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LUCCA da Giusti e Bèrtini. PKA TO da Guasti. SIENA da Mucoi. EnrOLi da Capac eioli stampatore* Aazzzo da Borghini. ' ^ s-- f '-'. _ ..^ ".-^ J -. W A. 7^ ^ ti f* *> t o^ 1 HP I*f \ *<* .■1 - J t ,^ *- ^ n \ _— ,*. -^ ^^ . >-Jri .! t+ ,, | ■il _ T ^rt * i r - - .^1 ^4 j . i' J ^IP" r .i* ^ ■v '■'■,■■ - 4n , J , " J i 1 \ ^ 4 -** * .;- T . ^ F1REM i ..-*' 1 L \ i ^ 1 grandi bisogni dello Stato ogni giorno si fanno più imponenti, e reclamano altamente la generosità cittadina. In faccia a tanta strettezza di mezzi sorge minac ciòso Taspetto d'una popolazione addolorata dalle passate sventure ed oppressa dalla crudele miseria r dei suoi commerci e dal devastato sviluppo delle sue ji ^ manifatture, non ehe dal perduto valore delle sue nobili industrie La stagione a cui ci spingono i giorni veloci, è un'idea melanconica che fa trepida re il cuore di tutti i buoni, e spinge un affannoso so spiro sulle labbra del povero artigiano, il quale si vede attorno la famigliuola cenciosa, a cui basta appena il lavoro d'una lunga giornata per saziarne fame E ci fosse sempre il lavoro! ; 4 Il pubblico erario, sventuratamente, non può che r ricordare gli effetti d'una pessima gestione, ed abbi sogna di vistosi soccorsi per durare alle giornaliere incalzanti necessità, quando dovrebbe, per la lunga pace dei tempi passati, rispondere largamente ai bi sogni del paese. ri Pur tuttavia sorgono fra noi dei cuori magnanimi i quali conservandosi illesi dalla labe d'una sfidu ciata e codarda aristocrazia, sanno spogliarsi d'ogni superfluo, ai quali non pare un sacrifizio il porgere alla Patria un soccorso benefico/ e sentono che ve ramente si è grandi quando si sa operare per lei. PIETRO TORRIGIANI, nome conosciuto e merita ^ mente venerato nel nostro paese, scriveva al Mini j . x L stro della Finanza la Lettera che riportiamo ; Ti 1 Eccellenza Il nuovo tratto di liberalità dell'ottimo' nostro Principe a&nunziato nella Gazzetta di Fìreiùe dei a6 setlenìbre cor L i. rente, mentre risveglia generale ammirazione e graUtudine, nou può non eccitare negli animi^ capaci di patrio affetto un \ vivo desiderio di imitazione L - io pure lo sento e mi studio ar che Gelosamente coltivo, di ironizzarlo col fermo proposito ehe gelosamente coltivo, mantenere non solo, ma di accrescere eziandio, come ho già fatto in città e nelle mie campagne, e come farò anche duran te il prossimo scabroso inverno, il numero de' miei stipendiati è dei manifattori ed opranti giornalieri a mio carico. Il,perchè mi determino od offrire per mezzo della E. V* a sto regio dipartimento di Finanze a titolo d'imprestilo gratuito tutte quelle suppclley,tli in argento di mia proprietà che possono considerarsi come oggetti di lusso, delle quali mi privo con animo lieto e.volenteroso, non tanto per proci!rar nii la sodisfazione di essere fra i primi a seguire il nobilissimo esempio sovraènunciato; quanto ancora per dare al mio zelo cittadino uno sfogo adequato alla gravità delle circostanze ai tuàli. M^l P * + ?■ - > j_t, Ho 1'' onor di dichiararmi con tutto l* ossequio Dell' E. V, t l ^ F Firenze, li 28 settembre 1848. .a *---..- A -■I"' Jl* _ J J I ■> J M f r. r -'•( .r t-, "*■ ^ s T L ."^ _|-- '■'- .-V- V i-. r :-J ■.- h - ti, 1 " -1 i^.'^V H\ ■n'. 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Per meritar di esser Uberi si vuole un amore ardenlissimo di libertà, ed esser'pron ti a sacrificare con gioja i propri beni, le cose più care» la vita stessa per ottenerla, ) - i^..** .J 1 - > S ' .L .. '*"* *: A ^V " / fr ^ -- " ;/j\ K _? ^ ^ $ k f ■■. _ "'Ir i ,. t * \ s

