FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce...

28
INIZIAZIONE CRISTIANA FANCIULLI E RAGAZZI Percorso genitori II ANNO Ufficio per la pastorale catechistica A D E X P E R I M E N T U M 2 0 0 8 — 2 0 1 1

Transcript of FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce...

Page 1: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

INIZIAZIONE CRISTIANA FANCIULLI E RAGAZZI

Percorso genitori

II ANNO

Uff

icio

per

la p

asto

rale

cat

echi

stic

a

A D E X P E R I M E N T U M

2 0 0 8 — 2 0 1 1

Page 2: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

2

Page 3: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

3

SCHEDA 1

…la parte migliore…

1. LA PROPOSTA

Comprendere che attraverso il silenzio e l’ascolto possiamo riconoscere ed accogliere i segni della presenza e dell’amore di Dio Padre nella nostra famiglia, nella nostra comunità, nelle cose e nelle persone che ci circondano.

2. UNA STORIA PER COMINCIARE Gli occhi

Una giovane mamma, in cucina, preparava la cena con la mente totalmente concentrata su ciò che stava facendo: preparare le patatine fritte. Stava lavorando sodo proprio per preparare un piatto che i bambini avrebbero apprezzato molto. Le patatine fritte erano il piatto preferito dai bambini.

Il bambino più piccolo di quattro anni aveva avuto una intensa giornata alla scuola materna e raccontava alla mamma quello che aveva visto e fatto. La mamma gli rispondeva distrattamente con monosillabi e borbottii.

Qualche istante dopo si sentì tirare la gonna e udì: «Mamma…». La donna accennò di sì col capo e borbottò anche qualche parola. Sentì altri strattoni alla

gonna e di nuovo: «Mamma…». Gli rispose ancora una volta brevemente e continuò imperterrita a sbucciare le patate.

Passarono cinque minuti. Il bambino si attaccò alla gonna della mamma e tirò con tutte le sue forze. La donna fu costretta a chinarsi verso il figlio.

Il bambino prese il volto della madre fra le manine paffute, lo portò davanti al proprio viso e disse: «Mamma, ascoltami con gli occhi!». (Bruno Ferrero – La Vita è tutto quello che abbiamo)

Ascoltare qualcuno con gli occhi significa dirgli: «Tu sei importante per me». Tutte le cose importanti passano attraverso gli occhi.

3. INTERROGHIAMOCI

Il rapporto con Dio parte dall’ascolto.

• Ascoltare significa fermarsi e fare silenzio: come far tacere i rumori e i suoni che ci disturbano, far tacere il cuore e la mente, le fantasie e le preoccupazioni, gli affanni e i conflitti che ci impediscono di cogliere la Parola che ci raggiunge?

• Ascoltare significa accogliere l’Altro: è facile accogliere una Presenza che spesso sconvolge i

nostri assetti e le nostre certezze? • Ascoltare vuol dire abbandonarsi all’Altro: come rinunciare al desiderio di apparire, di riuscire, di

aver ragione, rinunciare ad ogni gelosia e ogni volontà di potere?

Page 4: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

4

4. LA PAROLA CI ILLUMINA

Dal Vangelo di Luca (10,38-42)

Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa.

Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti».

Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta».

Maria ai piedi di Gesù è l'immagine di ogni discepolo. Il cristiano, infatti, è anzitutto colui che ascolta la parola del Maestro e la custodisce nel proprio cuore. Il discepolo somiglia a Maria più che a Marta, la quale si lascia sorprendere da un attivismo che la incattivisce al punto tale da rimproverare di insensibilità persino Gesù.

Il cristiano è sempre e soprattutto un discepolo del Signore. Questa è la sua definizione più vera e profonda. Dall'ascolto della Parola di Dio, infatti, scaturisce l'essere e l'agire del cristiano.

Nella preghiera scopriamo di essere figli, di poter cioè dare del "tu" a Dio ed affidarci a lui con piena fiducia. Per questo si potrebbe dire che la preghiera è la prima e fondamentale opera del cristiano; sia la preghiera personale, possibile ovunque, sia la preghiera comune. Nella preghiera impariamo ad amare il Signore, i fratelli e i poveri.

L'amore, infatti, non nasce da noi, dal nostro carattere o dalla nostra natura. L'amore è un dono dello Spirito che viene riversato nei nostri cuori mentre ci mettiamo con umiltà e disponibilità davanti a Dio. (Mons. Vincenzo Paglia) 5. LA CHIESA CI SOSTIENE

Dal Catechismo degli adulti “La verità vi farà liberi” nn. 610-614, 627, 630-631 e 956-962

Page 5: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

5

SCHEDA 2

La vita vale più del cibo…

1. LA PROPOSTA

Comprendere che il dono della vita rappresenta la prima grande espressione dell’amore gratuito del Padre e che il Padre è colui che ci invita ad offrici, a prendere l’iniziativa, ad amare senza aspettare che l’altro ami.

2. UNA STORIA PER COMINCIARE Il conto

Preoccupato del senso della vita e dell’ultimo giorno, e soprattutto del Giudizio Finale a cui prima o poi certamente sarebbe andato incontro, un uomo fece un sogno.

Dopo la morte, si avvicinò titubante alla grande porta della casa di Dio. Bussò e un angelo sorridente venne ad aprire. Lo fece accomodare nella sala d’aspetto del Paradiso.

L’ambiente era molto severo. Aveva il vago aspetto di un’aula di tribunale. L’uomo aspettava sempre più intimorito. L’angelo tornò dopo un po’ con un foglio in mano su cui, in alto, campeggiava la parola “conto”. L’uomo lo prese e lo lesse: “Luce del sole e stormire delle fronde, neve e vento, volo degli uccelli e erba. Per l’aria che

abbiamo respirato e lo sguardo alle stelle, le sere e le notti…”. La lista era lunghissima. “…il sorriso dei bambini, gli occhi delle ragazze, l’acqua fresca, le mani e i piedi, il rosso dei

pomodori, le carezze, la sabbia delle spiagge, la prima parola del tuo bambino, una merenda in riva ad un lago di montagna, il bacio di un nipotino, le onde del mare…”.

