FAR WEST - Libera Novara · una volta esauriti, devono essere riempiti o trasformati in laghetti -...

23
http://osservatorionovara.liberapiemonte.it - Anno 2 - n° 3 - Marzo 2013 CASE HISTORY Una tradizione estrattiva che dura da cinquan’anni sul territorio di Romentino a pag. 10 LA PROPOSTA Legambiente chiede una nuova norma e indica la strada per cambiare le cose a pag. 22 ANALISI Il Comandante Stefani: rivedere le regole per evitare il “far west” a pag. 5 Cave e rifiuti: un settore da regolamentare FAR WEST SPECIALE CAVE

Transcript of FAR WEST - Libera Novara · una volta esauriti, devono essere riempiti o trasformati in laghetti -...

Page 1: FAR WEST - Libera Novara · una volta esauriti, devono essere riempiti o trasformati in laghetti - pratica diffusa per le cave più piccole o che arrivano in falda. Ecco dove raddoppia

htt

p:/

/oss

erva

tori

on

ova

ra.li

ber

apie

mo

nte

.it -

An

no

2 -

3 -

Mar

zo 2

013

CASE HISTORYUna tradizione

estrattiva che dura da

cinquan’annisul territorio di Romentino

a pag. 10

LA PROPOSTALegambiente

chiedeuna nuova

norma e indicala strada

per cambiarele cose

a pag. 22

ANALISIIl Comandante

Stefani: rivedere le regole

per evitare il “far west”

a pag. 5

Cave e rifiuti: un settoreda regolamentare

FAR WEST

SPECIALE

CAVE

Page 2: FAR WEST - Libera Novara · una volta esauriti, devono essere riempiti o trasformati in laghetti - pratica diffusa per le cave più piccole o che arrivano in falda. Ecco dove raddoppia

2

Sp

ecia

le c

ave -

Marz

o 2

013

Il giornalista Antonio Pergolizziè curatore del rapporto annua-le “Ecomafia” di Legambiente,un vero e proprio vademecumper chiunque voglia approfon-dire l’economia nazionale del“Rifiuti s.p.a”: speculazioniedilizie, ciclo delle agromafie enumerosi episodi di consumodel territorio. Insomma, ognianno una raccolta dati ricca distorie e fatti, immersi nellagiungla della deregolamenta-zione più italica.«Il mio arrivo a Legambiente –spiega Pergolizzi - è curioso erisale a diversi anni fa, attraver-so uno stage del master diRelazioni Internazionali, in “cri-minalità transnazionali”. AParigi, dove mi ero recato gra-zie all’associazione Libera,conosco Enrico Fontana (l’al-lora vicepresidente della reteantimafia), che mi porta dentrol’Osservatorio rifiuti diLegambiente, che coordina.Ero affascinato da questo pas-saggio; dall’ alto profilo di ana-lisi del fenomeno mafioso alleprassi quotidiane della quin-tessenza del crimine: la trattainfinita del rifiuto».Entrando nel merito del nuovorapporto Ecomafia, quello tar-gato 2013 e basato sui fattidell’anno precedente, «conti-nuiamo a dare evidenza di unasituazione tanto critica, quantodel tutto ammutolita. Comesempre resiste il sistema dialcune regioni, in particolarmodo quelle meridionali, in cuil’attività di cava è completa-mente deregolamentata, comese non esistesse. Si cava agratis, senza dare un centesi-mo di royalties al territorio chesi buca. Al di là del meridione,non illudiamoci: molte Regionicontinuano a non avere un“Piano Cave”. La miopia deipiù nell’affrontare questo temaporta a non rendersi conto diquanto una regolamentazioneefficace possa contribuire arisolvere il problema dei disse-sti idrogeologici, presenti in unlungo e in largo nella Penisolae, mai come negli ultimi anni,tragicamente alla ribalta delle

cronache. E così continua ilsaccheggio dei fiumi, lontanodalle città, dove l’occhio degliabitanti non arriva».

POCHE LEGGI E MAL DISTRIBUITE“Ma come è possibile che poli-ticamente non si riesca a nor-mare un’attività commercialedi storicamemoria edi appetitocr imina lecosì rile-v a n t e ,come rac-contato datutte leinchieste inmateria ditraffico ille-cito di rifiu-ti?”. Un po’i n g e n u a -m e n t e ,sono in molti a porsi questadomanda. Rispetto al quadro nazionale,l’esperto commenta che, «inItalia ci sono interi settori eco-nomici schiacciati sotto il pesodelle troppe leggi, spesso cao-

tiche e, come noto, scappato-ie per furbi. In altri casi, invece,come nei reati ambientali, leleggi sono poche, inefficaci edi epoca regia. Soprattuttoquando si parla di cave».Il tema, inoltre, non viene toc-cato politicamente. «La lobbydel cemento, quindi del movi-

m e n t oterra, èforte e saf a r s iascoltare.In questosenso, lecave risul-tano unbusinessdi massi-ma capita-lizzazione:p r i m abacino dir a c c o l t a

per terra da vendere, poi even-tuale tomba per rifiuti pericolo-si provenienti dal traffico illega-le», continua il giornalista. «Seintervieni sulle cave inevitabil-mente tocchi i fili di un sistemacomplesso e redditizio, che

La multinazionale “Rifiuti spa”si regola attraverso la Politica

Antonio Pergolizzi introduce la geografia ed il sistema “monnezza”Mattia Anzaldi

“ “La cattiva

gestione

delle cave

incide anche

sulle spese

per la salute

per tutta risposta ti si scagliacontro». Bisogna avere forza ecoraggio politico per chiederequello che in altri Paesi è lanorma. «In Gran Bretagna, adesempio, se con la tua impre-sa cavi un determinato quanti-tativo di terra, paghi il 20% delprezzo di vendita della terraall’ente locale. Da noi, se vabene e se c’è un piano cave, il4%», osserva Pergolizzi.Occorre che la politica recepi-sca l’utilità di invertire la rotta.«Utilità in termini di qualitàdella vita, investendo sul ricicloe su un nuovo modo di abitareil territorio; ma anche in terminieconomici, prima di tuttoalzando il costo della terra».

LA GEOGRAFIA DEL RIFIUTO«Globalizzazione per i traffi-canti di rifiuti vuol dire sostan-zialmente “meno regole”. Irifiuti - ricorda Pergolizzi - navi-gano in acque continentali,battono mercati globali». Siesporta il know-how, si creanocollegamenti tra i porti e sisfruttano vuoti legislativi o,addirittura, liberalizzazioni sulpanorama internazionale.«Come in Albania, dove ulti-mamente il Governo ha appro-vato una legge che incentival’importazione del rifiuto, sca-tenando così una vera rivoltapopolare. A chi fa comodo unalegge del genere?», si doman-da l’esperto. «Noi esportiamo rottami ferrosi- continua - e plastici in Cina ein Africa, e traffichiamo conl’Est-Europa contraffazioniagroalimentari. Tutto in barba,naturalmente, alle normativeUE sull’incentivo del riciclo».Per quanto riguarda l’Italia,nulla di nuovo sotto il sole. «Laconnivenza tra grandi impresa-ri dell’illegale con le imprese –conclude Pergolizzi - che pre-feriscono smaltire i propri rifiutitossici “alla cieca” è semprepiù florida. Un fenomeno delSud come del Nord-Italia, chepoggia su esigenze di bilancio,a fronte di un’irreversibile edesponenziale spesa collettivasulla salute pubblica».

Page 3: FAR WEST - Libera Novara · una volta esauriti, devono essere riempiti o trasformati in laghetti - pratica diffusa per le cave più piccole o che arrivano in falda. Ecco dove raddoppia

3

Sp

ecia

le c

ave -

Marz

o 2

013

Grappoli di cave in un fazzolet-to di poche centinaia di metriquadrati, oppure siti dispersi eisolati nelle campagne. Eancora prelievi da bonificheagrarie, un po’ troppo profon-de per passare inosservate.Milioni di metri cubi estratti eche, prima o poi, dovrannoessere restituiti al terreno sottoforma di altro materiale. Eccoloil doppio business di un setto-re che, a partire dalla morfolo-gia, nel Novarese ed in partico-lare nell’Ovest Ticino, fiorisceda oltre cinquant’anni. Cavare per poi riempire, gua-dagnando sia vendendo ghia-ie, sia “mista” e terra di minorqualità. Successivamente, col-mare i “buchi” con rifiuti indu-striali prima di riconsegnare laterra, anche per uso agricolo.Una procedura lecita e legale,se, come vedremo, i rifiuti nonappartengono a categoriepericolose, oltre che redditizia.Lo regola il Piano delle attivitàestrattive della Provincia diNovara (Paep), che fino al2018 consentirà di cavarecirca 17milioni di metri cubi dimateriale in tre aree ben defini-te: il bacino dell’Agogna, quel-lo dell’Est Sesia e quellodell’Ovest Ticino. Nella zona alconfine con la Lombardia, inparticolare, la concentrazionedi siti estrattivi, suddivisi neipoli di Oleggio - Bellinzago -Cameri, Varallo Pombia eRomentino - Trecate - Cerano,

è da record: si estrae il 70%del materiale di tutta la provin-cia, da una ventina di cave intutto. Di queste, più della metàsono situate nei territori comu-nali di Romentino, Trecate eCerano. Crateri, tanti crateri, tutti didimensioni consistenti che,una volta esauriti, devonoessere riempiti o trasformati inlaghetti - pratica diffusa per lecave più piccole o che arrivanoin falda.Ecco doveraddoppiail businessdei cavato-ri: una voltaesaurita lavita del sitodal puntodi vistaestratt ivocominc iaquella da“ d i s c a r i -ca”, ovverodella “ricomposizione ambien-tale”, così come viene tecnica-mente definita. Fanghi di car-tiera, scorie di fonderia o rifiutidi demolizioni edilizie; questialcuni dei materiali che finisco-no nei “buchi” distribuiti sulterritorio. Materiali chimica-mente inerti, sostanzialmentenon inquinanti, spiegano gliesperti, che vengono traspor-tati sul territorio anche damolto lontano. Nel Novarese,infatti, si sono incontrate

Il doppio business dei “buchi”Estarre per poi riempire: un affare che fa gola a molti

Emanuele Navazza

domanda ed offerta, grazie acosti di conferimento moltocompetitivi: milioni di metriquadrati a disposizione di chideve smaltire i rifiuti. Tonnellatedi materiali di scarto che afflui-scono con continuità muoven-do quantità di denaro altrettan-to consistenti, tanto da ingolo-sire i malviventi e indurre intentazione gli stessi cavatori. Si ricordi, a titolo di esempio, lavicenda di Roberto Doria,

a m m i n i -s t r a t o r ede legatodella Doriasrl diB r i o n a ,arrestatonel 2010.Secondo icarabinieridel Nucleooperativoecologicodi Milano,l ’azienda

in questione fungeva da anelloterminale di un traffico illecitodi smaltimento di rifiuti tossici,di cui era a capo SalvatoreAccarino, pregiudicato già incarcere con la stessa accusa.In pratica la Doria avrebbeaccolto i rifiuti indifferenziati,recuperati dalle aziende diAccarino. I carichi, ovviamentearrivavano con etichette che liqualificavano come rifiuti inerti,ma tali non erano. Secondo laProcura di Busto Arsizio, che

ha coordinato l’indagine, l’addella Doria era a conoscenzadi questo meccanismo, da cuiavrebbe anche ottenuto gua-dagni notevoli.Del resto le stesse autoritàconfermano come quello delmovimento terra sia un settorein cui spesso si riscontranoirregolarità, talvolta compiuteanche all’insaputa del cavatoree, per di più, non mancano dif-ficoltà nei controlli a causadella quantità di materiale,nonché del la vastità di territo-rio da presidiare. Una sempliceverifica, infatti, non sempre èsufficiente: basta la falsa emis-sione o compilazione di formu-lari da trasporto per superare icontrolli; il famigerato girobol-la. Da qui una considerazioneinevitabile sulla realtà novare-se: quale posto migliore pernascondere una partita di rifiu-ti pericolosi, se non in un con-sistente flusso di materiali iner-ti? E’ oggettivamente più diffi-cile sorprendere un carico ille-cito tra mille, piuttosto che inmezzo a pochi altri: la vecchiastoria dell’ago nel pagliaio e ilNovarese, con la sua fortedensità di cave-discariche, èun “pagliaio” che può far golaa molti.Difficoltà oggettive per gliorgani di controllo ,che fatica-no a garantire sicurezza esoprattutto legalità in un setto-re notoriamente a rischio sottoil profilo delle “infiltrazionimalavitose”. Tra apparati san-zionatori “spuntati”, carenza dirisorse e complessità del com-parto e del territorio da sorve-gliare - dagli anni ’60 ad oggisono stati cavati più di250milioni di metri cubi in pro-vincia. Problematiche che istituzioni,enti e forze dell’ordine consi-derano superabili solo graziead una stretta collaborazione esoprattutto all’impegno direttodelle amministrazioni locali,che rappresentano il primo epiù importante “filtro”. Buonipropositi cui sono spessoseguiti protocolli d’intesa,accordi, strategie condivise ecollaborazioni, ma che rischia-no di non concretizzarsi. Serveuna nova legge regionale, figliadi una reale presa di coscienzadel problema.

