Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

download Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

of 158

Transcript of Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    1/158

    ISSN 2039-2532

    Levoluzione del paesaggio

    della Val dOrcia.Analisi e proposte operative

    Massimo Rovai e Simone Gorelli

    quade

    rni

    sismo

    n

    di

    LOGO di VANESSA MALANDRIN

    quadernon. 15

    30 settembre

    2011

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    2/158

    L a b o r a t o r i o d i s t u d i r u r a l i S I S M O N D I

    Via san Michele degli Scalzi, 56124 Pisa - Italia

    telefono ++39 050 221990 - fa! ++39 050 2219"0

    d a g a . a g r . u n i p i . i t / l a b r u r a l

    LOGO di VANESSA MALANDRIN

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    3/158

    Levoluzione del paesaggio della Val dOrcia.

    Analisi e proposte operative

    Massimo Rovai e Simone Gorelli

    Massimo Rovai Professore associato di Economia ed Estimo Civile pressolUniversit di Pisa

    Simone Gorelli libero professionista e docente esterno di Governo del Terri-

    torio presso lUniversit di Pisa

    Hanno contribuito alla stesura del libro:Gianluca Brunori(paragrafo 1.3) Professore ordinario di Economia Agraria e

    Sviluppo Rurale presso lUniversit di Pisa,Caterina Del Zoppo(paragrafo 2.3) laureata in Scienze Agrarie,Alessandro Santucci(elaborazioni GIS capitolo 3) Geologo,Marco Rotonda(paragrafo 3.6) dottore di ricerca in Scienze e Metodi per le

    Citt e il Territorio europei presso lUniversit di Pisa.

    Si ringraziano per la collaborazione:la Fondazione Monte dei Paschi di Siena, la Fondazione Tagliolini, i Comuni

    della Val dOrcia, la Provincia di Siena e i partecipanti ai focus group.

    Il presente lavoro stato redatto nellambito del Progetto 2008-2010 Anali-

    si e Pianificazione del paesaggio rurale della Val dOrcia, finanziato dalla

    Fondazione Monte dei Paschi di Siena.

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    4/158

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    5/158

    Indice

    Introduzione ........................................................... ....................................................... 11. Il paesaggio: una risorsa per lo sviluppo rurale ........................................................ 3

    1.1. Il paesaggio rurale: un bene pubblico costruito dagli agricoltori ...................... 31.1.1. I fattori della modernizzazione dellagricoltura ........................................ 31.1.2. Gli effetti della modernizzazione dellagricoltura sul paesaggio .............. 81.1.3. Un modello interpretativo dellevoluzione del paesaggio rurale ............. 10

    1.2. Il paesaggio rurale: un bene pubblico ............................................................. 141.2.1. I riferimenti teorici per la definizione di bene pubblico .......................... 141.2.2. Il paesaggio come bene pubblico: riflessioni teoriche e operative .......... 17

    1.3. Paesaggio rurale e politiche di intervento ....................................................... 22 1.3.1. Le determinanti dellevoluzione del paesaggio ....................................... 22

    1.3.2. Principi e strumenti per una politica del paesaggio rurale ....................... 241.3.3. Il paesaggio nelle politiche di sviluppo rurale della Toscana .................. 29

    1.3.4. La condizioni per lefficacia delle politiche del paesaggio: il progettoterritoriale ..................................................... ..................................................... 321.3.5. Il paesaggio risorsa dello sviluppo rurale: una sfida da cogliere ............. 34

    2. Levoluzione del paesaggio rurale della Val dOrcia ............................................. 37 2.1. Inquadramento territoriale della Val dOrcia .................................................. 372.2. Le determinanti dellattuale assetto del paesaggio rurale ............................... 40 2.3. Levoluzione degli elementi territoriali : una indagine nel comune diCastiglione dOrcia ................................................................................................ 46

    2.3.1. Introduzione ............................................................................................ 462.3.2. Larea di Castiglione dOrcia .................................................................. 472.3.3. Larea di Gallina e Campiglia dOrcia .................................................... 57

    2.4. Il valore del paesaggio rurale per gli stakeholders locali ................................ 63

    2.5. Alcune considerazioni conclusive ...................................................... ............. 703. La governance del paesaggio rurale della Val dOrcia ........................................... 73

    3.1. Come governare levoluzione del paesaggio nel futuro? ................................ 733.2. Il modello di governance del paesaggio rurale ................................................ 78

    3.2.1. Analisi storico evolutiva.......................................................................... 803.2.2. Analisi territoriale ................................................................................... 823.2.3. Analisi aziendale ..................................................................................... 883.2.4 Il forum di discussione ............................................................................. 953.2.5. Definizione delle azioni di intervento ..................................................... 98

    3.3. I risultati dellapplicazione del modello in Val dOrcia ................................ 101

    3.3.1. Analisi territoriale ................................................................................. 1013.3.2. Analisi Aziendale ................................................... ............................... 106

    3.3.3. Il forum di discussione in Val dOrcia .................................................. 110

    3.4 .Zoom sul Comune di Castiglione dOrcia: Analisi Aziendale ...................... 1183.5. Verso la realizzazione del piano di gestione del paesaggio della Val dOrcia:alcuni spunti di riflessione ................................................................................... 1303.6. Il WEB_GIS e l'analisi paesaggistica: la mappa dinamica della Val d'Orcia 135

    4. Considerazioni conclusive .................................................................................... 143Bibliografia ................................................... ........................................................... . 147

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    6/158

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    7/158

    1

    Introduzione

    Il lavoro sviluppato in questo volume, prende spunto dagli indirizzi program-matici indicati dal Consiglio dEuropa (Council of Europe, 2000) finalizzati almiglioramento degli aspetti qualitativi del territorio tramite il rilancio di unanuova presa di coscienza dei valori paesaggistici e delle regole per il loro go-verno.Lobiettivo dellUE , infatti, quello di favorire limplementazione di una se-rie di procedure metodologiche da utilizzare nei processi di gestione delle ri-sorse territoriali, ivi comprese quelle paesaggistiche. Tali obiettivi sono chia-

    ramente espressi anche dalla Convenzione Europea del Paesaggio e dal Codi-ce dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.L. 22gennaio 2004, n.42 e successivemodifiche). In base a tali presupposti, nellampio quadro normativo che disci-plina la pianificazione del paesaggio e nel quale rientra anche il Piano di Indi-rizzo Territoriale della Regione Toscana 2005-2010, non si pu dimenticareche, nelle aree rurali, un ruolo fondamentale nellevoluzione del paesaggio svolto dalle politiche agricole comunitarie da cui ne deriva la necessit di in-trodurre strumenti di governo basati su una pi stretta integrazione delle po-litiche territoriali e settoriali.Ci anche alla luce dellorientamento dellUE in tema di politiche agricole edi politiche di sviluppo rurale che riconosce allagricoltura un ruolo ben piampio rispetto a quello di semplice fornitrice di beni alimentari e materie pri-

    me e che si esplica attraverso la multifunzionalit ossia lo svolgimento di di-verse funzioni che si affiancano a quella tradizionale di produzione di beni a-limentari e che, a seconda dei casi, possono assumere connotazioni positive(es. mantenimento / salvaguardia del paesaggio, tutela idrogeologica, presidiodelle aree marginali, ecc..) o connotazioni negative (es. inquinamento dellefalde acquifere, accentuazione dei fenomeni di erosione, riduzione della bio-diversit, ecc..).Nella teoria economica queste funzioni prendono il nome di esternalit o benipubblici o no-commodity outputs (OECD, 1998, Marangon, 2006;) e la loroerogazione molto complessa e articolata e fortemente condizionata dalle po-litiche agricole e di sviluppo rurale nonch dalle politiche di pianificazioneterritoriale. Molte ricerche condotte in questi ultimi anni sono state dedicate

    allanalisi di questi aspetti con riferimento alle modalit di produzione delleesternalit da parte delle aziende agricole, ai metodi di valutazione e, infine, aimeccanismi di regolazione per ridurre o eliminare le esternalit negative o in-crementarle e valorizzarle se positive e utili per lo sviluppo del territorio comeavviene nel caso del paesaggio.In tale ambito, il tema del paesaggio e della politiche per la sua tutela e valo-rizzazione ha avuto, in questi ultimi anni, un crescente interesse proprio per-ch il paesaggio, oltre ad assumere funzioni importanti come quella ambienta-le, di tutela della biodiversit, ecc., si configura come una vera e propria risor-

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    8/158

    2

    sa economica capace di influenzare la desiderabilit residenziale elattrattivit turistica.In Val dOrcia, cos come in altre aree rurali della Toscana, il paesaggio haassunto il ruolo di biglietto da visita tanto da essere ampiamente utilizzatoper la promozione turistica non solo dellarea stessa, ma anche della Toscananel suo complesso ed , a tutti gli effetti, una risorsa economica considerandola sua capacit di attrazione dei turisti provenienti da tutte le parti del mondo elampia produzione di gadget (calendari, cartoline, ecc.) che propongono lesue immagini. La reputazione turistica del territorio legata sia allattualeconfigurazione del paesaggio rurale, sia alla notevole concentrazione di beniarchitettonici ed artistici presenti tanto da aver fatto acquisire alla Val dOrcia,nel 2004, il riconoscimento di paesaggio culturale da parte dellUNESCO. Al

    tempo stesso, per, questo paesaggio che un punto di forza delleconomialocale, mostra anche segnali di fragilit ambientale (riduzione della biodiver-sit, erosione delle colline, ecc.) che necessiterebbero di specifici interventi.In questo quadro, risulta di particolare rilevanza la necessit della definizionedi chiavi di lettura e di interpretazione del paesaggio rurale, e degli elementiche possono incidere significativamente nella sua evoluzione al fine di orien-tare il decisore pubblico nelle fasi di pianificazione.Il lavoro sviluppato, pertanto, dopo un inquadramento del contesto teorico diriferimento, si pone lobiettivo di definire una metodologia per consentire ilsuperamento delle difficolt che, spesso, intervengono nella fase di pianifica-zione e che, non sempre, tengono conto della diversa intensit e modalit diazione dei vari fattori che possono influenzare il paesaggio, e riconducibili a-gli aspetti geologici, climatici, morfologici, biologici, economici, culturali,sociali, ecc.In particolare, la proposta metodologica orientata alla definizione di proce-dure di rilevamento e trattamento informatizzato dei dati, allintroduzione dimetodi partecipativi per la definizione delle percezioni degli attori territoriali,alla definizione di un sistema dinamico di analisi e valutazione del paesaggiorurale. Lelemento partecipativo ritenuto di particolare importanza perch,nel corso degli ultimi decenni, allinterno dellUE, maturata la consapevo-lezza dellinefficacia di approcci alle politiche ambientali (e agro-ambientali)basati su misure vincolistiche, coercitive e/o repressive e sono stati individuatistrumenti alternativi come, ad esempio, gli accordi volontari che si caratteriz-

    zano per la loro flessibilit e per il coinvolgimento degli stakeholdersa tuteladegli interessi della collettivit.Il modello di analisi proposto stato applicato nel comprensorio della ValdOrcia, patrimonio dellUNESCO e icona del paesaggio rurale toscano.