Man mano che proseguiva nella lettura, l’uomo era sempre più preoccupato. Quale sarebbe stato il totale? Come e con che cosa avrebbe mai potuto pagare tutte quelle

cose che aveva avuto? Mentre leggeva con il batticuore, arrivò Dio. Gli batté una mano sulla spalla. “Ho offerto io” disse ridendo, “fino alla fine del mondo. È stato un vero piacere!”.

(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono)

Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la gratuità dei doni di Dio in un mondo in cui ogni cosa viene

fatta per interesse, per avere qualcosa in cambio…? • È possibile riscoprire, nel vivere frettoloso e distratto di oggi, quelle attenzioni alle cose piccole e

semplici che possono colmare e dare significato alla nostra vita?

Page 6: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

6

4. LA PAROLA CI ILLUMINA Dal Vangelo di Luca (12,22-32)

Poi disse ai discepoli: «Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete. La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito. Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete! Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate per il resto? Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono; eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Se dunque Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede?

Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l’animo in ansia: di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta.

Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno».

Continua l’istruzione di Gesù sui beni del mondo. La vita non dipende né da ciò che

abbiamo né da ciò che non abbiamo, ma da ciò che siamo: figli del Padre. Quindi nessun affanno per l’abbondanza e nessuna angoscia per la penuria. La differenza tra credente e non credente non sta nel fatto che il primo ozia e il secondo lavora. Tutt’altro! (1Ts 2,9; 4,11; 2Ts 3,6-15). La differenza è che il primo si occupa con fiducia e l’altro si preoccupa con angoscia. Il primo si occupa per ricevere e dare in dono, il secondo per possedere e accumulare. Mentre il non credente accumula con affanno quando ha e si angoscia quando non ha, il credente dona quando ha e lavora quando non ha. Ma senza inquietudine, perché sa che Dio è la sua vita.

Quelli che chiamano Dio "Abbà", Papà, sono esonerati dagli inutili pesi dell’affanno e dell’angustia: vivono nel regno dei figli di Dio. Solo questo regno va cercato, chiesto e desiderato in sé. Il resto è un’aggiunta. Il v. 32 è centrale: la certezza del dono che il Padre ci ha fatto nel Figlio vince ogni timore.

Tutto il testo richiama la paternità di Dio come antidoto all’angoscia: chi ci ha dato il più non lascerà mancare il meno. Se Dio provvede ai corvi e ai gigli, a maggior ragione provvede a noi, ai quali ha dato anche la capacità di seminare e di mietere, di prevedere e di provvedere, di lavorare e di tessere! Anche se siamo gente di poca fede, siamo sempre suoi figli: noi valiamo molto per Dio.

I vv. 31-34 dicono il rapporto che i figli hanno con i beni del Padre: non li cercano come fine, ma li usano come mezzo. Il Padre li dà come omaggio a coloro che cercano il Regno. In questo Regno già dato come dono ai credenti, si entra donando. Il dare è l’unico mezzo per avere "un tesoro inesauribile nei cieli". Questo tesoro non è oggetto di affanno e di angoscia, perché nessuno lo può sottrarre o distruggere: è la nostra vita di figli del Padre.

Se tutto viene dalla paternità di Dio, il credente deve testimoniare la sua filialità con una vita libera dall’angoscia. Chi non accetta Dio come suo principio e suo fine non può accettare il proprio limite assoluto se non come sua fine e distruzione. Il pensiero della morte diventa un assillo costante. Si sente minacciato dentro da un vuoto incolmabile, e cerca di riempirlo affannosamente, accumulando ciò che non è in grado di saziarlo. Chi invece si riconosce creatura di Dio, accetta il proprio limite e la propria morte, perché sa che li raggiunge il proprio principio, il Padre. La fine cessa di essere tale e diventa il fine di tutto il cammino della vita presente. È ritorno alla casa del Padre, termine della fatica e inizio del riposo.

Page 7: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

7

Cibo e vestito sono dei doni che servono per entrare in comunione con il Donatore. La vita di cui l’uomo ha fame, il suo unico riposo, la sua completa sazietà è questa comunione con Dio.

Se Dio provvede ai corvi, trascurerà forse i suoi figli? Il discepolo che si affanna non è credente, non crede che Dio è il suo Papà. Ogni affanno abbrevia la vita: ottiene esattamente il contrario di ciò che cerca. Ricordiamo il detto popolare: "Se c’è rimedio, perché ti agiti? E se non c’è rimedio, perché ti agiti?". La paura di morire e il desiderio insensato di accumulare per vivere ottengono esattamente l’effetto contrario ai nostri desideri. Ogni ansietà è sottrazione di vita.

Se Dio riveste di splendore ciò che è effimero, come un giglio, come l’erba che è destinata ad essere combustibile con cui l’uomo cuoce il pane, come non si prenderà maggiore cura dell’uomo al cui servizio ha messo tutte le cose e addirittura se stesso? Se Dio ci ha già dato il più (l’esistenza), non ci darà anche il meno (la sussistenza)? E’ uomo di poca fede chi vuole prevedere tutto, ignorando che Dio provvede. C’è una previdenza che estromette Dio dalla vita e non lascia il minimo spazio alla sua provvidenza. Chi agisce così non riconosce la paternità di Dio nei suoi effetti concreti. E’ consolante saper che Dio provvede a noi, anche se siamo uomini di poca fede. Anche se ci dimentichiamo di essere suoi figli, Dio non si dimentica di essere nostro Padre.

I discepoli che sono in ansia per i bisogni primari sono assimilati ai pagani. E’ da pagani non solo l’accumulo, ma anche le sue radici, cioè l’ansia, la preoccupazione e l’angoscia. Chi accumula fa suo dio ciò che ha; chi è angosciato fa suo dio ciò che non ha. Ambedue non sono ancora nel regno dei figli che gridano "Abbà". Ignorano che Dio è Padre e provvede ai suoi piccoli.

