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Esperienza massa–molla M. Fanti Dipartimento di Fisica, Universit` a di Milano M.Fanti (Physics Dep., UniMi) 1 / 21

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Esperienza massa–molla

M. Fanti

Dipartimento di Fisica, Universita di Milano

M.Fanti (Physics Dep., UniMi) 1 / 21

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Il sistema massa–molla

Il sistema e costituito da una molla appesa ad un vincolo, cui e agganciata

una massa m.

La molla ha la proprieta di esercitare una forza di richiamo elastica, cioeopposta al verso dell’allungamento ∆` della molla

di intensita proporzionale all’allungamento ∆`

Fel = −k ·∆`

(legge di Hooke)

Le altre forze in gioco sono:

la forza di gravita: Fg = mg (con g = 9.806 m · s−2)

la forza di attrito: questa entra in gioco solo quando il sistema e in moto,

e si oppone al moto stesso

Il sistema e dotato di un disco che crea un attrito viscoso con l’aria cir-

costante; assumendo che questa sia la principale componente di attrito avremo

Fattr = −C · v , essendo v la velocita del moto.

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La forza elastica e il moto armonico

Soffermiamoci sulla forza elastica: Fel = −k ·∆x , dove ∆x = x − x0 e uno spostamento da un punto di equilibrio x0

e k e una costante tipica del sistema.

La forza elastica da luogo ad un moto oscillatorio armonico. Infatti, applicando F = ma = md2xdt2

troviamo:

d2x

dt2= − k

m(x − x0)

che ha per soluzione:

x(t) = x0 + A · cos(ω0t + φ)

(ω0 =

√k

m

)dove ω0 dipende dalle caratteristiche del sistema (k e m) e A, φ dalle condizioni iniziali: x(t = 0) = A cos(φ) e

v(t = 0) = −ω0A sin(φ)

Il moto e dunque periodico, con periodo T , cioe per qualunque istante t x(t) = x(t ± T ) = x(t ± nT ), con n intero.

Il periodo e calcolabile come:

T =2π

ω0

e la frequenza e:

ν0 =1

T=ω0

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Importanza della forza elastica

La forza elastica e associata ad una energia potenziale U(x) = k2(x − x0)2, con x0 punto di equilibrio del sistema.

Ogni moto di un sistema intorno al suo punto di equilibrio, per piccoli spostamenti puo essere approssimato dalla forza

elastica.

Esempio: oscillazione di atomi all’interno di una molecola, o di un cristallo.

Un esempio piu complesso: le onde sonore. Qui le molecole di un mezzo vibrano intorno alla loro posizione di

equilibrio, ed inoltre “trasmettono” il loro stato di vibrazione alle molecole vicine. L’argomento verra trattato in

seguito, ma qui ricordiamo che si tratta sempre di fenomeni legati alla forza elastica.

Un ulteriore esempio: le onde elettromagnetiche. Qui non si tratta piu di un fenomeno meccanico: le quantita ch

oscillano sono il campo elettrico e il campo magnetico. Non sono oscillazioni nello spazio, ma sono sempre regolate da

equazioni formalmente analoghe.

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Dinamica del sistema massa–molla

Chiamiamo `0 la lunghezza della molla a riposo (cioe non sottoposta ad alcuna forza esterna), ` la sua lunghezza

attuale, cosicche ∆` = `− `0.

Scegliamo un asse x orientato verso il basso, cosicche magiori allungamenti ∆` corrispondono a maggiori valori di x .

