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1 Eva Koťátková Pirelli HangarBicocca IT

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1Eva Koťátková

Pirelli HangarBicocca

IT

2 Pirelli HangarBicocca

Eva Koťátková The Dream Machine is Asleep5 May – 8 October 201715 febbraio – 22 luglio 2018a cura di Roberta Tenconi

Pirelli HangarBicocca

Public Program La mostra è accompagnata da un calendario di conferenze, proiezioni, concerti e visite guidateal fine di approfondire i vari aspetti dell’operadell’artista. Scopri di più sul nostro sito web.

Mediazione CulturalePer saperne di più sulla mostra chiedi ai nostri mediatori culturali nello spazio espositivo.

#ArtToThePeople

Pirelli HangarBicoccaVia Chiese, 2 20126 Milano

OrariDa giovedì a domenica 10.00–22.00Da lunedì a mercoledì chiuso

ContattiTel +39 02 [email protected]

INGRESSO GRATUITO

In copertina: Eva Kot’átková, Stomach of the World, 2017. Video, colore, suono, 44 min 50 sec (still da video)

4 5Pirelli HangarBicocca

Fra le artiste più affermate della sua generazione, Eva Kot’átková ha partecipato negli ultimi anni a importanti mostre internazionali, come la Biennale di Lione (2011), la Biennale di Sydney (2012) e la Biennale di Venezia (2013). Attiva a partire dal 2008, con la sua ricerca approfondisce i modi in cui avviene il controllo sociale sull’individuo e come questo sia presente nel contesto pubblico, dalla vita scolastica fino all’età adulta.

Il linguaggio di Eva Kot’átková rimanda alle esperienze legate alle avanguardie dei primi del Novecento, e in particolare al Surrealismo e al Dadaismo – per i richiami all’indagine del subconscio e per le tecniche impiegate, come il collage e il fotomontaggio – in una ricerca focalizzata sul corpo e la sua relazione con gli oggetti. Ponendosi nella tradizione di artiste che hanno lavorato su tematiche affini, tra cui Lygia Clark (1920–1988) e Louise Bourgeois (1911–2010) – contraddistinte dalla necessità di superare i canoni di una cultura patriarcale in favore di una dimensione femminile legata alla pluralità e alla differenza – Kot’átková approfondisce ulteriormente queste riflessioni per analizzare le disfunzioni della società contemporanea.

Nata a Praga, Kot’átková ha studiato arti visive nella sua città natale e negli anni successivi ha proseguito il proprio percorso artistico attraverso alcune importanti residenze all’estero, tra cui l’ISCP di New York e il Q21 del MuseumsQuartier a Vienna, che le hanno permesso di approfondire pratiche come il video e la performance. L’artista è cresciuta in un contesto dove l’educazione e l’istruzione svolgevano un ruolo primario nel formare il carattere delle persone e in un momento storico

Eva Kot’átková

House Arrest no. 1, 2009-2010. Libri, performance, 180 x 85 x 30 cm

6 7Pirelli HangarBicocca Eva Koťátková

di grande trasformazione per il proprio paese, che dopo la caduta del muro di Berlino del 1989 avviava un processo di messa in discussione degli aspetti fondanti della società ceca. Influenzata da questa realtà, Kot’átková in un primo momento si è interrogata sui sistemi istituzionali e i metodi educativi creando tuttavia opere slegate da un periodo e da una società specifica, e attuando un’indagine sull’aspetto antropologico che le rende universali. In uno dei primi lavori, Sit Straight (2008), semplici strutture in legno richiamano la postura degli alunni durante le ore scolastiche. Nello stesso anno l’artista realizza il video e la performance Walk to School, in cui appare mentre percorre tutti i giorni, e per diversi mesi, il tragitto effettuato per recarsi alla sua scuola primaria nella periferia di Praga.