Il regno di Dio si realizza nel nostro rapporto filiale con lui e nel rapporto fraterno con tutti gli uomini. Chi cerca in ogni cosa di vivere da figlio di Dio e da fratello degli uomini, avrà certamente anche tutto il resto. L’errore che facciamo è cercare "il resto" invece che Dio e i fratelli.

I veri discepoli di Gesù saranno sempre un piccolo gregge e non avranno mai la pretesa di diventare grandi e forti secondo i criteri di questo mondo: tante pecore insieme non faranno mai un lupo! Ciò che risolve tutti i problemi dei cristiani è essere figli del Padre: questo è il Regno che egli ci ha donato in Gesù.

Il Vangelo tiene conto che i cristiani vivono in una storia concreta dove ci sono beni e denaro, ricchi e poveri. La soluzione proposta da Cristo non è rigettare i beni come se fossero cattivi, ma farne l’uso appropriato opposto a quello dettato dalla paura della morte. In questo modo tornano ad essere come Dio li aveva pensati: da possesso di una eredità che divide i fratelli (Lc 12,13) diventano dono che li unisce tra di loro e con il Padre. Solo così la creazione è molto buona come era al principio (Gen 1,31): tutti i beni tornano ad essere mezzi utili al fine loro assegnato da Dio. (Padre Lino Pedron)

5. LA CHIESA CI SOSTIENE

Dal Catechismo degli adulti “La verità vi farà liberi” n. 369

Page 8: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

8

Page 9: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

9

SCHEDA 3

E il Verbo si fece carne…

2. LA PROPOSTA

Sperimentare la gioia della presenza di Gesù nella storia e nella nostra esistenza; comprendere la grandezza dell’amore di Dio che giunge a donarci il suo Figlio invitandoci ad essere, a nostra volta, “dono”.

2. UNA STORIA PER COMINCIARE L’occhio del falegname

C’era una volta, tanto tempo fa, in un piccolo villaggio, la bottega di un falegname. Un giorno, durante l’assenza del padrone, tutti i suoi arnesi da lavoro tennero un gran consiglio.

La seduta fu lunga e animata, talvolta anche veemente. Si trattava di escludere dalla onorata comunità degli utensili un certo numero di soci.

Uno di essi prese la parola: «Dobbiamo espellere la Sega, perché morde e fa scricchiolare i denti. Ha il carattere più mordace della terra».

Un altro intervenne: «Non possiamo tenere fra noi la Pialla: ha un carattere tagliente e pignolo, da spelacchiare tutto quello che tocca».

«Il Martello – protestò un altro – ha un caratteraccio pesante e violento. Lo definirei un picchiatore. È urtante il suo modo di ribattere continuamente e dà sui nervi a tutti. Escludiamolo!».

«E i Chiodi? Si può vivere con gente così pungente? Che se ne vadano! E anche Lima e Raspa. A vivere con loro è un attrito continuo. E cacciamo anche Cartavetro, la cui unica ragion d’essere sembra quella di graffiare il prossimo!».

Così discutevano, sempre più animosamente, gli attrezzi del falegname. Parlavano tutti insieme. Il martello voleva espellere la lima e la pialla, questi volevano a loro volta l’espulsione di chiodi e martello, e così via. Alla fine della seduta tutti avevano espulso tutti.

La riunione fu bruscamente interrotta dall’arrivo del falegname. Tutti gli utensili tacquero quando lo videro avvicinarsi al bancone di lavoro. L’uomo prese un’asse e la segò con la Sega mordace. La piallò con la Pialla che spela tutto quello che tocca. L’Ascia che ferisce crudelmente, la Raspa dalla lingua scabra, Cartavetro che raschia e graffia, entrarono in azione subito dopo.

Il falegname prese poi i Chiodi dal carattere pungente e il Martello che picchia e batte. Si servì di tutti i suoi attrezzi di brutto carattere per fabbricare una culla.

Una bellissima culla per accogliere un bambino che stava per nascere. Per accogliere la Vita. (Bruno Ferrero – Storie di Natale)

Facciamo tutti parte del “grande evento”.

3. INTERROGHIAMOCI • Qual è il senso del nostro Natale? • È ancora questo il “tempo di grazia” in cui ci riscopriamo Figli di Dio e ritroviamo la gioia di

aprici al dono di noi stessi?

Page 10: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

10

4. LA PAROLA CI ILLUMINA

Dal Vangelo di Giovanni (1,1-14)

“In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta. Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità”. “In principio”: Giovanni riprende di proposito la prima parola ebraica della Genesi: “be

reshit”. Bisogna intuire la profondità di questa parola, poiché non è una precisazione cronologica! Ciò che comincia è ciò che governa la storia umana, è l’origine, il fondamento di tutte le cose…“In principio era il Verbo”: tutto viene messo sotto il segno della Parola (in latino, verbum), parola d’amore, dialogo…Ecco l’origine, l’inizio di ogni cosa. Anche molti filosofi antichi hanno celebrato la parola come origine (in greco, il Logos). “E il Verbo era presso Dio”: in greco, è “pros ton Thèon” (letteralmente, rivolto verso Dio). Il Verbo era rivolto verso Dio, è l’atteggiamento del dialogo.

Quando si dice “ti amo” o quando si dialoga veramente con qualcuno, gli si sta di fronte o, per lo meno, si è rivolti verso di lui. Girare le spalle, voltarsi, è rompere il dialogo; bisogna

Page 11: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

11

fare inversione di marcia per riannodarlo. Ciò che san Giovanni ci dice qui è fondamentale. L’intera Creazione - poiché nulla è stato fatto senza il Verbo - è il frutto del dialogo d’amore del Padre e del Figlio; e noi, a nostra volta, siamo creati in questo dialogo e per questo dialogo. La vocazione dell’umanità, - di Adamo, per riprendere la parola della Genesi -, è quella di vivere un perfetto dialogo d’amore con il Padre. Ma tutta la nostra storia umana, purtroppo, dimostra il contrario. Il racconto della caduta di Adamo ed Eva, nel secondo capitolo della Genesi, ce lo dice a modo suo: dimostra che il dialogo è interrotto. L’uomo e la donna non si sono fidati di Dio, hanno avuto il sospetto che Dio fosse mal intenzionato nei loro confronti; è l’esatto contrario del dialogo d’amore!

