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Sessione 3. Configurati da Cristo 1 Sessione 3 (5 marzo): Configurati da Cristo Il nuovo approccio alla Rivelazione di Dei Verbum La rivelazione era uno dei temi che dovevano essere considerati nel Vaticano II. La questione che più interessava ai teologi romani che avevano preparato il Concilio era il rapporto tra le due fonti della rivelazione: la Scrittura e la Tradizione. Chiave per questo problema la questione della “completezza materiale della Scrittura”. La Chiesa cattolica sostiene che le due fonti della rivelazione sono la Scrittura e la Tradizione. Qual è il suo rapporto reciproco? In particolare, quale parte della rivelazione è trovata nella Scrittura e quale nella Tradizione? Questi teologi volevano che il Concilio definisse che ci sono delle verità della rivelazione che non si trovano nelle Scritture, ma soltanto nella Tradizione. Avevano chiamato il loro documento “De fontibus revelationis”. Questa proposta ha incontrato resistenza del movimento ecumenico. Accettazione dell'incompletezza della scrittura farebbe impossibile la riconciliazione con i luterani e altri protestanti. 1. De Fontibus difende un’indipendenza delle fonti che sembra negare la sua reciprocità 2. Lo schema no accoglie le moderni metodi ricerca storica della Bibbia. 3. Il linguaggio era dogmatico e freddo, non pastorale. 4. Mancanza di sensibilità ecumenica Il voto dello schema De Fontibus il 20 di novembre, 1962 fu un punto d’inflessione nel Concilio: 1368 favorevoli ad abbandonare il testo, 822 a continuare il dibattito. Mancavano 105 voti per due terzi necessari per rifiutare totalmente lo schema. Giovanni XXIII interviene per creare una Commissione mista che rifarà il documento, composta di membri della Commissione Teologica e del Segretariato per l’Unità. Ciò che è accaduto nel tortuoso percorso della redazione del documento finale dimostra la capacità creativa di una Chiesa ispirata dallo Spirito. Per essere in grado di superare il dilemma dell'incompletezza o completezza della Scrittura, i teologi hanno proposto un cambiamento nel modo di capire la rivelazione. Capitolo I della DV illumina un radicale cambiamento nel modo di comprendere la rivelazione. “Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona [Seipsum revelare] e manifestare il mistero della sua volontà (cfr. Ef 1,9), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, hanno accesso al Padre nello Spirito Santo e sono resi partecipi della divina natura (cfr. Ef 2,18; 2 Pt 1,4)...” (DV 2). Così, la Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione prendeva scelta per una certa forma di capire la rivelazione, lasciando dietro di sé una sua comprensione che aveva prevalso nella teologia cattolica per secoli. I Concili di Trento e Vaticano I avevano capito la rivelazione, innanzitutto come la consegna da Dio alla Chiesa di un deposito di verità dogmatiche e morali. Il Magistero,

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  • Sessione 3. Configurati da Cristo 1 Sessione 3 (5 marzo): Configurati da Cristo