La forza totale agente sulla massa m appesa e:

F = Fel + Fg + Fattr = −k(`− `0) + mg − Cv

Punto di equilibrioIl punto di equilibrio e quello in cui il sistema fermo non subisce forze. Questa condizione, imponendo F = 0 con

v = 0, corrisponde ad una lunghezza `eq tale che:

k(`eq − `0) = mg

Pertanto, d’ora in poi esprimiamo lo stato del sistema con lo spostamento dal suo punto di equilibrio: xdef= `− `eq

DinamicaOvviamente la velocita e v

def= d`

dt = dxdt . L’equazione del moto diventa dunque:

md2x

dt2= F = −kx − C

dx

dt

(ogni effetto gravitazionale e riassorbito nella definizione del punto di equilibrio)

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Il modello del sistema massa–molla

L’equazione

md2x

dt2= F = −kx − C

dx

dt

costituisce la nostra formulazione del modello del sistema, ovvero uno strumento matematico che collega quantita

osservabili (in questo caso la posizione x(t)) a grandezze intrinseche del sistema stesso (in questo caso la massa m, la

costante elastica k , la costante di attrito C ).

Il modello consente di:

conoscere le grandezze intrinseche del sistema partendo da una o piu misure degli osservabili;

effettuare predizioni sugli osservabili, una volta che le grandezze intrinseche del sistema siao note con sufficiente

precisione

Inoltre: diverse misure indipendenti (anche effettuat in condizioni dinamiche diverse) degli osservabili possono essere

utili a validare il modello, oppure a rivelarne i limiti. In quest’ultimo caso, il modello stesso potrebbe venire

riformulato, aggiungendo dettagli primatrascurati, alla luce delle conclusioni tratte.

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Misure statiche

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Misure degli allungamenti

L’equazione k(`eq − `0) = mg , valida in condizioni statiche, puo essere usata

per misurare la costante elastica k .

Il set-up dell’esperimento prevede un sonar collegato ad un computer, che

misura la distanza Y del disco del sistema massa–molla, ad intervalli di tempo

regolari (a) .

In condizioni statiche ci si aspetta che Y (t) sia costante.

In pratica, la sensibilita dello strumento e tale da consentire di osservare piccole oscillazioni

residue. . . Ovviamente la misura andra “ripulita” da tali oscillazioni.

La strumentazione non consente una misura diretta di `eq e `0. Pero

Y + `eq = costante. Con due masse note m(1),m(2), i punti di equilibrio

`(1)eq , `

(2)eq devono soddisfare:

g[m(2) −m(1)

]= k

[`(2)

eq − `(1)eq

]= k

[Y (1) − Y (2)

]⇒ si puo estrarre k :

k = gm(2) −m(1)

Y (1) − Y (2)

a Il numero di misure al secondo e impostabile: si suggerisce di non eccedere 50 misure/secondo

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Verifica della linearita

Quanto detto finora non basta: vogliamo verificare che il modello ipotizzato sia valido, ovvero che descriva

correttamente le osservazioni.

Il valore di k e indipendente dalla scelta delle masse m(1),m(2)?

Un possibile approccio: provare tante masse m(0), . . . ,m(n) e misurare i cor-

rispondenti Y (0), . . . ,Y (n), quindi calcolare il k fra due masse vicine:

k (i) = −g m(i) −m(i−1)

Y (i) − Y (i−1)( i = 1, . . . , n )

e verificare la compatibilita fra i k (1), . . . , k (n) ottenuti (attenzione alla

propagazione degli errori!)

i m(i) Y (i) k (i)

0 · · · ± . . . · · · ± . . . —1 · · · ± . . . · · · ± . . . · · · ± . . .2 · · · ± . . . · · · ± . . . · · · ± . . ....

......

...n − 1 · · · ± . . . · · · ± . . . · · · ± . . .n · · · ± . . . · · · ± . . . · · · ± . . .

Un altro approccio: prendere la massa piu piccola m(0) come “zero”; se la

legge e veramente lineare allora ci aspettiamo che:[Y (0) − Y (i)

]=

g

k

[m(i) −m(0)

]⇒ raccogliere n coppie

(m(i) −m(0) ; Y (0) − Y (i)

), e verificare se sono

compatibili con una retta passante per l’origine

i m(i) −m(0) Y (0) − Y (i)

1 · · · ± . . . · · · ± . . .2 · · · ± . . . · · · ± . . ....