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Ogni numero oofta io Fi­renze UNA CRAZIA,nel re­tto della Toscana OUK SOLDIk

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Esce tutti i giorni alle ore i pomeridianei eccettuate le feste d'intiero precetto» Non si accettano articoli. Non si ricevono lettere a­non ime. Le inserzioni co­stano una crazia la linea. Le associazioni si ricevono

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dai di contro Librai, e coetano in Firenze per un

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La Distribuzione centra­ciati si

fa al Negozio PagnI fe Vìa di Condotta in faccia alla Stamperia Granducale. — Si vende pure al la Tipogra­fia inViaS.Zanohin.

0542£,

e ove sono esposti i Cartelli­In L ivo a NO si dispensa alla Cartoleria Pozzolini. LUCCA da Giusti e Bèrtini. PKA­TO da Guasti. SIENA da Mucoi. EnrOLi da Capac­eioli stampatore* Aazzzo da Borghini. '

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1 grandi bisogni dello Stato ogni giorno si fanno più imponenti, e reclamano altamente la generosità cittadina.

In faccia a tanta strettezza di mezzi sorge minac­

ciòso Taspetto d'una popolazione addolorata dalle passate sventure ed oppressa dalla crudele miseria

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dei suoi commerci e dal devastato sviluppo delle sue

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manifatture, non ehe dal perduto valore delle sue nobili industrie — La stagione a cui ci spingono i giorni veloci, è un'idea melanconica che fa trepida­

re il cuore di tutti i buoni, e spinge un affannoso so­

spiro sulle labbra del povero artigiano, il quale si vede attorno la famigliuola cenciosa, a cui basta appena il lavoro d'una lunga giornata per saziarne

fame — E ci fosse sempre il lavoro! — ; 4

Il pubblico erario, sventuratamente, non può che r

ricordare gli effetti d'una pessima gestione, ed abbi­

sogna di vistosi soccorsi per durare alle giornaliere incalzanti necessità, quando dovrebbe, per la lunga pace dei tempi passati, rispondere largamente ai bi­

sogni del paese. ri

Pur tuttavia sorgono fra noi dei cuori magnanimi i quali conservandosi illesi dalla labe d'una sfidu ciata e codarda aristocrazia, sanno spogliarsi d'ogni superfluo, ai quali non pare un sacrifizio il porgere alla Patria un soccorso benefico/ e sentono che ve­

ramente si è grandi quando si sa operare per lei. PIETRO TORRIGIANI, nome conosciuto e merita­

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mente venerato nel nostro paese, scriveva al Mini­j .

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stro della Finanza la Lettera che riportiamo ; T i 1

Eccellenza Il nuovo tratto di liberalità dell'ottimo' nostro Principe

a&nunziato nella Gazzetta di Fìreiùe dei dì a6 setlenìbre cor­L i.

rente, mentre risveglia generale ammirazione e graUtudine, nou può non eccitare negli animi^ capaci di patrio affetto un

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vivo desiderio di imitazione L

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io pure lo sento e mi studio ar­

che Gelosamente coltivo, di ironizzarlo col fermo proposito ehe gelosamente coltivo, mantenere non solo, ma di accrescere eziandio, come ho già fatto in città e nelle mie campagne, e come farò anche duran­

te il prossimo scabroso inverno, il numero de' miei stipendiati è dei manifattori ed opranti giornalieri a mio carico.