    Il nuovo approccio alla Rivelazione di Dei Verbum La rivelazione era uno dei temi che dovevano essere considerati nel Vaticano II. La questione che pi interessava ai teologi romani che avevano preparato il Concilio era il rapporto tra le due fonti della rivelazione: la Scrittura e la Tradizione. Chiave per questo problema la questione della completezza materiale della Scrittura. La Chiesa cattolica sostiene che le due fonti della rivelazione sono la Scrittura e la Tradizione. Qual il suo rapporto reciproco? In particolare, quale parte della rivelazione trovata nella Scrittura e quale nella Tradizione? Questi teologi volevano che il Concilio definisse che ci sono delle verit della rivelazione che non si trovano nelle Scritture, ma soltanto nella Tradizione. Avevano chiamato il loro documento De fontibus revelationis. Questa proposta ha incontrato resistenza del movimento ecumenico. Accettazione dell'incompletezza della scrittura farebbe impossibile la riconciliazione con i luterani e altri protestanti. 1. De Fontibus difende unindipendenza delle fonti che sembra negare la sua reciprocit 2. Lo schema no accoglie le moderni metodi ricerca storica della Bibbia. 3. Il linguaggio era dogmatico e freddo, non pastorale. 4. Mancanza di sensibilit ecumenica Il voto dello schema De Fontibus il 20 di novembre, 1962 fu un punto dinflessione nel Concilio: 1368 favorevoli ad abbandonare il testo, 822 a continuare il dibattito. Mancavano 105 voti per due terzi necessari per rifiutare totalmente lo schema. Giovanni XXIII interviene per creare una Commissione mista che rifar il documento, composta di membri della Commissione Teologica e del Segretariato per lUnit. Ci che accaduto nel tortuoso percorso della redazione del documento finale dimostra la capacit creativa di una Chiesa ispirata dallo Spirito. Per essere in grado di superare il dilemma dell'incompletezza o completezza della Scrittura, i teologi hanno proposto un cambiamento nel modo di capire la rivelazione. Capitolo I della DV illumina un radicale cambiamento nel modo di comprendere la rivelazione. Piacque a Dio nella sua bont e sapienza rivelarsi in persona [Seipsum revelare] e manifestare il mistero della sua volont (cfr. Ef 1,9), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, hanno accesso al Padre nello Spirito Santo e sono resi partecipi della divina natura (cfr. Ef 2,18; 2 Pt 1,4)... (DV 2). Cos, la Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione prendeva scelta per una certa forma di capire la rivelazione, lasciando dietro di s una sua comprensione che aveva prevalso nella teologia cattolica per secoli. I Concili di Trento e Vaticano I avevano capito la rivelazione, innanzitutto come la consegna da Dio alla Chiesa di un deposito di verit dogmatiche e morali. Il Magistero,

  • Sessione 3. Configurati da Cristo 2 come custode di queste verit, dovrebbe assicurare la loro conservazione contro gli errori di ogni tempo e gestire la loro conoscenza dai fedeli attraverso catechismi e altri mezzi distruzione. I cattolici non devono conformarsi con conoscere teoricamente le verit della fede. Dovrebbero applicare le norme di condotta alla vita concreta. Cerano due strumenti privilegiati: la predicazione e il sacramento della confessione. Abbiamo gi detto come la teologia morale era orientata a formare i sacerdoti per questultima funzione. Questo modello della rivelazione fu sostituito nel Vaticano II da un altro di natura personale. Secondo la Dei Verbum, Dio non si limita a rivelare verit di fede: rivela Seipsum. Per sottolineare questo senso relazionale, lo stesso numero della Costituzione dogmatica aggiunge: Con questa Rivelazione infatti Dio invisibile (cfr. Col 1,15; 1 Tm 1,17) nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici (cfr. Es 33,11; Gv 15,14-15) e si intrattiene con essi (cfr. Bar 3,38), per invitarli e ammetterli alla comunione con s. Ricevere la Rivelazione - credere - non consiste, in primo luogo, un accettare certe verit o compiere certe norme. entrare in un rapporto personale con Dio che trasforma il nostro essere con la sua amicizia. innegabile, naturalmente, che questo rapporto comporta una serie di credenze, ma questi rimangono nel background del incontro misterioso ma reale tra le persone della Trinit e l'essere umano. Lettura raccomandata (oltre il DV stesso):

    H. Vorgrimler (ed.), Zweite Vatikanische Konzil, Dokumente und Kommentare, Herder Freiburg 1969. Larticolo sui Dei Verbum da Joseph Ratzinger. C traduzione al inglese: Commentary on the documents of Vatican II, Burns & Oates, London 1969 A. Dulles, Models of Revelation, Orbs, Maryknoll 1992

    Cristologia e morale Nella visione cristiana, la Bibbia ha un posto importante nella Rivelazione, ma non il suo centro, che occupa Ges Cristo, il Verbo fatto carne. Quando Dio ha voluto comunicarsi con l'umanit, la "parola" che venuto fuori non stato un testo, ma una persona, un essere umano, Ges. Leggiamo nella Lettera agli Ebrei: Dio, che aveva gi parlato nei tempi antichi molte volte en in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo (1,1-2) . Commentando questa frase del Nuovo Testamento, San Giovanni della Croce scrive : Lo que antiguamente habl Dios en los profetas a nuestros padres de muchos modos y de muchas maneras, ahora a la postre, en estos das nos lo ha hablado en el Hijo todo de una vez. En lo cual da a entender el Apstol que Dios ha quedado

