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Adriana Chirco · Mario Di Liberto

Dario Flaccovio Editore

via Danteville e palazzi vetrina di un’epoca

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Adriana Chirco - Mario Di LibertoVIA DANTE - VILLE E PALAZZI VETRINA DI UN’EPOCA ISBN 978-88-7758-937-8© 2011 by Dario Flaccovio Editore s.r.l. - tel. 0916700686 www.darioflaccovio.it [email protected]

Prima edizione: novembre 2011

Di Liberto, Mario <1942->

Riscoprire via Dante / Mario Di Liberto, Adriana Chirco. – Palermo : D. Flaccovio, 2011.ISBN 978-88-7758-937-81. Via Dante <Palermo>. I. Chirco, Adriana <1956->.728.8209458231 CDD-22 SBN PAL0236931

CIP – Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace”

Stampa: Tipografia Officine Grafiche Riunite

Ringraziamentisig.ra Agnello, Nino Aquila, Elisabetta Bajata Battaglia, Alessandra Benfratello, Angelita Calabrese, Guido Calabrese, Marilù Cimino, Miranda Cipolla, Gianfranco Cupido, Giusi Curto, Vivi De Cristoforis Visconti, Anthony De Lisi, Viviana Di Stefano, Bice Gozzo, Salvatore Lazzara, Milli Lupo Orlando, Sergio Matracia, Marcella Medici, Ninì Morra Barbera, Aldo Musumeci, Dedella Orlando Accascina, Pierfrancesco Palazzotto, Donata Panzeca, Giovanni Pavone, Giulio Perricone, Geraldina Piazza, Massimo Piazza, Pierantonio Pillitteri, sig.ra Ponte, Salvatore Requirez, Carlo Riggio, Michelangelo Salamone, Alfredo Seminara, Maria Tolomeo, Guido Visconti, Angheli Zalapì, Fabrizio Zanca, i dirigenti e tutto il personale dell’Archivio Notarile Distrettuale e dell’Archivio Storico Comunale di Palermo.

Referenze fotograficheA. Ardizzone, Palermo: 19, 20, 23, 24, 25, 29, 30, 31, 34, 45, 47, 49, 50, 54, 56, 57, 63, 64, 69, 71, 73, 76, 78, 83, 86, 87, 88, 89, 91, 92, 93, 94, 101, 103, 104, 106, 107, 108, 109, 110, 111, 112, 114, 119, 128, 138. Album fotografico: A.5, A.6, A.8, A.14, A.16, A.17, A.18, A.20, A.23, A.25, A.36, A.39, A.40, A.41, A.42, A.44, A.45, A.46, A.47, A.48, A.49, A.50, A.62, A. 65

A. Chirco, Palermo: 7, 21, 22, 27, 28, 32, 33, 35, 36, 39, 40, 42, 43, 48, 51, 52, 53, 59, 62, 65, 66, 74, 77, 80, 84, 105, 116, 120, 121, 123, 124, 126, 127, 129, 131, 132, 133, 134, 135, 136, 137, 139, 140, 141. Album fotografico: A.1, A.2.A.3, A.4, A.9, A.11, A.13, A.15, A.19, A.22, A.24, A.26, A.27, A.28, A.29, A.30, A.31, A.32, A.33, A.37, A.43, A.52, A.53, A.54, A.55, A.56, A.57, A.58, A.59, A.61, A.63, A.64

G. Perricone, Palermo: 12, 13, 14, 15, 17, 99, 100, 130, 142

M. Salamone, Palermo: 10, 11, 79, 115, 125

E. Flaccovio, A. Vinci: 41, 45, 46, 70, 82, 95, 102. Album fotografico: A.7, A.10, A.12, A.21, A.34, A.35, A.38, A.51

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INTRODUZIONE

L’idea di occuparci della nascita e dello sviluppo di via Dante è nata come naturale com-pletamento dei nostri studi sulla via Libertà e sulle zone limitrofe (1998), su via Notarbartolo (2000) e su via Ruggero Settimo (2002). E non sono mancate le sorprese e le differenze!Per dar corpo alla nostra ricerca, ci siamo imbattuti in pratiche burocratiche, acquisizioni e proprietà di ben diversa natura sia da quelle storiche della via Ruggero Settimo sia dall’ele-ganza aristocratica e snob delle villette di via Notarbartolo o dalle realizzazioni pretenziose di via Libertà. Abbiamo incontrato grandi personaggi che hanno fatto la storia cittadina, importanti professionisti, procuratori legali e “mariti autorizzanti”; abbiamo fatto i conti con matrimoni dell’alta società, genitori generosi, signore facoltose, ricche vedove, prudenti zie che non consentivano alle nipoti di ricevere l’eredità se non a quarant’anni, e tutto uno stuo-lo di fratelli, cognati e cugini che compaiono e scompaiono dagli atti di vendita. Abbiamo tentato di ricostruire la genesi, urbanistica e non solo, di una tra le più importanti arterie cittadine e le storie raccontate sono in realtà piccoli frammenti di un colorato caleido-scopio, immagine di quei tempi. In via Dante è come se un mondo nuovo, fatto soprattutto di imprenditori con alte mire e prassi, si affacciasse al palcoscenico della vita cittadina. Se la strada non fosse così organicamente coinvolta nel turbine nuovo dei quartieri ottocente-schi, si potrebbe quasi parlare di un’enclave in cui hanno trovato posto per la prima volta nuovi argomenti del vivere cittadino: i palazzi, veri palazzi, organizzati per essere la casa della famiglia, ma anche per l’affitto; la posizione di studi professionali dell’alta borghesia, ma anche un tessuto minuto, preesistente all’apertura della strada, con cui i nuovi stabili hanno dovuto concorrere, almeno in termini di immagine; la complessità nell’identificare i confini di immensi fondi agricoli che affiancavano la parte più occidentale del tracciato e che hanno consentito ai proprietari di diventare imprenditori oltre che possidenti. E infine, non al margine, le storie di grandi patrimoni immobiliari risoltisi in modo antitetico: il grande parco dei Florio, frazionato come uno specchio rotto, e il parco Whitaker, oggi sede di una importante fondazione. Ci sono stati casi in cui i continui passaggi di proprietà degli immobili o degli appartamenti non ci hanno consentito di risalire all’identificazione dell’immobile con un nome ab origine; ciò non ci ha permesso di dare a questi immobili un appellativo certo e duraturo nel tempo, ma non per questo questi palazzi vanno considerati meno importanti per la ricostruzione storica e per la compagine architettonica. Ci è parso naturale concludere la nostra ricerca con la trattazione dei palazzi storici delle piazze Camporeale e Sacro Cuore, punto di arrivo del corso Camillo Finocchiaro Aprile, an-tica via dell’Olivuzza; questa circoscriveva un ampio fondo, il Piano della Madonna dell’Orto, oggi completamente edificato e contestualizzato nella città dell’Otto e Novecento. L’antica strada dell’Olivuzza chiude il cerchio ideale che da corso Alberto Amedeo – a ridosso delle mura cittadine – riporta al piano dei Marmi, odierna piazza Vittorio Emanuele Orlando, e da qui all’antico piano di S. Oliva, oggi piazza S. Francesco di Paola, dove ha avuto inizio la nostra ricostruzione storica della via Dante.