Il,perchè mi determino od offrire per mezzo della E. V* a sto regio dipartimento di Finanze a titolo d'imprestilo

gratuito tutte quelle suppclley,tli in argento di mia proprietà che possono considerarsi come oggetti di lusso, delle quali mi privo con animo lieto e.volenteroso, non tanto per proci!rar­

nii la sodisfazione di essere fra i primi a seguire il nobilissimo esempio sovraènunciato; quanto ancora per dare al mio zelo cittadino uno sfogo adequato alla gravità delle circostanze ai­

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alla maggiore estensione di questi diritti, si.ot­tiene il governo democratico puro, il quale nessuno nega che astrattamente considerato non sia il più per­felto, che possa idearsi; ma non tutte le teorie sono applicabili in ogni tempo, precisamente come non ogni pianta fruttifica bene in ogni terreno. Abbiamo stabilito fin da principio che Fesercizip latissimo dei diritti sovraccenriati esige un grado elevato di civiliz­zazione nel popolo, ed una virtù non ordinaria, pe­rocché facilmente le passioni si accendono, e le am­biziose mire di pochi, che riescissero ad illudere un popolo poco esporto potrebbero essere funesti alla vi­ta del popolo istesso. Per meritar di esser Uberi si vuole un amore ardenlissimo di libertà, ed esser'pron­ti a sacrificare con gioja i propri beni, le cose più care» la vita stessa per ottenerla,

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di Lombardia si è ."folto pro i f# m i$m ;cjn^i

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ai pericoli della sabota guerra ?, Appena cento mila ^0 mini hanno combattuto contro lo straniero, e l'Italia

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argine almeno coi colpa.,., ognu­petti alla rabbia del vinci

no vide la patria nella mura della città, ove aprigli occhi alla luce, e poco gli itti portò se i Lombardi

no la guerra: si è credulo di aver fatto abba­

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stanza con poche lacrime versane sujlft lorp^ci^gura, con molte declamazioni airimperizia dei generali che condussero l'esercito. Ma non è lutto, si è pensato a misere e grette quesjipni eli liberty iplerne quai^o^a patria cadeva, e non si è avuto vergogna di anteporre una questione di municipio agli interessi d'Italia. Siam giunti perfino a soffocare in seno il dò­1 ore delle nostre perdile, e nei giorni più fatali alla nostra indipendenza ed alla nostra liberta abbiamo pensato a divagarci l'animò colle fesle, cogli spettaco­li e coi teatri. Non basta; abbiamo voluto dare ai no­stri nemici lo spettacolo della discordia e della gucrv ra civile; ci siamo ingiuriati nei giornali, ci siamo vituperali Tun rallrp, siamo venuti alle mani, ed ab­

bianio impiegate valorosamente contro i nostri fratel­li le armi nostre vergini del sangue straniero, e per di più non son mancali i figli snaturati che abbiano così miseramente divisa e lacerata quesìa terra di sublimi SYQnlure per odi privati, per privale e bassp ambizioni di meschini poteri. Oh copriamoci il volto per la vergogna, ed auguriamo alla patria nostra ti gli degeneri da noi e più somiglianti al cuore ed al­l'animo dei nostri antichi. A» C. €•

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Il Prof. FERDINANDO ZANNETTI volle oporarei di - * ì ^

una sua risposta l e nostre povern parole ad JEUSSO diretta noi K. 50 del nostro Giornale,

Noi non tardiamo a riportarla persuasi, che ai nostri Let-i l

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tori godrà l'animo nel leggere sincere ed italiane espves-

sioni di un UOMO che tanto ba meritato dalla Patria.

X&e'atat. Si^^j- ©oiupoue-it/b ^e» ui/otuwfo IL LAMPIONE 9

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Nel N.­ SO del vostro Giorriaje leggeva un nella

arti­

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colo che mi riguardava. Amico, del vero neua sua nudità devo in prima farvi intesi che io non trattai il fucile che nel giorno 13 e per pochi minuti. Non era possibile di agire così nel 29 giorno in cui, si­t\o dal suo principio, Tattacco nemico si così prepotente che voleva

annunciò » »

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una esagerazione ine ivi operato, e ehe poi infine non

cui mi era obbligato quando ac­^occor^Q jn qualità di jchirtìrgp ad essi

nte Q pigiti a consacrare la propria vi­lana. 'aeq^sto d

supttpnele mó?il hi se

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raste vostro

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per questo mi­di ^ di dirigervi parole piene

l§iotu lusinghiere di che mi ono­glio, parole colme­ di un amore

fratellevote che non potrà sonirsi bel correre del tempo o breve 0 lungo che sia per "essere, quello destmato a compire il periodo di mia esistenza.

