo da sigaretta 2) Ricerche sugli effetti del fumo da sigaretta materno durante la gravidanza associazione con problemi comportamentali e cognitivi, mediati dal basso peso alla nascita (Obel et al., 2011; D'Onofrio et al., 2008; Rice et al., 2009; Thapar & Rutter, 2009). 3) rischi analoghi connessi con altre forme di abuso di sostanze in gravidanza (Mayes, 1999 ), 4) anche sostanze in gravidanza (Mayes, 1999 ), 4) anche altre forme di danno prenatale sono associate ad un aumentato rischio psicopatologico (Munk - Jørgensen & Ewald, 2001) .

negli ultimi decenni sono state sviluppate varie forme di intervento psicosociale evidence -basedintervento psicosociale evidence -based sia per prevenire la psicopatologia sia per ridurre la gravità e l'intensità della sintomatologia nei disturbi conclamati (Offord & Bennett, 2008); la conoscenza dei meccanismi coinvolti nell'efficacia terapeutica è decisamente ancora limitata (Forgatch & De Garmo, 1999; Vitaro, Brendgen, Pagani, Tremblay, e McDuff, 1999; Vitaro, Brendgen, Pagani, Tremblay, e McDuff, 1999). Tuttavia, ci sono prove che alcune modalità di intervento psicosociale determinino benefici reali e significativi

Prospettive future della ricerca psicosociale

Il potenziale della ricerca psicosociale sta aumentando, ma è sempre più necessario porre maggiore ma è sempre più necessario porre maggiore attenzione ai problemi concettuali e metodologici. Tre alternative possibili (sempre da considerare) sono 1) la mediazione genetica , lo studio dell'interazione gene-ambiente . Va sempre verificato che i fattori di rischio psicosociali siano realmente rischi mediati dall'ambiente. 2) l'inversione del nesso di causalitàdall'ambiente. 2) l'inversione del nesso di causalità(cioè gli effetti dei bambini sui loro genitori, piuttosto che il contrario) e 3) gli effetti di selezione (ad esempio, le caratteristiche di coloro che divorziano piuttosto che il divorzio in quanto tale).

Prospettive future della ricerca psicosociale

Il potenziale della ricerca psicosociale sta aumentando, ma è sempre più necessario porre maggiore ma è sempre più necessario porre maggiore attenzione ai problemi concettuali e metodologici. Tre alternative possibili (sempre da considerare) sono 1) la mediazione genetica , lo studio dell'interazione gene-ambiente . Va sempre verificato che i fattori di rischio psicosociali siano realmente rischi mediati dall'ambiente. 2) l'inversione del nesso di causalitàdall'ambiente. 2) l'inversione del nesso di causalità(cioè gli effetti dei bambini sui loro genitori, piuttosto che il contrario) e 3) gli effetti di selezione (ad esempio, le caratteristiche di coloro che divorziano piuttosto che il divorzio in quanto tale).

Mediazione Genetica

Il ruolo della possibile mediazione genetica è stato valutato tramite diversi paradigmi di ricerca: studi su adottati (Burt, McGue, Iacono e Krueger, 2006), su gemelli – analisi multivariata (Kendler e Prescott, 2006. Narusyte et al., 2008 ), gemelli discordanti (Burt et al, 2006;. Caspi et al ., 2004) e figli di gemelli et al, 2006;. Caspi et al ., 2004) e figli di gemelli (D'Onofrio et al., 2006, 2008. Silberg & Eaves, 2012; Silberg, Maes, e Eaves, 2010).

Mediazione Genetica

Il focus di questi vari studi è stato molto ampio; includeva, ad esempio, le modalità di interazione, l'emotività espressa, i conflitti familiari, il divorzio e la discordia tra genitori. I risultati sono chiari: mostrano l'importanza dei fattori di rischio mediati dall'ambiente, ma, anche, sempre evidenziano una certa mediazione ma, anche, sempre evidenziano una certa mediazione genetica.

