ExpoArt - Ottobre

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Magazine | Arte e Cultura | anno 2 | n 13| Ottobre | 2012 in Copertina Leonardo Amaro “Superfice spirituale con ferita” Olivia Boa Artista Normanno

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magazine ExpoArt --ottobre 2012

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Magazine | Arte e Cultura | anno 2 | n 13| Ottobre | 2012

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Leonardo Amaro

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Olivia Boa

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Antonio Marino, Carmine T.A.Verazzo ,Gabriele Romeo , Elena Pianese,Carlo Capone , Marcello Fanali, Oscar Marino,Alessandro Carotenuto,Andrea Nanni

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Direttore Editoriale Carlo Capone

Carlo CaponePresidente Ass.Culturale ExpoArt

Cari amici Lettori

Ben ritrovati dopo la lunga pausa estiva. An-che se in realtà lo staff di ExpoArt ha preferito non restare disteso al sole con le mani in mano. Come sempre abbiamo lavorato alacremente per garantire la pubblicazione del nostro Speciale Estate, sfogliabile nella sola versione multime-diale sul nostro portale. Inoltre, siamo stati im-pegnati in altre attività che ci hanno visto prota-gonisti dentro e fuori i nostri confini regionali.

Nell’ottica del nostro progetto “ExpoArt per il sociale”, siamo orgogliosi di aver dato il nostro contributo nell’ambito della ristrutturazione del reparto di pediatria dell’ospedale Moscati di Aversa. Un caloroso ringraziamento va al Dott. Mimmo Perri, primario del reparto di pediatria ed al direttore generale dell’ASL di Caserta Paolo Menduni, i quali con la loro lodevole sensibilità ci hanno offerto la possibilità di rendere più colorate ed accoglienti le camere che ospitano i piccoli degenti del nosocomio aversano. Le stanze ed i corri-doi sono state affrescate coi personaggi più amati dei cartoni animati, e ciò favorirà sicuramente un approccio meno traumatico per i bambini che per la prima volta si ritroveranno a dover trascorrere un periodo di tempo in reparto. Ci siamo divertiti ed emozionati in questa esperienza che ci ha segnato positi-vamente. Il piacere di poter fare qualcosa per gli altri: questo è il profondo si-gnificato che ha lasciato nel nostro cuore l’incontro con gli Amici e i bambini della Pediatria, ai quali va il nostro più caloroso abbraccio.Il mese di settembre ha visto ExpoArt protagonista in Toscana, con la pre-sentazione di una manifestazione artistica e letteraria improntata sul mondo del Fantasy. Manifestazione tenutasi a Colle Val D’Elsa, borgo rinascimentale che sorge a pochi chilometri da Siena, e che ha riscosso ampi consensi dalla critica locale. Per la rubrica Spiritualità, siamo stati ospiti della più importante manifestazio-ne inerente l’universo del Paganesimo italiano, con video e filmati visionabili sul nostro portale.

Inoltre, all’interno di questo numero, troverete:SPECIALE MUSEI D’ITALIA I Musei Vaticani di Gabriele Romeo EXPOART presenta FANTASYA a cura della RedazioneL’ORRIDA BELLEZZA DELLE GROTTE DI PASTENA di Oscar Marino

NICCOLÒ JOMMELLI, IL FABBRO DELLA MUSICA di Carlo Capone

JOHN COLTRANE: un amore supremo per il sax di Marcello Fanali

LE QUATTORDICI PORTE DI COLLE VAL D’ELSA di Luigi Pollini

DIALOGHI TESSILI a cura di Emanuela CatalanoDARIO BALLANTINI: GRANDE ARTISTA E NON SOLO IN TV. Di Emanuela CatalanoL’ANNUNZIATA E IL MAGNIFICO PORTALE di Alessandro Carotenuto

AVERSA , A.D. MDLV di Antonio Marino

IO UCCIDO GIORGIO FALETTI di Elena Pianese

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T ra due anni la città di Aversa è chiamata a commemorare Niccolò Jommelli, uno dei suoi figli migliori, del quale ricorre il trecentesimo

anniversario della nascita.E lo dovrà fare, ci si augura, in forma più che solenne in quanto si tratta di un personaggio di rilievo che, pur quasi ignorato in patria, e annoverato tra i primissimi musicisti e compositori del Settecento.Nato il 10 settembre del 1714, per le sue spiccate doti artistiche, fu subito messo a studiare nei più rinomati Conservatori musicali napoletani del tempo.Dove si distinse per la sua scrupolosità e il suo genio creativo conoscendo valenti maestri, tra i quali lo Hasse e il Traetta che lo accolsero nella loro cerchia.Con Essi concorse al rinnovamento del melodramma, apportan-do innovazioni ai timbri e ai cori musicali e facendosi conoscere dal grosso pubblico.Ancor giovanissimo, compose e fece rappresentare a Napoli la sua Prima opera “ L’errore amoroso” che ottenne molto successo. Questo gli valse la conoscenza di uomini importanti, che lo chia-marono e seguirono un po’ dovunque in Italia e all’estero.Nel 1740 chiamato dal duca di York (divenuto poi cardinale ), si portò a Roma scrivendo “Recimero, re dei Goti” , opera rappre-sentata nel teatro Argentina.Un anno dopo a Bologna scrisse due opere “ Ezio”e “Astianat-te” stringendo amicizia con il celeberrimo padre Martini che lo accolse nell’Accademia Filarmonica facendogli affinare il gusto artistico .Aiutato dallo Hasse , uno dei più grandi musicisti tedeschi dell’epoca, nel 1743 assumeva la direzione del Conservatorio degli Incurabili di Venezia , che lasciò quattro anni dopo facendo ritorno a Napoli . Quivi il cardinale Albani gli faceva accettare una scrittura per Vienna, capitale della musica, dove entrò nelle simpatie di Ma-ria Teresa d’Austria per il cui Teatro scrisse ben cinque opere conoscendo da vicino il Metastasio , del quale aveva musicato parecchi libretti.Fece ritorno a Roma nel 1750 e il cardinale York gli fece assume-re il posto di responsabile musicale in San Pietro intensificando la sua produzione chiesastica e oratoriale .Chiamato da varie Corti europee, tra cui Lisbona ,Mannheim e Stoccarda, si recò in quest’ultima città nel 1753 voluto, dal duca Carlo Eugenio Wurtemberg scrivendo parecchie opere. Quelli di Stoccarda furono gli anni migliori: sotto la guida del musico aversano, coadiuato da bravi violinisti e cantanti, la mu-sica attinse livelli elevatissimi ponendo la città all’attenzione europea.Sta di fatto che Jommelli rappresentò per Stoccarda quello che, nel 700, il grande Bach lo fu per Lipsia.Il nostro compositore rimase a Stoccarda per ben sedici anni e, finita l’esperienza germanica, fece ritorno a Napoli dove il pub-blico lo accolse freddamente notando con rammarico che l’Arte musicale appariva”infelicemente traviata e prostituita”.Nel 1770, preso dallo sconforto, si rifugiò nella sua casa paterna di Aversa in via di ristrutturazione e ampliamento godendo di una pensione concessagli dal Re del Portogallo per il cui Teatro aveva scritto “ Il trionfo di Clelia”.Nella sua città natia scrisse il “Miserere”, considerata la migliore opera nel suo genere , che fu presentata qualche mese prima della sua morte , avvenuta in Napoli il 25 agosto 1774.Va ricordato che Jommelli , genio e fabbro musicale eccelso ,

ha rimasto qualcosa come 300 opere per lo più a sfondo storico, eroico e religioso, molti delle quali sono conservate nel Conser-vatorio di San Pietro a Maiella del capoluogo campano .

Carlo Capone

Niccolò JOMMELLI, il fabbro della musica

casa natale di Niccolò Jommelli

dipinto dell’Artista Carlo Capone

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FRANCESCO RUSSO

Via Roma, 57 - Trentola Ducenta (CE) Tel/Fax 081/8145896 - Cell 338/9660298Email:[email protected] Web: www.russofrancesco.it

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Realtà tra poesia e colori di Bonaventura Perrone I lavori di Francesco Russo rivelano a pieno le sue qualità, dimostrando, in virtù della forza ica-stica delle immagini, come “poesia” non sia solo quella delle parole, ma anche quella dei colori. Tanta suggestione offrono le sue opere in cui la tela diventa una propaggine del proprio io, del pro-prio mondo interiore; attraverso essa l’artista realizza il suo approccio con la realtà. La tela diventa allora per il pittore, una sorta di specola esclusiva dalla quale guardare l’universo che lo circonda; ma Russo, lungi dall’aprirsi ad un semplicistico realismo, trasforma gli oggetti in simboli, per veicolare il suo patrimonio interiore.Attraverso la sua tavolozza l’artista rivisita anche il “topos” della natura morta per trasmettere l’idea dello scorrere inesorabile del tempo, con il suo perenne ciclo di produzione, trasformazione e distruzione. Un tempo che implacabilmente, trascina con sé tutte le cose, nullificando i valori e soprattutto le suggestioni, i sogni, le fantasie proprie dell’infanzia: un microcosmo puro e incontaminato verso il quale Russo mostra di voler attuare il suo regresso psicologico. Uno straordinario caleidoscopico mondo è quello in cui l’artista casertano ci invita ad entrare, per saggiare l’essenza della realtà e del sogno, dei valori in cui mostra di credere fermamente , ma... in punta di piedi, per non rompere l’incanto.