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    9/158

    3

    1. Il paesaggio: una risorsa per lo sviluppo rurale

    1.1. Il paesaggio rurale: un bene pubblico costruito dagli agri-

    coltori

    Il paesaggio il frutto dellazione continua delluomo, che ha modificato ilterritorio nel suo assetto fisico e infrastrutturale per adattarlo, in ogni tempo emodo, alle proprie esigenze legate in primo luogo ai bisogni alimentari. Per-tanto, il paesaggio rurale lespressione dellazione congiunta di fattori natu-

    rali e umani, (Deffontaines, 1994) dove il ruolo dellagricoltore come produt-tore di elementi paesaggistici di fondamentale importanza. Sereni (1961)qualifica il paesaggio agrario come quella forma che luomo, nel corso deltempo e ai fini delle sue attivit produttive agricole, coscientemente e sistema-ticamente imprime al paesaggio naturale. Nelle diverse fasi storiche sono sta-ti trasformati, di volta in volta, gli assetti colturali, irrigui, morfologici, inse-diativi, ecc. dei luoghi affinch si adattassero alle necessit e/o ai bisogni dellepersone. Questi stessi elementi sono tuttora in continua evoluzione a causa ein conseguenza dei mutamenti che intervengono nel contesto sociale, econo-mico e tecnologico legato al mondo agricolo e che impongono sempre nuovesoluzioni per lottimale assetto dei terreni coltivabili legate alle metodologiedi lavorazione e di produzione (Natali, 1998).

    1.1.1. I fattori della modernizzazione dellagricoltura

    Lagricoltura contribuisce a dar forma al territorio e al paesaggio essendo, ilsuolo agricolo, la parte prevalente del territorio sia dal punto di vista storicoche quantitativo: dal punto di vista storico la forma di utilizzazione del suoloche, insieme allinsediamento di tipo abitativo, si protratta nel tempo convariazioni poco apprezzabili; dal punto di vista quantitativo, lo spazio richie-sto dallattivit agricola stato ed ancora decisamente superiore allo spaziooccupato daqualsiasi altra attivit svolta delluomo sul territorio.In termini percentuali l'Italia aveva, nel 2001, una superficie agricola di circa

    13.212.652 ettari, pari al 43% della superficie totale e distribuita per il 45% inmontagna, per il 23% in collina e per il 32% in pianura; tale superficie mostrauna costante diminuzione a partire degli anni 30 del secolo scorso quando gliettari erano 26.251.774.Dall'unit dItalia fino ad oggi, l'evoluzione delle superfici coltivate ha attra-versato fasi di profonda trasformazione nellambito del pi vasto quadro cheha caratterizzato il processo di modernizzazione del nostro paese. All'iniziodel novecento l'agricoltura italiana manifestava ancora elementi di continuitche affondavano le radici nei secoli passati. I dati demografici e occupazionali

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    10/158

    4

    documentano, in modo efficace, questa situazione che mostra una netta inver-sione tra il settore primario e il settore secondario solo dal secondo dopoguer-ra.Seppur con dinamiche evolutive alquanto eterogenee per le differenti aree, leprofonde trasformazioni avvenute nel settore agricolo dagli anni 50 hannoimpresso notevoli cambiamenti se non veri e propri stravolgimenti al paesag-gio rurale e, tali cambiamenti, sono ancora in atto.Tra i principali fattori che hanno inciso profondamente sullassetto territorialedellagricoltura e, quindi, sul paesaggio rurale si ricordano la riforma agraria,linnovazione tecnologica nellagricoltura, la Politica Agricola Comunitaria e,infine, il processo di urbanizzazione e di contro-urbanizzazione che hainteressato il nostro paese dagli anni 50. Fatta eccezione per la riforma agra-

    ria, gli altri fattori continuano ad avere un peso rilevante nel determinarelevoluzione del settore agricolo.

    La riforma agraria avvenuta negli anni 50 e che ha interessato diverse areeanche della Toscana, tra le quali la Val dOrcia, ha portato alleliminazionedelleconomia latifondista trasformando profondamente il paesaggio agrario acausa dellabbandono, nella maggior parte dellItalia, del sistema tradizionaledi coltivazione caratterizzato dal maggese nudo o, in alternativa, dal prato.Nel corso degli anni 50 e 60, dunque, sulle terre del latifondo assegnate aicontadini, lagricoltura di tipo estensivo stata progressivamente sostituita daordinamenti colturali pi intensivi con lobiettivo di aumentare la produttivite garantire una continuit lavorativa ai membri della famiglia contadina. Neiterreni oggetto di riforma furono realizzate molte infrastrutture (strade, elet-trodotti, opere irrigue, case coloniche, annessi agricoli, ecc.) e laddove gli as-segnatari delle terre furono in grado di sviluppare imprese capaci di elaboraree realizzare gli obiettivi della riforma, la trasformazione fondiaria riusc a sor-reggere una nuova rete dimprese e i lineamenti del paesaggio agrario vennerodefinendosi con maggiore attenzione. Ma nella maggior parte dei terreni og-getto di riforma, a seconda del differente contesto socio-economico e istitu-zionale (es. eccessivo carico demografico, sviluppo di attivit del settore se-condario, ecc.) e agro-ambientale (es. zone collinari con terreni poveri e argil-losi), i risultati furono molto differenti. In alcuni territori avvenne una pro-gressiva frammentazione delle propriet, il pi delle volte casuale, dando ori-

    gine a scelte colturali scoordinate, incapaci di comporsi in un progetto collet-tivo dando vita ad un disegno del paesaggio agrario particolarmente disordina-to. In altre aree, i poderi assegnati furono presto abbandonati anche perch ifamiliari trovarono condizioni di reddito e di vita migliori in settori esterniallagricoltura e, ben presto, tali poderi cominciarono a essere gestiti a tempoparziale o, addirittura, venduti alle imprese vicine che poterono cos aumenta-re considerevolmente la loro base fondiaria.In questo periodo, infatti, la profonda mutazione socio-economica del paeseche, in brevissimo tempo, va incontro a una forte industrializzazione - dap-prima concentrata in poche aree e, successivamente, sempre pi diffusa sul

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    11/158

    5

    territorio con la nascita dei cosiddetti distretti industriali - e lassenza di poli-tiche finalizzate a far rimanere la popolazione nelle campagne, determina unforte esodo della popolazione dalle aree rurali con cambiamenti radicali di taliterritori e della loro immagine complessiva.Se la riforma agraria degli anni 50 ha portato a profonde trasformazioni delpaesaggio in diverse aree rurali, il fattore determinante per la sua mutazioneprofonda stato linnovazione tecnologica e, in particolare, la meccanizzazio-ne (Fabbri, 1997)La meccanizzazione, associata ad altre innovazioni (nuove variet, ibridi,concimi di sintesi, erbicidi, ecc.), ha permesso un notevole miglioramento del-la nostra agricoltura con un forte aumento della produttivit del lavoro e, con-seguentemente, dei redditi e della qualit della vita degli agricoltori.

    Leffetto sul paesaggio di questo fattore stato dirompente perch in brevis-simo tempo - rispetto ai tempi che il paesaggio agrario aveva avuto nel com-piere le sue mutazioni - alcuni territori sono stati radicalmente trasformati allaricerca della massima razionalit ed efficienza nelluso del suolo agricolo chediventa sempre pi specializzato e meno frammentato e discontinuo.Con la meccanizzazione si aumenta la produttivit del lavoro in agricoltura adiscapito, per, di una crescente semplificazione dellagro-ambiente: si ri-muovono le siepi e le alberature, si colmano fossi, si abbattono le piccole ope-re di contenimento, e in molte zone, anche le superfici naturali e a pascolo,vengono spianate per rendere idonee alla coltivazione.Secondo Sereni (1989), inoltre, le forme del paesaggio agrario oltre ad esserestate condizionate dalle innovazioni tecniche, sono state condizionate anchedai cambiamenti dei rapporti di produzione dominanti delle campagne e, pispecificatamente, dai risultati delle lotte che le masse dei lavoratori e dei pic-coli produttori agricoli hanno combattuto sia per un loro riscatto sociale, siaper un progresso vero e proprio dellagricoltura.Un altro fattore che ha inciso profondamente nellevoluzione dellagricolturae, conseguentemente, sul paesaggio rurale la Politica Agricola Comunitaria(PAC) che, sin dallinizio, con il FEOGA (Fondo Europeo di Orientamento eGaranzia) si era posta lobiettivo di agire sia a livello delle strutture produttivesia dei mercati, operando con il meccanismo dei prezzi garantiti. Di fatto,buona parte dellazione della PAC si concentrata sui mercati determinandoun forte impatto sulle modalit di produzione degli agricoltori favorendo la

    specializzazione degli ordinamenti in base alle specifiche vocazionalit deiterritori e portando, cos, a profonde trasformazioni del paesaggio in moltezone rurali. Nel lungo termine ci ha generato dei meccanismi distorsivi nelsettore come, ad esempio, eccessi di produzione, effetti negativi sulle risorseagro-ambientali e una progressiva riduzione delle capacit imprenditoriali de-gli agricoltori a causa dei redditi garantiti.

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    12/158

    6

    Fig. 1.1.1a - Esplosione di mine per lo sbancamento del terreno

    I profondi mutamenti dellagricoltura italiana, oltre che nei fattori endogeni alsettore, debbono essere ricercati anche nei fattori esogeni: dagli anni cinquan-ta l'Italia agricola stata permeata dai rilevanti e repentini cambiamenti delcontesto socio-economico tali da indurre un profondo mutamento che ebbeeffetti incomparabili rispetto alla millenaria evoluzione precedente (Sassi,2008).

    Nonostante la riforma agraria e la diffusione di importanti innovazioni deter-minate dal progresso scientifico e tecnologico, inizi un esodo dalle campa-gne che determin l'abbandono di molte superfici agricole e pastorali, dallearee marginali.Le conseguenze dei trasferimenti della popolazione verso le citt finirono perincidere profondamente sulla fisionomia geografica del paese perch il pro-cesso di urbanizzazione port a una profonda trasformazione delle aree ruraliche, in prossimit delle citt, tendevano a ridursi progressivamente e a modi-ficarsi a ritmi via via pi sostenuti mentre nelle aree pi periferiche si regi-stravano fenomeni di progressiva rarefazione del tessuto socio-economico.Il dualismo citt campagna, una volta netto e preciso, si quindi sviluppatoin modo sempre pi articolato: il territorio, che fino a un determinato periodo

    (il boom economico degli anni 60) poteva essere ricondotto a tre categorieben definite (spazio urbano, spazio rurale e spazio naturale), sempre menoriconoscibile e classificabile perch le cosiddette aree di frangia in cui i carat-teri dello spazio urbano si mescolano con quelli dello spazio agrario e naturaletendono ad aumentare (Fabbri, 1997).