Adriana Chirco e Mario Di Liberto

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1 - Pianta topografica della città di Palermo e suoi dintorni, anno 1864 (particolare)

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LA CAMPAGNA NORD-OCCIDENTALEDI PALERMO DA CONTRADA AGRICOLAA RESIDENZA DELLA BORGHESIA

A nord-ovest della città antica si estendeva una contrada che per l’amenità dei luoghi, la dolcezza del clima, la salubrità e la ricca vegetazione è stata considerata, nei secoli passati, luogo ideale per la caccia e la villeggiatura. La bella contrada agricola era accessibile dal piano di S. Teresa, odierna piazza Indipendenza, attraverso la via Colonna Rotta, dalla via D’Ossuna, che iniziava dal quartiere “Capo” oltre l’omonima Porta Urbica, e dalla via della Madonna dell’Orto, che dal bastione d’Aragona conduceva alle borgate dell’Olivuzza1 e della Noce. Coltivata da tempi antichissimi, nel XII secolo, i re normanni, conquistatori della Sicilia, vi edificarono il palazzo della Zisa, il più importante tra i “sollazzi”, luogo di delizia per la sosta durante le battute di caccia, feste e banchetti. Più a occidente era la contrada Quattro Camere così chiamata per la presenza della villa apparte-nuta nel XVI secolo a don Carlo d’Aragona duca di Terranova2. L’urbanizzazione del territorio intorno alla Zisa ha inizio nel XVII secolo quando, nei pressi dell’attuale piazza Zisa, sorse un piccolo borgo di case. Tra questa e la città antica era la contrada Olivuzza; il margine verso la città storica era costituito dalle mura dei bastioni D’Aragona e della Balata, quindi, più di recen-

1 “Quando questa località non era adorna di tanti sontuosi palagi, abitava in essa una vecchia bet-toliera, chiamata Oliva, e pel vezzeggiativo che accorda il nostro vernacolo alle vecchie di umile condizione, Olivuzza. Or questa bettola era il convegno de’ cacciatori, e siccome tutti indicavano questo convegno col nome di quella buona vecchierella, così rimase alla contrada la denominazione attuale”. Carmelo Piola, Una corsa per Palermo. Dizionario delle strade di Palermo, Palermo, Uff. Tip. di Michele Amenta, 1875, 2a ediz.; rist. anast. Editrice de “Il Vespro”, Palermo, 1977, pag. 195.2 La villa di Don Carlo d’Aragona, duca di Terranova, detta delle Quattro Camere, fu costruita nel XVI secolo; era dotata di un magnifico giardino con terrazze, vasche e statue. Oggi resta solo il toponimo dato al rione. I terreni, infatti, sono stati edificati a partire dal dopoguerra con complessi di palazzine di edilizia economica e popolare dell’INA Casa, quindi dagli anni ’70 con lottizzazioni per condomini residenziali. Cfr: A. Chirco, La città ritrovata itinerari fuori le mura, Dario Flaccovio editore, Palermo 2006, pag. 172.

