Eureka n. 2 - Anno scolastico 2008/2009

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Primi Nazionali! La classe II G premiata dal Presidente Napolitano per il concorso “Il Coraggio delle Donne” Liceo Classico Romagnosi 2008/2009 - N.2 Il futuro del passato Diritti Umani 10 Il Romagnosi si è aggiudicato il primo premio del Concorso nazio- nale “Il coraggio delle donne” realizzando un video, un TG DONNA, curato dalla II G, che è sta- to premiato il 7 marzo al Qui- rinale. La I G si è aggiudicata il primo posto nel concorso “Pari o Dispari” promosso dalla Provin- cia di Parma con il video “Paternità e maternità, percezioni, esperienze, stereotipi”. Bravi ragazzi! Il video è disponibile all’indirizzo youtube.com/tgRomagnosi p. 2 p. 3 p. 5 p. 6 p. 9 p. 10 p. 12 p. 16 p. 18 p. 19 p. 20 p. 22 p. 24 Editoriale Un mese nel bene e nel male Gaza: vivere e morire Maratona fra i diritti Ambiente Omosessualità e società Donna Auschwitz Interviste Gioco Musica Recensioni Creattiviamoci Indice Restiamo Umani A 60 anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo 4 La pace a Gaza I Diritti delle donne 12

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Secondo numero del nostro giornalino studentesco.

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Primi Nazionali!

La classe II G premiata dal Presidente Napolitano

per il concorso “Il Coraggio delle Donne”

Liceo Classico Romagnosi

2008/2009 - N.2Il futuro del passato

Diritti Umani

10

Il Romagnosi si è aggiudicato il primo premio del Concorso nazio-nale “Il coraggio delle donne” realizzando un video, un TG DONNA, curato dalla II G, che è sta-to premiato il 7 marzo al Qui-rinale. La I G si è aggiudicata il primo posto nel concorso “Pari o Dispari” promosso dalla Provin-cia di Parma con il video “Paternità e maternità, percezioni, esperienze, stereotipi”. Bravi ragazzi!

Il video è disponibile all’indirizzo youtube.com/tgRomagnosi

p. 2p. 3p. 5p. 6p. 9p. 10p. 12p. 16p. 18p. 19p. 20p. 22p. 24

Editoriale Un mese nel bene e nel maleGaza: vivere e morireMaratona fra i dirittiAmbienteOmosessualità e societàDonnaAuschwitzInterviste GiocoMusicaRecensioniCreattiviamoci

Indice

Restiamo Umani

A 60 anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo

4

La pace a Gaza

I Diritti delle donne

12

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Nero: basta un clic e tutto diventa colorato. Ora dicena: dopo la solita ‘sigletta’, notizie dal mondo.Solito stesso rito. Politica, siamo gentili echiamiamola così: ai politici non si chiede nulla, loroparlano, parlano, dicono quel che vogliono, senzadomande, senza smentite alle loro bugie, diconoquello che noi pensiamo, però non ce lo chiedono.Noi pensiamo? Se la risposta è sì, chiediamociperché, al limite della ragione, concediamo aipolitici, il privilegio di decidere della nostra vita epersino della nostra morte. Non si fa più nulla indifesa dei propri diritti, della propria costituzione,non ci si preoccupa che non sarà più possibile unosciopero in difesa dei nostri diritti che non potremopiù rivendicare qualora ci svegliassimo dal nostrosonno, dal nostro insaziabile appetito di nulla,accorgendoci che abbiamo fame di libertà e giustizia.Se la risposta è no posso capire la nostra deriva, manon il perché ce la infliggiamo. Arriva il secondo.Violenza: un fiume di violenza, si uccide, si stupra esi cela tutto dietro il problema degli immigrati.Perché loro ci dicono che noi odiamo gli immigrati,però con il privilegio di poterci non definire razzisti.Sono la causa di tutti i nostri mali o forse sono lacausa per cui i nostri mali non sono in prima paginae le vere cause o i loro responsabili non vengonoindividuati? In compenso abbiamo quello chevolevamo no? Le ronde legali. Il caos. La possibilitàdi difendersi da soli. Piccolo bruciore di stomaco,non preoccupatevi non è la vostra coscienza, avreteingurgitato troppo velocemente l’ultimo boccone.Ma c’è spazio per il dessert: qualche parola diqualche vip, Veramente Impossibilitati a Pensare,‘strabordanti’ del proprio ego e della loroimportanza. Se è stato smarrito qualche gattino cisarà certo un servizio anche per lui, in modo chepossiamo guardarci i titoli di coda e digerire consollievo se la piccola bestiola è al sicuro, se no,ahimè, ci toccherà rimanere in pena per la sua sorte easpettare il prossimo spettacolo, pardon, telegiornale.Un piccolo consiglio per l’uso: spegnete quelloschermo: è TUTTO finto, costruito. La realtà, al suostato naturale e non virtuale, può essereenormemente migliore e gratificante. Se non visembra così cambiamocela, però smettiamo dicercare verità dentro una scatola per perderci inquesta ricostruzione fittizia e anche recitata malee dimenticarci di vivere davvero.

Martina Rossetti

UN OCCHIO SULMONDO

DA UNA SCATOLAREDAZIONE

Elisabetta BariliAlice BerzieriLorenzo Fava

Thomas GalvaniDaniela GuzunMarta Legnini

Benedetta RonchiniLino Tropeo

Valentina VighiMaria Olivia Curti

Nicol MordacciLisa Quaggio

Edoardo De NardisIrma Gatti

Martina PezzaliMarta QuarantaBeatrice Rossi

M. Clara SalvatoriFederica Zara

RESPONSABILIJacopo Rasmi

Martina RossettiAdriano Farina

Francesco PaterliniDOCENTI

REFERENTICristina Quintavalla

Mariano VezzaliRosanna Spadini

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3UN MESE NEL BENE E NEL MALE

" VIVA LA COSTITUZIONE! "In chi ancora non si rassegna al trionfodell’avaspettacolo e del qualunquismo, gli ultimisviluppi della vita politica nazionale, inparticolare la gestione del caso Englaro, hannosuscitato parecchie perplessità, soprattuttoriguardo allo stato di salute della democrazia. Leingerenze della chiesa che, per bocca di vescovie cardinali vari, lancia ultimatum e condanne neltentativo di delegittimare una sentenza giuridicadi uno stato autonomo e laico e di negare lalibertà di scelta ad un suo cittadino. L’interventodi un ministro, rappresentante del potereesecutivo, che, seguendo l’esempio delleistituzioni ecclesiastiche, minaccia una clinicapubblica affinché questa non attui la decisionedel potere giudiziario. Ma soprattutto ladecisione del governo, non priva di sospetti dipopulismo, di intervenire precipitosamente nellaquestione e di proporre un decreto leggecontrario ai principi democratici (quello dellaseparazione dei poteri) e ai diritti inalienabilidell’individuo (quello di libera scelta). Mentresulle prime pagine dei quotidiani si consumavatale scempio, il popolo italiano sprofondato nellesue poltrone mostrava una preoccupanterassegnazione e un’accettazione passiva. Lascelta del presidente Napolitano di non firmare ildecreto governativo e di denunciarnel’incostituzionalità ha segnato un momento disvolta ed ha suscitato opposte risposte. Da unaparte quella del premier Silvio Berlusconi che,sostenuto dalla maggioranza, ha replicato che ènecessario chiarire chi comanda e diconseguenza modificare la costituzione, accusatadi essere filosovietica. Dall’altra quella, solarema risoluta, della gente italiana che ha scelto dicompromettersi scendendo nelle piazze persostenere la costituzione ed il suo difensore,Giorgio Napolitano. Tanti i messaggi di stima edi ringraziamento rivolti al presidente, assurto asimbolo della lotta contro l’attuale stato

comatoso della democrazia. Tanti i cartelli e glislogan pro­costituzione che hanno colorato lemanifestazioni. “Viva la costituzione!”: questo ilgrido con cui un anonimo spettatore ha accoltol’arrivo di Napolitano ad uno spettacolo presso ilteatro S Carlo di Napoli. “Viva la costituzione!” è ilsolo grido di chi si riunisce attorno al propriopresidente in difesa dei valori e dei diritti su cui lanostra repubblica si fonda. La gente che non accettai metodi da regime velato e populista, la gente che siricorda del proprio diritto e dovere di esser soggettoattivo nello stato, la gente che non si rassegna allapolitica dei palazzi, la gente che si riconosce neiprincipi della costituzione: questa l’eredità piùpreziosa che, per vie traverse, ci lascia Eluana.