    Dalla fine degli anni 80 e con dinamiche molto diverse a seconda dei territo-ri, si registra un nuovo fenomeno definito di rururbanizzazione (Bauer eRoux, 1976) o, anche, di contro-urbanizzazione: si assiste alla nascita di inse-

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    13/158

    7

    diamenti residenziali in aree rurali legate, funzionalmente, ai centri urbani didiversa importanza. Tali insediamenti assolvono la funzione di prima e/o se-conda casa e determinano unavanzata caotica della citt verso la campagnacon una differenza sostanziale rispetto alla periferia tradizionale e ai fenomenidi urbanizzazione sopra descritti. Questo fenomeno si caratterizza, infatti, perlassenza di contiguit con il centro urbano e le nuove costruzioni sono disse-minate in maniera diffusa e rada sul territorio in un raggio anche di alcune de-cine di chilometri dallagglomerato centrale sorpassando, nella maggior partedei casi, i confini stessi dellarea urbana e di quella metropolitana. Alla basedi questo fenomeno di esodo urbano vi laffermazione di nuovi stili di vitaorientati alla ricerca di ambienti meno stressanti rispetto alla citt e pi conso-ni ai ritmi di vita rurali e dove il paesaggio rurale conserva ancora degli ele-

    menti evocativi della campagna nonostante la presenza di unattivit agricolasempre pi scarsa e fastidiosa per i nuovi residenti.In definitiva, il paesaggio rurale subisce laggressione di un reticolo di cemen-to che, silenziosamente, invade il territorio e che gli urbanisti hanno definitodispersione urbana, citt diffusa, urbansprawl, ecc.; un fenomeno che in Ita-lia ha assunto una pervasivit e un'intensit crescente se consideriamo che,ogni anno, all'agricoltura sono sottratti, in media, 132.000 ettari. Soprattuttonelle aree vicine ai centri abitati, il paesaggio rurale assume delle configura-zioni non proprie essendo progressivamente interessato da aree residenziali,villette, zone industriali, reti stradali, infrastrutture, ecc. in un tessuto connet-tivo sempre pi caratterizzato da terreni incolti.

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    14/158

    8

    1.1.2. Gli effetti della modernizzazione dellagricoltura sul paesaggio

    Lazione congiunta di fattori endogeni ed esogeni, oltre a modificare comple-tamente lassetto del settore agricolo, cambia profondamente anche il paesag-gio rurale a seguito del manifestarsi di fenomeni di contrazione e abbandonodelle superfici agricole, di semplificazione degli agro-ecosistemi e di aggres-sione degli spazi rurali a seguito dellurbanizzazione diffusa; fenomeni che sisviluppano con diversa intensit a seconda delle specifiche caratteristiche deiterritorio.Con riferimento ai fenomeni di contrazione e abbandono delle superfici agri-cole, dagli anni 30 a oggi si assistito al dimezzamento delle superfici colti-

    vate e la maggiore contrazione si avuta nelle superfici a pascolo con lascomparsa di molte forme tipiche di utilizzazione come, ad esempio, il pasco-lo arborato che permane solo in alcune aree dove il pascolo ancora praticato.Parallelamente al ridimensionamento delle superfici a pascolo, si registra an-che un aumento della superficie forestale con un effetto complessivo di omo-geneizzazione/standardizzazione del paesaggio (Agnoletti, 2002; Vos e Stor-telder, 1992). Il fenomeno totalmente da ascriversi a fattori socio economicilegati all'abbandono delle montagne e delle campagne a seguito dell'inurba-mento che determina la riconquista dei pascoli e dei campi coltivati da partedella vegetazione forestale, ma anche allintroduzione della meccanizzazioneagricola che, di fatto, porta allesclusione di tutte quelle superfici che non so-no accessibili alle macchine, ma possono essere coltivate solo con tecniche

    manuali (aree marginali con pendenze elevate, terrazze, ecc.).La modernizzazione accentua i fenomeni di polarizzazione territorialedellagricoltura con una concentrazione e un rafforzamento dellagricolturanelle aree pi favorevoli e la progressiva marginalizzazione dei sistemi agri-coli non competitivi siano essi sistemi agricoli tradizionali nelle aree menoadatte alla loro riconversione verso i sistemi agricoli moderni o sistemi agri-coli che, pur riuscendo a modernizzarsi, sono sottoposti a una crescente com-petizione con altri settori produttivi per luso delle risorse locali e, progressi-vamente, escono dal circuito produttivo. In molti casi questi agro-ecosistemiabbandonati non riescono a rinaturalizzarsi spontaneamente e, quindi, manife-stano fenomeni di degrado ambientale e di trasformazione della struttura pae-saggistica.Laddove non si sono verificati fenomeni di abbandono si comunque andatiincontro a una trasformazione del paesaggio in conseguenza della semplifica-zione degli ordinamenti produttivi e della spinta specializzazione. La sempli-ficazione degli ordinamenti produttivi stata guidata, prevalentemente, dalprocesso di meccanizzazione delle aziende agricole, dallesigenza di aumenta-re lefficienza dei processi per abbassare i costi di produzione ed anche dallacrescente scarsit del fattore lavoro. Questo processo di semplificazione sta-to condotto anche attraverso leliminazione delle infrastrutture ecologicheconsiderati inutili o di ostacolo alla meccanizzazione e laccorpamento fon-

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    15/158

    9

    diario; per le stesse ragioni, si andati verso una progressiva specializzazionenella coltivazione degli appezzamenti con una sostituzione delle coltivazionipromiscue con impianti ad alta densit (es. oliveti, vigneti, frutteti) o la con-centrazione della coltivazione su piccola scala (es. serre, colture orticole, vi-vai).Lesigenza della specializzazione e della concentrazione delle produzioni, ol-tre ad aumentare le dimensioni medie delle unit colturali, ha reso necessarieanche azioni di bonifica e modellamento dei terreni (es. la rimozione di rista-gni dacqua o lirrigazione), la rimozione della vegetazione naturale (siepi,filari dalberi, ecc.) e di elementi separatori (fossi, muretti a secco, ecc.) conun effetto di crescente omologazione del paesaggio, perdita di habitat naturalie seminaturali e, quindi, perdita di biodiversit.

    Il processo di specializzazione e intensificazione dellattivit agricola ha de-terminato anche conseguenze negative sullambiente: si pensi, ad esempio, alpassaggio dalla zootecnia estensiva a quella intensiva che viene oggi conside-rata come una delle cause responsabili delleffetto serra per le emissioni dimetano e ammoniaca nellatmosfera. Anche i sistemi colturali intensivi de-terminano impatti sullambiente derivanti dal peggioramento delle caratteri-stiche fisico-chimico-biologiche del suolo e delle acque con aumento dei fe-nomeni di erosione, di inquinamento per leccessivo uso di concimi, di perditadella sostanza organica, ecc...L'effetto della semplificazione spaziale attraverso una rarefazione degli ele-menti naturali presenti quello di una progressiva omogeneizzazione e bana-lizzazione del paesaggio rurale. Il paesaggio rurale che, come descritto dal Se-reni (1961), in molti contesti era caratterizzato da piccole propriet contadinecon unit colturali di piccole dimensioni chiuse dalla vegetazione arborea,siepi e filari, ha subito un drastico e radicale cambiamento. Le unit colturaliassumono dimensioni unitarie pi ampie che si perdono a vista docchio e so-no interrotte solo da confini fisici naturali nel migliore dei casi o, sempre pifrequentemente, dalle forme urbane che, come detto in precedenza, tendono ainvadere in modo pervasivo gli spazi rurali.

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    16/158

    10

    1.1.3. Un modello interpretativo dellevoluzione del paesaggio rura-

    le

    Linterazione antropico ambientale, fautrice della genesi dei paesaggi rurali edella loro continua evoluzione, deve essere inquadrata in unottica sistemica edinamica al fine di comprendere i processi naturali e socio-economici coinvol-ti (Antrop, 2000). Lattivit umana ha rappresentato e rappresenta la compo-nente prevalente nella creazione del paesaggio agrario che oggi consideratoun patrimonio di grande valore storico e culturale (Rossi e Vos, 1993). Lemodalit attraverso cui luomo e le comunit agiscono sul territorio variano infunzione delle diverse situazioni di contesto (ambientali, socio-economiche,

    storiche) e delle discontinuit che si sono realizzate nel tempo (Galli, et al.2008).Un approccio olistico al tema del paesaggio rurale consente di descrivere lacomponente antropica come una delle controparti delle dinamiche e dellecomplessit del sistema naturale (Antrop, 2000; Ruiz e Domon, 2005) cheguida i mutamenti di un paesaggio che, sempre pi, espressione della multi-funzionalit dellagricoltura (Joullivet, 1997, Murdoch, 1993, Bowler e Ilbery,1999).Come detto in precedenza, le buone pratiche agricole rivestono un ruolo fon-damentale per la produzione di esternalit o no-commodity outputs positivi(es. il mantenimento del paesaggio, dei terrazzamenti, ecc.); viceversa, prati-che agricole non corrette determinano la produzione di esternalit o no-

    commodity outputs negativi (es. frammentazione, uniformit, semplificazio-ne).Per comprendere la natura del paesaggio rurale essenziale risalire alla so-stanza delleforme/segniche lo caratterizzano e alla complessa interrelazioneche avviene tra i suoi elementi che, di volta in volta, d origine alle diversestrutture paesaggistiche (Galli et al., 2008). Le forme/segnidel paesaggio ru-rale sono il risultato dellazione che le diverse organizzazioni produttive trac-ciano sul territorio in relazione ai modelli gestionali adottati che, a loro volta,si modificano in risposta ai mutamenti del contesto economico e politico. Essesono riconducibili alle specifiche caratteristiche geomorfologiche, idrogeolo-giche e pedo-climatiche del territorio e quanto pi rilevante la divergenza trale caratteristiche del territorio e le attivit funzionali alla sua utilizzazione aifini agricoli e zootecnici, maggiori saranno i vincoli e gli impattisullambiente per lelevata concentrazione di infrastrutture (forme/segni) ne-cessarie con evidenti ripercussioni sulle dinamiche di formazione del paesag-gio.Come spiegano Rizzo et al. (2006), le sistemazioni agrarie, le modalit delfrazionamento fondiario, la tessitura delle coltivazioni, i residui ambientalie/o storici degli insediamenti rurali (la viabilit e i percorsi poderali, la posi-zione e la struttura del casale, le modalit di definizione dei confini, tra una