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te, dagli assi viari corso Alberto Amedeo e via Goethe. Fino alla fine del XIX secolo era ancora una zona agricola, fertile e ric-ca d’acque, attraversata dallo “stratuni”, odierno corso Camillo Finocchiaro Aprile. Tra Porta Carini ed il piano dei “Marmi” (Piazza Vittorio Emanuele Orlando) si estendeva il piano o largo Carini, quindi verso occidente era la “Chiusa degli orti”; la zona, nota anche come “Girato della Madonna dell’Orto”, è stata interessata da un piano di lottizzazione approvato dal Comune di Palermo nel 1893 ed oggi è interamente coperta da costruzioni3.Famosa per le ville che vi costruì la no-biltà del ’500, la zona divenne ameno luogo di villeggiatura nel corso del ’700 e dell’800; nel XIX secolo fu anche pre-scelta come abituale residenza da parte di famiglie aristocratiche che ospitavano, nelle proprie ville, regnanti stranieri. La zona ha avuto un costante sviluppo edi-lizio a partire dalla fine del XIX secolo fino agli anni ’50 del successivo, saturando tutti gli spazi disponibili con una rete di strade ortogonali previste dal piano Giar-russo. In questa maglia furono inseriti ne-gli anni ’20 e ’30 alcuni interessanti inter-venti residenziali di edilizia sovvenzionata dalle amministrazioni pubbliche. Il quar-tiere, pur mantenendo per buoni tratti caratteristiche signorili ottocentesche e qualche edificio in stile liberty, risulta for-mato da un insieme di rioni disomogenei che includono, oltre ad alcune ville, edifici caratteristici delle antiche borgate.

3 Per i piani di lottizzazione si veda: P. Di Leo (a cura di), Linguaggio pensiero e realtà urbanistica a Palermo da Pisanelli a Giarrusso, edizioni Compostampa, Palermo 2007, pagg. 141 e segg.; per il rione si veda A. Chirco, La città ritrovata itinerari fuori le mura, Dario Flaccovio editore, Palermo 2006, Itinerario 14.

2-3-4 - L’area nord occidentale della campagna di Palermo nelle carte topografiche della città dal XVII al XIX secolo

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Nel XIX secolo, punto cruciale dell’area divenne piazza Principe di Camporeale, antico piano dell’Olivuzza, posta lungo la strada che collegava il piano di S. Teresa, odierna piazza Indipendenza, con la contrada Noce, importante nodo di smista-mento di strade extraurbane e centro della zona di villeggiatura ottocentesca; vi convergono le vie Dante e Camillo Finocchiaro Aprile. Anche la borgata della Noce, sviluppatasi alla fine del XVIII secolo a nord-ovest di piazza Principe di Camporeale, nell’Ottocento era divenuta rinomato luogo di villeggiatura per l’aria salubre e ventilata. Lungo le stesse strade sorsero alcune dimore dell’alta borghesia; accanto a queste iniziarono a sorgere alcuni impianti di produzione meccanica, primi timidi tentativi di industrializzazione del territorio palermitano. A nord-ovest della città murata, si trovava il piano di S. Oliva, situato poco oltre Porta Carini. L’antico piano occupava una superficie vastissima e di forma triango-lare allungata tra il convento di S. Francesco di Paola, ad ovest, e il Borgo vecchio o di S. Lucia, ad est. Considerato per secoli poco piacevole e troppo esposto ai venti di brezza provenienti dal mare, nei secoli XVII e XVIII il piano di S. Oliva fu scelto come luogo di giostre e di tornei di giovani cavalieri. Nel 1681 il Senato della città aveva provveduto alla sistemazione nella piazza di una lizza (recinto) per le giostre; il pianoro fu detto allora “piano della Giostra”4; il nome della piazza invece, si deve all’antica chiesa qui esistente, dedicata alla santa palermitana, inglobata nel XVI secolo nella chiesa di S. Francesco di Paola. Il piano di S. Oliva fu il punto d’arrivo della Strada fuori Porta Maqueda, odierna via Ruggiero Settimo, aperta in seguito alla costruzione del nuovo quartiere, voluto dal marchese di Regalmici nel 1778 e perciò noto come “addizione di Regalmici”5. Quasi subito, lungo quel tratto di strada furono costruiti diversi edifici, fino alla edi-ficazione, tra il 1781 e il 1788, della Badia del Monte, il cui fronte settentrionale si affacciava sul piano di S. Oliva. A nord del piano di S. Oliva aveva inizio la via Malaspina, una delle più importanti strade extraurbane del territorio palermitano che s’inoltrava fino alla borgata di Cruillas, attraversando contrade agricole e servendo una serie di ville padronali; dalla via Malaspina aveva origine la via Terre Rosse e dallo stesso piano di S. Oliva si staccava la via Spaccaforno, che cingeva il Firriato del principe di Villafranca. Nel XIX secolo i terreni erano proprietà del principe di Radaly, Ernst Wilding, che nel 1844 aveva acquistato i terreni del Firriato, ad est della via Spaccaforno.

4 Questo toponimo è rimasto per molto tempo alla via che, dopo il 1860, fu chiamata via Marte e che oggi costituisce il primo tratto della via Paolo Paternostro.5 Per la via Ruggiero Settimo si veda: A. Chirco - M. Di Liberto, Via Ruggero Settimo ieri e oggi, Dario Flaccovio editore, Palermo 2002.

