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Era il 4 luglio 1874; alcune carrozze scoperte con i Principi di Piemonte ed il loro seguito arrivano al Padiglione dei Giardini Pubblici di Corso Venezia. La cerimonia è per l’inaugurazione della Esposizione Storica di Arte Industriale. Questa notizia viene illustrata con una incisione “dal vero” dal signor Cenni per una rivista settima- nale “Nuova illustrazione universale” del 12 luglio 1874 eseguita con una precisione quasi fotografica quale servizio di cronaca per la città di Milano. L’Esposizione era stata curata dalla Associazione Industriale Italiana che aveva a dis- posizione questo caratteristico edificio il quale, in un secondo momento, lascerà il posto all’odierno Museo di Storia Naturale. La notizia mette in evidenza l’interesse nascente per le “Arti Industriali”, che oggi conosciamo con il nome di Arti Applicate e la sentita necessità di formazione di mae- stranze nel settore. Infatti nel 1878 la citata Associazione fonda, presso quella che negli anni precedenti era stata la sua sede, il “Museo d’Arte Industriale” facendone dono più tardi al Comune. Tale donazione è accompagnata dalla richiesta di aprire una Scuola che sia collegata con il Museo in modo operativo. Sul frontespizio dello Statuto di fondazione si leg- gerà più tardi infatti il titolo che contiene esattamente il programma, le modalità ed il fine della futura Scuola: Scuola Superiore d’Arte Applicata all’Industria del Castello Sforzesco Annessa al Museo Artistico Municipale . Il Museo d’Arte Industriale diverrà Museo Artistico Municipale ed i primi corsi di Disegno iniziati in modo sperimentale diventeranno una organizzata Scuola Superiore con un preciso Statuto. I primi attori di questa storica impresa furono il cav. Antonio Beretta, presidente della Associazione Industriale Italiana, l’architetto Carlo Maciachini e il pittore Luigi Cavenaghi, che iniziarono a studiare i programmi e la possibilità di aprire corsi con indirizzo mirato alla formazione nelle arti applicate. Il progetto prende forma ed il Comune di Milano, quale principale ente fondatore, si fa carico di portare a buon fine l’opera di fondazione. Nel 1882 viene così fondata ufficialmente la Scuola. Lo suggella un Regio Decreto datato 2 luglio 1882, firmato da Umberto I e dal guardasigilli G. Zanardelli, succes- sivamente registrato alla Corte dei Conti addì 31 ottobre 1882 reg. 124 a foglio 22. 70 “Fare con Arte il proprio mestiere, non fare dell’Arte solo un mestiere”. La Scuola d’Arte Applicata all’Industria del Castello Sforzesco di Valentina Bertoni, Pietro Nimis e Roberto Bellini

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Era il 4 luglio 1874; alcune carrozze scoperte con i Principi di Piemonte ed il loroseguito arrivano al Padiglione dei Giardini Pubblici di Corso Venezia. La cerimoniaè per l’inaugurazione della Esposizione Storica di Arte Industriale. Questa notiziaviene illustrata con una incisione “dal vero” dal signor Cenni per una rivista settima-nale “Nuova illustrazione universale” del 12 luglio 1874 eseguita con una precisionequasi fotografica quale servizio di cronaca per la città di Milano.L’Esposizione era stata curata dalla Associazione Industriale Italiana che aveva a dis-posizione questo caratteristico edificio il quale, in un secondo momento, lascerà ilposto all’odierno Museo di Storia Naturale.La notizia mette in evidenza l’interesse nascente per le “Arti Industriali”, che oggiconosciamo con il nome di Arti Applicate e la sentita necessità di formazione di mae-stranze nel settore.Infatti nel 1878 la citata Associazione fonda, presso quella che negli anni precedentiera stata la sua sede, il “Museo d’Arte Industriale” facendone dono più tardi alComune.Tale donazione è accompagnata dalla richiesta di aprire una Scuola che sia collegatacon il Museo in modo operativo. Sul frontespizio dello Statuto di fondazione si leg-gerà più tardi infatti il titolo che contiene esattamente il programma, le modalità edil fine della futura Scuola: Scuola Superiore d’Arte Applicata all’Industria del CastelloSforzesco Annessa al Museo Artistico Municipale.Il Museo d’Arte Industriale diverrà Museo Artistico Municipale ed i primi corsi diDisegno iniziati in modo sperimentale diventeranno una organizzata Scuola Superiorecon un preciso Statuto. I primi attori di questa storica impresa furono il cav. Antonio Beretta, presidente dellaAssociazione Industriale Italiana, l’architetto Carlo Maciachini e il pittore LuigiCavenaghi, che iniziarono a studiare i programmi e la possibilità di aprire corsi conindirizzo mirato alla formazione nelle arti applicate. Il progetto prende forma ed ilComune di Milano, quale principale ente fondatore, si fa carico di portare a buon finel’opera di fondazione.Nel 1882 viene così fondata ufficialmente la Scuola. Lo suggella un Regio Decretodatato 2 luglio 1882, firmato da Umberto I e dal guardasigilli G. Zanardelli, succes-sivamente registrato alla Corte dei Conti addì 31 ottobre 1882 reg. 124 a foglio 22.

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“Fare con Arte il proprio mestiere,non fare dell’Arte solo un mestiere”.La Scuola d’Arte Applicata all’Industria del Castello Sforzesco

di Valentina Bertoni, Pietro Nimis e Roberto Bellini

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Alle origini i fondatori sono quattro, tre enti locali e uno statale, esattamente ilComune di Milano, la Provincia di Milano, la Camera di Commercio di Milano conla partecipazione del Ministero di Industria, Agricoltura e Commercio.Nello Statuto vengono definiti i contributi per il sostegno alla nuova Scuola ed i com-piti spettanti agli Enti fondatori che provvedono poi a stilare il regolamento e l’orga-nico per il funzionamento operativo della Scuola stessa. La prima sede messa a dispo-

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1 - Frontespizio dello Statuto (1884).

2 - Il Padiglione dei Giardini Pubblici, sede del Museo d’Arte Industriale e della annessa Scuola di Disegno.

3 - Milano 4 luglio 1874: l’arrivo dei Principidi Piemonte per l’inaugurazione dell’EsposizioneStorica d’Arte Industriale nel Padiglione dei Giardini Pubblici. (Da Nuova Illustrazione Universale)

4/5 - Uno dei personaggi legati alla Scuola: l’artista Adolfo Wildt ed il suo busto marmoreo in onore di Arturo Toscanini. (A.R.G.)

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sizione dal Comune di Milano, cui spetta il compi-to, è proprio l’edificio a padiglione dei giardini pub-blici di Porta Venezia, precedentemente citato. Alladirezione viene chiamato il pittore Luigi Cavenaghi;nel primo Consiglio Direttivo troviamo inoltre inomi del pittore Giuseppe Bertini, autore dellevetrate ottocentesche del duomo di Milano edell’Ambrosiana e maestro di Cavenaghi, il dottorTito Vignoli e come Presidente il marchese CarloErmes Visconti.Dobbiamo considerare che erano passati pochi annidalla raggiunta unità d’Italia (1861) e due anni dopoera stato fondato il “Regio Istituto TecnicoSuperiore”, oggi Politecnico, che mirava alla forma-zione di una classe di dirigenti tecnici e di impren-ditori. Nel panorama formativo esisteva già dal 1776l’Associazione di Belle Arti di Brera, dove però non

venivano trattate le cosiddette arti minori.Restava così ancora scoperta quell’area dell’artigianato, chiamato “arte industriale”;con la Scuola d’Arte, quindi, si veniva a completare una costituzione di quadri inter-medi tra la formazione artistica dell’Accademia, peraltro benemerita ed il sempliceartefice formatosi solo nell’esperienza lavorativa.