Successivamente Kot’átková crea opere caratterizzate dal ricorrente utilizzo di strutture di acciaio o in ferro che ricordano la forma di una gabbia e che danno concretezza fisica – come se fossero disegni tridimensionali nello spazio – alle costrizioni psicologiche imposte dalla società. Gradualmente queste diventano parte integrante di complesse installazioni, che includono media diversi tra cui il collage, la scultura e la performance. Per la Biennale di Lione del 2011 Kot’átková realizza Re-Education Machine, opera in cui reimpiega elementi di una vecchia stamperia di Praga in disuso, richiamandone il passato legato alla censura imposta dal governo. Compo- sta da una decina di strutture di ferro, libri e oggetti trovati, Re-Education Machine raffigura il sistema propagandistico come un labirinto arcaico e una macchina disfunzionale. Kot’átková estende i suoi studi sulle istituzioni agli ospedali psichiatrici e nel 2013 realizza per la Biennale di Venezia Asylum, installazione composta da sculture in ferro, ritagli, collage, referti medici,

tutti distribuiti su una piattaforma nera a rappresentare un archivio visivo delle ansie, fobie e visioni di pazienti di vari istituti mentali della Repubblica Ceca. Come spesso avviene nei suoi lavori più recenti, l’artista incorpora nell’installazione azioni dal vivo eseguite da performer.

Il corpo è contemporaneamente uno dei mezzi di indagine di Eva Kot’átková e il soggetto delle sue ricerche. L’uso di oggetti di scena, di costumi e altri strumenti per articolare espressioni non verbali delinea una delle componenti principali del lavoro dell’artista, che afferma: «All’inizio ho creato parti di corpi e oggetti, che ho poi unito in modo che non potessero più esistere gli uni senza gli altri ma divenissero uno scheletro temporaneo».

Se nel suo complesso l’opera di Eva Kot’átková impiega diverse tecniche artistiche come il collage, la scultura, il fotomontaggio, il video, la performance e l’installazione, il suo mezzo espressivo prediletto è il disegno, punto di partenza per la realizzazione di tutte le sue opere. Il suo lavoro si pone spesso a cavallo tra diverse discipline, come la letteratura e il teatro. Forme narrative non-lineari e destrutturate come il sogno o racconti di pazienti psichiatrici danno vita a opere che indagano la frammentazione psichica e corporea. Questa ricerca si avvale anche di un ampio utilizzo di tecniche e convenzioni del teatro e dell’arte della pantomima – come il Teatro Nero (Black Theatre) o il teatro delle marionette, caratteristici della storia e della cultura ceca – per declinare le potenzialità performative del linguaggio.

Pagina seguente: Asylum, 2013. Collage, legno dipinto, metallo, stoffa, gesso, stampe su carta, materiale organico. Veduta dell’installazione e performance, “Il Palazzo Enciclopedico”, 55a Biennale di Venezia, 2013.

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“The Dream Machine is Asleep” è la prima grande mostra in un’istituzione italiana di Eva Kot’átková e presenta una serie di nuove opere realizzate appositamente per l’esposizione insieme a lavori già noti dell’artista, riunendo installazioni, sculture, collage e momenti performativi.

La mostra si concentra su una selezione di opere basate sulla concezione del corpo umano inteso come macchina, un organismo il cui funzionamento necessita di revisioni, momenti di rigenerazione e riposo. All’interno di questa visione, la tematica del sonno assume una valenza centrale, in quanto momento in cui – attraverso i sogni – si creano nuove visioni e mondi paralleli.

Composto da grandi installazioni e sculture, il percorso espositivo si apre con l’opera Stomach of the World del 2017, che attraverso un lungo corridoio labirintico introduce i visitatori nell’immaginario di Eva Kot’átková. Alcune delle opere in mostra fungono da oggetti di scena – attivati da performer in determinati momenti del giorno – mentre altre sono concepite per ospitare diverse attività che coinvolgono i visitatori.

La mostra

Stomach of the World, 2017 (particolare). Materiali vari, dimensioni variabili. Veduta dell’installazione, Belvedere 21, Vienna, 2017. Foto: Johannes Stoll © Belvedere, Vienna

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1 Stomach of the World, 2017

Stomach of the World è proiettato all’interno di un ambiente raccolto e circolare, a cui si accede attraverso una lunga struttura curvilinea in tessuto e metallo le cui forme sembrano alludere a un organo del corpo umano. Per la realizzazione dell’opera l’artista si è ispirata al disegno di un bambino, nel quale il mondo è rappresentato come un apparato digestivo.