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Qui, nel 18486, in asse con l’odierna via Ruggiero Settimo, il nuovo governo rivo-luzionario che aveva cacciato il re Borbone, Ferdinando II 7, decise il taglio della nuova strada della Libertà. Il progetto prevedeva una grande piazza nel piano di S. Oliva con l’ingresso della nuova arteria. Fattori economici e soprattutto politici – nel 1849 ritorna il governo borbonico nell’Isola – non permisero la realizzazione del progetto. Tuttavia rimase valida l’idea di una piazza che segnasse l’ingresso di via della Libertà, in direzione della piana dei Colli; la strada divenne, dall’ultimo decennio del XIX secolo, l’arteria preferita dell’alta borghesia e della nobiltà im-prenditoriale della Belle Epoque8. Nella seconda metà dell’800 l’edilizia sulla Strada fuori Porta Maqueda, odierna via Ruggiero Settimo, diveniva sempre più fitta e, tra il 1863 e il 1866, fu data una prima sistemazione al lato orientale della piazza, dove venne collocato il monu-mento, scolpito da Benedetto Delisi, dedicato a Ruggiero Settimo, il presidente del Parlamento rivoluzionario del 1848, morto il 4 maggio del 1863. Nel 1873 fu sistemata la parte opposta della piazza, dedicata a Carlo Cottone, principe di Castelnuovo, primo tra i nobili siciliani a rinunciare ai diritti feudali e strenuo difensore del Parlamento siciliano. Al principe di Castelnuovo è dedicato il monumento in marmo, scolpito da Domenico Costantino.La porzione occidentale della piazza fu sistemata a giardino tra il 1875 e il 1876 con uno spazio rettangolare pavimentato, destinato a pubblici concerti, delimitato da filari di palme e illuminato da lampioni in ghisa; al centro fu posto un palchetto in legno progettato dall’architetto comunale Marco Antonio Fichera, sostituito nel 1875 dall’attuale palchetto della musica in marmo, realizzato da Salvatore Valenti in stile neoclassico con eleganti e proporzionate colonne dai capitelli corinzi, tran-senna e particolari in bronzo e soffitto decorato da stucchi geometrici9.

6 Nel gennaio del 1848, a Palermo, ebbe inizio una rivoluzione indipendentista. Dopo sanguinosi scontri, cacciata la luogotenenza generale e gran parte dell’esercito borbonico dalla Sicilia, fu costi-tuito un comitato generale rivoluzionario a cui seguì un governo provvisorio, riunitosi il 25 marzo del 1848 nella chiesa di S. Domenico e presieduto da Ruggiero Settimo, che proclamò l’indipendenza dell’Isola. La vita del Parlamento siciliano fu molto breve e, già con il cosiddetto decreto di Gaeta, Ferdinando di Borbone riprendeva possesso della Sicilia grazie alle azioni militari guidate del generale Carlo Filangieri. L’insurrezione siciliana fu repressa violentemente e nell’estate del 1849 il governo borbonico riprese stabilmente il potere. 7 Ferdinando II (1810-1859) era figlio di Francesco I e di Maria Isabella di Borbone-Spagna; fu re delle Due Sicilie dalla morte del padre, nel 1830, fino alla sua morte. Sposò nel 1832 Maria Cristina di Savoia (1812-1836), figlia del re di Sardegna Vittorio Emanuele I di Savoia, dalla quale ebbe Fran-cesco, duca di Calabria, re delle Due Sicilie come Francesco II alla morte del padre.8 Si veda A. Chirco - M. Di Liberto, Via Libertà ieri e oggi, Dario Flaccovio editore, Palermo 1998.9 William Ingham Whitaker, che possedeva una villa sul fronte della piazza nel luogo in cui sorge oggi l’edificio in acciaio e vetri, sollecitò e finanziò generosamente la costruzione del nuovo palchetto per impedire a Salvatore Ragusa, all’epoca imprenditore alberghiero, la ventilata costruzione nella piazza di un albergo di lusso.

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Tra la via Spaccaforno e la contrada Terre Rosse erano i terreni dei baroni Bosco-grande. La zona ebbe un repentino incremento edilizio dall’ultimo quarto del XIX secolo. Ad oriente della via Malaspina, già nel 1872, era iniziata la lottizzazione dei terreni di Giovan Battista Chianello Di Maria, barone Boscogrande, tra via Spacca-forno, via delle Terre Rosse, la villa del Fervore S. Giuseppe e la villa pia S. Luigi10. Il piano di lottizzazione prevedeva regolari isolati serviti da strade ortogonali con una grande strada, la via Boscogrande, corrispondente all’odierna via Marconi, tra via Malaspina e via Spaccaforno; sulla nuova strada furono velocemente innalzati alcuni palazzetti residenziali. Dopo il 1889, sui terreni appartenuti ai D’Ondes, dei conti di Gallitano, sorse il nuovo rione “Gallitano” con la via Sammartino. Nell’ex “Firriato di Villafranca” nel 1891-92 fu organizzata la grande Esposizione Nazionale e a partire dal 1892, smontati i padiglioni dell’Esposizione, colmate le cave esistenti con materiale da riporto e ceduta all’Amministrazione Comunale una quota di terreno corrispondente alle pubbliche vie, fu possibile per il proprietario dei terreni, il principe Georg Wilding di Radaly – figlio ed erede di Ernst, morto nel 1874 – iniziare la nuova lottizzazione. L’intera area fu lottizzata11 con regolari isolati e strade a squadra ed edificata. In poco più di vent’anni, tra il 1892 e il 1915, si è sviluppato l’elegante quartiere Libertà; vi furono costruiti palazzi residenziali con caratteristiche formali eclettiche ed eleganti, molti dei quali realizzati nel nuovo stile Art Nouveau. Vi si stabilì la nuova aristocrazia borghese, formata da commercianti e medi imprenditori, che incaricarono della progettazione degli edifici gli architetti più in voga e della decorazione i più insigni professionisti dell’epoca. Il “quartiere Libertà” comprende una serie di arterie e ha come assi viari principali le vie Sammartino e Principe di Villafranca, il cui percorso collega oggi la via Dante con la via Notarbartolo. Malgrado, anche in queste strade, molti isolati abbiano subito negli anni Sessanta lo stesso fenomeno di sostituzione edilizia che ha fatto scomparire le belle ville della via Libertà, la sorprendente quantità di edifici del quartiere Libertà ha preservato quest’area dalla completa trasformazione ed oggi è possibile considerare questo quartiere una sorta di museo all’aperto del Liberty e dello stile accademico palermitano12.