Jacopo Rasmi

La redazione, a causa del numero elevato di articoli pervenuti, ha dovuto effettuare una selezione. Gli articoli nonpubblicati verranno esposti su una bacheca e saranno reperibili sul sito www.eurekaromagnosi.org.

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4 UN MESE NEL BENE E NEL MALE

31 dicembre, Roma, durante una grande festa dicapodanno promossa dal comune un ragazzoitaliano poco più che ventenne violenta unacoetanea. 22 gennaio, Guidonia, una giovanecoppia viene assalita da un gruppo di rumeni: luiviene pestato e chiuso nel bagagliaio dell’auto, leiviene stuprata a turno dagli assalitori. Un gruppodi adolescenti, tra i quali un tredicenne, nelbresciano abusa di una coetanea dopo averlastordita con l’alcool. 16 febbraio, Milano, unacolombiana di 21 anni all’uscita della discotecaviene sequestrata e violentata da un nordafricano. Una lunga serie di abusi che si susseguequotidianamente sulle pagine dei quotidiani e chesi impone come argomento centrale del dibattitopolitico degli ultimi tempi. La notte diS.Valentino segna la svolta: due stupri a danno diragazze adolescenti, uno in un parco romano permano di una coppia di rumeni (in seguito accusatidi un’altra violenza contro una donna di 42 anni),l’altro compiuto da un tunisino a Bologna in unquartiere periferico. Il clamore mediatico spingeil governo, che si era costruito in campagnaelettorale un’immagine di paladino dellasicurezza, a varare con urgenza un DDL. Tra unabarzelletta e l’altra la maggioranza, capitanata dalpremier, decide di non concedere i domiciliariagli accusati di reati sessuali, sdogana le ronde diprivati, sancisce il patrocinio legale gratuito perle vittime (senza però stanziare i fondi necessari).Nel frattempo esser donna torna ad esser unpericolo, come scrive Natalia Aspesi. Oltre legrida, le leggi e le dispute parlamentari c’è unadonna che sta smarrendo la propria autonomia, lapropria libertà, la fiducia in sé e negli altri. Ognisicurezza si distrugge di fronte a quei corpifemminili violati crudelmente, brutalizzati, feritinel profondo dell’intimità, colpiti nelladebolezza. Corpi, il cui possesso si contendonodue fazioni: da un lato i violentatori, dall’altro iprotettori (quelli delle ronde, quelli dellesprangate contro gli immigrati per rappresaglia,quelli che urlano: “Bastardi! Così imparate astuprare le ‘nostre’ donne!”. Una contesa chediviene per il governo una questione di consenso:un fatto nemmeno troppo mascherato dalmomento che il premier, senza smentire la suaanima populista ed opportunista, dichiara che,

nonostante un calo di reati, sono stati presiprovvedimenti per placare il clamore popolare. Ladonna diviene oggetto da possedere, da dominare, dasottomettere. Così lo stupro diventa reato contro lamoralità pubblica e il buon costume, contro unapubblica proprietà, prima che reato contro lasicurezza e la libertà individuale. Tra minacce,violenze e promesse di protezione si configurainnanzitutto un problema sociale, una questione digenere, emerge un’attitudine maschile violenta,possessiva e rancorosa nei confronti della donnaprofondamente radicata nel popolo della penisola (lagrande maggioranza degli abusi avviene in ambientedomestico per mano di conoscenti). Una verità spessotaciuta, un problema scomodo e difficile che finoranon si è voluto risolvere.Italiano? Tunisino? Rumeno? Maschio.É soprattutto dal cambiamento di questa mentalità,dall’affrontare apertamente la questione senza paure,che si potrà migliorare la situazione delle violenzesulle donne. Poi si potrà seriamente pensare dipredisporre forze dell’ordine (finora assaipenalizzate) in difesa della sicurezza femminile.

Jacopo Rasmi

IL CORPO VIOLATOLa donna: oggetto di contesa tra stupratori e protettori

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RESTARE UMANI.Manifestare indignazionee sostenere i diritti umaniviolati in tutti i conflitti

lontani e vicini.RESTIAMO UMANI è laparola d'ordine impressa

sugli striscioni deimanifestanti pacifisti.

È pretendere, per noi pergli altri, la realizzazionecompiuta in pienezza ed

integrità della proprianatura.

Anita Ronchini

RESTIAMO UMANI

Jasmine Salamè Younis ha il padrepalestinese, la madre argentina, diorigini spagnole. Jasmine peraltroha passaporto israeliano ed ècittadine italiana. Capelli riccioli elunghi, come quelli delle donnearabe, ma chiari, pelle avorio,occhi azzurri.La sua esistenza è simbolo diincontro, di dialogo, di pace. "Finda piccola trascorrevo le vacanzead Ara ­ racconta Jasmine­ unpaese arabo nello stato di Israele,vicino a Nazareth, dove tuttoraabita la famiglia di mio padre.Conloro mi sono sempre sentita a mioagio, accettata e rispettata perquello che ero. Solo crescendo misono resa conto della diversitàdelle nostre vite: Qualche anno fa

ho visto il muro che divide laCisgiordania da Israele: è statol'inizio della mia presa dicoscienza del conflitto. Hoiniziato a notare la presenza dimilitari armati ovunque e ladivisione tra i due popoli checonvivono.E' evidente lasofferenza della gente che vivenelle zone occupate e la grandesolidarietà nei loro confronti.Oggi guardando i telegiornalimi vengono in mente le loroparole. La mia ingenuasperanza è che il mondo ascoltile voci di coloro, ebrei epalestinesi, che vogliono lapace"­ conclude Jasmine. Lei èsimbolo del nuovo mondo,senza frontiere. Ha una mente

aperta, che le permette di capirediverse tradizioni e culture, ed èlibera nel giudizio. La sua vitaincarna un grande messaggio diaccettazione del diverso. Sierigono molti muri, ma spesso lastoria, privata o collettiva,provvede ad abbatterli, come nelcaso di Jasmine.

Il cammino della vita conduce alla pacePiombo Fuso e oltre...

Dopo i bombardamenti a Gaza, e malgrado essi, in Medio Oriente si sta muovendo qualche cosa: l'avvio di un dialogo fra U.S.A. eSiria, un nuovo governo palestinese di coalizione tra Hamas e Al Fatah, la prospettiva delle elzioni presidenziali in Iran, con la

sperabile vittoria dei moderati di Khatami...Forse anche la grande storia si orienta verso la pace, imitando quello che spesso accade in piccole ma significative storie personali

come quella qui di seguito.

La Pace che nasce dai DirittiIl Diritto degli uni di vivere serenamente, il Diritto degli altri a una patria..."Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale, nelquale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possanoessere pienamente realizzati...""Nè uno stato nè un gruppo, o un individuo abbiano il diritto diesercitare un'attività o compiere degli atti miranti alla distruzione deidiritti e delle libertà in essa (nella Dichiarazione) enunciati"

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In memoriam iuris universalis

Sessant’anni fa nasceva il Mondo. Dalla nebbia densa di due guerre mondiali, dal giro di boa delle ideo-logie, dal gelido vento dell’irruenza bellica. Si diede una Costituzione, o meglio, si diede un’etica. Dalle mani di Eleanor Roosevelt si sro-tolarono i 30 articoli che si voleva-

Impossibile non rendersi conto di qualcosa che stona: che fine ha fat-to, oggi, questo “diritto universale e cosmopolitico” di kantiana me-moria? Tira una brutta aria. Man-

In America latina sacche di illega-lità stanno per scoppiare e river-sarsi sull’Amazzonia, sui bambini sfruttati, sulla memoria dei desa-parecidos, sui campi di coca che alimentano il commercio mondia-le, sugli schiavi moderni di un in-ferno che non accenna a finire.

E il mondo tace.

Tace, perché non ha niente da dire. Muto. La bellezza dei suoi sogni s’è sciolta.

no porre alla base della futura coe-sistenza pacifica sulla Terra. Erano basi liquide, e fondate su principi astratti. “Il futuro appartiene a co-loro che credono nella bellezza dei propri sogni”, dichiarò la “First lady of the world”, come la definì Truman, alle Nazioni Unite. Era il

1948. Nasce “la famiglia umana”, come è definita nel preambolo: ciò che fino a quel momento era sta-to deportazione, colonizzazione, sfruttamento ed arbitrarietà ven-ne sancito come illegale. Divenne base per “libertà, giustizia e pace nel mondo” (ibidem).

Le prigioni del Sud-Est asiatico traboccano di torture, di confes-sioni estorte nei decenni, di con-dizioni disperate, in Cina si muore per molto meno della sentenza di un giudice, a Guantanamo le tute arancioni dei detenuti traspirano soprusi subiti che nessun uomo co-nosce.