Io non ho sofferto fisico martora­sotto* le fatiche della vita militare nel Campo, e lieto Vanimo reg­gevasi nella speranza consolatrice "­di. una decisiva vittoria che facesse, Mera la PiatrU mia da qualun­que stranièra, e pur anco da qualunque intestina op­pressione. Cadeva, o meglio atlutivasi questa speran­

o i giorni t'alali del 25; e del 26. Ma intanto sostava un confortante pehsierò che /A

Italiano daìr inviso Tedesco in: Ogni paese

, maggior­mente annodali fra loro i Cittadini in solenne affra­ tel^amenlo^ ed in­recipr^p­iar^i fiducia si sarebbe­ro raccolti sotto ónnortunò e per approntarsi a

armamento, nuova guerra, e questa piti

energica e. più continuala pe^ respingere oltre i'cojif fini Ftalici l^ntico oppressore,

Oggi però che la predicata concordia, il fratellc­vole compatimento, là prudente tòmperariai» progres­

ab ne­■ ^ t ,

-1. -^ sislica, e la sapienza a réciprQche ìiidjvidli#i

^azioni còllo scopo appunto di favorire il bene della della

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Patria, e di secondare Fopihiohe farsi

maggioranza per delle

del i.[ volere rapprekealatriice che dovevano est­

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&cup popolazioni, prerogative

gere, e già costituita là Lega fra i Principati lealmente costiluzìonali d* Italia, ed incessante V appronto mento di ogni più sicura e numerosa ipUizia» spnp in Toscana; vero scrivevate che l'affetto dei concittadini dovesse aver valore a mitigare il dolore ch^ sip|ile sventura s^fiitàr doveva ju animA. tutta ieryente di patriottici 'sentimenti.

Epperò abbiatevi rinnovata la protesta di ricono­scìetua, scusale il ritardo di questa doverosa rispo§tav ed accogliete i'abbraccio di fratellanza

Fircriz« 29,Séttembre 184S. t)«l vostro affczionalissimo eoncittadino

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doflnire un x Impiegato Cos'è un ini­L r

Cominciamo da piegato?

La questione è grave, né tapto facile è la risposta non avendo ancora la Società stabilita a qijat classe appjirliQnga la burocrazia ­­ Nonostante esaminando la cosa da! lato

e materiale crederei che V impiegato si potesse definir un uomo che, per viy^re ha* bi o^np quasi gernerali enie d'una provvisione, e che non può abbandonale il suo posto non sapendo far gJtro che copiare. Quindi la cassa della finanza è divenuta la sua stella» il 16 d'ogni mese una im­magine soavissima che gli parla sempre al pensiero.

L'impiegato come lo vedo io^ciqó, quella n)archina che por settóre del giorno 0 ricopialo ift^ìglo, odiscorrQ sehp fnr nulla, è compreso in una grande cajefjoria, che da! cu­

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^i^fiéi^­^uoilio'dr'istatò che invece di servire al paese, il paè^e serve a lui. Àttuatniente in forza, della Costituzione tra gli uomini politici sì contano anche i cosi detti dei Ministeri. Questi Segretari sono docilissimi e fedeli, e bisogna proprio dire che talk esseri cosi dolci e carezzanti non si oUengpnQ, né si sviluppano Qhe nei burò dei governi rappresentativi­ Nelle mQnarchie assolute non si avranno che dei cortigiani e del servitori; mentrechò colla ^arta costi­tuzionale si può esser servili, e adulati anche dagli uomini liberi. ­

Dopo la diflnizione e la categoria viene un altra domanda. A che servono gli impiegati? Misericordia di Dio a che ser­vono? 0 nemici della burocrazìa ! quando finireje di metter fuori tante parole? Noi facciamo osservare alla Francia, alla Spagna, alla Prussia, alla Russia^ alla China, alle repubbli­che­ d'America* ed ­ali? Austria infine dove i burocratici rubano, che in Toscana non si spende né s'incassa una sola mezza lira senza che non venga.ordinato e domandalo per lettera, con documenti prodotta e riprodotti, verificati e riconosciuti più volte. Alla più piccola mancanza di forma l'impiegato fa il brutto muso. Mi dicono che, ve ne sono di quelli che vivendo di scrupoli amministrativi/li sognano,li cercano dappertutto: li fanno anche nascere, e son felici di farli notare perchè il Goyèrnp. rljCpnoHca in loro un immenso vantaggio, '