  • Sessione 3. Configurati da Cristo 3 como mudo y no tiene ms que hablar, porque lo que hablaba antes en partes a los profetas ya lo ha hablado en el todo, dndonos al Todo, que es su Hijo1. Traduzione al italiano: Nei tempi antichi Dio ha parlato ai padri in molti volte e in diversi modi, ora in questi giorni ha parlato nel Figlio tutto in una volta. In cui l'Apostolo implica che Dio rimasto in silenzio e non ha nientaltro da dire, perch quello che diceva parzialmente ai profeti ha parlato a tutti, dandoci il Tutto che il suo Figlio. Ci che Dio aveva per comunicare era suo Figlio. Cristo la Parola definitiva di Dio. Questa la differenza fondamentale tra il modo cristiano di pensare e rivelazione e quello dell'Islam. Per i musulmani, un testo occupa il centro della rivelazione, il Dio islamico assolutamente trascendente, ed impensabile che si abbassi per incarnarsi sulla terra. Secondo loro, Dio misericordioso si comunicato con gli esseri umani con parole e in arabo: Il Corano. Muhammad gioca un ruolo chiave in questo processo, ma sempre subordinato al testo, autentica Parola di Dio. Nel cristianesimo, i ruoli sono esattamente invertiti: Cristo al centro della Rivelazione. Egli la Parola. La Bibbia un testimone privilegiato. Il nuovo approccio alla Rivelazione propiziato dal Concilio Vaticano II determina anche un nuovo modo di comprendere la morale. Se un credente Qualcuno che accetta le verit rivelate da Dio e custodite dalla Chiesa, allora la morale pu essere capita come lapplicazione a ogni caso di queste verit, ma se l'oggetto della fede Dio stesso che in Cristo vuole stabilire un rapporto personale con ogni uomo e donna, una teologia morale adeguata deve concentrarsi sulla persona che risponde a questa rivelazione con tutta la sua vita. Il rapporto tra Bibbia e Morale accade a questo livello profondo, il giro personalista della morale la risposta della teologia morale che si lasciata interpellare dalla Bibbia. La vita morale intesa come un dialogo tra Dio e l'uomo, dove gli atti umani formano parte della risposta del uomo a Dio. Il documento della Pontificia Commissione Biblica Bibbia e Morale. Radici bibliche dell'agire cristiano(2008) articolata su un'intuizione fondamentale: l'attivit morale cristiana la risposta al dono di Dio. Dio prende l'iniziativa di offrire la salvezza. La risposta cristiana non una fede soltanto teorica, ma la totalit della vita. L'idea di comportamento morale cristiano costruito su una struttura chiamata-risposta la base del discorso di questo documento. Come ha scritto Hring, la questione essenziale della teologia morale non sar pi Cosa devo fare? Ma Chi devo essere: come vuole il Signore che io sia? Norbert Rigali ha scritto che La teologia morale dovrebbe essere una scienza che cerca di relazionare cristologia con la vita morale dei cristiani. Il cristiano vive il dinamismo di una trasformazione operata dallo Spirito Santo che lo configura a Cristo. Ed ecco la domanda: Quale Ges? 1 Subida al Monte Carmelo II, 22, 4. 2 William C. Spohn, Go and do likewise: Jesus and ethics (New York: Continuum, 1999), 9. Cfr. What are they saying

    about Scripture and ethics? (New York: Paulist, 1995). 3 John P. Meier, A Marginal Jew: rethinking the Historical Jesus (New York: Doubleday, 1991), 1.