Ombre sul melo, 2008; olio su tela, cm. 40x30

Nulla passa invano, 2010; olio su tela, cm. 40x30 Staccarsi, regole universali, 2005; olio su tela, cm. 40x30

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Pietro Dell’Aversana

Studio D’Arte: Via Milano, 31 20088- Rosate (MI)Cell: 333-4332515 - E-mail: [email protected]

Sito web: www.pietrodellaversana.com -www.facebook.com/dellaversanap.arte

Referenze: artetivulab.com-Dell’Aversana Pietro Marcon (VE) Tel: 800 821 222Referenze: Arte Collezionismo, Pittori e Scultori del 900, Casa Editrice Effeci Edizioni D’Arte (LODI)

Referenze: Dizionario Enciclopedico Internazionale D’Arte Moderna e Contemporanea- 2012 – Alba Italia Edizioni- Ferrara

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Valentina Franceschi

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Semi-nuovi ( olio su tela)

Alessandro Bozzolan

Nata nell’abbigliamento ho unito alla pittura tutta l’esperienza e le conoscenze maturate nel mondo della moda, utilizzandole tecniche e i tessuti.

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Leonardo Amaro

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Il buono è quello che si costruisce, impegnandosi perso-nalmente, non quello che si pretende dagli altri.Ed è quanto hanno fatto ( e vanno facendo) gli operatori

tutti dei reparti di pediatria e neonatologia dell’Ospedale “ G.Moscati” di Aversa.Una squadra abbastanza affiatata,diretta dal dott.Domenico Perri, che sta trasformando un settore mezzo fatiscente in un mirabile presidio di accoglienza e di ricovero.Dove i piccolissimi degenti, oltre ad essere curati amorevol-mente, si sentono a loro agio in quanto inseriti in un ambien-te che ha del “fiabesco”.un mondo incantevole, creato appositamente per loro, scatu-rito dalla fantasia degli artisti della locale ExpoArt sotto la guida del bravo Carlo Capone.I quali hanno diligentemente dipinto sulle pareti dei corridoi e delle camerette, con colori caldi e limpidissimi, i più rap-presentativi eroi dei cartoni animati.Che si fanno ammirare in tutto il loro significante splendore e che, al di là dell’insito cromatismo, rappresentano un raro esempio di “buona sanita”.Un esempio ed anche un messaggio che hanno saputo co-gliere, complimentandosi,Autorità, familiari dei ricoverati e quanti visitano i locali.nei quali sono ben sistemati 15 posti-letto per la pediatria,6 per la neonatologia e 15 culle per i neonati sani:gli artefici di questa suggestiva ideazione,che hanno riscosso elogi da più parti (perfino dall’ambasciatore di Macedonia), il 24 novembre P.venturo, accompagnati dal buon vescovo

Angelo Spinillo,saranno ricevuti nella Capitale dal Papa per un doverooso riconoscimento...avendo saputo coniugare in-sieme “armoniosamente il bello e il buono”.

Oscar Marino

Un Esempio Incantevole di Buona Sanità

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Arteterapia

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Si eseguono opere su richiesta con preventivo gratuito.

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IL RIFLESSO DELL’ANIMA

Bisogna esprimere il profumoracchiuso nelle nostre anime!

Bisogna essere tutti canto,luce e bontà.

Bisogna aprirsi interamentedi fronte alla notte nera,

per riempirci di rugiada immortale!FEDERICO GARCIA LORCA

Classificata al 12° posto al concorso fotografico “L’IMMAGINARIO - ASTRATTISMO”e partecipante alla mostra del 23 giugno 2012 nella Basilica di Santa Maria degli Angeli in Roma

Nina Grioli

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DAMIANO MESSINA

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Mirko De Fabiis

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Leopoldo La Ciura

“STUDIO DI UN CAVALLO” anno 2012 20 x 28 matita su cartoncino“CANONE MODERNO” anno 2011,20 X 28 matita su cartoncino

“ L ‘URLO 2012” anno 2012, 20 x 28 matita su cartoncino.

Info|Contattiwww.triskelearte.itwww.artflakes.com/en/shop/leopoldo-la-ciurahttp://leopoldolaciuracomix.blogspot.ithttp://leopoldolaciura.daportfolio.com/about

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per concessione di Atelier Trentatre via Ischia I n°34, 63066 Grottammare (AP)

www.romanotomassini.it -http://trentatreatelier.altervista.org/

Romano Tomassini

Mare, cm 24x22, 2010,acquerello su cartaAttesa, cm 22,5x22,5, 2010, acquerello su carta

...e di un’altra Roma - Sponde, cm 20,5x29, 2012, acquerello su carta

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Olivia Boa, giovane artista nata nel 1981 negli Yvelines in Francia, è stata attratta molto presto dal mondo dell’arte, in modo particolare dalla pittura.Comincia la sua formazione dalla tenera età di 10 anni, accanto al pittore Yves Arma-ni che gli insegna tutte le basi.All’età di 14 anni, Olivia persegue il suo lavoro e le sue ricerche pittoriche in maniera autodidatta.Nel 1998, l’artista decide di liberarsi dalle strutture convenzionali della pittura acca-demica, orientandosi sulla pittura astratta.Unitamente al mestiere di pittrice, Olivia Boa lavora anche come terapeuta, ed è nel 2012 che l’artista ci propone una sottile miscellanea della sua attività di terapeuta unita all’arte astratta.Così Olivia Boa delinea tutta una tavola di sentimenti, di sensazioni, di osservazioni estratte durante le consultazioni professionali e le ritrascrive sotto forma di colori, di movimento, di strutture e di forme su di una tela.

Un catalogo bilingue francese/inglese di 56 pagine intitolate: “Opere psicologiche” è in vendita direttamente presso l’artista al prezzo di 24 Euro, (18 euro + 6 euro di spesa di spedizione per l’Europa). Olivia Boa espone spesso in Italia (Firenze, Roma, Venezia, Piano di Sorrento, Arte fiera Dolomites...) ma soprattutto nei più svariati punti del globo.Nel settembre 2012 il suo lavoro è stato presentato a New York alla galleria A. Jain Manurouchi, nel mese di ottobre è stato presente anche a Monaco e a Tokio, dal 1 al 4 novembre ad Arte Shanghai in Cina, alla grande fiera Svizzera di Montreux Il MAG dal 7 all’ 11 novembre, per finire al Miami Fair dal 6 al 9 dicembre.

Olivia Boa

Sito web : http://www.oliviaboa.sitew.com/

e per l’acquisto di opere : http://www.livegalerie.com artista :

Olivia Boa.

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Questioning » (acrylico sul tele 50x70 cm) Il Labirinto della Vita » (acrylico sul tele 50x70 cm)

I piccoli Quadrati verdi nella folla » (acrilico sul carta 40x50 cm) Malinconia » (acrilico sul carta 40x50 cm)

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A quasi metà strada tra Roma e Napoli, raggiungibile da Terracina e da Ceprano, si erge nel fusinate il pic-colo centro semi collinare di Pàstena.

Un paesello si vuole di origine etrusca, appartenuto all’Ab-bazia di Monte Cassino e successivamente venuto a far parte dell’ antica provincia di terra di lavoro, che è balzato alla ribalta per possedere le grotte calcaree laziali più importanti. Che si trovano al centro di un suggestivo paesaggio carsico e si snodano lungo un percorso sotterraneo di oltre tre chi-lometri, costellato da laghetti e cascate di un effetto scenico orripilante. Scoperte speleo logicamente (prima erano rifugio di brigan-ti) tra il 1928 e il 1930, hanno funto da quartiere generale dei tedeschi durante la seconda guerra mondiale ospitando in seguito le popolazioni dei paesi vicini che sfuggivano ai bombardamenti sul fronte di Cassino .Passata la furia bellica, sono state aperte al pubblico e alle scolaresche, il cui numero va aumentando col passare degli anni confortando ( anche economicamente) l’appartato luo-go.Tutta la cavità, che raccoglie le acque che scendono dalle montagne attraverso un –“ inghiottitoio” naturale e attivo , detto fosso maestro, originando un fiume, e composta da due rami: uno fossile e l’altro attivo. Il primo e sprovvisto d’acqua ed è costituito da un percor-so “attrezzato” di quasi un chilometro che attraversa sale e gallerie fantasmagoriche, ricche di concrezioni di grandi dimensioni ed dalle forme più disperate e fantasiose, che uniscono il piano al soffitto, creando un plastico gioco di volumi e di ombre incantevoli. Il secondo ramo invece, quello attivo, è percorso interamen-te dal fiume che alimenta scenari favolosi che si possono ammirare, nella loro orrida bellezza, dall’alto di un pontile metallico da capogiro che non tutti se la sentono di percor-rere.Ed e questo il tratto più interessante ed emozionante, quello dal grandioso ingresso porta attraverso la sala cosiddetta del Lago Blu, che accoglie una rumorosa cascatella, nella bella sala dell’Occhialone.In questo ambiente sotterraneo, creato interamente dall’ac-qua e dove la natura stessa e Arte, il mondo esterno non ha posto, è qualcosa di estraneo e ci si sente soli come se avvol-ti in un alone di mistero.A detta di esperti, le grotte in oggetto sono nel loro genere più recenti di formazione e quindi più attive rispetto a tante altre sparse per la penisola: questo parchè sono alimentate e irrorate continuamente dalle masse d’acqua che scivolano nell’inghiottitoio dai monti vicini. Per chi vuole recarsi a Pàstena, facciamo sapere che il luogo è andato attrezzandosi turisticamente negli ultimi tempi e riserva un’accoglienza discreta; e aggiungiamo che i suoi prodotti tipici (formaggi, ciambelle, ciammotte, fettuccine, abbacchi, zeppole e pigne) sono alquanto gustose .

Oscar Marino

L’Arte della naturaL’orrida bellezza delle Grotte do Pàstena.