Il video è composto da una serie di episodi in cui un gruppo di bambini svolge una sequenza di strani esercizi, accompagnati da una voce narrante fuori campo. Quest’ultima fa delle riflessioni e considerazioni sul corpo e le sue funzioni e al tempo stesso impartisce delle istruzioni: «Respirare in un ambiente chiuso, respirare da un’unica fonte d’aria. Se stai disteso sulla schiena e respiri liberamente, ti mancherà il fiato». I bambini vengono coinvolti in una serie di attività ed esercizi, dapprima all’interno della palestra di una scuola e poi in una discarica a cielo aperto: disegnare per riprodurre una radiografia del proprio corpo; respirare per riciclare l’aria di qualcun altro, articolare per mangiare le parole.

Il video è connotato da un’atmosfera ipnotica, da tempi lunghi e operazioni meccaniche che richiamano le lunghe attese delle procedure burocratiche. La videocamera riprende con un punto di vista esterno e analitico ogni minimo dettaglio degli oggetti e dei corpi che compongono la sceneggiatura.

Attraverso tecniche e linguaggi vicini al teatro, Kot’átková mette in scena, tramite l’immaginario dell’infanzia, le paure e le ansie legate al malfunzionamento interno del corpo umano oltre alle

Stomach of the World, 2017. Video, colore, suono, 44 min 50 sec (still da video)

sollecitazioni esterne che possono creare disagi e difficoltà. L’opera è al contempo un’allegoria del mondo inteso come un apparato digestivo nel quale ciò che mangiamo e consumiamo ci rispecchia, e dove gli scarti continuano ad accumularsi. Stomach of the World rimanda a ulteriori e profondi significati riguardanti questioni sociali e ambientali contemporanee; evoca e guarda al corpo non soltanto nella sua dimensione biologica ma anche come entità sociale e politica.

2 The Dream Machine is Asleep, 2018

Ideata in occasione della mostra in Pirelli HangarBicocca, The Dream Machine is Asleep si configura come un gigantesco letto che si sviluppa su due piani. I visitatori possono accedere al piano superiore, dove sono invitati a sdraiarsi e ad ascoltare,

14 15Pirelli HangarBicocca Eva Koťátková

tramite delle cuffie, storie e sogni, mentre al piano inferiore si trova uno spazio riservato solo ai bambini.

Con The Dream Machine is Asleep Eva Kot’átková esplora i confini tra l’immaginario dell’infanzia e il mondo adulto, proponendo la dimensione onirica come territorio di incontro. La fruizione dell’installazione si differenzia per gruppo di età: al piano inferiore prende forma un “ufficio” per la creazione dei sogni; i bambini e ragazzi che abitano lo spazio danno origine a un archivio di possibili sogni per chi ha perso le proprie capacità oniriche. Al piano superiore, gli adulti possono sdraiarsi come in un vero e proprio letto e provare a sognare stimolati dalle storie immaginate dai più piccoli. Un luogo intimo come il letto diventa uno spazio pubblico dove racconti onirici si manifestano liberamente per dare vita a un inconscio collettivo. Il sogno diventa per l’artista una forma di narrazione alternativa efficace per descrivere la realtà circostante.

Il corpo è concepito come una macchina, altrettanto attiva di giorno e di notte: se nelle ore diurne svolge diverse attività e interagisce con l’ambiente circostante, nelle ore del sonno non si ferma. La macchina continua ciò che ha iniziato durante il giorno, con minuscole differenze, come spiega l’artista: «Cammina senza che le gambe si stanchino, parla senza che nessuno la ascolti, occupa degli spazi che nessun altro vede e osserva il mondo come se potesse funzionare senza dover seguire regole e routine quotidiane».

3 Cutting the Puppeteer’s Strings with Paper Teeth (Brief History of Daydreaming and String Control), 2016

L’opera è un teatro per marionette in cui numerosi burattini appesi a una parete sembrano in attesa di essere attivati e fungono da insolite “quinte”. Realizzata in occasione di Art Basel nel 2016, Cutting the Puppeteer’s Strings with Paper Teeth metteva in scena una rappresentazione teatrale vera e propria, mentre per la mostra in Pirelli HangarBicocca l’artista ha scelto di presentare la struttura del palcoscenico con gli elementi di scena, accompagnata da una voce narrante che rimanda alle azioni e agli accadimenti dello spettacolo originario.