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“Ill. mo Signore, allo scopo di rendere sempre più pratico l’insegna-mento del disegno applicato all’industria, la Direzione di questa Scuolaè venuta nella deliberazione di rivolgersi ai principali rappresentantidell’industria artistica locale, onde addivenire ad un’intesa che riescagiovevole all’incremento di questa e del pari consenta unapiù diretta utilità della Scuola Superiore d’ArteApplicata all’Industria.Sarebbe pertanto opportuno che delegati di que-sta Scuola potessero visitare i principali stabili-menti artistici industriali della città, onde formar-si un esatto criterio degli indirizzi artistici chenelle singole industrie vanno prevalendo in con-fronto al gusto del pubblico e a tutte le altre con-dizioni di indole tecnica e economica, le quali nonpossono essere equamente apprezzate se non dachi della industria sopporta le condizioni di concor-renza.Così pure dovrebbero gli Industriali visitando questa Scuola, dallaquale esce non piccola parte degli artieri a cui è affidato l’incrementodei loro interessi, esaminarne l’ordinamento e i risultati che ne deri-vano, onde consigliare in merito alla coltura artistica della mano d’o-pera della quale devono di continuo fornirsi.

Questa azione condotta parallelamente e di conserva, potrà, come laS.V. intenderà sicuramente, condurre a una stretta intesa tra la parteteorica inclusa nell’insegnamento e la parte pratica che si svolge quo-tidianamente nel lavoro dell’officina, per cui può derivarne un equili-

brio di energie che fu grande coefficiente della gloriosa attivitàdell’industria artistica italiana dei passati tempi.

Per tale intesa potremo finalmente, a non lunga scaden-za, emanciparci dai modelli stranieri e imprimere ainostri oggetti uno spiccato carattere di italianità chevalga a soddisfare il gusto del pubblico. È pure nell’a-nimo di questa Direzione di utilizzare l’ingente mate-riale didattico della scuola per l’uso di questi indu-striali che volessero mandare i loro disegnatori o

artieri a consultarne i modelli, libri e giornali italiani estranieri.

Voglia la S.V. Ill. cortesemente rispondere in proposito allaazione che intendiamo sviluppare, ben lieti se oltre ad un

cenno di adesione vorrà aggiungere qualche proposta la quale possaagevolare lo scopo al quale tendiamo”.

Da una lettera agli“industriali d’arte”di Luigi Cavenaghi

Marmo di Bassano Danielli del 1921 realizzato in occasione della commemorazione, tenuta da Guido Marangoni, per Luigi Cavenaghi.

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Scuola e museoScuola e Museo quindi; era stata individuata una nuova formula chepotesse essere una azione coordinata nella produzione creativa, basa-ta sulla documentazione diretta circa gli oggetti della produzione.Il museo era dotato di mobili, oggetti di arredo in vetro, ceramiche,smalti porcellane, stoffe e carte d’arredo, oreficerie, argenti ed avorie tutto quanto prodotto da manifatture artigianali e artistiche. Taliopere ed oggetti erano stati catalogati per tipologie e con criteriocronologico, messi a disposizione degli allievi quali modelli reali,da disegnare copiando e per lo studio delle forme. Nel titolo della Scuola compare il termine industria; tale termineva inteso e riferito soprattutto ad apparati produttori di tipo arti-gianale ma anche a quelle che erano le prime esigenze della nascen-te e prevedibile produzione seriale soprattutto nel tessile. Anche nel campo del com-mercio il disegno cartellonistico nel primo ‘900 aveva bisogno di artisti specifici.Sicuramente il prendere ispirazione o, come potremmo dire oggi, il ri-disegnare damodelli classico-antichi era attività viva in Europa già dalla fine dell’Ottocento.Abbiamo conferma negli esempi di artisti quali William Morris della stessa epoca, oda quello che oggi è il Victoria and Albert Museum di Londra nel campo museale perle arti applicate. Lo stesso interesse compare anche in altre città europee come Viennae Parigi, per citare le principali.Questo indirizzo di stretto rapporto tra l’arte ed il mondo produttivo viene dato subi-to alla Scuola dal suo primo direttore, il pittore e restauratore Luigi Cavenaghi, cheper un quarantennio si dedicò ad avviare, consolidare e sostenere la Scuola. Ne è testi-monianza una lettera con la quale egli si rivolge agli imprenditori dell’epoca per sta-bilire un contatto di reciproco interesse.

Per incrementare il rapporto scuola-museo periodicamente venivano acquistate opereche servissero alla Scuola come modelli di studio per gli allievi e nel contempo andas-sero ad arricchire il patrimonio museale. Le migliori occasioni erano durante le espo-sizioni fieristiche cui la Scuola partecipava fin dai primi anni della fondazione e dallequali spesso riportava premiazioni e riconoscimenti.

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1 - Il Castello Sforzesco sullo sfondo di largoCairoli, per le Esposizioni Riunite del 1894.(Illustrazione Italiana - A.R.G.)

2 - Cartolina del 1906 edita in occasionedell’Esposizione Universale in Milano.

3 - Sette elaborati eseguiti dagli allievi, copiandoi modelli provenienti dal Museo (1916).

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Intenti e finalitàCon il Direttore Luigi Cavenaghi la Scuola lavora con un indirizzo prevalentementeclassico, poiché Cavenaghi ritiene che la storia del nostro paese abbia una grande ere-dità da trasmettere nella formazione degli “artieri”. Egli in genere si riferiva alle atti-vità artistiche che lui stesso praticava: la pittura in tutte le tecniche, specialmente l’o-lio, l’affresco ed il restauro. Quest’ultimo in particolare veniva praticato prevalente-mente come rifacitura delle parti deteriorate, non essendo stato ancora introdotto ilconcetto di restauro moderno, dove il rifacimento costituisce un arbitrio anche con-tro la purezza stilistica dell’autore. Era quindi indispensabile una straordinaria abili-tà nell’interpretare lo stile dell’autore e riapplicare la sua particolare tecnica nelle parti

mancanti.La copia dal vero e lo studio delle tecniche vengono consideratebasilari, unite ad uno sguardo agli antichi maestri. Nello stes-so periodo, cioè verso la fine dell’Ottocento, dalla Francia arri-vava l’interesse per gli impressionisti e aseguire poi l’Art Nouveau e i vari movi-menti moderni del primo ‘900. Il diret-tore Cavenaghi cercò di dosare questiultimi interessi, che chiamò le modedel momento, continuando a

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preferenziare una fedeltà alla classicità italiana, grande portatrice di valori artistici. Solo più tardi con il secondo Direttore Alfredo Melani l’interesse per il panoramaeuropeo aumentò, dovuto anche alla partecipazione a numerose Esposizioni nazionali

ed estere, cosicché il Liberty ed i vari “ismi” di derivazione europea entrarono a farparte dei linguaggi espressivi degli allievi.In un programma del 1925 troviamo: “La Scuola Superiore d’Arte Applicataall’Industria vuole dare agli artefici che posseggono i fondamenti tecnici e grafici, lacultura e l’abilità artistica che loro consentano di esercitare l’arte liberamente e nobil-mente”.Conservando queste due linee portanti di base la Scuola seppe modificare ed aggior-nare gli insegnamenti, procedendo al passo con i tempi, a secondo di quanto l’attua-lità richiedeva, senza perdere qualità ma piuttosto cercando di migliorarla integran-do sempre nuove possibilità espressive. Dall’inizio fino al 1940 la Scuola non cessò mai di partecipare alle EsposizioniNazionali ed Internazionali, raccogliendo medaglie, diplomi e riconoscimenti.Dopo la guerra, per circa un ventennio, ebbe l’incarico di Direttore Giuseppe

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1 - Un’aula del Castello per la copia dal vero.