......

n − 1 · · · ± . . . · · · ± . . .n · · · ± . . . · · · ± . . .

Quante masse? Il piu possibile, compatibilmente con il tempo a disposizione, e le caratteristiche della molla

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Conclusioni

Mediante una serie di misure statiche di allungamenti, ottenuti appendendo alla molla masse note, e possibile

verificare se sussiste la legge lineare di Hooke Fel = −k∆`

In caso affermativo, si estrae la costante elastica k

Questo e lo scopo della prima parte dell’esperienza

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Misure dinamiche

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Interludio: l’esponenziale complesso eiφ

Definizione

eiφdef= cos(φ) + i sin(φ)

ProprietaConserva tutte le proprieta dell’esponenziale reale; in particolare (1) eiφ1+iφ2 = eiφ1 + eiφ2

Si puo estendere all’esponente complesso: se z = x + iy allora ezdef= exeiy = ex [cos(y) + i sin(y)]

Per z1, z2 complessi, ez1+z2 = ez1ez2

In particolare, per |dz | → 0, edz = edx [cos(dy) + i sin(dy)] ' (1 + dx)(1 + idy) ' 1 + dx + idy ' 1 + dz , cosicche

ez+dz = ezedz ' ez(1 + dz), quindi:

d

dzez = ez

L’esponenziale complesso e lo strumento base per risolvere le equazioni differenziali lineari

1 usare le regole di somma delle funzioni trigonometriche cos(φ1 + φ2) = cosφ1 cosφ2 − sinφ1 sinφ2 esin(φ1 + φ2) = sinφ1 cosφ2 + sinφ1 cosφ2

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Legge oraria del sistema massa–molla (1)

Partiamo dall’equazione del moto:

md2x

dt2= F = −kx − C

dx

dt

Definiamo per comodita 2γdef= C/m e ω2

0def= k/m, quindi:

d2x

dt2+ 2γ

dx

dt+ ω2

0x = 0

E un’equazione differenziale lineare di secondo ordine a coefficienti costanti.

La teoria delle equazioni differenziali ci dice che esistono due soluzioni linearmente indipendenti e che la soluzione

generale e una combinazione lineare di queste.

Per trovare le due soluzioni, pensiamo ad x come una variabile complessa, x(t)→ z(t). Poiche i coefficienti sono

reali, se z(t) e soluzione di d2zdt2

+ 2γ dzdt + ω2

0z = 0, allora x(t) = R[z(t)] e soluzione dell’equazione in x .

Dalla teoria, la forma della soluzione e z(t) = Aest , dove s si puo determinare per sostituzione, osservando cheddz e

st = s · est :

s2 + 2γs + ω20 = 0 ⇒ s± = −γ ±

√γ2 − ω2

0

quindi

z(t) = A+es+t + A−e

s−t = e−γt[A+e

+√γ2−ω20t + A−e

−√γ2−ω20t

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Legge oraria del sistema massa–molla (2)

Il caso che ci interessa e γ < ω0, cosicche s± = −γ ± i√ω2

0 − γ2. In tal caso il moto e descritto dalla legge

x(t) = Ae−γt cos(ω′0t + φ)

(ω′0

def=√ω2

0 − γ2

)E un moto oscillatorio smorzato, A, φ dipendono dalle condizioni iniziali, ω′0 dalle caratteristiche del sistema.