La storia ha come protagonisti tre burattinai che seguono le istruzioni impartite da una voce maschile fuori campo e si re-lazionano con un bambino seduto in silenzio accanto al palco che, nella messa in scena originaria, rappresentava la figura centrale della scena dal momento che lo spettacolo raccon-tava la sua storia. ll testo trasporta lo spettatore nell’imma-ginario di Eva Kot’átková, mettendo in scena diverse forme di manipolazione mediante un linguaggio corporeo – attraverso libertà o costrizione dei movimenti – carico di metafore. Anche in quest’opera, momenti più ludici sono permeati da situazio-ni o immagini disturbanti che portano a riflettere su come il controllo, l’autorità e la violenza fisica e psicologica possono avvenire attraverso modalità ambigue e inaspettate. Nella sua forma statica, Cutting the Puppeteer’s Strings with Paper Teeth si presenta come un’azione ferma nel tempo che apre a diver-se e possibili interpretazioni. Attraverso l’audio e un pieghevole recante il testo della rappresentazione, il pubblico può seguire la storia e immaginare liberamente le azioni sul palco.

Cutting the Puppeteer’s Strings with Paper Teeth (Brief History of Daydreaming and String Control), 2016. Performance, Art Parcours, Basilea, 2016 © Art Basel

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4 Head no.1: Hungry Head (Globus Hystericus), 2018 Head no.2: Busy Head (Hearing Voices Hallucination), 2018 Head no.3: Nervous Head (Insomnia), 2018 Head no.4: Lonely Head (Social Anxiety Disorder), 2018 Head no.5: Curious Head (Overwork), 2018 Head no.6: Trapped Head (Seizure), 2018 Head no.7: Incoherent Head (Schizophrenia), 2018

Heads è una serie scultorea di sette teste realizzate in ferro e i cui tratti estetici possono ricondurre alla pittura metafisica dei primi del Novecento, in cui la rappresentazione figurativa del corpo è evocata da manichini intesi come presenze aliene nel paesaggio urbano.

In Pirelli HangarBicocca, ogni figura suggerisce un diverso stato emotivo e psicologico – come la solitudine o la curiosità – e ciascuna assume una differente posizione all’interno dello spazio. Le sculture sono corredate da oggetti quotidiani quali scarpe o libri che accentuano ulteriormente il loro aspetto antropomorfo. Da semplici sculture, in alcuni momenti del giorno le opere vengono utilizzate da performer, i quali mettono in scena diversi stati d’animo indossando le teste, che diventano delle specie di gabbie o estensioni del corpo.

Con questo lavoro, l’artista dà forma visiva agli aspetti della corporeità che solitamente rimangono più astratti e non hanno concretezza fisica, proseguendo la sua riflessione sulle “trappole” che condizionano l’esistenza umana.

5 Diary no.1 (I-Body or Body of the Others), 2018 6 Diary no.2 (I-Animal), 2018 7 Diary no.3 (I-Machine), 2018

La letteratura svolge un ruolo fondamentale nella pratica dell’artista. Influenzata da scrittori quali Samuel Beckett (1906–1989) e Franz Kafka (1883–1924), Kot’átková utilizza il racconto e la narrazione in molteplici forme: il testo è spesso declinato in forme orali di trasmissione, mentre in altre assume una valenza puramente simbolica. L’artista riflette inoltre su come la narrazione sia un potente strumento istituzionale e politico per modellare, influenzare e orientare il pensiero. Con la mostra in Pirelli HangarBicocca Kot’átková prosegue la propria ricerca su queste tematiche e realizza tre nuove installazioni: un libro verticale, uno disposto

Diaries, 2018. Disegno preparatorio

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orizzontalmente sul pavimento e un leporello da sfogliare. Realizzati nelle dimensioni del corpo umano, gli elementi sono disposti nello spazio espositivo e fungono al tempo stesso da vetrine ed espositori di collage e fotomontaggi realizzati dall’artista: una sorta di diario visivo attraverso cui il visitatore può esplorare e immergersi nell’universo di Eva Kot’átková, in cui ricorrono temi come la relazione fra il corpo e gli elementi circostanti (forze esterne, oggetti, altri corpi), gli animali e la loro condizione di sfruttamento nella società, il sistema sociopolitico inteso come una macchina.