Domanda

ed offerta

si incontrano:

dagli anni ʻ60

cavati 250 milioni

di metri cubi

Page 4: FAR WEST - Libera Novara · una volta esauriti, devono essere riempiti o trasformati in laghetti - pratica diffusa per le cave più piccole o che arrivano in falda. Ecco dove raddoppia

4

Sp

ecia

le c

ave -

Marz

o 2

013

Page 5: FAR WEST - Libera Novara · una volta esauriti, devono essere riempiti o trasformati in laghetti - pratica diffusa per le cave più piccole o che arrivano in falda. Ecco dove raddoppia

5

Sp

ecia

le c

ave -

Marz

o 2

013

Centinaia di milioni di metricubi sottratti al territorio, altret-tanto materiale conferito per laricomposizione ambientale,qualora fosse prevista e nelcaso in cui sia stata portata atermine. Numeri impressionan-ti intorno a cui è necessariofare ordine per poter affrontareil tema con la speranza di tro-vare i limiti del sistema e mil-giorare l’apparato di regole econtrolli senza i quali il rischioe di ritrovarsi in un inattesoquanto deletereo far west. Ciaddentriamo nel cuore dei pro-blemi con l’aiuto di un “Virgilio”d’eccezione, la dottoressaAlessandra Stefani,Comandante Regionale delCorpo Forestale dello Stato egià Comandante provincialeproprio all’ombra della Cupola.

Dott.ssa Stefani, come giudi-ca l’impianto normativoregionale che regola il temadelle cave?La legge regionale 69/1978 fuelaborata da Regione Piemontein virtù della delega a gestiredeterminati argomenti ricevutacon la regionalizzazione del1977 e mai più ritoccata. Afianco della norma vigente insenso stretto, però, sono statiapprovati una serie di atti piani-ficatori, il DPAE, per esempio,norme di piani regolatori o dipianificazione sovraordinata,che comunque finiscono perintegrare la legge che oggi èsicuramente obsoleta. In realtà,se giudicassimo il settore solosulla base della norma farem-mo un errore clamoroso, per-ché nelle Province dove sonostati fatti piani cave e in sede dipianificazione sovraordinataregionale, molto di buono èstato fatto. Ad esempio,rispetto alla normativa in sensostretto, a Novara, sono statifatti passi avanti, ma certamen-te esistono ancora grossi limitinormativi, che la pianificazionenon può colmare.

Quali sono i limiti che ancoraoccorre superare?

In primis le sanzioni che sonoferme all'importo calcolato allo-ra, nel 1978, e mai più aggior-nate, nonché non proporzionalial materiale irregolarmenteestratto e che quindi non hannopiù alcuna forza deterrente. Ilprovvedimento sanzionatorioanche non ingente per valorepuò avere uneffetto deter-rente seabbinato, adesempio, adalcune san-zioni com-merciali; oltread aggiorna-re il livellodella sanzio-ne dal puntodi vista pecu-niario, sipotrebbe pensare ad una spe-cie di moratoria a contrarre conla pubblica amministrazione,oppure l’esclusione da un alboin modo da intervenire sulleditte più volte sanzionata e pre-miare le ditte oneste. In altreparole senza inasprire le san-

zioni si potrebbe inserire unaserie di pene accessorie, nonpecuniarie, che valorizzinomaggiormente chi è in regola.Questo, però, non può cheessere previsto in sede dilegge.Altro aspetto limitante è quellodella mancata applicazione

dell’articolo17 dellalegge regio-nale vigente:«la conces-sione e l’au-torizzazionesi estinguo-no perdecadenza,qualora ilcoltivatorenon osservile prescri-

zioni contenute nel decreto diautorizzazione o di concessio-ne». A mia notizia, questo arti-colo 17 non è mai stato appli-cato pur avendolo io stessasollecitato per plurime violazio-ni e ripetizioni sempre dellastessa sanzione da parte della

Comparto senza regole Si rischia il “far west”

L’analisi del Comandante Regionale della ForestaleDomenico Rossi

Domenico Rossi

Il Prefetto puntasull’ampiamento

della “rete”Due occhi sono meglio diuno. Nel caso del com-plesso mondo dell’attivitàestrattiva serve che cia-scun osservatore si muni-sca di lente di ingrandi-mento. La questione èdelicata, tanto da richie-dere una forte “alleanza”tra soggetti istituzionalied amministrativi. Unsodalizio che si concre-tizza con il protocollo fir-mato nella sala dellaPrefettura di Novara dicui si parla in altra partedi questa pubblicazione.Un documento tenuto abattesimo dall’alloraPrefetto Giuseppe Amelioe ricevuto, diciamo ineredità dal suo successo-re, Francesco PaoloCastaldo.

Signor Prefetto, l’asses-sore Nava sostiene cheuna delle criticità delprotocollo sulle caverisieda nella questionedei controlli: dovrebbe-ro essere fatti dai sinda-ci, ma essi non sonocoinvolti nel protocollo.Lei che cosa ne dice?L’assessore ha ragione,infatti nelle prossime set-timane proporrò unnuovo protocollo sullecave che terrà conto diquanto previsto nel pre-cedente, ma sarà allarga-to anche ai sindaci deiComuni coinvolti e alleassociazioni di categoriaAPI, AIN, Confartigianatoe CNA.

La necessità di rivedereil protocollo parte dallaconsiderazione chel’ambito cave sia damonitorare. Lei lo ritie-ne un ambito a rischioper quanto riguarda lacriminalità organizzata?Certamente. E’ uno deiluoghi dove potenzial-mente si annidano deiproblemi. Inoltre l’Expo èvicino. Dobbiamo teneregli occhi aperti perché ilavori dell’expo aumente-ranno i pericoli legati almondo delle cave.

“ “Per cambiare

le cose serve

applicare la legge

ancor prima

di aggiornarla

e migliorarla

Page 6: FAR WEST - Libera Novara · una volta esauriti, devono essere riempiti o trasformati in laghetti - pratica diffusa per le cave più piccole o che arrivano in falda. Ecco dove raddoppia

medesima ditta nello stessosito estrattivo e nell'arco di unbreve periodo. Il terzo aspettoriguarda le bonifiche agrarie. Ildiscrimine tra un interventoagronomico e un interventoestrattivo è quanto mai labile enon è mai stato normato, nem-meno a livello nazionale. C'èuna ampia giurisprudenza, madi orientamento contrastante.

La norma deve essere ema-nata a livello nazionale o laRegione potrebbe occupar-sene ugualmente?La Regione potrebbe normaree colmare questo aspetto,almeno dando una linea diindirizzo, delle linee guida.Occorre infatti poter discrimi-nare tra un intervento migliora-tivo del fondo agricolo a tuteladella coltura agraria e un inter-vento che, in realtà, ha l'obiet-tivo di utilizzare la ghiaia comeprodotto finale. A volte agliagricoltori viene riconosciutoun reddito in cambio di unabonifica agraria che nei fattinon è necessaria, al punto cheil guadagno è ben superiore alguadagno della coltivazioneagricola più redditizia.

Alcuni di questi casi hannointeressato anche la nostraProvincia di Novara. Sonostate coinvolte anche le dittefacenti capo a LanfrancoVicario, con-sigliere pro-vinciale dellaLega Nord,già presi-dente dellacommissio-ne ambienteper laProvincia.Si , ne sono alcorrente. Led i m i s s i o n isono state unp r o v v e d i -mento molto opportuno, inquel caso.

A proposito di questo: moltospesso le inchieste delleDDA del Nord Italia hannoindicato il settore del movi-mento terra come particolar-mente a rischio quando siparla di mafie al Nord. Qual èil suo punto di vista? E' notorio che l'avanzata dellacriminalità organizzata nellearee del Nord, in particolaredella 'Ndrangheta, è legata auna serie di filoni particolaricome il trattamento di terre,rocce da scavo, movimenta-zione e seppellimento di rifiuti,per riportare a livello quanto

apparentemente bonificato. Inoli a caldo in edilizia, anche dipiccolo cabotaggio, rappre-sentano uno dei filoni che si èscoperto essere tra i più reddi-tizi per questo sistema di infil-trazione della criminalità orga-nizzata nel tessuto economicolombardo e piemontese.

Come si potrebbe arginare ilfenomeno?

A suo tempo si era rivelatamolto positiva la presenza delCFS all’interno dellaConferenza Cave provinciale aNovara, e nei procedimenti VIAdove portavamo il contributo

sull’im-p a t t oambien-t a l e ,s e n z aentrarein altrequestio-ni din a t u r aautoriz-zativa, am e n oche nonci fosse-

ro vincoli idrogeologici. Questoci permetteva di portare all’in-terno della conferenza alcunielementi di criticità derivantidalla nostra esperienza econoscenza del territorio. La collaborazione è cominciatacon la Giunta Cattaneo, appe-na nominata Comandante pro-vinciale a Novara e si è protrat-ta con tutte le Giunte provin-ciali successive fino alla GiuntaSozzani. Dall'anno scorso,però, non ci è più consentitopartecipare a tali attività, per-ché sono cambiati i terminidella convenzione CFS/Regione Piemonte. In altrerealtà provinciali però nono-stante ci fosse questa possibi-

lità, la medesima opportunitànon è stata colta.La norma piemontese, infatti,riunisce in un solo provvedi-mento sia l’espressione delparere di compatibilitàambientale sia l’espressione ditutte le autorizzazioni in capoagli organi facenti parte dellaconferenza dei servizi.

Secondo lei è meglio?

La coesistenza dei due proce-dimenti autorizzativi è anchegaranzia di velocità del proce-dimento. Nei confronti delleimprese e delle aziende cheaspettano le nostre autorizza-zioni è assolutamente sacro-santo. Questo ha anche il pre-gio di mettere seduti insieme eobbligare a confrontarsi tutti ititolari delle autorizzazioni, chequindi sono obbligati a dare unparere capace di portare a unrisultato che è quello di auto-rizzare onegare uninterven-t o .Pertanto,c o m eCFS, dovenon avevouna pote-stà auto-rizzativa,q u i n d ifuori vin-colo idro-geologico, non ho mai espres-so un parere autorizzativo,limitandomi al contributo dellamia Amministrazione alladeterminazione del possibileimpatto ambientale e all'indivi-duazione di possibili soluzionimitiganti ove l'impatto ambien-tale si rivelasse ingente, oppu-re all'individuazione dell'in-compatibilità del progetto conil quadro normativo regola-mentare e pianificatorio esi-

stente. Credo che questo nonfosse esondare dal mio ruolo.La Provincia di Novara, dal-l'epoca della giunta Pagani hasempre accettato questa col-laborazione, anzi cercata, per-ché era grata di questo mioruolo; dico “mio” perché lofacevo veramente io, comeComandante Provinciale, inuna sorta di separazione degliincarichi tra chi faceva le inda-

gini e chi invece andava aessere testimone in campoautorizzativo. Il dottorLattanzio era a capo delNucleo investigativo, e compi-va indagini in totale autonomia.In questo modo le due figureerano separate, dando unagaranzia di reciproca indipen-denza. È stato un buon perio-do e abbiamo fatto dellebuone cose; secondo me, maanche secondo il giudizio deglialtri. Anche perché c'era

un’aperturalungimiranteda partedella giuntaPagani, cheè stata man-tenuta dallag i u n t aVedovato eche, con laG i u n t aSozzani, erainiziata nellostesso senso

ma ha dovuto forzatamentemodificarsi alla luce dellanuova convenzione con laRegione Piemonte, con cui lacollaborazione prosegue inmaniera ottimale in altri settoriquali l’antincendio boschivo.

Secondo lei un organo unicoautorizzativo semplifiche-rebbe la procedura? Oppuredelle regole condivise daidiversi territori.

“ “Lʼinfiltrazione

della criminalitaʼ

organizzata si

ostacola a partire

dalla Conferenza

dei Servizi “ “I Comuni

non vanno

lasciati soli

nellʼattivitaʼ

di controllo

e verifica

Sp

ecia

le c

ave -

Marz

o 2

013

6

Page 7: FAR WEST - Libera Novara · una volta esauriti, devono essere riempiti o trasformati in laghetti - pratica diffusa per le cave più piccole o che arrivano in falda. Ecco dove raddoppia

Ci vorrebbero delle linee guidadi orientamento regionali chesemplifichino i procedimentisenza ridurre le capacità diapprofondimento dei temi deli-cati, quali l’impatto ambienta-le, che tutte le Provincedovrebbero seguire. Il PianoCave, però, il D.P.A.E. (docu-mento di Programmazionedelle Attività Estrattive), in teo-ria dava una linea di indirizzo.Tardano i piano provinciali adessere approvati in tutte le pro-vince.