  • Sessione 3. Configurati da Cristo 4 Ma quale Ges? William Spohn, uno dei teologi che hanno contribuito di pi a stabilire collegamenti tra gli studi del Nuovo Testamento e Teologia Morale Cattolica, ha raccontato che quando ha detto un professore di Nuovo Testamento che stava scrivendo un libro su Ges ed Etica, questo rispose, ma quale Ges?2 Negli ultimi tre decenni c stata una vera esplosione di studi sulla figura storica di Ges, che hanno proposto un numero enorme di immagini diversi di Cristo. Alcuni di questi possono essere considerati complementari, nel senso che essi offrono prospettive differenti su una personalit ricca e complessa, ma altri sono completamente incompatibili. Questo il grave problema che ha motivato Benedetto XVI a scrivere il libro Ges di Nazareth. Il Papa critica all'inizio di questo lavoro la perplessit che crea questa moltiplicazione di opinioni contraddittorie su Cristo nei credenti. chiaro che c' un solo Ges, colui che fu nato da Maria, cresciuto a Nazareth, predicato nelle villaggi della Galilea e mor crocifisso a Gerusalemme. I cristiani affermiamo che questuomo Ges, questo ebreo del primo secolo, il Figlio di Dio. Ma come possiamo conoscerlo? Districare il complesso nodo delle diverse figure di Ges, prodotto dalla ricerca storica negli ultimi due secoli non facile. Dobbiamo valutare la testimonianza di fede dei vangeli, senza perdere di vista, da un lato, le affermazioni dogmatiche della Chiesa e su altro, i contributi della ricerca storica moderna. Solo in questo modo saremmo in grado di superare la Scilla di una lettura fondamentalista dei testi biblici e la Cariddi di uno scetticismo radicale che porta i credenti "a muoversi in un vuoto". Il Ges storico La storia della ricerca su Ges storico si inizia nel 1778 con la pubblicazione di un saggio intitolato Vom Zwecke Jesu und seiner Jnger (Dall'intenzione di Ges e dei suoi discepoli), di Hermann Reimarus (1694-1768). Per la prima volta nella storia, un accademico ha sfidato la convinzione comune che l'immagine di Ges trasmessa dai quattro vangeli corrisponde alla realt. Reimarus ha sostenuto che i discepoli di Cristo avevano obiettivi radicalmente diversi da quello di Ges, pertanto, dovrebbero essere letti criticamente, per ricuperare la vera immagine di Cristo sepolto sotto un testo che non corrisponde allo scopo originale del suo protagonista. Reimarus ha creduto scoprire in Ges, non il figlio di Dio proclamato dai Vangeli, ma un profeta ebraico che ha annunciato l'irruzione escatologica del Regno di Dio e mor crocefisso dai romani. Secondo Reimarus, i discepoli trasformarono questa sconfitta inventando la resurrezione e creando il mito di un essere divino che aveva ritornato dalla morte. Il lavoro di Reimarus, fu pubblicato postumo dal filosofo Lessing - l'autore non ha avuto il coraggio di pubblicarlo in vita-, ha trovato eco nel clima intellettuale del momento. L'idea che la figura di Ges, rapito per secoli dalle chiese, pu essere recuperato scientificamente ha attirato l'attenzione degli intellettuali tedeschi dell'Illuminismo. 2 William C. Spohn, Go and do likewise: Jesus and ethics (New York: Continuum, 1999), 9. Cfr. What are they saying

    about Scripture and ethics? (New York: Paulist, 1995).

  • Sessione 3. Configurati da Cristo 5 Il risultato la prima ricerca sul Ges storico. Nelle vite di Ges pubblicati nel corso del secolo XIX, si parla di lui come un "moralista amichevole" che mira a trasmettere ai loro seguaci valori etici come lamore, lintegrit, il rispetto e la tolleranza. Il Regno di Dio predicato da Cristo era solo una metafora che metteva insieme tutti questi valori. I miracoli narrati nei vangeli sono interpretati come percezioni errate di fenomeni naturali o pure invenzioni dei discepoli di Cristo. Il risultato un'immagine zuccherata di Ges che era accettabile per il razionalismo sostenuto dalla borghesia ottocentesca, privo di qualsiasi dimensione politica che metta in discussione i progetti di dominazione coloniale e sociale che le lite delle potenze occidentali avevano intrapreso. Albert Schweitzer segn improvvisamente la fine di questo primo periodo di ricerca con la pubblicazione nel 1906 del libro Istoria della ricerca della vita di Ges. In questo lavoro, il futuro Premio Nobel studi le "vite di Ges" che aveva prodotto la ricerca liberale del XIX secolo. Schweitzer ha stabilito che le opere della prima indagine, nonostante la sua presunta scientificit, erano un riflesso Zeitgeist del Ottocento e non un ritratto oggettivo della figura storica di Ges di Nazareth. La pubblicazione di questo studio ha coinciso con l'inizio di un nuovo clima intellettuale caratterizzato dal sospetto dei poteri della razionalit e da quel grande fallimento dell'umanit che fu la Prima Guerra Mondiale. L'influenza del libro di Schweitzer fu tale che durante la prima met del XX secolo, le facolt teologiche protestanti hanno abbandonato quasi completamente questa ricerca su Ges storico. Gli studiosi della storia della ricerca hanno etichettato la prima met del XX secolo come un periodo di moratoria neoconservatrice negli studi sul Ges storico. Nell'esegesi del Nuovo Testamento, la grande figura del momento fu Rudolf Bultmann, che ha difeso non solo la scasa possibilit di conoscere Ges, ma la completa irrilevanza per la fede di questa impresa. In una riedizione della "sola fides" luterana, Bultmann sosteneva che laderenza al "Cristo della fede" esclude tutto sostegno nel Ges della storia. Questa moratoria interrotta da una nuova ricerca (New Quest), presa da alcuni dei migliori discepoli di Bultmann, che si ribellarono contro il suo professore negli anni 1950 e 1960. Gli autori di questa seconda ondata di studi su Ges affermavano l'inseparabilit tra il Ges della Storia e il Cristo della fede. Hanno affermato - contro Bultmann - che senza un fondamento nel Ges della Storia, il cristianesimo sospeso nel vuoto ed esposto a qualsiasi manipolazione. Non parlavano di una semplice possibilit: Chiese e teologi protestanti, raggruppati sotto il nome di Deutsche Christen, avevano sottoscritto l'idea di un Ges antiebraico sostenuto dal nazismo. E negli anni ottanta, questo dibattito trasferito dal mondo di lingua tedesca al mondo di lingua inglese, soprattutto alle grandi universit americane. linizio della terza ricerca (The Third Quest) Durante gli ultimi due decenni del XX secolo, sono stati pubblicati un enorme numero di studi al fine di presentare, sia agli studiosi sia al pubblico in generale, l'immagine dell'uomo Ges, com possibile conoscerlo attraverso la scienza e la storia. La terza ricerca caratterizzata da un grande ottimismo circa la possibilit di conoscere il Ges storico, qualcosa che non si ricordava dal XIX secolo. Inoltre, molti degli autori di

