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CARLA PERUGINI Università di Salerno España vs Sefarad. Tra fine secoli e secoli della fine È nell'arco di un secolo - fra il 1391 e il 1492 - che si compie il destino degli ebrei di Spagna. La generalizzata esplosione di pogrom alla fine del secolo quattordicesi- mo, seguita da una precaria ripresa del popolo ebraico intorno al secondo de- cennio del secolo successivo, ma anche da ulteriori massacri e legislazioni di- scriminanti, ebbe la sua drammatica e ineluttabile conclusione nell'editto di espulsione del marzo 1492, che pose fine a quella convivenza di culture e di religioni che per tanti secoli aveva reso unico il paesaggio umano spagnolo. Quegli stessi Fernando e Isabel che avrebbero firmato l'editto, undici anni prima, nel corso della visita che fecero ai propri domini d'Aragona, ave- vano accettato di buon grado il generoso dono dei loro sudditi ebrei di Sara- gozza, in cui ogni offerta era moltiplicata per dodici, come racconta il cronista Andrés Bernáldez: El Rey è la Reina, puestos donde lo vieron todo, lo mandaron recibir è recibie- ron, è se lo tuvieron en muy gran servicio, è les dieron por ello muchas gracias è se lo agradecieron mucho '. Quando nel 1474 il re Fernando entra in Segovia, e si mostra al popolo riccamente vestito, viene festeggiato con giochi, canti e danze a cui partecipa- no, insieme al cardinale di Spagna e arcivescovo di Toledo, "moros, judíos y christianos" 2 . Della stessa quotidiana commistione di genti nella vita spagnola si fa testimone Don Carnai nel Libro de buen amor quando scrive: 1 A. Bernáldez, Crónica de los reyes católicos don Fernando y doña Isabel, cap. XLVT, BAE, voi. 70, t. III, p. 603. 2 Anónimo, Crónica incompleta de los Reyes Católicos, Prólogo y notas de J. Puyol, Ma- drid 1934, p. 133.

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CARLA PERUGINIUniversità di Salerno

España vs Sefarad.Tra fine secoli e secoli della fine

È nell'arco di un secolo - fra il 1391 e il 1492 - che si compie il destinodegli ebrei di Spagna.

La generalizzata esplosione di pogrom alla fine del secolo quattordicesi-mo, seguita da una precaria ripresa del popolo ebraico intorno al secondo de-cennio del secolo successivo, ma anche da ulteriori massacri e legislazioni di-scriminanti, ebbe la sua drammatica e ineluttabile conclusione nell'editto diespulsione del marzo 1492, che pose fine a quella convivenza di culture e direligioni che per tanti secoli aveva reso unico il paesaggio umano spagnolo.

Quegli stessi Fernando e Isabel che avrebbero firmato l'editto, undicianni prima, nel corso della visita che fecero ai propri domini d'Aragona, ave-vano accettato di buon grado il generoso dono dei loro sudditi ebrei di Sara-gozza, in cui ogni offerta era moltiplicata per dodici, come racconta il cronistaAndrés Bernáldez:

El Rey è la Reina, puestos donde lo vieron todo, lo mandaron recibir è recibie-ron, è se lo tuvieron en muy gran servicio, è les dieron por ello muchas gracias èse lo agradecieron mucho '.

Quando nel 1474 il re Fernando entra in Segovia, e si mostra al popoloriccamente vestito, viene festeggiato con giochi, canti e danze a cui partecipa-no, insieme al cardinale di Spagna e arcivescovo di Toledo, "moros, judíos ychristianos"2. Della stessa quotidiana commistione di genti nella vita spagnolasi fa testimone Don Carnai nel Libro de buen amor quando scrive:

1 A. Bernáldez, Crónica de los reyes católicos don Fernando y doña Isabel, cap. XLVT, BAE,voi. 70, t. III, p. 603.

2 Anónimo, Crónica incompleta de los Reyes Católicos, Prólogo y notas de J. Puyol, Ma-drid 1934, p. 133.

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La nota de la carta venie a todos: "Nos,Don Carnal poderoso, por la grada de Dios,A todos los cristianos e moros e jodiós,Salud con muchas carnes, siempre de nos a vos."3