E il mondo tace.

In Russia rinasce il dispotismo as-soluto e monocratico, un fascismo che tenta di cancellare i dissidenti (tra l’altro tutti assolti al processo per l’assassinio di una delle poche voci libere di questi anni, Anna Politovskaja), condanna e assolve, incarcera e libera a proprio piaci-mento, in Cecenia, in Ossezia, in Abkhazia.

E il mondo tace.

Art.3 - “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla si-curezza della propria persona”

Art.5 - “Nessun individuo potrà essere sottoposto a trattamen-ti o punizioni crudeli, inumane o degradanti.”

Art.4 - “Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schia-vitù o servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.”

Art.9 - “Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arre-stato, detenuto o esiliato.”

Art. 6 - “Ogni individuo ha di-ritto, in ogni luogo, al ricono-scimento della sua personalità giuridica.”

Art. 7 - “Tutti sono eguali dinan-zi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad un’eguale tutela da parte della legge...”

cano molte firme all’appello, su troppi focolai di ingiustizia si con-tinua a gettare benzina. I bambini dell’Africa continentale piangono nel vedere i loro genitori

morire sotto i morsi del colera, con politicanti perversi che s’atteggia-no a nuovi Giugurta, o Annibale, Erodi contemporanei, mentre l’in-flazione nel loro paese galoppa.

E il mondo tace.

Dario Sabbioni

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MARATONA TRA I DIRITTI

Art. 13Evidenzia oggi una sicurainadeguatezza di fronte ai grandimutamenenti sociali intervenuti alivello internazionale con lecrescenti masse di diseredatiprovenienti dal terzo mondo chepremono sulle frontiere dei paesiricchi. L'esrcizio della libertà dimovimento è qui solo laconseguenza di altre libertà negate,quali quella di avere un lavoro euna vita dignitosa come stabilitodagli art. 23, 24, 25 della stessaDichiarazione; neanche nei paesiospiti (perlopiù UE e NordAmerica) è data piena attuazione aidiritti fondamentali dell'uomo..

Susanna Valloni III E

Art. 13Da qui si dipartono due correnti dipensiero: coloro che sostengono un’idea distato aperto, quindi contrari alle frontiere ecoloro che sono favorevoli. Nasce così ilproblema “frontiere si, frontiere no”.Questa discussione aveva già luogo nel‘700 quando, complici le due grandirivoluzioni (americana e francese), avvieneun cambiamento di mentalità che porta lecorrenti filosofiche europee a sostenerenuove idee di democrazia e universalità asfavore dei dispotismi assolutistici e delleidee di diversità fra gli uomini: ad esempioKant sottolinea che ogni uomo ha nondiritto di accoglienza ma diritto di visita inogni luogo della superficie terrestre che,non essendo infinita ma sferica, porta gliuomini a stare l’uno di fianco all’altro e asopportarsi. Invece il filosofo indiano Sensostiene che bisogna mantenere le singoleidentità nazionali perché, viste le diversitàdi cultura, religione,obbiettivi socio­economici, l’imporre altre cultureporterebbe a discordie e scontri tra gruppi.

Biolzi Annalisa, Macolino Alex, RizzoliFrancesco, Tarana Sofia IID

Art.25L'animale adulto ha dimenticato non solola bellezza del gioco, ma anche del sapere,ha dimenticato che il bambino cresciutonella e con la violenza potrà superare itraumi fisici e psicologici della guerra solocon il diritto all'istruzione, perchè solol'istruzione lo porterà ad interrompere lascia di sangue, ad abbandonare la vendettae ad iniziare a ricostruire un mondomigliore.

IV E

I trenta articoli di cui si compone la Dichiarazione sanciscono i dirittiindividuali, civili, politici, economici, sociali e culturali di tutti gli uomini:l’apparente difficoltà del momento attuale a proseguire la loro realizzazionepratica non deve indurre a smettere di chiedere la loro applicazione, anche seil futuro verso il quale sono proiettati dovesse risultare estremamenteremoto. Gli stati e le organizzazioni internazionali devono continuare aconsiderare questa dichiarazione come il modello di tutte le possibilicostituzioni.

II FArtt.3 ­ 5La pena di morte, considerata findall'antichità classica la regina dellepene, costituisce al giorno d'oggi unadelle più evidenti violazioni dei dirittipresenti nella DichiarazioneUniversale del 1948, dove sonopresenti ben due articoli, il terzo e ilquinto, i cui obiettivi sono la tuteladella vita e l'abolizione di ogni generedi tortura ai danni dell'individuo.Analizzando storicamente il concettodi pena di morte, la validità di questostrumento punitivo, quanto maibarbaro e disumanizzante, si colloca amio avviso, in quella sfera tribale esacrale del diritto, laddove l'uccisione,fortissima espressione del più ferinodesiderio di vendetta , rappresentava lostatus quo, analogamente a quantoaccadeva nella religione olimpica conil sacrificio di vittime, volto a placarel'ira degli dei.

Paolo De Biasi

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MARATONA TRA I DIRITTIArt. 14

Spesso accade che l’asilo politico venga accordato a criminali piuttosto che a vittime di reali persecuzioni politiche.L’attualità diquesti giorni ce lo dimostra con l’esempio di Cesare Battisti, terrorista condannato all’ergastolo in Italia, ora scappato in Brasile eprotetto lì come perseguitato politico. Nel nostro Paese invece, vengono rifiutati coloro che cercano rifugio da regimi che violano i

diritti fondamentali dell’individuo, basta ricordare le vittime di guerre civili africane che richiedono protezione, ma questa viene loronegata ed essi vengono così considerati solo immigrati clandestini.

Secondo l’articolo 14 della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo ogni persona ha la possibilità di chiedere sostegno e rifugio seperseguitato per ragioni politiche, culturali, religiose. Questo dovrebbero ricordare tutti gli Stati prima di accordare o negare asilopolitico, facendo un’analisi singola di ogni individuo, evitando inutili polemiche o contese. Ma per ora, così non è. “Paese che vai,

asilo politico che trovi”.

D’orlando Manuela, Pallone Vanessa, Poerio Valeria, Zanoni Giulia IIDArt. 9Con l’insediamento a presidente degli Stati Uniti d’America di BarackObama, i media di tutto il mondo hanno focalizzato la loro attenzionesulla base militare di Guantanamo, sull’isola di Cuba. Qui vengonotuttora rinchiusi tutti coloro che sono anche solo sospettati di esserecollegati a cellule terroristiche. Nel 2002 l’amministrazione Bush avevadato vita ad un sistema di tribunali militari per giudicare presuntiterroristi, per i quali non doveva valere l’articolo 9 poiché, sempresecondo Bush, si collocavano al di fuori delle garanzie previste dalleConvenzioni di Ginevra (Diritto internazionale umanitario). Questoapproccio fu rigettato dalla Corte Suprema nel 2006. Il Congressorispose varando il “Military Commissions Act” che, nella sostanza,recepiva la tesi dell’ Amministrazione. Il 12 Giugno 2008 la CorteSuprema decretò l’incostituzionalità della suddetta tesi sostenendo che isospettati di terrorismo a Guantanamo Bay hanno il diritto di ricorrerepresso le (ordinarie) corti federali contro la loro detenzione. Inconclusione possiamo sperare che questa sia solo la prima di una lungaserie di vittorie ottenute contro il pregiudizio e l’ indifferenza neiconfronti di quei diritti che tutti gli uomini acquisiscono nell’istantestesso in cui vengono al mondo.

ID

La redazione ha effettuato una selezione delle molteplici analisi proposte dalle varie classi. Gli articolinon pubblicati verranno esposti all'interno di una mostra sulla Dichiarazione universale dei dirittidell'uomo e i testi completi saranno reperibili sul sito: www.eurekaromagnosi.org

Art. 12Si esprime a tutela della "vita privata" della persona; esso tratta cioè, proprio di ciò che dell' individuo (dallatino "in­divido") è indivisibile e inviolabile. Si sancisce quindi che esiste per ogni uomo una dimensionepersonale che deve essere difesa da qualsiasi genere di "interferenze o lesioni". Fino a dove uno statodemocratico di un paese civile può spingersi per garantire la sicurezza dei propri cittadini?

Enrico Liaci IIIF

RESTIAMO UMANIA sessant'anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo...

