Etruria

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Reload Original PagePrint PageEmail Page Etruschi - Wikipedia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Cartina con i maggiori centri etruschi, ed "espansione" della civiltà etrusca nel corso dei secoli « È in verità impressionante il constatare che, per due volte nel VII secolo a.C. e nel XV d.C., pressoché la stessa regione dell'Italia centrale, l'Etruria antica e la Toscana moderna, sia stata il focolaio determinante della civiltà Italiana. » (Jacques Heurgon, Vita quotidiana degli etruschi , 1967 [1] ) Gli Etruschi furono un popolo dell'Italia antica, di lingua non indoeuropea e di origine incerta, affermatosi in un'area denominata Etruria, corrispondente all'incirca alla Toscana, all'Umbria fino al fiume Tevere e

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Cartina con i maggiori centri etruschi, ed "espansione" della civilt etrusca nel corso dei secoli in verit impressionante il constatare che, per due volte nel VII secolo a.C. e nel XV d.C., pressoch la stessa regione dell'Italia centrale, l'Etruria antica e la Toscana moderna, sia stata il focolaio determinante della civilt Italiana.

(Jacques Heurgon,Vita quotidiana degli etruschi, 1967[1])

GliEtruschifurono unpopolo dell'Italia antica, di lingua non indoeuropea e di origine incerta, affermatosi in un'area denominataEtruria, corrispondente all'incirca allaToscana, all'Umbriafino alfiumeTeveree alLaziosettentrionale. Successivamente si espansero nellazona padana(attualiEmilia-Romagna,Lombardiasud-orientale e parte del Veneto meridionale) e, a sud, fino inCampania.Nella lorolinguasi chiamavanoRasennaoRasna, ingrecoTyrsenoi(ionicoedattico antico: ,Trseni;dorico: ,Trsani, entrambi col significato di "Tirreni" e poi "Etruschi" o "Tusci", abitanti della ,Trsene, "Etruria").[2]La civilt etrusca ebbe una profonda influenza sullacivilt romana, fondendosi successivamente con essa al termine delI secolo a.C.. Questo lungo processo di conquista eassimilazione culturaleebbe inizio con la data tradizionale della conquista diVeioda parte deiromaninel396 a.C..[3]

Sull'origine e la provenienza degli Etruschi fiorita una notevole letteratura, non solo storica e archeologica. Le notizie che ci provengono da fonti storiche sono infatti piuttosto discordanti. Nell'antichit furono elaborate principalmente tre diverse tesi: la prima che sostiene la provenienza orientale riportata daErodoto, storico greco vissuto nel V secolo a.C.; la seconda che sostiene l'autoctonia degli Etruschi elaborata dal grecoDionigi di Alicarnassovissuto nel I sec. a.C., e la terza che sostiene la provenienza settentrionale elaborata sulla base di un passo diTito Livio.In tempi pi recenti, studiosi moderni hanno ipotizzato una quarta tesi, ovvero la coesistenza di tutte e tre le teorie classiche[4]. Ancor pi nuovi studi, condotti grazie a tecnologie di nuova generazione di sequenziamento del DNA (NGS), darebbero invece ragione alla versione di Dionigi di Alicarnasso[5].Agli Etruschi si sempre guardato come a un popolo unitario sin dalla loro preistoria. Tuttavia gli Etruschi, come unit, risulteranno esistere solo a partire dall'VIII secolo a.C.con una propria lingua e con proprie usanze, bench non fossero cos omogenei nelle varie regioni dove avrebbero abitato per poter negare che essi, come unit etnica, furono il risultato dell'unione di diversi popoli. indubbio, infatti, che da quanto stato tramandato della loro storia e da documenti monumentali rimasti, compaiono elementiitalici,egizi,greci, sirio-fenici[6],mesopotamici,urartei[7],indoiranici[8][9]. Ad ogni modo, comunemente accettato che il popolo etrusco si sia formato nella terra conosciuta comeEtruria, tra i fiumiTevereeArno, dalla costa tirrenica alle giogaie dell'Appennino.[10][11]Fonti storiche sulle origini[modifica|modifica sorgente]

Le fonti storiche sulle origini degli Etruschi, seppur con qualche variabile, risultano sostanzialmente riconducibili a tre diverse ipotesi: provenienza orientale, tesi dell'autoctoniae provenienza da settentrione.Ipotesi della provenienza orientale[modifica|modifica sorgente]Secondo una tradizionelidiariferita dallo storico grecoErodotodelV secolo a.C.[12]gli Etruschi sarebbero giunti dallaLidia[2](attualeTurchiaanatolicameridionale), salpati dal porto diSmirnea seguito di unacarestia. Sotto la guida diTirreno, figlio diAti,[2](o secondo un'altra teoria, di Tirreno e del fratelloTarconte, in questo caso figli del reTelefodiMisia), attorno alXIII secolo a.C., avrebbero dapprima oltrepassato molti popoli e sarebbero infine arrivati presso gliUmbri(sulle coste occidentali dell'Italia) e nel loro paese costruirono12 citt, dove ancor oggi vivono. ILidiigiunti in Italia avrebbero poi cambiato il loro nome inTirrenidal nome di uno dei due condottieri, pi tardi con il termine latino diTusci,[2]derivante dal rito sacrificale.[13]La tesierodoteadella provenienza orientale, anche per la sua autorevolezza, stata accettata quasi unanimemente dagli scrittori antichi e ha a lungo condizionato anche gli studiosi moderni[14], suggestionati dai tratti orientali presenti in varie manifestazioni della civilt etrusca. Le molte affinit degli Etruschi con il mondo egeo-anatolico, presenti nei costumi, nella lingua, nell'arte e nella religione, possono tuttavia essere dovute anche ai contatti commerciali e culturali con queste popolazioni e dall'immigrazione in Etruria di gruppi di vario livello sociale appartenenti a tali civilt (cultura orientalizzante)All'interno della tesi della provenienza orientale, gi in antichit fu elaborata un'ipotesi pelasgica. SecondoEllanico di Lesbo, storico greco delV secolo a.C., gli Etruschi sarebbero statiPelasgi, popolo mitico originario dellaGreciasettentrionale e poi irradiatosi in varie regioni delMar Mediterraneo, i quali si sarebbero stabiliti nella zona dell'Etruria dandosi il nome diTirreni.Un altro sostenitore della teoria dei Pelasgi fuAnticlide, storico vissuto alla fine delIV secolo a.C., secondo il quale iPelasgi, dopo aver colonizzato le isole diLemnoeImbronell'Egeo, si sarebbero aggregati a Tirreno e avrebbero partecipato alla spedizione verso le coste dell'Italia.[15]L'ipotesi orientale parrebbe confermata da alcuni moderni studi genetici effettuati dall'Universit di Torinosulle popolazioni diMurloeVolterra, situate nel nucleo originale della civilt etrusca, che presenterebberoaplogruppiemDnamolto simili a quelli delle popolazioni odierne dellecoste anatoliche[16]e delVicino Oriente[17].Ipotesi dell'autoctonia[modifica|modifica sorgente]Un'altra tradizione, riportata dallo storicoDionigi di Alicarnasso(vissuto durante l'impero augusteo-I secolo a.C.), sostiene l'origineautoctonadel popolo etrusco. In particolare afferma che tra gli Etruschi, i Lidii e i Pelasgi non vi erano affinit culturali, religiose e linguistiche e che gli Etruschi, che chiamavano s stessiRasenna(e lo avrebbe saputo dagli stessi etruschi; infatti, pare che alla domanda rivolta ad un etrusco su chi fosse, questi gli rispose:RasnaoRasenna), non erano un popolo "venuto da fuori", ma un popolo antichissimo, attribuendo - fra l'altro - proprio all'antichit l'indecifrabilit della lingua etrusca (Antichit RomaneI, 25-30). Questa tradizione non per supportata da reperti archeologici (comela stele di Lemno, con iscrizione affine all'etrusco, e ilfegato di Piacenza), grazie ai quali si pu supporre che il termine "Rasna" o "Rasenna" potrebbe non indicare il nome dell'etnia etrusca, ma potrebbe essere intesa come "Ra-sna" che in antico lessico significherebbe io sono figlio di... oppure discendo da....Ipotesi della provenienza d'oltralpe[modifica|modifica sorgente]Da un passo controverso diLivio, che allude alla derivazione deiReti, popolazione alpina delle valli delTrentino-Alto Adige, dagli Etruschi (Storie, V, 33, 11), si potrebbe invece dedurre che questi ultimi venissero dal settentrione attraverso le Alpi. Questa teoria, considerata poi infondata[18], si originata nelXVIII secolo(Frret) ed stata poi sviluppata nelXIX secolo(Niebuhr eMller) sulla scorta dell'affermazionelivianae della suggestiva somiglianza del nome deiReti(Rhaeti) con quello dei Rasenna. Rimane pur sempre possibile l'ipotesi di Tito Livio che gli Etruschi avessero colonizzato anche il Trentino-Alto Adige, ivi assumendo il nome diReti.In ogni caso, nessuna delle teorie antiche, anche nelle rielaborazioni operate dagli studiosi moderni realizzate attraverso considerazioni provenienti da diversi ambiti disciplinari, ha trovato pieno conforto scientifico nelle prove archeologiche.Altre ipotesi[modifica|modifica sorgente]Ipotesi linguistica: derivazione dalle lingue caucasiche[modifica|modifica sorgente]Alcuni linguisti russi (Sergei Starostin, Vladimir Orel, Igor M. Diakonoff[19][20]) mettono in relazione lelingue tirrenichee lelingue caucasiche nordorientali, basandosi sulla presunta corrispondenza nelle strutture grammaticali, nella fonologia, nei numerali, tra la lingua etrusca, le linguehurro-urartee, e le lingue caucasiche nordorientali.Ipotesi linguistica: derivazione dall'antico lidio[modifica|modifica sorgente]La teoria formulata dallinguistaMassimo Pittausi basa sulla supposta derivazione dellalingua protosardae di quellaetruscadall'anticalingua lidia. Secondo questa teoria, gli Etruschi proverrebbero dallaLidia, in accordo con il racconto diErodoto. Talemigrazione, tuttavia, sarebbe avvenuta per tappe, prima inSardegna, dove avrebbe dato origine allacivilt nuragicaattorno alXIII secolo a.C., e quindi sullecoste tirrenichedell'Italia centrale, dove la civilt etrusca si sarebbe sviluppata a partire dalIX secolo a.C.[21]Ipotesi linguistica: etrusco forma arcaica di ungherese[modifica|modifica sorgente]Nel libroEtrusco: una forma arcaica di unghereseil glottologoMario Alineipropone, in coerenza con laTeoria della Continuit dal Paleolitico, di identificare l'etruscocome una fase arcaica dell'attualelingua ungherese[22], appartenente allelingue ugriche(o ugro-finniche). Secondo Alinei sia l'etrusco che l'ungherese sarebbero duelingue agglutinanti, con accento sulla prima sillaba, e avrebbero medesima armonia vocalica, e soloconsonantiocclusive sorde. L'ipotesi di Alinei non escluderebbe un'affinit degli etruschi con le attuali popolazionianatoliche, perch gliUngheresi, secondo i risultati di recenti ricerche genetiche[23]risultano "una popolazione affine agliIraniani(in quanto discendenti diScitieOssetidel I millennio a.C.) e aiTurchi"[24]. I turchi condividerebbero con gli ungheresi l'appartenenza allo stesso gruppo linguisticouralo-altaico(che comprende anche le lingue ugro-finniche), e, secondo Alinei, anche l'appartenenza alla medesima popolazione che invase nel III millennio a.C. ilbacino Carpatico, proveniente dallacultura kurgan, fiorita ai confini tra l'Europa orientalee l'Asia centrale. Dal bacino carpatico, sempre secondo l'ipotesi di Alinei, una parte della popolazione sarebbe partita nel II millennio a.C. alla volta della penisola italiana, dove dette vita alla civilt etrusca. Mentre solo in epocaalto-medievale, si sarebbero formate le popolazioni ungheresi e turche, con l'invasione delle attuali Ungheria (nell'896) e Turchia (tra il V e il X secolo d.C.).Ipotesi dell'autoctonia: etruschi e colonizzazioni nuragiche[modifica|modifica sorgente]Secondo lo studiosoGiovanni Ugas, gli Etruschi sarebbero piuttosto di origine autoctona, con la sovrapposizione di colonizzazioninuragichedurante ilI millennio a.C.La migrazione delXII secolo a.C.sarebbe pertanto avvenuta a pi riprese da occidente verso oriente, piuttosto che il contrario. Ci sarebbe confermato dai documentiegiziche citano iTereoTura(Tyrsenoio "Tirreni") accanto aiShardana(o Sardi) tra iPopoli del Mare. Lo stesso termine "Tyrsenoi" inlingua grecapotrebbe significare "costruttori di torri", fatto che dimostrerebbe l'affinit fra lacivilt nuragicae quella etrusca.[21]Secondo lo scrittore latinoFesto, i re Etruschi eranoSardio di origine sarda:Reges soliti sunt esse Etruscorum, qui Sardi appellantur. Quia Gens etrusca, Horta est Sardibus(Sono soliti essere re degli Etruschi coloro che si chiamano Sardi. Quindi la gente etrusca originaria dai Sardi)