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    17/158

    11

    propriet e laltra, ecc.), la tipologia delle aziende agrarie e della loro condu-zione sono tutti elementi che definiscono le peculiarit del paesaggio.Loccupazione del territorio da parte delluomo per lattivit agricola ha ge-nerato una serie di segni paesaggisticamente di grande rilevanza in quanto ric-chi di un notevole valore informativo. Ne fanno parte quelli propri della tramadi appoderamento e quelli dellordinamento colturale (Fabbri, 1997). La tra-ma di appoderamento e gli ordinamenti colturali rappresentano lo scheletrodel territorio, la sua griglia strutturale; le colture, poi, rivestono questossaturacontribuendo a definire i diversi tipi di paesaggio in funzione del clima, dellespecifiche condizioni economiche, della struttura idro-geo-pedologica propriadi ciascun luogo.Secondo Galli et al. (2008) le forme/segni possono essere distinte in for-

    me/segni di breve durata (transitori) eforme/segnidi lunga durata (permanen-ti).A sua volta, possiamo distinguereforme/segniconnesse alla produzioneagri-cola e riconducibili a quattro macrotipologie: i seminativi, i prati-pascolo, lecolture arboree e i boschi e leforme/segnicoadiuvanti la produzioneossia tut-ti quegli elementi infrastrutturali e che sono strettamente legate alle caratteri-stiche naturali e antropiche di un territorio (figura 1.1.3a).Nel mosaico paesaggistico (figura 1.1.3a), tra le forme/segni connessi allaproduzione, si annoverano i terreni a seminativo come forme/segni sempliciperch accolgono colture che esauriscono il proprio ciclo allinterno di unasola annata agraria (sia esse in monosuccessione o in avvicendamento o in ro-tazione o anche poliennali). Il paesaggio rurale dove predomina il seminativo,pur costituendo un ambiente monotono, presenta una certa mutevolezza de-terminata dal cromatismo stagionale del manto vegetale. Questo il tipo dipaesaggio che caratterizza le zone rurali in cui prevale la trama dei campi a-perti e il pi o meno accentuato cromatismo deriva dalla tipologia di avvicen-damenti colturali praticati dalle aziende agricole. Laddove prevalgono la mo-nosuccessione (mais, grano) o gli avvicendamenti biennali il risultato quellodi un paesaggio monotono ed estremamente semplificato; laddove, viceversa,vi sono avvicendamenti produttivi pi complessi con colture ad alto redditocome le coltivazioni orticole e una trama dei campi pi chiusa il paesaggioappare pi vario e gradevole.I seminativi in consociazione con le coltivazioni arboree (seminativi arborati),

    seppur sempre meno frequenti, sonoforme/segnipi duraturi nel tempo e an-cor di pi lo sono le colture arboree specializzate cos come i prati pascolo.

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    18/158

    12

    Fig. 1.1.3a Segni del paesaggio rurale rielaborato da Galli et al. 2008.

    S

    iepi

    Alberature

    Sistemazioni

    S

    eminativi

    Colture

    arboree

    Boschi

    Viabilit

    Edifici

    Consociazioni

    Policoltura

    Pascoli

    arborati

    Transitoriet

    Perma

    nenza

    Transitoriet

    Perma

    nenza

    Seminativi

    arborati

    Prati

    pascolo

    Affossature

    Terrazzam

    enti

    Rotazionie

    a

    vvicendamenti

    Omo-

    succession

    e

    Areeagricole

    eterogenne

    Riforme

    fondiarie,

    bonifiche,ecc.

    pascolipermanenti

    Areeagricolemiste

    Forme/segnidielementic

    oadiuvantil

    aproduzione

    Forme/segnidella

    produzione

    Forme/segnisemplici

    Forme/segnicomplessi

    Interazionitraforme/segni

    Interfacciatraforme/segni

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    19/158

    13

    Il seminativo arborato determina un paesaggio pi articolato grazie alla pre-senza di colture arboree (viti, olivi, fruttiferi, specie forestali) distribuite in fi-lari o, sempre pi raramente, casuali.Le colture arboree specializzate quali la vite e lolivo si caratterizzano perunestrema variabilit dei sesti di impianto e delle forme di allevamento infunzione delle cultivar utilizzate, delle condizioni pedo-climatiche e colturalie tali aspetti diventano, molto spesso, un elemento caratterizzante dei paesag-gi. In particolare, i sistemi arborei tradizionali, caratterizzati da una densitridotta e dalla presenza di variet locali, sono una componente del paesaggiorurale molto significativa anche se, le aree interessate da questi sistemi sonosempre pi coinvolte da diffusi fenomeni di abbandono a causa di uno scarsoriconoscimento dei prodotti ottenuti da parte del mercato. Tali sistemi svolgo-

    no una straordinaria funzione storico-paesaggistica e culturale ma anche am-bientale per il ruolo che rivestono nel conservare e tutelare la biodiversitdellagro-ecosistema (Barbera et al., 2005; La Mantia, 1997, La Mantia, 2002)perch sono depositari di ricchezza biologica, di antichi saperi tecnici, di valo-ri produttivi e culturali (Barbera et al., 2005).Infine,forme/segni caratterizzati da un maggior permanenza nel tempo sono iboschi le cui specifiche consociazioni forestali costituiscono, anchesse, unelemento caratterizzante i paesaggi rurali.Leforme/segni coadiuvanti la produzionesono rappresentati, ad esempio, dasiepi e alberature con carattere di maggiore transitoriet; da edifici e viabilitdi vario ordine con elevato grado di permanenza e dalle sistemazioni idraulicoagrarie.In ambito collinare, le sistemazioni idraulico agrarie realizzate per correggerela pendenza del suolo per consentire la lavorazione e ridurre i fenomeni di e-rosione, costituiscono uno dei segni infrastrutturali pi caratteristici del pae-saggio rurale, il cui grado di permanenza progressivamente pi marcato dalgirapoggio al cavalcapoggio fino alle varie forme di ciglionamento e terraz-zamento (Rizzo et al. 2006; Fabbri, 1997).Se in collina le sistemazioni idraulico-agrarie rappresentano dei segnidi rilevoper il paesaggio, in pianura lazione delle riforme fondiarie e della bonificasuccedutesi nei secoli fino alla met del novecento, hanno notevolmente con-tribuito a rimodellare il paesaggio con segniche permangono nel tempo pre-sente. Nei terreni di pianura, anche se le peculiarit pedo-climatiche e le ra-

    gioni storiche hanno indotto la genesi di sistemazioni idrauliche e ordinamenticolturali diversi, il paesaggio fortemente influenzato dalla suddivisione deiterreni in appezzamenti pi o meno regolari, alla rete stradale di accesso aglistessi campi e al sistema di canali di varia dimensione per la raccolta delle ac-que meteoriche o per ladduzione dellacqua di irrigazione nel caso di pianureirrigue (Fabbri, 1997).Nel capitolo tre, descriveremo, in dettaglio, le forme e i segnidel paesaggiorurale della Val dOrcia al fine di comprendere meglio le driving forceschene hanno regolato e ne regolano attualmente levoluzione.

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    20/158

    14

    1.2. Il paesaggio rurale: un bene pubblico

    In base alle definizione di agricoltura multifunzionale dellOECD il paesaggiorurale un prodotto secondario dellattivit agricola (no commodity outputs)(OECD, 2001) e, in alcuni contesti territoriali, ha assunto un ruolo rilevanteper leconomia locale divenendo una vera e propria risorsa economica. Moltistudiosi riconoscono la sua importanza e il suo valore nonostante le difficoltche sorgono nel volergli attribuire un valore monetario ricorrendo agli stru-menti classici delleconomia ambientale (Marangon et al., 2002; Randall,2002; Torquati, 2006a).Per queste ragioni, si pu affermare che la produzione di paesaggio un clas-sico esempio di fallimento del mercato perch se da un lato i diversi stakehol-dersmostrano una crescente consapevolezza della sua importanza, non solocome elemento di promozione del territorio ma anche come elemento in gradodi migliorare la qualit della vita di coloro che risiedono nel territorio, al tem-po stesso, risulta difficile lindividuazione del suo livello ottimale di eroga-zione (Marangon, 2006).Queste difficolt nascono dal fatto che il paesaggio, oltre ad essere un bene lacui propriet non definita, anche prodotto da una pluralit di soggetti cheoperano sul territorio in una logica individuale e, pertanto, si configura comeun bene pubblico.

    1.2.1. I riferimenti teorici per la definizione di bene pubblico

    Il legame tra bene pubblico e paesaggio si evince anche nella ConvenzioneEuropea del Paesaggio: nel suo preambolo, infatti, si riconosce che [..] laqualit e la diversit dei paesaggi europei costituiscono una risorsa comune[..], quindi un bene pubblico. Pi in particolare lart. 5 della Convenzione de-finisce il paesaggio come una componente essenziale del contesto di vita del-le popolazioni, espressione della diversit del loro comune patrimonio cultura-le e naturale e fondamento della loro identit. Lidentit del paesaggio sentitocome bene della collettivit ed espressione del lavoro continuo delluomo stata in qualche modo anticipata dallo storico Fernand Braudel che, nel defini-re laccezione moderna della parola civilt come quel complesso di beni col-

    lettivi di cui beneficiano tutte le popolazioni, individua, tra questi, gli elementiche formano il paesaggio indicandoli come beni collettivi della civilt(Braudel, 1966).Le dichiarazioni della Convenzione Europea, come la letteratura storico geo-grafica del paesaggio e le ricerche sui commons, spingono a una riflessionesul rapporto fra il paesaggio come bene pubblico e la percezione di questo daparte delle comunit, ossia degli attori che per primi creano e vivono il pae-saggio.