8 Feeding the Cleaning Machine with what Others didn’t Finish, 2018

L’opera mette in scena l’attività quotidiana legata alla pulizia e all’igiene degli spazi comuni che avviene durante le ore mattuti-ne o serali in numerosi spazi istituzionali, come scuole e ospedali. Considerata spesso dalla società come una funzione seconda-ria e di poco valore – svolta in momenti nascosti agli sguardi e deputata a preparare la scena alle “vere” attività –, in questo lavoro essa è invece messa in primo piano. Un gruppo di per-former abita uno spazio circoscritto, concepito come la pianta di un appartamento o di una casa disegnata a pavimento. Sopra la superficie del pavimento è posta una piattaforma che fun-ge da elemento scenico attraverso cui in determinati momenti i performer compiono delle azioni secondo delle coreografie in cui il corpo umano diventa una componente della macchina che contribuisce a mantenere pulito lo spazio espositivo. Con que-sto lavoro l’artista sublima azioni reiterate e monotone per farle diventare parte di un’azione corale come nella danza postmo-

derna, corrente d’avanguardia nata negli Stati Uniti negli anni ’60/’70, in cui movimenti legati alla quotidianità sono impie-gati in coreografie che coinvolgono ballerini non professionisti.

9 Asking the Hair about Scissors, 2018

Elemento chiave delle opere di Eva Kot’átková, la voce si manifesta sia per mezzo di oggetti o registrazioni sia dal vivo come suono prodotto da un corpo. L’installazione è formata da una piattaforma rotonda con una sedia sopra la quale sono sospesi numerosi oggetti, tra cui forbici, coltelli, forchette, cucchiai, ritagli di giornale. Questo palco silenzioso si anima in alcuni momenti del giorno per trasformarsi in un vero parrucchiere per il pubblico. I visitatori sono invitati a sedersi e a farsi tagliare i capelli e al tempo stesso ad ascoltare storie composte dall’artista a partire da stralci di notizie tratte da giornali e legate a forme di violenza corporea. Kot’átková trasforma un’attività comune come la cura del corpo in un contesto fertile per la trasmissione di racconti di fatti reali e di loro possibili rielaborazioni. L’azione del tagliare rimanda inoltre alla pratica del collage, attraverso cui l’artista seleziona e ricompone le immagini in modo quasi chirurgico.

10 Theatre of Speaking Objects, 2012

Per il titolo dell’opera l’artista si è ispirata a degli schizzi realizzati dall’architetto e scenografo ceco Jiri Kroha (1893-1974) raffi- guranti delle rappresentazioni teatrali intitolate “Teatro delle Cose”. Kroha ideò i disegni durante un suo soggiorno in un sanatorio, immaginandosi di animare degli oggetti posti sopra a

Storyteller‘s Inadequacy. Speech organ of Anna, a girl who pronounces words from the middle, 2013. Materiali vari. Veduta dell’installazione e performance, Modern Art Oxford, 2013-14. Foto: Stuart Whipps

24 25Pirelli HangarBicocca Eva Koťátková

Collection of Suppressed Voices, 2014. Acciaio, argilla refrattaria, stampe su carta, cartone, gesso, ceste, legno, dimensioni variabili.Veduta dell’installazione e performance, Frieze, Londra, 2015. Foto: Dawn Blackman

un tavolo attraverso voci provenienti da sotto il tavolo. Ispirandosi alle sperimentazioni di Kroha, Eva Kot’átková concepisce Theatre of Speaking Objects in occasione della Biennale di Sydney del 2012, realizzando alcune performance basate sull’utilizzo di elementi chiave del teatro come palco e pubblico. Tramite tecniche di teatro partecipato come lo psicodramma - in cui sono messi in scena sogni, fantasie e vissuti personali di un gruppo di persone – l’artista coinvolge otto anziani con difficoltà interpersonali e relazionali, che cercano di dare voce ai loro problemi comunicativi attraverso oggetti quotidiani.