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Emilio Marino

Paesaggio alpino olio su cartoncino pressato 40x50 cm

Scorcio Mediterraneo olio su tela 25x35 cm

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Sito Web http://francescoblogart.blogspot.it - Email: [email protected]

Nasce a Bergamo nel 1983.Già in tenera età sviluppa curiosità e abili capacità creative e manuali.Si diploma presso l’istituto tecnico “Leonardo Da Vinci “di Bergamo come perito elettronico, ma se-guirà la carriera di panificatore e libero professionista presso l’azienda di famiglia sita in Brembate, dove vive con la moglie Elisa.Durante questo periodo intraprende numerosi percorsi creativi autodidattici, che variano dalla decorazione, fotografia, restauro di cicli e motocicli, mobili e og-getti vari recuperati.Ma dentro di se sentiva il desiderio di dipingere anche se da sempre non si sentiva portato per questo; ispi-rato da un famigliare trova il coraggio di esprimere le sue emozioni e la sua filosofia di vita utilizzando ciò che sapeva far meglio, ossia il pane e l’utilizzo dei colori.Da qui inizia il suo percorso di “realizzazioni artisti-che” con l’intento di migliorarsi sempre più tecnica-mente mantenendo semplicità e molteplice significato simbolico di tutto ciò che viene progettato e realizzato nelle sue opere.“La semplicità simbolica può nascondere e trasmette-re emozioni e significati che stanno all’interno della nostra coscienza”.

Francesco Casati

Le regole del vivere bene Tecnica mista, Tavola / Legno, 60x63x3cm, 2012

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DARIO BALLANTINI: GRANDE ARTISTA E NON SOLO IN TV. Di Emanuela Catalano

Esposizione di Dario Ballantini presso lo Spazio Conca. Bologna, 25 Settembre, CERSAIE 2012

Nei padiglioni di Bologna Fiere si sta svolgendo uno dei più importanti eventi internazionali della produzione ceramica mondiale, tra questi stand è presente anche una nota d’Arte: un’esposizione di dipinti di Dario Ballantini, le cui opere, sapientemente scelte, sono poste all’interno degli ambienti abitativi ricreati per esporre i prodotti ceramici. L’industria italiana campeggia negli ampi spazi e Bologna appartiene proprio alla terra in cui la ceramica italiana fin dal ‘500 si è “fatta” un nome: Faenza, che la contraddistingue nel mondo. Dario Ballantini, poliedrico artista livornese, è ospite nello spazio espositivo delle Industrie Ceramiche Conca/Pastorelli; i dipinti ci mostrano la prevalente linea di ricerca scandagliata da questo autore; la riflessione profonda dell’individuo per definirsi e ritrovarsi nella complessa società odierna. Con Dario è l’occasione per parlare del suo lavoro in Tv, con la nuova stagione di “Striscia la Notizia”; anche in questa forma espressiva Ballantini ricerca e ricostruisce identità, ben note al grande pubblico, dandocene una personale lettura. Quest’anno la scelta è quella di un politico: Matteo Renzi, sindaco di Firenze lanciatissimo alla ricerca di nuovi e più prestigiosi traguardi politici. Come sempre, il lavoro di Dario è partito dal disegno, una partenza preziosa che guida l’artista nell’interno del personaggio. La seconda fase è quella di “mettere in bella” il disegno, cioè trasportarlo sulla sua faccia e sul suo corpo, modificando l’esteriorità di Dario Ballantini, fino a confonderla e a introdurla in una nuova identità. Un processo lento e non privo di sofferenza ma frutto di grande creatività. Non è un sosia e neppure una caricatura quello che Dario vuole ottenere, è una cosa del tutto nuova e diversa, è la sua interpretazione di una persona nota. Per questo non si limita a creare una vis esteriore, ma del suo “personaggio” scende ad individuare caratteristiche interiori che comunicheranno al pubblico pian piano l’opera da lui creata anche attraverso lo studio della voce e dei pensieri espressi pubblicamente: insomma trarre dall’osservazione della realtà un personaggio, così come hanno fatto Pirandello o Eduardo. Plasmando la materia, la tela o il corpo umano, le performances artistiche di Dario ci coinvolgono profondamente mostrandoci, anche col sorriso, l’immensa difficoltà dell’esistenza umana.

Arte

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343 disegni originali dell’autore

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Letteratura

Molti ricorderanno Giorgio Faletti in veste di profes-sore di lettere nel film “Notte prima degli esami “ e il suo prezioso consiglio in vista dell’esame orale del

mattino seguente. Giorgio Faletti, oltre ad essere un attore, è anche autore di molti romanzi. Il successo di scrittore è arrivato con “Io uccido” edito dalla Baldini&Castoldi, nel 2002. La trama è ambientata nel Principato di Monaco, meta turisti-ca ambita e ricercata, il cui fascino rischia di essere minacciato dall’arrivo di una strana telefonata ad una radio locale … La vi-cenda si ripete identica per ben quattro volte.La trasmissione radiofonica viene interrotta dall’irrompere di una voce rauca e soffocata ,abile nel porre le domande , che si identifica sotto il nome di “Uno e Nessuno “. Ogni volta si ode in sottofondo una base musicale indizio della prossima vittima e le telefonate si concludono con l’espressione agghiacciate di “ Io uccido “. Ad accomunare gli omicidi è il fatto che tutte le vittime siano persone importanti ma, soprattutto, giovani e di bell’aspetto ; ogni omicidio è realizzato in maniera differente e coreografica, ma al tempo stesso minuziosa ed attenta ..Al di la dell’efferatezza e della maniera macabra con cui i delitti vengono perseguiti , tutte le vittime vengono private del loro volto come se l’assassi-no si fosse impegnato attentamente a togliere dal loro volto ogni lembo di pelle …Ma chi, per quanto sia un pazzo serial killer ,potrebbe mai essere interessato a scarnificare le sue vittime ? Quale mistero è nascosto dietro il suo atroce rituale ? La risoluzione del caso appare irrisolvibile …Non un errore ,non una traccia eppure anche dietro il più perfetto dei delitti ,che sia su un foglio di giornale o su una pellicola cinematografica ,si possono scorgere le più flebili tracce … La più moderna tecno-logia e l’esperienza di un vecchio poliziotto, lavorando di pari passo ,consentiranno di risolvere il caso . Il tutto è ambientato ai nostri giorni con frequenti richiami ad eventi o personaggi e cose del nostro presente. Protagonista dominante del romanzo è la mente umana con le sue strane connessioni, il suo non riuscire a rimuovere traumi indelebili , traumi che possano provocare disastri ancora mag-giori . Vi è chi reagisce morendo dentro e negandosi la possibilità di un futuro ,e chi ,invece,si nega lo stesso la possibilità di un futuro imponendosi in maniera paradossale di ricostruire un passato an-dato irrimediabilmente perduto . Thriller colossale, accattivante ,stuzzicante ,che rilascia man mano qualche particolare prima sfuggito, indefinito o lasciato solo balenare per poi giungere a chiudere il cerchio iniziale andando a tappare ogni falla ….. Lo stile di scrittura è rapido, scorrevole ma per certi versi impreciso ,bizzarro, rispecchiando quasi la fase iniziale di abbozzo di un romanzo in cui si passa dall’affollamento caotico di idee a rapidi trapassi, per poi ritor-nare vorticosamente sugli stessi particolari . Passati terribili da dimenticare , carriere al limite , rivelazioni macabre e perverse, avvenimenti tristi e oscuri e storie roman-tiche di sottofondo sono il mix per questo romanzo eccezionale che, dopo essersi articolato verso una molteplicità di direzioni

centrifughe ,alimentando altre storie connesse o devianti, ruota su stesso tornando con movimento circolare all’esatto punto di partenza.

,,IO UCCIDO GIORGIO FALETTI di Elena Pianese

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Info| Contatti Via G.Marconi n° 2 -75023 Montalbano Jonico (MT) - email: [email protected]

PETRILLI GIULIANA

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Artista Normanno

Raffaele Citarella

Aversa è una città molto politicizzata dove tutto quello che si fa è succubo di una strumentalizzazione che non ha pari.

In quest’ ottica ogni cosa che si realizza ha il tempo che trova e si vanifica subito così come è stata impostata ed è sorta .Le stesse manifestazioni che si portano avanti risentono di questo modo di fare occasionale, principalmente quelle a sfondo artistico- cultu-rale.Ne è una testimonianza il fatto che molti operatori culturali nostrani , quando vogliono esprimersi , non trovano sostegno o sono costretti ad aspettare immeritevoli raccomandati. Quelli che abitualmente sono collocati o si collocano nel giro del potere o del “potentato” di turno .Proseguendo su questa strada, che non ha nulla di culturale , la maggior parte degli intellettuali e artisti nostrani(normanni)è costretta a cercare altri lidi abbandonando il luogo natio.Focalizzando l’attenzione, parliamo in questo pezzo di Raffaele Citarella , cittadino aversano nato con la passione della pittu-ra che insegue da anni, in silenzio, con estrema dignità,una sua vigilata cifra stilistica.Impegnato a realizzare plasticamente in opere tutto ciò che sente interiormente in una continua ricerca del bello . Un’ ansia la sua febbrile che e sostenuta , cosa non di tutti, da un viscerale amore per la ricerca che per Lui non ha limiti: una ricerca di un punto di equilibrio di un gusto classico che collima ,generalmente , con una sempre maggiore attenzione alle espe-rienze astratte ed informali anche recentissime . Lo abbiamo incontrato intrecciando con Lui un cordiale discorso,del quale riportiamo sinteticamente le parti più salienti.D. Che cosa significa per te dipingere e dunque creare?R. Un meditato e allo stesso tempo istintivo esercizio tecnico, una immersione totale di tutti i “sensi” in un tentativo di trasfigu-rare una energia interna, della quale ignorandone l’origine, possa riuscire a trasmettere senza il tramite delle parole . D. Parliamo dello stile e dell’ ideazione: come prendono for-ma i soggetti delle tue opere?R.Non esiste una vera e propria origine o una ideazione né una forma predeterminata, e non esiste neppure un calcolo esaustivo di ciò che realizzo: l’opera non è mai finita , finisce solo perchè il supporto sul quale è realizzata ha dei confini fisici.D. Quali tipi di interventi rientrano nella tua arte e quali tec-niche hai sperimentato finora sul tuo percorso artistico? È vero che non dipingi solo su tele?R. Le tele , pannelli, tavole, etc hanno pur sempre dei confini , e ogni singolo elemento, marmo, legno, ferro, tela,carta fotografica e via di seguito impone l’utilizzo di alcuni materiali e/o un tratta-mento tecnico. Percui volendo raggiungere una realizzazione ho sperimentato ogni materiale possibile ,in modo dia essere libero dal tempo e dai limiti imposti dai materiali.D. L’ Amministrazione Comunale secondo te fa abbastanza per incentivare l’arte nella nostra città?R. Si ha la sensazione, a mio parere, che l’Arte sia qualcosa di estraneo al modo di fare amministrativo e civile della nostra città, ovvero, per i nostri Amm.ri locali di qualsiasi colore poli-tico l’Arte rimane solo un ricordo di qualcosa che, chiusa in un riquadro, é oggetto di arredo oppure uno strumento da spolve-rare e utilizzare, nelle occasioni secondo i propri interessi, nelle occasioni propizie per propagandarsi sui canali d’informazione o sulla stampa .Cosa che non ha nulla a che vedere con la crescita culturale della città.