Anche noi, lo sappiamo bene: quando il sospetto passa attraverso le nostre relazioni, il dialogo è avvelenato. E, nella nostra vita personale, tutta la storia della nostra relazione con Dio potrebbe essere così rappresentata: talvolta rivolti verso di lui, talvolta girati dall’altra parte ed è necessario allora che noi facciamo inversione di marcia perché egli possa riannodare il dialogo… “inversione di marcia”, è esattamente il senso della parola conversione nella Bibbia. Cristo, da parte sua, vive perfettamente questo dialogo senza ombra con il Padre: viene a mettersi a capo dell’umanità.

Mi viene voglia di dire: egli è il “sì” di tutto il genere umano al Padre. Viene a vivere questo “sì” nel quotidiano, ed allora, per mezzo di lui, noi siamo reintrodotti nel dialogo primordiale: “A quanti però l’hanno accolto, a quelli che credono nel suo nome, ha dato potere di diventare figli di Dio”, cioè nel ritrovare questa relazione filiale, fiduciosa, senza ombra. L’unico scopo di Cristo, è che l’intera umanità possa entrare nuovamente in questo dialogo d’amore; è proprio questo ch’egli vuol dire quando usa la parola “credere”. “Perché il mondo creda”, questo è l’unico augurio di Gesù.

Riporto una frase di Kierkegaard: “il contrario del peccato non è la virtù, il contrario del peccato è la fede.” Sì, credere, è aver fiducia nel Padre, sapere in ogni circostanza e qualunque cosa succeda, che Dio è benevolo, è non sospettare mai di Dio, né mettere in dubbio il suo amore per noi e per il mondo. Di colpo, certamente, credere, è guardare il mondo con i suoi stessi occhi.

Guardare il mondo con gli occhi di Dio: “il Verbo si è fatto carne”, significa che Dio è in mezzo a noi, che non c’è bisogno di fuggire dal mondo per incontrare Dio.

È nella carne stessa, nella realtà del mondo che noi leggiamo la sua presenza. (Marie Noelle Thabut)

5. LA CHIESA CI SOSTIENE

Dal Catechismo degli adulti “La verità vi farà liberi” nn. 112-118 e 297-305

Page 12: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

12

Page 13: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

13

SCHEDA 4

Voi chi dite che io sia?

1. LA PROPOSTA

Comprendere che le parole e i fatti contenuti nel Vangelo sono la risposta agli interrogativi di ogni cristiano. La Parola di Gesù che insegna, ama, guarisce, accoglie e perdona, sostiene e alimenta la nostra fede.

2. UNA STORIA PER COMINCIARE

Il cuoco

Una studentessa irrequieta aveva avuto una brutta “overdose” all’Università. Invece di essere consegnata alla polizia fu accompagnata dagli amici in una comunità di accoglienza.

Quando la situazione lo permise, il prete che guidava la comunità, un uomo colto e preparato, professore di teologia e di psicologia, la invitò nel suo ufficio.

Così ricorda: «Ogni sua parola era intercalata da una bestemmia. Devo ammettere che in quel momento mi chiesi se mangiasse con la stessa bocca con cui parlava. Cominciò col raccontarmi del suo “brutto viaggio”. Disse che una montagna la stava per schiacciare e che i suoi “amici” dovevano tenerla giù».

I colloqui, nonostante tutto, continuarono. «Ero semplicemente e completamente sconvolto dalle cose che mi descriveva ad ogni nostra

seduta», riferisce il prete, che cercava di cambiare la ragazza con ragionamenti più sottili e convincenti.

Quando per gli studenti iniziarono le vacanze estive, finirono gli incontri tra il professore e la ragazza. Alla ripresa autunnale la ragazza non si fece vedere.

Il prete domandò alla sua migliore amica dove fosse. «Oh» disse l’amica, «si è convertita. Adesso vive in una comunità cristiana da qualche parte nel Nord, e scrive lettere come una suora».

Il prete rimase di stucco: non se lo sarebbe proprio aspettato. Passarono diversi mesi e un giorno la ragazza tornò per vedere la famiglia e gli amici: Andò

anche nell’ufficio del prete e per prima cosa lo abbracciò. Era evidentemente molto cambiata. Il prete le chiese come fosse avvenuta la sua conversione e soprattutto se era stato grazie ai loro colloqui, ma lei rispose: «Oh, no. Lei mi ha trattata con i guanti di velluto. Il cuoco della pizzeria in cui ho lavorato quest’estate, invece, ha usato dei modi diversi. Più di una volta mi ha detto, con il suo forte accento: “Certo che sembri proprio triste, ragazza. Perché non permetti a Gesù di entrare nella tua vita? Lascia che Gesù esca dalle pagine della Bibbia per entrare nella tua vita!”».

La ragazza sorrise e continuò: «Io gli rispondevo: “taglia con queste fesserie”, ma, a sua insaputa, cominciai a leggere la Bibbia tutte le sere. E, una di quelle sere, Gesù uscì veramente da quelle pagine per entrare nella mia vita».

Il prete professore con tutti i suoi gradi accademici era stato completamente superato dal cuoco di una pizzeria. (Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono)

È la migliore delle ricette: lascia che Gesù esca dalle pagine della Bibbia per entrare nella tua vita!

Page 14: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

14

3. INTERROGHIAMOCI

• Quale fede è nata dalle nostre esperienze? • Chi o che cosa ha inciso di più sulla nostra fede? • Valutiamo la nostra conoscenza di Gesù: a che punto siamo?

4. LA PAROLA CI ILLUMINA

Dal Vangelo di Luca (9,18-24)

Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: «Chi sono io secondo la gente?». Essi risposero: «Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto».

Allora domandò: «Ma voi chi dite che io sia?». Pietro, prendendo la parola, rispose: «Il Cristo di Dio». Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno. «Il Figlio dell’uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi esser messo a morte e risorgere il terzo giorno».

E a tutti diceva: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà».