L'impiegato può esser ammogliato, o celibe. Peraltro os­numero dei

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servazione fatta, si ritrova che maggiore è il primi. Forse la ragione di questo fenomeno sta nella

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eguale e monotona che uno schiavo della finanza è a passare in un bugigattolo buio e senza aria; e voi capite be­ni$sìììip

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indispensabili compagne del matrimonio Bèi r^$to gii am«a<^ A

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glìati facilmenlQ si riconoscono dalla loro diligenza, e dall'^as­siduità con la quaje vanno tutti i giorni all' ufizio. Il celibe poi, allegro e spensierato qualche volta si scorda vòientieri dell impiego, ed anià piuttosto correre il gran mondo. In poco, tempo spendo la sua provvisione, e quando i denari gii man­cano ricorre alla cas$a a farsi anticipar© unh acconto. L'ina­piegato celibe lo troverete tutti fc giorni in via CaUaioii, eil, ai passeggi più frequentati elegantemente vestito» ed affel­lando i modi del giovane ficco. Pure tra ì suol compagni sé ne incontrano alcuni, che sono economi e diligenti; ma an­dando a rifrustare la loro vita privata si troveranno ofiidatH

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zati, o li vicini a prender moglie. > Dopo queste classazioni una figura più giovanile di tulle

le altre si presenta allo sguardo, ed è l'apprendista — L'apprendista è per 1'amministrazione ciò che negli ordini religiosi è il noviziato. La prova'% forte, e fa conoscere che non è possibile a tutti il sopportare senza disgusto­e con rasr segnazione fa dura somma. Son persuaso che mojti ci avreb­bero renunziato, se V idea d' arrivare un giorno a godere delie primizie del pubblico erario non avesse a loro Sorriso.

L'impieguto ha veduto fln'adesm tranquillo e,securo avvi­cendarsi le fasi politiche, perchè la rivoluzione che ha rove­sciato il vecchio edilizio non é caduta sopra il suo capo. Ma forse i bei tefnpi di prima sono sparili anche perlai. Layoco popolare, la stampa, le Camere gli preparano un . divergo avvenire. Forse una sventura più orribile lo minaccia, quando alla cassa della depositeria troverà un ritardo alle sue riscos­sioni. Pietrificato all'annunzio tremendo mi sembra di seiv

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RARITÀ E CÒSE COMUNI L

11 famoso Comitato per requipaggiamento della iòStra Guardia civica, è contrito e dolente di non aver

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jitìtuto, per cento diverse ragioni, spendere i danari rac­calti in «lont re ; e per rimediare ai trascorsi passa­% si propone di mettere airòrdme 18 o 20 cappot­ti per l'inverno che s'avvicina.

Si dice che a Torino siano state abolite le ca­

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riche di Corte buona notte Ciàmberlani!!

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Il Padre Roothaiì* Generalissimo dei Gesuiti, sa­

puto che FÀssemblea Francese ha decretato fi libero insegnamento, ha ordinato una forte spedizione di Ru­

giadosi, i quali marceranno su Parigi per insegnare ai francesi il modo di costituirsi in Monarchia asso­

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Il Signor Don Niccola Imperatore di tutte le Rus­

sie ha fatto una importante scoperta di salvare con facilità i vacillanti poteri — Il popolo malintenziona­

to di Pietroburgo, nel giorno 9 settembre caduto, ebbe la scempiataggine di credere che i potenti fossero ca­

paci d'avvelenare la plebe e mascherare i loro veleni col titolo specioso di colera! ? e con questa maliziosa supposizione, arrivarono per fino a fare le barricate!.. guardate che razza di birbanti!!!.... Allora il Signor Niccola salì su d'una barricala e fece al popolo una bella predica sul peccato mortale, e quando ebbe fini­

la la prima parte, invece di chiedere l'elemosina or­

di nò che si arrestassero t malintenzionati — li popo­

lo che era commosso dalle religiose parole di Don Niccola, si lasciò arrestare in pace e in grazia di Dio

Peccato che la felice idea non venisse in mente a Luigi Filippo!! !