D. Oggi l’arte può sconfiggere questa grande crisi economica?R.L’Arte, in tutti i suoi aspetti, non è e non potrà mai essere misurata economicamente, ma essendo vei-colo di energie , per il nostro Paese rimane l’unica molla per una ele-vazione anche economica . D. Parla dei Tuoi progetti futuri e del Tuo sogno nel cassetto?R.Progetto futuro è poter continuare, come sempre, in libertà e sapere esprimere, con ogni mezzo, quanto ho detto prima.Il mio sogno è quello di avere , nella mia città di Aversa, un punto di riferimento ovvero un luogo da destinare a cantiere artistico che sia capace di valorizzare l’Arte con beneficio della cittadi-nanza.

Carlo Capone

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Email: [email protected]

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Capitolo quattordicesimo

Una lunga ed incolta barba rossiccia, quella cascata di riccioli disordinati, che al riflesso della luce parevano fitti cespugli di rame, dai quali risaltavano due occhi chiari come cristalli di ghiaccio. Sulle spalle una logora sacca militare di tela sbiadi-ta, e tra le dita una custodia di violino stinta e sgualcita. Con la voce arrochita dal troppo fumare, l’uomo esordì: “Sembra che tu abbia visto un fantasma”. La sua figura, esile ed impo-nente al tempo stesso, si parava dinanzi a Vito, il quale per lo stupore della visita tanto inattesa rimase immobile per un tem-po indefinito, fino a divenire una statua di sale. L’enigmatico visitatore sarebbe stato anche bello, se non fosse stato per un aspetto così trasandato. Il viso emaciato, come quello di chi non consuma un pasto decente da molto tempo. Gote scavate ed occhi infossati gli conferivano un’aria malaticcia. Aveva denti ingialliti e scheggiati. I calzoni in tinta mimetica erano diverse taglie in più rispetto al suo effettivo girovita, men-tre la camiciona a quadri rossi, anch’essa troppo larga celava allo sguardo un paio di ordinate file di costole poste in bella evidenza. Quel relitto umano era Lucio, il maggiore dei suoi fratelli. La sua improvvisa presenza, quel suo manifestarsi di-nanzi ai suoi occhi, lì in piedi davanti a lui, aprì uno squarcio lacerante nelle più profonde certezze di Vito. In quei lunghi anni, quel ragazzone mai cresciuto, aveva riempito l’assen-za del fratello con un’immagine idealizzata. Aveva creato un cannocchiale immaginario, col quale lui da lontano poteva ve-dere scorrere la vita di Lucio, creando ogni giorno una nuova illusione. Immaginava storie da romanzo: grandi amori, car-riere gloriose e tante avventure per le strade del mondo. Den-tro di sé aveva serbato intatto il ricordo dello sguardo fiero del fratello. Ed ora, averlo lì di fronte, vederlo piegato dalla vita, gli fece sentire l’amaro sapore di fiele dei sogni infranti.

Capitolo quindicesimo

Vito ancora non riusciva a capacitarsi di ciò che stava acca-dendo intorno a lui. Dopo tutti quegli anni trascorsi senza avere notizie di Lucio, si era rassegnato all’idea di doversi accontentare di quel mondo parallelo, in cui il fratello viveva un’esistenza da fiaba. Ormai era diventato per lui una leggen-da, ed in quella leggenda si rifugiava per trovare riparo da un dolore troppo grande. Nel corso degli anni in paese erano girate molte voci sul conto di Lucio, alcune alimentavano i sogni di Vito, alcune affermavano con certezza che fosse in carcere, altre, le più pessimiste, lo volevano morto da tempo. Nella sua lucida razionalità, Vito aveva anche accarezzato, e forse accettato, l’idea che il fratello non facesse più parte di questo mondo. Tanto è risaputo, che dal mondo dei vivi van-no via per primi sempre i migliori. Ma adesso lui era lì, ed era tutto ciò che contava. Senza proferire parola, la sua gola riuscì ad emettere soltanto un sibilo indistinguibile. L’uomo non riusciva a credere ai suoi occhi acquosi, colmi di lacri-

me, come fiumi in piena pronti a rompere gli argini. Poi un barlume di voce si fece strada tra le profondità cavernose del suo gargarozzo in fiamme, le labbra si dischiusero lentamente, come in una scena al rallentatore: “Mio Dio, non può essere.” La voce era rotta dall’emozione, provò a deglutire inutilmen-te, la sua gola era arida come un deserto. “Ma sei davvero tu?”…”Lucio?!?”. L’altro lasciò cadere a terra il suo bagaglio leggero, la bocca gli si aprì in un bonario sorriso, e spalancate le braccia, offrì al fratello minore il suo più caloroso ed invi-tante abbraccio. Vito a quel punto ruppe gli indugi, e senza farsi pregare, si abbandonò totalmente a quella stretta che, a dispetto dell’esile aspetto, si rivelò ancora possente e sicura. I due si strinsero così a lungo in quell’abbraccio fraterno, che il tempo parve fermarsi. Anzi, si era fermato davvero. Così gli istanti divennero anni, e la ruota del tempo, finalmente, cominciò il suo frenetico conto alla rovescia. E così, quel ragazzino che molti anni addietro aveva perduto un fratello, finalmente, potè liberare il suo pianto. Restarono così a lun-go, abbracciati sulla soglia di casa. Poi, il maggiore dei due interruppe gentilmente quel connubio di anime, passando de-licatamente le mani sulle spalle del fratello, e chiedendogli: “Mi fai entrare o devo accamparmi qui sull’uscio?”. “Ma cer-to, entra dai!” rispose Vito asciugandosi gli zigomi inzuppati di lacrime col dorso di una mano. “Hai fame?” aggiunse poi immediatamente colpito dall’aspetto del fratello. “Ma guar-dati! Sei una radiografia coi capelli!”. A quel punto Lucio rise di gusto, e passandosi la mano sullo stomaco vuoto replicò: “Ti confesso che l’idea di scroccarti un bel pranzetto mi era venuta già da tempo”. Vito mise a riscaldare sul fuoco una grossa pentola piena di ribollita cucinata e neanche assaggiata il giorno prima, ed in un battibaleno, svuotò la credenza ed il frigorifero, intenzionato a preparare il miglior pranzo che la storia avesse mai potuto ricordare. Come secondo avrebbe preparato una delle sue specialità: sarde a beccafico. Le sarde erano state pescate la sera precedente, fresche e profumate come l’oceano. Era stato prima del suo incontro al Bar della Susy. Incontro del quale adesso non aveva memoria. Era certo che, quando avrebbero addentato quel pesce azzurro, il sapore del mare puro ed incontaminato gli sarebbe rimasto in bocca. Tritando della cipolla, Vito si rivolse a Lucio: “Se vuoi, puoi usare il bagno mentre io cucino. Ci vorrà un po’di tempo, ma vedrai che ne varrà la pena. Sto preparando le sarde come le cucinava Nonna Marianna. Ah, e puoi sistemare le tue cose nella camera di Adolfo”. Al che l’altro, riconoscente e con aria sollevata: “Grazie fratellino, credo proprio che approfit-terò del tuo invito”.

Fine del quindicesimo capitolo: seguite il prosieguo della sto-ria sul prossimo numero di ExpoArt

PROSEGUE IL VIAGGIO NEL ROMANZO D’APPENDICE CON IL CONTINUO DELLA STORIA CHE HA AVUTO INIZIO NEI NUMERI PRECEDENTI DELLA NOSTRA RIVISTA

L’URLO DEL MARE di Carmine T.A. Verazzo

Letteratura

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15 Settembre 2012 Chiocchio, Greve in Chianti. Inau-gurazione dell’esposizione d’Arte “Dialoghi Tessili” presso lo spazio “L’Atelier”, ore 17:00.I luminosi locali prospicienti via Landolfo Conti ospi-tano le opere di due autrici che conducono ciascuna un lavoro artistico molto interessante e di forte matrice concettuale. Le due autrici percorrono strade differen-ti e raggiungono mete differenti; eppure i loro lavori, intensamente motivati, stanno proprio bene insieme. Patrizia Glauser espone otto lavori, di grande formato, caratterizzati da un monocolore bianco caldo e soffu-so, a metà strada tra pittura e scultura. Glauser cerca la donna adoperando la tela, il colore monocromatico e il suo medesimo corpo. Ingrid Wolcan espone lavori di proporzione affatto diverse , caratterizzati da diver-si materiali lungamente pensati, ricercati, preparati. I colori sono luminosi e afferenti ad una gamma in-gannevolmente infantile, così come la semplicità delle composizioni sottende una progettazione artistica con-cettualmente complessa. Visitabile fino al 15 Ottobre.