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Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi halanciato la “nuova” scommessa italiana: ILNUCLEARE. Ha addotto sostanzialmente tremotivazioni : in primo luogol'approvvigionamento autonomo di energia (inrealtà il nucleare ricoprirebbe il 20% deiconsumi in quanto produce solamente energaelettrica).Come seconda motivazione hainvocato un presunto progresso tecnologico (mavisto che le centrali partirebbero nel 2020 e giaper il 2030 si prevedono centrale nucleari diquarta generazione l'Italia si troverà davanti a unbivio: rimanere il solito fanalino di coda o

cambiare nuovamente tutto con una spesa totaleenorme). Infine l'energia atomica non produceanidride carbonica.E' sembrato quasi che si sianodimenticati che il problema principale delnucleare sono le scorie radioattive, alle quali nonsi è ancora trovata una sistemazione.Comeoramai è solito il problema vienecalpestato,nascosto sottoterra, manipolato,mairisolto,cosicche al momento opportuno possaessere riutilizzato.Allora vien da chiedersi se nonci sia anche una quarta velata motivazione basatasu un enorme business finanziario.

Renata Orlandoni IIE

RESTIAMO UMANIDai Diritti dichiarati ai Diritti negati...AD UN AMBIENTE PULITO, AD UNA VITA SANA

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...ad una libera“Se parliamo di adolescenti li supponiamo tuttieterosessuali, se parliamo di omosessuali li pensiamo tuttiadulti, se parliamo di adolescenti che hanno rapportiomosessuali li immaginiamo tutti ragazzi di vita”. Ecco lafrase che apre la prima pagina del bellissimo libro diPiergiorgio Paterlini, Ragazzi che amano ragazzi, in cuil’autore riporta una serie di lettere di giovani omosessualibisognosi di esprimersi, di sfogarsi, ma soprattutto divivere la propria identità sessuale senza vergogna erepressioni come tutti i giovani eterosessuali. Voglionoinnamorarsi, trovare il principe azzurro e vivere in unafavola: sogni comuni a tutti i ragazzi, sogni che, espressida giovani omosessuali, acquistano un caratteresgradevole, quasi perverso, scatenando nella società ilgerme della discriminazione e della non accettazione, imali peggiori del nostro secolo. Se da un lato nellamaggior parte degli stati (dico maggior parte perché in ben80 stati l’omosessualità è ancora reato) gli omosessualihanno ottenuto, dopo numerose battaglie, la parità neidiritti civili, tuttavia, l’integrazione, quella vera, è ancorain parte lontana. Molte persone, pur rispettandone ladignità, sentono ancora una schiacciante diversità nei loroconfronti. Le famiglie, in certi casi, li consideranoanormali, a tal punto che la prima reazione da parte dialcuni genitori che scoprono l’omosessualità dei figli èquella di indagare sulle possibili colpe da parte di uno deidue, ricorrendo addirittura all’aiuto di psicologi epsichiatri. Discriminazione è, quindi, la parola d’ordineche connota i rapporti tra omosessualità e società; senso dicolpa, paura e vergogna sono i pilastri del dialogo traomosessuali e famiglia. Una tematica certamentecomplessa di cui è assai difficile individuare i nodi cardinee scorgere punti di incontro nel percorso che la societàmoderna ha il dovere morale di compiere per giungereall’unico obbiettivo eticamente corretto: la totaleaccettazione e comprensione dell’omosessualità. Sebbeneogni tipo di scienza, dalla psicanalisi alla medicina, abbiacercato di individuarne le cause psicologiche e fisiche,ritengo opportuno tralasciare, in questa pagina, tali aspettial fine di concentrare l’attenzione sulle dinamicheintercorrenti relativamente alla dialettica omosessualità­eterossualità, limitando l’analisi alla costatazione,empiricamente verificabile, della sua esistenza e del fattoche tale fenomeno non possa scomparire con un sempliceschiocco di dita. La problematicità relativamenteall’accettazione da parte della società consiste nella

RESTIAMO UMANIDai Diritti dichiarati ai Diritti negati

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difficoltà di riconoscere che l’alterità di chi è omosessuale nondanneggia in nessun modo l’eterosessuale, che, al contrario, sisente minacciato e addirittura vede compromesso lo scorrerepacifico della sua vita, alterata da una realtà che mette arischio, a suo avviso, i valori a lui più cari: famiglia e identitàsessuale. La risposta discriminatoria deriva, quindi, dallapaura di scontrarsi con chi si mostra estraneo al propriomondo di valori: lo straniero, cioè l’omosessuale, minaccia lostatus quo, incarnando una nuova possibilità di vita, modellialternativi a quelli tradizionali, egli mette in scena unatrasgressione che crea sgomento e terrore. Ne deriva che lasocietà ha paura di vedere sconvolto il proprio universo divalori e teme che i suoi figli possano essere contaminati oriconoscersi in questa diversità: l’unica soluzione è tenerequesta dimensione nascosta, ecco da dove nasce il germe delladiscriminazione. Dimostrazione di questo è l’utilizzo deitermini “frocio”, “ricchione”, “checca” e tanti altri in modoesplicitamente offensivo, spesso non per classificare l’offesocome omosessuale ma semplicemente per deriderlo e ferirlo.Le famiglie dei giovani omosessuali, anche le più aperte, siscontrano dolorosamente con questa scomoda realtà cheriguarda i loro figli: soffrono per loro, piangono per la loroemarginazione e per la possibilità che essi non trovino postoin una società che è sfacciatamente eterosessuale econformista. Il mondo d’oggi conserva al suo interno unaferita che sanguina, celando nel progresso e nel benessere unapiaga quanto mai angosciosa: la mancanza di cultura e ideali,la causa fondante di ogni tipo di discriminazione e ingiustiziacivile. Mentre l’antica Grecia, portavoce delle più ricche eprofonde suggestioni filosofiche, aveva in Achille, l’ultranotoeroe omosessuale, una figura chiave della sua letteratura e inSaffo, la lesbica del tiaso, una grande poetessa nazionale, algiorno d’oggi, dopo circa due millenni, si verificano ancoraatti di violenza verso gli omosessuali, una violenza non solofisica, ma soprattutto psicologica la cui massima espressione èstata il suicidio del giovane torinese avvenuto nell’aprile2006. L’unica soluzione possibile è una presa di coscienzacomune, l’unica arma che la società civile ha verso leconvinzioni e i pregiudizi più retrogradi e arretrati è la cultura.E’ un obbligo morale, un dovere etico scontrarsi giorno pergiorno con chi discrimina, parlare con gli amici che lapensano in modo sbagliato, cercare di onorare con la nostrafatica gli ideali fondanti la nostra costituzione, in una parola:fare della nostra vita una battaglia culturale.

Un amico

sessualitàRESTIAMO UMANIDai Diritti dichiarati ai Diritti negati

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Oltre al fatto che noi non siamo capaci di andarein bagno da sole, ma che ci spostiamo verso iservizi pubblici in piccoli plotoni di tre, nonsiamo poi tanto diverse dal genere che,teoricamente, dovrebbe esserci complementare.Ormai siamo in tutto e per tutto uguali agliuomini. Woody Allen ha detto: “L’umanità sisuddivide in tre gruppi: gli uomini, le donne e ledonne New Yorkesi”. Ora, se contestualizziamoquesta affermazione all’interno del nostromicrouniverso adolescenziale e sostituiamo lacosiddetta donna New Yorkese a una qualsiasiliceale o ragazza universitaria, possiamo forsedargli torto? Infatti la donna New Yorkeserappresenta il modello di donna indipendente, incarriera, attraente e sessualmente libera. UnaCarrie Bradshaw, una Samantha Jones, unaMiranda Hobbes, una Charlotte York. Dopo annie anni di rivendicazioni femministe, siamoarrivate a un punto in cui talvolta noi “donneNew Yorkesi” applichiamo persino uno scambiodi ruoli. E non so se questo sia un bene o unmale. Ad esempio, parliamo come gli uomini,con un inflazione di parolacce che ogni tantosarebbe bello evitare, e spesso ci coinvolgiamoemotivamente in una relazione esattamente comeloro, ovvero con l’intensità di emozioni chepotrebbe provare un comodino: non saprei direquante ragazze ogni giorno mi vengono araccontare le cosiddette “storie da spogliatoio”(esempio: “Sai chi mi sono fatta?” “No. Chi?”“Non lo so. Mi sono scordata di chiedergli comesi chiama”). Se le “storie da spogliatoio” sono inascesa fra le ragazze, sono decisamente in crollofra i ragazzi, che a periodi alterni, un po’ come letarghe, si riuniscono in massa e decidono che è ilmomento della “storia seria”. Ovviamente questiprogetti durano poco perché poi arriva laprimavera, gli ormoni ricominciano aimperversare e loro tornano a pensare conl’emisfero Sud del loro corpo. Tuttavia la cerchiaristretta di ragazze vecchio stampo (e convecchio stampo intendo quelle che chiedonoalmeno il nome prima di imboscarsi in uncespuglio con uno sconosciuto) si trova ancora