Quasi tutte le variabili che descrivono fattori psicosociali o ambientali sono una miscela complessa di o ambientali sono una miscela complessa di mediazione genetica e ambientale. la vulnerabilità genetica opera determinando una maggiore suscettibilità ai rischi ambientali . Sembra che gli effetti negativi in seguito a stress psicosociale siano relativamente minori in coloro che non sono geneticamente a rischio (Rutter, 2000; Rutter, Pickles, geneticamente a rischio (Rutter, 2000; Rutter, Pickles, et al, 2001). Questa non è una tendenza universale e ci possono essere circostanze in cui sembra valido il contrario (Rowe, Jacobson, e van den Oord, 1999)

Necessità: 1) di paradigmi di ricerca in ambito psicosociale geneticamente sensibili, 2) attenzione alla comprensione sia dei fattori di rischio ambientale sia dei meccanismi protettivi. contributo significativo da studi di modelli animali, da studi (trasversali e da studi di modelli animali, da studi (trasversali e longitudinali) di soggetti umani

Direzione della Causalità

Una simile attenzione metodologica è necessario nello studio della causalità dei fattori di rischio. Bell (1968) studio della causalità dei fattori di rischio. Bell (1968) ha posto la questione, studiando se gli effetti presunti della socializzazione potessero riflettere le influenze dei figli sui genitori, piuttosto che quelle dei genitori sui bambini. Numerosi studi, utilizzando una ampia gamma di paradigmi, hanno mostrato la realtà degli effetti bidirezionali (Anderson, Lytton e Romney, effetti bidirezionali (Anderson, Lytton e Romney, 1986; Kerr e Stattin, 2000; Kerr, Stattin e Pakalniskiene, 2008; Silberg & Eaves, 2012; Silberg et al., 2010; Jaffee et al., 2004; Jaffee, Moffitt, Caspi, e Taylor 2003 )

Sensibilizzare/Temprare

Studi condotti sull'uomo e su modelli animali hanno Studi condotti sull'uomo e su modelli animali hanno mostrato la realtà degli effetti di “sensibilizzazione ” (sensitaziation) e degli effetti che “temprano ” (steeling”) (Wachs, 2000). esperienze di stress possono rendere gli individui sia più resistenti sia più vulnerabili ai successivi rischi psicosociali, anche se non è ancora chiaro quanto dipenda da fattori inerenti non è ancora chiaro quanto dipenda da fattori inerenti l'individuo e quanto sia correlato con il tipo di esperienza stressante.

Sensibilizzare/Temprare

..Un'ipotesi che sembra avere qualche sostegno empirico

è che le situazioni di stress psicosociale più lievi o, più probabilmente, quelle che sono accompagnate da un coping efficace e da un buon adattamento, tendono a favorire il “temprare”, mentre situazioni di stress psicosociale che determinano disadattamento ed psicosociale che determinano disadattamento ed esperienze di coping inefficace tendono a favorire la sensibilizzazione. (Maier, Amat,Baratta,Paul & Watkins, 2006)

RESILIENZA

il fenomeno della resilienza (resilience) sottende diverse caratteristiche (Luthar, Cicchetti & Becker, diverse caratteristiche (Luthar, Cicchetti & Becker, 2000; Rutter, 2012b; 2013) incluse le esperienze precedenti, il modo in cui soggetto affronta lo stress in quel momento, le caratteristiche intrinseche del l'individuo e le esperienze successive. Iniziale ipotesi che la vulnerabilità e la resilienza fossero caratteristiche generali dell'individuo, ma attualmente sembra che questa ipotesi sia poco plausibile; le sembra che questa ipotesi sia poco plausibile; le persone possono essere specificamente resilientirispetto ad alcuni tipi di esperienze stressanti e specificatamente vulnerabili rispetto ad altre condizioni di rischio psicosociale.

Kindling

Effetto " kindling " (Kendler, Thornton, e Gardner, 2000; Effetto " kindling " (Kendler, Thornton, e Gardner, 2000; Post, 1992): progressiva diminuzione della sensibilità ai fattori di stress ambientale come risultato stesso dell'aver sviluppato un disturbo. Sembra infatti che, in alcune circostanze, l'esperienza del disturbo provochi cambiamenti nell'organismo che predispongono alla cronicizzazione: il decorso del disturbo diventa, cronicizzazione: il decorso del disturbo diventa, progressivamente, relativamente indipendente dall'ambiente.

Cambiamenti

priorità della ricerca è quella di individuare i cambiamenti a livello psicologico e biologico causati dalle esperienze psicosociali, e le modalità con cui tali modifiche predispongono l'organismo stesso al persistere o all'emergere di disturbi psicopatologici.

Gli studi stanno valutando il ruolo di diversi possibili Gli studi stanno valutando il ruolo di diversi possibili fattori (Rutter, 2012a; 2013; Rutter, & Sonuga-Barke,2010).