DIALOGHI TESSILI a cura di Emanuela Catalano

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Cinema

La maggior parte dei film sui lupi mannaro mostra che il lupo manna-ro e visto e incontrato dalla popolazione per la prima volta. La cosa fantastica di ‘Werewolf: The Beast Among Us’, è che non c’è niente

di tutto questo. Si svolge in Transilvania, dove i lupi mannari sono una cosa comune. Tutti sanno dei lupi mannari.Fino a quando un lupo mannaro nuovo inizia causando problemi. Questo lupo mannaro particolare è diverso da qualsiasi altro lupo più veloce, più cattivo, più brutto, e proprio decisa a causare la morte.Una mostruosa cre-atura, nelle notti di luna piena terrorizza un villaggio europeo del dician-novesimo secolo e Daniel (Guy Wilson), un ragazzo del posto aspirante medico, si ritrova con una scia di cadaveri mutilati da quello che sembra un indicibile ed efferato flagello sovrannaturale. Daniel con il medico locale (Stephen Rea) è testimone delle orribili conseguenze di quelli che sembrano essere attacchi di un lupo mannaro.Quando un misterioso straniero (Ed Quinn) e il suo team di esperti caccia-tori di licantropi arriva nel villaggio per dare la caccia al mostro, Daniel chiederà di unirsi a loro, ma troverà la riluttanza del gruppo e del suo leader che lo vedrà troppo giovane ed inesperto per affrontare una battuta di caccia che potrebbe rivelarsi letale.Durante la caccia il gruppo intuirà da subito che quella con cui hanno a che fare è una creatura più forte, più intelligente e più pericolosa di tutto ciò che abbiano mai affrontato prima, così mentre le vittime aumentano e gli abitanti del villaggio vedono i loro vicini tramutarsi in mostri famelici, la popolazione perde il controllo e comincia ad accusarsi, mentre la vera identità del lupo mannaro resta celata…

Note di produzione: nel cast figurano Nia Peeples (Blues Brothers – Il mito continua), Rachel DiPillo (in tv Revenge) e Adam Croasdell (in tv Superna-atural); alla sceneggiatura hanno collaborato in tre, il regista Murneau con Michael Tabb (Dark Memories) e Catherine Cyran (Terrore nello spazio);

La Universal si prepara a festeggiare il suo centenario, lanciando in DVD e Blu-Ray uno dei suoi ultimi film dell’orrore:

“Werewolf: The Beast Among Us”.

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Sono passati 45 anni dal giorno in cui John William Col-trane è morto, stroncato da un cancro al fegato. Gli ultimi anni della sua vita erano stati vissuti lontano dalle droghe

e dall’alcol, ma ormai il suo corpo ne aveva risentito comunque e non ce l’aveva fatta. La sua opera rimane a disposizione di tutti noi come un tesoro da preservare e trasmettere a tutti. John era un sassofonista tenore ma ha scritto pagine indelebili anche con il sassofono soprano (ascoltate la sua interpretazione del classico “My favourite things”).Sarebbe comunque riduttivo considerarlo un semplice musicista Jazz. Basti pensare che a San Francisco c’è una chiesa, la St. John Coltrane African Orthodox Church dove John è venerato come un santo e si prega al suono della sua musica. Negli anni ’50 John è un sassofonista poco più che ventenne che suona Be Bop con vari musicisti, tra gli altri Dizzie Gillespie, Howard McGhee e soprattutto Miles Davis. Con quest’ultimo è in grado di mettere finalmente a profitto tutto quanto aveva fino a quel momento imparato ed è messo in condizione di affinare e sviluppare quelle potenzialità che nessuno poteva negargli. Con Davis c’è da segnalare l’incisione di “Kind of blue” (insieme nella formazione ad altri mostri sacri quali Julian “Cannonbal” Adderley al Sax alto e Bill Evans al piano), manifesto del jazz modale, basato cioè su composizioni semplici ma di complessa strutturazione e con un’ampia libertà improvvisativa. Un’importanza notevolissima nella sua formazione musicale fu, inoltre, la collaborazione con il pianista Thelonious Monk. Lo stesso John ricordando quel periodo ebbe a dire:”Monk fu il pri-mo a mostrarmi come emettere due o tre note contemporanea-mente e mi ha anche trasmesso l’abitudine di eseguire lunghi as-soli durante i suoi brani, in modo che così io potessi raggiungere nuove concezioni per improvvisare”. Verso la fine di quegli anni comincia ad incidere da solista per la Atlantic e la Columbia, di notevole importanza quanto sconosciute sono anche le incisioni su Savoy con il flicornista Wilbur Harden e il disco “The Avant-Garde” con il cornettista/trombettista Don Cherry accompagna-to dalla sessione ritmica di Ornette Coleman. Sono, quindi, gli anni ’60 che fanno emergere tutto la creatività e l’innovazione di John: di questo periodo sono “Giant steps” ed il già citato “My favourite things”.È un percorso di spiritualità interiore e a tutto tondo che lo porta a comporre ed è a questo punto che comincia a disintossicarsi e con Mccoy Tyner al piano, Jimmy Garrison al contrabbasso e Elvin Jones alla batteria forma il quartetto che segna l’apice della sua espressione musicale. Su etichetta Impulse escono au-tentici capolavori come “A love supreme”, “Crescent” e “Live at Birdland”. Questo è il periodo che più rappresenta Coltrane.

Ascoltare queste incisioni è pari alla lettura di un classico: rima-ne comunque dentro di noi qualcosa. Il periodo finale della vita di Coltrane è caratterizzato da una ri-cerca estrema. La musica di questo periodo è ostica da ascoltare anche dall’appassionato con l’orecchio più allenato. La forma-zione è in parte cambiata ora ci sono la moglie Alice al piano e al Sax è affiancato da un suo emulo Pharoah Sanders. Di questo periodo c’è da segnalare anche il disco “Interstellar space” in cui Coltrane è affiancato dal solo batterista Rashied Alì. I due mu-sicisti si rincorrono lungo tutta l’incisione in una corsa estrema senza fine come a raggiungere un traguardo impossibile.Di lì a poco Coltrane si ammala e muore perché non si cura vo-lontariamente rifiutando ogni cura.Oggi non si sa dove poteva arrivare ma quello che sappiamo è perché lo faceva. Queste sono le sue parole: “Il mio compito di musicista è trasformare gli schemi tradizionali del jazz, rinnovarli e soprattutto migliorarli. In questo senso la musica può essere un mezzo capace di cambiare le idee della gente”. E ancora: ”Il mio obiettivo è vivere in modo veramente religioso ed esprimerlo con la musica. La mia musica è l’espres-sione spirituale di quello che sono: la mia fede, il mio sapere, la mia essenza”.

Musica

JOHN COLTRANE:un amore supremo per il sax di Marcello Fanali

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Cultura

La Collezione d’Arte Religiosa Moderna dei Musei Vaticani è composta da 55 sale ed è collocata nell’Appartamento Bor-gia (committente dell’ambiente Papa Alessandro VI Borgia e decorata dal Pinturicchio ed i suoi collaboratori), nel Palazzo Apostolico medievale, in due piani delle “Salette Borgia” e lun-go varie sale che si trovano al di sotto della Cappella Sistina.La collezione ospita circa 800 opere di quasi 250 artisti inter-nazionali, tra cui Auguste Rodin, Vincent van Gogh, Paul Gau-guin, Maurice Denis, Odilon Redon, Wassily Kandinsky, Marc Chagall, Paul Klee, Ernst Barlach, Max Beckmann, Otto Dix, Maurice Utrillo, Giorgio de Chirico, Giorgio Morandi, Georges Rouault, Oskar Kokoschka, Bernard Buffet, Aroldo Bonzagni, Ardengo Soffici, Renato Guttuso, Giacomo Balla, Alfred Ma-nessier, Francis Bacon, Giacomo Manzù, Eduardo Chillida, Franco Gentilini, Massimo Campigli, Salvador Dalí, Virgilio Guidi, Pablo Picasso, Lin Delija.Il Papa Paolo VI inaugurò la Collezione d’Arte Religiosa Mo-derna nel 1973.“...Innanzi tutto, non è vero che solo alcuni determinati criteri dell’Arte dei tempi passati abbiano qui libero ed esclusivo in-gresso; secondo, non è vero, a noi sembra, che i criteri direttivi dell’arte contemporanea siano segnati soltanto dall’impronta della follia, della passionalità, dell’astrattismo puramente ce-rebrale e arbitrario; si, l’Artista moderno è soggettivo, cerca più in se stesso, che fuori di sé i motivi dell’opera sua, ma pro-prio per questo è spesso eminentemente umano, è altamente apprezzabile...” (sabato, 23 giugno 1973, Discorso di Paolo VI in occasione dell’inaugurazione della Collezione di Arte Religiosa Moderna nei Musei Vaticani).Papa Paolo VI fu conoscitore e teorico d’arte contemporanea e volle creare una raccolta di opere all’interno dei Musei Va-ticani. Nel 1973, infatti, inaugurò la nuova sezione del palaz-zo Lateranense per aprire ad una nuova comunicabilità delle espressioni artistiche: per il Pontefice, questo gesto rappresentò un momento di riconciliazione tra gli indirizzi classici ed orto-dossi della pinacoteca - spesso in contrasto voluto con lo spirito dilagante della modernità - e l’arte contemporanea. Nel XIX secolo, infatti, l’accademismo di maniera di molti dei ponte-fici romani aveva interrotto, senza alcuna giustificazione, ogni dialogo con il mondo delle arti figurative, rifiutando l’evolu-zione e la sintesi del “messaggio introspettivo” e ignorando le avanguardie storiche (pricipalmente fauviste), il concettuale di stampo kosuthiano e l’ideologia legata a tali movimenti fra il secondo dopoguerra e gli anni Settanta. Sorprende osservare nel dipinto di Vincent van Gogh (1853-1890), una pietas contemporanea, nella quale, il consueto e caratteristico cielo svirgolettante e cinetico dell’artista si perde in una calma rettilinea ed uniforme, dove, i colori più che impa-stati, combinati ed assimilati l’un con l’altro, sono nettamente scanditi e proiettati verso l’orizzonte. Il dipinto ricorda, anche, per l’impostazione iconografica, ad esempio, La Vergine delle Rocce (1483-1486) di Leonardo Da Vinci (1452-1519) e ci invi-ta ad immaginare un paesaggio “fantastico ed illusorio”. Se pur,

raffigurati in movimento, i personaggi Maria e Gesù, appaiono, immobilizzati, come se il tempo si fosse da loro fermato, con le loro voci perse, pausate: il “Verbo” non ha parola, ma soltan-to immagine per comunicare. Parola non finita, questo dipinto, che per certi versi, ci consente di rivolgere il nostro sguardo alla Pietà Rondanini (1552-1553) di Michelangelo Buonarroti (1575-1564).