  • Sessione 3. Configurati da Cristo 6 questa ricerca sostengono che sono migliori che i ricercatori precedenti su tre punti fondamentali: uno, la conoscenza di nuovi testi scoperti a met del XX secolo, soprattutto i manoscritti del Mare Morto e i testi gnostici di Nag Hammadi; due, scoperti archeologici in Terra Santa, che, combinato con l'uso di modelli sociologici, consentono ricostruire l'atmosfera sociale del tempo di Cristo; e tre, una maggiore obiettivit, poich questa terza ondata di ricercatori lavorano principalmente nelle Universit secolari degli Stati Uniti e Regno Unito, libero, a differenza dei centri teologici tedeschi, dal controllo dottrinale di una facolt di teologia confessionale. Questo terzo punto , tuttavia, altamente discutibile: la mancanza di obiettivit non un monopolio dei credenti di una o un'altra confessione. Una maggiore libert di ricerca non rende questi accademici immuni ai pregiudizi ideologici. Questo non il posto per fare una valutazione dettagliata dei successi e limiti del Third Quest, ma dopo tre decenni e centinaia di pubblicazioni diventato chiaro che non c' una visione unica sulla figura storica di Ges. vero che c' un ampio consenso su alcuni dei fatti assiali della sua biografia questo non un successo minore -, ma intorno a questi assi si possono strutturare immagini molto diversi di Cristo: dal filosofo cinico itinerante di John Dominic Crossan, che non preoccupato minimamente alla fine del mondo, al profeta escatologico di E. P. Sanders; da Ges che manca qualsiasi consapevolezza del suo ruolo unico nella storia dell'umanit - per non parlare di sua natura divina!-, sostenuto tra altri da Marcus Borg, fino al Cristo compatibile con l'ortodossia Niceno-constantinopolitana del vescovo anglicano Tom Wright; il Ges non interessato in politica di Geza Vermes, al Cristo rivoluzionario di Richard Horsley. Questa variet di risultati indicativa di che non possibile, al di l di un elenco di fatti pi o meno probabile di fatti della sua vita, una visione "puramente scientifica" di Ges, libera di interpretazioni di uno o un altro segno. L'opera di Meier un ebreo marginale. Nuova visione di Ges storia cominci ad essere pubblicato in un momento in cui la terza ricerca aveva raggiunto uno stato di maturit e di impasse. un tentativo di valutare con la maggiore obiettivit possibile ci che si pu conoscere su Ges. L'opera monumentale stato pubblicato nel corso degli ultimi due decenni in quattro grossi volumi. Si comincia con una definizione precisa di ci che l'autore intenda per "Ges storico", attraverso un esperimento di pensiero: "Un cattolico, un protestante, un ebreo e un agnostico - tutti egli onesti storici familiari con movimenti religiosi del primo secolo - sono rinchiusi nelle camere della facolt di teologia della biblioteca dell'Universit di Harvard, ad una dieta spartana e non possono lasciare il luogo fino a quando hanno concordato un documento su chi era Ges di Nazareth, e ci che era sua intenzione nel suo tempo e luogo. Un elemento essenziale di questo compito il requisito de che il documento deve essere basato soltanto su argomenti storici"3. La proposta di Meier non l'esercizio di astuzia de un pensatore cattolico in dialogo con una tradizione di ricerca - quella del Ges storico iniziata con intenzioni anti- 3 John P. Meier, A Marginal Jew: rethinking the Historical Jesus (New York: Doubleday, 1991), 1.