"Chi dice la gente che io sia?". È la domanda che Gesù rivolge ai suoi discepoli a Cesarea di Filippo. L'evangelista non riporta il luogo ma precisa il momento in cui Gesù rivolge queste parole ai discepoli, ossia "mentre egli stava a pregare in un luogo solitario e i discepoli erano con lui". Non si tratta di una sorta di sondaggio; anche se i Vangeli fanno emergere le diversità delle opinioni verso questo singolare profeta di Nazareth. Luca pone in bocca ai discepoli alcune delle opinioni più comuni: "Per alcuni Giovanni Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto".

Ad ognuna di queste attribuzioni corrispondeva un grado più o meno elevato di popolarità o comunque di adesione. Tuttavia, a Gesù non sembra interessare più di tanto il parere della gente; quel che davvero gli sta a cuore è cosa pensino di lui i discepoli. E il perché si comprende dal seguito del racconto evangelico. Gesù sta per intraprendere un cammino davvero difficile verso Gerusalemme. Egli ha ormai chiaro lo scontro che ci sarà tra la sua predicazione e le autorità religiose (gli anziani e i principi dei sacerdoti) e spirituali (gli scribi) che dominano Israele. E certamente gli tornano in mente i numerosi brani dell'Antico Testamento ove si parla del servo sofferente o del giusto "trafitto", come scrive il profeta Zaccaria. Ma se per lui è chiaro quel che gli accadrà, non lo è affatto per i discepoli.

Per questo, Gesù, senza commentare le opinioni della gente, chiede immediatamente ai discepoli: "Ma voi chi dite che io sia?". È la domanda centrale del brano evangelico. Essa chiede certamente chiarezza di idee, ma soprattutto adesione del cuore. E Pietro, a nome di tutti, risponde: "Il Cristo di Dio".

È una risposta che se non è del tutto chiara nella mente di Pietro, certamente è piena e limpida sul piano della sua fede. È ormai chiaro che Gesù per i discepoli non è solo un maestro di dottrine, è l'amico, è il confidente, è la loro vita, è il loro salvatore. La conversazione che si instaura tra Gesù ed i discepoli è un dialogo familiare e confidente. Gesù apre il suo cuore e confida ai suoi più intimi quello che gli accadrà a Gerusalemme. Del resto è venuto sulla terra per compiere la volontà del Padre, qualunque cosa comporti.

Page 15: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

15

L'annuncio "confidenziale" della sua passione, morte e risurrezione, certamente sorprende il piccolo gruppo di discepoli. Ma Gesù sa bene che questa è l'essenza del suo Vangelo e non può rinunciarvi. Anzi, chiunque vuole seguirlo deve accoglierla. Continua perciò, a parlare proponendo alcune indicazioni sulla sequela.

La prima e fondamentale condizione, comunque, è una adesione piena e totale a lui. Gesù vuole che i discepoli siano tali non solo esteriormente ma con il cuore; non a metà, ma interamente. E proprio all'inizio del suo viaggio verso Gerusalemme - siamo ancora in Galilea - dice a coloro che lo ascoltano: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua". Gesù chiede di essere amato sopra ogni cosa; esige di venir prima di ogni affetto e di ogni affare. O, se si vuole, pretende di essere il primo affetto e il primo affare. Tutto ciò chiede di operare su ciascuno di noi, iniziando appunto dal cuore. Qui è il luogo ove si sceglie a chi affidare la propria vita: se a se stessi, alla propria carriera, a tanti altri idoli, oppure al Signore. È ovvio che ogni taglio, ogni divisione, richiede sforzo e sacrificio; talvolta, una vera e propria lotta. Essa va combattuta da ogni discepolo. Seguire Gesù significa essere disponibili a percorrere il suo cammino, a prendere su di sé il rifiuto del mondo, l'incomprensione e anche la diffamazione.

Ma il termine sarà la risurrezione, la pienezza della vita. Gesù lega il discepolo al suo destino personale. E chiude con una frase davvero strana per noi, ma è la sintesi della sua vita: "Colui che vuol salvare la propria vita, la perderà; chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà". Chi "perde" la vita, ossia chi la spende al seguito di Gesù, l'ha davvero salvata. Non l'ha persa dietro cose vane e illusorie. (Mons. Vincenzo Paglia)

5. LA CHIESA CI SOSTIENE

Dal Catechismo degli adulti “La verità vi farà liberi” nn. 213-217

Page 16: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

16

Page 17: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

17

SCHEDA 5

…la mia carne per la vita del mondo.

1. LA PROPOSTA

Riscoprire negli eventi pasquali il mistero fondamentale della nostra fede, che fa “splendere”, davanti ai nostri occhi, il cammino compiuto da Gesù verso il Calvario e la risurrezione.

2. UNA STORIA PER COMINCIARE La favola del pane

In un lontano paese, una povera vedova si manteneva prestando servizio ad una ricca e misteriosa signora che viveva solitaria in una villa dall’aspetto lugubre, seminascosta nel cuore di un bosco.

La buona vedova compiva il suo lavoro con generosità e precisione, e un giorno inaspettatamente la signora le fece un regalo: un anello straordinario.

«Ruotando due volte questo anello intorno al dito, ti potrai trasformare in tutto ciò che vorrai» le spiegò la strana signora.

La vedova non ci fece un gran caso, ma quando una terribile carestia si abbatté sulla regione, si ricordò dell’anello.

Lo girò due volte attorno al dito e si trasformò in un magnifico falco dalle ali affilate. Aveva deciso di volare fino a trovare una terra che potesse fornire sostentamento al figlio e ai suoi vicini.

Volò fino ad esaurire le forze, poi tornò mestamente nella sua casa. La carestia aveva colpito tutte le terre del regno. Non c’era scampo per nessuno.

Ma la donna non si rassegnò. Ruotò l’anello due volte e si trasformò in un’enorme e fragrante forma di pane.

Quando suo figlio tornò a casa e vide quella enorme pagnotta, cominciò a mangiare di gusto. Era solo pane, ma saziava in modo mirabile. Mentre masticava con voluttà, il figlio della vedova vide passare un vicino di casa con cui aveva avuto molti dissapori e che gli ispirava una fortissima antipatia.