In seguito, Papa Giovanni Paolo II dimostrò la sua sensibilità, ampliando la raccolta con ulteriori acquisizioni. Il 22 giugno 2011 è stata inaugurata la Sala Matisse, che ospita il materiale progettuale preparatorio per la realizzazione della Chapelle du Saint-Marie du Rosaire di Vence, (Provenza, Costa Azzurra), alla quale Henri Matisse (1869-1954) vi lavorò dal 1949 al 1951. Un enorme bozetto, del quale vi mostro l’imma-gine e guardandolo attentamente, potrete osservare il “lineari-smo matissiano”. Il soggetto “una maternità”, che appare im-mensa, i volti di “lei” e di “lui” sono anonimi, il grande Matisse non si abbandona a nessun futile decorativismo o preziosismo, poichè l’idea della configurazione del soggetto, è e deve essere, quella dell’universalità. Poesia figurata, la sua, e che per l’ap-punto, conia un “un tratto segnico”capace di essere leggero e nella semplificazione, risultare “ascetico” e quindi, rivoluziona-rio per l’impostazione architettonica delle vetrate medioevali. Non a caso sia gli artisti contemporanei e quelli post, seguiran-no le vie della “semplicità” e “sintesi calligrafica” per descrive-re il loro mondo osservato, quasi per avvicinarlo ad una entità superiore, o forse, perchè la collettività possa avere più facilità e spontaneità nel riconoscersi in esso.

Viaggio nella collezione d’Arte Religiosa Moderna

dei Musei Vaticanidi Gabriele Romeo

(Storico e Critico d’Arte)

Vincent van Gogh (1853-1890), Musei Vaticani

Sala Matisse – Henri Matisse, Materiale progettuale per la Chapelle du Saint-Marie du Rosaire di Vence. Musei Vaticani

Gabriele Romeo davanti un dipinto di Massimo Campigli, Sale della Collezione d’Arte Religiosa Moderna dei Musei Vaticani.

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Quella dell’Annunziata è la prima Chiesa che il visita-tore incontra, lungo la principale via Roma,entrando in Aversa, dal lato sud.

E’ incorporata come una gemma nella fabbrica dell’istituzio-ne omonima, risalnte al Trecento, di cui abbiamo parlato in un precedente numero.La Chiesa, che è una delle più grandi della città, ha una sola navata a croce romana, molto ampia, ai cui lati si aprono cap-pelle votive con sulle pareti preziosi dipinti.Al centro della croce, in alto, toreggia una cupola ellittica che è snellita da lunghi finestroni esterni.Più indietro, l’abside racchiude il presbiterio che vanta un coro ligneo, di rara fattura, con leziosissimi intarsi a basso-rilievo.Fanno da sfondo due organi dorati con intorno,su le pareti, decorazioni barocche e stucchi vari che versano in pessime condizioni!Vi si accede attraverso un portale in marmo,fatto costruire dalla famiglia Mormile ai primi del cinquecento, e su cui sono scolpiti (seriamente consunti dal tempo) stemmi vari e figure allegoriche come la Guerra, la Vittoria, il Riposo, la Fortuna bendata, la Menzogna, la malattia, la Fama e la Morte. Ai fianchi vi sono altre due raffigurazioni scultoree, significanti il Principio del mondo e la Resurrezzione delle anime...anch’esse rovinate dalle intemperie. L’ingresso è pre-ceduto da uno splendido pronao settecentesco, sorretto da tre magnifiche colonne e con una quarta incastonata nel muro.Fra le opere pregevoli, esistenti all’interno, segnaliamo i di-pinti <<La Madonna col Bambino>> del maestro Simone; una tela raffigurante << San Giovanni>> del 1300 di scuola giottesca; una tavola bellissima di Marco Pino da siena ripro-ducente << La Deposizione>> con la figura di Cristo;ancora << La Strage degli Innocenti>>,un capolavoro del maestro aversano Simonelli; e << La Nascita>>, un dipinto attribuito al Solimene della fine del seicento.Vi sono anche altre opere, tra cui un << San Donato>> di scuola romana del ‘500 che è attribuito a cesare da lecce, un allievo del raffaello.Un tempo splendente nella sua luminosità, la chiesa con le sue opere attraversa oggi un momento assai infelice di asso-luto abbandono.Provata in più parti dalle infiltrazioni d’acqua piovana,è stata attaccata dall’umidità che l’ha sfigurata impietosamente dan-neggiando gli stessi dipinti.lo stato di generale squallore è tale che...finalmente si è mosso chi di dovere approntando un opportuno piano di recupero,che è già partito dall’annessa fabbrica.Ci auguriamo che detto Piano possa andare avanti felicemente,senza intoppi di sorta,includendo subito anche la chiesa(che è pericolante) con le sue mirabili opere ed i fregi simbolici del Portale esterno...prima che possano scomparire

del tutto.Si annota che essi rappresentano un raro esempio dell’Arte rinascimentale,nel loro genere,e che pertanto rivestonoun grande interesse storico-artistico che va oltre i limiti della nostra città.L’Arco del Portale,da non confondere con quello dell’Orologio(che è postumo), fu fatto erigere da jacopo Mor-mile o mormine nel 1518 con i soldi del benefattore Annichi-no Mormine(o Mormile) ed è un‘opera pregevolissima.I disegni dei fregi scolpiti sono dell’Ing.Pasquale mattej e fu-rono pubblicati sul n .15 della rivista poliorama Pittoresco del 16 novembre 1844,quando erano ancora ben visibili.Annotiamo ancora che il Mattej riteneva che il materiale fos-se stato trasposrtato quivi dai Normanni, all’inizio dell’anno Mille, dalla vicina città distrutta di Atella e poi adattato alle esigenze del tempo. e vi è anche chi vuole,rilevando nella simboleggia forti legami con l’iconografia medievale, che l’Arco fosse stato eretto in onore di Rainulfo Drengot...come testimonierebbero le immagini enigmatiche raffigurate, che contrastano con la cultura umanistica.Comunque siano andate le cose, facciamo voti che i fregi vengano ristrutturati dovutamente e riportati all’originario splendore.

Alessandro Carotenuto

L’Annunziata e il magnifico Portale

Cultura

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I maya hanno previsto che la fine del mondo sarà nel 2012. Si sa che le profezie lasciano, ovviamente, il tempo che trovano ma su una cosa i Maya forse avevano ragionato il

loro SAVE THE DATE a distanza di secoli: ArtePadova 2012, la Mostra Mercato dedicata all’Arte Moderna e Contemporanea giunta quest’anno alla XXIII edizione, sarà senz’altro da “fine del mondo”!Una signora che ha scritto la storia delle fiere d’arte in Italia, sempre elegante e spumeggiante, ArtePadova, con ben 22 edizio-ni spettacolari alle spalle... eppure, così giovane, così dinamica, così ricca di proposte, così bella! Una signora che quest’anno festeggia la sua ventitreesima mise en scène con l’appuntamento artistico e culturale più glamour e più chic che può vantare la città di Padova. Perché ArtePadova è indubitabilmente un MUST, sia per i colle-zionisti che vi fiutano sempre ottimi affari seguendo le proposte di altissimo livello che le più importanti e rinomate gallerie na-zionali e internazionali fanno convergere a Padova, sia per tutti gli appassionati che quest’anno passeggeranno in un’ArtePadova pensata con la grandeur dei boulevards. Restyling annunciato e trionfante per la XXIII edizione di Arte-Padova con i Padiglioni 7, 8 e 78 del quartiere fieristico di Pado-va ripensati e organizzati in sei lunghi corridoi che permettono al visitatore di procedere lungo i 23.000 mq espositivi come fosse il protagonista di un autentico defilé: le migliori opere d’arte pre-senti sulla scena artistica dell’arte moderna e contemporanea si affacceranno al suo passaggio per incantare e sedurre. Autentici capolavori dell’arte: i grandi maestri del Novecento e gli artisti più quotati nell’odierno mercato dell’arte,tra i quali ricordiamo: Accardi, Afro, Arman, Baj, Balla, Boetti, Burri, Carrà, Christo, Clemente, De Chirico, De Pisis, Dorazio, Fontana, Guttuso, Haring, Hartung, Klee, Magritte, Mathieu, Matta, Morandi, Picasso, Pistoletto, Rosai, Rotella, Santomaso, Sassu, Schifano, Sironi, Soffici, Soldati, Tamburi, Vasarely, Ve-dova, Warhol, fino ad arrivare alle originali proposte degli artisti emergenti. Nella sua promenade sur l’art il visitatore di Arte Padova dia-logherà con le più rappresentative e celebri correnti artistiche del Novecento, spaziando dall’Espressionismo al Surrealismo, dal Futurismo al Dadaismo, dal Cubismo all’Astrattismo, senza dimenticare l’Informale, lo Spazialismo, l’Arte Concettuale, il Nouveau Réalisme, la Pop Art, l’Arte Povera, il Graffitismo e la Transavanguardia.Dato che di evento si tratta, a corollario della mostra avremo de-gli importanti incontri site specific. In un’ottica di continuo rinnovamento e per soddisfare le richie-ste di un pubblico sempre più esigente e preparato la proposta spazierà dall’atteso appuntamento con gli art-talks agli incontri con artisti, galleristi, esperti d’arte, giornalisti, critici, collezioni-sti e appassionati del settore. Una ricca ed elaborata programmazione culturale, un fitto calen-dario di dibattiti e incontri che si propongono di stimolare una riflessione sulle tematiche dell’arte e del collezionismo contem-poranei.