alle prese con dei piccoli maschilisti conservatoriche si sono sentiti dire dai loro padri maschilisti econservatori che la donna deve stare a casa a fare lacalza e che deve far trovare il Mammuth pronto intavola quando l’uomo torna dalla sua battuta dicaccia. Grazie a Dio ci sono sempre meno donnedisposte a farlo, e loro non sanno ancora che prestosi ritroveranno soli, in un appartamento con lamoquette bucherellata dalle tarme a mangiare ciboin scatola per cena. Infatti i loro padri maschilisti econservatori non li avranno introdotti all’uso deldetersivo, quindi alla tristezza del cibo in scatola, siaggiungerà l’aggravante del cibo in scatola suipiatti unti, o peggio ancora, mangiati a cucchiaiatedirettamente dalla lattina. Nella mia utopia invece,noi avremo vite splendide, culturalmente ricche epasseremo sotto le loro finestre cantando asquarciagola “girls just wanna have fun”. E CindyLauper, nonostante la sua totale assenza di gusto,negli Anni ‘80 (a loro volta caratterizzati dallatotale assenza di gusto), aveva visto lontano.

Giulia Pilotti

GIRLS JUST WANNA HAVE FUN...all'uguaglianza

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nella differenzaHANNAH ARENDTLa banalità del male

Se soltanto osserviamo le date di nascita e di morte diHannah Arendt, 1906 e 1975 rispettivamente,constatiamo come lei sia stata coinvolta dalledinamiche più laceranti del XX secolo. Lastraordinarietà del suo pensiero è quindi legata allastraordinarietà, in positivo e in negativo, dellecondizioni storiche in cui si è trovata. Nata adHannover e ben presto trasferitasi a Königsberg,quando era ancora bambina visse l’esperienza dellaprima guerra mondiale, con la sua città minacciatadall’avanzata dei russi; da studentessa a Marburgo,conobbe personalità eccezionali quali MartinHeidegger, Karl Jaspers, Edmund Husserl; conl’avvento dal nazismo nel 1933, fu poi costretta a

lasciare la Germania per sfuggire alle persecuzioni degliebrei. A Parigi, dove si rifugio, conobbe Walter Benjamin,il filosofo della scienza Koyrè e si inserì nell’ambiente dipolitici, intellettuali, artisti, uomini pensanti in genere che ivari sistemi totalitari ed autoritari espellevano da Germania,Unione Sovietica, Italia, Spagna. Quando poi, con laguerra, anche la Francia venne invasa dai tedeschi, riuscì araggiungere Lisbona dove si imbarcò per gli Stati Uniti,arrivando a New York. Negli Stati Uniti, dopo alcunedifficoltà iniziali, ottenne in un secondo tempo lacittadinanza e svolse la sua carriera intellettuale. Dopo averpubblicato Le origini del totalitarismo nel 1951, in pienaguerra fredda, fu inviata nel 1961 dal New Yorker aGerusalemme, per seguire il processo al gerarca nazistaAdolf Eichmann, a seguito del quale pubblicò La banalitàdel male – Eichmann a Gerusalemme. Per entrambe leopere ricevette sulle prime pesanti critiche: vi sostenevainfatti concezioni estremamente moderne e complesse dellacondizione storica e del pensiero umano. Hannah Arendtnon si è però mai fatta condizionare da categorie fisse, hainvece sempre continuato ad osservare la realtà (teoricadella politica, si definisce infatti negli anni Sessanta) senzapreconcetti; e quando assiste al processo ad Eichmann,finisce per rendersi conto che il male non può giungere anegare il bene, perché è primaditutto banale e privo diquella complessità e profondità che del bene sono invececaratteristiche. Scrive così in una lettera all’amico GershomScholem:è mia opinione che il male non possa mai essereradicale, ma estremo; e che non possegga né unaprofondità né una dimensione demoniaca. Puòricoprire il mondo intero e devastarlo,precisamente perché si diffonde come un fungosulla sua superficie. E’ una sfida al pensiero perchéil pensiero vuole andare a fondo, tenta di andarealle radici delle cose, e nel momento che s’interessaal male viene frustrato perché non c’è nulla.Questa è la banalità. Solo il bene ha profondità, epuò essere radicale.

Serena Bricoli III A

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DIFFERENZE DI GENERE: LE NUOVE FRONTIERE DELFEMMINILE

Quali conquiste ha riportato ilmovimento di emancipazionefemminile, da quel tempo incui la donna “madre”, esaltataperché dà tutto e non chiedenulla in cambio, era l’unicatipologia femminile che l’uomotollerava al suo fianco? Quantoè distante la concezionemaschile della visione delladonna “oggetto” che si ritrovaesaustivamente espressa nelleparole del mefistofelico baroneScarpia riguardo a Toscanell’omonima opera di Puccini:"la cosa bramata perseguo, mene sazio e via la getto"? Infinecome la donna stessaconcepisce sé stessa ed il suoruolo nella modernità? Sonoquesti gli interrogativiprincipali su cui si è riflettutonell’incontro tenutosi il 13\02nella nostra scuola, nel corsodel quale sono intervenute lagiornalista Rita Torti,l’antropologa VincenzaPellegrino e la storica BrunellaManotti. E’ indubbiamentedifficile cambiare la percezionecomune della donna in unasocietà in cui il maschio èeducato ad un senso disuperiorità che assume le vestidi un’eredità culturale e che èstata costruita dalla sola

esperienza ed esigenza maschile ecome tale caratterizzata da unpensiero e linguaggio unici dasempre ammantatisi di preteseuniversalistiche. In questo quadrosociale le leggi sulle pariopportunità sono conquiste recenti:la comunità Europea ha sancito conuna esplicita dichiarazionel’eguaglianza dei diritti fra uomo edonna nel 1988. Bisogna inoltrericordare, come ha riferito BrunellaManotti, che in Italial’emancipazione femminile hasubito un forte ritardo rispetto adaltri paesi, dovuto in parteall’eredità del ventennio fascista cheha fortemente contribuito conmisure politiche ed indottrinamentoideologico ad affossare ancora dipiù la donna nella sfera disubordinazione anche intellettiva.Ad ogni modo si sono verificatiimportanti cambiamenti sia nelmodo maschile (alcuni parlano di

crisi del maschile) testimoniati daassociazioni quali “Maschileplurale” che in quello dellarivendicazione femminile. La stessaparola, emancipazione, è ormaidiventata vecchia e quasi fastidiosaproprio perché si è compiuto unpasso ulteriore e decisivo: lo scopoè diventato riconoscerel’equivalenza nella differenza edarrivare a quella suaistituzionalizzazione che haauspicato B. Manotti, nellaconvinzione che la donna debbarileggere il mondo a partire da sé enon da un’adesione forzata amodelli maschili che male siaddicono alle sue peculiaricaratteristiche ed anzi portano aduna progressiva alienazione, chesignifica mascolinizzazione ossiaacquisizione di strumenti edatteggiamenti propri dell’uomo per“far carriera”. In virtù di questarivendicazione di essere altre, si

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basti osservare i cartelloni pubblicitari che ci ammiccanomaliziosi in ogni strada. Il contributo apportato dal nuovoapproccio dei movimenti femminili è dunque doppiamenteimportante (B. Manotti ha parlato di uno SCARDINAMENTOapportato da paradigma di genere) perché delinea la necessitàdi affrancarsi da una lettura univoca del mondo econtemporaneamente di rifiutare le concessioni maschili fattealle donne per entrare a fare parte delle leve di potere, spessodettate da opportunismo politico (le famose quote rosa) perchécome ha affermato Maria Montessori, e scienziata, "la libertànon può essere donata, né conquistata,deve essere costruitadentro di sé come parte della personalità, e se questo avvienenon può più essere perduta.”