10 L’accordo col Comune risale al 1868, mentre i terreni furono ceduti in enfiteusi per la costruzione degli edifici già a partire dal 1870. Gli atti relativi sono conservati nel fondo Boscogrande, cfr: P. Di Leo (a cura di), Linguaggio pensiero e realtà Urbanistica a Palermo da Pisanelli a Giarrusso, edizioni Compostampa, Palermo 2007, pagg. 134-136. 11 Si veda A. Chirco - M. Di Liberto, Via Libertà ieri e oggi, cit., pag. 46. 12 Del gusto floreale a Palermo fu principale artefice Ernesto Basile (1857-1932); la nuova tendenza si accompagnava spesso allo stile eclettico storicistico e vide la partecipazione alla stessa opera di artisti, pittori e scultori, e artigiani, spesso virtuosissimi come quelli del ferro battuto e gli intagliatori. Ditte specializzate fornivano un vasto repertorio di elementi decorativi prefabbricati, come cornici in stucco di varie sagome, lunette a bassorilievo, piastrelle smaltate e fregi in stile liberty, inferriate, transenne in ferro battuto, parafulmini.

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5 - Pianta topografica della città di Palermo e suoi dintorni, anno 1849, particolare

LEGENDA

1. Principe di Rodaly2. Terreni D’Ondes3. Terreni Calabrese4. Terreni Briuccia5. Terreni Dabbene6. Terreni Ajroldi7. Parco di Villa Florio8. Parco del Duca di Serradifalco9. Parco di villa Whitaker

Proprietà dei terreni all’epoca dell’apertura di via Dante (1891)

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VIA DANTE

La via Dante ha inizio a ovest di piazza Castelnuovo, la più occidentale delle due piazze, dette comunemente piazza Politeama. Il fronte settentrionale di piazza Castelnuovo era costituito, fino al 1889, dal muro di cinta e dagli ingressi dell’ex “Firriato di Villafranca” dove, nel 1891, in un’area di 130.000 m2 compresa tra le odierne via Dante, via Giuseppe La Farina, via Libertà e via Principe Villafranca, venne organizzata la IV Esposizione Nazionale1. Il progettista degli edifi-ci, l’architetto Ernesto Basile, adottò per le sale di rappresentanza lo stile “siculo-normanno” influenzato dalla ricerca, ancora in atto, di uno stile regionale; il porticato d’ingresso era su piazza Castelnuovo, all’angolo tra via Libertà e una nuova strada che sarebbe poi diventata via dell’Espo-sizione. L’inaugurazione avvenne alla presenza dei sovrani, Umber-to I e Margherita, dei principi reali e dei rappresentanti di tutta l’Italia. La mostra rimase aperta dal 15 novem-bre 1891 al 5 giugno del 1892 e fu soprattutto una grande occasione

1 La grande esposizione si collocava in un momento di vivace attività urbanistica e, dopo le analo-ghe esposizioni svoltesi a Firenze (1880), Milano (1881) e Torino (1884), intendeva proporre l’opero-sità imprenditoriale siciliana in campo nazionale e le potenzialità artistiche e produttive. Quasi metà dell’area su cui fu organizzata l’esposizione era occupata da padiglioni coperti. Gli edifici dell’Espo-sizione racchiudevano un vasto giardino, ornato da pini secolari già esistenti nel giardino Villafranca. Si veda A. Chirco - M. Di Liberto, Via Libertà, cit, pag. 39-40.

6 - Foto 1, pagina 6, particolare. Il tracciato della via Dante

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mondana. Conclusa la mostra, i pa-diglioni furono smontati. Negli anni immediatamente successivi fu aper-to il collegamento tra piazza Caste-lnuovo e l’antica strada “dei Lolli”, già esistente tra via Malaspina e via Serradifalco. La nuova arteria lambiva, verso set-tentrione, il vasto appezzamento di terreno libero dell’ex “Firriato del prin-cipe di Villafranca”. Qui era previsto dal piano regolatore Giarrusso uno sviluppo urbanistico a fini residenzia-li, con regolari isolati a scacchiera in un reticolo di strade ortogonali. L’area era appartenuta ad Ernst Wil-ding principe di Radaly ed eredita-ta nel 1874 dal figlio Georg2; dopo l’Esposizione Nazionale del 1891 fu lottizzata secondo il piano contenuto nella convenzione col Comune di Pa-

lermo stipulata nel 18893. Il piano prevedeva la realizzazione, a ovest della via Li-bertà, di tre eleganti strade parallele, odierne via XX Settembre, via Nicolò Garzilli e via Principe di Villafranca, con traverse ortogonali che formavano regolari lotti di terreno da concedere in enfiteusi per la costruzione di palazzine residenziali. Punto di partenza delle strade previste dal nuovo piano era la strada di nuova apertura, lungo il margine meridionale del Firriato, con inizio da piazza Castelnuo-vo che fu chiamata inizialmente via dell’Esposizione; nel 1910, in occasione del cinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, fu intitolata al sommo poeta della letteratura italiana4. A sud-ovest, all’inizio di via dell’Esposizione, in un vasto isolato che chiudeva il piano di S. Oliva, si trovava l’Ospizio di Beneficenza, costruito nel 1854. L’im-mobile fu ben presto compreso tra una nuova strada e la lottizzazione del rione Guarnaschelli, iniziata nel 1888 dopo la convenzione tra il Comune e il proprietario del terreno, il notaio Girolamo Guarnaschelli Ganci.