1) fattori psicologici e Cambiameno

1) i meccanismi psicologic i implicano le modalità di 1) i meccanismi psicologic i implicano le modalità di elaborare le informazioni cognitive e affettive, le rappresentazioni di sé, i modelli operativi interni (IWM), i sistemi motivazionali. Questi meccanismi possono agire anche attraverso effetti sugli stili di interazione interpersonale e attraverso gli effetti sui comportamenti individuali che predispongono le persone ad agire con individuali che predispongono le persone ad agire con modalità che generano stress successivi.

Resilienza e importanza di alcune funzioni mentali, come la tendenza alla 'pianificazione ' (Clausen, 1991, 1993; Quinton e Rutter, 1988), uno stile di auto-riflessione che permette di valutare che cosa ha funzionato o non che permette di valutare che cosa ha funzionato o non ha funzionato, e un senso di agency, la determinazione ad affrontare le sfide e la fiducia in se stessi di essere in grado di farlo con successo (Hauser, Allen & Golden, 2006) Queste funzioni non sono equivalenti ad una particolare strategia di coping; i benefici riguardano una propensione nel coping; i benefici riguardano una propensione nel pianificare, in generale, in relazione alle scelte di vita fondamentali, piuttosto che l'abilità nella pianificazione in quanto tale

Studio di Quinton e Rutter (1988) su ragazze cresciute Studio di Quinton e Rutter (1988) su ragazze cresciute in ambito istituzionale , la caratteristica principale era il non avere alcun senso di controllo su quello che gli era accaduto; mancavano sia della tendenza alla pianificazione sia del senso di agency. I risultati sono stati sorprendentemente migliori per la minoranza di ragazze che ha mostrato queste caratteristiche ragazze che ha mostrato queste caratteristiche mentali. Alcune esperienze hanno favorito lo sviluppo di questi fattori psicologici, come l'aver successo in qualche attività, sia scolastica sia extra-scolastica

Altra caratteristica psicologica fondamentale è Altra caratteristica psicologica fondamentale è l'autocontrollo (self-control).Moffitt et al. (2011) nello studio longitudinale Dunedin hanno mostrato che lo scarso autocontrollo durante lo sviluppo infantile era associato con una vasta gamma di esiti fisici, psico-logico e sociali. Gli effetti, inoltre, erano indipendenti da QI e classe effetti, inoltre, erano indipendenti da QI e classe sociale, e interessavano tutta la popolazione.

. Gli interventi per migliorare l'autocontrollo sono forse più Gli interventi per migliorare l'autocontrollo sono forse più

correttamente intesi come prevenzione piuttosto che trattamento. Lo studio Dunedin non include alcun intervento per migliorare l'autocontrollo, ma la constatazione che i miglioramenti nel tempo sono associati con un migliore esito suggerisce che ci potrebbero essere benefici da interventi per aumentare potrebbero essere benefici da interventi per aumentare l'autocontrollo. I risultati sull'efficacia di tali interventi preventivi sono ancora scarsi, ma incoraggianti (Greenberg, 2006).

2) Fattori biologici e Cambiamento

2) fattori biologici implicati nelle modifiche causate dalle 2) fattori biologici implicati nelle modifiche causate dalle esperienze psicosociali, e nella predisposizione al persistere o all'emergere di disturbi psicopatologici (Rutter, 2012a):

Studi sull'epigenetica (Jirtle e Skinner, 2007), sui cambiamenti del sistema neuroendocrino e della struttura o funzione del sistema nervoso (plasticità struttura o funzione del sistema nervoso (plasticità cerebrale)..

.Effetti dell' abuso e dell'incuria (neglet) sul sistema

neuro -endocrino (asse HPA, ipotalamo-ipofisi-surrene) (Gunnar e Quevedo, 2008), ma i dati sono ancora carenti su quanto questi effetti differiscano nelle persone resilienti, in coloro cioè che superano le nelle persone resilienti, in coloro cioè che superano le avversità.

..La realtà degli effetti epigenetici delle esperienze è stato dimostrato da studi su animali (Meaney, 2010), ed è prevedibile che gli stessi meccanismi si applichino agli esseri umani ( Essex et al. 2011) . Tuttavia, come con i risultati relativi all'asse HPA, la domanda è se i fattori epigenetici rappresentino differenze individuali fattori epigenetici rappresentino differenze individuali nelle risposte dei bambini alle avversità - vale a dire se essi rendano conto anche della resilienza.