Maria Anita Ronchini IIE

sono sviluppati i cosiddetti studi di genereche consistono nel rileggere i saperi usandonuove chiavi di lettura e cercando il parerefemminile che, come tutti quelli dei vinti, èarduo da individuare eppure fondamentaleperché spesso, a partire da una storia direclusione, si capiscono la società con i suoimeccanismi di emarginazione. Dunque èiniziata una storiografia femminile che haanche fornito un prezioso contributoampliando la nozione di fonti,introducendovi la memoria sotto forma diracconti e canzoni. Essa inoltre è volta aportare alla luce il ruolo attivo delle donnenel corso della storia perché “di molte nonvengono ricordati nemmeno i nomi, sonorimaste figure senza volto fuori dallamemoria collettiva” (Brunella Manotti, daUn universo sommerso ­ frammenti di vitadi “sovversive” parmensi). Allo stessomodo, in campo scientifico, quello che harelegato la visibilità delle scienziate escluseeclatanti eccezioni, si ricerca il mododifferente delle donne di rapportarsi con lanatura; mentre in quello religioso si procedecon un attento studio filologico che cerca dievitare le insidie delle traduzioni che spessotradiscono i testi originali e con l’analisidelle simbologie.Nell’approfondire lo studio della Bibbia, adesempio, le teologhe insistono sul fatto chesi tratta di un testo eziologico, non storico, esul rapporto con la mentalità di chi lo hainterpretato. Agli studi di generecorrisponde un analogo approccio storicoche pone l’accento sulle differenze di generee quindi si basa sull’idea che le donnedevono cambiare il mondo non operandodall’interno, ma dall’esterno, entrando inrotta di collisione con il potere così com’èdefinito dall’uomo. Il genere è propriamenteil modo in cui nel mondo si realizza ilproprio sesso in quanto l’uomo è costituitoda natura e cultura insieme. Proprio a partireda questa definizione si evidenzial’importanza del confronto con donne di

altre culture in quanto chi viene da fuori ha uno sguardo piùlungimirante rispetto ad un “conflitto” e spesso può svolgere uncontributo determinante nello sbloccare situazioni stagnanti ecircoli viziosi. Di questo ha parlato l’antropologa VincenzaPellegrino, raccontando la sua esperienza in Marocco, dove ilmovimento femminista islamico si basa soprattutto suun’esegesi dei testi sacri, denunciando come gli uomini si sianoimpadroniti della parola di Dio. Esso inoltre critica la tendenzadelle donne occidentali a perdere parte di sé nella nevroticamania di essere sempre di più. A partire da tale visionepolemica che è inevitabile giudicare non fondata, si delinea lanecessità di un processo di liberazione femminile che devepartire da un lavoro interiore volto a mettere in chiaro icondizionamenti che costringono ad identificarsi con un ruoloche non appartiene ma che è stato stabilito da altri, nellaconvinzione che la libertà deve basarsi di propri valori morali acui ubbidire. I modelli che circolano ogni giorno intorno a noidonne sono infatti ancora univoci perché stabiliti da unavisione maschile e discriminatoria, volti soprattutto a divulgareuna visione della donna come oggetto di desiderio sessuale piùche come interlocutrice intellettuale alla pari degli uomini:

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UN TRENO PER AUSCHWITZ

Com'è nato "Un treno per Auschwitz"?Non è solo un viaggio geografico ma anche della memoria. Andaread Auschwitz significa entrare un uno dei momenti più tragici dellastoria europea. Andandoci si cerca di toccare con mano a cosa puòportare un' ideologia razzista che non riconosce uguale dignità evalore di ogni essere umano e che vuole idealizzare la razza. Inoltreè un viaggio dentro se stessi per essere consapevoli che il male(come Auschwitz) può risorgere anche in altre forme.

Intervista prof Giuffredi, referente progettoFederica Zara

Latte nero dell’alba,noi lo beviamo di sera

lo beviamo amezzogiorno e di

mattina, noi lo beviamodi notte

noi lo beviamo e lobeviamo ancora

Rose Ausländer nacque a Czernowitz (oggi Romania) nel1901 da una famiglia di religione ebraica e di lingua tedesca,come anche il poeta Paul Celan.Il filosofo tedesco Theodeor Adorno affermò l’impossibilità diparlare e scrivere di Dio dopo Auschwitz. La Ausländer, chenel frattempo fu costretta a vivere nel ghetto della sua città pertre anni, diede regione all’affermazione di Adorno per moltotempo attraverso il rifiuto di utilizzare la lingua tedesca, cheriprese solo nel 1956 riuscendo a confutare la tesi del filosofo.

Cosavi dovreiregalareoltre ai fiori dilucee ai fogli ditristezzadelle mie paroleIo appartengoalle mie parolecheapartengono avoi

UNA ROSA STRANIERA

Anche Paul Celan (1920– 1970) si oppose confermezza alla tesi diAdorno, volendotrasformare in immagini elinguaggio l’orroreassoluto che visse inprima persona in uncampo di lavoro. La suapiù famosa poesia “Fugadi morte” (“Todesfuge”)descrive la realtà delcampo di concentramentomettendo a nudo lacrudeltà dei carcerierinazisti.

Ilaria Baggioli

RESTIAMO UMANIIl Male Assoluto

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“Il lavoro rende liberi”. Quanti sanno cosa ciò vogliarealmente dire?Dolore.Terrore.Sadico annientamentodell’uomo e della vita… Ecco cosa significa questamacabra e ironica scritta sui cancelli di Auschwitz, allafine del binario 21, allora viaggio di sola andata, stessalinea percorsa dai nostri ragazzi.“Un treno perAuschwitz” è uno dei baluardi ancora saldamenteancorati per preservare la memoria della tragica “Shoa”,che pare perdersi nello scorrere del nostro tempo.Ripercorrere quelle infauste rotaie ricalcando il viaggiosenza ritorno dei deportati.Venti lunghe ore, dove ilpanorama correva veloce al di là dei finestrini.Tranquillamente seduti nei comodi sedili era impossibileriprovare quell’orribile sensazione di un destino giàdeciso, che accompagnava i deportati alla morte oall’ignoto oltre le porte di un treno merci. L’angoscia dichi provò questo c’era, ma non ha impedito ai ragazzi didiscorrere su quello che significa olocausto e sul fattoche, ora come ora, la coscienza di cosa accadde 60 annifa stia via via scemando. Se il viaggio è stato tuttosommato un momento in cui rilassarsi e discutere in tonipacati, l’arrivo è stato ­ a detta dei ragazzi ­ come unoschiaffo in pieno viso.A leggerne nei libri, a vederlo nei

film, come immaginereste il campo di Auschwitz­Birkenau? Giunti a destinazione i nostri giovani nonhanno trovato terra bruciata e una landa desolata, nécielo plumbeo coperto di nuvole, ma un sole splendente,un venticello fresco che accarezzava il viso e boschettidi betulle che crescevano rigogliosi nei dintorni.Ilcontrasto è netto e chiaro: l’orrore della morte, dell’odio,della persecuzione opposto allo splendore della naturache sboccia e cresce indisturbata.Questa situazioneparadossale ha contribuito a segnare i nostri ragazziindelebilmente, ed ognuno di loro ha avuto un personalepunto di rottura: chi vedendo l’angoscia negli occhi deideportati nelle foto, chi nella triste visione di donneprivate della loro femminilità, chi volgendo lo sguardo aun cumulo di capelli, pronti per essere tessuti comeindumenti e coperte per i nazisti… Ma cosa si è rotto neiragazzi? Cos’hanno provato? Questo non possiamosaperlo con certezza, ma ciò che loro hanno fattotrasparire è la consapevolezza dell’odio che fu adAuschwitz e che logorò gli animi di molte persone. E,più importante, la certezza che si debba impedire ilrisorgere di un simile abominio, adesso e per sempre.

Salvatori, Ronchini, Barili, Lignini, Zara

RESTIAMO UMANIIl Male AssolutoDi ritorno da Auschwitz: incontro con i ragazzi

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TORNEO DI CALCETTO1.Come prosegue il torneo di calcetto quest’anno?2.Quali sono le maggiori differenze nel torneo rispetto a quello dell’anno scorso?PAROLA ALL’ ARBITRO – PROF. MAZZA1.E’ iniziato in ritardo per alcuni problemi riguardanti la palestra dell’I.T.C. Melloni e purtroppo fino a questo momento si sonodisputate poche gare.2.In questa stagione abbiamo organizzato due gironi composti da cinque squadre ciascuno per disputare in modo equo il torneo edevitare l’eliminazione diretta, permettendo ad ogni squadra iscritta di giocare almeno quattro partite.E ORA PAROLA AL GIOCATORE – MARCO AIELLO1.L’anno scorso il torneo è stato molto entusiasmante, ma si sono verificati problemi con l’organizzazione delle partite e con le date,mentre quello in corso ha ottenuto maggiore partecipazione da parte degli studenti.2.Mi è sembrato più divertente, coinvolgente e combattuto, infatti le partite giocate, si sono rivelate particolarmente difficili e dure davincere.