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    21/158

    15

    Un tale approfondimento comporta per unanalisi preliminare del concetto dibene pubblico, o meglio di cosa viene inteso come tale, e di come avviene lasua costruzione.Il concetto di bene pubblico comincia a svilupparsi intorno alla seconda metdel 1700 con gli studi economici classici, da David Hume ad Adam Smith, daThomas Maltus a David Ricardo. I beni pubblici sono in sostanza tutti i benisocialmente indispensabili che a causa del loro potenziale economico o deicosti troppo elevati non potevano essere forniti dal libero mercato. In questaprima fase di definizione i beni pubblici si caratterizzano, in primo luogo, co-me qualcosa di opposto ai beni privati e sono individuabili dalla presenza omeno di due peculiarit: la non rivalit e la non escludibilit. In altre paroleper gli economisti si in presenza di un bene e/o servizio pubblico quando

    non c rivalit ed esclusione al suo consumo. I beni pubblici si differenzianopoi dai beni privati anche per la loro specifica natura: generalmente un beneprivato anche un bene materiale, mentre un bene pubblico , di solito, unqualcosa di immateriale coincidente, spesso, con un servizio e accessibile atutti gli individui senza il pagamento di alcun compenso. Adam Smith indivi-du, infatti, fra i beni pubblici la scuola, la difesa nazionale, la giustizia elordine pubblico (Marangon, 2006).A met degli anni 50 del secolo scorso Samuelson riprende la teoria dellanon rivalit dei beni pubblici arrivando alla loro definizione come beni libe-ramente disponibili dal cui godimento nessuno pu essere escluso. La non ri-valit al consumo di questi beni non riferita al consumo fisico del bene in se,ma al rapporto tra quantit utilizzata in un dato periodo di tempo e disponibili-t complessiva di questo, nel senso che il bene si configura come una risorsadisponibile. Per Samuelson, un bene pubblico deve rispondere a due precisecaratteristiche: la prima quella della collegialit delloffertain base alla qua-le il consumo di un bene da parte di un soggetto non deve ridurre la quantitdisponibile per gli altri, e la seconda limpossibilit dellesclusioneallaccessoal bene. Samuelson, nella sua teoria non considera il tipo di socie-t cui fa riferimento o semplicemente omette di considerarla: in una societ dimercato come la nostra, ad esempio, la collegialit dellofferta pu essere ga-rantita solo nella misura in cui laccesso al bene pu essere controllato, senzacontare che quasi impossibile trovare beni che siano completamente non e-scludibilicome trovare beni completamente collegiali(Hardin, 1982). Hardin

    riguardo alla caratteristica della non escludibilit afferma che [..] interi si-stemi giuridici hanno lo scopo di erigere barriere escludenti dove lingenuopotrebbe ritenere lesclusione impossibile e quindi, laccesso al bene sem-pre sottoposto al controllo da parte dello Stato o altro tipo di autorit.La caratteristica della non escludibilitfu approfondita, in seguito, dagli studidi Olson (1983) secondo cui i beni pubblici e i beni collettivi sono riconosci-bili in qualsiasi tipo di bene che dimostri la caratteristica dellimpossibilitdellesclusione. Olson per, rifacendosi alla teoria dei gruppi, ritiene che que-sto elemento distintivo assume rilevanza solo se il gruppo che riconosce ilbene pubblico (o collettivo) come tale (Olson, 1983). Le teorie economiche,

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    22/158

    16

    definendo i beni in base alle relazioni di mercato, portano a vedere i beni pub-blici solo come beni diversi da quelli privati mentre Olson introduce la rela-zione sociale come nuovo elemento affermando che il gruppo sociale a sta-bilire quali sono i beni collettivi e quali i beni privati perch, dal punto di vi-sta individuale, un bene pubblico non potrebbe esistere.Il concetto di bene pubblico enunciato da Olson, che rientra nel pi vastocampo della riflessione sullazione collettiva, apre la strada ad altri approcci eteorie rispetto a quelle delle scienze economiche. Nuovo e stimolante , ad e-sempio, il concetto di bene comune che deriva dallanalisi dellantropologaDouglas secondo la quale un bene comune (pubblico) non pu dipendere dalgenere di beni scambiati, ma dal tipo di comunit in cui avviene lo scambio(Douglas, 1994) e, pertanto, lo stesso bene pu essere considerato comune o

    privato a seconda del gruppo che ne fa uso. Altra novit introdotta dalla Dou-glas riguarda le modalit attraverso le quali i gruppi tendono a definire il benepubblico: partendo dallassunto che gli individui che istaurano una relazionesociale (anche minima) sono coinvolti nel dibattito su quali beni dovranno es-sere comuni e quali no, arrivando cos a legittimare la loro forma di societ, laDouglas descrive anche quello che, secondo la teoria culturale del rischio,viene indicato come il dibattito sulle norme. Secondo tale teoria, il dibattitosulle norme si pu avvalere di due diverse modalit: la prima presume che un dato gruppo (o una societ tramite i suoi rappre-

    sentanti) si trovi a discutere per individuare delle categorie concettuali uti-li a definire e/o raggiungere un obiettivo comune attraverso la forma del

    dialogo vincolato, identificato da Ackerman per descrivere il dibattito li-berale, ma applicabile a qualsiasi forma di struttura politica identificatadallanalisi culturale, e basata, appunto, su tre vincoli: razionalit, coeren-za e neutralit;

    laltra, ordinata al concetto di habitus di Bourdieu, che definisce il camposociale in cui gli individui competono per la legittimit e prevede la formadel dibattito pubblico che, coinvolgendo membri di generi diversi di unitsociali, ha come obiettivo la definizione di una forma di opposizione aunautorit costituita. E questo il momento in cui gli individui lottano perdifendere il bene pubblico.

    In base alla logica del dibattito sulle norme ogni gruppo umano dovr utilizza-re uno di questi due principi per legittimare la sua scelta collettiva e ogni scel-

    ta porter a soluzioni radicalmente diverse (Douglas, 1994).Tentando di vedere le possibili applicazioni di queste due modalit di defini-zione delle norme nei processi che muovono intorno al dibattito sul paesag-gio, alla forma del dialogo vincolato sono riconducibili tutti i processi chehanno portato alla definizione delle norme di tutela del paesaggio nel nostropaese e, a un altro livello, anche della Convenzione Europea sul Paesaggio. Inquesto secondo caso la societ quella europea che attraverso i rappresentantidei paesi membri decide insieme le forme per raggiungere il comune obiettivodella protezione e valorizzazione del paesaggio, anzi dei diversi paesaggi.

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    23/158

    17

    La forma del dibattito pubblicoricorda, invece, le proteste organizzate, in ge-nere, dalle comunit locali in forme pi o meno spontanee contro la realizza-zione di opere che possono intaccare lambiente e il paesaggio (esempio re-centi sono il caso di Monticchiello in Val dOrcia e della TAV in Val di Su-sa).Quintas (1979), partendo dallimportanza della comunit nella definizione delbene pubblico, arriva a parlare della sua costruzione introducendo due ele-menti importanti nella discussione che muove intorno a questargomento. Se-guendo la teoria di Quintas esistono due tipi di bene pubblico che corrispon-dono poi a due momenti diversi della sua realizzazione: un bene pubblico dacostruire (o realizzare) attraverso la collaborazione di tutto il gruppo e un benepubblico da distribuire tra i diversi membri del gruppo stesso. Questultimo

    chiude il ciclo del bene pubblico (o comune) da costruire quindi, da un puntodi vista cronologico, gli individui prima desiderano il bene e dopo decidono direalizzarlo.Riguardo al paesaggio, la teoria di Quintas interessante perch introduce ilvalore della desiderabilit ponendo limportante questione che rientra poi nel-la percezione di come e quanto il paesaggio debba essere considerato un beneper le popolazioni o, piuttosto, questa sensibilit debba essere riservata solo almondo degli intellettuali.Dalle teorie degli economisti, passando per lantropologia e la filosofia dellapolitica, oggi in tema di beni pubblici o comuni c ancora molto da dire. Inuna recente pubblicazione che si occupa di beni comuni, Petrella (2006) elen-ca nuovi criteri utili alla loro definizione: il criterio della responsabilit collettiva, in base al quale un bene comu-

    ne quando la responsabilit di questo bene (o servizio) indispensabile alvivere insieme implica un impegno collettivo al suo mantenimento;

    il criterio delle regole sulluso del bene, secondo il quale affinch si possaparlare di bene (o servizio) comune c bisogno di definire unautoritrappresentativa dal punto di vista della legittimit;

    infine, un bene comune pu essere definito tale solo in presenza di un si-stema democratico.

    Basandosi su questi principi e, in particolare, sullultimo, fondamentale cheil riconoscimento dei beni comuni (pubblici) avvenga, in primo luogo, nellaCostituzione degli Stati. Se non c la costituzionalizzazione non pu esserci

    giurisdizionalit e, quindi, nessuno potr ricorrere allo Stato per proteggere ildiritto ad accedere al bene o a garantirne la sopravvivenza come tale. Con ri-ferimento al paesaggio, la nostra Costituzione parla di tutela (art. 9) ma nonfa, per, alcun riferimento al paesaggio come bene pubblico o comune e cipotrebbe rappresentare un limite.

    1.2.2. Il paesaggio come bene pubblico: riflessioni teoriche e opera-

    tive

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    24/158

    18

    Se da un punto di vista teorico il paesaggio presenta le caratteristiche adeguateper essere definito un bene pubblico (o comune), da un punto di vista operati-vo sorgono delle difficolt per individuare modelli efficaci per la sua regola-zione. Relativamente alla produzione e ri-produzione del bene pubblico pae-saggio, ad esempio, necessario comprendere che un paesaggio deriva da unmix di elementi prodotti e riprodotti dalle attivit di singoli soggetti che ope-rano su propriet private e con scopi, spesso, diversi e contrastanti gli uni da-gli altri. Pertanto, la produzione/ri-produzione del paesaggio comporta lo svi-luppo di una maturata capacit progettuale o, comunque, la consapevolezza diun agire in termini di gestione, salvaguardia e valorizzazione del paesaggio. Indiverse situazioni e territori una data comunit, formata da attori identificabilicome abitanti/produttori associati per esercitare un uso collettivo dei beni

    pubblici (es. beni patrimoniali, propriet collettive, usi civici, ecc.), ha matu-rato e assunto un ruolo cosciente di conservazione del patrimonio in modo taleda consentire la conservazione di un paesaggio di alto valore storico, culturalee artistico e, al tempo stesso, il mantenimento di una vitalit economica delterritorio (Magnaghi, 2006).La visione esclusivamente economica del paesaggio come bene pubblico sep-pur efficace nellevidenziare i costi sociali e ambientali (esternalit) rischiaper di essere limitante per la definizione di strumenti operativi. Lapproccioeconomico, basandosi sullindividualismo e lutilitarismo dei soggetti econo-mici, presuppone che lo svolgimento di unattivit possa mettere in pericolo laproduzione / ri-produzione di un bene pubblico quando produce effetti chenon si ripercuotono sulle transazioni di mercato (costi e prezzi delle risorse odei beni) ma sono esterni a esso (esternalit). Ad esempio, se il proprietario diuna foresta procede al suo taglio per vendere il legname o sostituirla con col-ture pi redditizie, si determina un effetto sul paesaggio e sullequilibrio idro-geologico che non internalizzato nel prezzo di vendita del legname (benefi-cio privato) e che si ripercuote negativamente sulla collettivit e/o sulle risor-se ambientali (esternalit negativa). Per ovviare a questo inconveniente, inter-pretato come fallimento del mercato, la teoria economica ritenendo comunqueil mercato la forma pi efficiente per lallocazione delle risorse e dei beni,suggerisce di introdurre dei meccanismi correttivi. Tali meccanismi si concre-tizzano in misure in grado di considerare i costi sociali e ambientali nelle tran-sazioni di mercato ossia internalizzarle nei prezzi. Lincorporazione del costo

    sociale allinterno della transazione privata (es. tassa) ridurrebbe la conve-nienza privata nel tagliare la foresta ottenendo, come effetto, una riduzionedellaggressione a un bene pubblico come il paesaggio.Questapproccio alla base di molte misure di salvaguardia ambientale che sitraducono nel principio chi inquina paga adottato dallUnione Europea. Lasua applicazione si rivela, in molti casi, estremamente efficace, soprattutto segarantita da un adeguato apparato amministrativo e di gestione del territorioma, tuttavia, non consente di rispondere pienamente allesigenza di tutela evalorizzazione del paesaggio. Il modello dellagente economico non prende inconsiderazione, infatti, motivazioni che non abbiano a che fare con lutilit

