Esperimenti di stile La moda tech che guarda€¦ · che permette di respirare estraendo ossigeno...

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di Virginia Ricci La moda tech che guarda al futuro scienza, arte e tecnologia; a parlarne è la mostra Making Fashion Sense (a Basilea fino all’8 marzo alla Hou- se of Electronic Arts) dove fan- tasia e realtà si intrecciano fra creazioni prove- nienti da tutto il mondo. «Negli ultimi vent’anni ho vissuto l’im- patto della tecno- logia sulla moda in ogni ambito fra abiti, persone e distribu- zione: abbiamo scelto di trattare questo mondo sotto ogni aspetto». A parlare è Katharina Sand, curatrice attiva fra Sviz- zera, Francia e America come giornalista, insegnante all’Haute école d’art et de design di Ginevra e trend-setter. CROMOSENSIBILE Flowing water, standing time di Ying Gao: abito robotico le cui ruches si muovono in base allo spettro dei colori di ciò che le circonda. Esperimenti di stile 50 el 1884 una nuova forma di illuminazione movimenta- va le case di alcune città americane. La Electric Girl Lighting Company promet- teva di fornire danzatrici vestite di lam- padine come nuovo décor: «Non si può paragonare una ragazza elettrica ben pro- gettata con un enorme lampadario che minaccia di cadere sulla testa di qualcu- no» si leggeva sul Sacramento Daily Union. Davanti a questo fermento - incitato dal- le nuove scoperte di omas Edison - og- gi l’orgoglio femminile avrebbe qualcosa da ridire... ma quell’abito futurista fu un gran precursore. Lo sviluppo di ricerca e innovazione, in questo campo, illumina anche la fantasia di figure che oggi sfidano la normalità con capi che uniscono moda, N Collane per respirare sott’acqua, abiti virtuali, capi che cambiano forma e colore in base ad ambiente ed emozioni. Il pizzo? Lo creano le piante. A Basilea una mostra si addentra in un territorio nuovo e affascinante. Dove a incontrarsi sono couture, arte e tecnologia SEGUE IO DONNA 25 GENNAIO 2020

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di Virginia Ricci

La moda tech che guarda al futuro

scienza, arte e tecnologia; a parlarne è la mostra Making Fashion Sense (a Basilea fino all’8 marzo alla Hou-se of Electronic Arts) dove fan-tasia e realtà si intrecciano fra creazioni prove-nienti da tutto il mondo. «Negli ultimi vent’anni ho vissuto l’im-patto della tecno-logia sulla moda in ogni ambito fra abiti, persone e distribu-zione: abbiamo scelto di trattare questo mondo sotto ogni aspetto». A parlare è Katharina Sand, curatrice attiva fra Sviz-zera, Francia e America come giornalista, insegnante all’Haute école d’art et de design di Ginevra e trend-setter.

C R O M O S E N S I B I L E Flowing water,

standing time di Ying Gao: abito robotico

le cui ruches si muovono in base allo

spettro dei colori di ciò che le circonda.

Esperimenti di stile

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el 1884 una nuova forma di illuminazione movimenta-va le case di alcune città americane. La Electric Girl Lighting Company promet-

teva di fornire danzatrici vestite di lam-padine come nuovo décor: «Non si può paragonare una ragazza elettrica ben pro-gettata con un enorme lampadario che minaccia di cadere sulla testa di qualcu-no» si leggeva sul Sacramento Daily Union. Davanti a questo fermento - incitato dal-le nuove scoperte di Thomas Edison - og-gi l’orgoglio femminile avrebbe qualcosa da ridire... ma quell’abito futurista fu un gran precursore. Lo sviluppo di ricerca e innovazione, in questo campo, illumina anche la fantasia di figure che oggi sfidano la normalità con capi che uniscono moda,

N

Collane per respirare sott’acqua, abiti virtuali, capi che cambiano forma e colore in base ad ambiente ed emozioni. Il pizzo? Lo creano le piante. A Basilea una mostra si addentra in un territorio nuovo e affascinante. Dove a incontrarsi sono couture, arte e tecnologia

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C O M P O N I B I L E Presentata agli State Of Fashion 2018, la linea Unit Constructed Textile di Yuima Nakazato offre capi creati con piccoli tasselli intercambiabili da unire in modo personale.

A C Q U AT I C A Con Amphibio (foto grande e qui sotto) Jun Kamei propone un bustier con mascherina in materiale idroponico che permette di respirare estraendo ossigeno dall’acqua.