Su questo le vorrei citaredue casi novaresi che metto-no in evidenza come ci sianodelle criticità anche in pre-senza di un piano cave avan-zato come quello dellaProvincia di Novara, che si èanche dotata di unProtocollo grazie allaPrefettura. Abbiamo il casodi Casalvolone, della ditta“Ec.Am.”, dove il Tar bloccala ditta che aveva ricevutol'ok della Conferenza deiServizi per una serie di moti-vi, tra i quali anche la viola-zione del Piano Cave. Poi c’èla questione controlli: l’as-sessore Nava dice "laProvincia non può controlla-re tutto, ci vogliono i sinda-ci", nonostante quanto pre-visto dal protocollo fatto conla Prefettura di Novara.Il prefetto Amelio, cui va uncommosso ricordo, era moltoconvinto della necessità delprotocollo, e quello di Novara,a mia memoria, è tra i piùavanzati, anche grazie al fruttodi quello che noi da anni porta-vamo alla sua attenzione e chenon poteva trovare soluzionecon la già citata attività sanzio-natoria. In realtà, non essendo-

ci una tutela penale, i magi-strati e le altre forze di poliziatendevano a sottostimare latematica. Solo dopo l'omicidioMarcoli si sono accesi i rifletto-ri, purtroppo. Prima eravamo

delle vox clamantis: il nostrolavoro non venivavalorizzato,le sanzioni nonavevano la giusta deterrenzaed ecco perché la nostra pre-senza alle Conferenze diServizi consentiva di spostarel’attenzione sulla prevenzione,al tavolo autorizzativo. Quelloche ho trovato sorprendente,ma in negativo, è che moltevolte è toccato fare a me, inquegli anni, la parte di chi dice-va: «Questa autorizzazionenon è compatibile con questapianificazione, questa autoriz-zazione non è compatibile conle norme sui rifiuti…». Dunqueio dico: il contributo in sedepreventiva di una forza di poli-zia era una sorta di assevera-zione di legalità preventiva, pernon lasciare al Tar il compito diesprimersi in merito alla legitti-mità amministrativa di un prov-vedimento. Tipico esempiodegli atti pianificatori tenden-zialmente sottaciuti in queglianni era il "Piano approfondi-mento Ovest Ticino" e tutto ciòche esprimeva in materia diattività estrattive.

Secondo lei le difficoltà deipiccoli Comuni ad occuparsial meglio di questi problemiderivano da motivi economi-ci o da un mancanza di com-petenze tra gli uffici? A volte è fortissima la mancan-za di tempo e le difficoltà tec-niche di approfondimento. Intante occasioni certi Comuni,certi sindaci mi dicevano: «Maio ho un tecnico comunale treore alla settimana, un giornoalla settimana... come preten-de che io dica a questo diandare a vedere in cava ungiorno sì e l'altro pure? Nonriesco neanche a mandare

avanti ipermessid icost ru i -re». Suq u e s t it e c n i c icomunali,che pre-stano illoro ser-vizio intanti pic-c o l iComuni,g r a v au n ai n g e n t e

quantità di incarichi, anchesolo nel controllo dell'attivitàedilizia. Attività che il DPR. 380mette in capo ai Comuni, men-tre la Regione non esercita piùun controllo preventivo di legit-

timità.

Una stra-d apotrebbee s s e r eun'unionedei servi-zi, comepropostoanche daL i b e r aPiemontein occa-s i o n ed e l l ac a m p a -gna L10...Certo, bisognerebbe andare inquella direzione. Una sorta dispinta a non controllare, ocomunque a lasciar fare, deri-va anche da una specie dipressing: tutte le volte chemandavo uno dei miei ragazziin cava i gestori chiamavano ela prima cosa che dicevanoera: «Se mi fate la sanzione iolascio a casa trenta perso-ne»..Pur con grossi scrupoli dicoscienza da parte dei mieioperatori e mia, noi, quandoabbiamo riscontrato irregolari-tà, abbiamo sempre emesso lasanzione. Ma si metta neipanni di un sindaco in unmomento dove l'attività è cosìferma e la disoccupazione èaltissima….

Sì, anche se questo (la fortecrisi occupazionale) è unproblemi degli ultimi 3, 4anni...Di fatto questo atteggiamento,che risale almeno a 10-15 annifa, si è spesso rivelato un alibi.Non ho mai visto nessuno cheha licenziato qualcuno a causadi una sanzione. Credo che la vigilanza lasciatasolo agli enti locali nelle condi-zioni di emergenza di bilancioin cui si trovano non sia, in unterritorio così delicato, garan-zia di efficacia; anche senzapensare a fenomeni corruttivi,di natura penale o, addirittura,a fenomeni di vera e propriapressione con paura, minaccee tentativi di ricatto. Credo cheanche il miglior tecnico comu-nale, e ce ne sono tanti, nonriesca a vigilare su tutto e tuttinel territorio che gli è affidato.

Lei ha avuto modo di osser-var direttamente questo tipodi pressioni? E’ stato fatto anche nei mieiconfronti: minacciare di chie-dermi 200 mila euro di danniper aver, in sede preventiva,detto che un particolare gene-re di intervento non poteva

essere considerato una bonifi-ca.

Se una persona, una ditta, ècondannata a vario titolo,addirittura per questionilegate alla criminalità orga-nizzata, per l'attività delmovimento terra, nonsopraggiunge una limitazio-ne a partecipare a lavoripubblici in questo settore?C'è l'interdizione dai pubbliciuffici, se previsto, e dopo lacondanna definitiva.

Una sorte di “far west”?Esattamente! Ecco perchédicevo che sarebbe importan-tissimo avere una deterrenzaaccessoria, nella nuova legge,che consenta di escludere chista violando le regole ammini-strative da altre concessioni,almeno in via temporanea;magari ancorandosi alla reite-razione di sanzioni ammini-strative.

Si potrebbero creare delle“white list”? L'Associazione Industriali diNovara aveva già immaginatonegli inizi degli anni 2000 unawhite list di aziende che ave-vano aderito all'ISO 14001, esi impegnavano ad aderire alrispetto di una serie di criterisostenibili nello sfruttamentodelle risorse. La Provinciapotrebbe potenziare questoaspetto nel punteggio che sideve acquisire per aderire alPiano Cave. In certa misura ègià previsto, ma potrebbeessere ancora più spinto.

Il rischio è quello di cambia-re sulla carta, ma non nellarealtà. Serve una deterrenza effettiva.Si potrebbero applicare dellesanzioni con un criterio di proporzionalità, in base allaquantità abusivamente estrat-ta, ad esempio. Oggi non ècosì e questo porta, invoglia ascavare di più.

Sp

ecia

le c

ave -

Marz

o 2

013

7

Page 8: FAR WEST - Libera Novara · una volta esauriti, devono essere riempiti o trasformati in laghetti - pratica diffusa per le cave più piccole o che arrivano in falda. Ecco dove raddoppia

Un altro aspetto da valutare èlimitare l'estrazione del mate-riale buono, incentivando cosìl'utilizzo di materiale di recupe-ro proveniente da demolizioni;materiale povero, che quindinon vale la pena trasferire atanta distanza, perché il costodel carburante, in sostanza, tri-plica il costo del materiale.Agevolare, come a Novaradalla giunta Pagani in poi erastato fatto, le autorizzazioni ariciclare in procedura semplifi-cata (all’epoca si applicavanogli artt. 31 e 33 del decretoRonchi, adesso il testo unicoambientale) il materiale di risul-ta delle demolizioni, vagliato epulito . Una soluzione applica-bile per i sottofondi stradali, ivespai e quant'altro, dove nonserve la ghiaia buona; noncerto percorribile in altri casi,come permanufattida cemen-to armato.Se c'è unag r o s s apluralità diimprendi-tori che hadisponibileq u e s t omateriale ab r e v ed i s t a n z ada dove avviene il cantiere,diventa economico rispettoalla ghiaia e certamente piùsostenibile.

Alla ghiaia e, a maggiorragione agli scarti di fonde-ria, che quando si parla distrade spesso sono utilizzati.Rifiuti di fonderia bonificati.Poi, però, bisogna andare avedere se è vero che sono statiopportunamente trattati.L'incentivazione di elementi direcupero, in alcune gare d'ap-palto, porta risultati positivi.Per la tangenziale diRomagnano per esempio, insede di VIA avevo chiesto e laProvincia aveva giudicatopositivamente la proposta,un’integrazione del progetto,inserendo un contributo mini-mo di materiale recuperato: il20%, mi pare, per realizzare isottofondi e le parti a raso.Stimolando la domanda simoltiplicò l’offerta, tanto chenel giro di 5 anni eravamo pas-sati da 3 impianti autorizzati a33, in procedura semplificata.

Passando alla discarica diGhemme, anche in questoambito il Suo contributo fuimportante in termini diautorizzazioni.

Lì la questione era esseresicuri che il materiale non arri-vassero da Pioltello senza ledovute garanzie. Fu una delleultime questioni che ebbimodo di affrontare conl'Assessore provincialeall'Ambiente prima di venire viada Novara. Abitando a Milanoero in grado di raccontare cosastava succedendo a Pioltello,cioè della tempistica strettissi-ma, salvo enormi penalità daparte dell’Unione Europea . Ela fretta raramente va di paripasso con l’accuratezza delleprocedure e l’efficacia dei trat-tamenti.

A tal proposito risultanodelle indagini per tentativocorruzione.Non si può condannare nessu-no prima di avere le prove, ma

s a p e n d oche c'erauna partitacosì impor-tante, leb a r r i e r eandavanoa l z a t ecome sem-pre in sedepreventiva,chiedendogaranzie ecertificazio-

ni.

Anche oggi sussistono evi-denti problemi sui controlli,tutti in mano ad Arpa, mache più volte sollecitata nonrisponde alle nostre doman-de per fare chiarezza.Il problema dei controlli ingenerale è un problema nonsemplice, anche l'attività dicontrollo fatta dalle Forze diPolizia ha connotati di difficol-tà, quandosi scontracon ele-menti tec-nici inc o s t a n t eevoluzione.Un quadronormativoa trattia n c o r aapprossi-mativo, lanecessitàdi cono-scenze tecniche molto appro-fondite in tantissimi settori equella di avere dei riscontri dianalisi chimiche in tempi bre-vissimi, quali quelli che ci chie-de la Magistratura, contribui-scono a rendere complicate leprocedure. Nessuno è in gradodi quantificare con esattezza i

tempi necessari al controllo. Equindi, quando i risultati delleanalisi arrivano, anche dopopoco tempo, chi volevi” pizzi-care” è già scappato.

Inoltre, in attesa degli esiti,non si sa se il trasporto del-l'eventuale materiale illecitocontinui o meno e, quindi sidovesse scoprirlo, ormai èstato conferito.L'efficacia dei controlli è atte-

n u a t arispetto allac a p a c i t àche chi vigi-la sul terri-t o r i op o t r e b b espendere.Dopodiché,fare unav i g i l a n z aavendo igradi el'uniforme èuna cosa,

fare una vigilanza essendo uncivile tecnico è un'altra cosaancora. Le pressioni che siricevono sono diverse e il lavo-ro degli operatori di Arpa, cheio stimo molto in generale, è unlavoro difficile.

Così come quello del funzio-

nario scrupoloso.Io credo che in questo casoLibera possa fare molto persensibilizzare l'opinione pub-blica a sostegno dei funzionariper bene e delle persone chesvolgono i controlli con dovi-zia, svincolati dalle opportunitàpolitiche che, a volte, l'asses-sore di turno potrebbe averenel dire: «Non insistere, lasciaperdere, smussa un po', non èil momento, dai adesso aspet-ta un attimo... la crisi economi-ca ecc ecc ecc». Sono tanti,variegati, anche non volendopensare male, ipotizzando attia fini corruttivi e concussivi verie propri, gli episodi in questosenso. Dazioni in senso ampio,o gli episodi di scambi di voti...Anche fermandosi a questimalcostumi, è chiaro che unruolo forte della pubblica opi-nione, riunita in gruppi di pres-sione sugli organi politici per-ché lascino lavorare gli organidi controllo , potrebbe esseremolto interessante. Il persona-le che indossa un’ uniforme èun pochino più al riparo daquesto fenomeno. Anche neimiei confronti, ogni tanto qual-che Sindaco ha tentato diesercitare un certo condiziona-mento, ma io lasciavo passare,poi, se ritenevo che le cose si

“ “Il momento

del “ripristino”

eʼ delicato:

servono controlli

approfonditi

sul conferito

“ “Novara, Vercelli,

Biella e Torino, le

aree piuʼ critiche

del Piemonte

su cui tenere alta

la guardia

Il Comandante AlessandraStefani ai tempi del mandato novarese

Sp

ecia

le c

ave -

Marz

o 2

013

8

Page 9: FAR WEST - Libera Novara · una volta esauriti, devono essere riempiti o trasformati in laghetti - pratica diffusa per le cave più piccole o che arrivano in falda. Ecco dove raddoppia

dovessero fare, le ho semprefatte. A parte quell'episodio giàcitato dei 200 mila euro didanni, che è stata forse l'attivi-tà di pressione più forte, chepiù mi ha fatto male in tantianni di lavoro. In assoluto, direiche sono riuscita a fare il miolavoro, in pochi come erava-mo, in maniera tranquilla e cheho trovato tantissimo sostegnoe collaborazione da parte ditecnici e politici seri e leali.