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    25/158

    19

    individuale come le motivazioni etiche, sociali, politiche e dunque, non solonon riesce a spiegare in modo esauriente perch il paesaggio si evolve secon-do modalit differenti a partire da condizioni simili, ma non consente neanchedi ipotizzare strumenti di intervento diversi da regole o incentivi economici.In linea con quanto sopra descritto, un approccio promettente quello intro-dotto da Polany (1944) e Granovetter (1985) tra gli altri, che postulalinfluenza del contesto sociale e ambientale sullattivit economica. Secondoquestapproccio, le scelte che un individuo compie quotidianamente sono ilfrutto di un compromesso tra lutilit individuale e lutilit collettiva (sia essadella famiglia, della comunit o della Nazione). Bourdieu (2000) sostiene chelazione individuale sia guidata da abitudini e routine costruite attraverso laripetizione nel tempo che interiorizzano le regole, etiche e pratiche, presenti

    allinterno di una comunit.Lutilizzazione di questapproccio teorico implica ladozione di una prospetti-va orientata allattore che riconduce i cambiamenti allazione di personeconcrete che agiscono allinterno di una societ e, in questa prospettiva, il pa-esaggio pu essere definito come il risultato di un processo continuo di co-struzione sociale. Dal punto di vista metodologico ci significa analizzare si-stematicamente la relazione tra le forze motrici del cambiamento e gli agentidel cambiamento (Matthews et al., 2007) e la logica conseguenza di quantodetto sopra la necessit di un nuovo approccio alla pianificazione del benepubblico paesaggio che deve far leva sullapproccio partecipativo e che asse-gna un ruolo importante alle comunit locali (Bohneta et al., 2006).Si pone quindi, il problema dellindividuazione degli strumenti pi idonei perregolare la produzione di questo no commodity outputche strettamente con-nessa allattivit che i singoli attori (es. aziende agricole, decision makers,ecc.) svolgono sul territorio e che, a sua volta, fortemente influenzatadallevoluzione delle politiche di intervento (politiche agricole, politiche disviluppo rurale, politiche di pianificazione territoriale).La Convenzione Europea del Paesaggio (Consiglio dEuropa, 2000) introducedelle novit interessanti che impongono dei sostanziali cambiamenti nelle po-litiche del paesaggio. Un primo elemento di novit nel cambiamento seman-tico del termine paesaggio: se prima della Convezione Europea il termine pae-saggio veniva associato alle bellezze naturali e/o ai panorami facendo prevale-re la connotazione estetica, ora la Convenzione fa esplicito riferimento al pae-

    saggioculturale. Tale concetto fu introdotto dalla Convenzione UNESCO perla protezione del patrimonio mondiale del 1972: sono considerati patrimonioculturale, tra i siti, le opere caratterizzate dalla interazione della natura edelluomo (art.1) e, pertanto, con tale definizione si definisce un paesaggioche interessa tutto il territorio e si enfatizza laspetto della percezione da partedelle popolazioni locali (paesaggio=identit del luogo). Il riconoscimento diquesta impostazione comporta, come conseguenza, che le politiche per il pae-saggio non dovranno essere indirizzate esclusivamente alla tutela e conserva-zione ma, proprio perch il paesaggio una risorsa del territorio, le politichedovranno essere rivolte anche al recupero e/o riqualificazione dei paesaggi

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    26/158

    20

    degradati o che, comunque, hanno perso le loro caratteristiche identitarie. Fer-rucci afferma che le politiche per il paesaggio dovrebbero concretizzarsi in treambiti di azione: la salvaguardia, la gestione e la pianificazione dovequestultima azione viene vista come promozione di azioni molto lungimi-ranti, volte alla valorizzazione, al ripristino o alla creazione di paesaggi (Fer-rucci, 2007).Nella definizione di politiche del paesaggio rurale necessario realizzare in-terventi correttivi laddove le forze di mercato da sole non sono in grado di de-terminare un assetto paesaggistico ottimale cos come richiesto e voluto dallacomunit locale. Se, infatti, il sistema dei prezzi non in grado di riflettere glieffetti esterni (es. la riduzione o laumento di benessere dei fruitori a fini ri-creativi e culturali) che sono prodotti da un operatore economico che persegue

    il suo benessere individuale, gli interventi correttivi dovrebbero assumersi ildifficile compito di favorire/incentivare la diffusione di paesaggi pi conformialle esigenze espresse dalla collettivit evitando sia modificazioni attive, con-seguenti alle trasformazioni territoriali finalizzate ad aumentare la remunera-zione dei fattori produttivi impiegati, sia modificazioni passive, conseguentiallabbandono del territorio in cui il miglioramento della remunerazione deifattori produttivi impiegati assume un costo superiore al beneficio conseguito.Di conseguenza, individuare e realizzare gli interventi correttivi implica sia laconoscenza delle esigenze della collettivit in termini paesaggistici (paesaggiorurale) sia lidentificazione dello strumento di intervento pi vantaggioso dalpunto di vista delleconomia pubblica.Per identificare, ad esempio, la funzione di domanda di paesaggio rurale e-spressa dalla collettivit possibile seguire varie strade: lanalisi delle prefe-renze individuali realizzata su basi non-monetarie, la ricerca di una relazionetra disponibilit a pagare per conservare e riqualificare il paesaggio e luso a-gricolo del suolo, lanalisi dei comportamenti dei decisori pubblici in materiapaesaggistica, la ricerca di funzioni di preferenza espresse da professionisti o,pi in generale, da esperti del settore, ecc.La Torquati (2006b) suggerisce una pluralit di strumenti per migliorarelassetto paesaggistico che si caratterizzano, ognuno, con vantaggi e svantaggidi varia natura: lespropriazione e gestione da parte di un ente pubblico; lintroduzione di vincoli duso;

    il pagamento di incentivi di varia natura; lindividuazione di strumenti per la remunerazione dellesternalit da par-

    te dei beneficiari (soluzioni contrattuali coasiane).Il primo di questi pu essere considerato lapproccio pi diretto e immediatoper garantire lequilibrio produttivo in unottica sociale. Tale strada pu esse-re utilmente seguita quando laccumulazione allattualit dei benefici econo-mici e sociali realizzati dalla gestione pubblica ecceda quelli derivanti dallagestione privata. Si pu osservare che, almeno in linea di principio, la gestio-ne pubblica diretta sia preferibile quando, accanto ad una ridotta discrepanzanei risultati economici ottenibili, il flusso di beni esterni connesso alla gestio-

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    27/158

    21

    ne pubblica, eccede quello privato. In secondo luogo, la gestione pubblica di-retta pu essere preferibile anche in presenza di una scarsa economicit nellagestione pubblica in presenza di beni di notevole rilevanza ambientale o stori-co-culturale per i quali i flussi di benefici esterni sono molto elevati. In ognicaso, lutilizzazione di questo strumento pu trovare valide applicazioni soloin contesti territoriali molto limitatiIn passato, per tutelare il paesaggio, si fatto ricorso prevalentemente alla im-posizione di vincoli nella destinazione duso e nella modalit di utilizzo dellerisorse territoriali. Questo strumento, se dal lato pratico in taluni casi risulta-to essere lunico utilizzabile, dal punto di vista teorico da considerarsi inef-ficiente e in grado di determinare fenomeni di distorsione nella distribuzionedel reddito. Con tale approccio, infatti, il costo della tutela del paesaggio gra-

    va su chi produce leffetto esterno positivo e non su chi beneficia della con-servazione del paesaggio. Inoltre, se tale costo risulta elevato, limposizionedel vincolo potrebbe rilevarsi incompatibile con il mantenimentodellefficienza aziendale causando labbandono dellattivit primaria con con-seguente degrado del paesaggio. Leffetto distorsivo sulla distribuzione delreddito potrebbe essere eliminato associando allimposizione del vincolo unacompensazione per i costi aggiuntivi o i mancati redditi che il vincolo stessodetermina, ma questi risultano variabili nel tempo e non facilmente stimabili.La produzione ottimale di esternalit positive, invece, pu essere garantitaconcedendo ai produttori incentivi finalizzati ad aumentare la coltivazione diquei prodotti che generano maggiori effetti esterni positivi o a ripristinare e-lementi paesaggistici oramai in disuso (muretti a secco, ciglioni, siepi, ecc..).Tali incentivi possono essere elargiti attraverso diversi strumenti di interventoognuno dei quali produce dei differenti effetti economici e distributivi: il sostegno del prezzo, se da una parte consente ai produttori di esternalit

    di internalizzare completamente i benefici a favore della collettivit,dallaltra genera squilibri di mercato e un elevato costo per la collettivit;

    il pagamento di contributi per unit di superficie, permette ai produttori diesternalit di internalizzare completamente i benefici a favore della collet-tivit e, contemporaneamente, non genera squilibri di mercato, mentre, ilcosto a carico della collettivit dipende dalla modalit di applicazionedellintervento;

    il pagamento dei mancati redditi conseguenti alla realizzazione delle col-

    ture che generano effetti esterni positivi, permette di ottenere gli stessi ri-sultati dellapproccio precedente con un minor costo a carico della collet-tivit e un maggior impegno nel definire progetti di intervento a livello disingola azienda;

    lobbligo di destinare parte della superficie a colture con esternalit posi-tive accompagnato da contributi per unit di superficie.Questapproccio ha delle implicazioni sullefficienza con cui viene rag-giunto il miglioramento del benessere collettivo strettamente connesso al-le funzioni di produzione delle aziende e ai benefici esterni associati allesingole produzioni.