2 - Il Castello, simbolo di Milano, in un disegnoprogettuale di restauro di Luca Beltrami: all’interno ebbe sede per oltre un secolo la ScuolaSuperiore d’Arte Applicata all’Industria.

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Fondatore e primo direttore della ScuolaSuperiore d’Arte Applicata, pittore, affreschi-sta (volta della chiesa di Caravaggio) restau-ratore già nel salone dei Giardini Pubblici(restauri pittorici per privati e musei), insiemea Carlo Maciachini Luigi Cavenaghi iniziò iprimi corsi e le prime sperimentazioni discuole e progettando nel contempo la ScuolaSuperiore d’Arte Applicata, allo scopo divalorizzare la “produzione arti-stica quale materia prima dimisconosciuta importanza, unadelle maggiori e più nobili ric-chezze: la genialità tradizionaledel popolo italiano” come scri-veva Guido Marangoni, tessen-done l’elogio.Il Comune fu il primo a ricono-scere la validità di sostituire que-sta opportunità visto l’afflussodei giovani e, non bastando ilpadiglione dei Giardini, potè tra-sferire nel 1885 la Scuola alCastello Sforzesco, in un primomomento nella Corte Ducale epiù tardi, dopo il restauro operato da LucaBeltrami, nell’ala sinistra del Castello, doveresta fino al dicembre 1999.Molto dedito a promuovere la Scuola, assil-lando le autorità locali e governative perpoter ottenere il necessario affinché la Scuola

potesse procedere nel suo percorso, dirigen-do insegnanti ed assistenti, seguendo perso-nalmente gli allievi e avviandoli anche nellaprofessione.Anche nell’ultimo periodo, in cuila malattia gli aveva impedito la professione,non mancava di interessarsi alla Scuola, tantoda guadagnarsi l’appellativo affettuoso di “elpà” attribuitogli dagli allievi. Molto attento adimpostare un insegnamento adeguato al

tempo ed alle necessità della professione,quello che oggi chiamiamo il rapporto scuo-la-lavoro.Con Cavenaghi i contenuti degli insegnamen-ti dei corsi furono attenti ad una fedeltà allatradizione classica. Egli guidò la Scuola con

grande professionalità, senza indulgere trop-po alla moda del momento. Si tenga contoche nell’epoca di fine secolo lo stile liberty egli “ismi” di derivazione franco-europea sifacevano sentire in tutta Europa.Sarà il suo successore Alfredo Melani ad apri-re alle risonanze francesi attraverso l’introdu-zione dello stile floreale ormai affermatosiattraverso la Belle Epoque lombarda. Divulgò

il nome della Scuola nel mondoartistico nazionale ed internazio-nale facendola partecipare anumerose Esposizioni eConcorsi.Tenne i contatti con Brera, con laSocietà Umanitaria (coadiuvan-dola, insieme ai maggiori artisti emaestri d’arte del tempo, nellescelte in materia di arte applicataall’industria) e con l’Universitàdelle Arti Decorative, che la stes-sa Umanitaria stava istituendo aMonza nella Villa Reale.Considerando anche i quattroanni dei corsi sperimentali prima

della nascita della Scuola, possiamo dire che ilMaestro Cavenaghi dedicò ben quarant’anninella sua vita di impegno intelligente ed atten-to sempre alla ricerca dei migliori risultati, afavore dell’istituzione che aveva contribuito afondare.

Luigi Cavenaghi(1844 - 1918)

Il pittore Luigi Cavenaghi nel suo studio.

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Boattini, ricordato da molti allievi e colleghi come un uomo di grande disponibilitàper la Scuola e per le persone che la frequentavano. Molti infatti ricordano con piace-re di aver partecipato a uscite culturali che il direttore organizzava in varie città oltreche in Milano, conducendo gli allievi a conoscere le bellezze artistiche del nostro Paesenella loro realtà.Nel 1966, con il Direttore Carlo Paganini, scultore, si ha una riorganizzazione deicorsi e dei programmi; in quegli anni viene eseguito dal Comune di Milano unrestauro nei Musei del Castello Sforzesco e nei locali che la Scuola occupava. Paganininell’arco di 27 anni apportò varie modifiche: sostituì la scultura con tecniche cheriguardavano la comunicazione: come grafica pubblicitaria e illustrazione, alle qualipiù tardi si aggiunse il fumetto.Invitò illustri personaggi, come Bruno Munari, Gillo Dorfles, Silvio Ceccato edEmilio Tadini a tenere comunicazioni e conferenze agli allievi, chiamò valenti docen-ti come Pino Tovaglia, Carlo Dradi, Gianfilippo Usellini, Eros Pellini, Felice Mina,Leonello Pica, per citarne solamente alcuni. Aprì i laboratori di vetrata, mosaico edincisione, diede una nuova biblioteca alla Scuola, riservando la biblioteca antica soloa ricerche particolari ed un laboratorio fotografico a servizio in particolare della grafi-ca. Oltre ai tradizionali corsi serali aprì inoltre corsi diurni, gestitidall’Amministrazione Comunale, sotto la sua direzione, dando vita alla Scuola Arte eMessaggio, con indirizzo affine alla comunicazione. Nel 1982 editò la prima mono-grafia della Scuola in occasione del centenario di fondazione. Al direttore Paganini seguì il direttore Luigi Timoncini, pittore, che nei suoi 10 annidi direzione fece una riorganizzazione prima di tutto amministrativa poiché i tempilo richiedevano; riorganizzò i corsi portandoli da frequenza quadriennale a frequenzatriennale, concentrando i programmi e rendendo autonomo ogni percorso didattico,