In occasione della sua mostra al Kunstverein Braunschweig nel 2013, Kot’átková crea una nuova versione dell’opera in cui l’ele-mento performativo svanisce e gli oggetti diventano predomi-nanti, assumendo una presenza scultorea. L’installazione in Pirelli HangarBicocca è composta da tredici elementi di grandi dimen-sioni posti su altrettanti piedistalli. Gli oggetti sono stati modifica-ti dall’artista, che ha conferito loro caratteristiche antropomorfe come braccia e gambe. Un sistema sincronizzato di luci mette in scena ogni elemento e a turno ciascuno prende vita per raccon-tare una storia diversa. Il pubblico può muoversi liberamente tra le sculture esposte e sentire i loro racconti in diverse lingue; ad esempio quello di un cestino che pronuncia un elenco di paure e fobie oppure un vaso che narra le sue difficoltà a raccontare una storia. Con quest’opera Eva Kot’átková mette in relazione il corpo con l’oggetto materico in un gioco di contrapposizioni spaesanti e imprevedibili, in cui elementi inanimati diventano degli stru-menti attraverso i quali il corpo può superare degli impedimen-ti e prendere voce. L’artista si richiama allo psicodramma e al cosiddetto “Teatro dell’Oppresso” attuando una mediazione – e condivisione delle storie narrate – fra il pubblico e gli oggetti.

Theatre of Speaking Objects, 2012. Oggetti, installazione audio, dimensioni variabili.Veduta dell’installazione, Kunstverein Hamburg, 2017. Foto: Fred Dott

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Anatomical Orchestra, 2014. Materiali vari. Veduta dell’installazione e performance, Schinkel Pavillon, Berlino, 2014

Mostre principali

Eva Kot’átková (Praga, Repubblica Ceca, 1982) vive e lavora a Praga. Ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti e l’Accademia di Arti Applicate di Praga, con soggiorni di studio al San Francisco Art Institute (New Genres Department) e l’Akademie der Bildenden Kunste di Vienna. Nel 2013 ha completato un Dottorato di Ricerca presso l’Accademia di Arti Applicate di Praga (VŠUP). Nel 2007 ha vinto il Jindřich Chalupecký Award, premio assegnato annualmente a giovani artisti della Repubblica Ceca. Nel 2014 le è stato conferito il Dorothea von Stetten Art Prize (Bonn, Germania).

Il suo lavoro è stato presentato presso istituzioni internazionali, tra cui: 21er Haus, Museum for Contemporary Art, Vienna (2017), K21, Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen, Dusseldorf (2017), Museum Haus Esters, Krefeld (2016), Parc Saint Léger, Centre d’Art Contemporain, Pougues-les-Eaux (2016), International Studio & Curatorial Program (ISCP), New York (2016), Fundació Joan Miró, Barcellona (2015), MIT List Visual Arts Center, Cambridge, Massachusetts (2015), Staatliche Kunsthalle Baden-Baden (2014), Schinkel Pavillon, Berlino (2014), Modern Art Oxford (2013), Kunstverein Braunschweig (2013). Ha inoltre partecipato a importanti esposizioni collettive, fra cui: “Paratoxic Paradoxes”, Benaki Museum, Atene (2017), “Triennial: Surround Audience”, New Museum, New York (2015), “Il Palazzo Enciclopedico”, Biennale di Venezia (2013), Biennale di Arte Contemporanea di Mosca (2013), Biennale di Sydney (2012), Biennale di Lione (2011), Biennale di Liverpool (2010).