Come sono regolate le Cavedi prestito? Qualcuno sostie-ne che siano fuori regola-mentazione.Le cave di prestito sono rego-late dalla legge 50, che è un“non regolamentarle” nei fatti.Lì è molto più complesso: c'èla legge obiettivo. Quandosussiste una scelta politica suun investimento in un'operapubblica, ci sono tutta unaserie di tentativi sacrosanti diaccelerazione di certi procedi-menti. Sappiamo che alcuneinfrastrutture sono vitali per ilnostro Paese, per gli imprendi-tori. Il ragionamento è che, seda un lato si comprende lavolontà di accelerare alcuneprocedure, dall'altro questonon può essere patteggiatocon una deregulation totaledelle problematiche, delle cau-tele in termini di ambiente e intermini d'impatto sul territorio.Ad esempio, ho davvero fattotanta fatica per non far diven-tare una discarica quello cheera rimasto della cava di pre-stito per il passaggio dell'auto-strada e della Tav da Trecate,in locaslità San Martino, con lascusa che il progetto di rimbo-schimento, al suo tempoapprovato a termine delle ope-razioni e realizzato come daprogetto, era fallito. Ho soste-nuto che il bosco doveva com-

prendere almeno 12 ettari eche, anche se il rimboschi-mento era fallito, il vincoloderivante dalla prescrizionerestava presente; è stata dura.Bisogna dare atto che l'alloraCommissario prefettizio delComune di Trecate, la dotto-ressa Vilasi, è stata altrettantocategorica.A fronte della sua esperien-za, può dire che le cave diprestito sono più a rischio di

sversamenti?Sì, per questo è importantevelocizzare alcune procedureautorizzative, che a volte com-portano delle storture nel pro-cedimento che però cadononel momento dei controlli. Epoi i ripristini: non c'è una san-zione per chi non li esegue, ose li esegue e nel tempo non sievolvono completamente, nonc'è sanzione per chi lavori indifformità rispetto alla VIA.Questo è un problema nazio-nale, assurdo, completamentesbagliato.

Qui s'inserisce il tema fide-iussioni.Certo, qualche certezza in piùpossono portare, ma teniamopresente che quando torniamoindietro di 25-30 anni... Senzacontare che c'erano delle fide-iussioni a scadenza: nonescusse entro una determinatotempo, sparivano e ritornava-no nei fondi di chi le avevarichieste. A Oleggio abbiamo un pro-cedimento contro un funzio-nario per questo.Questo è un vulnus, chi nonripristina, al di là della fideius-sione, deve subire una sanzio-ne. Se il ripristino non vienefatto o, a distanza di 5 anni, 10,15, quanti che siano, la fideius-sione non risulta efficace, cideve essere una sanzione.

Perché io ho continuato avedere cave non ripristinate,con progetti di ripristino maifatti, che diventavano la scusaper dire: «Allora per ripristinarela riempiamo di rifiuti...».C'era addirittura uno studio diliberi professionisti specializza-to nell'andare a setacciare ilterritorio sulle cave abbando-nate e non ripristinate per poimetterci dentro i rifiuti.

Le dinamiche: si può cono-scere chi muove la terra? Cisono registri, bolle, o altro?A chi spettano prevalente-mente i controlli su chi lavo-ra? Alle Forze dell'Ordine oai civili?A entrambe le parti.

Solo che l'unico modo peressere certi di quello chearriva sarebbe stare lì avedere se passa il camion...Di solito si guarda quanto èapprofondito lo scavo, daquello si riesce a capire conuna buona approssimazionequanta roba è andata fuori, maecco il trucco di rialzarlo notte-tempo o all'alba con limi o altresostanze: molto facile. Ancheandare a vedere cosa c'è sottoè costoso, complesso, e nonsempre efficace. Sei fortunatose c'è sotto metallo, perché lopuoi rilevare; se è solo limo, èinerte.

A Novara, inoltre, c'è un evi-dente problema di sottoorganico. Sa qualcosa sucome si evolverà la cosa?Adesso non lo so, io ho fattodelle proposte al mioIspettorato. Il problema dellacarenza di funzionari è genera-lizzato in Italia, quindi è difficiletrovare dei funzionari chevogliano venire a Novara alavorare. A Vercelli è ancora

peggio, perché il dottorLattanzio sta reggendo anchel'interim a Vercelli, che è total-mente scoperta. E' una delletematiche più urgenti.

Nei giovani operatori sta cre-scendo la cultura dell'impor-tanza di questo?Sì, nei nostri ragazzi a Novarae a Vercelli certamente.Lacarenza di organico è diffusadappertutto, ma i ragazzihanno l'orgoglio del lavoro edevo dire che, complessiva-mente, i risultati che ottenia-mo, pochi come siamo, li dob-biamo a questo: alla consape-volezza del lavoro. Il mio ruoloe quello del dottor Lattanzio,dei collaboratori che abbiamonelle altre Province, è mosso al90% dalla passione, dalla pro-fessionalità e dalla convinzionepersonale. Altrimenti, con ledifficoltà degli uffici pubblici,quelle di bilancio, di riparare gliautomezzi, di avere anche solola benzina verrebbe voglia dimollare; ma questo discorso iragazzi non l'hanno mai fatto.

Cave, mafie e veleni in pro-spettiva: è una constatazio-ne preoccupata?Sì, per me è una constatazionepreoccupata: Novara, Vercelli,la parte meridionale dellaProvincia di Biella e il torinesefino a Chivasso. Lì ho certezze,evidenze, che il tentativo di ille-cito è forte nel settore estratti-vo. La sensazione che l’inte-resse criminale ci sia derivadalla semplice constatazioneche l'attività estrattiva, in gene-rale, non è calata e, ciò nono-stante, l'edilizia resta ferma.Questi due dati non si sovrap-pongono. E' banale comeosservazione, ma per me è unindice da valutare con atten-zione.

A chi possiamo chiederedove va tutta questa roba?Agli industriali, perché io credotanto in un coinvolgimento, inpositivo, delle organizzazionidatoriali. A Novara c'è una cultura forte,una attenzione al settoreestrattivo che si è creata datanto tempo, e deve esserediffusa a livello regionale. Unaltro aiuto lo può dare chi sioccupa di cave a livello di pia-nificazione regionale. Comecercare di incentivare tutti imeccanismi positivi. Senzarinunciare, però, a rivolgere lastessa domanda: “se il merca-to edilizio e dei lavori pubblici èfermo, perché si continua ascavare?”.

L’ex cava di prestito in località Guzzafame a Romentino - oggi Allara

Sp

ecia

le c

ave -

Marz

o 2

013

9

Page 10: FAR WEST - Libera Novara · una volta esauriti, devono essere riempiti o trasformati in laghetti - pratica diffusa per le cave più piccole o che arrivano in falda. Ecco dove raddoppia

10

Sp

ecia

le c

ave -

Marz

o 2

013

C’è un luogo emblematico sulterritorio novarese per raccon-tare il “mondo delle cave”:Romentino. Poco più di 5.000abitanti che popolano unasuperficie di circa 17 chilometriquadrati occupati, per la mag-gior parte, da siti estrattivi. Unafoto satellitare o, più semplice-mente, una passeggiata inbicicletta per la campagna indirezione fiume Ticino confer-ma la proiezione: buchi,laghetti, montagne di terra,processioni di mezzi di tra-sporto. Un“Eldorado”del movi-mento terrada quasimezzo seco-lo.La “tradizio-ne” estratti-va nel terri-torio delComune diRomentinoha inizionegli anni’60, quando la famiglia Marcoliavvia il primo sito estrattivo,quello della cava Roncà. Adoggi è l’unico ad essere statorecuperato ad un uso alternati-vo a quello di bacino di lamina-zione della rete idrica delConsorzio delle acque reflue.Di poco successiva la coltiva-zione della cava in localitàTorre Mandelli, sempre dellafamiglia Marcoli, divenuta tri-stemente nota in seguito ai

fatti di sangue del gennaio2010. Negli “early sixties”, agli alboridel boom economico, l’attivitàestrattiva era legata diretta-mente alle attività dell’aziendaproprietaria del sito e ai pochiartigiani e imprenditori cheoperavano sul territorio. Lasvolta industriale- commercia-le avviene negli anni ’70-’80. Inzona Teodora si istalla la cavaEcit, acquisita nel 2009 daVincenzino Ricciardo, impren-ditore che, a sua volta, a metà

degli anni’80 iniziala colti-vaz ionedi unap r i m acava inl oca l i t àT o r r eMandelli( C a v aRicciardoO v e s t ) ,s e g u i t anel 1990

da una seconda (CavaRicciardo Est), inizialmenteconcessa come bacino diriempimento degli scarti dilavorazione della prima cava,per poi “trasformarsi” in areaestrattiva. Con la Ecit e le caveRicciardo i materiali estrattivengono commercializzati suvasta scala ed in particolare inLombardia, dove sono previsti,dalla legge regionale, oneri discavo a carico dei cavatori nei

Tutta la storia del settore delle attività estrattive racchiusa in 17mila metri quadrati

Emanuele Navazza

La “tradizione”

estrattiva

comincia

negli anni ʻ60 con

il sito in localitaʼ

Roncaʼ

confronti dei Comuni che ilPiemonte non prevede.Un gap normativo, quelloappena descritto, che ilComune di Romentino scelsedi colmare autonomamenteagli inizi degli anni ’90, ovveroal momento della scadenzadelle concessioni alle impreseallora attive. Con una deliberaconsiliare, attraverso un accor-do con i cavatori, si approvòun documento che stabilivadelle condizioni per la conces-sione e definiva “royalties” piùconsistenti(circa 650lire alm e t r oc u b o )rispetto aq u e l l edalla finedegli anni80. Unaproceduraseguita daL i n oF r a n c oCattaneo,allora assessore all’Urbanisticadel Comune di Romentino esuccessivamente Sindaco perdue mandati, dal 1995 al 2004.In questo periodo si istituì,insieme all’Amministrazione,anche un primo organo di con-trollo, costituito da un profes-sionista scelto dal Comune epagato dai cavatori. Gli ade-guamenti degli oneri di scavofurono puntuali rispetto all’ul-teriore sviluppo dell’attività

estrattiva: dal ’95 al 2000 al viatre imponenti bonifiche agrico-le, oggetto, peraltro, di ripetutesegnalazioni agli organi di con-trollo per irregolarità e supera-mento delle quote di scavo, inlocalità Milanetto, Vallona eRulino. Tutte ad opera del-l’azienda Ricciardo, che nel ’98avvia anche una nuova cava, laSan Martino Est sulla spondadel Naviglio, franata a causadel disboscamento operato inquell’area e per cui Est Sesiaimpose un ripristino.

Con ilnuovo mil-lennio arri-v a n oanche lecave Tav -identifica-bili come“cave diprestito” enon assog-g e t t a b i l iper leggead alcunp i a n o .

Queste vanno a complicareuna situazione di per sé giàmolto intricata. Nel 2000comincia la coltivazione dellacava Tav in località TorreMandelli, nel 2006 quella inlocalità Guzzafame, in pienazona agricola, che due anni piùtardi, terminato l’uso per l’Altavelocità, viene ceduta alla dittaAllara. Nello stesso periodoRicciardo si incarica dei recu-peri delle cave in località

Negli anni ʻ90

il Comune

sperimenta

il primo

documento per la

programmazione

Romentino: 50 anni di cave

La cava Allara - ex cava di prestito

Page 11: FAR WEST - Libera Novara · una volta esauriti, devono essere riempiti o trasformati in laghetti - pratica diffusa per le cave più piccole o che arrivano in falda. Ecco dove raddoppia

Vallona e di quella di SanMartino Est.Il ritratto di un territorio tempe-stato di “buchi” in continuaevoluzione che, come noto,prima o poi dovranno essereriempiti e lo saranno attraversoil conferimento di materiali

inerti di vario genere e tipo. Perquesta ragione, probabilmen-te, prima di concedere campoa tante iniziative una riflessionesarebbe stata opportuna e, ineffetti, il Consiglio romentine-se, nella primavera del 2004approva un Piano Comunaledelle Attività Estrattive che pre-vede un volume complessivodi scavo di poco meno di10milioni di metri cubi, com-prendendo circa 345mila metriquadrati di nuove aree scava-bili. Un piano che, con tutti isuoi limiti, anticipava, di fatto,ogni altro strumento di pro-grammazione sul territoriorispetto alla coltivazione dicave. Una programmazioneche l’allora primo cittadino,Lino Franco Cattaneo, elaboròcon la sua giunta per definireprocedure per le domande diconcessione, quelle per leperizie ed i sopralluoghi.Doverosa la premessa che lecave sono una risorsa e cometale deve essere sfruttata.Presupposto cui segue la pre-disposizione di giuste cautele,fissando paletti inequivocabilie ineludibili, con tanto dimodalità di controllo, ed even-tuali sanzioni che arrivavanofino alla revoca della conces-sione. Controlli periodici, esposti ecomunicazioni alle Forze del-l’ordine per chi non rispettavale regole non sono mancatinegli anni, ma salta all’occhioche qualcosa nel piano non ha

funzionato: i “buchi” sonoancora aperti e se ne sonoaperti di nuovi, nonostante nelpiano fosse stata messa nerosu bianco anche la strategiaper il recupero ambientale. Unmeccanismo semplice che,evidentemente, non ha funzio-

nato: il cavatore portava a ter-mine la riambientazione del-l’area, definita nero su bianconella convenzione con ilComune; al contrario avrebbedovuto versare il denaro, sottoforma di fideiussione, per con-sentire all’Amministrazione diprovvedere. Un cortocircuitoche non interferiva sull’attivitàestrattiva, favorendone sem-mai il proliferare, e pre-parava il terreno alremunerativo businessdello riempimento.Uno scenario com-plesso fotografatodalla “Relazione sullostato delle cave” (nel-l’immagine quiaccanto), datata set-tembre 2009, commis-sionata proprio dalComune diRomentino. I controllieffettuati dai tecnicin o m i n a t idall’Amministrazione,dal settembre 2008 alsettembre 2009,hanno rilevato nume-rosi elementi critici. LaRomentino Inerti cheavanzava richiesta dirinnovo per due annidell’autorizzazione, già in capoa Marcoli Ettore Srl, in localitàTorre Mandelli risultava debitri-ce per circa 200mila euro indiritti di escavazione, mentre ilCorpo Forestale dello Statorilevava la presenza di unadiscarica abusiva in cantiere. I

controlli alla Cava Ecit in loca-lità Teodora, per cui nel 2006 èstato richiesto un ampliamentoper 131mila metri cubi, eviden-ziavano come la quota difondo scavo, entro il lago, eraconsiderevolmente inferiore aquanto dichiarato dalla ditta.