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“Questa solida costituzione della Scuola, oltreche dal numero e dal valore degli artefici cheda lei irradiarono (150 nel primo anno, 300nel 1895, oltre 500 nel 1905, n.d.r.), con-tribuendo a dare impulso e serietà diindirizzo alla produzione artistica profes-sionale, è attestata dalla prova subitadurante la fase eccezionale che il senti-mento estetico attraversò in questi ultimidecenni. Se un indirizzo sano, positivonon avesse presieduto alle sue sorti, laScuola avrebbe forse ceduto, (come pur-troppo avvenne in consimili scuole, spe-cialmente all'estero), a quell’influsso che,attribuendosi la missione di “arte nuova”,ritenne di poter sfatare il passato, di ribellarsialle tradizioni, col preconcetto di rinnovareciò che per sua natura già si rinnovella nell'in-cessante lavorìo dell’evoluzione dell'arte.L'illusione di aprire nuovi orizzonti artistici colsemplice mezzo di una esclusiva ed intensifi-

cata inspirazione della natura, tramontò piùche per effetto di una reazione, per la fatuitàdei suoi risultati: ed oggi chi rievoca i fasti di

questa così detta “arte nuova”, non può ameno di constatarne l'artificio, la monotonia,e quel che è peggio, l'abuso della ripetizione,sostituendo allo studio sincero della natura iltroppo comodo sfruttamento, compiuto aman salva, di forme straniere, in contrastocon la genialità latina. La Scuola d'arte seppe

sfuggire alle esagerazioni di questo influsso:pur giovandosi di quanto un lodevole deside-rio di novità poteva consigliare nel campo

essenzialmente decorativo, in relazione amutate o sopraggiunte esigenze della vita,non volle rinunciare ai principi fondamen-tali del senso estetico, nè ai dettami dellatradizione, gli uni e gli altri non facilmentemutabili. In tal modo, la Scuola seppe con-temperare queste tradizioni colla raziona-le aspirazione verso una continua origina-lità delle manifestazioni: poiché non vi èragione alcuna di rinnegare forme d'arteancora efficaci per il semplice fatto che

delle medesime siasi abusato, o ne sia statosnaturato il carattere in gelide riproduzioni”.

da “Città di Milano” del 30 aprile 1916

“La serietà di indirizzo è il valore

della Scuola”.Parola di

Luca Beltrami

Progetto di pendole e lampada degli allievi Mariano e Marchesi per l’Esposizione di Roma del 1907 (da Arte Italiana Decorativa e Industriale).

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collegato al laboratorio corrispondente, in pratica introducendo il concetto di appro-fondimento per ogni disciplina trattata.Iniziò l’attuazione dei corsi brevi in modo sperimentale e riprese l’antica tradizionedella premiazione degli allievi meritevoli alla scadenza di ogni triennio. Editò duemonografie: una nel 1997, per i 100 anni di permanenza della Scuola al CastelloSforzesco ed una seconda nel 2003 per ridare visibilità alla Scuola dopo il trasferi-mento subìto.Da pittore, appassionato di incisione, diede un risalto particolare anche a questa disci-plina, organizzando un vero laboratorio e costituendo un percorso di studio autono-mo anch’esso di durata triennale.Dal 2004 l’architetto Pietro Nimis, attuale direttore, sulle orme di Timoncini, haportato avanti quanto in precedenza aveva fatto il maestro, poiché essendo stato suocollaboratore per il coordinamento didattico, non ha dovuto portare modifiche sostan-ziali aggiuntive ai corsi serali. Ha invece potenziato i corsi brevi sia serali di 60 ore,sia diurni di 30 ore, introducendovi anche nuove discipline come la scultura e il dise-gno di figura dal vero, tecniche informatiche per la grafica ed altri corsi minori.L’idea portante di Nimis, è stata finora di potenziare il rapporto della Scuola con lacittà e l’esterno. Molti sono stati tra il 2004 ed il 2008 gli eventi cui la Scuola ha par-tecipato con presenza a fiere, esposizioni e mostre. Un secondo obiettivo, nella didat-tica, è di fare riscoprire agli allievi il concetto di “progettazione”, secondo il terminemolto usato di “design”.

Scuola Superiore d’Arte applicata all’industria - Castello Sforzesco

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1 - Bozzetto di Pino Tovaglia, docente dellaScuola, per la ditta Nebiolo. (dal volume “La regola che corregge l’emozione” -Corraini Ed., 2005)

2 - Un’aula del Castello durante un’esercitazionedi disegno dal vero (anni ‘60).

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La sede della Scuola La prima sede della Scuola, il Padiglione dei Giardini Pubblici di Porta Venezia,divenne insufficiente già dopo pochi anni dalla fondazione poiché il buon nome dellaScuola cresceva e gli allievi aumentavano ed era necessaria una sede più adatta. IlComune fu il primo a riconoscere la validità di questa opportunità visto l’afflusso deigiovani e poté trasferire nel 1885 la Scuola al Castello Sforzesco in un primo momen-to nella Corte Ducale e più tardi, dopo il restauro operato da Luca Beltrami, nell’alasinistra del Castello dove restò fino al dicembre 1999, escludendo qualche piccolo

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La sede storica della Scuola Superiored’Arte Applicata non costituisce un periodoimportante solo nel percorso storicodell’Istituto ma è un momento significativoper l’intera storia della città.Dobbiamo considerare che il Castello, dopole gloriose epoche rinascimentali deiVisconti e degli Sforza, nobile residenza for-tificata, ma anche fonte di munificenza arti-stica e culturale (si pensi al periodo leonar-desco), in seguito alle occupazioni stranierevide passare tra le sue mura solamenteeserciti, armi, cavalli e prevalentemente ciòche serviva al potere per una riserva diforza militare da usare all’occorrenza, contutto ciò che ne derivava. Possiamo ricorda-re a tal proposito che gli Spagnoli avevanoutilizzata la torre antistante come depositodi polveri da sparo, che un certo giornomalauguratamente saltò in aria distruggen-do la torre del Filarete.Possiamo quindi immaginare l’antipatia deimilanesi per un complesso storico che nonricordava la “storia”, ma malandato e mal-trattato com’era, faceva memoria solo diguerre e tempi tristi.Fu forse l’intuizione dell’architetto Luca

Beltrami (1854-1933), maggiore rappresen-tante italiano del restauro storico, che soste-neva la necessità di basare la ricostruzionedei monumenti su una precisa documenta-zione e che aveva visto e studiato il restau-ro della città di Carcassonne in Francia ad

opera di E. Viollet-le-Duc (1814-1879), aproporre il restauro e la ricostruzione delleparti in rovina, al fine di farlo diventare nuo-vamente un monumento testimone di sto-ria e di cultura. Pare che Beltrami si sia tro-vato davanti a molte parti del monumentocompletamente perse e che egli ricostruìanche forse con deduzioni un po’ personali.Sta di fatto che egli riuscì comunque nell’in-tento di fare amare nuovamente ai milanesiil loro castello facendolo diventare “conteni-tore” di arte, proprio per il primo nucleomuseale e per la Scuola d’Arte Applicatache ivi collocò.A quest’idea concorse, oltre alla SocietàUmanitaria (che nel Castello istituì le sueScuole d’Arte Applicata all’Industria), anchela Cassa di Risparmio delle ProvincieLombarde che fornì ulteriori fondi per rea-lizzare tale progetto, assieme al Comune diMilano. Lo stemma e l’intestazione sono tut-t’oggi visibili.

Il Castello Sforzesco

1904. Sezione del piano terreno dal progetto di massima per l’adattamento del corpo di fabbrica anteriore del Castello Sforzescoad uso di laboratorio e scuola d’arte applicata all’industria (Archivio Storico Umanitaria).

L’ingresso della Scuola nel cortile del Castello fino agli anni Duemila, quando cambiò sede.

