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  • 7/28/2019 Estratto Da Il Mondo Che Nasce

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    Adriano Olivetti

    I l m o n d o c h e n a s c e

    collana Olivettiana/1

    Edizioni di Comunit

    Dieci scritti per la cultura, la politica, la societ

    A cura di Alberto Saibene

    Estratto dal libro pubblicato su www.edizionidicomunita.it

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    Prime esperienze in una abbrica

    Dovee conoscere i ini del vosro lavoro

    Le orze spiriuali

    Come nasce unidea

    Dalla abbrica alla Comuni

    Discorso di Naale

    Alle Spille dOro

    Ai lavoraori di Pozzuoli

    Noi sogniamo il silenzio

    Il mondo che nasce

    Biografia di Adriano Olivei

    Noa ai esi

    Indice

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    31

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    49

    55

    73

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    ermina in rapporo alle paricolari condizioni ed esigenze

    consaae secondo crieri il pi possibile obbietivi, chedovranno endere a essere progressivamene sempre meglioregolamenai in anicipo.Con la redazione di queso documeno, un primo impor-ane passo per lauonomia di quesa ativi sociale e il suorazionale disacco dallazione volonaria da cui rasse origi-ne compiuo. Lazione volonaria, riconoscendo la naura

    giuridica del nuovo dirito e in deniiva la naurale pareci-pazione del Lavoro alla creazione di quella ricchezza da cuirasse prima origine, ha cancellao quel senso di ineriori edegradazione che il geso pi generoso nisce per provocarenegli animi delle persone dirite.Tutavia ancora, cos come imposaa, la cara ha un mo-ivo di debolezza che io non sotovaluo; presuppone un

    alo grado di senso di solidarie umana, sia nei proprieari,sia nei lavoraori. Oggi queso orunaamene esise, manon vi nessuna garanzia di sabili.

    A ovviare a un inconveniene sao redato lo Sauodi Fondazione auonoma. Essa ha due scopi: immeterenellamminisrazione dellassisenza di abbrica elemeniati a garanire sabili alle isiuzioni raggiune e un alo

    grado di ineresse scienico. Per lisiuzione di quesa on-dazione, la doazione dei suoi mezzi e sui limii dei suoi po-eri vi sono gravi dicol ancora da superare.Ma da quese esperienze che man mano si accumularono

    venni a una conclusione pi generale.Vedevo che ogni problema di abbrica divenava un pro-blema eserno e che solo chi avesse pouo coordinare i

    problemi inerni a quelli eserni sarebbe riuscio a dare la

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    Prime esperienze in una abbrica

    Prima di essere una isiuzione eorica, la Comuni u via.La mia Comuni non si espresse subio ormalmene, maebbe per molo empo una esisenza viruale. La sua im-magine nacque a poco a poco in un lavoro durao veni anni.Nelle esperienze ecniche dei primi empi, quando sudiavoproblemi di organizzazione scienica e di cronomeraggio,sapevo che luomo e la macchina erano due domini osili

    luno allalro, che occorreva conciliare. Conoscevo la mo-noonia erribile e il peso dei gesi ripeui allinnio da-

    vani a un rapano o a una pressa, e sapevo che era neces-sario ogliere luomo da quesa degradane schiavi. Ma ilcammino era remendamene lungo e dicile. Mi dovetiacconenare in principio a volere lopimum e non il maxi-mum delle energie umane, a perezionare gli srumeni di

    assisenza, le condizioni di lavoro.Ma mi resi a poco a poco ben cono che uto queso non

    basava. Bisognava dare consapevolezza di ni al lavoro. Elotenerlo non era pi compio di un padrone illuminao,ma della socie.Tecnico, ingegnere, diretore generale e, moli anni dopo,presidene, percorsi rapidamene, in vir del privilegio di

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    essere il primo glio del principale1, una carriera che alri,

    sebbene pi doai di me, non avrebbero mai percorsa.Ma imparai il valore della gerarchia, i pericoli degli avanza-meni roppo rapidi, lassurdo delle posizioni provenienidallalo. Capii che solo dopo dieci, quindici anni poevodire di conoscere i veri problemi, la vera naura del miocompio.Dal 1919 al 1924, nei lunghi anni del Poliecnico, assisei

    allo svolgersi della ragedia del allimeno della rivoluzionesocialisa. Vedo ancora il grande coreo del 1 maggio 1922a Torino: 200.000 persone; sapevo che i empi non eranoancora mauri, inuivo sopratuto che la complicazione deiproblemi era remenda e non vedevo nessuna voce levarsi adominare con linelligenza la siuazione e indicare una viaperch il socialismo divenasse real.

    Mi domandavo sin da allora perch la socie avesse sapu-o rovare in moli campi orme di organizzazione di sor-prendene ecienza e perch invece la srutura poliica ap-parisse cos poco adata ad assolvere i suoi compii.Quando parii per lAmerica nel 1925 mi proposi di sudia-re il segreo dellorganizzazione, per poi vederne i riessinel campo amminisraivo e poliico. Imparai la ecnica

    dellorganizzazione indusriale, seppi capire che per rase-rirla nei mio paese doveva essere adataa e rasormaa;ma i rierimeni inorno allazione e al meodo della po-

    1 Camillo Oliveti (1868-1943), padre di Adriano, si laurea in ingegne-ria al Poliecnico di Torino. Nel 1908 onda a Ivrea la Prima abbricaialiana di macchine per scrivere. Personali cola ed ecletica, ne in-venore, inroduce nella abbrica di Ivrea, in anicipo rispeto ai empi, le

    prime orme di assisenza ai lavoraori poi sviluppae dal glio.

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    liica rimanevano, come dovevano rimanere, di modesa

    imporanza.L ambiene in cui mi rovai, a 25 anni, ad afronare il pro-

    blema dicile e complesso di rasormare una indusriaondaa su sisemi semi-arigianali in una impresa di pigrandi dimensioni e modernamene inesa, era largamenedominao dalla gura originalissima di mio padre e dellapiccola cit dove eravamo nai.

    Mio padre era doao di un geniale aleno economico,disprezzava la srutura capialisa, il sisema bancario, la -nanza, la borsa, i ioli. Perci volle essere ingegnere conrola sua sessa pi proonda vocazione.Poich era inelligene e enace, u un buon ingegnere.Moli dei capi alla cui coraggiosa iniziaiva si deve il nasceredellindusria moderna urono del suo ipo: dominaore, ac-

    cenraore, scarsamene capace di uilizzare le alrui espe-rienze. Mio padre era dominao dallidea dellindipendenza,del non dover niene a nessuno, di non essere soggeto aconrolli o a legami di qualsiasi sora. Perci procedevacon esrema cauela e prudenza, adeguando lo sviluppodellazienda alle proprie risorse nanziarie e alla perso-nale ativi organizzaiva. Quando enrai nella abbrica,

    la direzione ecnica della produzione era il dominio di unself-made man, di un capo proveniene dalle le operaie,

    versaile, ativissimo, ecletico, di uno sampo dicilmeneriproducibile.Pi ardi compresi ancor meglio il valore umano diquellanico collaboraore che insieme a mio padre go-

    vernava la abbrica con dei principi insolii: la bon e la

    olleranza.

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    Collana OlivetianaLopera complea di Adriano Oliveti. Scriti, letere e di-

    scorsi, edii e inedii, che resiuiscono allatuali il ri-

    rato inelletuale, poliico e spiriuale del loro auore. Unpuno di rierimeno imprescindibile per comprendere i

    ermini poliici, culurali ed eici di unesperienza umana e

    imprendioriale unica.

    1. Il mondo che nasce