In realt l'affermazione precedente non corretta perch la frase stata estrapolata dal suo contesto reale.In Festo nel suo De verborum significatione leggiamo:Sardi venales alius alio nequior: ex hoc natum proverbium videtur, quod ludi Capitolinis qui fiunt a vicinis praetextatis, auctio Veientium fieri solet, in qua novissimus idemque deterrimus producitur a praecone senex cum toga praetexta, bulla-que aurea, quo cultu reges soliti sunt esse Etruscorum, qui Sardi appellantur, quia Etrusca gens orta est Sardibus ex Lydia.

Da questo facile intuire che non si parla dell'origine Sarda degli Etruschi n tantomeno si allude ad una presenza di re Sardi fra i Rasna. Il punto essenziale della frase invece la toga che veniva indossata nei Ludi Capitolini. Infattisenex cum toga praetexta, bulla-que aurea, quo cultu reges soliti sunt esse Etruscorumsignifica che un vecchio indossava la toga pretesta ed una bulla d'oro il quale abbigliamento (cio la toga e la bulla) sono soliti portare i re degli Etruschi, i quali vengono dalla citt di Sardi in Lidia.AnchePlutarcososteneva che gli Etruschi erano ritenuti coloni degli abitanti diSardie Veio era una citt etrusca.[25]Ipotesi dei popoli del mare[modifica|modifica sorgente]Uno dei popoli del mare citati nei testi egiziani sono i Tere o Tura, popolo di stirpe probabilmente nonindoeuropeastanziato nella parte settentrionale dell'Anatolia, sembrano collegati aiTirsenoio "Tirreni", ossia agli Etruschi. Questa identificazione sembra avvalorare il racconto diErodotocirca l'origine anatolica di questo popolo, ma soprattutto la mitica parentela degli Etruschi con iTroianicantata daVirgilionell'Eneide. Rapporti dei Tirreni o Etruschi col mondoMediterraneo orientaledell'isola diLemno(che si trova a poche miglia dinanzi aTroia) sembrerebbero esistere in seguito al ritrovamento della cosiddettaStele di Lemno, un'iscrizionerinvenuta nel1885, in cui attestata laLingua lemniaun dialetto simile all'etrusco. Tale stele comunque al vaglio degli studiosi in quanto sembrerebbe ascrivibile al VI secolo a.C.Formazione e provenienza[modifica|modifica sorgente]Non meno importante l'opinione diMassimo Pallottino, il quale ha sottolineato, nell'introduzione del suo manualeEtruscologia(Milano, 1984), come il problema dell'origine della civilt etrusca non vada incentrato sulla provenienza, quanto piuttosto sulla formazione. Egli evidenzi come, per la maggior parte dei popoli, non solo dell'antichit ma anche del mondo moderno, si parli sempre di formazione, mentre per gli Etruschi ci si posti il problema della provenienza. Secondo Pallottino, la civilt etrusca si formata in un luogo che non pu che essere quello dell'anticaEtruria; alla sua formazione hanno indubbiamente contribuito elementi autoctoni ed elementi orientali (non solamente Lidii od Anatolici) e greci, per via dei contatti di scambio commerciale intrattenuti dagli Etruschi con gli altri popoli del Mediterraneo. Nella civilt etrusca che andava formandosi, lasciarono quindi la propria impronta i commercianti orientali (si pensi agli elementi orientali nella lingua etrusca od al periodo artistico cosiddettoorientalizzante) ed i coloni greci che approdano nel Meridione d'Italianell'VIII secolo a.C.(l'alfabeto stesso adottato dagli Etruschi chiaramente un alfabeto di matrice greca, e l'arte etrusca influenzata dai modelli artistici dell'arte greca)[21].Sempre nel suo manuale diEtruscologia, Pallottino scrive anche dei rapporti tra l'Etruria e la Sardegna:Nel quadro dei pi antichi contatti marittimi si inserisce - e merita particolare menzione - il problema dei rapporti fra l'Etruria e la Sardegna, sede della peculiare ed evoluta civilt nuragica, che dalla preistoria perdura fino ai primi secoli del I millennio a.C. Alla presenza in Etruria di genti provenienti dalle isole si riferisce la leggenda relativa alla fondazione di Populonia da parte dei Corsi (Servio, ad Aen., X, 172). Strabone menziona esplicitamente le incursioni di pirati sardi sulle coste della Toscana e fa allusione alla presenza di Tirreni in Sardegna. Non mancano d'altra parte testimonianze di relazioni commerciali e culturali tra la Sardegna nuragica e l'Etruria villanoviana e orientalizzante, con particolare riguardo alla presenza di oggetti sardi soprattutto nella zona mineraria ( possibile un motivo di connessione tra i due grandi distretti metalliferi dell'area tirrenica). A Vetulonia fu scoperta fra l'altro una delle pi ricche navicelle in bronzo di produzione nuragica. Ma importazioni sarde appaiono pi a sud (Vulci, Gradisca) tra il IX ed il VI secolo. N mancano elementi di affinit tipologica e decorativa con prodotti villanoviani: tipiche ad esempio le brocchette a collo e becco allungato, la cui presenza caratteristica della necropoli vetuloniese. Si potrebbe anche discutere la questione se le strutture a pseudocupola (tholos) caratteristiche delle tombe orientalizzanti dell'Etruria settentrionale siano reminiscenze di eredit egea dell'et del bronzo accolte per influenza dell'architettura dei nuraghi sardi dove questa tecnica particolarmente diffusa. Ma anche in Sardegna appaiono tracce di un'influenza etrusca: forse nel nome Aesaronense di uno dei popoli della costa orientale dell'Isola (cfr. la parola etruscaaisar, ossia dei); ma anche in alcuni tipi di oggetti, sia pur rari, come le fibule...

(Massimo Pallottino,Etruscologia, Hoepli, Milano, 1984,ISBN 88-203-1428-2, pagg. 120, 121.)

I critici dell'impostazione di Pallottino sostengono che, nell'apparente sensatezza, non consideri il peso relativo dei vari contributi: il contributo orientale (lidio o comunque egeo-anatolico) sarebbe stato invece preponderante, perch arrivato nella Penisola incontr genti pi arretrate.[21]Recenti acquisizioni dalla genetica delle popolazioni[modifica|modifica sorgente]Un contributo, peraltro non risolutivo, alla problematica delle origini degli Etruschi ci viene anche dallagenetica delle popolazioni[26].Nel2004il professor Guido Barbujani del dipartimento di biologia dell'Universit di Ferraraha analizzato il DNA di alcuni scheletri provenienti da tombe etrusche dislocate in varie zone dell'antica Etruria[27]. Dallo studio emerso che ilDNAdegli antichi Etruschi sarebbe abbastanza simile a quello degli attuali abitanti dell'Anatolia, mentre non risulterebbero particolari affinit con quello dell'attuale popolazione delle zone d'Italia che furono abitate dagli Etruschi.Nel2007, una squadra guidata dal professor Antonio Torroni dell'Universit di Paviaha raffrontato il DNA degli abitanti viventi da almeno tre generazioni nei centri diMurlo,Volterrae della Valle delCasentinocon quello di altre popolazioni italiane ed estere[28]. Dalla comparazione emerso che il codice genetico degli individui di Murlo, Volterra e del Casentino molto pi simile a quello degli abitanti delle coste turche che danno sull'Egeo.Un altro studio condotto dall'equipe del professor Paolo Ajmone Maran dell'Universit Cattolica del Sacro Cuore di Piacenzaha analizzato il DNA dei bovini toscani (dirazza ChianinaeMaremmana), che risultato geneticamente simile a quelli dei bovini dell'Anatolia[29].Epoca Villanoviana[modifica|modifica sorgente]

La pi antica menzione degli Etruschi rimasta quella dello scrittoreEsiodo, scritta nel suo poemaTeogonia, in cui, al verso 1016, menziona tutti i popoli illustri della Tirrenia[30]volutamente al plurale, poich intendeva comprendere le genti non greche d'Italia. Esiodo scriveva i suoi versi all'inizio delVII secolo a.C.: a questo periodo (690 a.C.-680 a.C.) risalgono le pi antiche iscrizioni etrusche conosciute, le quali, per, fanno gi uso di quell'alfabeto che indubbiamente i commercianti etruschi avevano imparato nei contatti con iGreciall'emporio diCuma, almeno settant'anni prima.[31]Ora, poich non possibile che la nazione etrusca si sia affermata improvvisamente, chiaro che la sua formazione fu il risultato di un lento e progressivo consolidamento in terra italica. Con tutta probabilit, perci, esisteva gi una cultura che tendeva a formarsi sul territorio della Penisola in varie regioni, anche distanti tra loro: e questa non pu essere che quella dellacivilt villanoviana.[31]Il termine villanoviano deriva dal nome di unpiccolo paesenella periferia diBolognadove, nel1853, il conteGiovanni Gozzadini, appassionato archeologo, rinvenne un sepolcreto che aveva delle caratteristiche molto particolari. L'elemento che distingueva le sepolture era il vasoossuario(cio contenente i resti del defunto) a forma biconica, con una piccola scodella per coperchio, deposto in un vano protetto da lastroni di pietra.[31]