Inoltre, non eranostati versati alComune i diritti die s c a v a z i o n e .Infine, i rilievi neiconfronti delladitta RicciardoVincenzino, inparticolare sullacava Vallona sucui intanto si èacceso un con-fronto rispetto almancato incassodi circa 120.000euro da parte delComune. Cifrapoi recuperata,scongiurando ildanno erariale,solo dopo las e g n a l a z i o n edella minoranza inC o n s i g l i o

Comunale. Nello stesso sito,ma in lotti differenti, è stataavviata la procedura di recupe-ro ambientale già nell’ottobre2008 (scadenza 2013), che hasuscitato gli interessi dellaForestale su segnalazione diprivati cittadini, riguardo alflusso e all’origine dei materia-li conferiti. Dati risalenti al 2009 che resti-

tuiscono però tutte le criticitàdell’area: eccessi di scavo,mancati versamenti per i dirittidi scavo, conferimenti di mate-riali non idonei per lo riempi-mento. Un quadro complessi-vo che alimenta un generalescetticismo sul settore, com-

provato da successivi casi chesi sono guadagnati gli onoridella cronaca. Primo tra tutti ildelitto Marcoli del gennaio2010; ma non solo, si sonosusseguiti sequestri nei sitiestrattivi per violazioni delleconvenzioni, ma anche perconferimenti di materiali peri-colosi. Si ricordi il caso dellaCava Allara, ex cava di prestitoper i lavori dell’Alta velocitàTorino-Milano: sequestro pre-ventivo nel marzo 2010 dopocontrolli a tappeto dellaForestale sui mezzi diretti esulle acque dei laghetti pre-senti nel sito, cui segue unadelibera comunale che ferma ilavori di ritombamento, par-zialmente revocata nel maggiodello stesso anno. Vicenda chesi chiude con la concessionedel prolungamento dei per-messi, richiesto proprio per glistop imposti dalle autorità, perle operazioni di riqualificazioneambientale fino al 31 dicembre2015. Novità tutt’altro chepositive anche dalla Vallonache, dopo le già citate vicendea cavallo tra 2009 e 2010, nelmaggio 2011 viene sequestra-ta dopo la verifica di un ecces-so di scavo che porta la cavain falda laddove la convenzio-ne non lo prevedeva.Episodi che si inseriscono inuno schema chiaro. Gliimprenditori del settore estrag-gono materiale per venderlosul mercato ad uso edile. Unavolta conclusa la coltivazione,

gli stessi cavatori sitrasformano in“riempitori” avvian-do recuperi ambien-tali che, attraverso ilconferimento dimateriali inerti, su cuisi innesta un secon-do e considerevoleguadagno, ripristina-no il livello iniziale er i c o n s e g n a n oun’area utilizzabileper i più svariatiscopi, dall’agricoloal verde pubblico,arrivando fino allaposa di impianti dienergie alternative esoluzioni ancora piùfantasiose, comevedremo in seguito.In questo flusso diterra, rifiuti e denaro

si inseriscono le amministra-zioni Comunali che, per ospita-re siti estrattivi sul proprio terri-torio, percepiscono “royalties”che, spesso e volentieri, quan-do vengono versate regolar-mente, rappresentano boccated’ossigeno per bilanci sempre

Un’immagine satellitare dell’invaso creato dalla cava torree dalla cava Ecit

Sp

ecia

le c

ave -

Marz

o 2

013

11

Page 12: FAR WEST - Libera Novara · una volta esauriti, devono essere riempiti o trasformati in laghetti - pratica diffusa per le cave più piccole o che arrivano in falda. Ecco dove raddoppia

più “soffocati”. Una ragioneper cercare una convivenzapacifica con gli operatori delsettore, ma non certo per chiu-dere un occhio di fronte adirregolarità e violazioni dellenorme. Consapevolezza cuiapproda l’amministrazionecomunale di Romentino nelmaggio del 2011, quandoapprova all’unanimità inConsiglio il documento chemette un freno, almeno sullacarta, al proliferare delle cavesul territorio. La delibera parlachiaro: la possibilità di scavareè concessa soltanto alle azien-de che non hanno provvedi-menti penali o amministrativipendenti, in materia ambienta-le o di attività estrattiva.Condizione estesa anche adamministratori, direttori e rap-presentanti legali del soggetto.Non solo, coloro che intendo-no scavare devono essere inregola con tutte le attività diripristino e il pagamento deglioneri di scavo. Un vero e pro-prio spartiacque. Le maglie sistringono,ma fin dasubito sievidenziauna debo-lezza nelmeccani-smo: ic a v a t o r ipotrebberoimpugnarele decisionidi fronte alTar, poichéil docu-mento comunale imponerestrizioni maggiori rispetto aquelle imposte dalla leggenazionale e regionale. Almomento il meccanismo non èancora stato testato, poiché ilprimo procedimento in attodopo l’approvazione, quellosulla richiesta di ampiamentodella cava Ecit, si è chiuso conil “no” della Conferenza deiservizi a causa dell’autodenun-cia del cavatore per eccesso discavo, circa 112mila metri cubiin più, costati un’ammenda da5mila euro, con altri 55mila daversare a Regione e Comuneper i diritti di escavazioneevasi. In attesa di verificare la funzio-nalità del provvedimento delComune occorre riflettere sulfatto che il Novarese resta unterritorio dove domanda - leci-ta oltre che necessaria consi-derato che il comparto edilenecessita di essere approvvi-gionato - ed offerta si incontra-no: gli imprenditori trovano ter-reno fertile per le loro cave,

poiché non manca il materialepregiato, mentre leAmministrazioni sfruttano unafonte di guadagno, talvoltafondamentale per garantireservizi ai cittadini e opere pub-bliche. Stesso discorso valeper il conferimento rifiuti, cia-scun protagonista sembraguadagnarci e… “tutti visserofelici e contenti”. Tanto feliciche a Romentino, l’ultima ori-ginale trovata per il recuperodel territorio si indirizza, comescrive il giornalista PaoloRomeo su Tribuna Novarese,su uno scenario da… fiaba.

ROMENTINO • CitandoPrezzemolo, “il sogno di unbambino è andare aCaveland”. Un nuovo parcodivertimenti stile Gardaland aRomentino? Perché no? Ne èconvinto il sindacoGianbattista Paglino che buttail “cuore oltre l’ostacolo”descrivendo il suo personalesogno per il futuro dell’areacave. Niente più ruspe e

c a m i o n ,ma monta-gne russee ottovo-l a n t i .D i f f i c i l edirsi con-trari a unos c e n a r i odel genereche ridise-gna il terri-t o r i o ,e m a n c i -p a n d o l o

dalle cave, puntando su turi-smo e commercio. Tutto bene,quindi? Più facile a dirsi che afarsi. Però il sindaco ha le ideechiare a riguardo e ne parlacome di un «progetto assoluta-mente fattibile» smentendoche si tratti solo di un «sognoirrealizzabile». Un’idea che il primo cittadinoha svelato in una recente inter-vista alla stampa locale e cheha sollevato più di una perples-sità dei consiglieri. Un progettoche, se confermato, dovrà per-correre una lunga strada buro-cratica e urbanistica: perchénon è così scontato il “passag-gio” da un’area di cava dove siè accertato lo smaltimento ille-cito di rifiuti anche pericolosi, auna per attività turistica e com-merciale. Perché oltre all’auto-matica perplessità di pensare aun Brucomela costruito sopraun terreno inquinato, c’ècomunque un concretissimoed inevitabile problema dibonifica delle aree. Sulla carta,tutte questioni risolvibili. Di

questo ne è convinto Paglinoche ribadisce «la necessità direcuperare quelle aree». L’ideapoggia sull’assunto per cui«dove si è già scavato non siscaverà più, come abbiamostabilito approvando pochimesi fa le linee guida per il set-tore. L’obiettivo finale è di evi-tare che il territorio muoia eanzi torni a vivere con unanuova vocazione». Uno scena-rio decisamente inedito rispet-to a quanto Romentino è statocostretto a subire fin da quan-do negli anni ’60 iniziò l’epocadelle cave. Ma Paglino ne èconvinto: il recupero delle caveesaurite passa dalla realizzazio-ne di un parco giochi tematicoper il tempo libero. A chi glicontesta che, nel caso, si trat-terebbe di rapporti tra privati(proprietari dei terreni e investi-tori) Paglino ribadisce il fattoche la«program-m a z i o n es u l l ’ u s odel territo-rio è dic o m p e -t e n z acomunaletramite ivari stru-m e n t iurbanisti-ci». Daparte sua ils i n d a c oavrebbe iniziato ad allacciarerapporti con una «società cheè interessata alla cosa» andan-do contestualmente a racco-gliere «l’adesione dei proprie-tari terrieri in un’area compresatra l’autostrada, via Ticino e ilterritorio comunale di Trecate».Area sulla quale oggi insistonol’ex cava Marcoli (sotto seque-stro dopo l’omicidio di EttoreMarcoli e attualmente in manoa un curatore fallimentare) e

parte delle attività di cava diVincenzino Ricciardo. E’ inquest’area che Paglino pense-rebbe di realizzare il parcodivertimenti. «La volontà dimassima della società c’è:certo va considerato il partico-lare momento di difficoltà eco-nomica, ma la proposta sem-brerebbe davvero fattibile nellamisura in cui l’estensione del-l’area risultasse adeguata ai finidell’investimento». Come dire:dipende da quanto territorio simetterà a disposizione dei pri-vati. Un passaggio, quest’ulti-mo, che non può che portareall’adozione di un Pec, unpiano esecutivo convenzionatoconfezionato su misura per leesigenze del soggetti coinvolti:ex cavatori, investitori eComune.

Un finale a sorpresa, in quel diRomentino,per unas t o r i aestratt ivalunga oltrec i n q u a n -t’anni? Nonresta cheattenderegli eventi eseguire conin te ressequesto ori-ginale pro-getto, apartire dalla

pianificazione per il ritomba-mento degli scavi ed il recupe-ro ambientale. Quel che difatto occorre fare su tutto il ter-ritorio provinciale. Il piccoloComune, ad una manciata dichilometri da Novara, infatti,non è che un esempio, certoemblematico per concentra-zione di cave e casistiche cor-relate, di quanto accade tra lesponde del Ticino e quelle delSesia.