ArtePadova 2012 offrirà dunque ai suoi visitatori molteplici oc-casioni di approfondimento e confronto grazie a dibattiti, conve-gni, mostre collaterali, in un intreccio continuo tra arte, cultura, economia, mercato e territorio.

Riflettori puntati anche su CAT di ArtePadova: Contemporary Art Talent Show che con la sua proposta under 5.000 mette a disposizione di associazioni, gruppi e artisti emergenti una ve-trina di enorme visibilità a prezzi assolutamente concorrenziali, rieditati per consentire proprio ai nuovi talenti di poter esporre coccolati e accuditi come fossero già dei grandi maestri. Spazio alla creatività, dunque nel padiglione 1, mentre il padiglione 3 diverrà centro nevralgico del fare arte e ospiterà laboratori, wor-kshops e performance dedicate ai nuovi linguaggi espressivi.CAT diverrà allora melting pot dove i giovani artisti converge-ranno per scambiare idee e ricevere suggestioni. Un laboratorio artistico culturale senza pari con alcune proposte conviviali estremamente à la page che non mancheranno di stuz-zicare e coinvolgere il pubblico.ArtePadova 2012, XXIII edizione della Mostra d’Arte Moderna e Contemporanea: preparatevi: sarà la fine del mondo!

E non dimenticate di visitare i nostri partner commerciali: i ne-gozi amici. Sono negozi che entrano in sistema esponendo come segno la vetrofania di ARTEPADOVA e che regalano ingressi omaggio alla Fiera ai loro clienti.

Informazioni principali:Le informazioni le trovate tutte sul sito: www.artepadova.comSeguite “Arte Padova 2012” sulla nostra pagina facebooklink: https://www.facebook.com/ArtePadova2012?ref=ts

Periodo: Dal 9 al 12 novembre, venerdì 9, sabato 10 e domenica 11 dalle

ore 10.00 – 20.00; lunedì 12 dalle ore 10.00 alle 13.00Inaugurazione su invito: giovedì 8 novembre ore 18.00

Sede: Padova Fiere, via Niccolò Tommaseo, PadovaIngressi: Ingresso pedonale via Niccolò TommaseoIngresso auto via Goldoni Park Nord, cancello “E”

Segreteria organizzativa: Nef Srlvia A. Costa, 19 – 35124 Padova

Tel + 39 049 8800305; fax + 39 049 8800944

Ufficio stampa ArtePadova 2012: dott.ssa Barbara Codogno

cell: 349 5319262

ArtePadova 2012 XXIII edizione

della Mostra d’Arte Moderna e Contemporanea: preparatevi: sarà la fine del mondo!

Vernice 8 novembre 2012 ore 18

Expo: 9, 10, 11, 12 novembre 2012

Fierad’Arte

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Amedeo Orabona

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Questo è un secolo molto interessante per la città di Aversa, la cui agenda presenta e degli appuntamenti di grande imporetanza.

Su tutti la ricorrenza del millenario della fondazione della contea o come molti sostengono o come sostengono della città (2030) e di quello della creazione dellaDiocesi (2053).Due eventi rilevanti, non dimenticando la coincidenza con il trecentesimo anniversario della nascita dei musicisti jommelli ( 2014) e Cimarosa (2049) che chi è destinato a viverli dovrà oppurtunatamente commemorare.Così come del resto ha già fatto, alcuni secoli or sono, chi ci ha preceduto disegnando e tramandandoci la grandezza di un passato alquanto glorioso.Quanto riportiamo è accaduto nel 1500, a metà strada del cor-so della nostra storia scritta, ed ha per protagonista l’intera comunità aversana.Che...stando ad un amanuense, il cui scritto (Aversa,anno Do-mini MDLV) è stato di recente acquistato da un appassionato di mmorie patrie,...fece di tutto per celebrare il cinquecentesi-mo anniversario della fondazione della città.Celebrazione che subìpiù d’un rinvio per le disastrose condizioni in cui versava Aversa (ripetutamente colpita da incursioni straniere,violenti saccheggi e mortali pestilenze) che aveva perso anche la sua autonomia municipale.Non potendo,infatti,ricordare l’avvenimento nel 1530 gli aver-sani si videro costretti a spostare la data, più volte,facendola quasi congiungere con quella del cinquecentesimo anniversa-rio (1553) della nascita della diocesi. questo accadeva sotto i vescovi pompeo e Fabio Colonna, le cui figure rappresentano un significativo esempio del neopotismo dell’epoca.A tal proposito venne eletta informa il cronista una Commis-sione, composta da laici ed ecclesiastici, con il compito di ap-prontare i preparativi per la solenne concelebrazione (nascita della città e della diocesi) che doveva svolgersi nell’estate del 1553.Ma il peggioramento delle condizioni di salute dell’allora ve-scovo Fabio colonna,che morì in Roma un anno dopo,fecero slittare tutto e la duplice commemorazione ebbe luogo nella calura estiva del 1555.Nonostante il nuovo vescovo,Balduino de Balduinis (archia-tra pontificio), fosse di diverso avviso...essa si svolse regolar-mente e coprì ben tre giorni solari.L’entusiasmo popolare,per la riacquistata libertà municipale e la festa era alle stelle e furono fatte le cose << alla grande>> nonostante la precarietà del momento ed i mezzi del tempo.nel primo giorno ci fa sapere l’amanuense ci fu la rappresen-tazione vivente, in costumi d’epoca, del passaggio dell’apo-stolo Paolo per queste contrade e l’intitolazione del sito al suo nome ( san paullum at Averze).la cerimonia si svolse lungo un piccolo tratto dell’antica Consolare campana,nel tenimento di Giugliano,e sul sagrato del neo convento dei Cappuccini...vo-luto da fabio colonna a sud della nostra città.

La mattina del secondo giorno fu interamente dedicata alla riproposizione della venuta dei guerrieri normanni in loco: teatro della scena fu Ponte a selice Lungo il corso del fiume Clanio.La manifestazione, in costumi medievali si spostòquindi nelle mura (allora semidistrutte) di Aversa e seguì con l’investitura di Rainulfo Drengot, che sanciva <<formalmente>> l’origine della Contea.Lo scenario suggestivo del Duomo accolse magistralmente,verso sera,la rievocazione vivente della ele-zione del normanno Azzolino a primo vescovo della nascente Diocesi:il tutto in una magica atmosfera di altri tempi.Detta elezione, come da programma, fu semplificata ed esplicitata ed avvenne direttamente per mano di papa Leone IX che era stato fatto prigioniero-come vuole la storia- dai normanni sul Fortore. Quel poco di sacro dei giorni precedenti lasciò il posto al pro-fano e l’ultimo giorno, dalle prime ore del mattino fino a tarda sera, fu di festa collettiva.

AVERSA , ANNO DOMINI MDLV“come si festeggiò il 500° anniversario della Fonda-zione della Città”

Cultura

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La gente si deliziò (in costume e senza) per le vie e gli slarghi della città che venne sommersa da una marea umana,proveniente da ogni parte,per godersi lo spettacolo ed assaporare le delizie della tipica cucina locale dell’epoca...fatta di prodotti naturali della terra e dell’acqua,come ci riferisce l’amanuense nel suo inedito scritto.Il quale descrive << particolareggiantamente>> il luogo, lo spiri-to del momento, le bancarelle d’occasione, i pittoreschi costumi dei giocolieri invitati, lo svolgimento delle gare ed i giochi ac-curatamente allestiti...come l’albero della cuccagna la corsa nei sacchi o con lemani legate dietro la schiena(con i capitomboli) e la corsa spassosa con i carrettini dalle ruotre ovali.Più spettacolare è la descrizione della corsa di cavalli,fatta in-torno alla cinta muraria cittadina(lungo un apposito sentiero tracciato),una sorta di palio che vide in lizza alcuni cavalieri, per lo più improvvisati, in rappresentanza dei cantoni e delle porte esistenti della nostra città.Altrettanto spettacolare ( e insieme divertente) è da ritenersi la illustrazione delle <<giostra dei cocomeri>> che appassionò molto la folla convenuta...per gli insiti contenuti e risvolti, non del tutto previsti.I governanti di Aversa, bocciando la proposta di far effettuare l’antica gara cosidetta dei << colli di papere>> perchè ritenu-ta troppo violenta (consisteva nello staccare con un bastone affilato,correndo,il collo di uno dei paperi appesi), invitarono i responsabili-organizzatori dei festeggiamenti celebrativia sosti-tuirla con un’altra gara.Equesti,dopo aver pensato,al posto dei paperi misero tante angu-rie (frutto di stagione) e chiamarono la nuova gara << la giostra dei cocomeri>>...una novità assoluta che piacque subito a tut-ti. La giostra si svolse riferisce il manoscritto nello slargo (poi piazza) del Mercato vecchio e fu qualcosa di indescrivibile: i cocomeri, colpiti dalle lance di legno dei cavalieri, si sfasciava-no ruzzolando al suolo e tra la gente che, tutta impastrocchiata, rideva a crepapelle come anche i non lontani venditori di animali convenuti. I cocomeri, di tutte le grandezze,erano appesi a dei fili lungo un percorso obbligato circolare che avvolgeva lo slargo <<aspira-le>> restringendosi verso il centro.Fin qui la cronaca della celebrazione,che può essere presa a mo-dello per altre eventuali manifestazioni del genere