Questi esempi non vogliono certo mitizzare un passato di concordia e diconciliazione degli opposti a fronte di un presente antipluralista, in quanto laconvivenza fra le tre leyes fu sempre contrassegnata da intolleranze e compro-messi reciproci. "Coexistencia no significó en ningún momento igualdad; sólotolerancia" 4. Tuttavia, pur ritagliandoci un punto di vista limitato, quello let-terario, possiamo rilevare i cambiamenti decisivi avvenuti tra la fine del secoloXIV e quella del XV, rispetto alla tradizione precedente.

Anche se le sollevazioni popolari di quegli anni assunsero spesso una vio-lenta connotazione antisemita, non fu questa la loro unica causa scatenante.Come hanno dimostrato in particolare gli studi di Philippe Wolff e di AngusMacKay5, altre fondamentali componenti furono le rivalità nei confronti delleposizioni di prestigio e ricchezza raggiunte da ebrei e conversos nell'ammini-strazione pubblica, nonché le ricorrenti crisi economiche dovute a carestie, in-flazione ed epidemie. In simili circostanze di malcontento popolare, le classidirigenti poterono servirsi dell'antisemitismo latente delle masse come di unavalvola di sfogo che deviava l'odio sociale verso l'anello più debole della catenadel potere6. A lungo andare, nell'oscillante politica di repressione e favoritismiche nei riguardi degli ebrei usarono durante il Medioevo la nobiltà e la monar-chia, queste ultime si rivelarono alternativamente antisemite, mentre il popo-lo, specialmente nelle cinte urbane, lo fu permanentemente 7. Nell'esplosionedel 1391, culminata, secondo una fonte ebraica contemporanea, in centocin-quantamila vittime8, giocò pure il vuoto di potere che si produsse nelle setti-

3 Juan Ruiz, Libro de buen amor, ed. de J. Joset, Madrid 1990, p. 507.4 L. Suárez Fernández, Judíos españoles en la Edad Media, Madrid 1980, p. 20.5 Ph. Wolff, The 1391 Pogrom in Spain. Social crisis or not?, "Past and Present", no. 50,

Feb. 1971, pp. 4-18; A. Mackay, Popular movements and pogroms in fifteenth-century Costile,"Past and Present", no. 55, May 1972, pp. 33-67.

6 V. J. Valdeón Baruque, Los conflictos sociales en el reino de Castilla en los siglos XIV yXV, Madrid 1975, p. 37.

7 V. E. Mitre Fernández, Los judíos de Castilla en tiempo de Enrique III. El pogrom de1391, Valladolid 1994, p. 78.

8 Yosef Ha-Kohen, El valle del llanto ('Emeq ha-Bakha), Introducción, traducción y no-tas por P. León Tello, Barcelona 1989, p. 105.

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mane che precedettero il pogrom, sia a livello politico (morte improvvisa diJuan I e ascesa al trono del minore Enrique III) sia a livello ecclesiastico (mor-te dell'arcivescovo di Siviglia Pedro Gómez Barroso, principale barriera allapropaganda antisemita dell'arcediano di Ecija, Ferrán Martínez)9.

Certo, un numero così elevato di vittime, quand'anche fosse stato molti-plicato dal risentimento dei sefarditi della diaspora, da un'immediata evidenzaalla sconvolgente novità degli avvenimenti. Questa si riflette con tonalità di-verse non solo nelle cronache ispano-ebree, ma anche in quelle di parte cristia-na. Per esempio, Pero López de Ayala, nella sua Crónica de Enrique tercero, re-gistra con amarezza le vane querellas che gli ebrei di diverse città rivolgono alre e alla nobiltà per essere protetti dalla violenza scatenata dalle prediche del-Xarcediano a Siviglia, e l'attribuisce criticamente a "cobdicia de robar, segundparescio, mas que devoción". Riconosce anche che i disordini furono dovutinon solo alla "voluntad de robar", bensì anche alle lotte dinastiche innescatesinella corte di Castiglia dopo la morte di Juan I:

otrosi non aviendo miedo al Rey por la edad pequeña que avia, é por la discor-dia que era entre los Señores del Regno por la quistion del testamento, é delConsejo, ca non presciaban cartas del Rey nin mandamientos suyos las cibdadesnin villas nin Caballeros, por ende acontesció este mal segund avernos conta-do10.