Lo spartiacque

nel 2011

con una delibera

che limita

lʼazione dei

“cattivi cavatori”

Lʼultima trovata:

un parco

divertimenti

per recuperare

lʼarea ad est

del centro abitato

Sp

ecia

le c

ave -

Marz

o 2

013

12

Page 13: FAR WEST - Libera Novara · una volta esauriti, devono essere riempiti o trasformati in laghetti - pratica diffusa per le cave più piccole o che arrivano in falda. Ecco dove raddoppia

Sp

ecia

le c

ave -

Marz

o 2

013

13

Page 14: FAR WEST - Libera Novara · una volta esauriti, devono essere riempiti o trasformati in laghetti - pratica diffusa per le cave più piccole o che arrivano in falda. Ecco dove raddoppia

14

Sp

ecia

le c

ave -

Marz

o 2

013

Page 15: FAR WEST - Libera Novara · una volta esauriti, devono essere riempiti o trasformati in laghetti - pratica diffusa per le cave più piccole o che arrivano in falda. Ecco dove raddoppia

15

Sp

ecia

le c

ave -

Marz

o 2

013

C’è una data imprescindibilenella storia dell’attività estratti-va e del movimento terra sulterritorio novarese: il 22 Luglio2011. Il giorno in cui laRegione Piemonte approva ilPiano delle Attività EstrattiveProvinciale (Paep), elaborato edeliberato dalla Provincia diNovara, allora primo ed unicoente intermedio sul territorioregionale ad aver portato a ter-mine l’impresa con successo.Un piano complesso e artico-lato che ha affrontato un lungoiter prima del definitivo ok tori-nese. Una procedura seguitada vicino da Claudio Nava,assessore provinciale allaProgrammazione territoriale,urbanistica e cave, con cuicercheremo di comprenderemeglio lo strumento di pro-grammazione che determina lequantità e le modalità di scavosul territorio.«Il Paep - spiega Nava - pro-gramma le attività di escava-zione (coltivazione) di cave nelterritorio della Provincia diNovara per il periodo 2009-2018 e prevede l’escavazionemassima di 17 milioni di metricubi di materiale da tre “Baciniestrattivi”, ovvero quelle por-zioni di territorio idoneeall’estrazione». Le aree in que-stione sono l’Ovest Ticino (daVarallo Pombia a Trecate), l’EstSesia e l’ Agogna e non é pos-sibile cavare in nessun altroterritorio. In ciascun bacinosono stati poi individuati i “Poliestrattivi” dove andranno adoperare le imprese autorizzateestraendo determinate quanti-tà di materiale per arrivare allimite definito di 17 milioni dicui sopra. «Le quote - chiari-sce l’Assessore - vengonosuddivise in base ad una gra-duatoria a punti stilata dallaProvincia. Su 100 punti 35vengono assegnati in base allaqualificazione dell’impresa(possesso di certificazioni tipoISO9001, etc.); 20 punti inbase al tipo di valorizzazioneche l’impresa metterà in operadei materiali estratti; 45 puntisulla base delle caratteristichedel progetto presentato. Talepunteggio decresce propor-zionalmente qualora la dittapresenti dei “criteri detrattivi”(attività pregresse dell’impresa

eseguite in difformità o presen-za di contenziosi aperti)». L’impresa che avrà il punteggiopiù alto, insomma, si aggiudi-cherà le quote maggiori diescavazione, a seguire, ed inproporzione, tutte le altre. Solosuccessivamente alla “prese-lezione” le imprese potrannopresentare in Conferenza deiservizi i loro progetti. Si notiche in questa prima fase noncontano i certificati antimafiané i precedenti penali dell’im-

Paep: un primato da difendereLa Provincia di Novara e la sfida della regolamentazione del settore

Marco Calgaro

presa o dei soggetti titolari.«Il Paep - prosegue Nava -specifica, inoltre, in modo det-tagliato tutti i criteri cheandranno rispettati durante lacoltivazione della cava e, infi-ne, come andrà ripristinatol’ambiente una volta estratta laquota di materiali assegnatadal piano stesso (detto “ritom-bamento”)». Punto di forzadella pianificazione apparel’obbligo di utilizzare, in questafase, solo terre e rocce da

scavo, niente rifiuti di alcuntipo. Questo vorrebbe stronca-re sul nascere ogni tentativo oprogetto occulto di trasforma-re la cava in una successivadiscarica. La conferenza dei servizi valu-ta poi la tempistica dei proget-ti ed anche come si intenderisistemare dal punto di vistaambientale la cava. A questofine viene richiesta una fide-iussione che costituisce unasorta di assicurazione per

Una delle tavole del Paep in cui si identificano chiaramente i bacini estrattivi individuati dagliestensori.

In basso l’assessore provinciale Claudio Nava

Page 16: FAR WEST - Libera Novara · una volta esauriti, devono essere riempiti o trasformati in laghetti - pratica diffusa per le cave più piccole o che arrivano in falda. Ecco dove raddoppia

garantire che la chiusura dellacava si possa fare. Nel caso incui l’impresa omettesse di“ritombare” la cava il Comunepuò escutere la fideiussione eprovvedere autonomamente.La Provincia, con laConferenza dei servizi sonda everifica la bontà dei progettima poi sono i Comuni cheaccordano le autorizzazionidefinitive, firmano le conven-zioni ed i contratti con le impre-se contenenti le prescrizioni(orari di scavo, etc.).

L’assessore Nava sottolinea,inoltre, «che il dovere di con-trollo sul rispetto delle regole èprima di tutto in capo aiComuni. La Provincia può aiu-tarli con la propria PoliziaProvinciale ma questa ha unorganico molto limitato». Unadelle soluzioni da tempo sultavolo è quella che i Comuniutilizzino una parte degli oneridi scavo che incassano perassumere personale addettoalla sorveglianza sulle cave.Tuttora però tali oneri di esca-

vazione sono molto bassi: 0,45euro per metro cubo, di cui0,30 vanno alla Regione, 0,15ai Comuni e nulla allaProvincia. Facciamo notareche in Gran Bretagna gli onerisono di ben 3,27 euro al metrocubo e che in Italia la sanzioneapplicata in caso di attività diescavazione abusiva é di soli1.024 euro. Si impone una revisione dellaLegge regionale e una presa diposizione netta rispetto allarealizzazione dei piani provin-

ciali laddove ancora non sonostati predisposti. Novara, infat-ti, detiene un primato chesecondo l’assessore «rischiadi bloccare le attività delleaziende e rallentare un com-parto già in forte difficoltà»anche se al momento, confer-ma lo stesso Nava, «tutte leimprese che si sono presenta-te finora sono imprese “stori-che”, ovvero che operavano aNovara già da anni, e che nes-suna é rimasta completamente

Un protocollo per “fare squadra”, ma serve l’aiuto di tutti i soggetti

In un territorio oggettivamente sotto-posto ad un’intensa attività estrattiva,la prassi di verifica e controllo diventauna necessità e l’azione dei Comuni,cui unicamente spetterebbe il compitodi sorvegliare sui siti estrattivi, nonbasta. In quest’ottica negli ultimi anniemergere da più parti, enti, ammini-strazioni e forze dell’ordine, il forterichiamo alla collaborazione attiva ditutti i soggetti. Un’indicazione di inten-ti che si traduce in un documento diaccordo nell’aprile del 2012. A PalazzoNatta si riuniscono tra Provincia,Procura, Prefettura, Arpa e DirezioneTerritoriale del Lavoro per la sicurezzadelle cave per la sigla ufficiale di unprotocollo d’intesa che ponesse lebasi proprio per una “rete” in grado ditenere sotto costante controllo un set-tore a rischio di infiltrazioni malavitosee che tanto può incidere sul patrimonioambientale. A un anno di distanzadalla firma l’Assessore provinciale allaProgrammazione territoriale e alleCave, Claudio Nava, analizza la situa-zione del movimento terra nel novare-se.

Perché nasce il protocollo d’intesaper la sicurezza delle cave?Nasce in parte per quello che è acca-duto nella provincia di Novara, in parteper gli allarmi che spesso vengono lan-ciati sulla possibile infiltrazione mafio-sa nel novarese, che si trova ai confinidella Lombardia. Si pensava che nonfosse il caso di enfatizzare troppo, maneanche di sottostimare i rischi. È unaccordo per il controllo e il monitorag-gio delle cave della provincia. Noiabbiamo sottoscritto questo accordopresentando lo stato delle cave delnovarese, ma l’accordo è gestito diret-tamente dalla Prefettura.

Quali sono i compiti della Provincianell’ambito del protocollo?I nostri compiti riguardano soprattuttola definizione degli orari di scavo e lasegnalazione alle forze dell’ordinedelle inadempienze. Forniamo un sup-

porto al Corpo Forestale, chefa un ottimo lavoro, ma con ilpoco personale a disposizionenon ce la fa a seguire tutte lesituazioni. Però non si puòmettere una pattuglia in tutte lecave, per questo sono impor-tanti i controlli. Ognuno devefare la sua parte e, in questocaso, la parte più grossa ladevono fare i Comuni, checonoscono il territorio.

Il presidente della Provinciadurante la presentazione delprotocollo disse che il pros-simo passo sarebbe statocreare una rete con le ammi-nistrazioni locali. Che azionisono state messe in atto ariguardo?In questo accordo manca un interlo-

cutore fondamentale che sono iComuni. Io ho avuto modo di parlanecon il Prefetto a cui ho fatto presenteche sarebbe opportuno adesso passa-re al coinvolgimento dei Comuni sededi cava, responsabilizzandoli non solocon la firma di un accordo, ma anchemettendoli in condizione di applicarlo.Le Amministrazioni comunali dovreb-bero anche chiedersi se è ancora lorointeresse autorizzare nuove cave o seè il momento di ritenere, alla luce deifatti degli ultimi anni, di non autorizza-re nuove attività di escavazione.

Qualche amministrazione si è giàposta questo quesito?Oleggio ha dichiarato pubblicamenteche ripensa alla sua situazione di terri-torio vocato per le cave. Io vorrei sen-tire anche altri Comuni, vorrei saperese ritengono che sul loro territorio cidebbano essere ancora delle cave o seritengono di dover bilanciare le attivitàeconomiche con la difesa del territorio,oggi non si può più pensare di farebuchi e buttarci dentro quello che sivuole. Se un’amministrazione non puògarantire la certezza di quello cheaccade sul suo territorio, allora chiuda

le cave. E’ una scelta legittima e noinella revisione dei bacini non daremopiù quote di scavo in quel determinatoterritorio. Io vorrei arrivare a una pienaresponsabilizzazione dei singoliComuni sul tema cave.

Un’altra questione delicata e quelladelle bonifiche agrarie, che spessosi trasformano in cave mascherate.La legge su questo è chiara: tutte leattività di estrazione sono cave, indi-pendentemente dalla dimensioni. Nonè la quantità che stabilisce se un’attivi-tà di estrazioni è o non è una cava. Labonifica agraria è la bonifica di un ter-reno agricolo, vuol dire che da quelsito non si deve portare via nemmenoun sasso. Il rischio è che si porti via delmateriale senza passare dallaConferenza dei Servizi, senza pagare idiritti di cava e senza vedere nemme-no il progetto, visto che è autorizzatodai Comuni. L’anno scorso la GiuntaRegionale ha fatto chiarezza sul temadicendo che tutte le attività che com-portano la fuoriuscita di materiale dalfondo agricolo e la sua commercializ-zazione rientrano nelle attività di cavae devono sottostare alla legge regio-nale 79. Spetta ai Comuni, in casodi violazione, revocare le conces-sioni della bonifica.

Alessandro Buscaglia

La presentazione del Protocollo in Prefettura

Sp

ecia

le c

ave -

Marz

o 2

013

16

Page 17: FAR WEST - Libera Novara · una volta esauriti, devono essere riempiti o trasformati in laghetti - pratica diffusa per le cave più piccole o che arrivano in falda. Ecco dove raddoppia

17

Sp

ecia

le c

ave -

Marz

o 2

013

Page 18: FAR WEST - Libera Novara · una volta esauriti, devono essere riempiti o trasformati in laghetti - pratica diffusa per le cave più piccole o che arrivano in falda. Ecco dove raddoppia

18

Sp

ecia

le c

ave -

Marz

o 2

013

In costante equilibrio tra volon-tà e dovere di controllo e unorganico ridotto all’osso simuove il Corpo Forestale delloStato. Il ComandanteProvinciale, Franco Lattanzio,osserva da un punto di vistaprivilegiato le trasfromazionidel territorio e le dinamicheche regolano il comparto del-l’attività estrattiva con i suoiprocessi necessari, certamen-te, ma assai complessi datenere sotto controllo. Cave,rifiuti, bonifiche agrarie e,ovviamente, norme e leggi:con il suo aiuto fotografiamol’attuale situazione e quelloche sarà del territorio.

Come si è evoluta la situa-zione cave negli anni? A chepunto siamo oggi?In passato, quando il Novaresee il Verbano erano ancoracompresi in un'unicaProvincia, si diceva cave e sipensava al settore delle pietreornamentali e ai problemi pae-saggistici. Con il crescente svi-luppo dell'industria del cemen-to, tuttavia, si diffusero sul ter-ritorio le cave di pianura, quel-le che forniscono ghiaia. Daglianni Novanta ai primi di questosecolo, a seguito dell'evoluzio-ne del commercio e delle tec-niche di costruzione, laProvincia si è trovata a doversoddisfare una domanda sem-pre mag-giore, il cuiapice siraggiunsecon la rea-l izzazionedi grandiopere infra-strutturali,come l'AltaVelocità eallargamen-to dell'auto-strada.Ora assi-stiamo auna flessione del mercato, ma,al contrario di ciò che ci sipotrebbe aspettare, le richiestedi concessioni non sono affat-to diminuite.Questo per quanto riguardal'estrazione; una volta esauritala capacità estrattiva, o rag-giunti i limiti quantitativi auto-

rizzati, sorge il problema deldestino della cava. Sotto que-sto aspetto il panorama èvariegato e dipende dalla con-formazione del terreno e deisiti di escavazione. Le cave di

ghiaia, peresempio,soprattut-to in pas-s a t o ,e r a n odestinateall'abban-d o n o .Quelle dimaggioridimensio-ni, però,potevanod i v e n i resiti per il

conferimento di materiale discarto, finalizzato alla ricom-posizione ambientale.Un'utilità poteva invece essereriscontrata nelle cave d'argilla,che si prestavano al riutilizzocome discariche, in quantoimpermeabili, come quelle diBarengo e di Ghemme.

Quali difficoltà aveteincontrato nel nostrolavoro?In questo momentoabbiamo alcuni pro-blemi contingentilegati alla riorganizza-zione del personale,ma le difficoltà piùsignificative sonostrutturali all'attività dicontrollo durante levarie fasi di vita di unacava. Innanzitutto, ècomplicato verificarese l'attività di estrazio-ne si sia svolta neilimiti consentiti o se, alcontrario, ci sia statauna violazione, anche se perpochi centimetri. In secondoluogo, nella fase della ricom-posizione, è molto difficile vigi-lare sulla natura dei materialiconferiti, dal momento che icontrolli non possono cheessere effettuati a campione equindi su una percentualeminima delle terre sversate.Fortunatamente negli ultimi

anni c'è stata una crescitadella sensibilità di chi è abilita-to a dare i permessi; in questocaso la Provincia, che è statamolto attenta, per esempio, aicasi della discarica di amiantodi Borgomanero e alla tangen-ziale di Romagnano. In questomodo ha facilitato il nostrolavoro.