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spostamento in occasioni particolari dei quali vi è notizia ma non riscontro nei docu-menti.Nel 2000 la Scuola è stata trasferita dall’amministrazione comunale dal CastelloSforzesco alla sede di via Giusti insieme alla Civica Scuola diurna Arte e Messaggio,con la quale tuttora condivide parte dei locali.Il Comune primo Ente Fondatore, che per Statuto fornisce gratuitamente la sede allaScuola, in questo caso ha deciso unilateralmente di destinare lo spazio del Castello aiMusei, trasferendo le due scuole nell’edificio di via Giusti. Lo sradicamento dalla anti-ca sede ha comportato per la Scuola un notevole disagio. Primo tra tutti il calo delleiscrizioni sia per il disorientamento della popolazione scolastica sia per il minor spa-zio disponibile e la diversa qualità dello spazio stesso: le aule scolastiche tradizionalinon sono le più congeniali per i laboratori d’arte a differenza dei grandi saloni delCastello. È innegabile che la perdita della prestigiosa sede ne abbia appannato anchel’immagine. Il questi anni però, sia il direttore Timoncini che ha dovuto suo malgra-do accettare il trasloco, sia l’attuale direttore Nimis hanno fatto il possibile per ripri-stinare l’immagine della Scuola e le iscrizioni degli allievi non sono globalmentediminuite dal 2003 ad oggi. Internet e la pubblicità hanno permesso di non perdereulteriore terreno tanto da poter verificare l’andamento verso un consolidamento di unanuova immagine della Scuola.

Eventi che segnano un camminoAbbiamo già citato le tappe fondamentali dello sviluppo della Scuola nei cambia-menti di sede, pur considerando che la sede storica ufficiale fu per ben 105 anni ilCastello Sforzesco. Possiamo vedere ora i rapporti della Scuola con la città e con la società non tanto nellefinalità che si erano posti i fondatori, di formare cioè i quadri delle maestranze nelcampo delle arti applicate attraverso seri programmi ed insegnamenti, quanto conquelli che si possono chiamare “Eventi” di una certa importanza, quelli che hannoimpresso e che imprimono un marchio di qualità alla storia della Scuola.Va dato merito al primo direttore, Luigi Cavenaghi, di aver promosso e voluto la par-

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Le tracce giunte a noi dal passato sulla ScuolaSuperiore d’Arte Applicata non sono genero-se, ma da quanto sappiamo la Scuola ha avutogià collegamenti con la Società Umanitaria,poiché troviamo in un documento del 1925che i giovani licenziati dalle Scuole-Laboratoriod’Arte applicata all’Industria dell’Umanitariadavano accesso ai corsi superiori della Scuola,nei tre indirizzi superiori di pittura decorativa,architettura applicata, scultura decorativa. Nonsolo, gli allievi dei corsi citati potevano faredegli studi sulla flora e sulla fauna all’apertonelle Scuole dell’Umanitaria e frequentare iCorsi speciali e straordinari di Decorazionemoderna e d’ogni Arte applicata istituitidall’Umanitaria stessa.Questo ci mostra che vi

era un coordinamento di programmi svolti epraticati, analogie di indirizzo. Analoghi riferi-menti vengono fatti per la Scuola per gliArtefici di Brera.Per quanto riguarda la Società diIncoraggiamento d’Arti e Mestieri, crediamoche da questo istituto provenissero allievi cheavevano ricevuto una prima formazione utilesul disegno geometrico, probabilmente per ilcorso superiore di architettura applicata.In tempi più recenti (1995-1999) la SIAM haospitato presso la sua sede i due corsi “Arteficie Restauratori di Vetrate Istoriate”, program-mati da due profondi conoscitori del settore,quali Ernesto Brivio, direttore della Fabbricadel Duomo, e Caterina Pirina, studiosa storica

di vetrate, appartenente al Corpus VitrearumMedii Aevi. In questa occasione la Scuola delCastello ha dato un apporto di due espertinel campo per la composizione e la progetta-zione pittorica con il pittore Luigi Timoncini e,per il disegno e la tecnologia, con l’architettoPietro Nimis, che hanno partecipato comedocenti di entrambi i corsi.Con gli altri tre Enti Storici c’è un collegamen-to dato prima di tutto dalla storia milanese,EMIT, Ente Morale Istruzione Tecnica e CircoloFilologico Milanese, mentre con la ScuolaCova c’è un denominatore comune dato dal-l’arte; la Scuola Cova ha infatti una grande tra-dizione nel campo delle ceramiche e delladecorazione ad esse collegata.

I rapporti con gli altri

enti storici milanesi

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tecipazione della Scuola alle principali esposizioni dell’epoca italiane ed estere, attra-verso l’invio delle opere degli allievi.“Esporre” significava allora come oggi “fare vedere” al pubblico la bravura degli auto-ri riguardo agli elaborati esposti. La partecipazione a questi grandi eventi, da quantoci è dato conoscere, inizia due anni dopo la fondazione della Scuola con la partecipa-zione all’Esposizione Nazionale di Torino del 1884, che permette di riportare in sededue medaglie d’oro.

Due anni più tardi, forti del successo ottenuto, la partecipazione è ad una esposizioneinternazionale in Belgio, nella città industriale di Anversa, riportando anche in que-sta occasione una medaglia per la buona qualità delle opere esposte. Segue poiPalermo, cinque anni dopo, con un diploma d’onore. Nel frattempo avviene l’installazione della Scuola nella sede che diventerà storica: ilCastello Sforzesco. Pensiamo che questo abbia comportato un lavoro di assestamentoe riorganizzazione interna che non ha concesso di dedicarsi ulteriormente alleEsposizioni. Poi però, dal 1898 al 1911 troviamo ben sette appuntamenti, in mediauno ogni due anni: Torino, Parigi, ancora Torino e nel 1904 niente meno che SaintLouis, città addirittura oltremare, poi nel 1906 l’Esposizione Universale di Milano,successivamente Roma e di nuovo Torino. Questa felice catena di avvenimenti siinterrompe con la morte del direttore Cavenaghi, il quale era certamente riuscito nelsuo intento di lanciare brillantemente il nome della “sua Scuola”; si consideri inoltreche i mezzi per viaggiare all’inizio del secolo non erano come quelli odierni!Sotto Boattini le partecipazioni a mostre ed eventi proseguono, ma con ritmi ed obiet-tivi diversi e più limitati: Biennale di Monza, celebrazione del cinquantesimo di fon-dazione con mostra a Palazzo Beccaria a Milano, cui seguono tre partecipazioni alleTriennali di Milano.Abbiamo già citato la caratteristica del direttore Boattini di coltivare uscite culturaliper la documentazione diretta sulle opere nazionali; con carta e matita si facevano

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1 - Cartellone composto dall’alunno A. Vassallo per l’Esposizione di Roma del 1907.

2 - 1923. Cartolina di Basilio Cascella facenteparte di una serie disegnata da alcuni dei maggioriartisti del tempo per il manifesto della I Biennaled’Arte di Monza. (Archivio Società Umanitaria)

3 - La sala dell’Esposizione di Arte e Artigianatodi Kyoto (Giappone) in cui vennero esposti nel2004 i lavori del laboratorio di Design tessile.