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    28/158

    22

    Infine, lindividuazione di criteri per consentire la remunerazione delle ester-nalit da parte dei beneficiari si basa su soluzioni contrattuali che attribuisco-no, chiaramente, i diritti di propriet e definiscono obblighi e diritti da partedei contraenti. uno strumento interessante qualora sia possibile individuareil legame esistente tra unattivit economica produttrice di esternalit positivee il beneficio tratto dai fruitori perch, in tal caso, risulta sufficientemente a-gevole stimare il contributo che i beneficiari devono pagare per coprire il co-sto dellofferta paesaggistica. Tale costo dovrebbe essere in grado di coprire icosti necessari a remunerare i produttori dellesternalit, i costi di transazionee i costi necessari per escludere dalla fruizione del paesaggio coloro i qualinon aderiscono al contratto. Risulta evidente che ove tali costi risultassero su-periori ai benefici dei fruitori tale approccio sarebbe improponibile.

    In ogni caso, comunque, ladozione di strumenti di intervento sul paesaggionon pu che essere sviluppata su base collettiva attraverso la redazione diprogetti territoriali che vedano il coinvolgimento dei diversi portatori di inte-resse cos come verr illustrato nel prossimo paragrafo.

    1.3. Paesaggio rurale e politiche di intervento

    1.3.1. e determinanti dellevoluzione del paesaggio

    Se partiamo dellipotesi che il paesaggio rurale il risultato di un processo di

    costruzione sociale i cui cambiamenti possono essere ricondotti allazione diattori che agiscono allinterno di una societ, lattuazione di politiche di inter-vento non pu prescindere da unaccurata analisi delle relazioni che esistonotra le forze motrici del cambiamento e gli agenti del cambiamento.Per unefficace politica del paesaggio , quindi, fondamentale che il decisorepubblico si doti di strumenti di analisi e di intervento in grado di far dialogaretra loro le diverse politiche di intervento settoriale (es. le politiche territoriali,sociali, economiche e ambientali) e farle convergere intorno a principi e obiet-tivi comuni. Preliminare a tutto questo vi la necessit di un forte investimen-to sulla conoscenza dei processi che generano impatto sul territorio.Quali saranno gli effetti della nuova OCM del settore vitivinicolo che prevedeuna liberalizzazione dei nuovi impianti? Quali effetti sul territorio generer ildisaccoppiamento dei pagamenti aziendali? E quali saranno gli effetti dellepolitiche di incentivazione della produzione di biomasse da energia, una voltache la capacit degli impianti di trasformazione sul territorio sar aumentata?Quali saranno gli effetti dellintroduzione, seppur sotto regime di coesistenza,degli organismi geneticamente modificati? Che impatto sul paesaggio ha avu-to il fenomeno dellagriturismo?Con riferimento a questultimo aspetto, ad esempio, accanto al recupero delconsistente patrimonio edilizio rurale che in una fase precedente era abbando-nato e degradato e allo stimolo alla rivitalizzazione di uneconomia rurale ba-

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    29/158

    23

    sata sul turismo, mancata, forse, una valutazione prospettica degli effettiambientali di questa espansione sui consumi di risorse (es. le risorse idriche, irifiuti, ecc.). In molte realt, ad esempio, si sostiene che questi fenomeni diconsumo di risorse a livello delle aree rurali siano dovuti a unapplicazioneampia del concetto di agriturismo nella quale lattivit agricola coinvolta so-lo marginalmente.Acquisire una migliore capacit di governo del territorio significa acquisireuna capacit di leggere tempestivamente le sue trasformazioni al fine di indi-viduare adeguate politiche di intervento per prevenire effetti negativi e favori-re esiti di sviluppo positivi. Oggi si ha sempre pi chiara la percezione (o iltimore) che le forze trainanti della vitivinicoltura toscana non siano pi le a-ziende agricole contadine. Flussi ingenti di investimenti finanziari di capitali

    esterni al settore stanno radicalmente trasformando la sua struttura economica,la distribuzione del valore aggiunto, i prezzi della terra. La precoce globaliz-zazione della viticoltura toscana (con i supertuscan) stata di traino per tuttoil resto del settore, ma quali sono le implicazioni di queste trasformazioni sulpaesaggio? E quali strumenti hanno oggi le amministrazioni per monitorarequesti processi?Il caso del vino particolarmente significativo: di fronte ad una sempre pimarcata caratterizzazione globale della competizione del settore, si assiste aun duplice processo di regionalizzazione incentivato dal valore aggiunto de-rivante dallindicazione di origine e di concentrazione economica, che portapoche imprese a investire ingenti capitali nelle principali zone viticole, conuna conseguente ristrutturazione dei vigneti e delle infrastrutture per la produ-zione, per il commercio e per attivit complementari come il turismo temati-co1.Diversi studi hanno mostrato gli effetti delle politiche sul paesaggio di stru-menti quali il set-aside, i sussidi per ettaro, il disaccoppiamento (Balmann etal., 2002; Brady e Kellerman, 2005) e sviluppato metodologie di previsionebasate sulla definizione di scenari alternativi (Nassauer et al., 2002). E relati-vamente recente, e a un livello ancora insufficiente, la pratica della Commis-sione Europea di valutare limpatto ambientale delle politiche e da tali rappor-ti cominciano a emergere indicazioni interessanti sul modo in cui certe misu-re, come ad esempio quelle sulla concentrazione dellofferta nel settore frutti-colo, siano causa di una riduzione della biodiversit agricola per effetto della

    prevalenza di pochissime variet2

    .Anche le componenti sociali hanno un forte peso nelle trasformazioni del pae-saggio rurale: comunit rurali con una forte coesione e identit percepiscono ilvalore delle risorse locali, e dunque del paesaggio, pi di comunit disgregatee conflittuali e, di conseguenza, sono in grado di rispettare e far rispettare le

    1Si veda tra gli altri Jones (2003)2 Alcune di queste valutazioni possono essere scaricate dal sito:http://ec.europa.eu/agriculture/eval/index_en.htm#rep1

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    30/158

    24

    regole della sua conservazione in quanto queste corrispondono meglio allasensibilit individuale e collettiva.

    Un altro fattore di grande rilevanza per le trasformazioni del paesaggio rurale la proliferazione di seconde case nelle aree rurali a elevata reputazione in-centivate da politiche urbanistiche finalizzate a privilegiare la rendita e stimo-late anche dallo sviluppo dei voli low-cost che hanno enormemente intensifi-cato i flussi turistici in tali aree. In che modo le seconde case incidonosullevoluzione del paesaggio? In che modo le amministrazioni locali possonoentrare in contatto con questi soggetti per coinvolgerli in unazione di salva-guardia del territorio ed evitare comportamenti devianti?Antrop (2005) suggerisce che una buona parte delle trasformazioni del territo-

    rio avviene per andare incontro al bisogno di accessibilit che caratterizza lesociet attuali. I territori, come sottolinea Dematteis (1989), si configurano, inmodo crescente, come reti di nodi nelle quali le relazioni (e i relativi flussi)prevalgono sulle caratteristiche essenziali di ciascun territorio. Le esigenze dimobilit della popolazione a scopi insediativi e lavorativi e delle imprese permigliorare la mobilit delle merci generano nuove infrastrutture che, a lorovolta, consentono di realizzare nuovi insediamenti. In un tale processo di pro-gressiva connessione dei territori, i meno accessibili fisicamente, come ad e-sempio quelli montani, sono riusciti a conservare maggiormente le proprie ca-ratteristiche originarie e possono oggi valorizzarle a fini turistici.Se le politiche urbanistiche hanno un impatto diretto sul paesaggio, ancoramolto ridotta la conoscenza degli effetti indiretti che le politiche pubbliche ingenerale e in primo luogo le politiche economiche possono generare. Unodei principali problemi delle politiche pubbliche attuali deriva, infatti, dallaloro settorialit, ossia dallessere pensate in funzione degli effetti sul settorespecifico senza preoccuparsi degli eventuali effetti su altri settori e, pertanto,capita non di rado che tali politiche siano tra di loro in forte contraddizione.

    1.3.2. !rincipi e strumenti per una politica del paesaggio rurale

    Nella Convenzione Europea del Paesaggio vengono date le seguenti defini-zioni:

    politica del paesaggio: [..] la formulazione, da parte delle autorit pub-bliche competenti, dei principi generali, delle strategie e degli orientamen-ti che consentano l'adozione di misure specifiche finalizzate a salvaguar-dare gestire e pianificare il paesaggio;

    obiettivo di qualit paesaggistica: [..] designa la formulazione da partedelle autorit pubbliche competenti, per un determinato paesaggio, delleaspirazioni delle popolazioni per quanto riguarda le caratteristiche pae-saggistiche del loro ambiente di vita

    salvaguardia dei paesaggi: [..] le azioni di conservazione e di manteni-mento degli aspetti significativi o caratteristici di un paesaggio, giustifica-

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    31/158

    25

    te dal suo valore di patrimonio derivante dalla sua configurazione naturalee/o dal tipo dintervento umano; gestione dei paesaggi: [..] le azioni volte, in una prospettiva di sviluppo

    sostenibile, a garantire il governo del paesaggio al fine di orientare e diarmonizzare le sue trasformazioni provocate dai processi di sviluppo so-ciali, economici e ambientali;

    pianificazione dei paesaggi: [..] le azioni fortemente lungimiranti, voltealla valorizzazione, al ripristino o alla creazione di paesaggi.

    Come emerge dalla Convenzione Europea, una politica del paesaggio va benoltre [..] la necessit di difendere e mettere in valore le maggiori bellezzedItalia, naturali e artistiche anche se, come sottolinea Settis3, una mancanzadi una chiara politica del paesaggio e di adeguati strumenti di governance hafortemente compromesso anche i siti di maggiore pregio. Infatti, nel momentoin cui tutto il territorio, anche se con obiettivi di diversi, considerato sottotutela, necessario dotarsi di strumenti in grado di gestire la trasformazione,oltre che di conservare.Ma chi legittimato a definire questi obiettivi? Come garantire il principiodella decisione democratica e al tempo stesso evitare il noto meccanismo dellatragedia dei beni comuni descritto da Hardin (1968)4?Emerge la necessit di individuare, prima di tutto, principi e procedure perstabilire il valore di un paesaggio e, come recita la Convenzione, gli obiettividi qualit paesaggistica dovranno essere formulati dalle autorit competentiinterpretando le aspirazioni delle popolazioni. In tale processo dovranno,

    quindi, essere tenuti in considerazione gli interessi e le aspirazioni dei gruppisociali interni al territorio, di quelli esterni a esso, gli interessi delle genera-zioni future, i pareri (non sempre concordi) degli esperti, le strategie econo-miche e geopolitiche di carattere regionale e nazionale.Il valore del paesaggio pu essere ricondotto alle seguenti categorie: a) fun-zionaleb) esteticoc) simbolicod) culturale(tabella 1.3.2a).Gli aspetti funzionali del valore sono riconducibili agli aspetti economico-produttivi, logistici, ecologici, relazionali.Gli aspetti esteticidipendono dal gradimento delle componenti visive del pae-saggio. Queste, evidentemente, agiscono in modo diverso su diversi gruppi dipopolazione. Come sottolinea Bourdieu, il gusto una combinazione di cono-scenza e piacere, che accomuna e distingue gruppi sociali. Esso dunque di-

    3Come sottolineava Benedetto Croce citato da Salvatore Settis, (Chi salver il paesaggio?LaRepubblica, 27 novembre 2007)4Nel suo famoso articolo su Science, Hardin sottolinea come laccesso libero e la domanda nonvincolata per una risorsa finita genera sovra sfruttamento della risorsa mettendola a repentaglio.Questo avviene perch i benefici dello sfruttamento vengono attribuiti ai privati, ciascuno deiquali motivato a massimizzarne luso, mentre i costi dello sfruttamento sono distribuiti su unnumero pi ampio di individui, ovvero tutti coloro che avrebbero titolo di accesso alla risorsa.

