Estratto artemisia offesa riscatto

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Agnese Signorelli ARTEMISIA GENTILESCHI riscatto offesa e

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In uscita per Odon Edizioni l'ebook Artemisia Gentileschi. Offesa e riscatto della dott.ssa Agnese Signorelli (Febbraio 2016), un percorso artistico e psicologico attraverso i quadri più importanti dell'artista romana tra le maggiori esponenti della "pittura della luce" negli anni del massimo successo di Caravaggio

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Agnese Signorelli

ARTEMISIA GENTILESCHI

riscattooffesa e

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Agnese Signorelli

ARTEMISIA GENTILESCHI

riscattooffesa e

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Viale Italia, 21 - 21053 Castellanza (VA)Tel. 0331 482196 - Fax 0331 505211

Sede legale Via Carducci, 32 - 20123 Milano

Progetto editoriale Luigi Campagner

Progetto grafico Corrado Occa

ISBN 978-88-98799-12-1

© Edizioni ODON, Milano, 2016

L’editore si riserba di riconoscere i diritti delle opereagli aventi titolo qualora ne avanzino richiesta

www.odon.it

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INDICE

PREFAZIONE di Carlo Arrigone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5

INTRODUZIONE di Emanuela Centis

Il genio pittorico: Artemisia e la ricerca del vero . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7

1. LA VIOLENZA ALLE DONNE

Resoconto di un fenomeno contemporaneo, ma non solo . . . . . . . 14Artemisia Gentileschi, l’artista e la donna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15

2. ARTEMISIA E LE SUE OPERE

Autoritratto come martire . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18Susanna e i vecchioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20Giuditta e Oloferne . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22Allegoria dell’Inclinazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24Conversione della Maddalena . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26Giuditta che decapita Oloferne . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28Giaele e Sisara . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30Lucrezia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32Autoritratto come Allegoria della Pittura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34

POSTFAZIONE di Luigi Campagner . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37

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PREFAZIONE

La storia dei rapporti tra uomini e donne non sempre è anda-ta bene e a volte è andata molto male. La tragedia, la letteratura,l’arte sono piene di rappresentazioni di odio reciproco. La storiane è intrisa. Giuditta che taglia la gola ad Oloferne, nella potentis-sima rappresentazione di Artemisia Gentileschi, è un’icona indi-menticabile dell’altra faccia della medaglia.

Guardando questa celebre immagine (recentemente risco-perta grazie a mostre internazionali che hanno restituito alla pittri-ce il posto che le spetta nella storia dell’arte) non ci si poteva illu-dere nemmeno per un secondo che la donna fosse il sesso debole.E invece per millenni la nostra civiltà ha continuato a raccontarsiquella che è di fatto una ridicola favoletta. Impostare i rapporti co-me rapporti di forza, tra una debole e uno forte, non è certo un bu-on inizio. Infatti, come vediamo negli ultimi decenni, è finita inguerra e come in tutte le guerre c’è un oggetto del contendere. Percosa si combattono uomini e donne, cosa vogliono conquistare?

Non ci sono dubbi: è una guerra per il potere. Uomini e don-ne sono in lotta per la conquista del potere, del dominio dell’uno

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sull’altra. Quando si parlava di sesso forte o debole si era già chia-rito che si trattava di predominio. Il maschio muscoloso pretende-va di avere il possesso della bella e fragile femmina. Ma lei non cistava, si ribellava, voleva la sua indipendenza, anzi rivendicava laparità.

C’è una sola alternativa, per chi vuole guarire dall’odio, senzafinire nella perversione: due sessi, come ricchezza, differenza, van-taggio. Due sessi, come due soggetti diversi, con la possibilità diun sovrappiù per entrambi. Certo bisognerebbe che uomini e don-ne guarissero dall’orgoglio, espressione istintiva dell’affermazionee del potere. Guarire dal potere e dall’orgoglio: è forse questa labattaglia ultimativa della contemporaneità? È forse questa la verasoluzione che ci salverà dal femminicidio e dall’odio dilagante?

Carlo Arrigone

Dall’articolo pubblicato sul sitoPerché il femminicidio: una provocazione psicologica,della Federazione Nazionale Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri –www.fnomceo.it.

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PREFAZIONE

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INTRODUZIONE

Il genio pittorico: Artemisia e la ricerca del vero

La figura di Artemisia Gentileschi nel mondo dell’arte riscu-ote grande fascino per la sua particolarità rispetto al tempo in cui èvissuta, innanzitutto perché il mestiere del pittore non prevedevala presenza di figure femminili, inoltre perché Artemisia, figliad’arte, era evidentemente più dotata del padre nella cui bottegaprestava la sua opera.

Nata a Roma l’8 luglio 1593, visse e operò nel cuore di un se-colo, il XVII, fortemente drammatico per i rivolgimenti sociali, po-litici, religiosi che sconvolsero l’Europa intera.