4 - Tre copertine delle monografie sull’attività della Scuola del Castello.

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rilievi dal vero e si ha notizia che siano strati fatti anche calchi con il gesso per rilievidal vero su alcune sculture.Nell’epoca del direttore Paganini possiamo ricordare la grande mostra al Palazzodell’Arengario di Milano nel 1971 ed alcune mostre interne di fine anno, al CastelloSforzesco, ma soprattutto nel 1982, in occasione del centenario della Scuola, la mostrae la presentazione della prima monografia, punto fermo del lavoro svolto nella scuolae primo consistente documento fotografico delle opere realizzate da allievi e docenti.Sarà il direttore Timoncini, quindici anni dopo, nel 1997 a presentare la secondamonografia della Scuola per la ricorrenza dei 100 anni della sede storica della Scuolaall’interno del Castello Sforzesco. Nel 1999 la Scuola riceve dalla Camera di Commercio di Milano il riconoscimento“Milano Produttiva” con conferimento della medaglia d’oro. Pochi mesi dopo laScuola viene trasferita dall’Amministrazione Comunale nella nuova sede di via Giusti.Questo evento, che porta necessariamente un certo disorientamento nell’attività dellaScuola, suggerisce nuovamente la necessità di riprendere in considerazione la parteci-pazione ad esposizioni esterne. Così il direttore Timoncini, con l’aiuto del coordina-

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Da uno stampato del 1925 si desumono finalità e corsi.L’insegnamento dei corsi superiori durava quattro anni e la scuola eradivisa in tre sezioni: PITTURA DECORATIVA E ARTI AFFINI, per i pit-tori decoratori, gli scenografi, i pittori di vetrate, di ceramiche, dise-gnatori di stoffe, pizzi e ricami, per gli incisori, i litografi, gli illustratoridel libro; ARCHITETTURA APPLICATA, per i capomastri, i disegna-tori edili, gli ebanisti, i fabbri ferrai e i marmisti; SCULTURA DECO-RATIVA, per gli scultori decoratori, gli stuccatori, i modellatori in gene-re, i ceramisti, gli intagliatori, i cesellatori.Annessa ai Corsi Superiori, la Scuola aveva i corsi preparatori cheduravano tre anni ed erano costituiti da: STUDIO DAL VERO eAVVIAMENTO ALL’ARTE APPLICATA.

Da un altro rendiconto del 1931, si desume che con gli anni era sub-entrata qualche variazione: la durata dei corsi superiori passa a treanni per la specializzazione dei mestieri.Le sezioni, integrate da nozioni di storia dell’arte ed i corsi prepara-tori, comuni a tutte le professioni, da triennali divengono biennali, sonosempre tre: PITTURA DECORATIVA e MATERIE AFFINI; ARCHI-TETTURA APPLICATA; SCULTURA ORNAMENTALE.Erano comprese molte discipline: dalla decorazione al disegno dalvero; dall’oreficeria all’intaglio e al ricamo; dalla plastica ornamentalealla ceramica con successive estensioni alla geometria descrittiva, allagrafica, alla pittura pubblicitaria .

Negli anni Settanta, sotto la direzione di Carlo Paganini, la Scuola ècostituita da un periodo di due anni a carattere propedeutico e di dueanni per i corsi superiori nei seguenti indirizzi:PITTURA DECORATIVA, integrata da nuovi laboratori di affresco,vetrata,mosaico, incisione e più tardi arazzo; ARREDAMENTO, comecontinuazione dell’indirizzo architettonico; ILLUSTRAZIONE, chenegli anni darà luogo anche al fumetto; GRAFICA PUBBLICITARIA.

Negli anni Novanta, con la direzione di Timoncini, il Consiglio dirigen-te decide di concentrare il periodo propedeutico ad un solo anno,richiedendo una prova di ammissione per alcuni corsi.Vengono conservati i due anni di corso superiore riferiti ad una soladisciplina per poter giungere ad un adeguato approfondimento: tanticorsi quanti sono gli indirizzi.

Oggi la Scuola conserva ancora questa struttura; i corsi sono sempli-cemente stati separati in due distinti dipartimenti: artistico, con 6 indi-rizzi e di comunicazione con tre indirizzi: DIPARTIMENTO ARTISTI-CO, affresco, mosaico, vetrata, tecniche pittoriche, design tessile, inci-sione; DIPARTIMENTO della COMUNICAZIONE con illustrazione,fumetto e graphic designIn tale modo, alla fine del triennio, anche il titolo di studio e la valuta-zione conseguita sono riferiti all’indirizzo scelto.

I corsi della Scuolanegli anni

Aula di grafica nel 1981.

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tore prof. Nimis (che più tardi passerà lui stesso alla direzione della Scuola), decide diriprendere ad accettare gli inviti delle occasioni che vengono dall’esterno. Nasce cosìun proficuo rapporto con l’Ente Fiere di Monza e Brianza, tramite il prof. Sergio Volpie l’arch. Gabriele Radice, estimatori convinti della produzione artistica della Scuola.Nel 2003 la Scuola riceve il 4° Premio Internazionale Humanware NaturalInspiration. L’anno successivo 55 opere del laboratorio di Design Tessile, quali espo-nenti dell’artigianato lombardo di qualità, vengono inviate a Kyoto in Giappone, alla

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1/2 - Due lavori realizzati dagli studenti ai corsi di Decorazione pittorica, studio del volto, e di Fumetto-Illustrazione (anni ‘90).

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Gallery of Traditional Arts & Crafts; lo stesso laboratorio sarà presente in una o duepartecipazioni ogni anno, prevalentemente a Monza o in località della Brianza, conminor numero di opere ma di uguale grande apprezzamento. È impegno preciso del nuovo direttore Pietro Nimis accettare il maggior numero diinviti ricevuti dall’esterno per garantire alla Scuola una notorietà altrimenti difficil-mente esportabile. Ad oggi la Scuola conta due saloni del fumetto con “Cartoomics”alla Fiera di Milano nel 2007 e nel 2008, tre partecipazioni al Premio Lanfredini dellaCamera di Commercio di Milano nel 2005, 2006, 2008, con tre installazioni su tema-tiche diverse relative all’artigianato di qualità, inoltre numerose partecipazioni allamanifestazione “Hobby Show” Salone delle Belle Arti e della Creatività manuale alForum di Assago. E per finire, due mostre al Castello Sforzesco, ospitate nella SalaConsultazioni della Civica Raccolta Bertarelli, nel 2007, “Decordesign” e nel 2008,“20 anni di incisioni. Maestri ed allievi “del laboratorio di incisione della Scuola”.Sarebbe bello poter fare un elenco di tutti i maestri d’arte ed anche grandi artisti chesono passati dalla Scuola ed hanno contribuito con i loro nomi a segnarne la storia. Cipregiamo di citarne solo alcuni quali simbolici portabandiera di un percorso:Giuseppe Palanti, pittore della Bella Epoque lombarda, Carlo Carrà, celebre pittoredei periodi futurista e metafisico, Adolfo Wildt grande scultore della fine ‘800 eprimo ‘900, Umberto Milani importante scultore milanese degli anni ‘50, il già cita-to celebre grafico Pino Tovaglia, ed infine un raffinato artista famoso proprio per lesue specialissime opere a carattere decorativo, Piero Fornasetti.