Era deciso ad ignorarlo, ma una scossa al cuore lo costrinse ad invitarlo a condividere quel pane miracoloso. La voce si sparse e da tutto il villaggio la gente accorse: grandi e piccoli, giovani e vecchi, poveri, ammalati e sani, disperati e inquieti.

Quel pane sembrava non finire mai. Inoltre non si limitava a togliere la fame, ma infondeva serenità e voglia di pace, senso di bontà e salute per il corpo. Quelli che erano nemici si riconciliavano e quelli che prima si ignoravano si sorridevano cordialmente.

Ogni notte, l’ultima briciola di pane si trasformava di nuovo nella vedova generosa. Ogni mattino, la donna ridiventava una gigantesca pagnotta profumata e deliziosa, che nutriva il corpo e lo spirito della gente del villaggio.

Così fu fino al nuovo raccolto. Quel giorno fu organizzata una grande festa. Naturalmente partecipò anche la vedova. Tutti quelli che si avvicinavano a lei provavano una strana sensazione: la donna profumava di pane appena sfornato. (Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono)

«Mentre stavano mangiando, Gesù prese il pane, fece la preghiera di benedizione, spezzò il pane, lo diede ai discepoli e disse: Prendete, questo è il mio corpo» (Mc 14,22)

Page 18: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

18

3. INTERROGHIAMOCI

Gesù ha scelto la cena pasquale per trasmettere il suo ultimo, definitivo insegnamento che riassume e racchiude tutta la sua vita e il suo rapporto con Dio e con le persone. • Riusciamo a percepire e condividere il desiderio fortissimo di “farsi totalmente dono” di Gesù? Per Gesù il dono di sé nell’Eucaristia sembra essere indissolubilmente legato alla gioia dello stare totalmente con i suoi. • Che cosa significa questo per noi? E per la nostra vita?

4. LA PAROLA CI ILLUMINA

Dal Vangelo di Giovanni (6,51-58)

«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.

Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.

Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

In questo brano evangelico di Giovanni il pane non simboleggia più soltanto la Parola di

Gesù da accogliere nella fede, ma il sacramento dell'Eucaristia. Le parole più ripetute sono infatti «carne e sangue», e «mangiare e bere». Ma dopo aver compreso questo, è importante non dimenticare che il discorso di Gesù ha voluto intenzionalmente unire i due temi: la Parola e il sacramento. E li ha congiunti a tal punto che non si vede dove termina l'uno e dove inizia l'altro.

Giovanni non prende soltanto in considerazione l'Eucaristia sacramento, ma anche (come dovrebbe essere!) l'intera esistenza del Cristo e il progetto di vita del discepolo. Nel gesto eucaristico è l'intera incarnazione che trova la sua spiegazione: il gesto eucaristico è rivelatore della «verità» di Gesù in tutta la sua interezza. Alcune espressioni come «disceso dal cielo», «donato dal Padre» si riferiscono all'origine di Gesù, all'incarnazione; altre come «carne e sangue», «dato per la vita del mondo» si riferiscono al ministero di Gesù, alla sua passione e alla sua croce. La riflessione di Giovanni investe dunque l'intera esistenza di Gesù e ne svela in profondità il significato: Gesù è Colui che viene dal cielo, Gesù è Colui che si offre per la vita del mondo. Sono i due aspetti che definiscono Gesù nella sua persona e nella sua missione: la sua origine divina (Figlio di Dio e dono del Padre) e il suo significato per noi (è il pane che dà la vita, è la nostra salvezza). E sono anche i due aspetti che definiscono il discepolo: un figlio di Dio a servizio dei fratelli.

Mangiare e bere la carne e il sangue di Cristo non significa solo credere nella presenza reale del Signore e nel suo dono di amore, ma significa «accogliere» quel dono, porsi in sintonia con esso e prolungarlo nella vita. C'è un legame stretto tra l'eucaristia e la vita, e su questo l'evangelista sembra indugiare con particolare insistenza: il concetto è ripetuto

Page 19: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

19

sei volte nel nostro passo. Non si tratta di una vita qualsiasi, ma della vita eterna, e nel vocabolario di Giovanni «eterno» significa sempre una realtà che appartiene al mondo di Dio e che tuttavia viene dotata anche all'uomo. E dunque, una vita che può dirsi divina non solo perché viene da Dio come un dono, ma anche perché è una comunione con la stessa vita di Dio. E non è solo una realtà futura («lo risusciterò nell'ultimo giorno»), ma già presente, sia pure allo stato germinale: «dimorare con Dio» è già possibile all'uomo che si apre alla Parola del Signore e si siede con Lui alla tavola eucaristica. (don Bruno Maggioni)

5. LA CHIESA CI SOSTIENE

Dal Catechismo degli adulti “La verità vi farà liberi” nn. 244-282 “Deus Caritas Est” – Lettera enciclica di Papa Benedetto XVI – nn. 12-14

Page 20: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

20

Page 21: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

21

SCHEDA 6

Voi siete la luce del mondo.

1. LA PROPOSTA

Comprendere che nel Signore risorto trova sorgente la speranza che noi siamo chiamati a testimoniare nella nostra vita, con le parole ma anche e soprattutto con le opere.

2. UNA STORIA PER COMINCIARE

La fontana

In un villaggio islamico del Libano un piccolo gruppo di persone divenne cristiano. Immediatamente si chiusero per loro tutte le porte della comunità. Gli uomini non potevano più stare con gli altri uomini in piazza a fumare e chiacchierare, le donne non potevano più attingere acqua alla fontana del villaggio. I nuovi cristiani furono costretti a scavarsi una fontana per conto loro.

Un giorno la fontana del villaggio si inaridì e seccò. Allora i cristiani invitarono i loro compaesani a venire ad attingere acqua alla loro fontana. Fecero di più: sulle loro case appesero un piccolo cartello che diceva: «Qui abitano dei cristiani».