Gli studiosi ritengono che ci sia stata una fase preparatoria di questa cultura, dettaprotovillanovianariferita all'Et del Bronzofinale (XII-X secolo a.C.); cultura diffusa nelMantovano, nell'Umbria, inToscana, nel Lazio, inCampania, inSiciliae nell'isola di Lipari. Ci sono gi tutte le premesse che poi condurranno al villanoviano vero e proprio; esse non ebbero ulteriore sviluppo nei paesi meridionali per l'apparire precoce di quegli influssi che portarono alla colonizzazione greca (VIII secolo a.C.).[31]Uno degli elementi che pi spesso si notano proprio perch legato alla sepoltura delle ceneri dei defunti (incinerazione) l'ossuario. Ne esistono molti tipi, spesso lavorati con finissima arte: l'effetto artistico dato da rette, segmenti, depressioni e disegni geometrici; eppure, spesso la pasta diargilla, che veniva chiamata ceramica d'impasto, piuttosto rozza.[31]In qualche caso, evidentemente si tratta di sepolture di guerrieri il vaso biconico ricoperto da unelmodibronzo. Quando quest'usanza giunse nel Lazio, le ceneri del defunto potevano essere poste in un'urna in terracotta che richiamava la forma di capanne.[31]Nella penisola italica, per, emergono e si rafforzano culture regionali, che sono spesso legate alla natura del territorio in cui si affermano: continua la vita nomade e pastorale nelleMarchesettentrionali, inAbruzzo, nelLaziosettentrionale, inIrpinia, nelSannioe inCalabria, mentre nel Lazio settentrionale, nellaToscanacostiera e nell'arcipelago toscanoapprodano naviganti provenienti dalMediterraneo orientalealla ricerca di metalli, il ferro all'epoca uno dei minerali pi preziosi.[31]Si continua a lavorare anche ilbronzo, ma questo materiale non d'uso comune come il precedente; serve per piccoli oggetti decorativi, per statuette votive o per recipienti legati al culto. Anche se le differenziazioni regionali sono enormi, sembra che in questo periodo si faccia sentire la necessit di una vita in comune, di qualche forma di associazione fra le varie trib del territorio italico: si cominciano a formare i primi agglomerati urbani con relativi sepolcreti.[32]I sepolcreti, infatti, testimoniano la presenza di un antico stanziamento. Isolati, se mai, sembrano rimanere gli ambiti dell'Etruria interna, nelle regioni pi inospitali, mentre i villaggi in vicinanza del mare o di vie di comunicazione fluviale si rivelano molto attive. Le principali citt costiere sorgono a pochi chilometri dalla costa, l'unica citt stato etrusca sul mare stata probabilmentePopulonia(inlingua etruscaPuplunaoFufluna), mentre le altre citt costiere sembrano di solito dotate di insediamenti marittimi come Regisvilla per Vulci, l'insediamento etrusco presso la colonia romana di Gravisca e lo scalo di Pyrgi per Cerveteri. Ci significa che qualcuno, seguendo le rotte percorse daiCretesie daiMicenei, continuava a visitare le coste italiane in cerca delferro, di cui erano ricche le terre tirreniche.[32]Ci sono comunque, localit comePopulonia, situata sul mare, di fronte all'Isola d'Elba, di cui abbiamo buone testimonianze. Essa fu, forse, nel periodo villanoviano uno dei principali porti per l'imbarco delrameo dell'argentolavorato; solo pi tardi, nel periodo etrusco, divenne porto delferro. Uno scrittore antico, di cui ignoriamo il nome e che gli studiosi chiamanoPseudo Aristotele, afferma che a Populonia si estraeva il rame: lo provano, infatti, scorie della lavorazione di questo minerale e resti di fornaci che venivano impiegate a questo scopo. Pi tardi Populonia divenne tanto importante che nel suo territorio si lavorava il ferro estratto all'Isola d'Elba.[33]Intorno al porto, situato nell'attuale arco delGolfo di Baratti, vi erano due villaggi, come dimostrano le due distinte necropoli: una detta San Cerbone e l'altra chiamata Poggio delle Granate. Vi sono tombe a pozzo di cremate e tombe a fossa pi recenti. Sia in queste ultime, sia in quelle a camera la suppellettile funebre identica.[33]Quindi i Villanoviani si dedicarono per lungo tempo all'estrazione di minerali e dimateriali da costruzione. Ne sono riprova i resti di miniere in Toscana e nell'alto Lazio. Nelle colline, dette appuntoMetallifere, e nellazona campigliasi estraevarame,piomboargentifero ecassiterite; nellaVal di Cecinarame, piombo eargento; nel massiccio delMonte Amiatac'erano rocce mercurifere; neiMonti della Tolfaminerali ferrosi, piombo,zincoemercurio;ferronell'Isola d'Elba; tufi vulcanici,arenarieecalcarinell'alto Lazio;travertinoealabastronell'Etruria settentrionale.[33]Secondo le pi recenti indagini, sembra che i pi antichi Villanoviani dell'Etruria propria si fossero concentrati in tre grandi centri: uno quello che comprende la regione dei Monti della Tolfa, fraTarquiniaeCerveteri; un secondo quello situato nella media valle del fiumeFiora, fra la zona archeologica diVulcie laselva del Lamonea ovest delLago di Bolsena; il terzo costituito dalle fasce collinari attorno allaCetonafraRadicofani,ChiusieCitt della Pieve.[33]Probabilmente i tre stanziamenti, dei quali i due meridionali si differenziano maggiormente rispetto al centro di Cetona, si riferivano ad economie distinte ed autosufficienti, alla cui base c'erano, comunque, l'estrazione e la lavorazione dei minerali, come attivit caratteristica, che venivano portati alla costa per l'imbarco.[33]I Villanoviani, dunque, al momento culminante della loro espansione, dovevano essere diffusi su un'area molto vasta, che va dall'Emilia-Romagnaall'Italia meridionalenel sito diPontecegnanoinCampania. Ci sono varie ipotesi sulla loro origine ma potrebbero essere i diretti discendenti dei popoli della civilt appenninica che discende lungo tutta l'Et del Bronzofinale e che ha i suoi maggiori centri di ritrovamento lungo la dorsale montuosa dell'Italia centrale. Si trattava di genti dedite a un'economia pastorale, da cui i Villanoviani, e successivamente gli Etruschi, appresero l'amore per la terra e per gli animali.[33]Ecco quindi che ben si comprende come le civilt italiche abbiano caratteri propri ed antichi, legati a tradizioni peculiari del paese in cui si svilupparono; solo con il commercio marittimo che esplose dal VIII secolo a.C. si apriranno i traffici e gli scambi soprattutto con l'Oriente greco e l'ambiente fenicio cartaginese.[33]I primi insediamenti etruschi[modifica|modifica sorgente]

NelIX secolo a.C.nelle aree caratterizzate dalla civilt villanoviana si registra la marcata tendenza delle popolazioni ad abbandonare glialtopiani, sui quali si erano stanziate nel periodoprotovillanoviano(XII secolo-X secolo a.C.), per spostarsi supianoriecollinesui quali sorgeranno le principali citt etrusche, dando vita a centri di maggiori dimensioni. Tale radicale cambiamento risponde ad esigenze prettamente economiche legate al pi razionale sfruttamento delle risorse agricole e minerarie ed alla scelta di collocarsi in prossimit di vie di comunicazione naturali e di approdi fluviali, lacustri e marittimi per ragioni di natura commerciale.Dagli scavi effettuati il territorio appare diviso in vasti comprensori articolati in gruppi di villaggi ravvicinati tra di loro, ma con necropoli distinte (ne hanno fatto oggetto di studioGilda BartolonieGiovanni Colonna).Per la ricostruzione delle abitazioni, realizzate con materiali deperibili (legno ed argilla), ci si pu avvalere di un numero piuttosto limitato di rinvenimenti di superficie (come fondamenta, fori per i pali di sostegno e canalette di fondazione) e dei modellini rappresentati dalle urne conformate a capanna. Le capanne avevano pianta ellittica, circolare, rettangolare, o quadrata di dimensioni molto varie a prescindere dalla forma. Le abitazioni erano di solito sostenute da pali inseriti all'interno del perimetro per il sostegno del tetto ed all'esterno per le pareti. Vi erano per anche abitazioni molto incassate nel terreno e il cui tetto poggiava su un argine di terra e sassi. Alcune capanne mostrano anche una ripartizione interna. Il focolare di solito era collocato al centro. Il tetto poteva essere a quattro falde o a doppio spiovente. Le abitazioni, inoltre, avevano una porta sul lato pi corto, abbaini sul tetto per l'uscita del fumo e talvolta anche finestre.Per quanto riguarda l'organizzazione interna dei villaggi, si osservato che le capanne sono distanziate le une dalle altre da spazi vuoti in misura variabile, probabilmente utilizzati per le attivit agricole. Si poi ipotizzato che le capanne quadrangolari avessero funzione abitativa, mentre quelle di forma rettangolare od ovale venissero utilizzate comestallee magazzini. Peraltro l'impossibilit di accertare la contemporaneit dell'uso delle varie strutture non consente di confermare o smentire l'ipotesi. Si pu semmai affermare che le strutture che non presentano il focolare potrebbero essere interpretate come aventi funzione diversa da quella abitativa.Gli scavi non hanno portato alla luce segni che consentano di individuare fortificazioni. Infine, le necropoli sono state rinvenute in aree limitrofe a quelle dei singoli villaggi.La societ villanoviana[modifica|modifica sorgente]La struttura sociale delle comunit villanoviane pu essere desunta dalla documentazione archeologica ed in particolare dai corredi funerari. I corredi del villanoviano pi antico (IX secolo a.C.) sono piuttosto poveri. La tipologia degli oggetti consente comunque l'identificazione del sesso del defunto. Le deposizioni maschili si caratterizzano per la presenza di rasoi a forma rettangolare o semilunata, fibule ad arco serpeggiante, spilloni e, seppur raramente, armi. Talvolta la copertura dell'ossuario costituita da un elmo fittile ad evidenziare la qualit di guerriero del defunto. Il corredo funebre femminile costituito da cinturoni, fermatrecce, fibule ad arco semplice o ingrossato, fusaiole, rocchetti, conocchie. Le urne a capanna (rinvenute in Etruria meridionale, aVetuloniae forse aPopulonia), diversamente da quanto accade nella cultura laziale, non sono di esclusiva prerogativa maschile ma riguardano anche le donne. In ogni caso i corredi delle urne conformate a capanna non risultano pi cospicui di quelli relativi a vasi biconici.Nei corredi di questo periodo poco diffuso il vasellame, rappresentato quasi esclusivamente dall'ossuario biconico e dalla ciotola di copertura. Le sepolture, contraddistinte dall'uso quasi esclusivo del rito incineratorio, presentano di massima una struttura a pozzetto od a fossa seppur con varianti locali.La documentazione archeologica della prima fase del villanoviano farebbe quindi pensare ad una societ tendenzialmente egualitaria. Peraltro la semplicit dei corredi potrebbe anche non rispecchiare fedelmente la societ ma essere determinata da ideologie religioso-funerarie. In ogni caso, anche per il villanoviano pi antico, non mancano rinvenimenti dai quali emergono segni di differenziazioni sociali. ATarquinia, ad esempio, nellanecropoli di Poggio Selciatello, si evidenziano alcune deposizioni, maschili e femminili, con corredi particolarmente significativi per la qualit e/o quantit degli elementi. Inoltre, in alcune deposizioni maschili delIX secolo a.C.(aBologna,Tarquinia,Cerveteri,Veio) sono state rinvenute delle verghe di bronzo o d'osso interpretate come "scettri" (in questo senso Gilda Bartoloni) e quindi come attributi del prestigio e della funzione del defunto. Sotto un diverso profilo stato osservato (Jean-Paul Thuillier) che le forme di insediamento del villanoviano, caratterizzate dallo spostamento verso pianori e colline e dall'accentramento degli individui nell'ambito di villaggi pi grandi rispetto al periodo precedente, sembrano corrispondere ad un vero e proprio disegno politico e fanno quindi ritenere l'esistenza di capi nell'ambito di tali comunit.A partire dagli inizi dell'VIII secolo a.C.si colgono gradualmente i segni di una differenziazione sociale che porteranno alla nascita delle aristocrazie. Si rinvengono deposizioni, sia ad incinerazione che ad inumazione (rito, quest'ultimo, che, specialmente nell'Etruria meridionale, va sempre pi affermandosi accanto a quello crematorio), che si distinguono per la ricchezza dei corredi maschili e femminili. Alcune deposizioni si segnalano, infatti, per l'aumento degli ornamenti personali e per la qualit e/o per le cospicue quantit di vasellame fittile e bronzeo. Gli oggetti in argomento inoltre comprovano scambi tra comunit villanoviane ed anche tra villanoviani e comunit di diversa cultura. Oltre ad oggetti di provenienza laziale,daunia,enotriae sarda si distinguono attestazioni greche ed orientali (Siria, Fenicia, Egitto). I corredi delle tombe ad inumazione, di solito, sono pi cospicui di quelli delle deposizioni ad incinerazione. Aumentano in misura rilevante le urne conformate a capanna.Le deposizioni maschili pi prestigiose presentano morsi di cavalli, carretti miniaturistici, elmi, scudi, spade, lance ed asce. I carretti miniaturistici si ritrovano anche nelle deposizioni femminili di rango, che, per il resto, si caratterizzano per quantit e qualit degli strumenti per la filatura e delleparures. Anche la tipologia delle tombe ed i rituali, seppur nello stesso contesto di tempo e di luogo, risultano fortemente differenziati. Le tombe a camera con pluralit di deposizioni (Populonia) e le tombe a circolo di pietre (Vetulonia), inoltre, sembrano mettere in rilievo, accanto ai singoli individui, la famiglia ed i gruppi familiari, che si identificano appunto per l'occupazione di determinati settori delle necropoli e per la comunanza dei corredi e dei rituali (Gilda Bartoloni).L'influenza degliantichi Grecisugli Etruschi determin una fase storico-culturale definita "orientalizzante" (VIII secolo a.C.), seguita da quelle dette - in analogia con le fasi dellastoria greca- "classica" ed "Ellenismo!ellenistica". I contatti avvennero soprattutto attraverso laMagna Grecia, cio le colonie greche nell'odiernaItalia meridionale.Laceramicafu oggetto sia di scambi diretti di vasallame tra Etruschi e Greci, sia di esportazioni di tecniche produttive e artistiche, con un miglioramento della tecnologia etrusca nei torni e nei forni. Gli scambi culturali interessarono anche la religione, con forme di reinterpretazione delle divinit tradizionali etrusche in modo da farle corrispondere a presunte equivalenti greche (Tinia/Zeus,Uni/Era,Aita/Ade, ecc.)