Il Gabinetto di Vienna è slato malconcio e mal* *

menato da tutti i fogli dell'Ungheria, nello stesso nio­

do che lo hanno maledetto ed infamato i Giornali tutti di Italia, esclusa la Gazzetta di Milano, il Messagge­

re di Modena e qualche altro foglio Gesuitico ro politico

sbit­li Pubblico Ministero Viennese, che

somiglia presso a poco a tutti i pubblici Ministeri del mondo, non potendo incriminare quei periodici, per certe ragioni che tutti sanno, è andato per le furie a segno che gli ha imo dovuto levar sangue sette voi­

te: il povero diavolo è ridotto agli estremi — requiescat in pace*

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Se non siamo male informati il signore Abdel­Kader verrà a prendere il comando dell'annata Ila­liana, quando sarà terminalo l'armistizio — Fuori i Barbari ! . . . . . .

LIVORNO 1 ottobre. Jeri tutte le classi dei Cit­

ladini furono pregate con biglietto a stampa ad in­

tervenire nella Cattedrale alle ore 5 pomeridiane per tenere proposito delle attuali condizioni del nostro paese.

Malgrado il caitivo tempo #cònGor^) Sw^'tiatìseto^ te-.;.•

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sissimo. Intervennero il Clero, il Municipio, i_" -_

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pi d'arti e mestieri, Popolani in gran numero. II Gonfaloniere ha aperto la seduta esponendo i motivi

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di quella adunanza. Hanno chiesto la parola, e di­scorso in propòsito due cittadini, e da ultimo anche il Guerrazzi da molte voci invitato a parlare. Egli ha ragionato a lungo sulle gravi emergenze del gior­no. La discussione e runaiiime volo dei cittadini adu­

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nati portarono alle seguenti conclusioni : Il Popolo, Livornese intendere, come sempre ha in­

teso, rimanersi unito alla Famiglia loscana e fedele al Principe Costituzionale.

Intendere di ottenere dal Potere Esecutivo 1' Oblio­. di tutto a tutti, militari, forestiera e cittadini, — e con questa formula precisa.

Che il Ministero rassegni i poteri eccezionali e che la Costituzione ritorni nel silo stato normale.

Che si mandi in Livorno per Governatore persona di fiducia, o si commetta il Governo della Città ad un Governatore Provvisorio. *

Che si mandi una Deputazione a Firenze per por­

tare queste proposte, con protesta che, non essendo accettale, il Popolo prenderà le determinazioni che nella sua coscienza e nel suo diritto crederà oppor­

tune, mandando un Manifesto dello avvenuto in tulle le corti di Europa.

Che si nomini una Commissione di pubblica sica­r

rezza, la quale nello intervallo provveda alle émer­j

genze tutte che accadranno in città. Si propose che il Municipio e i Cittadini aggiunti

nominassero i membri delle due Commissioni. Ritira tisi a tale effetto, poco dopo presentarono le seguenti nomine, che furono acclamate del Popolo.

DEP UT A ZIONE PER FIRENZE Molto Rev. Gan. D. G. B. BLASINI­BAGALA. Motto Rev. Can. URBANI QUERCI. Avv. LUIGI FABBRI Gonfaloniere. LUIGI BAGANTI Priore. GIORGIO E. GOWER Negoziante. PIETRO PATÉ Negoziante. PIETRO ADRIANO POLI Dottore. GIUSEPPE BARTOLINI Cittadino. GIOVANNI BINI Cittadino. ANGIOLO NERI Citfadino.

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COMMISSIONE DI SICUREZZA TORELLO BORGHERI Pres. della Camera di Commercio; ANTONIO PETRACCHI. F. D. GUERRAZZI: La solenne Adunanza si sciolse a ore 6 e 1J2.

' . ­ ' (Corriere Liv.) ■ ■ ; ■ ■ ­ ,

La Deputazione fu ricevuta dal Governo e dal Principe. Si crede che le cose di Livor­no iano in via di conciliazione. Speriamolo !

VENEZIA 25 settembre Ieri, sul far di sera, i nostri, senza soffrire alcun danno, respinsero dai po­

sti avanzali del forte O un rilevante numero di lira­J

gKm austriaci, che li avevano molto vivamente at­

taccati. [Indip.) TIP. TOFANI H* B a r t o l o n i Amministratore.

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