Notare che ω′0 e influenzato dall’attrito: ω′0 =

√km −

(C

2m

)2

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50-1

-0.5

0

0.5

1

exp(-[0]*x)*(cos([1]*x)+[0]/[1]*sin([1]*x))

moti oscillatori smorzati:

— ω0 = 1 , γ = 0.01

— ω0 = 1 , γ = 0.1

moto smorzato:

— ω0 = 1 , γ = 10

moto critico:

— ω0 = 1 , γ = 1

Il caso γ > ω0 corrisponde ad un moto smorzato; il caso-limite γ = ω0 da il moto critico

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Verifica della legge oraria

Il sonar collegato al computer consente di misurare la distanza Y (t) in

una sequenza di istanti t equidistanziati di ∆t (a) . Ricordando che

x(t) + Y (t) = costante, possiamo visualizzare la legge oraria del moto:

t [s]

0 1 2 3 4 5 6

Y(t

) [m

m]

120

130

140

150

160

170

180

190

)0

;A0

(t

)1

;A1

(t

)2

;A2

(t)

3;A

3(t

)4

;A4

(t )5

;A5

(t )6

;A6

(t

misurando la distanza fra n creste si ottiene il periodo: T = (tn − t0)/n

misurando le altezze delle creste A0,A1, . . . ,An, . . . si misura lo

smorzamento: ci si aspetta infatti che An = A0e−γtn

a l’intervallo ∆t e impostabile attraverso la frequenza di campionamento νsampling = 1/∆t: non eccedereνsampling = 50 Hz, corruspondente a ∆t = 0.02 s, altrimenti il sonar non funziona correttamente.

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Effetti del campionamento

Poiche l’acquisizione dati non e continua, ma avviene ogni ∆t, la posizione delle creste non e perfettamente accurata:

t [s]

0 1 2 3 4 5 6

Y(t

) [m

m]

120

130

140

150

160

170

180

190

)0

;A0

(t

)1

;A1

(t

)2

;A2

(t)

3;A

3(t

)4

;A4

(t )5

;A5

(t )6

;A6

(t

individuato l’istante ti in cui rileviamo un massimo locale, il massimo “vero” sara localizzato a ti ±∆t

il valore dello spostamento massimo Ai e sempre sottostimato.

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Misura dinamica della costante elastica k

Da quanto visto (e assumendo ω0 � γ — da verificare successivamente!) ci aspettiamo

ω′0 ' ω0 =

√k

m⇒ T 2 =

4π2

k·m

Questa legge deve valere pe qualunque valore della massa appesa.

Primo approccio: per ogni massa m(i) misuriamo il peri-

odo T (i) e calcoliamo

k (i) = 4π2 m(i)

[T (i)]2

I valori ottenuti di k (i) sono fra loro compatibili?

Si osserva un andamento dei k (i) in funzione delle masse m(i)?

Confrontate con la misura statica di k fatta in precedenza:

per quali masse le misure dinamiche di k (i) si avvicinano di

piu a quella statica?

i m(i) T (i) [T (i)]2 k (i)

1 · · · ± . . . · · · ± . . . · · · ± . . . · · · ± . . .2 · · · ± . . . · · · ± . . . · · · ± . . . · · · ± . . ....

......

...n · · · ± . . . · · · ± . . . · · · ± . . . · · · ± . . .

Come possiamo spiegare l’effetto? La massa della molla puo giocare un ruolo?

[suggerimento: anche la molla “scarica” puo oscillare sotto il suo stesso peso. . . ]

Secondo approccio: verifichiamo se i punti (m;T 2) prelevati rispettano una legge lineare: facciamo un fit lineare e

guardiamo il χ2.

Se la legge lineare e soddisfatta, T 2 = a ·m + b e possiamo estrarre k = 4π2/a. Qual e il significato di b?

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Misura dello smorzamento

t [s]

0 1 2 3 4 5 6

Y(t

) [m

m]

120

130

140

150

160

170

180

190

)0

;A0

(t

)1

;A1

(t

)2

;A2

(t)

3;A

3(t

)4

;A4

(t )5

;A5

(t )6

;A6

(t

Misurare le ampiezze massime Ai raggiunte dalle creste, e i tempi ti a cui avvengono.

Poiche ai massimi cos(ω0t + φ) = 1, la legge oraria ci da Ai = A0e−γ(ti−t0)

Provare a mettere i punti(t(i) − t(0) ; ln[A(0)/A(i)]

)su

un grafico: stanno su una retta?