Rileva anche la sparizione di intere aljamas, quelle di Siviglia, Córdoba,Toledo, Burgos, Logroño, Barcellona e altre ancora, nonché il drastico impo-verimento che colpì le comunità sopravvissute, a causa delle "grandes dádivas"che furono costrette a offrire ai signori per ottenerne la protezione. Nonostan-te, però, le alterne fortune dei sefarditi, un connazionale emigrato dopo il1492 prima in Portogallo, poi in Italia, quindi in Turchia, scrisse che, a parti-re dal pogrom della fine del Trecento,

Desde entonces en addante, la mayoría de las comunidades de Sefarad es-tuvieron en opresión y angustia, cada día su padecimiento era mayor que el día

9 V. E. Mitre Fernández, op. cit., p. 94.10 P. López De Ayala, Crónica del Rey don Enrique tercero de Castilla y de León, BAE,

voi. 68, t. II, p. 170.

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anterior. La idea del pueblo, o de la mayor parte, era cómo podrían exterminar a10 que quedaba de Israeln.

Nelle cronache ispano-ebree si sottolinea sempre la diversità di tratta-mento che i Sefarditi ricevevano dal popolaccio e dalla nobiltà. Lo stesso Selo-moh Ibn Verga afferma:

eran estimados y honrados los judíos en Sefarad por los reyes, los príncipes y portodos los sabios e inteligentes, pues los destierros sólo fueron provocados porcausa de algunos de la plebe, [...] Del mismo modo fueron ocasionadas las ex-pulsiones por algunos frailes, quienes, para mostrar santidad y hacer ver al pue-blo que ellos pretendían honrar y ensalzar la religión de Jesús el Nazareno, dia-riamente predicaban contra los judíos cosas terribles12.

Così pure il rabbino cretese Eliahou Capsali, che studiò nelle yeshibot diPadova e di Venezia e che scrisse dell'espulsione degli ebrei sefarditi nel suoSeder Eliahou Zouta, terminato nel 1523, afferma a questo proposito:

En ees jours et à cette époque, l'acte d'expulsion déplut fort aux seigneurs, auxducs et aux autres grands du royaume, car tous aimaient les Juifs, comme la pru-nelle de leurs yeux13.

È noto che gli stessi Re Cattolici, fino al momento della vittoria sui Moridi Granada, continuarono a servirsi dei servigi e dei consigli di ricchi ebrei,quali don Abraham Senior e don Yishaq Abrahanel. I due seguirono strade di-verse dopo la promulgazione dell'editto: il primo si rese protagonista, insiemea diversi membri della sua famiglia, di una spettacolare conversione, che videcome padrini di battesimo gli stessi reali di Spagna. Abraham assunse il nomedi Fernán Núñez Coronel e continuò a occupare cariche importanti a corte. Ilsecondo lasciò la penisola diretto in Italia, dopo aver ottenuto di portare consé beni e denari. In cambio il re annullò tutti i debiti che aveva contratto conlui.

Ma per migliaia di spagnoli divenuti d'improvviso stranieri in patria l'e-

11 Selomoh Ibn Verga, La vara de Yehudah (Sefer Sebet Yehudah), Introducción, traduc-ción y notas por M.J. Cano, Barcelona 1991, p. 212.

12 Id., p. 209.13 Eliahou Capsali, Chronique de ¡'expulsión (Seder Eliahou Zouta), Présentation, traduc-

tion et annotation par S. Sultan-Bohbot, Paris 1994, p. 107.