«Regoliamo lo sfruttamento»Franco Lattanzio sollecita l’attenzione per il territorio

Ryan Jessie Coretta

“ “La verifica

del materiale per

le ricomposizioni

puoʼ essere

controllato solo

a campione

Page 19: FAR WEST - Libera Novara · una volta esauriti, devono essere riempiti o trasformati in laghetti - pratica diffusa per le cave più piccole o che arrivano in falda. Ecco dove raddoppia

E per quanto riguarda la nor-mativa? Quali sono i suoilimiti?Le mie non sono critiche: ilcompito di un funzionario dipolizia è quello di applicare lalegge in ogni caso. Ci sonoperò constatazioni largamentecondivise riguardo le criticitàpresenti nella legislazione inquesto campo. In particolare, alivello nazionale, molte sono lelacune, sia per quanto riguardale procedure autorizzative, siaper quanto concerne i procedi-menti sanzionatori. Per esem-pio, in materia di edilizia urba-nistica ogni costruzione deveessere permessa, in base alpiano regolatore; questo inve-ce non vale per le cave. Se sicostruisce un garage abusivosi commette un reato, se inve-ce si coltiva una cava abusivasi va incontro a un sempliceillecito amministrativo, sanzio-nato quasi come un eccessodi velocità, mancando cosìdella deterrenza necessaria alrispetto della norma precettiva.Lo dimostra il fatto che le tra-sgressioni sono sempre unafattispecie molto frequente.Più precisamente, la leggeregionale 69 del 1978 prevedeuna sanzione per chi coltivisenza autorizzazione una

cava, che va da un milione dilire a cinquanta milioni: tradottiin euro, si va da 516 euro a25.820 euro. C'è però un'altralegge, la 689 del 1981, che,all'articolo 16, prevede il cosid-detto pagamento in misuraridotta delle sanzioni ammini-strative: entro sessanta giornidalla con-testazionedell'illecito,chi tra-sgrediscela leggepuò paga-re unas o m m apari a unterzo delmass imoo, se piùfavorevole,alla metàdel minimo della sanzionepecuniaria prevista. In pratica,il cavatore abusivo, a prescin-dere dalla quantità di terrenoscavato, la fa franca pagandosolamente 1032 euro.In più, la legge regionale 69,ormai obsoleta perché pensa-ta in tempi completamentediversi dagli attuali, all'art. 3prevede che la coltivazione diuna cava costituisca una varia-zione automatica al piano

regolatore. In questo modoun'attività industriale puòbenissimo essere intrapresa inuna zona inizialmente statadestinata all'agricoltura o alverde.Per fortuna, la Provincia diNovara rappresenta anche perquesto aspetto un esempio

v i r tuoso,compren-d e n d onella piani-f icaz ionedelle attivi-tà estratti-ve dei limi-ti, sia intermini dilocalizza-zione, siain terminiquantitati-vi.

Se si continua a cavare conquesti ritmi, come sarà laProvincia tra 10-20 anni?Purtroppo, finché ci saràespansione della popolazioneoccorrerà procurarsi nuoverisorse, ma il consumo del ter-ritorio ha già raggiunto livellispaventosi. Sarebbe belloperò, nei limiti del possibile,investire il più possibile sul riu-tilizzo e il riciclo dei materiali e

sul potenziamento delle infra-strutture già esistenti. E' anchepiù sicuro: il consumo del terri-torio agricolo e la sua sostitu-zione con superfici impermea-bili come l'asfalto, per esem-pio, aggrava il rischio di allu-vioni.

Le bonifiche agrarie: cosasono? Ce ne sono statemolte in Provincia?Si tratta di interventi, ancoramolto praticati, meglio detti di"miglioramento fondiario",finalizzati a perfezionare la pro-duttività delle aziende agricole.Per esempio, per facilitare lacoltivazione di un campo, siscava, per tutta la superficie, inprofondità di alcuni centimetrio metri e in questo modo sipotrà sfruttare il dislivello percompiere un'irrigazione persommersione.Il problema è che nel passatorecente ci sono state storturenell'applicazione della normae, di fatto, sono state masche-rate da bonifiche agrarie vere eproprie cave. In questo modovenivano eluse le già pocheregole imposte per la coltiva-zione di cave: le estrazioni nonrientrano nella pianificazionedelle attività, non comportanoil pagamento dei contributi diestrazione o non impongonol'adozione di misure volte agarantire la sicurezza sul lavo-ro.Fortunatamente, nel sanziona-re alcuni illeciti, abbiamo svol-to anche un'attività di sensibi-lizzazione nei confronti dellegislatore, tant'è che laProvincia si è fatta portavocedi questa problematica inRegione. Quest'ultima haprovveduto a emanare la cir-colare n. 9/AMD del 12 giugno2012 che, nonostante ribadi-sca in maniera ridondante lademarcazione tra coltivazionedi cava e bonifica agraria, èstata molto utile alla Provinciaper richiamare all'ordine alcunicomuni.

“ “Il consumo

del territorio

ha raggiunto

livelli spaventosi:

si investa

sul riciclo

Sp

ecia

le c

ave -

Marz

o 2

013

19

Page 20: FAR WEST - Libera Novara · una volta esauriti, devono essere riempiti o trasformati in laghetti - pratica diffusa per le cave più piccole o che arrivano in falda. Ecco dove raddoppia

20

Sp

ecia

le c

ave -

Marz

o 2

013

Lo dice anche l’assessorecompetente in materia diattività estrattive dellaProvincia di Novara, ClaudioNava: «Le bonifiche agricolesono, spesso, cave masche-rate». Una dichiarazione checi consente di approfondireun tema non trascurabile,quando si affronta il com-plesso mondo dell’estrazio-ne e del movimento terra.Sebbene, come vedremo, lenormative sono tutt’altro chestringenti, talvolta impedi-scono l’avvio di nuovi sban-camenti, rallentano sensibil-mente i lavori o, per lo meno,il loro avvio e, non di meno,prevedono il pagamento didiritti di scavo. Esiste, comunque, una scor-ciatoia a costo zero per icavatori: per evitare lunghiiter di approvazione, verificae controllo basta dare il viaad una “bonifica agraria”,che per di più consente didribblare anche i palettiimposti dal Piano per le atti-vità estrattive Provinciale e,quindi, superarne le quotefissate ricavando spazi diintervento anche fuori dai “4bacini” individuati dalla pia-nificazione territoriale incapo a Palazzo Natta. Serveun agricoltore che vogliamigliorare la produttività o lecondizioni del proprio terre-no ed il gioco è fatto: una

semplice domanda di auto-rizzazione al Comune e arrival’ok senza incorrere in alcunaparticolare istruttoria. Delresto, per la bonifica sarebbenecessario prelevare soltan-to una quantità limitata diterreno, quella superficiale;peccato che un piccolo inter-vento si trasformi, spesso, inun vero e proprio esercizio di

cava.Una scorcia-toia graditaai cavatori,tant’è che sult e r r i t o r i on o v a r e s e ,dati delPaep, nel2008 veniva-no registrateb o n i f i c h eagrarie inalmeno diecidegli 88Comuni dellaProvincia. Unp e r c o r s otanto battu-to, non solon e lNovarese, das o l l e c i t a r euna circolare

Quando la cava è “mascherata”Fatta la norma, trovato l’inganno: il caso delle bonifiche agrarie

Emanuele Navazza

della Regione Piemonte nelgiugno dello scorso anno:

Chiarimenti in meritoall’applicazione dei dispo-sti della legge regionale69/1978 “Coltivazione dicave e torbiere” e dellecorrelate tariffe del dirittodi escavazione di cui all’ar-ticolo 6 della legge regio-n a l e1 4 / 2 0 0 6 ,in relazio-ne allam a t e r i ad e l l e“terre erocce das c a v o ”n o r m a t edal l ’art i -colo 186del d.lgs.152/2006e dallad.g.r. n. 24-13302 del 15febbraio 2010.In relazione a numerosi que-siti presentati da parte diamministrazioni provinciali ecomunali, in merito al rap-porto tra la normativa regio-nale concernente le attivitàestrattive e l’articolo 186

(terre e rocce da scavo) deldecreto legislativo 3 aprile2006, n. 152 “Norme inmateria ambientale” con lacircolare allegata si forniscea tutte le amministrazionilocali del Piemonte un chiari-mento univoco relativo allatematica in oggetto.?Attraverso un percorso dianalisi delle normative, la cir-

c o l a r econfermache ogniinterventoche pre-v e d aestrazionee com-mercializ-zazione dimaterialeindustrial-mente uti-l i z z a b i l ed e v e

essere autorizzato ai sensidella legge regionale69/1978 ed è sottoposto alpagamento delle tariffe deldiritto di escavazione, istitui-te dall’articolo 6 della leggeregionale 21 aprile 2006, n.14. Viene pertanto chiaritoche gli interventi sul territo-

Una procedura

“semplificata”

che consente

di aggirare anche

le indicazioni

del Paep

Page 21: FAR WEST - Libera Novara · una volta esauriti, devono essere riempiti o trasformati in laghetti - pratica diffusa per le cave più piccole o che arrivano in falda. Ecco dove raddoppia

rio, finalizzati al miglioramen-to fondiario o agrario delfondo (le cosiddette bonifi-che agrarie), non rientranonella disciplina dettata dal-l’articolo 186 del d.lgs.152/2006 per le terre e rocceda scavo in quanto, comeampiamente specificato emotivato nella circolare, imedesimi ricadono a pienotitolo nella disciplina dell’atti-vità estrattiva. Ne deriva cheper tali interventi leAmministrazioni comunalinon sono chiamate adapprovare “Piani di gestionedelle terre e rocce da scavo”e a provvedere ai sensi del-l’articolo 48 della leggeregionale 5 dicembre 1977,n. 56 in materia di “Tutela euso del suolo”, ma devonocomunicare al richiedenteche l’intervento deve esserepresentato secondo i dispo-sti della citata l.r. 69/1978.?Resta inteso, in quanto lacircolare non è riferibile a talifattispecie, che le terre erocce da scavo derivanti datutte le opere edilizie appro-vate, i cui progetti contengo-no il previsto “Piano digestione delle terre e rocceda scavo” potranno essereefficacemente riutilizzatenella filiera estrattiva, comeprevisto dalla normativavigente e specificato nellad.g.r. n. 24-13302 del 15 feb-

braio 2010, in quanto la cir-colare è riferita agli scavi dimateriale industrialmente uti-lizzabile, attuati su fondi postiin aree extraurbane.??La cir-colare richiama infine che

l’eventuale appro-vazione da partecomunale deisuddetti interven-ti, in mancatorispetto della l.r.69/1978, determi-na anche il venirmeno dell’introitodelle tariffe deldiritto di escava-zione con dannoall’erario comuna-le e regionale.

Un sinteticodocumento persottolineare comele bonifiche inquestione nonsiano sottoposteai vincoli dellalegge regionale69 del 1978, lanorma che adoggi regola la gestione delleterre e rocce di scavo.Così si aprono scenari in cuiqualche ettaro di terreno sitrasforma in un giacimento titerra, ghiaia e mista, profon-do qualche metro, da cuiattingono decine e decine dicamion ogni giorno. AlComune basta la richiestadei proprietari del fondo agri-colo, l’approvazione di unpiano per la gestione delleterre da scavo e si parte conl’estrazione, perché l’attivitàrientra tra i movimenti terra

normati dal Testo unico delledisposizioni legislative eregolamentari in materia edi-lizia, edilizia libera, e non allagià citata Legge regionale. Molti, si è detto, i casi di

bonifiche agrarie sul territo-rio. Tra questi ne scegliamodi approfondirne uno in parti-colare, riscontrato lungo lastrada Provinciale 106 cheda Carpignano porta aGhemme. Un caso che si èguadagnato la ribalta dellacronaca negli ultimi anni. IlComune di Carpignano il 31luglio 2011, con appositadelibera, concedeva, surichiesta di due aziende agri-cole l’intervento per “lavori dimiglioramento fondiario” daeffettuare su un’area di circa200mila metri, da cui estrarre

circa 130milametri cubi di ter-reno. Un interven-to, suddiviso intre lotti comples-sivi, che apparefin da subito allimite dell’attivitàestrattiva e che siestende dai bordidella carreggiatafino al terrapienoautostradale chedelimita l’area sulversante opposto. Cava o bonifica?La risposta sem-brerebbe scrittanero su bianco neidocumenti delComune, che perla “bonifica”richiede ai propo-nenti una contri-buzione “pari adeuro 0,50 permetro cubo - unComune per

legge introita 0,37 euro almetro cubo sul materialeestratto da cava - a titolo diriconoscimento degli aggravidi natura ambientale, deri-vanti dall’insorgenza dei flus-

si di traffico, di utilizzo diinfrastrutture urbane e didisturbi ambientali. Unasomma che il Comune inten-de investire in interventi dimiglioria delle aree viarie edegli spazi pubblici. Circa66mila euro postati a bilan-cio per una cava che, sullacarta non esiste, essendosottoposta semplicemente alTesto unico delle disposizionilegislative e regolamentari inmateria di edilizia libera, enon alla già citata Leggeregionale 69 del 1978. Ciònonostante il materialeestratto viene conferito alFrantoio di Ghemme e alleCave di Romagnano, azien-de che si occupano di ricer-ca, estrazione, lavorazione ecommercio dei materiali iner-ti. Un caso che ha solleticatol’attenzione delle Forze del-l’ordine, tanto che la “bonifi-ca” in questione è stataoggetto di sequestro daparte della Procura, confer-mato dal Tribunale delRiesame per abuso edilizio,gestione illecita di rifiuti efurto aggravato. Destinataridell’azione giudiziaria un“pacchetto” di società chefanno capo alla famiglia dicavatori Vicario, come silegge su Tribuna Novaresedel 16 novembre 2012.Un esempio che chiariscecome lo stop non sia arrivatoper violazione della normaregionale sulla coltivazionedi cave e torbiere, ma secon-do reati rilevati riferibili adaltri ambiti. Evidenziando,ancora una volta, come lanormativa abbia dei limitioggettivi.