L'apogeo dell'espansione etrusca fu toccato a met delVI secolo a.C.; nellabattaglia di Alaliadel540 a.C.sconfissero, assieme aiCartaginesi, iFocesidiMarsiglia. In quest'occasione i prigionieri focesi vennero lapidati dagli etruschi di Caere.[34]In questo periodo, gli Etruschi riuscirono a stabilire la loro egemonia su tutta la penisola italica, sul Mar Tirreno e, grazie all'alleanza con Cartagine, sul Mediterraneo Occidentale.Espansione a nord e a sud[modifica|modifica sorgente]Dal litorale e dall'entroterra toscano, dove praticavano l'agricoltura anche grazie alle opere di bonifica di zone paludose, gli Etruschi si espansero in seguito sia a nord, nella Pianura Padana (fine VI secolo a.C.), sia a sud, nell'attuale Lazio. In campo economico svilupparono l'estrazione e la lavorazione dei metalli grazie alle miniere, soprattutto di ferro, presenti sul loro territorio; l'artigianato etrusco fu nell'antichit particolarmente apprezzato e questo favor la crescita dei commerci via mare, praticati soprattutto dalle citt diCerveteri,VulcieTarquiniache giunsero a controllare gli scambi nel Mar Tirreno. Se valida l'affermazione diTito Livioche iRetistanziati nell'attualeTrentino-Alto Adigefossero di derivazione etnica etrusca, pu essere che gli Etruschi controllassero anche le vie di scambio verso il Nord Europa.Non va per del tutto esclusa l'ipotesi, avanzata tra gli altri da Mario Torelli, che gli etruschi popolassero praticamente dalle origini la Valle Padana e soprattutto l'Emilia e certe zone della Romagna, dove era presente un cospicuo nucleo villanoviano (soprattutto tra Bologna e Rimini), semplicemente nel corso del VI secolo nuove migrazioni, di etruschi pi ricchi, organizzati e "civilizzati", si sovrapposero ad un nucleo pi povero e "primitivo" di abitanti, pure etruschi, ma ancora legati ad una civilizzazione in villaggi contadini poco o per nulla differenziati socialmente e con una scarsa divisione del lavoro.[35]Fondazione di Perugia[modifica|modifica sorgente]

I primi insediamenti di cui siamo a conoscenza nel territorio risalgono ai secoliXIeX a.C., con la presenza di villaggi nei pressi delle falde dell'altura perugina ed a partire dalVIII secolo a.C.anche sulla sommit del colle dove sorger la citt. Il rapido sviluppo di Perugia favorito dalla posizione dominante rispetto all'arteria del fiume Tevere e dalla posizione di confine tra le popolazioni etrusche edumbre. Gli Umbri devono cedere all'affermarsi del popolo etrusco, attestandosi definitivamente a est del Tevere. Il vero e proprio nucleo di Perugia si forma intorno alla seconda met delVI secolo a.C., ma vi erano anteriormente insediamenti villanoviani nell'area del colle perugino e dalla disposizione dellenecropolietrusche abbiamo una testimonianza indiretta dell'espansione del primo tessuto urbano. Perugia diventa in breve una delle 12 lucumonie della confederazione etrusca. Nel310-309 a.C.forma una Lega insieme alle altre citt etrusche scontrandosi con le truppe romane guidate daQuinto Fabio Massimo Rulliano; al termine della battaglia viene siglata una tregua, che non verr rispettata, di 30 anni.Tito LivioIX 37.12, dal resoconto diQuinto Fabio Pittore.La cinta muraria etrusca originaria, oggi ancora visibile, viene edificata tra ilIVed ilIII secolo a.C.: con una lunghezza di tre chilometri, racchiude il Colle Landone e il Colle del Sole sui quali si erge la citt.Gli eserciti e l'organizzazione militare[modifica|modifica sorgente]Considerata la loro organizzazione federale di citt-stato, in caso di guerra gli eserciti erano reclutati su base cittadina e richiamando alle armi i cittadini secondo ricchezza e posizione sociale: di conseguenza composizione, equipaggiamento e aspetto degli eserciti doveva quindi variare molto. Le formazioni armate comprendevano corpi di opliti, di truppe leggere e di cavalleria, ognuno con i propri equipaggiamenti e con i propri compiti.Le origini di Roma[modifica|modifica sorgente]Sui colli lungo il basso corso del Tevere, sorgevano alcuni villaggi di pastori del popolo dei Latini. Nell'VIII secolo a.C., essi s'ingrandirono e si unirono, trasformandosi in un'unica citt: Roma. Nei secoli seguenti, Roma estese il suo dominio dapprima sull'intera Italia, poi in tutto il bacino del Mediterraneo.Vestigia etrusche a Roma: i Tarquini (616-509 a.C.)[modifica|modifica sorgente]Sotto la dinastia etrusca dei Tarquini (ultimi re di Roma) furono intraprese grandi opere pubbliche, tra cui acquedotti, mura cittadine, sistemi fognari e immensi templi, come quello dedicato a Giove, Giunone e Minerva sul Campidoglio.Tarquinio Priscoera un ricchissimo e noto abitante della citt etrusca diTarquinia, emigrato a Roma divenne il quintore di Roma. Secondo la tradizione fece erigere ilCirco Massimodestinandolo come sede permanente delle corse dei cavalli; prima di allora gli spettatori assistevano alle gare che qui si svolgevano seduti da postazioni di fortuna. In seguito a forti alluvioni, che interessarono specialmente le zone dove sarebbe sorto il futuroForo Romano, fece poi iniziare la costruzione dellaCloaca Massima, che da due millenni mantiene bonificata l'area originariamente paludosa alla base dei colli di Roma. A lui si deve poi l'inizio dei lavori per la costruzione delTempio di Giove Capitolinosul colle delCampidoglio.[36]Servio Tulliofu il successivo re di Roma di origini etrusche, fece costruire sull'Aventinoil tempio aDiana, trasferendo a Roma il culto latino di Diana Nemorensis. A Servio si ascrive anche la decisione di costruire ilTempio di Mater Matutaed ilTempio della Dea Fortuna, entrambi alForo Boario. A lui attribuita la costruzione delleMura Serviane, le prime difese unitarie di Roma, che erano rappresentate da un massiccio terrapieno costruito nelle zone pi esposte della citt e dall'unione delle difese individuali dei colli.[37]L'ultimo re di Roma di origini etrusche fuTarquinio il Superbo, secondo la tradizione sotto il suo regno furono portati a termine la Cloaca Massima e il Tempio di Giove Capitolino. La bonifica dell'area dell'antico Foro Romano dovuta alla Cloaca Massima, rese possibile la formazione di un antichissimo borgo ai piedi del collePalatinodettoVicus Tuscusperch in origine fu abitato da mercanti etruschi.[38]