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sodo assunse tinte tragiche. Ne possiamo leggere i riflessi in letteratura, notan-do che fra gli scrittori cattolici sono rare le posizioni non fanatiche o piatta-mente conformiste. Fra i cronisti dell'epoca si distingue per la pacatezza delleargomentazioni Hernando del Pulgar, segretario converso e cronista della regi-na Isabel, che nel capitolo LXVII della sua Cronaca, pur con una certa confu-sione di dati, si limita a riferire senza commenti astiosi verso gli ebrei l'istitu-zione del Tribunale della Santa Inquisizione nella città di Siviglia, riportandoanche, obiettivamente, le lagnanze dei familiari degli inquisiti, i quali reclama-rono dicendo che

aquella inquisición y execucion era rigurosa, allende de lo que debia ser; è queen la manera que se tenia en el facer de los procesos, y en la execucion de las sen-tencias, los ministros y executores mostraban tener odio á aquellas gentes w.

Pulgar riporta pure le critiche di coloro che si resero conto di come l'im-provvisa partenza di migliaia di abitanti depauperasse in ogni senso la Spagna,ma la Regina ribadisce che

todo interese pospuesto quería alimpiar la tierra de aquel pecado de la heregia;porque entendía que aquello era servicio de Dios é suyo, (ibidem)

E il disegno si compì: in poco tempo la penisola fu del tutto judenrein.D'altronde Pulgar fece parte di quella nobile schiera di conversos che non

divennero i peggiori nemici della propria fede non appena passati all'altrasponda, come avevano invece dimostrato nel secolo dodicesimo Pedro Alfonsocon il suo Dialogus contra Iudaeos, agli inizi del Trecento Alfonso de Vallado-lid con il suo Mostrador de justicia, o nel Quattrocento Jerónimo de Santa Fé(anteriormente Yehoshua ha-Lorki) con i suoi due libri Contra perfidia judaeo-rum e De judaeis erroribus ex Talmuth. La pacatezza e l'umorismo di Pulgar sinotano in special modo nelle sue lettere, per esempio in quella sulla gente diGuipúzcoa, che aveva prescritto una serie di ordinamenti discriminatori nei ri-guardi dei cristianos nuevos, mentre poi inviava in Castiglia i propri figli a ser-virli:

¿No es de reyr que todos o los más enbian acá sus fijos que nos siman, y muchos

14 Hernando Del Pulgar, Crónica de los señores reyes católicos don Fernando y doña Isabel,BAE, v. 70, t. III, p. 332.

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de ellos por mocos d' espuelas, y que no quieran ser consuegros de los que des-sean ser seruidores? No sé por cierto, Señor, cómo esto se pueda proporcionar:desecharnos por parientes y escogernos por señores; [...] e instituir los padres or-denancas injuriosas contra los que les crían los fijos y les dan officios y caudalesy dieron a ellos quando mocos15.

In un'altra lettera, indirizzata al Cardinale Diego Hurtado de Mendozanegli anni Ottanta, dopo l'istituzione dell'Inquisizione a Siviglia, Pulgar, purdando atto alla "Reina christianissima" di essere stata obbligata a ciò per lareincidenza di alcuni conversos nella vecchia fede, polemizza con garbo ma confermezza contro le generalizzazioni delle accuse del Tribunale, mentre si do-vrebbe discernere fra caso e caso, e contro i metodi brutali di riconversione daesso adottati, che rischiano di essere controproducenti. Avverte anche che nontutti i viejos cristianos sono buoni cristiani, e che alcuni si mostrano tali più perpaura dei giudici che delle proprie coscienze. Propugna blandi metodi basatipiuttosto sulla persuasione che sulla forza, perché:

Todo lo otro, a mi ver, es obstinar y no emendar, en gran peligro de las ánimas,también de los corregidores como de los corregidos16.