V E D O N O N V E D O La realtà aumentata Hyperstition di Clara Escalera mostra come abiti digitali possano essere indossati come un filtro nelle proprie foto. M

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“In questa mostra vince la creazione: dell’abito

e dell’opera d’arte. Alcuni capi, nella loro

sperimentazione, resteranno unici,

ma potrebbero portare a nuove forme di vestibilità

in grado di ispirare la moda del futuro”

Katharina Sand, curatrice della mostra

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Con lei ci addentriamo nel fascino di un mondo dove il sogno può ispirare la creatività, arrivando anche... sott’acqua. È questo il progetto di Jun Kamei e del suo Amphibio, maxi-collier idroponico con mascherina che permet-te di estrarre ossigeno dall’acqua; pensa-to con uno sguardo alla fantascienza (e a un’apocalittica realtà fatta di città sommer-se) quest’accessorio sembrerebbe perfetto per una sirena. A farci rimettere i piedi per terra è lo svizzero Christophe Guberan, con scarpe ideate con un sistema di stam-pa 3D, così come altri pezzi creati in col-laborazione con il Self-Assembly Lab del Massachusetts Institute of Technology. «Viene da chiedersi: e la mano umana? Pensiamo però che questi modelli ridu-cono a zero gli scarti, con un impatto so-stenibile: le scarpe di un bambino, in que-sto materiale, ne seguono la crescita senza dover essere cambiate ogni stagione».

Il vero esteta? È l’algoritmoProseguiamo fino ad arrivare a

una star americana: Robbie Barrat. Che a soli 19 anni, nel 2018, ha raccolto im-magini e pubblicità Balenciaga “inse-gnando” a una rete neurale artificiale lo stile della maison... voilà: ecco una vera e propria collezione Balenciaga creata per la prima volta da un’intelligenza artificia-le (non male pensando a come, lo stesso anno, Christie’s abbia venduto a 433.000 di dollari il primo ritratto generato da un algoritmo). Si vocifera che Robbie ab-bia in serbo grandi progetti per un noto marchio, durante la settimana della moda parigina. «Si possono ottenere abiti unici, rendendo la couture a portata di tutti» ag-giunge Katharina. «Il giapponese Yuima Nakazato compone abiti come Lego, con tasselli in materiali differenti: da unire in modo personalissimo attraverso un siste-ma computerizzato. L’algoritmo è alla ba-se del capo, e le sue collezioni hanno sfi-lato anche durante l’alta moda parigina».

Ma l’abito deve per forza esistere? Forse no. Il lavoro di Clara Escalera è pro-prio quello di creare ornamenti in realtà aumentata, “indossabili” vestendosi di co-dici irreali. «In questo caso l’esempio arriva da Karinna Nobbs, prima ad aver pensa-to a un negozio temporaneo di abiti vir-tuali, lo scorso anno, a Londra: vari stilisti hanno ideato modelli in limited edition applicabili come “filtro” alla propria foto. Creazioni perfette che seguono il movi-

mento sullo schermo: forse in futuro po-tremo toglierci molti vizi, senza sprechi».

A celebrare la tecnologia è an-che Iris Van Herpen. In mostra modelli di questa celebre designer che nella sua Olanda, lo scorso anno, ha contribuito a ideare persino la facciata del nuovo Cen-tro sulla ricerca di biodiversità a Leida. Non un caso che alcune sue collezioni sia-no state ispirate a un’esperienza al CERN di Ginevra, che a sua volta nobilita il lega-me fra scienza e arti con il progetto Arts at Cern, programma che invita gli artisti a integrarsi con scienziati che studiano i fenomeni invisibili dell’universo.

Dalla natura all'armadioTornando alla nostra Terra, si par-

la anche di biotecnologie: «BioBabes è un collettivo femminista di ricercatrici inter-nazionali impegnato a ridisegnare le no-stre interazioni con l’ambiente, anche nel tessile; un loro esperimento permette di tingere stoffe grazie al lavoro dei batte-ri». Si potrebbe pensare a Martin Margie-la: nel 1997 per una mostra a Rotterdam trattò capi con funghi, muffe e batteri, che

nel corso dell’esposizione continuarono a svilupparsi cambiandone l’aspetto. «Giu-lia Tomasello lavora poi per inserire pro-biotici benefici per la pelle direttamente nei tessuti. E poi Carole Collet, esposta anche al Centre Pompidou di Parigi con il suo Biolace, pizzo nato dalle radici delle piante. Certo al momento è un’opera d’ar-te, ma che simili stranezze possano diven-tare un business lo dimostra un istituto come la Central Saint Martins di Lon-dra, dov’è attivo il corso di Design for Su-stainable Futures: un giorno, tutto questo potrebbe diventare realtà».

B U C O L I C O L’opera Biolace

di Carole Collet: un pizzo che

potrebbe essere generato dalle

radici delle piante.

S E G U I TO

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T R I D I M E N S I O N A L E Con un robot e

del gel, lo studio Christophe Guberan

(con il Self Assembly Lab del MIT) ha

creato borse con il metodo di stampa

liquida rapida.

L U M I N E S C E N T E Reagendo al calore

del corpo, l’abito Aura Inside di Clara

Guguin attiva sensori che irradiano

luci differenti in base alla persona.

E F F E T T O S P E C C H I O Il Mirror Dress della designer olandese Iris Van Herpen, parte della collezione Voltage ispirata all’elettricità.

V I R T U A L E Neural Network Balenciaga: un outfit Balenciaga eseguito da una rete neurale “educata” dal genio tech Robbie Barrat per ricreare lo stesso stile del celebre couturier.

Il futuro tech della moda

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D É G R A D É Il progetto

BioShades delle ricercatrici BioBabes

permette di tingere tessuti con

l’uso di batteri.