  • Sessione 3. Configurati da Cristo 7 ecclesiastiche. Riflette un profondo cambiamento culturale che accaduto in Occidente negli ultimi decenni. Gi Gadamer ci aveva detto che la lettura scientifica di un testo non consisteva in estrarre il suo senso intemporaneo, ma in fondere il nostro orizzonte di lettura storicamente situato con un altro orizzonte anche storicamente situato quella del testo. Pi recentemente, Charles Taylor ha dimostrato che la visione laica del mondo, che oggi caratterizza Occidente , come le visioni del mondo religioso, una costruzione culturale. MacIntyre ha sostenuto, che "il concetto di un'azione intelligibile pi fondamentale che quella dell'azione nuda". Cio, che quando si tratta di azioni umane, il fatto nudo - i dati lordi - secondario all'azione intelligibile, perch per raggiungere il dato necessario rimuovere della azione gli intenzioni inerenti e isolarlo dalla narrazione che lo colloca e lo rende comprensibile. L'esperimento di pensiero di Meier dimostra il carattere secondario del Ges storico: ciascuno dei partecipanti al conclave immaginario ha una comprensione di Ges, un modo di raccontare la sua vita secondo una certa identit. Ma i partecipanti mettono tra parentesi sue narrazioni per accordare se determinati fatti sono o non accaduti. Ma innegabile che Ges ha vissuto la sua vita con uno scopo. I Vangeli non trasmettono solo eventi, gli mettono in una trama narrativa che rivela lo scopo della sua vita. Questo scopo fu l'irruzione nella storia del Regno di Dio, che rende possibile una nuova comunione con un Dio Padre, che proclama la sua gratuita e definitiva riconciliazione con l'umanit. Fin dall'inizio, Ges si circond con un gruppo di discepoli e discepole che hanno cercato di incarnare la nuova realt del Regno nel loro modo di vita. Questa comunit ha capito dopo la Pasqua che il progetto di Ges non solo non era finito con la morte del maestro, ma che aveva trovato il impulso definitivo nella risurrezione. Questa la ragione che ha impulsato ai primi cristiani a vivere una Tradizione. In questo contesto hanno trasmesso la memoria di Ges, sono stati scritti i Vangeli, il Canone formato, ma ci che era in gioco era molto di pi di un processo di trasmissione di informazione. Perch credere in Ges non consiste nell'affermare certe verit su di lui, ma coinvolgere la vita nel suo progetto. incredibile come aveva capito bene Reimarus la fede cristiana, anche se voleva eliminarla: se lo scopo del discepolo non in linea con quello del maestro, non c' nessuna possibilit per il cristianesimo. Il Ges dogmatico Ario, un prete di Alessandria Egitto aveva affermato che Ges era una divinit minore, creata da Dio il Padre. Nicea dichiar, con un linguaggio preso della tradizione filosofica greca, che Cristo era " homoousios tou patrou" della stessa natura divina che Dio Padre. Il credo niceno-costantinopolitano: Credo in un solo Signore, Ges Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato,