Ciascuno sapeva così che in quella casa avrebbe trovato un aiuto e una mano tesa. (Bruno Ferrero - “Il canto del grillo”)

«Infine, fratelli, ci sia perfetta concordia tra voi: abbiate compassione, amore e

misericordia gli uni verso gli altri. Siate umili. Non fate il male a chi vi fa del male, non rispondete con insulti a chi vi insulta; al contrario, rispondete con buone parole, perché anche Dio vi ha chiamati a ricevere le sue benedizioni. Siate sempre pronti a rispondere a quelli che vi chiedono spiegazioni sulla speranza che avete in voi» (I lettera di Pietro 3,8-15)

3. INTERROGHIAMOCI

• Essere testimoni credibili: questione di tempo, in mezzo alle tante cose da fare, o di coraggio, coerenza, convinzione…?

• «Amatevi come io vi ho amato»: che cosa significa questo per noi? Per Gesù amare significa servire, offrire le proprie attenzioni e la propria collaborazione con umiltà e generosità. Possiamo dunque essere testimoni dell’amore di Dio anche nel nostro quotidiano, negli impegni e nei gesti di tutti i giorni. Interroghiamoci e confrontiamoci sulla «qualità» del nostro amore, sul nostro spirito di servizio, sulla nostra capacità di accogliere, ascoltare, condividere.

Page 22: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

22

4. LA PAROLA CI ILLUMINA

Dal Vangelo di Matteo (5,13-16)

«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’ altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.

Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli».

[…] Voi pescatori pescati, pescatori di umanità, che avete conosciuto il volto di Dio e ne siete stati colmati, siete chiamati ad essere sale della terra, ad insaporire con la vostra testimonianza la vita di chi vi è accanto, siete chiamati a lasciar brillare la luce che l'incontro con Gesù ha acceso nella vostra vita.

L'incontro con Dio non può restare nascosto, la conversione del cuore diventa evidente e la luce che si è accesa nei nostri cuori brilla nella quotidianità. È impossibile far luce se non si è accesi: la testimonianza del Vangelo nasce dall'essere illuminati, dall'essere avvinti dalla presenza del Signore. Gesù ci richiama fortemente all'interiorità, alla preghiera, al silenzio, alla riflessione pacata.

La candela non si accorge neppure di essere accesa, eppure illumina! La fede, che è dono di Dio, va accolta e coltivata; la luce che riceviamo e che illumina le nostre tenebre va ostinatamente tenuta al riparo dai venti gelidi della noia e dell'odio. Basta una piccola candela per rompere le tenebre di una grande Cattedrale immersa nel buio più totale. Quella luce, che altri hanno acceso, che non è autoconvinzione ma conversione, senza saperlo illumina numerosi altri fratelli e sorelle.

[…] La fede è sale, dà sapore alla vita, e noi diventiamo sale, chiamati a dar sapore alla storia. Non bisogna esagerare: basta un pizzico di sale per insaporire la vita, basta una piccola testimonianza di fede per cambiare il mondo. Spesso ci scoraggiamo: come possiamo cambiare la storia e il mondo? Come liberarci dall'aggressività e dall'odio che abitano intorno a noi e in noi?

La fede, anche solo un pizzico di fede, cambia sapore alla vita. […] Luce e sale; siamo chiamati a rendere testimonianza credibile al Vangelo attraverso le buone opere. Il cristiano non è chiamato a fare il "bravo ragazzo", né tantomeno ad ostentare le sue opere o a salvare il mondo.

Il mondo è già salvo è che non lo sa. Ciò che io posso fare è vivere da salvato, essere pubblicità del Regno, rendere presente la salvezza con il mio stile di vita. Stile sereno ed evangelico, che sa accettare la propria fragilità e le proprie incoerenze e che preferisce guardare a ciò che Dio fa per me, piuttosto che lamentarsi continuamente di ciò che non riesce a fare per lui!

Dio ha bisogno di figli, non di giusti... Isaia ci svela il modo concreto di essere luce e sale: attraverso l'amore, attraverso la

carità fattiva che si piega verso il povero e il sofferente. Per un cristiano il gesto d'amore, lo spezzare il pane diventa gesto teologico, esplicitazione d'amore. Oggi è un compito ineludibile della Chiesa restare con i poveri, trovando modi nuovi di vivere l'immutato Vangelo, proponendo non solo gesti di elemosina, ma stili di vita che contrastino la povertà dilagante, il profitto e l'economia al centro delle scelte, l'egoismo e l'edonismo come ammiccanti soluzioni di vita.

Paolo ci ricorda, a partire dalla sua esperienza, che la logica di Dio è diversa dalla logica del mondo: è una logica crocifissa. Il metro del nostro risultato è nel cuore di Dio, non nelle statistiche e nelle percentuali: anche se agli occhi del mondo questa disponibilità, questo amore è perdente, inutile, insignificante, anche se continuamente lo spettro della battaglia

Page 23: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

23

infine vinta dalle tenebre ci inquieta, noi – figli della luce – ci fidiamo del Signore e come lui amiamo di un amore totale e talora sofferto, sapendo che la sconfitta apparente di Dio è, in realtà, la salvezza del mondo.

Animo, amici, insaporite il mondo. (don Paolo Curtaz) 5. LA CHIESA CI SOSTIENE

Dal Catechismo degli adulti “La verità vi farà liberi” nn. 163, 430-431 e 568-572 “Spe Salvi” – Lettera enciclica di Papa Benedetto XVI – nn. 1 e 26-27

Page 24: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

24

Page 25: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

25

SCHEDA 7

…a ciascuno secondo la sua capacità…

1. LA PROPOSTA

Comprendere che i cristiani, divenuti Figli di Dio nel battesimo, sono chiamati a collaborare, per il bene di tutta la comunità cristiana, secondo i doni ricevuti dallo Spirito Santo.

2. UNA STORIA PER COMINCIARE

L’incendio e l’uccellino Un giorno, la foresta prende fuoco e gli animali fuggono in cerca di un luogo sicuro. Mentre

fugge, la scimmia nota un uccellino che vola in direzione delle fiamme. "Che cosa stai facendo - domanda la scimmia -, non vedi che la foresta si è incendiata?".