La plasticità cerebrale (Huttenlocher, 2002; Lenroot & Giedd, 2011; Nelson, 2011) si riferisce alla capacità del cervello di modificarsi come risultato di esperienze -cervello di modificarsi come risultato di esperienze -talvolta (ma non sempre) a seguito di stimoli sensoriali , in particolare durante le fasi sensibili dello sviluppo. Hubel e Wiesel (2005), ricerca sul ruolo dell' input visivo binoculare nel permettere il normale sviluppo della corteccia visiva.

La plasticità cerebrale è stata evidenziata, a tutte le età, La plasticità cerebrale è stata evidenziata, a tutte le età, sia in situazioni di “arricchimento” ambientale, come negli studi sui tassisti londinesi ( Maguire EA, et al., 2000; Woollett . Spiers, Maguire, 2009) , sia in situazione di “deprivazione” (Rutter, 2012a)

Studi sugli effetti della deprivazione istituzionale precoce esempio degli effetti di gravi avversità sociali sulla struttura e funzione neurale . Nello studio sociali sulla struttura e funzione neurale . Nello studio su bambini rumeni adottati in UK (Rutter & Sonuga-Barke, 2010) la deprivazione istituzionale durata oltre l'età di 6 mesi era associata ad una marcata riduzione della circonferenza cranica; i risultati della RMN mostravano una associazione con le dimensioni del cervello . Questo effetto è stato trovato in bambini che cervello . Questo effetto è stato trovato in bambini che non avevano subito una iponutrizione significativa (indicizzato dal peso corporeo), e anche se c'è stato un significativo recupero, la circonferenza cranica è rimasta ridotta almeno fino all'età di 15 anni.

. . Studi che hanno utilizzato metodiche come

l'elettroencefalografia e i potenziali evocati evento-correlati , come quello usato nello studio di Bucarest , hanno mostrato una marcata riduzione dell'attività cerebrale (Marshall, Fox; Bucharest Early Intervention Project Core Group (2004) , anche se questa Project Core Group (2004) , anche se questa migliorava se i bambini venivano dati in affidamento prima dell'età di 2 anni (Marshall, Reeb, Fox, Nelson, Zeanah, 2008) .

i studi su animal i hanno dimostrato che lo stress cronico provoca il rimodellamento dei circuiti dell'ippocampo (alterazioni dendritiche e delle sinapsi), e la soppressione della neurogenesi (McEwen & Gianaros, 2010); Effetto opposto sull' amigdala . Gli studi su umani sono più limitati; anche loro sono Gli studi su umani sono più limitati; anche loro sono stati interpretati come associazione tra stress e meccanismi neurotossici.

Un problema connesso ai cambiamenti biologici dovuti a Un problema connesso ai cambiamenti biologici dovuti a fattori ambientali riguarda il ruolo dello sviluppo nel determinare l'adattamento dell'organismo in relazione alle condizioni ambientali durante i periodi sensibili dello sviluppo (Bateson et al., 2004; Ellis et al., 2011). Un esempio in medicina è il rapporto tra scarsa crescita nel periodo prenatale e la predisposizione ad crescita nel periodo prenatale e la predisposizione ad un aumentato rischio di malattie cardiovascolari in età adulta (Barker, 1999, 2007).

. L'ipotesi è che la programmazione biologica fornisca un adattamento ad un ambiente caratterizzato da un adattamento ad un ambiente caratterizzato da scarsa nutrizione, e quindi può essere dannoso se il neonato viene sottoposto a una ipernutrizione forzata. Una implicazione, nel campo della salute mentale in età evolutiva, potrebbe essere che una troppo rapida stimolazione può essere dannosa nel caso di bambini che abbiano subito una deprivazione globale (ad es. che abbiano subito una deprivazione globale (ad es. crescita in ambito istituzionale) e che la resilienza potrebbe essere favorita da un ripristino più graduale di esperienze ambientali tipiche.

La ricerca sui fattori ambientali sta iniziando ad utilizzare La ricerca sui fattori ambientali sta iniziando ad utilizzare paradigmi metodologici più accurati . Il tradizionale dualismo “gene-ambiente” appare troppo riduzionista, ed appare necessario un nuovo approccio ai disturbi mentali, capace di integrare aspetti biologici con quelli contestuali La contrapposizione tra “natura” e “cultura” appare un retaggio del passato basato su “cultura” appare un retaggio del passato basato su vecchi paradigmi ideologici piuttosto che su un sistema di conoscenza scientificamente verificabile.