Espansione celtica nella valle padanaLe citt-stato erano autonome, cio indipendenti. Ma c'erano anche cose che le accomunavano: la lingua e la religione. Fu proprio la loro mancanza di unit la causa della loro decadenza: le citt del Nord furono conquistate dai Celti; quelle del Sud furono conquistate dai coloni della Magna Grecia e dai Sanniti e quelle del centro caddero una dopo l'altra sotto il dominio di una nuova civilt che stava cominciando ad affermarsi nel Lazio: i Romani.Il declino degli Etruschi inizi nelV secolo a.C., con il progressivo distaccarsi dalla loro influenza prima diRoma, poi deiLatini, quindi dellaCampaniacon la perdita diCapuaad opera degliOsci[39][40]e delle aree settentrionali a opera deiGalli.L'indebolimento dei commerci marittimi si fece drammatico quando nel453 a.C.il tiranno di Siracusa Gerone occup la ricca Isola d'Elba e provocando di fatto un blocco dei porti, con l'eccezione diPopulonia. Sull'Adriatico le citt etrusche vennero contemporaneamente attaccate dai celti e dai siracusani, in piena espansione, dopo la vittoria di questi ultimi contro la flotta ateniese nel412 a.C.Conquistata la vicinaVeionel396 a.C.dopo una guerra durata quasi un secolo, Roma si espanse nell'Etruria meridionale, spesso ricorrendo a rotture dei patti, come nel caso dell'attacco a Volsini (Orvieto), quando interruppero un pluridecennale trattato di pace dopo pochi anni dalla sua stipula. Dopo la decisivabattaglia di Sentino(295 a.C.) nel giro di qualche decennio furono assoggettate a Roma le citt dell'attuale Lazio, divenute alleate quando Roma sub l'attacco de parte dei cartaginesi diAnnibale. Anche se le citt entrarono nel territorio romano prima dell'inizio delI secolo a.C., ebbero uno "status" particolare (cittadinanza latina, con minori diritti rispetto a quella romana), finch laGuerra Socialedel90 a.C., ponendo fine alla loro autonomia, li riconobbe la cittadinanza romana mediante lalex Juliadell'89 a.C.I commerci[modifica|modifica sorgente]Il commercio del ferro, del rame e del piombo con Roma rappresent anche un elemento stabilizzante nelle relazioni tra le due civilt: gli Etruschi furono di fattorispettatifino a quando poterono fornire armi di qualit ai Romani stessi.Guerre contro i Romani[modifica|modifica sorgente]La battaglia del Cremera[modifica|modifica sorgente]Gli etruschi cominciarono a far credere di essere ancora pi deboli di quanto non fossero. Rendevano deserto parte del territorio per simulare una maggiore paura dei loro contadini. Lasciarono libero del bestiame per far credere che fosse stato abbandonato in una fuga precipitosa. Fecero arretrare le truppe mandate a contrastare le incursioni. I continui successi resero i Fabii supponenti e imprudenti. La conquista della cima restitu il vantaggio aiveienti. I Fabii furono sopraffatti e massacrati. Di tutta lagens Fabiarimase un solo componente: Quinto, figlio di Marco. Livio riporta che era stato lasciato a Roma perch troppo giovane ma l'informazione sembrerebbe errata dato che solo dieci anni dopo Quinto Fabio Vibulano divenne console.Le guerre tra Roma e Veio[modifica|modifica sorgente]Le guerre di Roma e Veio furono una costante della storia del Lazio a partire quantomeno dal VIII secolo a.C. Fin dalla sua mitica fondazione, opera di Romolo, Roma ebbe un nemico temibile e determinato nella citt etrusca. Le motivazioni dell'inimicizia secolare fra l'Urbe e Veio sono di tipo economico. Che Roma si sia formata da una specie di "federazione" di villaggi posti sui sette colli, o sia sorta come ci riporta la tradizione e il racconto degli storici antichi, lo scontro fra le due citt era inevitabile perch la ricchezza di una avrebbe significato la povert dell'altra, data la vicinanza tra loro (16 km, allora corrispondente a cinque ore di cammino a piedi).La scomparsa graduale degli Etruschi[modifica|modifica sorgente]Nel 396 a.C. Veio fu conquistata dai romani; le altre citt etrusche non intervennero immediatamente, ma combatterono contro Roma che continu comunque la sua politica di conquista. Nel 294 a.C. cadde la seconda citt etrusca,Roselle, e di seguito tutte le citt dell'Etruria meridionale persero la loro indipendenza (alcune delle quali scomparvero definitivamente - Vulci, Veio, Volsinii, Sovana e Populonia) mentre nel nord le incursioni continue del celti, iniziate prima delVI secolo a.C.distrussero i centri della pianura padana (Felsina, Melpum, Marzabotto, Spina).L'indipendenza amministrativa dei centri etruschi termin con la "Lex Iulia" dell'89 a.C., anche se la documentazione nella scrittura etrusca insiste fino alla met delI secolo d.C.La citt etrusca[modifica|modifica sorgente]Gli Etruschi erano organizzati incitt-statoe si riconoscevano in unafederazionedi 12 popoli, che secondo la tradizione tramandataci daStrabone, nacque fin dal fondatoreTirreno.[2]Corrispondeva agli insediamenti di dodici citt:Caisra(Cerveteri),Clevsi(Chiusi),Tarchuna(Tarquinia),Vei(s)(Veio),Velch(Vulci),Vetluna(Vetulonia),Pupluna(Populonia),Velathri(Volterra),Velzna(Orvieto),Curtun(Cortona),Perusna(Perugia),Aritim(Arezzo).I primi villaggi etruschi erano costruiti da capanne a pianta quadrata, rettangolare o tonda con un tetto molto spiovente (generalmente in paglia o argilla). Le citt etrusche si differenziavano dagli altri insediamenti italici perch non erano disposte a caso, ma seguivano una logica economica o strategica ben precisa. Ad esempio, alcune citt erano poste in cima a delle alture, cosa che rendeva possibile il controllo di vaste aree sottostanti, sia terrestri che marittime. Altre citt, come Veio e Tarquinia, sorgono in un territorio particolarmente fertile e adatto all'agricoltura.La citt etrusca veniva fondata dapprima tracciando con un aratro due assi principali fra loro perpendicolari, detticardo(nord-sud) edecumano(est-ovest), in seguito dividendo i quattro settori cos ottenuti ininsulae(dal latino, isole), tramite un reticolo di strade parallele al cardo e al decumano. Questa precisa disposizione urbanistica visibile ancora oggi in alcune citt dell'antica Etruria, corrispondente grossomodo all'attuale Toscana, Umbria e parte del Lazio. L'idea di fondare le citt partendo da due strade perpendicolari rappresenta un primato degli etruschi rispetto ai greci, anticipando di quasi due secoli gli interventi diIppodamo di Mileto. Successivamente questo sviluppo urbano venne ripreso in epoche successive anche dai Romani per fondare accampamenti e citt (come ad esempioAugusta PraetoriaeAugusta Taurinorum, le attuali Aosta e Torino).Le citt sono spesso cinte da mura, molto spesso ciclopiche. I materiali usati erano l'argilla, il tufo e la pietra calcarea; il marmo invece era pressoch sconosciuto. L'ingresso alla citt avviene attraverso le porte, che erano solitamente sette o quattro (ma si hanno testimonianze di alcune citt a cinque e sei entrate), le pi importanti in corrispondenza delle estremit del cardo e del decumano. Inizialmente erano delle semplici architravi, ma a partire dal V secolo a.C. le porte assunsero caratteristiche imponenti a forma di arco, costruite incastrando a secco tra loro enormi blocchi di tufo, a loro volta inseriti nelle mura. Le porte di epoca tardo-etrusca, come ad esempio la Porta all'Arco di Volterra, erano inoltre decorate con fregi e bassorilievi nelle loro parti principali (la chiave di volta e il piano d'imposta).Abitazioni etrusche[modifica|modifica sorgente]Le prime case degli Etruschi erano fatte in legno e fango; non ci sono quindi molti resti delle loro citt di epocavillanovianaedorientalizzante. La maggior parte delle informazioni su questo popolo deriva dalle tombe, costruite in pietra: esse contenevano molti oggetti e spesso sulle loro pareti erano dipinte scene di vita quotidiana. Questi reperti ci dicono che la civilt etrusca era ricca e raffinata.Le abitazioni erano generalmente a pianta rettangolare, ripartite in pi vani da muri portanti che poggiavano su fondazioni a secco in tufo, alberese o galestro a seconda delle disponibilit locali. I pavimenti erano generalmente in terra battuta e le murature a graticcio o in mattoni, con travi e pilastri portanti in legno. I tetti, a loro volta sostenuti da travi lingee, erano ricoperti da tegole in terracotta; in alternativa era praticata la tecnica delpis, pressando argilla all'interno di casseri; tali muri erano pi robusti e potevano essere portanti senza bisogno di aggiungere travi e pilastri.Nel corso del periodo arcaico si assiste alla nascita di fondazioni abitative pi stabili, che hanno lasciato evidente traccia di s nelle citt diKainuaaMarzabottoe aGonfientia Prato. Si tratta di edifici a pianta centrale, strutturati attorno ad un portico aperto conimpluviumed ambienti che spesso sul lato della strada principale venivano destinati a fondaci o attivit commerciali. Il modello su cui esse si strutturavano era quello ad oggi definito come "domus pompeiana", non solo nella sua dislocazione ma anche nel suo effettivo funzionamento: le acque piovane venivano convogliate verso un pozzo nel cortile centrale o attraverso canalette alle zone esterne all'edificio. I tetti erano realizzati con tegole e coppi, in maniera molto simile a come si pu trovare attualmente in Toscana, ed erano dipinti e decorati da maschere con motivi "a palmetta" ed antefisse. Sulla sommit venivano anche poste statue. Un gruppo di edifici arcaici che ha restituito simile decorazione architettonica visibile in localitPoggio Civitate(Murlo) e risale alla met delVII secolo a.C.: in esso possiamo notare un lunghissimo fregio in terracotta e sculture acroteriali di alto pregio.Stazioni termali[modifica|modifica sorgente]ACastelnuovo di Val di Cecina(localit Il Bagno), al centro di un territorio ricco di sorgenti naturali normalmente sfruttato per lageotermia, stato costruito dagli Etruschi, nell'epoca tardo-ellenica, il complesso diSasso Pisano, che rappresenta l'unico esempio di terme etrusche giunte fino a noi.Alla fase pi antica (III secolo a.C.) risalgono i resti di un portico quadrangolare costituito da grandi blocchi regolari dicalcaredel posto e, un secolo dopo, vennero aggiunti due impianti termali ricoperti da un tetto integole. C'erano anche alcuni vani quadrangolari, forse destinati ai visitatori.Molto importante anche il sistema idraulico, costruito per sfruttare l'acqua calda delle sorgenti vicine: avevano costruito dei piccoli canali per condurre l'acqua calda alle vasche e per alimentare la fontana aperta che era posta di lato.Abbandonato per quasi un secolo per i danni provocati da un terremoto dopo il 50 a.C., il complesso, in parte ristrutturato, rimase in uso fino alla fine del III secolo d.C., come confermano le 64 monete di bronzo di quell'epoca, recuperate in una delle vasche.Il bollo con l'iscrizione etruscaSPURAL(letteralmente "della citt")HUFLUNASrinvenuto sulle tegole del tetto dovrebbe testimoniare la destinazione pubblica delle terme: il complesso forse da identificare con leAQUAE VOLATERRAEo leAQUAE POPULONIAErappresentate nellaTABULA PEUTINGERIANA, copia del Medioevo di una carta dell'et romana conservata presso la Biblioteca Nazionale di Vienna. attualmente in corso un progetto rivolto alla costruzione, nell'area di ritrovamento, di un parco archeologico aperto ai visitatori, ai pellegrini e ai turisti.Il ruolo della donna[modifica|modifica sorgente]La donna nella societ etrusca, diversamente dalla donna greca e in parte anche dalla donna romana, non si occupava solo delle attivit domestiche.La rilevanza sociale della donna etrusca trova significative conferme nella documentazione archeologica e nelle storiografia latina e greca.Nelle iscrizioni, la donna etrusca, al pari dell'uomo, appare fornita di formula onomastica bimembre - nome individuale o prenome + nome di famiglia o gentilizio - a partire dalVII secolo a.C.(ad esempio su di un'olla dibuccherodaMontalto di Castro, della fine delVII secolo a.C.si legge "mi ramunthas kansinaia" = "io (sono) di Ramuntha Kansinai", mentre su un vaso daCapuadelV secolo a.C.si trova scritto "mi culixna v(e)lthura(s) venelus" = "io (sono) il vaso di Velthura Venel"). Come noto le donne romane erano invece individuate col solo nome gentilizio.Nell'epigrafia etrusca, inoltre, relativamente ai figli, si registra accanto alla menzione delpatronimico, anche quella delmatronimico(ad esempio aTarquiniasul sarcofago della Tomba dei Partunu, datata al III secolo a.C., si legge "Velthur, Larisal clan, Cucinial Thanxvilus, lupu aviils XXV" = "Velthur, di Laris figlio, (e) di Cuclnei Thanchvil, morto di anni 25"). Questa tradizione viene mantenuta in terra d'Etruria anche durante la prima et imperiale, come attestato da numerose iscrizioni latine (prevalentemente aChiusi,PerugiaeVolsinii).La donna, inoltre, continuava a portare il proprio patronimico o il proprio nome anche da sposata (ad es. su di unsarcofagodaTarquiniadel V-I secolo a.C. si legge "Larthi Spantui, figlia di Larc Spantu, moglie di Arnth Partunu"). Per quanto si desume dalle iscrizioni di possesso su oggetti (vasi anche da simposio, statuette, fibule, ex voto) la donna, fin dal periodo orientalizzante, risulta, al pari dell'uomo, titolare di diritti reali: in qualche caso la donna risulta destinataria del dono (su un vaso delVI secolo a.C.si legge "mi(ni) aranth ramuthasi vestiricinala muluvanice" = "mi don Aranth a Ramutha Vestiricinai"), in altri la donna stessa a disporre di un proprio bene (ad es. su una fibula d'oro del650 a.C.si legge "mi velarunas atia" = "io (sono) della madre di Velaruna").Le iscrizioni di possesso femminile su oggetti d'uso, sotto un diverso profilo, dimostrano come la donna, nei ceti alfabetizzati (aristocratici, ma anche scribi e vasai), sapeva leggere e scrivere. La donna etrusca risulta titolare di tombe, sarcofagi e urne, cos come mostrato dalle relative iscrizioni femminili o da coperchi di sarcofagi e urne con rappresentazione di recumbenti femminili. Si segnala inoltre il rinvenimento, in non pochi casi, di corredi pertinenti a deposizioni femminili di particolare rilevanza quantitativa e qualitativa (ad es. i corredi di "Culni" della Tomba dei Vasi Greci diCaeredatabile alla fine delVI secoloo all'inizio delV secolo a.C.e di "Larthia" della Tomba Regolini Galassi diCaeredel 650 a.C.): l'importanza del corredo attesta chiaramente il prestigio sociale e la ricchezza della defunta.Si ritiene che la donna fosse anche titolare di attivit economiche: alcune iscrizioni arcaiche ("Kusnailise" su ceramica e "Mi cusul puiunal" su tegola di prima fase) ed ellenistiche (dei bolli volsiniesi con l'iscrizione "Vel numnal") sono da interpretare come firma della proprietaria della bottega. Dall'attribuzione da parte diTito Livio(Storie, I, 34 e 39) aTanaquilla(moglie del re etrusco di RomaTarquinio Prisco) di capacit divinatorie (esperta qual era, come lo sono di solito gli etruschi, nell'interpretazione dei celesti prodigi) si desume che anche le donne dell'aristocrazia potevano interpretare i segni degli di.La possibile esistenza di classi di sacerdotesse in Etruria stata sostenuta daMassimo Pallottino(Studi Etruschi 3, 1929, p.532) con riferimento al termine "hatrencu" (ad es. "Murai Sethra hatrencu" = "Sethra Murai, la sacerdotessa" su parete della Tomba delle Iscrizioni di Vulci del III-I secolo a.C.) e daMauro Cristofani(Studi Etruschi 35, 1980 p.681) con riferimento a "tameru". Che la donna potesse avere un ruolo anche in certe pratiche religiose possibile ipotizzarlo attraverso l'analisi di alcuni sarcofagi, come quello diLondraalBritish Museumcon defunta sdraiata e cerbiatto che si abbevera (Tarquinia- IV secolo a.C.). Il Trono della tomba 89/1972 aVerucchio, in provincia diRimini, mostra, nella parte bassa, un uomo e una donna di altissimo rango trasportati in corteo, su carri imponenti, verso un luogo recintato e all'aperto dove si svolge un rito, forse un sacrificio, gestito da due sacerdotesse alla presenza di guerrieri armati di elmo e lancia, e nella parte alta numerose donne intente a varie attivit, tra cui quella del lavoro su alti e complessi telai.Viene riferita un'epigrafe (su sepolcro daTarquiniadel IV-III secolo a.C.) che attesterebbe addirittura una donna magistrato: il giudice Ramtha stata moglie di Larth Spitus, morta a 72 anni, ha generato 3 figli (Arnaldo d'Aversa,La Donna Etrusca, p.57;Paolo GiulieriniinArcheologia Viva- luglio-agosto 2007 p.58 -Le (discusse) donne d'Etruria).Aristotele(IV secolo a.C.) afferma che gli Etruschi banchettano con le loro mogli, sdraiati sotto la stessa coperta (Fragm. 607 Rose). L'iconografia etrusca (cfr., ad es., il Sarcofago cd. degli Sposi daCaeredel VI secolo a.C., esposto alMuseo di Villa GiuliainRoma; le pitture della Tomba dei Leopardi del V secolo a.C. e della Tomba della Caccia e della Pesca del VI secolo a.C. diTarquinia; l'Urna cd. degli Sposi Anziani del II-I secolo a.C., esposta alMuseo GuarnacciinVolterra) in effetti dimostra che le donne dell'aristocrazia partecipavano ai banchetti, sdraiate accanto agli uomini o sedute su un trono a fianco del letto, e tale partecipazione ne denota il ruolo nella societ. Per converso deve essere ricordato che in Grecia le uniche donne ammesse ai banchetti erano le etere (prostitute). La partecipazione delle donne ai banchetti con gli uomini fu oggetto di pesante censura in termini di immoralit da parte degli autori greci (in particolareTeopompo, scrittore della met del IV secolo a.C.); tale opinione fu in parte determinata da un atteggiamento di incomprensione, dovuto al ben diverso ruolo sociale attribuito alla donna greca specialmente nel periodo classico, ed in parte all'ostilit verso un popolo nemico che in passato aveva a lungo contrastato i greci.Il ritrovamento in deposizioni femminili (per quanto dato desumere dai relativi corredi) di coppie di morsi di cavallo (aBologna,Veio) e di carri (aVeio,Marsiliana,Vetulonia...) sottolinea il prestigio ed al tempo stesso la libert di movimento delle donne dell'aristocrazia etrusca. La partecipazione della donna etrusca a manifestazioni pubbliche testimoniata dalle pitture della tomba Tarquinese delle Bighe (fine VI secolo - primi V secolo a.C.). In un fregio che corre su tutte e quattro le pareti della camera funeraria sono raffigurate varie gare sportive: lotta, pugilato, salto, lancio del disco, lancio del giavellotto, corsa di bighe. Il pubblico, seduto su quattro tribune (poste agli angoli delle parete di fondo con quelle laterali), rappresentato da uomini e donne (matrone con velo e giovinette con tutulus). Nella tribuna raffigurata sulla parete destra, in particolare, una matrona con velo (forse una sacerdotessa) rappresentata in prima fila e due giovinette, pi arretrate, assistono ai giochi tra degli uomini. La matrona con un gesto solenne sembra dare inizio alla gara delle bighe.Il commediografo latinoPlauto(III-II secolo a.C.) allude, attraverso le parole dello schiavo Lampadione, all'uso diffuso tra le donne etrusche di prostituirsi per procurarsi la dote (Cistellaria 296-302): "Io ti chiamo per ricondurti tra le ricchezze, e sistemarti in una doviziosa famiglia, dove avrai da tuo padre ventimila talenti per dote. Perch la dote non la debba fare qui da te, seguendo la moda etrusca, prostituendo vergognosamente il tuo corpo!". Anche per il riferimento alla prostituzione che sarebbe stata praticata dalle donne etrusche valgono le considerazioni gi svolte a proposito della partecipazione femminile ai banchetti a proposito degli autori greci. Sappiamo semmai da fonti storiche (Gaio Lucilio- II secolo a.C.) fa riferimento a "le cortigiane di Pyrgos": apud Servio, Ad Aeneid., R, 164), ed in parte anche archeologiche, che in Etruria la prostituzione veniva praticata nella sua forma pi "nobile": la prostituzione sacra (diffusa inSiria,Fenicia,Cipro,Corinto,Cartagine,Erice). Il santuario del porto diPyrgi(odiernaSanta Severa) era costituito da due templi principali, uno greco e uno tuscanico pi recente, racchiusi da un recinto sacro che lungo un lato presentavano tante piccole cellette che forse servivano appunto per la prostituzione sacra. Come noto, le prostitute sacre offrivano se stesse ai pellegrini e ai viaggiatori per sostenere le spese del tempio ed incrementarne le ricchezze.Alte cariche dello Stato[modifica|modifica sorgente] L'Assemblea dei rappresentanti dei nobili, controlla le decisioni del Lucumone; IlLucumone, re di ogni citt-stato, pi tardi sostituito daglizilath; Zilath, magistrati eletti annualmente in epoca pi avanzata (riconducibili alla carica dei pretori romani).Simbolo del potere etrusco, poi esportato aRomadal quinto reTarquinio Prisco, furono gli anelli,[41]loscettro, ilpaludamentum,[41]latrabea,[41]lasella curule,[41]lefaleree,[41]toga pretesta[41]e ifasci littori.[41]Ancora agli Etruschi si deve il primotrionfocelebrato su uncocchio dorato a quattro cavalli,[41]vestito con una toga ricamata d'oro e una tunicapalmata(con disegni di foglie di palma),[41]vale a dire con tutte le decorazioni e le insegne per cui risplende l'autorit del comando.[41]Abbigliamento[modifica|modifica sorgente]