  • Sessione 3. Configurati da Cristo 8 della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si incarnato nel seno della Vergine Maria e si fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, mor e fu sepolto [] Le frasi iniziali riflettono la preoccupazione prima di Nicea: affermare la piena divinit di Ges. Le parole hanno una cadenza ossessiva: " Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero Dio con la stessa divinit del Creatore, "della stessa sostanza del Padre ". Il credo continua con l'incarnazione del figlio nel seno della Vergine, la sua morte sulla Croce e la risurrezione, Sorprendente il salto che questa formula d sulla vita di Cristo: "si incarnato nel seno della Vergine Maria e si fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato". Dell'incarnazione si va direttamente alla crocifissione, senza non parlare una sola parola su quanto accaduto tra entrambi eventi. La vita di Ges, il contenuto dei vangeli, non trova appena posto nel credo. Questo non significa che i padri del Concilio avevano considerato irrilevante il Vangelo. L'obiettivo dei concili cristologici era rifiutare certe interpretazioni della persona di Ges giudicati inaccettabili. Il credo in questo senso un quadro che definisce le possibilit di lettura di Ges. Il Ges del dogma diventa un problema quando rimpiazza la centralit del Ges dai Vangeli: il quadro presentato come loggetto a contemplare; e l'immagine evangelica di Ges, la vera opera d'arte, diventa un'appendice. Secondo il Nuovo Testamento, Ges il figlio di Dio. In questo senso, il dogma supportato dalla Scrittura. Ma i Vangeli dicono molto di pi, e questo pi a che fare, soprattutto con il carattere di Dio. Adolphe Gesch ha scritto: "potrebbe accadere che mai avevamo effettivamente preso in considerazione la teologia, il discorso su Dio che coinvolto nel messaggio di Ges". Secondo il teologo belga, gi nel II secolo, la riflessione cristiana ha iniziato a assumere un'idea di Dio che preso in prestito dai filosofi greci "senza considerare o misurare effettivamente la trasformazione dell'idea di Dio che Cristo ha portato". Quando ci sforziamo ad affermare che Ges il figlio di Dio, senza permettergli a Ges stesso dirci chi Dio, ci mettiamo in rischio di pervertire il suo Vangelo. Il credo senza la Scrittura non in grado di condurci ad una critica dell'idea di Dio. Senza i Vangeli, il concetto di Dio lasciato alle manipolazioni delle dinamiche del potere, sempre presenti in tutte le istituzioni, fuori e dentro la Chiesa. In questo modo, il Dio sorprendente di Ges, felice di trovare la pecora smarrita; il Dio Padre che perdona senza esigere spiegazioni e fa splende il suo sole su buoni e cattivi... Questo Dio del Vangelo che si manifestato supremamente nel suo Cristo crocifisso stato sostituito troppo spesso da un Essere Supremo autoritario e patriarcale, Giudice implacabile.

  • Sessione 3. Configurati da Cristo 9 Il credo non destinato a sostituire il Vangelo. La posizione subalterna dopo l'omelia che occupa nella celebrazione dell'Eucaristia -lex orandi, lex credendi- illustra il ruolo secondario che ha rispetto l'immagine principale che il Ges canonico. Il Vangelo la pittura; il credo, il quadro. Il Credo ci dice che Ges il figlio di Dio. Il Vangelo ci dice de che Dio figlio. Racconta la buona notizia di un Dio che ha tanto amato il mondo che ci ha donato il suo figlio prediletto (Rom 8.32). Il Ges canonico/narrativo/evangelico Ges canonico l'immagine di Ges che viene trasmesso in diversi modi dai documenti che compongono il canone del Nuovo Testamento, specialmente dai quattro vangeli. Sebbene i racconti evangelici differiscano in particolari importanti, non si pu dubitare che essi parlino della stessa persona, Ges. Il Ges canonico non il pi basso denominatore comune a tutte le fonti - come con il Ges storico di Meier -ma l'immagine 3-d che composta di loro, senza sacrificare la tensioni e contraddizioni che potrebbero esistere. Ma per capire questo Ges del canone, questo Ges dei vangeli, abbiamo bisogno di inserirlo in Tradizione in cui questi vangeli sono nati e dove furono dichiarati canonici, riconosciuti come Rivelazione. Negli ultimi anni, gli studi sui Vangeli stanno dando sempre pi importanza al ruolo della tradizione orale. Se prendiamo in considerazione che i Vangeli scritti solo sorgono nella seconda generazione cristiana (70-100), evidente il ruolo cruciale della tradizione orale, che ha mantenuto viva la memoria di Cristo durante i quarant'anni tra la sua morte e la composizione del primo vangelo. chiaro, inoltre, che la tradizione orale non cessa nel momento in cui sono state composte le prime fonti scritte. Il ruolo della tradizione orale come un ponte per collegare il vero Ges che predicava in Galilea con i "volti di Ges" che trasmettono i Vangeli indiscutibile. Ma perch limitarci a parlare di tradizione orale? Per ch non parlare di Tradizione? La sostituzione della "Tradizione" da "tradizione orale" risponde a un approccio basato su una certa interpretazione fondamentalista del principio della Sola Scriptura. Questa interpretazione richiede la tradizione di scomparire una volta composti i Vangeli Secondo questo modo di capire la Rivelazione, la Tradizione tradizione orale: il suo scopo mantenere la parola viva durante quei decenni di fragilit in cui non c'era Scrittura. Ma la prima generazione di cristiani, esecutori di quella funzione cruciale, non ha capito che la sua missione consisteva solo nel preservare i detti e gli atti di Ges. Questi credenti erano impegnati ad un modo di vita in servizio del Regno di Dio. Conservare i ricordi del Maestro era una pratica importante, ma accadeva all'interno di un ecosistema di altre pratiche anche essenziale: l'ospitalit offerta ai missionari itineranti; le riunioni della comunit dove non mancava il canto e la profezia; la cena del Signore; le varie forme di aiuto reciproco e di solidariet; la resistenza non-violenta persecuzione; la diversit dei ministeri per garantire una vita ordinata nella comunit; ecc. La Tradizione cattolica ha sempre insistito che questa Tradizione non ha scomparito con la stesura della Scrittura, ma rimasto e rimane vivo. Tradizione e Sacra scrittura non