2 Alla morte di Georg Wilding (1898) passarono alla sorella di quest’ultimo, contessa Maria.3 Convenzione del 9.2.1889; atto 18.1.1889 notar Filippo Lionti Scagliosi. Cfr: A. Chirco - M. Di Liberto, ibidem. 4 Cfr: M. Di Liberto, Le vie di Palermo, Dario Flaccovio editore, Palermo 2006, pag. 264.

57 - Esposizione nazionale, 1891, edifici d’ingresso68 - Piazza Castelnuovo e Via Dante (prop. A. Seminara)

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Questo nuovo quartiere si estendeva tra il prolungamento della via Sam-martino, via Villafranca e via Malaspi-na, strade in cui, per continuità, si è sviluppato il quartiere gravitante su via Dante5. Proseguendo verso ovest, il tracciato della via Dante attraversava i terreni della nobildonna Giovanna D’Ondes Trigona (1843-1917): si trattava di una striscia di terreno donatale dal padre Gioacchino D’Ondes6, conte di Gal-litano, nel 1866 in occasione del matrimonio con Ignazio Florio (1838-1891). Il terreno era posto tra le proprietà Cordone e la villa pia del Fervore, accanto al convento di S. Francesco di Paola, a sud, e al confine con la villa pia S. Giuseppe, a settentrione; il limite occidentale era rappresentato dalle proprietà di Sebastiano Salvatore Calabrese: il terreno aveva accesso dalla via Spaccaforno, dove erano due piccole costruzioni. Nel 1889 la signora Giovanna D’Ondes Trigona stipulava col Comune di Palermo un atto di cessione dei terreni occorrenti al passaggio della nuova strada7. In quel momento tutta l’area era priva di nuove costruzioni. Il Comune fece demolire le due piccole costruzioni e iniziò l’apertura della nuova strada.Negli anni immediatamente successivi iniziavano le cessioni enfiteutiche dei terre-ni D’Ondes per la costruzione dei fabbricati, in regolari isolati, tra le vie trasversali Principe di Villafranca, Benedetto Civiletti, allora denominata via Rosario Riolo, Giuseppe De Spuches, allora denominata via Corsi, e via Sammartino8. Gli edifici di questo tratto della via Dante sono sorti tra il 1892 ed il 1899. Solo quattro edifici sono stati sostituiti da condomini pluriplano negli anni ’60 e ’70 del Novecento. L’ultimo lembo dei terreni D’Ondes e i limitrofi terreni Calabrese furono, nel frat-

5 Al centro del quartiere rimase piazza S. Oliva, residuo non edificato dell’antico piano. Il fronte occidentale di piazza S. Oliva è chiuso dall’elegante edificio a due piani, sede del Circolo Ufficiali di Presidio dell’Esercito. Sul fronte meridionale è palazzo Cirrincione realizzato nel 1908 su proget-to di Ernesto Armò. Asse principale del rione Guarnaschelli e congiunzione tra le piazze Giovanni Amendola e Castelnuovo è via Paolo Paternostro dove prospetta un lungo edificio a due piani, con interessanti decorazioni liberty e Casa Catania Monacò, realizzata su progetto di Ernesto Armò nel 1902. Altri bei palazzi sono lungo via Benedetto Civiletti e via Benedetto d’Acquisto. 6 Don Gioacchino D’Ondes aveva acquistato il fondo da Giovan Luigi Cozzo nel 1865; la donazione alla figlia Giovanna avvenne con atto 19.4.1866 notar Giuseppe Quattrocchi. 7 Atto 26.2.1889 notar Filippo Lionti Scagliosi; il terreno ceduto misurava ml.183 di lunghezza e ml. 20 di larghezza. 8 La sistemazione dell’area compresa tra la via Principe di Villafranca, via Malaspina e via Cannatel-la, odierna via Francesco Ferrara, fu inserita nella variante al piano particolareggiato della contrada Madonna dell’Orto approvata dal Consiglio comunale il 16 maggio 1893.

9 - Via Dante (prop. M. Di Liberto)

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tempo, interessati dai lavori della linea della ferrovia di collegamento tra la stazione centrale e lo scalo marittimo. Questa linea, già in progetto nel 1868, fu realizzata a partire dal 1870 secondo un piano di variante al progetto originario a seguito delle proteste dei proprietari dei fondi, in particolare del barone Boscogrande sui cui terreni era in corso la lottizzazione già approvata dal Comune. Col progetto di variante dell’ing. Pasquale Valsecchi, la strada ferrata fu realizzata in trincea, tagliando un vasto comparto del rione Libertà, di via Principe di Villafranca e di via Sammartino, ancora non edificati9. Il tracciato della via Dante interseca la galleria della ferrovia tra via Brunetto Latini e via Sammartino.Poco prima di piazza Virgilio, la strada attraversava i terreni di Sebastiano Salva-tore Calabrese, proprietario di un lungo fronte di case, con giardino retrostante, lungo l’antica via Malaspina, in corrispondenza dell’odierna piazza Virgilio. In se-guito ai lavori di sistemazione della trincea ferroviaria e all’apertura della via Dante, Sebastiano Salvatore Calabrese demolì alcune vecchie case su via Malaspina, costruì per sé un edificio residenziale a due elevazioni sulla nuova via Dante e fece sistemare l’edificio ad angolo con la via Malaspina. Le proprietà di Sebastiano Salvatore Calabrese, alla sua morte (1918) passarono ai figli; tra questi, Pietro che intorno al 1920 era l’unico proprietario dei terreni sulla via Dante. Oltre alla già citata casa Calabrese, rimanevano lotti di terreno liberi che nel corso degli anni Venti sono stati venduti ed edificati con palazzine. Negli anni Trenta, la vedova di Pietro Calabrese, Angelina De Pace cedette all’impresa dei fratelli Amoroso l’area edificabile sopra gli edifici che, soprelevati, hanno saturato l’intero fronte nord di questo tratto della via Dante e il fronte ad angolo di piazza Virgilio, oggi contrassegnato da tre distinti palazzi realizzati intorno al 1937. Sul lato opposto esistevano due palazzine e un corpo basso; qui negli anni ’60 furono costruiti due estesi condomini residenziali.