Inoltre, provare a calcolare

γ(i) =1

t(i) − t(0)ln

[A(0)

A(i)

]I γ(i) ottenuti sono compatibili, o mostrano un anda-

mento in funzione del tempo trascorso?

i t(i) A(i) t(i) − t(0) ln[A(0)/A(i)] γ(i)

0 · · · ± . . . · · · ± . . . — — —1 · · · ± . . . · · · ± . . . · · · ± . . . · · · ± . . . · · · ± . . .2 · · · ± . . . · · · ± . . . · · · ± . . . · · · ± . . . · · · ± . . ....

......

...n − 1 · · · ± . . . · · · ± . . . · · · ± . . . · · · ± . . . · · · ± . . .n · · · ± . . . · · · ± . . . · · · ± . . . · · · ± . . . · · · ± . . .

Che cosa ne deduciamo?M.Fanti (Physics Dep., UniMi) 18 / 21

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Conclusioni

Appendendo alla molla diverse masse note, e misurando lo spostamento (oscillazione) della molla al passare del tempo,

e possibile verificare la legge oraria del moto

x(t) = Ae−γt cos(ω′0t + φ)

dove le quantita γ e ω′0 sono legate a granzezze intrinseche del sistema:

γ =C

2m; ω′0 =

√k

m−(

C

2m

)

Cambiando la massa appesa, si osserva che il valore calcolato k = (2π/T )2 ·m cambia con m ed e incompatibile con

la misura statica di k . La causa di cio e che nel modello abbiamo omesso l’inerzia della molla. Il modello va dunque

migliorato, considerando una massa efficace del sistema meff = m + δm, tale che k = (2π/T )2 · (m + δm).

δm si puo dedurre da un fit lineare. E legato alla massa della molla, ma numericamente diverso da essa, poiche la

molla non si muove come un corpo rigido.

Trascurare δm nella prima formulazione del modello dava luogo a misure sbagliate di k : questo e un esempio di errore

sistematico, dovuto in questo caso ad una formulazione imprecisa del modello che dovrebbe descrivere il sistema in

esame. Una presa dati accurata e ridondante permette di identificare l’inaccuratezza della formulazione e di

correggerla.

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Percorso dell’esperimento(1a parte)

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Traccia

Ci sono a disposizione diverse molle, con caratteristiche meccaniche diverse. Per ciascuna di queste si svolgono le

seguenti misure

Misure statiche

Misure degli allungamenti, con diverse masse appese.

Verifica della legge di Hooke e determinazione della costante elastica k

Misure dinamiche

Misura del periodo di oscillazione T e della costante di smorzamento γ per diverse masse appese.

Verifica della relazione lineare fra m e T 2, estrazione della costante elastica k e dell’effetto inerziale della molla δm.

Controllo della compatibilita con il valore di k ottenuto dalle misure statiche.

Andamento di γ in funzione di m: e come atteso?

Provare a cambiare il disco frenante: come varia γ rispetto alla superficie del disco?

Alcuni accorgimenti pratici. . .

L’esperimento probabilmente si svolgera in due giornate. Pertanto, attenti a non confondere le molle con quelle deglialtri gruppi,altrimenti confonderete anche i k e i δm.

I pesetti da applicare alla molla “sembrano” tutti uguali, ma non lo sono. Quando li pesate sulla bilancia, non confondete lasequenza con cui li caricate sul porta-pesi.

Portatevi sempre a casa i dati prelevati: a casa potrete fare con comodo l’analisi (calcoli, fit lineari, etc), ma se perdete i dati dovreteriprenderli in lab. Non fidatevi a lasciarli sul PC del lab . . . si potrebbe rompere!

Per le misure dinamiche, T e γ si possono estrarre dalla stessa serie temporale, per velocizzare il tutto.

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