  • Sessione 3. Configurati da Cristo 10 devono essere intese come due canali separati, ciascuna con il suo proprio contenuto di verit. Secondo la Costituzione Dei Verbum, la Scrittura e la Tradizione non costituiscono due fonti separate. Yves Congar ci ha insegnato che la Tradizione un altro modo da cui la Rivelazione ha bisogno per la sua natura. La Rivelazione un incontro personale che scatena un processo di trasformazione morale. Tale Rivelazione non pu essere trasmessa soltanto da un testo scritto. Richiede un'altra modalit, la tradizione. La natura di questo altre modalit "non che il discorso, con le sue formulazioni precise, definite: la vita con le sue esperienze concrete, familiari, delle realit da cui si vive". I Vangeli non sono solo un insieme di elementi di informazione orale, sapientemente assemblati, derivano dalla tradizione narrativa che nutriva la vita delle comunit cristiane in cui essi sono stati scritti. La vitalit di queste chiese sostenuta da un ecosistema di pratiche che incarnano la nuova relazione con Dio e tra umani che rende possibile l'attesa del Regno. I cristiani leggono i Vangeli nel contesto di questa tradizione vivente, non solo come testi che contengono informazioni interessanti su Ges, ma come documenti custoditi da una comunit che ha trovato in loro l'espressione di un volto di Cristo che essenziale per connetterci con la sua persona. Dal cuore di questa Tradizione sorto anche il dogma, la cui funzione non di soppiantare il Vangelo, ma guidare la sua lettura ed evitare interpretazioni deviate di Ges, che contraddicono quello creduto e vissuto dalla Chiesa. Ma c' il pericolo di sclerosi del dogma. L'ossessiva affermazione di certe "verit di fede" pu soppiantare laccesso vivo a Cristo. In questo senso, la ricerca storica di Ges, compresa quella effettuata con intenzioni anti-ecclesiali, stata ed una lezione salutare per "svegliare del sogno dogmatico" e tornare gli occhi a Ges, l'ebreo del primo secolo, in cui umanit, i cristiani confessano la Rivelazione definitiva di Dio. Finalmente, un pensiero di S. Hauerwas Il fatto storico che apprendiamo chi Ges solo come egli riflesso attraverso gli occhi dei suoi seguaci, un fatto che ha spinto molti a disperare perch sembra che non possono conoscere il vero Ges. Ma questo infatti una necessit teologica. Perch il Ges reale (the real Jesus) non venuto per lasciarci invariati, ma piuttosto per trasformarci per essere degni membri della Comunit della nuova era... Non come se possiamo conoscere Ges o capire lui prescindendo dal suo significato etico Perch letica cristiana non prima di tutto un'etica dei valori, leggi o principi, ma un'etica che esige partecipazione alla vita di un individuo particolare: Ges di Nazareth La fede la nostra risposta adeguata alla salvezza, ed fondamentalmente una risposta e una trasformazione morale. S. Hauerwas, Jesus and the social embodiment of the Peaceable Kingdom

    (1983)