9 Cfr: M. Carcasio - S. Amoroso (a cura di), Le stazioni ferroviarie di Palermo, Regione Siciliana Ass. BB CC AA e PI, Palermo 2000, pag.45 e segg.

10 - Via Dante e Piazza Stazione dei Lolli

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Dopo aver incrociato l’antica via Malaspina, nel secondo tratto, la via Dante attra-versa le contrade Lolli e Malfitano. Qui era già esistente una strada interpoderale con andamento tortuoso che univa la via Malaspina alla via Serradifalco. Questo tratto di via Dante era detto “strada dei Lolli” perché attraversava un terreno, privo di costruzioni, detto dei Lolli dal nome di alcuni antichi residenti10. Sul fronte meridionale di questo tratto sono presenti le case più antiche dell’intera strada. L’arteria fu rettificata nel 1832 nell’ambito dei lavori di sistemazione e “cura dei problemi della città”, realizzati mentre era luogotenente di Sicilia Leopoldo di Bor-bone, fratello del re Ferdinando II11. Solo il fronte meridionale era edificato per quasi metà del suo tracciato, fino all’altezza dell’attuale via Antonio Veneziano. La via Lolli lasciava a sinistra estesi terreni agricoli. La maggior parte dei terreni apparteneva a diversi esponenti della famiglia Dab-bene, gabelloti e possidenti, proprietari nel XIX di fondi rustici coltivati ad orti e giardini che si sviluppavano dalla via Lolli a piazza S. Francesco di Paola, nel piano della Madonna dell’Orto e contrada Torretonda, fino al muro di confine delle proprietà Florio, a sud, e fino all’odierna via Filippo Parlatore, a nord. Il capostipite Francesco Dabbene, morto nel 1836, lasciò ingenti possedimenti ai suoi nove figli i quali col tempo concessero in enfiteusi o vendettero i terreni su cui si sono sviluppati i nuovi quartieri della città ottocentesca12. Anche questi terreni conobbero una vera e propria rivoluzione urbanistica nell’ulti-mo decennio del XIX secolo, quando, in attuazione del piano regolatore della città (piano Giarrusso), furono creati estesi quartieri residenziali a palazzetti che nel giro di pochi decenni hanno coperto con una rete di strade la campagna nord occi-

10 Secondo un’altra tesi, il toponimo farebbe riferimento ad Antonio Lolli, violinista, caro alla zarina Caterina, morto a Palermo nel 1802. Si veda: M. Di Liberto, Le vie di Palermo, cit., pag. 846.11 S.M. Inzerillo, Urbanistica e società negli ultimi duecento anni a Palermo, Quaderno dell’Istituto di Urbanistica della Facoltà di Architettura di Palermo N.9, Palermo 1981, pag. 17.12 Cfr: M. Di Liberto, Le vie di Palermo, cit. pag. 257.

11 - Piazza Stazione Lolli

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dentale più vicina alla città storica, saldando le antiche borgate sorte nei secoli precedenti lungo le via di uscita dalla città. Il “Piano di Ampliamento della città di Palermo”, variante al piano particolareggiato della contrada Madonna dell’Orto, firmato dall’ingegnere del Comune Giovanni Mallone, fu approvato dal Consiglio comunale il 16 maggio 1893. L’antico piano della Madonna dell’Orto fu solcato dalle vie Pietro D’Asaro, che prosegue verso nord nella via Giuseppe Piazzi, via Re Federico13, via Vito La Mantia e via Antonio Veneziano, che prosegue verso via Malaspina con via Filippo Parlatore. Le vie Pietro D’Asaro, Re Federico, Vito La Mantia e Antonio Veneziano interrup-pero in più punti il fronte compatto delle case sul lato meridionale della “strada dei Lolli”, dando vita a nuovi insediamenti edilizi e a nuovi compatti quartieri popolari a meridione della via Dante14.A occidente della via Malaspina esisteva un fondo di grande estensione con ca-sena accessibile da via Malaspina, appartenuto ai Gesuiti; il fondo, che manten-ne anche nel XIX secolo la denominazione settecentesca di Collegio Romano, faceva parte delle tenute e delle residenze suburbane dei padri Gesuiti, lasciate

13 Su via Re Federico, ad angolo con via Villa Florio con ingresso al civico n. 26, è Casa Pisciotta, ampliata nel 1905 su progetto di Francesco Paolo Palazzotto. Lungo via Re Federico sono palazzi residenziali con decori floreali come l’edificio ad angolo tra via Pacini e via Re Federico, il palazzo al civico n. 34 con lesene angolari che terminano con pilastrini nel muro d’attico e ferri battuti ai balconi, e gli edifici ai civici n. 24 e n. 26.14 Edifici liberty e modernisti si trovano lungo via Filippo Juvara, Casa Li Vigni al civico n. 41 realizzata nel 1906, con eleganti fregi liberty ed interessante motivo decorativo con iscrizione sopra il portone d’ingresso. Accanto è la chiesa di Spirito Santo, definita nel 1938, su progetto di Giuseppe Caronia, e ampliata nel 1952 con l’intervento del padre, Salvatore Caronia Roberti. Cfr: A. Chirco, La città ritrovata itinerari fuori le mura, cit. Itinerario 15, pag. 229 e segg.