Image atlas of Johan, a boy who cut a library of the clinic into pieces, 2014. Teca di vetro, ritagli di carta, corde, 140 x 185 x 35 cm

32 33Pirelli HangarBicocca Eva Koťátková

La presente pubblicazione accompagna la mostra “The Dream Machine is Asleep” di Eva Koťátková

Prestatori Kunstmuseen Krefeld, Collection of the Freunde der Kunstmuseen Krefled e.VMeyer Riegger, Berlin/KarlsruheEva Kot’átková

Ringraziamenti Nadja Argyropoulou, Gaia Badioni, Francesco Barcella, Luisa Basiricò, Carmen Baumschlager, Massimo Berardini, Jan Boháč, Francesco Bussi, Giorgina Cantalini, Nicole Colombo, Roberto Dipasquale, Luigi Fassi, Francesca Fedeli, Alessandro Ferrari, Francesca Girardi, Giulia Grappoli, Anna Himmelsbach, Magdalena Holzhey, Cristina Hong, Tommaso Isabella, Kacha Kastner, Sebastian Koehler, Petr Koťátko, Dana Koťátková, Dominik Lang, Mariagiulia Leuzzi, Alessandro Longoni, Michele Maddalo, Michele Mosca, Lino Nobili, Malvina Panagiotidi, Fabio Pavesi, Nadine Pfessdorf-Raif, Roberta Perego, Johannes Post, Laura Rametti, Anna Ročňová

Per la loro partecipazione all’opera The Dream Machine is Asleep, si ringraziano le classi quarte e quinte delle scuole primarie I.C.S. Ciresola e I.C. “Sandro Pertini” di Milano

Testi a cura di Lucia Aspesi, Fiammetta Griccioli

Comunicazione visivaLeftloft

EditingBuysschaert&Malerba

Per tutte le immagini: courtesy dell’artista, Meyer Riegger, Berlin/Karlsruhe e Hunt Kastner, Praga

Finito di stampare: gennaio 2018

Pirelli HangarBicocca

General ManagerMarco LanataOperations ManagerPaolo Bruno Malaspina

Direttore Artistico Vicente TodolíCuratore Roberta TenconiAssistente Curatore Lucia AspesiAssistente Curatore Fiammetta GriccioliPubblicazioni Vittoria Martini

Programmi Culturali e Istituzionali Giovanna AmadasiProgetti Educativi Laura ZoccoMusic and Sound Performance curator Pedro Rocha

Responsabile Comunicazione e Ufficio Stampa Angiola Maria GiliUfficio Stampa e Comunicazione Digitale Alessandro CaneComunicazione Francesca Trovalusci

Sviluppo e Relazioni IstituzionaliIlaria Tronchetti ProveraSviluppo PartnershipFabienne BinocheOrganizzazione Eventi e BookshopValentina Piccioni

Responsabile di ProduzioneValentina FossatiResponsabile AllestimentiMatteo De VittorResponsabile Allestimenti Cesare Rossi

RegistrarDario Leone

35Eva Koťátková

1 Stomach of the World [Stomaco del mondo], 2017Video, colore, suono, 44 min 50 secInstallazione, materiali vari, metallo, tessuto, legno, oggettiDimensioni variabili, Ø 600 cmCourtesy dell’artista 2 The Dream Machine is Asleep

[La macchina dei sogni è addormentata], 2018Installazione, materiali vari, legno, metallo, oggetti, mobili, carta, performance370 x 1000 x 800 cmCommissionata e prodotta da Pirelli HangarBicocca. Courtesy dell’artista 3 Cutting the Puppeteer’s Strings

with Paper Teeth (Brief History of Daydreaming and String Control) [Tagliare i fili del burattinaio con denti di carta (Breve storia di sogni ad occhi aperti e controllo dei fili)], 2016Materiali vari, marionette, palcoscenico, suonoDimensioni variabiliKunstmuseen Krefeld, Collection of the Freunde der Kunstmuseen Krefled e.V 4 Head no.1: Hungry Head (Globus

Hystericus) [Testa n.1: Testa affamata (Bolo isterico)], 2018Metallo, oggetti vari130 x 130 x 130 cm

Head no.2: Busy Head (Hearing voices hallucination) [Testa n.2: Testa impegnata (Ad ascoltare allucinazioni di voci)], 2018Metallo, oggetti vari240 x 150 x 150 cm

Head no.3: Nervous Head (Insomnia)[Testa n.3: Testa nervosa (Insonnia)], 2018Metallo, dieci materassi150 x 90 x 90 cm

Head no.4: Lonely Head (Social Anxiety Disorder) [Testa n.4: Testa solitaria (Disturbo da ansia sociale)], 2018Metallo, oggetti vari230 x 100 x 150 cm