Invoca come esempi di giusto agire due famosi conversos di Burgos, padree figlio, Pablo e Alonso de Cartagena, che, dopo la conversione, nel 1391, ot-tenero alte cariche ecclesiastiche e politiche. In verità, Pablo de Santa Maria,anche se interessato, etpour cause, a propagandare la buona fede dei nuovi cri-stiani, che difese nel suo testo Scrutinium Scripturarum, non risparmiò attac-chi feroci verso i suoi vecchi correligionari, nei confronti dei quali si rese re-sponsabile, insieme all'acceso predicatore Vicente Ferrer, delle ordenanzas deValladolid del gennaio 1412, estremamente restrittive e discriminatorie. Bendiverso fu il comportamento di suo figlio Alfonso, eletto anch'egli vescovo diBurgos, che, nella sua Defensorium Unitatis Christianae, invocò le comuni ori-gini del genere umano, difese gli ebrei convcrtiti dall'accusa di deicidio e neauspicò il completo inserimento nella società cristiana17. Fu probabilmente

15 Id., Carta para el Cardenal de España, in F. De Cantera, Fernando de Pulgar y los con-versos, "Sefarad", a. IV, 1944, p. 298.

16 Id., p. 309.17 Si veda L. Serrano, Los conversos D. Pablo de Santa María y D. Alfonso de Cartagena,

Madrid 1942.

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sulla scorta della benevola visione di Alfonso de Cartagena che Hernando delPulgar scrisse, in una sua epistola del 1478, sulla pari dignità di tutti gli uomi-ni, polemizzando così apertamente contro gli statuti di limpieza de sangre.

auemos de creer que Dios fizo hombres y no fizo linajes en que escogiessen, ytodos fizo nobles en su nascimiento: la vileza de la sangre y obscuridad del linajecon sus manos lo toman aquel que, dexado el camino de la virtud, se inclina alos vicios y máculas del camino errado...18

Ma le nobili parole di pochi spiriti illuminati non poterono fermare la re-pressione ormai in marcia, che minacciava, di volta in volta, sia gli ebrei sia iconversos. Questi ultimi, infatti, a causa delle persecuzioni che costellarono ilsecolo che precedette l'espulsione, divennero sempre più numerosi, fino a rag-giungere, secondo alcuni studi, il numero di sei o settecentomila, su una po-polazione globale di circa nove milioni di abitanti19. E, senza voler entrare nel-le polemiche sulla reale o presunta accettazione della nuova fede, è evidenteche, subentrati i nuevos cristianos ai giudei nei posti economici e amministrati-vi più importanti del Regno, si trasferirono su di essi i vecchi rancori e l'invi-dia che nei secoli aveva accumulato il pregiudizio antisemita. A partire dalla ri-volta di Toledo del 1449, fomentata da Pedro Sarmiento e da Marcos Garcíade Mazarambrós contro i conversos della città, accusati di occupare abusiva-mente alte cariche cittadine, ma in realtà diretta contro il potente privado diJuan II, don Alvaro de Luna, fu dato il via alla promulgazione di estatutos delimpieza de sangre che miravano ad escludere i nuovi cristiani dai loro posti diprivilegio. Essi vengono accusati di eresia, e di non essere in grado di assumerenessun incarico perché "infames, inhábiles, incapaces e indignos", come scri-veva Pedro Sarmiento nel suo documento 20. Se pensiamo che persino un av-versario dei due cabecillas, il quale scrisse una Instrucción per difendere i con-versos, utilizza un linguaggio inquisitoriale contro gli apostati:

18 Id., p. 332.19 V. B. Netanyahu, Los marranos españoles según las fuentes hebreas de la época (siglos

XIV-XVI), Madrid 1994, pp. 203-210.20 Cit. in J. De Torquemada, Tractatus contra madianitas et ismaelitas (Defensa de los ju-

díos conversos), Edición, introducción histórica y notas por N. López Martínez y V. ProafioGil, Burgos 1957, p. 22.