12 e 13 - Villimo Caruso

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libere dai religiosi dopo la loro prima espulsione dalla Sicilia nel 176715; confinava ad ovest con le proprietà Airoldi, a nord con le proprietà Valguarnera e La Farina, ed era circoscritto dalle vie Lolli a sud e Malaspina a nord. Gran parte del fondo pervenne all’imprenditore Paolo Briuccia (1813-1875). Dopo la morte di Paolo Briuccia, subentrò il fratello ed erede monsignor Gaetano Briuccia (1818-1894).Le proprietà Briuccia giungevano fino all’odierna via Filippo Parlatore16. Le aree prospicienti via Dante furono edificate a partire dal 1889; una piccola superficie fu acquistata dal Comune di Palermo per la sistemazione stradale di piazza Vir-gilio; a partire da piazza Virgilio furono costruiti il villino Favaloro, palazzo Paga-no, palazzo Brucato e i palazzi Zavettieri e Tomasino, mentre nel resto dell’area monsignor Briuccia intendeva costruire un collegio e una chiesa, da dedicare a S. Paolo in onore del fratello. Alla sua morte (6.3.1894), Gaetano Briuccia lasciò eredi le sue quattro sorelle, monache benedettine dell’Immacolata Concezione17. La storia successiva dei terreni seguì le vicende legate alla repentina espansione della città in questa zona. Un importante evento che ha caratterizzato lo sviluppo di tutta l’area è stata la decisione di estendere la ferrovia alla zona occidentale della Sicilia con la linea Palermo-Marsala-Trapani e di collocare nel “piano dei Lolli” la stazione di testa. La

15 A Palermo esistevano altri due Collegi Romani ricordati da altrettanti toponimi: uno nella borgata di Uditore, di cui ancora persiste il toponimo, e l’altro alle pendici di monte Billiemi con ingresso da via Monte Rosa n. 37. 16 Il Collegio Romano è ancora presente nelle carte topografiche fino al 1887; sulla via Malaspina, all’altezza dell’odierna via Selinunte, si trovava anche la chiesetta della Madonna della Grazia, an-nessa a un piccolo cimitero dei poveri. Per la chiesa si veda: F. Lo Piccolo, In rure sacra, Accademia Nazionale di Scienze Lettere ed Arti, Palermo 1995, pag. 94.17 Al secolo Ninfa, Rosalia, Girolama e Lucia Briuccia, in religione Maria Luisa, Maria Rosalia, Maria Felice e Maria Eleonora.

514 - Clinica Noto 515 - Casa Zanca

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nuova linea sorse nel clima di grande intraprendenza industriale ed imprendito-riale della fine del XIX secolo. La realizzazione dell’opera, per conto della Società della Ferrovia Sicula Occidentale, fu fortemente voluta dagli imprenditori che ope-ravano tra Palermo, Trapani e Marsala, soprattutto nel campo delle esportazioni vinicole e agricole, i quali si prodigarono per portare a termine l’esproprio dei terreni. L’operazione fu osteggiata dai proprietari dei terreni, in primo luogo da monsignor Gaetano Briuccia, sulle cui proprietà era previsto un forte sviluppo edi-lizio18; la linea ferroviaria, tuttavia, diede impulso a nuove costruzioni residenziali e industriali nell’ultimo ventennio del XIX secolo. Nei primi anni ’70 del XIX secolo fu realizzato il bivio della Madonna dell’Orto, nei pressi di via Giovanni Pacini, punto di diramazione tra la linea Stazione centrale-Porto e la linea per Trapani; la nuova linea ferroviaria venne costruita a partire dal 1878. Il primo tronco fino a Partinico era già attivo nel 1880. La linea fu particolarmente utile durante l’allestimento dell’Esposizione Nazionale, svoltasi nel 1891: un apposito binario, percorrendo l’attuale via Francesco Ferrara, raggiungeva direttamente il sito della mostra dove fu allestita una Galleria meccanica che esponeva i più moderni prodotti della tecnica e dell’industria di fine secolo19. Nel clima di rinnovamento edilizio della zona, successivo all’apertura della Stazione, la zona ebbe un certo incremento economico20.

18 Le espropriazioni dei terreni del tratto Lolli - Malaspina furono agevolate dall’intervento di Ignazio Florio, che intervenne come garante nei confronti dei proprietari dei terreni. Cfr: M. Carcasio - S. Amoroso (a cura di), Le stazioni ferroviarie di Palermo, cit., pag. 103.19 Ivi, pag. 105.20 Alcuni proprietari di edifici residenziali pensarono di trasformare i loro immobili in alberghi, come i coniugi Rosa Ilardi e Mario Bona che nel 1911 pensarono di trasformare in albergo il palazzo che possedevano ad angolo con la via Re Federico. Per convincere gli inquilini a lasciare liberi gli appar-tamenti iniziarono un contenzioso durato fino al 1919. LL.PP. 1920 3-5-30.

16 - L’antica ricevitoria di tabacchi di Antonio Matranga al civico 82. Foto primi del XX sec. (prop. C. Riggio)

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