La Scuola del Castello oggiIn questi ultimi anni la Scuola ha dovuto attivarsi per sopperire alle difficoltà sortecon il passaggio dalla sede storica del Castello Sforzesco alla nuova sede di via Giusti42, riuscendo a mantenere il buon livello qualitativo che si era meritata per oltre unsecolo e cogliendo l’occasione di riattivarsi in direzioni adeguate.

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Primariamente ha cercato di far risuonare il suo prestigio all’esterno e di farlo meglioconoscere alla città, al mondo delle arti applicate e delle attività professionali ad essavicine; avere poi un rapporto più stretto di tipo comunicativo con gli storici EntiFondatori; studiare nuove modalità per perfezionare i corsi di formazione.Oltre ai classici canali pubblicitari dei manifesti, della diffusione dei depliant infor-mativi, degli inserti sui periodici di settore e dei canali informatici, è stata scelta unastrada di comunicazione diretta con il pubblico; infatti si è principalmente pensato aFiere ed Esposizioni, accettando gli inviti ricevuti e presenziando il più possibile conle attività esterne. Tra eventi importanti e di rilievo ed eventi minori ma significati-vi per un contatto con il pubblico, negli ultimi cinque anni la Scuola è intervenuta anon meno di 25 iniziative esterne. È stata curata di conseguenza una maggiore infor-mazione dell’attività svolta nei confronti degli Enti Fondatori.Nella sua lunga e prestigiosa tradizione la Scuola Superiore d’Arte Applicata haaggiornato costantemente i propri programmi e la didattica, alle esigenze professio-nali che emergevano nella vita culturale, economica e sociale della città e dell’inter-land milanese. Ha guardato all’attualità senza dimenticare la tradizione; riteniamoquesta una linea che porti una attenzione particolare a valorizzare il proprio passatoche basa le sue radici nell’artigianato lombardo, ma che è anche consapevole di doverportare il proprio contributo di professionalità per Milano e la società attuale.

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1 - Studio di decorazione realizzato nel corso di Affresco.

2 - La nuova sede della Scuola in via Giusti, 42.

3 - Veduta dell’attuale aula di pittura.

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I corsi attualiCome si è già accennato la Scuola del Castello ha avuto di mira nel tempo un conti-nuo aggiornamento dei propri programmi, in un fertile rapporto di interazione e direciproca influenza tra docenti ed allievi. Se inizialmente i modelli per la lavorazionedegli oggetti potevano essere forniti dal museo, in seguito si sono sempre più colti-vati “lo spirito di osservazione, le facoltà analitiche e le possibilità immaginative”degli allievi, secondo quello che è stato l’apporto culturale nell’arte del ‘900. Fin dall’inizio la nuova Scuola si configurò come un complesso di laboratori dove gliallievi, con libere scelte, si formavano nelle diverse specialità a immediato contattocon i materiali e con la guida di un maestro, secondo la grande tradizione italiana dellabottega. In realtà la formula della bottega tra artigianato artistico e industria bene qualificaanche oggi l’indirizzo di una Scuola che con spiccato senso di concretezza ha sempreprivilegiato rispetto alla teoria la pratica operativa. Tradizione dunque e, al tempo stesso, attualità; o piuttosto attualità nella tradizione.È questo il binomio che meglio definisce il particolare carattere della Scuola delCastello (come comunemente viene chiamata dai giovani): attenta per un verso ad unpassato glorioso (tra gli artigiani lombardi famosi in Europa basti ricordare gli orafi e

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smaltatori altomedievali, gli armaioli quattrocenteschi, gli intagliatori di cristalli e iricamatori tra Cinque e Seicento, i neoclassici Maggiolini), ma per un altro costante-mente preoccupata di aggiornare la propria didattica alle esigenze e possibilità pro-fessionali. Tre punti quindi che hanno caratterizzato anche la linea didattica della Scuola sono:il rapporto con le realtà produttive, la teoria data sempre attraverso le esercitazionipratiche, la presenza di maestri creativi e operanti nell’arte insegnata. I maestri docen-ti sono artisti o comunque professionisti che lavorano nel settore trattato nell’inse-gnamento corrispondente; il docente quindi lavora accanto all’allievo, correggendo emostrando praticamente come intervenire sull’opera in corso. I corsi offerti oggi dalla Scuola Superiore d’Arte Applicata, nella nuova sede di viaGiusti 42, comprendono dieci discipline o indirizzi, distribuiti in due dipartimenti,quello artistico e quello comunicativo.Tutti i corsi hanno all’origine una fase preparatoria, in taluni autonoma di un interoanno, in altri inglobata nello stesso anno di inizio, che riguarda fondamentalmente lacopia dal vero, il colore e l’espressività della forma.Esistono, oltre ai corsi triennali, alcune altre opzioni di corsi brevi. Sono stati speri-mentati prima, e poi attivati regolarmente, sia i corsi brevi serali, integrati nell’atti-vità dei corsi triennali, sia i pomeridiani, con una presenza di pubblico diverso. Iprimi riguardano studenti e lavoratori che dispongono di tempo alla sera, i secondisono invece rivolti a persone che vogliono perfezionare o iniziare la loro conoscenzadel mondo artistico. I corsi brevi serali seguono una preparazione prettamente tecni-ca che può essere svolta insieme ai triennali. Nei corsi l’insegnamento è quasi indivi-dualizzato, poichè inizia tenendo conto del livello formativo di ogni partecipante.

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1 - Il laboratorio di mosaico e vetrata.

2 - Saldatura a piombo di una vetrata.

3 - Allieve al lavoro nel laboratorio di Design tessile.

4 - Creatività contemporanea applicata all’antica tecnica del mosaico.

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I corsi brevi trattano oltre alle tematiche tradizionali già citate anche tematiche disupporto, o di interesse collegato come ad esempio la figura dal vero, l’anatomia, lascultura decorativa, i vari corsi di disegno informatico, o altri saltuariamente, comeil restauro monumentale.

L’epoca del designMolte delle scuole di arti applicate o, come venivano chiamate un tempo, “arti indu-striali”, videro una sostanziale trasformazione a cavallo della metà del ‘900, verso gliobiettivi che portavano al Design, inteso come progettazione, con una chiave estetiz-zante dell’oggetto, soprattutto in Europa. Il primo design, tanto per dargli un nome,il design di Munari, si occupava di capire e dare un senso alla forma che tenesse contodella funzione, con una certa semplicità, scevra da sovrastrutture decorative cheminimizzasse il consumo di materiale, di energia produttiva e che avesse una formaaccattivante, in grado di esprimere anche la novità e l’attualità produttiva.La “Scuola del Castello” è rimasta fuori da questa trasformazione sia per l’impulso pri-mitivo ricevuto, sia perché il nostro paese, ricco d’arte antica, richiama continuamen-te l’interesse per una certa classicità che cambia nel tempo ma che mantiene sempreuna parte delle antiche radici; ma ora il termine design compare in ogni campo delvivere e quindi anche nell’arte, soprattutto se arte applicata, nella moda, nell’arreda-mento, nell’oggettistica, nella grafica. In ogni campo dove ci sia un percorso proget-tuale si parla di design.Oggi dobbiamo dunque porci questo interrogativo, se non entrare decisamente nelcampo, perlomeno sfiorarlo e coglierne le influenze, coglierne i richiami senza esser-ne fagocitati e soprattutto senza uscire dai binari di percorrenza di quella che è statala storia della Scuola.