Il sito di Carpignano durante gli scavi del secondo lotto

La Provinciale 106 prima dell’inizio della bonifica

Sp

ecia

le c

ave -

Marz

o 2

013

21

Page 22: FAR WEST - Libera Novara · una volta esauriti, devono essere riempiti o trasformati in laghetti - pratica diffusa per le cave più piccole o che arrivano in falda. Ecco dove raddoppia

22

Sp

ecia

le c

ave -

Marz

o 2

013

Sulle spalle di ogni italianopesano 565 chili di cemento:un vero record europeo risul-tato di una sfrenata corsa allacementificazione del territorioe di una altrettanto sfrenata‘attività estrattiva’, in altreparole cave, disseminate innumero impressionante intutta Italia, ma concentrate inPiemonte, Lombardia,Lazio.Tre Regioni che, da sole,estraggono quasi il 50% deltotale dei metri cubi di mate-riale inerte pregiato (sassi,ghiaia, sabbia in particolare),ovvero qualcosa come oltre43 milioni di metri cubi che ali-mentano l’industria dellecostruzioni. (Legambiente,rapporto Cave 2011). Un disa-stro.Guardiamo questo disastroambientale più da vicino, inRegione Piemonte: da doveorigina?Da una legge regionale del1978 vecchia quindi di 35 annie che, come si analizza in unaltro articolo di questo numerospeciale, è inadeguata, ana-cronistica, con un sistemasanzionatorio a dir poco risibi-le (ancora indicato in lire…)privo di indicazioni alternativeall’attività estrattiva e di atten-zione verso il ruolo di Entilocali quali i Comuni che sonopoi le realtà direttamente inte-r e s s a t ealla pro-blematicadel con-sumo pro-gress ivodi territo-rio.Ma nonbasta: unaR e g i o n ecome ilPiemontecon uncosì ele-vatissimo consumo di suolo aoggi non ha piani di recuperoambientale delle numerosissi-me cave dismesse, oltre 300 esu 8 Province solo tre, tra cuiquella di Novara, che hannodefinito il Piano delle attivitàestrattive della provincia(Paep). E non è certo consola-torio che in nove Regioni nonci siano ‘piani per le cave e

che in altre come Calabria,Sicilia, Sardegna, Basilicata si

e s t r a g g ag r a t i smater ia lep re g i a t o ,cancellan-do territo-rio. Solo sui n p u tdell’UnioneEuropea laR e g i o n ePiemonteha previstoo b b l i g h iper i cava-

tori di attività di ripristinoambientale ma solo per lecave che sono in attività (quasi500).Già queste sintetiche indica-zioni tracciano un quadro dipossibili quanto urgenti inter-venti cui il legislatore regionale(leggi Consiglieri e gruppi oggipresenti in regione Piemonte)potrebbe porre rimedio con

integrazioni, emendamenti edisposizioni di legge correttividella assaiv e t u s t alegge 69del 1978.Ma nulla, auna rapidav e r i f i c a ,risulta in tals e n s o ,nemmenoin termini diintenzione,di bozza, didiscussio-ne in meri-to.Una delusione.Eppure, in gioco non c’è soloun’enorme quantità di territo-rio da preservare ma anchepossibili risorse e un cicloeconomico virtuoso che sipotrebbe attivare attraversoalcuni provvedimenti legislati-vi. Legambiente, nel citatoRapporto indica alcune pro-

poste del tutto concrete quan-to credibili che la nostra

Associazioneanche inambito locale,in sinergiacon Libera,vuole sotto-porre aC o n s i g l i e r iregionali eDeputati alParlamento.La prima è diridurre pro-gressivamen-te l’attività

estrattiva ricorrendo all’utilizzodi materiali di recupero (inerti)provenienti dal ciclo dell’edili-zia. Introdurre un “tetto” pro-gressivo per anno consenti-rebbe grande beneficio dirisparmio di suolo e ci avvici-nerebbe di più all’Europa,dove tale strategia già opera earriva a percentuali di rilievo inFrancia (62%), Olanda (90%),

Una legge tutta da rifareLe proposte di Legambiente per cambiare il destino del territorio

Legambiente - Circolo di Novara

Una legge

“vecchia” di 35

anni non basta:

serve un serio

intervento

del legislatore

Adeguare i costi

dei canoni

di concessione

e le sanzioni per

chi non rispetta

le regole

Page 23: FAR WEST - Libera Novara · una volta esauriti, devono essere riempiti o trasformati in laghetti - pratica diffusa per le cave più piccole o che arrivano in falda. Ecco dove raddoppia

Belgio (87%): certo una sceltache significa meno attenzioneai ‘cavatori’ ma maggiore tute-la di un territorio che in Italiasparisce a velocità impressio-nante. Senza contare i benefi-ci occupazionali, più elevatinel settore del recupero chenon in quello estrattivo. Ma viè un secondo aspetto decisivoper cambiare pagina e con-sentire prospettive menodrammatiche per il suolo ita-liano: quello dei costi dei“canoni di concessione” oltreche dell’intero sistema sanzio-natorio. Riflettiamo su questidati (Legambiente rapportoCave ’11): in Piemonte leentrate annue derivanti daconcessioni sono state pari a5.256.950 euro. Il volume diaffari nello stesso anno deriva-to dalle attività estrattive conprezzi di produzione è stato di65.432.250 milioni di euro. Ilvolume di affari annuo da atti-vità estrattive con prezzi divendita è stato pari a139.812.500 milioni di euro.Non occorre essere degliesperti di economia per com-prendere come i costi deicanoni di concessione appa-iono un autentico “regalo” achi svolge oggi attività estratti-va. In Inghilterra tali canoniarrivano al 20% del prezzomedio di vendita che oggi inItalia si aggira sul 4%.Pensiamo al doppio effettocombinato del vincolo delricorso ai materiali provenientidal riciclo e alla ricaduta eco-nomica per Regioni e Comunile cui casse oggi appaionodesolatamente vuote: ai livellidi estratto del 2011 il RegionePiemonte incasserebbe oltre33 milioni di euro a fronte deimiseri 5 milioni acquisiti. Pernon parlare delle sanzioni chein Piemonte vanno dai 500euro ai 25.000: ovvio checavare oggi è un affare ed è unaffare anche esibire un similesistema sanzionatorio. Contanti saluti alla tutela del terri-torio, del paesaggio e, dicia-molo chiaramente, delle legali-tà che dai numeri prima indi-cati può essere facilmenteaggredita e calpestata. Nelleprossime settimane dunquesia a livello locale sia regiona-le Legambiente chiederà agliAmministratori un esplicitoimpegno per ribaltare inPiemonte questa situazione esi rivolgerà ai Deputati del ter-ritorio per richiamare la loroattenzione per un impegnoconcreto anche in questa dire-zione.

L’estrazione non è l’unica strada: due percorsi alternativi

Da diversi anni Legambiente insiste affinchési incrementi l’utilizzo di materiali per l’ediliziaprovenienti da siti diversi dalle cave. In que-sto modo si ridurrebbe il danno al paesag-gio, all’ambiente ed anche il rischio, semprepresente, di infiltrazioni della criminalitàorganizzata che spesso usano le cave comediscariche abusive per rifiuti pericolosi.Esistono due alternative : la bonifica deglialvei dei fiumi ed il riciclo dei materiali dademolizione.E’ noto come in Italia esista un grave disse-sto idrogeologico che porta a frequentiesondazioni di fiumi o a vere e proprie allu-vioni. Dragare l’alveo dei fiumi, in modo pro-grammato e ragionato, é doveroso e troppiritardi si sono accumulati in questi anni, contutte le conseguenze che abbiamo pagato epaghiamo. Ma i fiumi possono essere allostesso tempo una fonte di ghiaia e sabbia diottima qualità per l’edilizia: un doppio bene-ficio per la collettività, con una sola opera.Ecco perché il presidente della Provincia,Diego Sozzani, e l’assessore provinciale allaProgrammazione territoriale, urbanistica ecave, Claudia Nava avevano cominciato, nelnovembre 2011, una serie di contatti con l’Agenzia interregionale per il fiume Po, l’as-sessorato regionale all’Ambiente e quelloalla Pianificazione territoriale, la Provincia diVercelli, nonché con le associazioni di cate-goria, per un protocollo d’intesa che autoriz-zasse Novara a pulire l’alveo di alcuni fiumi ea recuperarne la ghiaia. I corsi d’acqua cheinteressavano la nostra amministrazioneprovinciale erano prima di tutto, il Sesia, i tor-renti Agogna, Terdoppio e Arbogna, maanche il Ticino. Dopo una prima fase di entu-siasmo, legata anche al passaggio daldemanio nazionale a quello regionale cheavevano fatto sperare in una semplificazionedelle procedure, predomina ora la delusione.La Regione avrebbe chiesto una trentina distudi tecnici del costo complessivo di 30.000euro pretendendo che 20.000 euro fossero acarico delle province di Novara e Vercelli,cosa che ha tagliato le gambe a tutto il pro-getto essendo nota la difficilissima situazio-ne finanziaria della nostra Provincia.Il riciclaggio dei materiali provenienti da atti-vità di costruzione e demolizione (C&D), chevengono classificati dalla legge come rifiuti,si configura come una buona soluzioneanche al problema del loro smaltimento epresenta vantaggi economici per diversi fat-tori:

- l’impresa spende meno per lo smalti-mento- il materiale riciclato ha un valore com-merciale- per l’acquirente tale materiale ha presta-zioni paragonabili ai materiali tradizionalima prezzo molto inferiore- per la collettività il riciclo garantisce unamaggiore tutela delle risorse non rinnova-bili e paesaggistiche dell’ambiente (menocave).

Sul totale della produzione di scarti dell’atti-vità di C&D in Italia il 92% proviene da operedi microdemolizione e non da grandi opere.Purtroppo vi è in Italia una carenza di speci-ficità professionale delle ditte che demoli-scono (progettisti della demolizione, tariffariprofessionali, etc). Demolire e riciclare richie-de, infatti, competenza. Occorrerebbe che ilmateriale indirizzato al riciclo sia il più possi-bile omogeneo, per questo sono da predili-gere le demolizioni selettive, ben pianificate,a quelle tradizionali. Ci sono materiali, comei coppi o i mattoni fatti a mano, che possonoessere rivenduti immediatamente, altri cheinvece vanno ripuliti oppure opportunamen-te frantumati, facendo attenzione che noncontengano amianto o sostanze pericolose.La demolizione selettiva permetterebbe diriciclare la quasi totalità dei rifiuti da demoli-zione. Esiste anche il riciclo primario, checonsiste nel riusare, direttamente nel cantie-re stesso di costruzione, gli scarti di lavora-zione. Il riciclo secondario invece implica untrattamento meccanico del rifiuto ed un calodi qualità del prodotto rispetto all’originale,mentre il riciclo terziario avviene per via chi-mica, con produzione di un materiale equi-valente al materiale di partenza. Gli aggrega-ti provenienti dal riciclo secondario di mace-rie non possono essere usati, in Italia ed inquasi tutti i paesi europei, per scopi struttu-rali ma solo come riempimenti e/o sottofon-di stradali. Il calcestruzzo é il materiale piùabbondante da riciclare e, per rendere ciòpiù vantaggioso, sarebbe meglio che i fran-toi per la sua frammentazione si trovassero ilpiù vicino possibile al cantiere stesso, inmodo da eliminare i costi di trasporto maanche per far si che il materiale provenienteda demolizione non diventi mai, di fatto, unrifiuto (con le sue implicazioni di tassazione)non valicando mai i confini del cantiere edessendo trasformato lì direttamente in “materia prima seconda “.Come spesso accade in Italia, anche questosettore, che potrebbe portare importantibenefici economici ed una maggiore salva-guardia dell’ambiente, non trova adegua-to sviluppo. Perché ? Chi ha interesseaffinché ciò non avvenga?

Marco Calgaro

Il “patto del Sesia” tra Novara e Vercelli

Sp

ecia

le c

ave -

Marz

o 2

013

23