"Sì - risponde l'uccellino -. Ma sto portando nel becco alcune gocce d'acqua, per spegnere il fuoco". La scimmia scoppia a ridere: "Uccellino scemo e presuntuoso. Come puoi spegnere quel fuoco con poche gocce d'acqua?".

"So che non posso. Ma, per lo meno, sto facendo la mia parte e mi auguro che tutti gli altri avvertano il mio sforzo. Se tutti gli animali seguiranno il mio esempio, riusciremo a dominare le fiamme e a salvare la nostra foresta". (Paulo Coelho) Per cambiare il mondo basterebbe che qualcuno, anche piccolo, avesse il coraggio di incominciare.

3. INTERROGHIAMOCI

• Come possiamo riconoscere, nella nostra vita, nel nostro modo di essere e di “sentire”, i doni che

ciascuno di noi ha ricevuto dallo Spirito Santo? • Collaborare, condividere, contribuire, … → possono questi verbi rappresentare le iniziative che

cristianamente possiamo intraprendere per far fruttificare questi doni? Collaborare al progetto di Dio, secondo le capacità di ciascuno, significa, in definitiva, affidarsi a Dio, mettersi nelle sue mani ed accogliere il piano che Lui ha in mente per noi. Potrebbe essere, a questo punto, introdotta un’invocazione, o un canto, allo Spirito Santo.

4. LA PAROLA CI ILLUMINA

Dal Vangelo di Matteo (25,14-30)

Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti,

Page 26: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

26

andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.

Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.

Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso, per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.

La parabola dei talenti inizia parlando di un uomo che prima della partenza convoca i

tre dipendenti e consegna loro i suoi beni. La sua fiducia in loro è assoluta, tanto che ad ognuno affida una grossa somma in talenti. Il talento era una enorme somma: corrispondeva a circa 50 chili d'oro (è quanto chiesero i tedeschi agli ebrei romani pochi giorni prima di quel tragico 16 ottobre 1943, quando furono deportati). La consistenza del patrimonio fa comprendere l'importanza dell'incarico dato dal padrone ai tre dipendenti. Al primo affida in gestione cinque talenti, al secondo due e al terzo uno. La consegna, come si vede, è personale. Non siamo di fronte ad una piatta omologazione: il padrone rispetta le capacità di ognuno (capacità sempre notevoli, se si tiene presente l'enormità della cifra).

Tra la partenza e il ritorno del padrone, i tre dipendenti debbono far fruttare quanto è stato consegnato loro. È chiaro che essi non ne sono i padroni, ma amministratori sì. Infatti al suo ritorno il padrone chiederà loro come hanno amministrato quello che hanno ricevuto. Il primo dipendente raddoppia il capitale "operando con esso"; altrettanto fa il secondo. Il terzo, invece, fa una buca nel terreno e vi nasconde il talento ricevuto.

C'è da notare che il seppellimento del talento non è poi così strano; corrisponde a un dettato della giurisprudenza rabbinica secondo la quale chi, dopo la consegna, sotterra un pegno o un deposito, è liberato da ogni responsabilità. Al ritorno del padrone, il primo servo si presenta e riceve la lode e la ricompensa. Il secondo si avvicina e anche lui presenta il doppio di quanto aveva ricevuto, ottenendo anche lui una ricompensa. Il terzo si accosta e riconsegna al padrone quell'unico talento che aveva ricevuto. E premette anche il motivo del suo gesto: aveva paura di un padrone cattivo e voleva quindi assicurarsi secondo la più stretta consuetudine giuridica. Quel talento, quei talenti, sono la vita, non quella astratta ma quella concreta, di tutti i giorni, fatta del rapporto tra noi e il mondo. Tutto ciò è consegnato alla responsabilità di ognuno perché lo faccia fruttare. E a ciascuno è dato secondo le sue capacità.

Questo vuol dire che non c'è uguale misura di vita per tutti, ma anche che nessuno è incapace di far fruttare la vita che ha; nessuno può avanzare scuse (la mentalità, il carattere, la stessa malattia e l'indebolimento...) per sottrarsi alla responsabilità di impiegare la propria vita facendola fruttare. Semmai è frequente che la si faccia fruttare solo per se stessi, che la si impieghi solo per il proprio tornaconto, per la propria particolare sicurezza, per la propria tranquillità e basta. È quanto ha ricercato il terzo servo: ha sotterrato il talento per avere "pace e sicurezza", come scrive l'apostolo nella lettera ai

Page 27: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

27

Tessalonicesi. Il terzo servo aveva dalla sua parte la legge che lo liberava da ogni responsabilità e soprattutto dai rischi dell'impegno.

La parabola avverte che questo servo, in realtà, ha preferito nascondere la sua vita in una buca, in una avara ed egoistica tranquillità. E forse è proprio qui la paura. Paura non tanto nei riguardi del padrone quanto di perdere la propria tranquillità avara. Gesù, con questa parabola, da una parte svela l'ambiguità di colui che si contenta di come è, senza avere alcun desiderio di cambiare, alcuna aspirazione di trasformare la vita e, perché no, alcuna ambizione perché la vita di tutti sia più felice. Dall'altra mostra che il regno dei cieli inizia quando ognuno di noi, piccolo o grande che sia, forte o debole che sia, non si chiude nell'avarizia e nella grettezza del ripiegamento su se stesso, ma si apre alla vita, all'impegno per cambiare il proprio cuore, al desiderio operoso che la vita dei più deboli sia sollevata, che questo nostro mondo sia più vicino al Vangelo.

Sarà così che la nostra vita sarà moltiplicata, la nostra debolezza sarà resa forza, la nostra povertà sarà mutata in ricchezza, la nostra gioia sarà piena: "Bene servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone". (Mons. Vincenzo Paglia)

5. LA CHIESA CI SOSTIENE

Dal Catechismo degli adulti “La verità vi farà liberi” nn. 497-504

Page 28: FANCIULLI E RAGAZZI - WebDiocesi...(Bruno Ferrero – I fiori semplicemente fioriscono) Dio conosce solo la parola «gratis». 3. INTERROGHIAMOCI • Come riusciamo a comprendere la

28