Antonio Marino

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Nel mese di settembre scorso, il nostro network è stato pro-tagonista in Toscana, con una interessante e ben riuscita kermesse ispirata al genere Fantasy, corrente artistica e

letteraria che negli ultimi anni ha registrato una crescita esponen-ziale sul palcoscenico mondiale. Location della manifestazione è stato il suggestivo Palazzo dei Priori ubicato nel suggestivo borgo rinascimentale di Colle Val d’Elsa, a pochi chilometri da Siena. Con la Direzione Artistica di Carmine T.A. Verazzo e la preziosa collaborazione del Presidente di ExpoArt Carlo Ca-pone, la particolarità dell’evento è stata caratterizzata dalla pre-sentazione dei romanzi che ha visto dei giovani scrittori parlare della magia di possibili mondi fantastici immersi tra le opere d’arte esposte dagli artisti che hanno partecipato Mostra Collet-tiva d’Arte Contemporanea che ha fatto da cornice all’evento. L’evento si è fregiato della collaborazione di due competenti Critici e Storici dell’Arte che hanno curato sia la parte artistica che letteraria. Francesca Mezzatesta, in veste di curatrice della Collettiva d’Arte, ed Emanuela Catalano, curatrice della Pre-sentazione degli Scrittori. Francesca Mezzatesta presenta con la sua recensione dal titolo: “Il respiro dell’anima nell’arte”la Collettiva d’Arte alla quale hanno partecipato artisti giunti da ogni parte d’Italia: Ombretta Buongarzoni, Paolo Caloi, An-gelo Ranieri, Mary Del Piano, Diego Burigotto, Stefano Ver-nillo, Gerlanda Di Francia, Fabio Guiducci, Maria Luisa Bri-gnola, Gina Affinito, Giorgio Cangiano, Mariapia Saccone, Maria Tomasello, Ema Resart, Domenico Mezzatesta, Sonia Simoneschi, Raffaella Canfora, Massimiliano Cammarata, Francesco Russo, Calogero Corrao, Andreina Guerrieri, Fu-rio Innocenti, Stefano Sardelli, Letizia Strigelli, Danila Salva-dore, Daniela Bigagli, Stefano Guadagnoli, Renata Marzeda. Emanuela Catalano recensisce così la presentazione degli auto-ri: l’evento espositivo promosso da Expoart ha avuto uno spazio dedicato alla letteratura.Quattro giovani autori hanno presentato le loro opere “diversa-mente” Fantasy.Gli autori e le opere sono stati:Cristiana V: “L’enigma dell’opale”, un fantasy con tutte le car-te in regola per affascinare i lettori appassionati di questo genere letterario. Nella narrazione non mancano colpi di scena e senti-menti.Anita Borriello: “Brulant”, un romanzo che, raccontando una avvincente storia, vuole dare al lettore un’esauriente e circo-stanziata informazione sul mondo dell’esoterismo. Una scrittura affascinante anche per chi non è un appassionato del genere e semplicemente desidera conoscere meglio l’argomento.Rei Angle: “Inverno”, opera di esordio di una scrittore scopertosi

tale sui banchi del liceo.I suoi primi lettori sono stati i compagni di scuola che lo hanno invogliato a continuare a scrivere. Edito da Albatros, il romanzo narra di un’amicizia tra due militari in un contesto connotato da azioni belliche in più scenari, realistici o fantastici. I protagonisti e gli altri personaggi della narrazione attingono anche al mondo bionico, a quello animale e a quello delle intelligenze artificiali.Steven Tamburini “Eterno”, questo “libro” più che un roman-zo è un “Libro D’Arte”, pubblicato in pochissimi esemplari. Il volumetto è composto di pagine più disegnate che scritte . La sua collocazione nel mondo della Fantasia è da ascriversi al con-tenuto che rinvia continuamente alla “fantasia” della mente che “ragiona”.

EXPOART presenta FANTASYA

a cura di Carmine T.A. Verazzo

Art Director di ExpoArt

Mostra d’arte

Emanuela Catalano-Carmine T.A. Verazzo-Francesca Mezzatesta

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MICHELE CANNAVALE

Naples, Tempera grassa e olio su juta, 140x100 cm.

www.michelecannavale.it

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C’è un’arte in ogni cosa dipende dal sentimento, dallo stato d’animo, dall’uomo e quest’arte coinvolge, manipola, ci rende complici delle nostre evoluzioni mentali…ci fa star

bene.L’arte del volo, in ogni sua forma , in ogni sua disciplina è una visione diversa del mondo e della vita.Personalmente iniziai da ragazzo quasi ventenne ad assaporare i primi concetti di aerodinamica (a scuola si studiava molta teoria all’I.T.AER istituto tecnico aeronautico ) era sul campo di volo poi la verifica di quanto appreso, con il volo a vela (l’aliante) che indossai le prime ali …ed erano lunghissime quasi 18 metri!!!Questo primo concetto di volo il più poetico fra tutti è il sogno di Icaro…librarsi nel cielo azzurro come un gabbiano e lasciarsi dolcemente adagiare sulle correnti d’aria (perché questo aeromo-bile non ha il motore ebbene si è senza apparato propulsivo)…che sogno!Poter volare come gli uccelli nella pace assoluta del vento, im-mersi in quel letto di aria che solo questo aeromobile riesce a solcare e con lui poi ogni pensiero vola!!! ricordo quanti sorrisi avevo ogni volta che lasciavo il costone della montagna e mi dirigevo diritto sparato verso il mare con quel sibilo di vento che accompagnava ogni mio volo…sublime.Percorrevo con gli occhi la linea dell’orizzonte tenevo la cloche con la mano destra per virare fino ad avvolgermi nell’aria come un falchetto pescatore …e non finiva mai quella voglia di essere sospesi , legati al vento e pensare che stavo volando…Il volo è la parte più grande di ogni uomo forse ancora la più bambina, da educare, da vivere quella che pettina ogni nostro pensiero e che dipinge nel blu più intenso ciò che noi siamo, quel senso di purezza è disponibile a tutti basta avvicinarsi ad un cam-po di volo e chiedere se si può volare è facilissimo basta soltanto chiedere per non scendere più.Il volo a vela è un concentrato di purezza, sensibilità ,coordi-nazione testa mani e piedi legati a sviluppare un concetto di sopravvivenza : cercare di sfruttare al massimo l’energia del sole e del vento per macinare miglia…meraviglioso!

E quello stesso stupore mi accompagna tutt’oggi cercando di es-sere insieme a quei colori quella rotta ancora da volare…

Cpt Andrea Nanni

Artevolo

L’Arte del Volo

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Non tutti sanno che Colle Val d’Elsa originariamente era cinta da quattordici Porte. Porta Valpiana, distrutta nel 1479 dal Duca di Calabria,

riedificata a partire dal 1490 e tuttora esistente col nome di Porta Nuova, la cui costruzione fu portata a termine nell’anno 1505 da Giuliano Guarnieri detto Giuliano da Sangallo, con il contributo dei due preziosi collaboratori Cecca e Francioni.Porta Fratum, era ubicata all’inizio del ponte che portava al con-vento francescano e fu demolita nell’anno 1764, e col materia-le di recupero della stessa fu poi costruita la cisterna - deposito d’acqua dell’ospedale.Porta Fontanerarum, era stata costruita davanti alla chiesa di Santa Caterina, lungo una piccola discesa che portava fuori dalle mura. Fu demolita nell’anno 1689.Porta Passerina, era ubicata al principio del Viale degli Olmi. Fu demolita nell’anno 1824.Porta Pontis de Ripa, era situata dove ora si trova la Porta del Campana ed il relativo Ponte. Era stata demolita ed incendiata dai soldati del Duca di Calabria nella guerra del 1479. Era com-posta tutta in legno, e con dei passaggi levatoi univa il Castello Vecchio con quello Nuovo.Porta Guelfa, ancora oggi si trova eretta dove fu costruita, cioè nel posto detto Dei Quattro Cantoni, nei pressi della Piazza di Sant’Agostino.Porta al Canto, così chiamata perché rivolta a Levante, cioè verso il sorgere del sole (al canto del gallo ndr.). Si trovava al termine centrale del Castello, e si affacciava sul baluardo. Il suo disegno è stato attribuito ad Arnolfo Di Cambio. Fu demolita nel 1876 e col materiale di recupero della stessa fu poi costruito il Palazzo Masson. Porta Recisa o Porta Riccia, era ubicata a metà del Viale degli Olmi, fu demolita nell’anno 1835.Porta Orlandi, si trovava in Via delle Carbonaie e fu demolita in un anno storicamente molto attivo, ovvero il 1789 (anno della Rivoluzione Francese ndr.). Porta Oliviera, si trovava nei pressi della Cartiera Ceramelli. Fu demolita nel 1820.Porta Landi Lenze o Porta Fiorentina, era ubicata dove all’incir-ca oggi sorge il Monte dei Paschi di Siena. Demolita nell’anno 1890.Porta Vallesbonae o Porta Vallesbona, era ubicata dove attual-mente sorge Piazza Bartolomeo Scala, e nell’anno 1820 fu demolita per co-struire la suddetta piazza e l’annessa strada che conduce a Pog-gibonsi.Porta Tana, era ubicata fra le cartiere La Tana e La Buccia. Fu demolita nel 1630.Porta Pontis de Spogna oggi detta Porta di Spugna, questa porta

era stata eretta sull’omonimo ponte, ed in seguito alla frana di quest’ultimo, come naturale conseguenza, la Porta franò a sua volta. Correva l’anno 1809. Si narra che il suddetto ponte era stato costruito su disegno di Arnolfo Di Cambio. La Porta in og-getto, ubicata sul Ponte di Spugna, tuttora esistente, fu costruita come Torre ed al suo interno vi era stato collocato un quadro raffigurante: Gesù nel centro, la Madonna a sinistra e San Gio-vanni Evangelista posto a destra. Due distinte scuole di pensiero attribuiscono il dipinto ad una possibile origine Giottesca, o alla Scuola di Benezzo Gozzoli di Simone Martini.

LE QUATTORDICI PORTE DI COLLE VAL D’ELSA di Luigi Pollini

Cultura

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