Nell'abbigliamento etrusco, i principali tessuti erano lalana, generalmente molto colorata, e illino, usato nel suo colore naturale. Gli Etruschi usavano abiti adatti per entrambi i sessi, accanto ad altri tagliati espressamente per uomo o per donna.[42]Un indumento solamente maschile era ilperizoma, simile a dei calzoncini, mentre sia uomini che donne, specialmente se avanti negli anni, indossavano indifferentemente lunghetuniche, talvolta abbinate ad uncappello. Gli etruschi inoltre mostravano particolare interesse per lecalzature, realizzate incuoioo in stoffa ricamata. Molto eleganti erano dei sandali con la punta all'ins dall'aspetto orientale. Il sandalo con base in legno aveva una snodatura al centro che permetteva di piegare il piede. L'eleganza degli etruschi era proverbiale, il motto "vestire all'etrusca" fu in voga fra i romani per indicare grande raffinatezza. Dai rinvenimenti si sa che ricamassero tessuti a filo d'oro.[43]Le donne, ma anche gli uomini, impreziosivano l'acconciatura e l'abito con gioielli di raffinata fattura (diademi,orecchini,braccialetti,anelliefibule). I gioielli erano di bronzo, d'argento, d'elettro e d'oro. L'elettro era una lega molto usata d'argento e oro.[44][45]Alimentazione[modifica|modifica sorgente]L'ingrediente base per l'alimentazione etrusca fu per molto tempo la farina difarro, un tipo di grano facilmente coltivabile. Prima di essere usati come cibo, i chicchi di farro dovevano esseretorrefatti, per togliere loro lagluma(una specie di pellicina che li ricopre) ed eliminare l'umidit.[46]Con la farina di farro venivano preparate pappe e farinate, bollite con acqua e latte. L'alimentazione degli Etruschi prevedeva, oltre aicereali, anche varie specie dilegumi, comelenticchie,ceciefave.[46]Nonostante l'alimentazione basata su cereali e legumi fornisse tutte le principali sostanze nutritive, essa veniva integrata con la carne dimaiale, laselvaggina, ilcinghiale, la carne dipecorae tutti i prodotti derivati dallatte. Molto apprezzato era anche ilpesce, in particolar modo pressoPopuloniaePorto Ercole.[46]Gli etruschi conoscevano inoltre la forchetta: ne sono state rinvenute identiche a quelle odierne, cio con i quattrorebbiincurvati, ma con un fusto sottile cilindrico e una pallina in cima. Si suppone per che l'uso non fosse individuale ma servisse a fermare la carne per tagliarla nel piatto di portata.[46]Medicina[modifica|modifica sorgente]Gli Etruschi possedevano una buona conoscenza dellamedicina, esemplificata dalle nozioni dianatomiaefisiologia, dalla pratica della trapanazione cranica e delleprotesi dentariein oro, evidenziate dai resti umani e dalle terrecotte. Era praticata la circoncisione, e le sezioni anatomiche mettono in risalto molti organi interni, come ilcuoree ipolmoni. Sorprendenti sono gliutericontenenti all'interno una pallina, che potrebbero risultare la pi antica raffigurazione di vita intrauterina della storia.[47]Giochi e passatempi[modifica|modifica sorgente]Diversi sono i giochi e i passatempi etruschi di cui si tramandata testimonianza, anche grazie alle pitture rinvenute nelle tombe, come ilcottabo(gioco d'abilit con anche valenze erotiche), una sorta dicorrida(attestata nellaTomba degli Auguria Tarquinia), il gioco della pertica (paragonabile all'albero della cuccagna).Plinio il giovanedescrive l'Etruria, dalla sua residenza diCitt di Castelloin questo modo:[...] una piana vasta e spaziosa cinta da montagne che hanno sulla sommit boschi antichi di altofusto, la selvaggina vi abbondante e varia, ai loro piedi, da ogni lato, si estendono, allacciati tra loro in modo da coprire uno spazio lungo e largo; al limite inferiore sorgono boschetti, le praterie cosparse di fiori produconotrifoglioe altre erbe aromatiche tenere, essendo tutti quei terreni irrigati da sorgenti inesauribili. Il fiume attraversa la campagna e siccome navigabile porta alla citt i prodotti dei terreni a monte, almeno in inverno e primavera, perch in estate in magra. Si prova un piacere grandissimo a contemplare l'insieme del paesaggio oltre la montagna perch ci che si vede non sembrer una campagna, ma un quadro di paesaggio di grande bellezza. Questa variet, questa disposizione felice, ovunque tu posi lo sguardo, lo rallegra.

(Gaio Plinio Cecilio Secondo)

Vari poeti hanno spesso decantato l'Etruria come un territorio opulento, fertile e ricco, per l'abbondanza difauna, la ricchezza dei raccolti e delle vendemmie. Questo non valeva per alcune aree costiere ed interne: l'attualeMaremmae laVal di Chianaerano infatti malsane e paludose, fonti di continue epidemiemalarichee difficili da coltivare, per questo i re etruschi investirono molte risorse al fine avviare una completa bonifica dei loro territori e di quelli vicini; la stessa Roma sub un'importante opera di risanamento attraverso opere di canalizzazione e drenaggio, creazione di cisterne e fogne.[48]Produzione cerealicola[modifica|modifica sorgente]L'Etruriadiventa un importante produttore dicerealigi nel V secolo a.C. Roma mostra una forte dipendenza dal grano prodotto dagli etruschi, specialmente da quello diChiusieArezzo. DaPlinio il Vecchiosi viene a conoscenza che tra i grani prodotti vi era ilsiligousato principalmente per la produzione di pane, focacce e pasta tenera.Ovidio, meglio conosciuto per scritti come l'Ars amatoria, descrive le propriet delle farine etrusche e le consiglia, data la loro finezza, come cipria per abbellire i volti delle donne romane.[48]Viticoltura[modifica|modifica sorgente]Pur non potendo datare esattamente l'inizio dell'attivit viticola da parte degli etruschi, si pu supporre che prese piede agli inizi dell'et del ferro, anche se certamente la vite era gi conosciuta in epoche precedenti.[49]Di tale attivit le popolazioni italiche fecero una vera e propria impresa commerciale tanto cheVarronecita in un suo scritto:[...] non l'Italia cos ricca di alberi da sembrare un giardino? Forse che laFrisia, daOmerodetta vitifera... in quale terra unjugerorende 10 o anche 15culleidi vino, come alcuni luoghi d'Italia?