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    32/158

    26

    pende, oltre che da specifiche sensibilit individuali, dal livello di educazione,dal gruppo sociale di appartenenza, dai valori prevalenti in una certa epoca5.Gli aspetti simbolicisono riconducibili a quegli elementi che identificano unpaesaggio con uno specifico territorio e che, dunque, assumono un valore par-ticolare perch sono gli elementi che consentono di riconoscerlo e di comuni-carlo. E questa la funzione del cipresso, della vite e dellolivo nelle campa-gne toscane, dei mulini a vento in Olanda, dei muretti a secco e delle viti nelleCinque terre, delle recinzioni in pietra irlandesi. Anche gli animali possonoassumere caratteristiche simboliche, come la razza Cinta Senese immortalatanei dipinti del Lorenzetti e che oggi viene allevata nei boschi del Senese.Gli aspetti culturali sono, infine, gli elementi che testimoniano la storia elidentit delle comunit che hanno popolato e popolano un certo territorio e

    che, nonostante le trasformazioni, consentono di riconoscere le peculiaritdelle conoscenze, delle pratiche produttive, dei modi di vita, dei valori di talicomunit (Stephenson, 2007).Definire delle qualit del paesaggio da perseguire o tutelare significa, dunque,prendere in considerazione e portare a sintesi tutti questi aspetti nella consa-pevolezza che il compromesso tra di essi richiede una capacit dei decisoripubblici di andare oltre un consenso di breve periodo.

    Tab. 1.3.2a Gli aspetti del valore funzionale del paesaggio

    Fonti del valore funzio-nali del paesaggio

    Descrizione

    Economico-produttivi Gli aspetti economici sono legati alla possibilit di trarre

    dalluso del paesaggio un reddito. Questo riguarda tanto laproduzione di beni tangibili (cibo, fibra, legname) che dibeni intangibili (la quiete, la naturalit e le caratteristichevisive come elementi dellofferta turistica).

    Logistici Gli insediamenti e le infrastrutture viarie regolano i flussidi persone e di cose.

    Ecologici Alcuni elementi del paesaggio (corsi dacqua, siepi, deter-minati ecotipi) hanno funzione ecologica in quanto consen-tono la mobilit delle specie selvatiche o ne favoriscono lariproduzione.

    Relazionali Gli agglomerati insediativi favoriscono le relazioni internea una comunit, cos come le infrastrutture viarie.

    Le politiche per il paesaggio devono, inoltre, garantire principi di intervento esistemi di governance in grado di definire meglio vincoli e libert nella tra-sformazione6. E da sottolineare il fatto che questo comporta lacquisizione e

    5Tempesta (2006) analizza le tipologie di percezione che caratterizzano gli individui, distin-guendole in istintiva, affettiva e culturale, e sottolinea come il giudizio estetico soggettivo di-penda dai livelli di educazione e dalle caratteristiche della comunit di cui gli individui giudi-canti fanno parte.6 In un recente articolo Olwig (2005) sottolinea come la prevalenza, negli istituti giuridici dipaesi diversi, degli aspetti naturali su quelli consuetudinari generi modalit diverse di evo-luzione del paesaggio.

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    33/158

    27

    la condivisione di conoscenze molto pi dettagliate di quanto attualmente nonaccada. Se, ad esempio, le azioni degli agricoltori hanno dei potenziali effettinel cambiamento dei valori del paesaggio, in che modo un decisore pubblicopu introdurre degli strumenti di tutela se non ha unadeguata conoscenza ditali azioni? Mai come in questo caso unadeguata base di conoscenza rappre-senta una base di partenza necessaria. possibile distinguere tre grandi categorie di strumenti di intervento sul pae-saggio: a) i vincoli; b) gli incentivi; c) lazione sul contesto. I vincoli sononorme che stabiliscono ci che lecito e ci che non lo , gli incentivihannoprincipalmente un carattere economico e sono finalizzati a rendere convenien-ti alcune pratiche virtuose, lazione sul contesto agisce sulle premessedellazione: la consapevolezza e la motivazione.

    Mentre i vincoli e gli incentivi sono ampiamente utilizzati e conosciuti, mino-re la conoscenza del contributo che una sistematica azione sul contesto puottenere. Questa riguarda tanto aspetti immateriali come linformazione, laformazione, la comunicazione, la facilitazione, quanto la creazione di infra-strutture materiali che catalizzano altre iniziative. Il ripristino dei borghi rura-li, ad esempio, pu generare una maggiore sensibilit degli imprenditori agri-coli sul paesaggio dando luogo ad azioni individuali volte alla sua valorizza-zione.

    Uno degli strumenti pi importanti che, recentemente, stato introdotto nellepolitiche settoriale, se non altro per il numero di attori sui quali pu agire, ,sicuramente, la condizionalit ambientale7 che si configura come vincolo eincentivo. Questo strumento lega, infatti, i sussidi della PAC al rispetto di al-cune norme di comportamento che contribuiscono a mantenere lambiente e ilpaesaggio rurale e dunque sancisce due principi: a) il sostegno ai redditi non da considerare a prescindere ma una contropartita delle funzioni svoltedallagricoltore per la tutela dellambiente; b) chi inquina paga.Lo strumento prevede, infatti, la decurtazione dei sussidi PAC in proporzionealla gravit della trasgressione delle norme ambientali, del benessere animale,della sicurezza del lavoro, delligiene delle produzioni alimentari, e di normedi buona pratica agricola definite a livello regionale.Proprio queste ultime norme riguardanti le buone pratiche agricole, potrebbe-ro essere la leva per lintroduzione di criteri di miglioramento ambientale. Fa-

    cendo riferimento alla figura 1.3.2a dove i diversi strumenti sono messi in re-lazione con il processo decisionale dellimprenditore agricolo, i vincoli agi-scono sullazione definendo ci che consentito e ci che non consentito;gli incentivi agiscono prevalentemente sulla motivazione in quanto rendonoconvenienti alcune pratiche e stimolano allacquisizione di nuove informazio-ni per la loro attuazione pratica; infine, lazione sul contestoagisce sulle fasipreliminari delle decisioni fornendo informazioni e nuove conoscenze e sti-molando processi di apprendimento. In particolare, gli strumenti di azione sul

    7La condizionalit ambientale una norma introdotta con la Riforma della PAC nel 2005.

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    34/158

    28

    contesto, modificando il quadro conoscitivo e il sistema di valori degli attori,finiscono per ri-orientare i comportamenti con il risultato di un effettivo cam-biamento e hanno il vantaggio di riuscire a coinvolgere non solo i diretti inte-ressati ma anche gli altri attori coinvolti.Questo modello riesce a spiegare perch alcune politiche agricole, cos comesono state condotte sino a oggi, si rivelano inefficaci nel raggiungere obiettividi miglioramento ambientale e paesaggistico. Se, ad esempio, prendiamo lacondizionalit ambientale, soprattutto in una prima fase dellapplicazione ilproblema principale per gli agricoltori stato quello di conoscere le norme.Anche se blande ma in alcuni casi, come nelle zone vulnerabili della diretti-va nitrati, non lo sono per niente la non conoscenza ha determinato dellesanzioni e, conseguentemente, irrigidito le relazioni con la pubblica ammini-

    strazione in soggetti che gi sentivano il forte peso dei vincoli burocratico -amministrativi sul proprio lavoro.

    Fig. 1.3.2a Lazione degli strumenti di politica sul processo decisionale degli imprenditori

    agricoli

    Al contrario, se la novit della condizionalit ambientale fosse stata introdottasecondo una strategia appropriata basata su una giusta dose di comunicazione,

    assistenza tecnica e flessibilit nella definizione e ancor pi nellapplicazionedelle norme, la condizionalit ambientale poteva diventare uno strumento ef-ficace per sviluppare processi di apprendimento sulle pratiche agricole soste-nibili.Un interessante modello di utilizzo integrato dei tre strumenti di politica vienedallOlanda dove lapplicazione delle misure agro-ambientali stata gestitaattraverso la creazione di cooperative agro-ambientali che si sono assunte ilcompito di negoziare, per conto dei loro associati, i livelli di qualit ambienta-le e paesaggistici da perseguire, di concordare norme tecniche appropriati alcontesto e di assistere gli agricoltori nella loro adozione.

  • 7/26/2019 Evoluzione del paesaggio della Valdorcia

    35/158

    29

    Se ritorniamo allottica di analisi delle pi ampie politiche di pianificazioneterritoriale, un tentativo di integrazione di questi tre strumenti (vincoli, incen-tivi e azioni sul contesto) stato perseguito in Toscana. Con lapprovazionedel nuovo Piano di Indirizzo Territoriale (PIT)8 la Regione Toscana affermauna visione delle politiche del territorio come strumento complementare dellepolitiche di sviluppo e sollecita una pi stretta integrazione tra i tre strumenti.Infatti, come dice la relazione introduttiva al PIT, ..entrambi gli strumenti diprogrammazione PIT e PRS (Piano Regionale di Sviluppo) - vanno letti instretta correlazione avendo compiuto, la Regione, la scelta politicamente emetodologicamente strategica di costruire un nesso inscindibile e funzionaletra piani e strumenti di governo del patrimonio territoriale e ambientale della

    comunit regionale da un lato, e piani e programmi di sviluppo sul versanteeconomico, sociale e culturale dallaltro.9Il PIT definisce, dunque, la cornicegenerale allinterno della quale le norme di dettaglio delle amministrazionilocali dovranno agire e, allo stesso tempo, attraverso l "atlante dei paesaggitoscani e la definizione degli obiettivi di qualit paesaggistica, fornisce unquadro conoscitivo di riferimento e di valori per gli agenti che operano sul ter-ritorio.

    1.3.3. Il paesaggio nelle politiche di sviluppo rurale della "oscana

    Il nuovo (CE) n. 1698/2005 definisce le finalit e il campo di applicazione del

    sostegno erogato d