Head no.5: Curious Head (Overwork) [Testa n.5: Testa curiosa (Superlavoro)], 2018Metallo, oggetti vari 200 x 130 x 130cm

Head no.6: Trapped Head (Seizure) [Testa n.6: Testa intrappolata (Crisi)], 2018Metallo, oggetti vari 2 parti: 90 x 40 x 40 cm e 220 x 40 x 40 cm

Head no.7: Incoherent Head (Schizophrenia) [Testa n.7: Testa incoerente (Schizofrenia)], 2018 Metallo, oggetti vari 2 parti: 240 x 100 x 100 cm e 140 x 50 x 100 cm

Tutte le opere sono commissionate e prodotte da Pirelli HangarBicocca. Courtesy dell’artista 5 Diary no.1 (I-Body or Body of the

Others) [Diario n.1 (Io-Corpo o Corpo degli altri)], 2018Installazione, materiali vari, metallo, legno, vetro, carta, collage 230 x 297 x 170 cm

6 Diary no.2 (I-Animal)[Diario n.2 (Io-Animale)], 2018Installazione, materiali vari, metallo, legno, vetro, carta, collage 230 x 164 x 948 cm 7 Diary no.3 (I-Machine)

[Diario n.3 (Io-Macchina)], 2018Installazione, materiali vari, metallo, legno, vetro, carta, collage 139 x 330 x 230 cm

Tutte le opere sono commissionate e prodotte da Pirelli HangarBicocca. Courtesy dell’artista

8 Feeding the Cleaning Machine with what Others Didn’t Finish [Nutrire la macchina delle pulizie con ciò che gli altri non hanno finito], 2018Installazione, materiali vari, legno, strumenti per la pulizia, performanceDimensioni variabiliCommissionata e prodotta da Pirelli HangarBicocca. Courtesy dell’artista

9 Asking the Hair about Scissors[Chiedere ai capelli delle forbici], 2018Installazione, materiali vari, piattaforma, sedia, forbici, coltelli, forchette, cucchiai, carta e ritagli di giornale, performanceDimensioni variabili, Ø 300 cmCommissionata e prodotta da Pirelli HangarBicocca. Courtesy dell’artista 10 Theatre of Speaking Objects [Teatro degli oggetti parlanti], 2012Oggetti, installazione audioDimensioni variabiliCourtesy dell’artista e Meyer Riegger, Berlin/Karlsruhe

Performance ogni giovedì, venerdì, sabato e domenicaScopri il programma dettagliato su hangarbicocca.org

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Entrata della mostra “The Dream Machine is Asleep”

Navate

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Pirelli HangarBicocca è una fondazione no profit nata a Milano nel 2004 dalla riconversione di uno stabilimento industriale in un’istitu-zione dedicata alla produzione e promozione di arte contemporanea.

Luogo dinamico di sperimentazione e ricerca, con i suoi 15.000 metri quadrati è tra gli spazi espositivi a sviluppo orizzontale più grandi d’Europa e ogni anno presenta importanti mostre persona-li di artisti italiani e internazionali. Ogni progetto espositivo viene concepito in stretta relazione con l’architettura dell’edificio ed è ac-compagnato da un programma di eventi collaterali e di approfon-dimento. L’accesso allo spazio e alle mostre è totalmente gratuito e il dialogo tra pubblico e arte è favorito dalla presenza di mediatori culturali. A partire dal 2013 Vicente Todolí è il Direttore Artistico.

L’edificio, un tempo sede di una fabbrica per la costruzione di lo-comotive, comprende un’area dedicata ai servizi al pubblico e alle attività didattiche e tre spazi espositivi caratterizzati dalla presen-za a vista degli elementi architettonici originali del secolo scorso: lo Shed, le Navate, e il Cubo.

Oltre alla presentazione di mostre ed eventi, Pirelli HangarBicocca ospita l’installazione permanente e site-specific di Anselm Kiefer I Sette Palazzi Celesti 2004-2015, realizzata in occasione dell’aper-tura dello spazio espositivo.

Sponsor tecnici

3 Pirelli HangarBicocca

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