(Varrone)

La viticoltura etrusca differiva da quella della Magna Greca poich usava sorreggere le viti legandole ad altri alberi ("vite maritata" o "a tutore vivo") anzich a un basso paletto o ceppo ("a tutore morto"). L'uso degli Etruschi si diffuse anche nella aree soggette alla loro influenza, come quelle abitate daSannitieGalli cisalpini, e sopravvisse per secoli allo loro scomparsa.Molti greci apprezzavano il vino Etrusco:Dionisio di Alicarnassoindicava come eccellente quello deiColli romani, altri preferivano i vini prodotti nell'area delVino Nobile di Montepulciano, delBrunelloe di tutta l'area dell'odiernoChiantiper il loro aroma e per il loro rosso brillante. Sempre molto conosciuti, anche per far capire l'entit e l'importanza della produzione viticola, erano i vini diLuni,Adria,Cesena, il rosato diVeio, i vini dolci d'Orvieto,TodiedArezzo, famosi all'epoca per essere particolarmente forti.[50]Sempre agli Etruschi si devono i primi studi sulle coltivazioni di vite, gli innesti, la creazione di ibridi, la disposizione degli impianti, tanto da essere apprezzati come validi coltivatori in tutto il bacino del mediterraneo.[50]L'ulivo[modifica|modifica sorgente]Non vi sono certezze circa la produzione da parte degli etruschi dell'olio d'oliva, di cui erano consumatori, prima delVII secolo a.C.La coltivazione dell'ulivonon era documentata ai tempi diTarquinio Prisco616 a.C. Esportata in Calabria e poi in Sicilia ad opera dei greci, l'olivicoltura, prese piede verso nord. Durante la decadenza dellelucumonie, si inizia a trovare traccia dei primi impianti nel territorio dell'Etruria. Questo, in verit, non esclude che l'oleicoltura fosse praticata anche precedentemente, come sembrerebbe pi probabile. Fu solo dopo la fusione del popolo Etrusco con quello Romano che si ebbe una vera ed ampia diffusione della pianta d'ulivo, tale espansione degli impianti era indotta sia dall'alto valore commerciale dell'olio che dal clima favorevole trovato dalla pianta d'ulivo in Toscana, Umbria e alto Lazio.[48]Produzioni tipiche[modifica|modifica sorgente] Arezzo(Aritim): pale,bacili, falci, elmi, scudi, mole, bestiame vario. Bolsena: vino, sculture in bronzo, ceramica ebuccheri. Cerveteri(Caisra): buccheri, oreficeria, argento lavorato, frumento, bronzo lavorato, carni di maiale e cinghiale lavorato. Chiusi(Clevsi): ceramiche e buccheri, vasi, legname, vino, bacili. Perugia(Perusia): sculture in bronzo, vino, legname di pino, castagno ed abete. Populonia(Pupluna): ferro e bronzo grezzo, tessuti, armi, elmi. Roselle(Rusel): lance, spade, coltelli, elmi, scudi, legno d'abete, tegole e tubature in terracotta. Tarquinia(Tachuna): Vino, olio, lino, materiali per la concia delle pelli, tufi speciali (tufo nenfro proveniente per dalla zona di Tuscania) Veio: Ceramiche, terrecotte, carni lavorate. Vetulonia(Vetluna): oreficeria, bronzo, metalli lavorati, minerali grezzi, alcune suppellettili. Volterra(Velathri): pece, ceramica, legno d'abete, frumento. Vulci: decorazioni suppellettili e statue in bronzo, ceramiche.L'Etrusco fu una lingua parlata e scritta in diverse zone d'Italia e precisamente nell'antica regione dell'Etruria (odierne Toscana, Umbria occidentale e Lazio settentrionale), nella pianura padana - attuali Lombardia ed Emilia-Romagna, dove gli Etruschi furono espulsi successivamente dai Galli e nellapianura campana, dove furono poi assorbiti dai Sanniti. Tuttavia, il latino sostitu completamente l'Etrusco, lasciando solo alcuni documenti e moltiprestiti linguisticinel Latino (per esempio, persona dall'Etrusco fersu), e numerositoponimi, come Tarquinia, Volterra, Perugia, Mantova, (forse) Parma, e un po' tutti quelli che finiscono in "-ena" (Cesena, Bolsena, ecc.). Altri esempi di termini di probabile origine etrusca sono: atrium, fullo, histrio, lanista, miles, mundus, populus, radius, subulo. La lingua etrusca risulta attestata tra il IX e il III secolo a.C.Era una lingua, secondo i pi, non indoeuropea, ma alcuni linguisti, ad esempio Adrados, recentemente hanno proposto una (controversa) filiazione da una fase molto antica dellelingue indoeuropeedi tipoAnatolico, particolarmente illuvio(si veda anche l'analogo problema deltartessicoe l'ipotesi di Wikander). La lingua etrusca, inizialmente diffusa nell'Etruria propria (Alto Lazio - Toscana, tra Tevere e Arno), si afferm successivamente in un'area pi vasta, in parte della pianura padana e della Campania, in seguito alla notevole espansione della cultura etrusca intorno al VI secolo a.C. In particolare ildialetto di Comacchio, che presenta una particolare fonetica differente da tutti i dialetti confinanti, sarebbe, secondo un'ipotesi[51]la lingua parlata attualmente pi simile all'antico etrusco, mantenutasi grazie all'isolamento territoriale in cui rimasto il territorio comacchiese fino all'epoca moderna.Giacomo Devotopropose e pi volte sostenne la definizione della Lingua etrusca comePeri-indoeuropea[52]. Altri studiosi (Helmut Rix) collegano l'etrusco anche allalingua retica, parlata daiRetinell'area alpina fino al III secolo d.C.L'alfabeto[modifica|modifica sorgente]Esistono due tipi di alfabeto etrusco: arcaico: usato tra ilVIIe ilV secolo a.C., di stretta derivazione dall'alfabeto greco, appena modificato per adattarlo alla lingua etrusca; recente, usato tra ilIVe ilI secolo a.C., deriva dall'alfabeto arcaico ed l'alfabeto definitivo usato dagli etruschi fino al loro completo assorbimento nella civilt romana.Il verso della scrittura bustrofediconelle pi antiche iscrizioni, mentre quelle classiche hanno l'andamento verso sinistra come nel punico. Poche iscrizioni seguono l'andamento da sinistra a destra, e in tal caso i caratteri etruschi sono riflessi. All'inizio le parole venivano scritte l'una di seguito all'altra senza punteggiatura o caratteri di separazione, poi si inizi ad inserire da uno a quattro punti sovrapposti per separare le parole. Non esisteva il carattere maiuscolo o minuscolo.Poco ci resta del computo del tempo degli etruschi.Non avevano le nostre settimane e quindi neppure il nome dei giorni. Probabilmente il giorno iniziava all'alba. L'anno invece poteva iniziare come nella Roma arcaica il primo giorno di marzo (cio il nostro 15 febbraio), o qualche giorno prima, il 7 febbraio.Probabilmente calcolavano i giorni di ogni mese come i romani, con le calende, che una parola di origine etrusca.Ci resta testimonianza del nome di otto mesi del calendario sacro: uelcitanus(lat.) = marzo. aberas(lat.) = aprile; apirase = nel mese di aprile. ampiles(lat.) = maggio; anpilie = nel mese di maggio. aclus(lat.) = giugno; acal(v) e = nel mese di giugno. traneus(lat.) = luglio. ermius(lat.) = agosto. celius(lat.) = settembre; celi = nel mese di settembre. xof(f) er(?)(lat.) = ottobre.Politeisti, gli Etruschi eresserotemplisia in contesti urbani (sulleacropoli), sia in punti di frequente transito (porti, valichi). Le preghiere e le offerte di sacrifici (alimenti, bevande, ex voto), eseguite nei templi, miravano a ottenere la benevolenza degli dei.La centralit della religione nella vita quotidiana emergeva soprattutto dal punto di vista ritualistico: si credeva che attraverso l'interpretazione di "segni"divini fosse possibile determinare la volont degli dei. Tale interpretazione era compito delle figure sacerdotali, distinte in: uguri: sacerdoti che interpretavano la volont divina attraverso lo studio del volo degli uccelli (pratica pi comunemente diffusa fra i romani); aruspici: sacerdoti che sapevano leggere le viscere (fegato e intestino) degli animali; fulguratores: sacerdoti abilissimi (e per questo rinomati) nell'interpretazione dei fulmini.L'insieme delle dottrine del complesso mondo religioso etrusco era racchiuso in quella che i romani definironoEtrusca Disciplina, una raccolta codificata di riti e pratiche dei rapporti con il divino e non solo.Il divino[modifica|modifica sorgente]Il rapporto tra l'uomo etrusco e il divino era un rapporto di totale sottomissione e di annullamento dell'individuo di fronte alla volont degli di. Erano quest'ultimi, infatti, a stabilire il corso del destino degli uomini (e anche quello degli Stati). Di fronte alle decisioni divine, l'uomo non si poteva opporre, ma solo sottostare. Poteva per prevedere il proprio destino attraverso un attento studio dei segni che gli di mandavano periodicamente sulla terra, per poi necessariamente adeguarsi ad esso, osservando inoltre rigide regole comportamentali per non recare offesa agli di. Gli era inoltre concesso di fare sacrifici e riti propiziatori per chiedere, magari, di mutare un destino rivelatosi sfavorevole.Le divinit[modifica|modifica sorgente]Glidi etruschialle origini della civilt erano semplici entit, spiriti privi di forma che si manifestavano occasionalmente. solo con la faseorientalizzanteche, sotto l'influsso culturale dei greci, le divinit etrusche assumono l'aspetto antropomorfo. I tre di pi importanti sono:Tinia(che corrisponde aZeus), la sua sposaUni(Era) e loro figliaMenrva(Atena). Altri di importanti sono:Turms(Ermes),Fufluns(Dioniso) eVoltumna. Oltre agli di esistevano anche i demoni, che secondo la credenza etrusca si incontravano dopo la morte. I principali sono:Charun(che corrisponde pienamente alCarontedei greci), un demone che accompagnava le anime nell'aldil ed raffigurato alato, con una bocca simile a quella degli uccelli, con orecchie aguzze e armato di un martello. Un altro demone ostile Tuchulcha: anch'esso raffigurato con un becco, due ali e coperto di serpenti sulla testa. Una dea amichevole inveceVanth.La divinazione[modifica|modifica sorgente]Nella cultura etrusca ladivinazioneoccupava un ruolo fondamentale. Essa si basava sul concetto di predestinazione, secondo il quale la vita di ogni essere vivente sarebbe gi stata scritta dagli di fin dalla nascita. L'arte divinatoria permetteva all'uomo etrusco di prevedere, attraverso lo studio di segni specifici, la volont divina - e quindi il proprio destino - solo per adeguarvisi.La divinazione etrusca si divide in due branche principali: l'aruspicina, ovvero l'interpretazione della volont divina attraverso lo studio delle viscere animali - e, pi precisamente,fegato(epatoscopia) edintestino(estispicio) - e ladottrina dei fulmini, ovvero l'interpretazione deifulmini. Contrariamente a quanto si soliti pensare, l'arte divinatoriaaugurale(ovvero lo studio del volo degli uccelli), pratica tipica dei sacerdoti romani, non era tenuta molto in considerazione presso gli etruschi.L'arte divinatoria si basava sulla determinazione deltemplum, ossia uno spazio sacro che rifletteva la suddivisione del cielo. Secondo gli etruschi la volta celeste attraversata idealmente da due rette perpendicolari:cardo(nord-sud) edecumano(est-ovest). Queste due rette dividono la volta celeste in quattro principali settori: partendo dall'asse orizzontale (decumano) e dirigendosi verso sud si delimita lapars ntica(parte anteriore), mentre verso nord lapars postica(parte posteriore). Allo stesso modo, prendendo l'asse verticale (cardo) si delimita a ovest lapars hostilisopars occidentalisopars dextare, mentre ad est lapars familiarisopars orientalisopars sinistrae. Ogni quadrante (formato dall'intersezione delle due rette) veniva diviso in altri quattro settori, per un totale di 16 settori, ognuno dei quali costituiva la sede di una divinit diversa: nel quadrante nord-est dimoravano le divinit pi favorevoli (fra cuiTiniaeUni), mentre i settori del quadrante nord-ovest erano i pi infausti, ed erano dedicati ai demoni dell'oltretomba; infine, i quadranti sud-ovest e sud-est erano le dimore delle divinit terrestri e della natura. A seconda del settore del cielo in cui apparivano fulmini, meteore o altri prodigi, il sacerdote risaliva alla divinit che governava quel settore e che, quindi, aveva scatenato il segno (stabilendo in questo modo se era di buon auspicio o meno), per poi cercare di dare un'interpretazione pi concreta della volont divina in base alla descrizione del prodigio e alle circostanze in cui si era verificato. La suddivisione della volta celeste si proiettava, poi, sugli elementi della terra, grazie alla stretta correlazione tramacrocosmo e microcosmo, punto cardine della religione etrusca. Quindi anche il fegato degli animali sacrificati rifletteva lo schema celeste e veniva idealmente suddiviso in settori dedicati alle varie divinit, le cui volont venivano interpretate per mezzo delle particolarit osservate, come anomalie, cicatrici o altri segni particolari.Libri sacri e riti etruschi[modifica|modifica sorgente]Con il termineEtrusca Disciplina(in etruscoTesns Rasnas) si intende il complesso di norme e dottrine che regolavano la religione etrusca, per lo pi raccolte in una serie di libri costituenti una sorta di "sacra scrittura". Tutto ci che si sa di questaetrusca disciplinalo si deve agli autori romani (come ad esempioCicerone), poich tutti gli scritti etruschi sono andati perduti. I libri principali sono tre:Libri Haruspicini[modifica|modifica sorgente]Sono chiamati ancheLibri Tagetici, daTagete, il semidio ragazzo figlio di Genio e diTinia- emerso dal solco di un aratro nella campagna diTarquinia- e da lui rivelati agli etruschi, insegnando loro l'arte e la tecnica dell'aruspicina. Questi libri trattavano l'interpretazione dei segni divini attraverso lo studio delle viscere animali (aruspicina).Libri Fulgurales[modifica|modifica sorgente]Sono chiamati ancheVegonici, dal nome della ninfaVegoiada cui avrebbero avuto origine. In essi si trattava lo studio deifulmini. Il fulmine era considerato il segno divino pi importante, poich era la manifestazione materiale del dioTinia. A seconda della parte del cielo da cui veniva scagliato (Tinia poteva usufruire di tutti i settori della volta celeste e addirittura delegare altre divinit), del colore, della distanza, della forma e di altri aspetti, si cercava di interpretarne il significato. Importante era anche il numero dei fulmini scatenati: il primo veniva considerato un semplice avvertimento; il secondo era segno di minaccia; il terzo significava distruzione certa.Libri Rituales[modifica|modifica sorgente]Essi contenevano l'elenco ed una descrizione scrupolosa e dettagliata dei riti religiosi da seguire in particolari occasioni. Tipico era il rito di fondazione di una citt: dapprima si tracciavano con illituo(bastone ricurvo in cima usato dalle massime autorit e dai sacerdoti) due rette perpendicolari (CardoeDecumano), formando quella che veniva chiamatacroce sacrale, al cui centro (nel punto esatto di incontro delle due rette) veniva scavata una fossa (considerata come la porta di collegamento tra il regno dei vivi e quello dei morti) e ricoperta da lastre di pietra. Proprio nel punto esatto della fossa, il sacerdote, rivolto verso Sud, doveva pronunciare la seguente formula: "Questo il mio davanti, questo il mio didietro, questa la mia sinistra, questa la mia destra".[53]Poi veniva tracciato il perimetro della citt utilizzando un vomere di bronzo e prestando attenzione affinch le zolle di terra sollevate ricadessero all'interno (segnando il punto dove sarebbero state erette le mura, mentre il solco ne segnava il vallo). In corrispondenza delle porte cittadine il vomere veniva sollevato. Ogni citt doveva avere un minimo di tre porte: una dedicata al dioTinia, uno alla deaUnie la terza alla deaMenrva(in onore dei quali dovevano essere dedicati altrettanti templi e altrettante strade). La porta a Est veniva considerata di buon auspicio; per contro, la porta a Ovest era la porta infausta (da l venivano fatti passare i condannati a morte). Subito all'interno e all'esterno delle mura perimetrali vi era una striscia di terra chiamatapomeriodove era vietato sia coltivare che edificare. Infine, all'interno della citt le strade venivano tracciate parallele alla croce sacrale, cosicch da formare un reticolato (tipo scacchiera) dove ogni quadrato corrispondeva a unisolato.Parte integrante deiLibri Ritualessono: Libri Acherontici, sul mondo dell'oltretomba. Libri Fatales, sulla suddivisione del tempo e la durata del ciclo vitale dell'uomo e di uno Stato. Secondo la credenza etrusca, la vita di ogni essere vivente era divisa in cicli di sette anni ciascuno (chiamatiSettimane), per un massimo di dodici cicli (84 anni). La vita media dell'uomo etrusco arrivava circa fino a dieci cicli (70 anni) e nell'ultimo anno di ogni ciclo (considerato il pi critico) si doveva prestare particolare attenzione ai segnali divini. Anche la durata degli Stati era stabilita a priori dagli di, ed era suddivisa in cicli chiamatiSecoli, la cui durata non era di cento anni l'uno, ma cambiava di volta in volta (erano sempre gli di a deciderlo). Uno Stato poteva durare al massimo dieci cicli. Al termine di ogni ciclo gli di mandavano segni chiari e ben precisi, come il passaggio di una cometa, epidemie, o altre calamit. A quel punto gli etruschi capivano che un'era (o secolo) era passata e stava per cominciarne un'altra. Ostentaria, sull'interpretazione dei prodigi.L'etrusca disciplina era tenuta in grande considerazione presso i romani, tanto che questa letteratura sacra etrusca fu tradotta in latino.Arte[modifica|modifica sorgente]L'artigianato artistico etrusco si sviluppa a partire dalla produzione villanoviana e si evolve a seguito degli influssi che giungono dall'esterno grazie agli scambi commerciali in area mediterranea. La produzione interna eccelle soprattutto nell'ambito della metallurgia: vasi, candelabri e statuette. La committenza costituita dal ceto aristocratico e dalle esigenze della collettivit in seguito ai fenomeni di urbanizzazione tra VII e VI secolo a.C. Gran parte della migliore produzione e delle importazioni destinata ai corredi funerari, dove si depongono oggetti di lusso: gioielli, specchi e ciste.Architettura[modifica|modifica sorgente]Rilevanti informazioni sull'architettura etruscasono offerte dalDe ArchitecturadiVitruvio, che li classificava (in particolare le colonne) sotto un nuovo ordine, quello di "Tuscanicae dispositiones", esemplificando l'elementare metodo di tracciamento dell'impianto tipico e i caratteri essenziali della struttura architettonica. Il tempio era accessibile non tramite uncrepidomaperimetrale, ma attraverso una scalinata frontale, orientata a mezzogiorno, cio verso la parte favorevole del cielo. L'area del tempio era divisa in due zone: una antecedente opronaocon otto colonne disposte in due file da quattro, una posteriore costituita da trecelleuguali e coperte, ognuna dedicata ad una particolare divinit. A differenza deitempli grecied egizi, che si evolvevano assieme alla civilt e alla societ, i templi etruschi sono rimasti sostanzialmente uguali nei secoli, forse a causa del fatto che nella mentalit etrusca essi non erano la dimora terrena della divinit, bens un luogo in cui recarsi per pregare gli dei (e sperare di essere ascoltati). Elementi decorativi del tempio etrusco sono perlopi applicazioni fittili, in buona parte realizzate serialmente a stampo. Fra queste, in particolare,acroteriedantefissein terracotta dipinta.Le tombe etrusche si sono conservate, poich costruite in pietra. Per la religione etrusca l'uomo necessita, nell'aldil, di un ambiente familiare in cui trascorrere la vita dopo la morte, assieme agli oggetti personali che possedeva in vita: ci spiega la cura con cui venivano costruite le necropoli. Le necropoli ("citt dei morti") generalmente erano poste al di fuori della cinta muraria delle citt. Erano composte principalmente da sepolture ipogee, ambienti sotterranei sovrastati da un tumulo che riproducevano la disposizione delle abitazioni, con arredi, vasi, stoviglie, armi, gioielli, ecc. Ognuna di queste tombe si articolava in diverse camere sepolcrali di dimensioni proporzionali alla ricchezza e alla notoriet del defunto o della famiglia del defunto. Anche gliaffreschialle pareti riproducevano scene quotidiane e costituiscono, assieme ai corredi funerari, una delle principali fonti di informazione sulla vita degli Etruschi, che concepivano l'aldil come una prosecuzione della vita terrena. Altre tipologie tombali venivano ricavate all'interno di cavit naturali preesistenti (grotte, caverne, ecc.). Le tombe a edicola erano costruite completamente al livello della strada, a camera unica e a forma di tempio in miniatura nelle intenzioni, ma in pratica molto simili alle abitazioni con tetto a doppio spiovente dei primi insediamenti etruschi. Nella simbologia etrusca era molto significativa la forma a tempietto: essa rappresentava il punto intermedio del viaggio che il defunto doveva compiere dalla vita alla morte, una sorta di ultima tappa della vita terrena.Scultura[modifica|modifica sorgente]