Tale condizione culturale si riverbera in espressioni artistichedi vario genere, dalle installazioni ridondanti della retorica baroccache coinvolge lo spettatore come in una rappresentazione teatrale,come la Cappella Cornaro del Bernini, ai dipinti di scene di vita do-ve il dramma raccontato esplode con il linguaggio della luce, se-condo quello che insegna Caravaggio.

Artemisia era primogenita del pittore toscano Orazio Genti-leschi e, rimasta orfana di madre in tenera età, fin da giovane aiuta-

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va il padre nella sua bottega. Il suo apprendistato artistico rivelòpresto un maggior talento nei confronti oltre che del padre anchedei fratelli, tanto che Orazio sempre più frequentemente la impe-gnava come assistente anche per intervenire direttamente nella rea-lizzazione delle sue opere di grandi dimensioni.

Artemisia crebbe artisticamente vivendo in una casa ricca difermenti artistici frequentata assiduamente da altri pittori, amici ecolleghi del padre tra i quali Caravaggio, che usava prendere in pre-stito strumenti dalla bottega di Orazio e che probabilmente Arte-misia conobbe di persona.

Questa vita fu per lei, pittrice donna, l’unico modo per eserci-tare l’arte, essendole precluse le scuole di formazione in un’epocain cui alle donne veniva negato l’accesso alla sfera del lavoro e lapossibilità di crearsi un proprio ruolo sociale.

Nel frattempo il rapporto con il padre era cresciuto oltre chenell’affetto naturale anche in grande stima professionale: la letteraindirizzata alla granduchessa di Toscana Cristina di Lorena da Ora-zio il 6 luglio 1612 è una prova dell’impegno che il pittore impiegòper promuovere l’attività della figlia.

Nella lettera Artemisia è descritta con parole di elogio:

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«Questa femina, come è piaciuto a Dio, havendola drizzata nelle pro-fessione della pittura in tre anni si è talmente appraticata che posso adir de direche hoggi non ci sia pare a lei, havendo per sin adesso fatte opere che forse i pren-cipali maestri di questa professione non arrivano al suo sapere».

Orazio stesso aveva affidato Artemisia al giovane pittoreAgostino Tasso, collaboratore dell’artista e poi anche amico di fa-miglia, perché le insegnasse le tecniche della prospettiva.

Come è noto il giovane pittore è il protagonista della violen-za subita da Artemisia, atto al quale non potè rimediare perché eragià sposato.

Denunciato da Orazio lo stupro, il processo che ne seguì fuperò crudo e violento sia per Artemisia che per le pressioni eserci-tate su Orazio, che fu indotto per motivi di opportunità a ridurrela gravità della accusa.

Per ricostruire l’onorabilità della figlia Orazio combinò unmatrimonio riparatore con Pierantonio Stiattesi, modesto artistafiorentino, e con il conseguente trasferimento della famiglia a Fi-renze. Anche nella sua nuova condizione Artemisia continuòl’attività artistica imponendosi per il suo valore tanto da suscitarela gelosia del marito.

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Lo stile della pittrice era cresciuto nel terreno fertile dellatradizione caravaggesca ma anche era stato capace di cogliere lenovità artistiche di una pittura di luce e colore che con la densitàdell’immagine risolveva lo sfarzo e la ridondanza dello stile ba-rocco.

La forza umana di questa donna si impone ancora una voltanella sua scelta di abbandonare il tetto coniugale e condurre gli an-ni maturi della sua vita in completa autonomia economica tra Ge-nova, Venezia, Londra, Napoli.

La sua maturità artistica è circondata da attestazioni di sti-ma ovunque, tanto che Carlo I la reclamò accanto al padre Ora-zio alla sua corte londinese, dove era diventato pittore di corte.C’era da decorare un soffitto – l’Allegoria del Trionfo della Pace e delleArti – nella Casa delle Delizie della regina Enrichetta Maria a Gre-enwich: un rifiuto non era possibile.

Tornata a Napoli dopo la morte di Orazio (nel 1639) ter-minò i suoi giorni in piena attività nel 1653.

Artemisia dunque è grande protagonista della pittura del ve-ro, dove il “vero” non riguarda solo quanto accade nella realtà visi-bile, ma e soprattutto il percorso dell’interiorità di uomini e donne

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nella loro unicità psichica ed emotiva, e nelle rispettive diversità:aspetto, questo, che nessuno prima aveva sondato né avrebbe avu-to adeguata sensibilità per farlo.

Lo storico e critico dell’arte Roberto Longhi, autore della ri-scoperta della pittrice a metà del secolo scorso, così si esprimevanei confronti di Artemisia, «l’unica donna in Italia che abbia mai saputoche cosa sia pittura, e colore, e impasto, e simili essenzialità...».