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Provando a riflettere un momento, l’arte ha sempre fatto un percorso più o meno pro-gettuale: prefigurare l’opera mediante schizzi, bozzetti, studio di varianti di forma edi colori, studio dei rapporti dell’opera con il contesto, stesura dell’opera… Se l’ope-ra ha carattere “decorativo” dovrà rapportarsi con il contesto, se è “applicata” dovràrapportarsi con le finalità per cui viene prodotta ed eseguita, con l’ambito culturale,con l’epoca ecc.La Mostra che la Scuola ha presentato al Castello Sforzesco nel 2007, intitolata“Decordesign”, è stata un esempio di “contaminazione”: l’insieme del processo deco-rativo mediante l’antica tecnica delle carte a colla, divenuto progetto per un elabora-to tessile, opera unica, arazzo-scultura o arazzo-pittura. Design come disegno, checoniuga il verbo disegnare ma anche designare, cioè stabilire ciò che si vuole ottene-re, ossia progettare, che coglie meglio il significato del termine.Nella Scuola tutti gli indirizzi, tutte le discipline praticate possono sentirsi più omeno coinvolte. Il laboratorio di Design Tessile già a pieno titolo come anche il labo-ratorio di Grafica, o meglio Graphic Design, che proprio per il carattere di espressi-vità comunicativa che porta è pienamente coinvolto di nome e di fatto. Ma anche illaboratorio di Mosaico, Vetrata, Affresco possono essere chiamati in causa per il pro-prio valore “applicativo”.

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1 - Poster realizzato al corso di grafica.

2 - L’artista designer Bruno Munari nell’aula di grafica (anni ‘70).

3 - Tecniche di riproduzione seriale applicate al disegno.

4 - Locandina della mostra di “Decordesign”,realizzata al Castello Sforzesco nel 2007.

Nella pagina succesiva: il diploma di fine corso disegnato da Parmeggiani(1910) e la medaglia coniata da LudovicoPagliaghi (autore anche della porta centrale in bronzo del Duomo di Milano) per la premiazione degli allievi meritevoli della Scuola.

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Diversamente è per gli altri laboratori, Illustrazione, Fumetto, Incisione e Pittura,coinvolti in modo marginale perchè hanno invece un collegamento diretto con l’im-magine pittorica e che ancora possono restare testimoni e garanti anche oggi dellalinea di continuità con i percorsi tradizionali della Scuola. Potrebbero quindi nascerenuove occasioni per i laboratori della Scuola di cimentarsi in queste direzioni, ancheindividuando nuove figure di operatori che possano fare dialogare la decorazione conil design.A chiusura di questa suggestiva ricostruzione, è giusto ricordare una frase del pittoreLuigi Timoncini, già direttore della Scuola, che può essere molto significativa percogliere l’essenza di questa istituzione: “Nell’affascinante futuro tecnologico propostodall’era informatica, la Scuola del Castello Sforzesco rimane la contraddizione provo-catoria di una piccola-grande idea venuta da lontano per riprodurre l’indelebile voca-zione dell’uomo di forgiare i propri strumenti con la poesia delle mani”.

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1882Fondazione della Scuola Superiored’Arte Applicata all’Industria.Primo direttore, il pittore restauratore Luigi Cavenaghi

1884La Scuola Superiore d’ArteApplicata partecipa all’EsposizioneNazionale di Torino (due medaglie d’oro)

1886Partecipazione all’EsposizioneNazionale di Anversa (medaglia)

1891Partecipazione all’EsposizioneNazionale di Palermo (diploma d’onore )

1895Trasferimento della ScuolaSuperiore d’Arte Applicata e delle Raccolte Museali al Castello Sforzesco

1898Conseguimento del Diplomad’Onore all’Esposizione Nazionale di Torino

1900Partecipazione all’EsposizioneUniversale di Parigi (medaglia)

1904Partecipazione all’EsposizioneMondiale di Saint Louis

1906Partecipazione all’EsposizioneUniversale di Milano

1907Partecipazione al Concorso Scuole Industriali di Roma (medaglia d’oro)

1911Gran Premio di Torino (diploma)

1923Partecipazione alla prima Biennaledi Monza

1932Mostra delle opere degli ex allieviin occasione del Cinquantesimo di fondazione della Scuola al Palazzo Beccaria di Milano

1933Prima (di una lunga serie) partecipazione alla Triennale di Milano

1940Viene nominato direttoreGiuseppe Boattini, al quale neiprimi anni sessanta seguironoErmanno Zoffili e Adone asinai1966Succede alla guida della Scuola loscultore Carlo Paganini; vengonoinoltre introdotte nuove discipline,tra le quali grafica pubblicitaria,illustrazione, fumetto

1971Mostra della Scuola Superiored’Arte Applicata del CastelloSforzesco” all’Arengario di Milano.Iniziano a funzionare regolarmentei laboratori di vetrata, mosaico ecalcografia

1994Assume la direzione il pittore Luigi Timoncini. I corsi divengono triennali ed ogni laboratorio assume un percorso autonomo

1999Trasferimento della Scuola all’edificio scolastico di via Giusti, 42.Conferimento alla Scuola dellaMedaglia d’oro “Milano produttiva”della Camera di CommercioIndustria Artigianato e Agricolturadi Milano

2001Accanto ai tradizionali corsi triennali vengono istituiti corsibrevi serali e pomeridiani

2002Partecipazione alla 9° Mostra MIA di Monza

2003Partecipazione alla “Mostra di Primavera” della MIA di Monzae conseguimento del 4° PremioInternazionale “Humanware Natural Inspitation”

2004Su invito dell’Ente MostreMonza Brianza, la Scuola partecipanella città di Kyoto, presso laGallery of Traditional Arts & Crafts, ad unamostra con 55 opere a cura del laboratorio di Design Tessile

2007Mostra al Castello Sforzesco su“DECORDESIGN. L’antica tecnicadelle carte a colla… OGGI”

2008Mostra al Castello Sforzesco:“INCISIONI. 20 anni di incisioni,maestri ed allievi”

C R O N O L O G I A

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SI APRONO LE PORTE DEGLI ENTI STORICI

Le sei porte centrali della prima cinta della vecchia Milano sono state utilizzate simbolicamente per identificare i sei enti storici per la formazione, quale metafora di accesso e diffusione del sapere. LA SCUOLA D’ARTE DEL CASTELLO VIENE ABBINATA A PORTA NUOVA

Nel XII° sec. per costruire P.ta Nuova vennero riutilizzate anche partied elementi di antichi edifici romani ormai in rovina, come iscrizionie bassorilievi. Nel corso della sua esistenza la Porta vive alterne vicende: gli attacchi del Barbarossa, le difese contro Francesco Sforza,

le barricate delle Cinque Giornate. Nel 1810 ne fu decretata la ricostruzione su progetto di Cagnola ed elaborato dall’architetto-abate

Zanoia: la presenza del Naviglio della Martesana la indicava essenziale per il trasporto di prodotti e merci atti a favorire lo sviluppo industriale e commerciale della città.