La scultura in pietra di ambito funerario era presente in rilievi su lastre, sul tamburo esterno delle tombe a tumulo o scolpita nella roccia all'interno delle stanze sepolcrali; era presente a tutto tondo in opere di statuaria destinate alle aree esterne nei pressi delle tombe o nella figura del defunto giacente suisarcofagi; notevole tra gli altri il sarcofago calcareo della tomba dei Partunu, opera di pregevole fattura, databile a et ellenistica. Nella lavorazione della terracotta particolare importanza riveste la decorazione fittile di ambito architettonico.Pittura[modifica|modifica sorgente]Lapittura etruscarappresenta una delle manifestazioni pi elevate dell'arte e della civilizzazione etrusca. Si sviluppa nel corso di diversi secoli dall'VIII sino al II secolo a.C. in contemporanea con la pi evoluta pittura greca da cui influenzata in molti aspetti, pur sviluppando una propria autonomia. La pittura etrusca ci pervenuta da diverse fonti: gli affreschi funerari in diverse necropoli dell'Etruria, lapittura vascolare, alcuni frammenti di pittura in edifici pubblici. La gran parte delle testimonianze superstiti di pittura etrusca proviene tuttavia dalle tombe, che erano affrescate con scene di vita quotidiana (cacce, banchetti) ad affresco, con colori vivaci e predominanza della figura umana. I colori erano ottenuti attraverso la polverizzazione di sostanze minerali e i pennelli erano in setola animale. Le pareti delle tombe erano dipinte a colori vivaci (imitando, in taluni casi, la volta celeste, o scen