Emanuela Centis

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LA VIOLENZAALLE DONNE

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LA VIOLENZA

ALLE DONNEResoconto di un fenomeno

contemporaneo, ma non solo

Il tema della violenza sulla donna, nel rapporto con un uo-mo che la maltratta fisicamente e psicologicamente, riporta negliultimi anni dati sempre più allarmanti. L’Organizzazione Mondialedella Sanità stima che oggi solo in Italia ci siano 6 milioni e 700 miladonne, tra i 16 e i 70 anni, vittime di abusi fisici o sessuali.

L’ONU ha elaborato, durante la Conferenza sui Diritti Umanitenutasi Vienna nel 1993, un importante documento sul tema: LaDichiarazione sull’Eliminazione della Violenza Contro le Donne. Nel te-sto di tale dichiarazione si trova un’ampia definizione di atto vio-lento vale a dire “qualunque atto di violenza sessista che produca,o possa produrre, danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologi-che, ivi compresa la minaccia di tali atti, la coercizione o privazionearbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita privata”.

La data del 25 Novembre, come ricorrenza della GiornataInternazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le donne, è sta-ta decisa il 17 dicembre 1999, con una risoluzione ONU che ha uf-ficializzato la data scelta da un gruppo di donne femministe riuni-

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tesi a Bogota nel 1981 per ricordare il brutale assassinio delle so-relle Mirabal, avvenuto appunto il 25 novembre 1960, nella Re-pubblica Dominicana. Queste tre donne erano impegnate controun regime tirannico, quello del dittatore Truilljo che tenne il paesenell’arretratezza per 30 anni. È risaputo tuttavia che i casi di donneche hanno subito e subiscono violenza sono incalcolabili, ed è an-che risaputo che questa infamia attraversa i secoli.

Artemisia Gentileschi, l’artista e la donna

Questo è ciò che testimonia la storia di una donna, ArtemisiaGentileschi, vissuta tra il 1593 e il 1653.

Ripercorrendo la sua vita attraverso alcune delle sue opere, èpossibile tentare di riconoscere un percorso che rappresenta lapossibilità di andare oltre il tempo della violenza e superare il trau-ma subito. Artemisia è stata vittima dell’arroganza e prevaricazio-ne di certa parte del mondo maschile; ha patito il dolore fisico epsichico della violenza carnale oltre che la mortificazionedell’isolamento sociale e del pregiudizio in un ambiente culturaleche la trattò come “civetta e puttana”, accusandola, tra l’altro, dipromiscuità sessuale.

Una situazione analoga a molte altre.

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ARTEMISIAE LE SUE OPERE

2.

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AUTORITRATTO

COME MARTIRE

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Artemisia è figlia di Orazio Gentileschi, pittore noto ancheoggi, conosciuto e apprezzato anche ai suoi tempi, contempora-neo e amico di Caravaggio.

Vive e condivide con il padre la passione per la pittura e pro-prio nel laboratorio del padre si consuma la violenza carnale daparte di Agostino Tassi, pittore e aiutante di Orazio, il 6 maggio1611. Il padre denuncia questo collaboratore, accusandolo di averdanneggiato la posizione artistica della figlia e quindi la possibilitàdi ottenere da lei del reddito. Di lì a poco inizia il processo controAgostino ma, per come si svolge il procedimento, Artemisia passada vittima a colpevole e quando il padre, alla viglia della sentenza,ritira la denuncia, la condanna per Agostino è molto mite.

Alla giovane Artemisia, disonorata pubblicamente, non rima-ne altro che accettare un matrimonio riparatore organizzato daOrazio, e lasciare la sua città, Roma, insieme al marito Pietro, me-diocre pittore.

Proprio l’arte sarà per la giovane donna il mezzo per riabili-tarsi. La rivincita di Artemisia sul mondo maschile avviene infattigrazie al suo talento artistico, che la porta a maturare un originale emovimentato percorso pittorico, impregnato di sentimenti con-trastanti, come ben rivelato dalle scelte artistiche che caratterizza-no le sue opere.

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artemisia

ARTEMISAGENTILESCHI

riscatto

Autoritratto

come martire

1615

Collezione privata

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SUSANNA E

I VECCHIONI

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Degli esordi una tela del 1610, dipinta da una giovane Arte-misia di 17 anni: .Susanna e i vecchioni

Lo stupro avviene pochi mesi dopo, e il processo è del 1612.Molti critici hanno associato il soggetto dipinto al complesso rap-porto che Artemisia aveva con il padre Orazio e l’aiutante Agosti-no Tassi, autore dello stupro.

È osservabile che i due uomini non sono “due vecchioni”:quello ritratto a sinistra è certo più giovane di quello a destra.

La Gentileschi sta rappresentando la presenza fastidiosa edingombrante dei due uomini presenti nella sua vita? Probabilmen-te si, e i fatti successivi confermano i sentimenti percepiti e qui fis-sati nella tela.