Lorenzo Fava, Thomas Galvani

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DOMANDE1. Cosa ci trova di così bellonei promessi sposi?2. Qual è il suo personaggiopreferito e perché?3. Qual è il personaggio che lepiace di meno e perché?4. Che cosa avrebbe fatto alposto della monaca di Monza?5. Dopo aver scoperto dellascommessa fra Don Rodrigo eil Conte Attilio come avrebbereagito al posto di Renzo?6. Se lei fosse stata in Agnesecome avrebbe reagito quandoGertrude le ha detto di tacere?7. Le sembra giusto che muoiafra Cristoforo che è buono enon, ad esempio, DonAbbondio?8. Il finale del romanzo lesembra scontato o le sembragiusto che Renzo e Luciariescano finalmente asposarsi?9. Ha visto il filmdell’Archibugi? Le sembragiusto che la regista dia unaversione moderna delromanzo?10. Secondo lei Manzonicredeva ciecamente in questaProvvidenza? Oppure anchelui aveva qualche dubbio?11. Non le sembra che alcuneparti del romanzo siano un po’“pesanti”?

PROF BRACCIO1. L’estrema attualità negli argomenti.2. L’Innominato, perché ho sempre sperato di trovarepersone malvagie in grado di rivedere le proprieposizioni e modificare la loro posizione volgendola albene.3. Il Conte Attilio per il suo cinismo e la suaignoranza.4. Io, donna del 2009, avrei sicuramente reagito ecertamente non mi sarei lasciata plagiare da unEgidio, tuttavia bisogna sapersi immedesimare nelcontesto del 600 e comprendere le ragioni diGertrude.5. Avrei utilizzato maggiormente l’astuzia e menol’impulsività, ma Renzo ha vent’anni e io più diquaranta.6. Avrei cercato di chiarire le ragioni della timidezzadi Lucia e del mio intervento.7. E’ una domanda che mi pongo quasiquotidianamente, attualizzandola; io sono credente percui trovo più che una risposta, la speranza in unaricompensa e in un chiarimento in un’altra vita.8. Il finale lo intuiamo fin dall’inizio, all’autore perònon interessa la vicenda del matrimonio quanto offrireun quadro storico e far capire il dissidio tra bene emale nella storia dell’uomo.9. No, io non ho visto il film, ma mi ripromettocomunque di vederlo.10. Sì, alcune parti sono decisamente noiose: adesempio la vita del Cardinal Borromeo e ladescrizione della peste.

PROF NASTURZIO1. Sono scritti divinamente.2. Don Abbondio, perché ètipico dell’uomo pensareprima a stesso che alprossimo, anche se non ègiusto che sia cosi.3. Tutti i rappresentanti delpotere, perché sono troppouguali ai nostri politici.4. Avrei intrattenuto unarelazione sentimentale senzaarrivare all’omicidio.5. Mi è difficileimmedesimarmi in un uomo.6. Avrei taciuto per rispettoall’abito.7. Sì, sarebbe troppo banalese morisse Don Abbondio, eil fatto che lui sopravvivadimostra che il suo stile divita non era del tuttosbagliato.8. Sì, è piuttosto scontatoanche se in realtà non vi è unvero lieto fine.9. No, non l’ho visto.10. Credo che tutti abbianodei dubbi nella vita, se nonon sarebbero umani.11. Mi duole ammetterlo, masì, alcune parti sono propriopesanti.

INTERVISTA SUI PROMESSI SPOSIMarta Quaranta e Beatrice Rossi

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19Giochi ed enigmistica

KenKen

La storia:KenKen è un gioco logico-matematico simile al sudoku, il cui nome significa intelligenza alla se-conda. É stato inventato nel 2004 da Tetsuya Miyamoto, un noto insegnante di matematica, che teorizza “L’arte di insegnare senza insegnare”.Miyamoto è famoso per i suoi quotatissimi corsi di potenziamento di matematica, nell’ambito dei quali utilizza giochi logici di sua creazione per allenare la mente degli studenti, cercando di sti-molare piuttosto che insegnare.

KenKen è diventato famoso quando The Times ha iniziato a pubblicarlo nella propria sezione di enigmistica (marzo 2008). Si sta diffondendo ra-pidamente fra i quotidiani d’oltreoceano, conqui-stando anche il New York Times il 9 febbraio.

Come si gioca:Innanzitutto, le cifre sono pari al numero di casel-le per lato. Ad esempio nella griglia di sinistra le cifre saranno 1, 2, 3 e 4. Completare la griglia in modo che:• Ogni riga e ogni colonna contenga esattamente un esemplare di ogni cifra.• Le cifre contenute in ogni gruppo di caselle ri-quadrato diano il risultato specificato applicando loro l’operatore specificato.

Ricordate che le cifre possono essere ripetute all’interno di un gruppo di caselle e che qui sot-trazione e divisione godono della proprietà com-mutativa.

Per istruzioni approfondite e per giocare online visitate www.kenken.com

le soluzioni saranno messe sul sito e affisse alle macchinette fra una settimana

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Se un giorno vi trovastenel 1944 a New York,prendete un taxi per lacinquantaduesima stradaed entrate in uno stranolocale dell’Harlem diallora, la Minton’sPlayhouse. Se avetefortuna potresteincappare nelle jamsession di due personaggieccentrici, il Sassofonistae il Trombettista. IlSassofonista ha l’ariasfatta del cocainomane:tra 11 anni il coroner,osservando il suo corporiverso per un’overdose,stimerà un’etàapprossimativa di 53anni. Ne aveva 35. E’insoddisfatto ilSassofonista perché hainventato uno stiledestinato a rivoluzionarela storia musicale delsecolo, ma i bianchi nonlo capiscono, lodisprezzano, e locostringono a suonare iljazz modaiolo di allora.Solo alla Minton’sPlayhouse può scatenarsiassieme al suo allievo, ilTrombettista. E’ ungiovane promettente escatenato, che non saancora di essere destinatoa diventare il più grandemusicista jazz di sempre,a siglare i due album piùvenduti del genere e acreare tutti gli stili lì avenire di quella musica:il cool jazz, l'hard bop, ilmodal jazz ed il jazzelettrico o jazz­rock. Nel1959 verrà pestato dalla

polizia newyorkese permotivi razziali e nel 1975,quando un suocollaboratore gli chiederàcome deve suonare,risponderà con orgoglio eironia “Suona come unnegro”.E’ il 1944 a New York, esiete al cospetto del sax diCharlie Parker, il padre delbe­bop, e della tromba diMiles Davis, la Leggenda.Sono neri e i bianchi liripudiano, non necomprendono il genio. Maa loro non importa.Rispondono alla“superiorità razziale” deibianchi con la lorosuperiorità musicale.Ma sono gli anni ’40 e ilmondo è destinato acambiare.Nell’agosto del ’63 aWashington, Martin LutherKing urla al mondo diavere un sogno. Nelfebbraio del ’64, CassisusClay, che lo stesso annocambierà nome inMuhammad Ali, conquistala corona di Campione delMondo dei pesi massimi.Nel febbraio del ’65, ilsangue di Malcolm Xbagna le strade diManhattan. E nel giugnodel ’67 a Monterey, siscopre che il chitarrista piùgeniale dei nostri tempi ènero e di cognome faHendrix.Non ci si stupisce quindiquando negli anni ’70,dalla Giamaica, un certoBob Marley afferma: “ Io

non ho pregiudizi contro me stesso. Mio padre erabianco e mia madre era nera. Mi chiamano mezza­casta, o qualcosa del genere. Ma io non parteggioper nessuno, né per l'uomo bianco né per l'uomonero. Io sto dalla parte di Dio, colui che mi hacreato e che ha fatto in modo che io venissigenerato sia dal nero che dal bianco.” E se Marleysi mantiene su posizioni pacifiste, è il suochitarrista, ed in seguito solista, Winston McIntosh,meglio noto col nome d’arte di Peter Tosh, adattaccare il razzismo dei bianchi con toni violenti(tanto che verrà più volte pestato dalla polizia).

'IO SONO STRANIEROLa musica nera: la colonna sonora

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Tuttavia è solo negli anni ’80 che le band di coloreiniziano a parlare costantemente di DIRITTI. Checiò avvenga dopo l’esplosione del punk, può essereuna coincidenza o no. Tuttavia la prima band a faredei diritti della gente di colore la propria bandieranasce proprio dal punk. Più che per le qualitàsonore e per il loro ruolo di precursori del crossovertra hardcore punk, reggae e dub, i Bad Brains hannoinizialmente conquistato una discreta fama grazie aun’insolità peculiarità: prima che i quattroiniziassero alla fine del ’78 a calcare i palcoscenicidi Washington, non si era mai avuta notizia di un

gruppo punk composto da soli musicisti di colore.L’anno seguente Angelo Moore fonda i Fishbone,geniale band che fonde ska, punk, metal, soul, funk,jazz e testi su crisi familiari, razzismo, fascismo,guerre nucleari e oppressione dei poveri. E’ il 1985quando il chitarrista Vernon Reid realizza il suosogno: una rock band con soli musicisti di colore: iLiving Colour. L’impatto della band sull’heavy metaldi fine anni ’80 è paragonabile a quello dei BadBrains nel primo hardcore, grazie alla fusione difunk, soul, jazz, metal e pop. Nello stesso tempo,Reid fonda la Black Rock Coalition, un’associazionenata per promuovere i musicisti neri e battere lasegregazione musicale.Ma il capitolo più importante del decennio nellabattaglia musicale dei neri per i diritti è segnatodall’esplosione di rap e hip hop nelle classifiche, inparticolare il successo di crew quali i Wu­Tang Clan,gli NWA (“Niggaz With Attitude”) e i Public Enemy.I Wu­Tang rappresentano l’anima intellettualedell’hardcore rap, unendo nei testi denuncia sociale,filosofie orientali e uno sconfinato amore per i filmcinesi d’arti marziali. Gli NWA sono l’animaviolenta: fondatori del gangsta rap, al contrario deiloro colleghi d’oggi che sembrano interessati solo asparatorie, donne e soldi, attaccavano duramente ilrazzismo dei bianchi, la violenza della polizia el’ecatombe che le droghe andavano creando neighetti. Il loro singolo più famoso, Fuck Tha Police(che recita “senza pistola e distintivo, cosa rimane? /uno sfigato in uniforme che aspetta di farsi sparare /da me o da un altro negro”), gli valse una denunciadell’FBI e l’arresto durante un concerto.Ma la vera anima politica furono i Public Enemy, ela loro “Fight The Power” può senza dubbioconsiderarsi il manifesto in musica della lotta deineri contro la segregazione (“perché sono nero e nesono orgoglioso / e la maggior parte dei miei eroinon compare nei francobolli”) e la concretamancanza di diritti: “dovete darci quello chevogliamo / dovete darci quello di cui abbiamobisogno / la nostra libertà di parola è libertà o morte /dobbiamo combattere i poteri che ci sono”.

Benedetto Colli

NELLA TUA CITTÀ'della lotta per i diritti

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22 RESTIAMO UMANI

Si dice che la storia sia maestra di vita: “peccatoche nessuno non impari mai niente…..”. Conquesto spettacolo Marco Travaglio spiega lesituazioni del recente passato Italiano: situazioniche, o perché noi giovani eravamo troppo piccoli, operché le televisioni dei partiti e del Premier cidisinformavano, non siamo mai riusciti a capirefino in fondo. Ad esempio: perché beatifichiamopersone, la cui colpevolezza è stata più e più volteaccertata? Era sempre sicuro Dell’Utri di nonconoscere i mafiosi che ospitava in casa?Berlusconi e Andreotti sono sempre stati assolti? Esi potrebbe andare ancora avanti. Lo spettacoloinizia con un celebre discorso di Martin LutherKing: “…..one day live in a nation there they willnot be judged by the color of their skin but by thecontent of their character”. Tra un quadro e l’altro,sotto la musica di Valentino Corvino, sono riportatefrasi di Mahatma Gandhi, che predica una lotta non violenta, di Paolo Borsellino, che denuncia

come Milano sia diventata il punto diriferimento della mafia al Nord e celebrismentite di Silvio Berlusconi. Travaglio conuna sottile ironia fa diventare ridicoli edivertenti fatti di grandissima tragicità. Dunquecosa dovremmo fare per vivere in un paesemigliore? Seguire l’ esempio dei grandi padridella Costituzione e della Repubblica, nonbadare solo ai propri interessi e soprattuttomettersi al servizio della democrazia. Certo,questi grandi vecchi sono morti e noi nonstiamo sicuramente bene: ma se torneremo amettere al centro la questione morale, a pensarealle parole dei grandi vecchi e adautonomizzarci dai mass media, allora il futurosarà certamente più roseo. Quei grandi vecchisono senza dubbio più vivi di quei mortiviventi che siedono in Parlamento. Per gliinteressati è disponibile in libreria il libro“Promemoria” contenente il testo e il DVDdello spettacolo.

Gimmi

GLI ULTIMI 17 TRAGICI ANNI IN ITALIA: DA“TANGENTOPOLI” AL BERLUSCONI IV

UN PROMEMORIA PER NON DIMENTICARE….Cosi destra e sinistra hanno distrutto la Seconda Repubblica

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23RESTIAMO UMANI

India, stazione di polizia. Il diciottenne JamalMalik insultato, picchiato e torturato dagli agentiche l’hanno arrestato. Sospettato di essere unimbroglione. Colpevole di avere dato la rispostaesatta a tutte le domande del popolare quiztelevisivo “Chi vuol essere milionario?”. Lui,pezzente delle baraccopoli, cresciuto negli slum diMumbai, senza alcuna educazione, si è spinto finoalla penultima domanda. Come poteva conoscere lerisposte? Il film, articolato in un continuo trapassodi piani temporali, ripercorre la scalata di Jamal algioco e spiega, attraverso ampiflashback, come le vicende dellasua vita abbiano portato ilragazzo a conoscere lerisposte.In realtà a Jamalimporta ben poco dei soldi chesta vincendo. Lui, vissuto nellamiseria e nella sofferenza, tra lemontagne di rifiuti e la sporciziadei sobborghi della città, avevapartecipato al programma soloperché sapeva che lei l’avrebbevisto: lei è Latika, l’amore dellasua vita, la ragazza che avevaconosciuto da bambino e cheaveva perso, ritrovato, perso,ritrovato e perso di nuovo.Jamal, da quando sua madre erastata uccisa ad opera diintegralisti indù, aveva vissutosolo a fianco del fratellomaggiore Salim: due personalitàopposte ma complementari equindi, in un qualche modo,molto unite. Jamal è leale, innocente, sincero;Salim è duro, vendicativo, privo di scrupoli ma, neimomenti estremi, si rivela protettivo nei confrontidel fratello e lo salva due volte: da bambino,sottraendolo a un barbaro accecamento, e da adulto“restituendogli” Latika a rischio della propria vita.Inevitabilmente i due fratelli sono destinati aprendere due strade molto diverse: Jamal trovalavoro come “ragazzo del tè” in un call center,Salim intraprende la via del crimine al servizio diun boss della malavita. Latika, il terzo elemento delgruppo, è per carattere molto simile a Jamal ma,

essendo donna, non è libera di scegliere la suastrada, anzi è prigioniera del circuito di corruzionecui Salim, schiavo del potere e dei soldi, si èvotato.Il film ci porta nel cuore dell’India, nelmomento in cui la sfrenata applicazione delle regoledel liberismo capitalistico ha ormai travolto lavecchia città di Mumbai. Al posto delle baraccopolisorgono grattacieli e uffici. Per un giovane, a menodi non mettersi al servizio del potere, come faSalim, trovare un lavoro che non sia sottopagato èdifficile. A Jamal che le propone di fuggire con lui

Latika, rassegnata, risponde: “Edi cosa viviamo?”. Il gioco delMilionario è, per Latika e pertutta la povera gente schiacciatada questa terribile realtà, unmodo di evadere, di entrare inun mondo a parte, in cui anchepersone come loro possonoavere una possibilità disuccesso. Alla fine Jamal,riconosciuto innocente, puòtornare al quiz e, tirando aindovinare, dà la risposta esattaall’ultima domanda, quella da20 milioni di rupie. La vittoriadi Jamal è la vittoria di tutta lapovera gente che gioisce con luie che vede in lui il riscatto dauna vita di miseria. Nessuno diloro aveva mai creduto che ilragazzo fosse un imbroglione, alcontrario del conduttore PremKumar che prova nei confrontidi Jamal un misto di disprezzo e

di gelosia. La vita è la miglior scuola, sembra dirciquesto film: tutto ciò che Jamal sapeva l’avevaimparato sulla propria pelle. La frase finale delconduttore è emblematica: “Abbiamo scritto lastoria”. Se per Prem Kumar la storia è quella dellatelevisione, per la gente il significato è ben diverso:Jamal è entrato nella storia in quanto simbolo ditutta la classe sociale a cui appartiene e che si èriconosciuta in lui.

Susanna Valloni

THE MILLIONAIRE

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Creattiviamoci!

LucaVettori2009