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que el tal [apóstata] sea punido e castigado cruelmente y yo seré el primero quetraeré la leña, en que le quemen, y daré el fuego21

possiamo capire quanto preziose fossero le rare argomentazioni razionali e nonfaziose, di cui sono testimonianza alcuni trattati scritti proprio in seguito alleordinanze di Toledo. In primis il Tractatus contra madianitas et ismaelitas (dalnome dei popoli nemici degli ebrei nel deserto, ora assimilati ai persecutori deiconversos) del cardinale Juan de Torquemada, zio del futuro inquisiture To-más, che aveva ascendenze ebree. C'è poi il trattatello del vescovo Lope Bar-rientos, Contra algunos zizañadores de la nación de los conuertidos del pueblo deIsrael12, nonché la reazione del teologo Alfonso Fernández de Madrigal "elTostado" al Fortalicium fidei del francescano Alfonso de Espina, responsabilein gran parte della diffusione dell'accusa verso gli ebrei di omicidio rituale.Qualche anno prima, Diego de Vaierà, anch'egli di ascendenza conversa, nelsuo Espejo de verdadera nobleza aveva assegnato le patenti di nobiltà in basealle virtù dell'individuo, e non all'appartenenza a una fede.

Ma da parte avversaria non si lesinavano ingiurie e diffamazioni gratuite.Ebbero larga diffusione, oltre il libello di Espina già menzionato, un panflet suuna presunta corrispondenza fra un ebreo di Toledo e uno di Costantinopoli,che avrebbe dovuto provare l'esistenza di un complotto internazionale ebraicodestinato a corrompere la cristianità23, un anonimo Libro del alboraique eun'operetta teatrale scritta da un tal bachiller Trasmiera di Salamanca, intitola-ta Este es elpleyto de los judíos con el perro de Alúa y de burla que les hizo.

Valboraique è il nome della leggendaria cavalcatura di Maometto, chi-mera dalla bocca da lupo, occhi umani, orecchie di cane, corpo di bue, coda diserpente e unghie ungulate, in cui ogni parte simbolizza un peccato. I conversossono paragonati dall'anonimo autore a questo animale. Nel Pleyto, invece, simette in scena un cane che è capace di riconoscere i giudei dall'odore, e azzan-na solo la loro razza24.

A proposito di pregiudizi antisemiti, il perfido Andrés Bernáldez, croni-

21 Cit. in Id., p. 23.22 Pubblicato da L G A Getino, in "Anales Salmantinos", I, Salamanca 1927, pp.

181-204.23 V. H. Beinart, Los judíos en España, Madrid 1993, pp. 190-94.24 V. Id., Los conversos y su destino, in E. Kedourie, ed., Los judíos de España, Barcelona

1992, pp. 111-12.

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sta dei re cattolici, chiamando i giudei "hediondos", li accusa, fra l'altro, di es-sere "tragones y comilones", e, associando le loro abitudini gastronomiche alrifiuto del battesimo, aggiunge che

Tenían el olor de los judíos por causa de los manjares y de no ser baptizados. Ypuesto caso que algunos fueron baptizados, mortificado el carácter del baptismoen ellos por la credulidad, è por judaizar, hedían como judíos25.

Addebita loro di essere usurai, ingannatori e oziosi, in un brano che ri-troveremo ripetuto quasi alla lettera nella cronaca di Alonso de Santa Cruz26,e che si conferma da sempre come uno stigma del popolo ebraico. Inutile rile-vare che, nel sistema economico medievale, l'usura era equamente diffusa an-che fra i cristiani, e considerata legittima, nei limiti delle leggi dello Stato, no-nostante gli anatemi della Chiesa. Quest'ultima, poi, al di là della dottrina,contribuì allo sviluppo dell'organizzazione bancaria cristiana e fomentò, a fa-vore degli usurai cristiani, l'espulsione dei loro concorrenti ebrei27.

A partire dal XV secolo, l'immagine dell'ebreo si conferma sempre più,secondo la definizione che ne ha dato Américo Castro, come quella dell'"anti-modello", depositario di tutte le caratteristiche contrarie al paradigma cristia-no, epitome del diverso. Anche se le origini dello stereotipo antisemita si pos-sono far risalire ai primi secoli dell'era cristiana, nell'ambito della letteraturaspagnola l'invettiva e la satira al riguardo subiscono in questi anni uno slitta-mento semantico e ideologico: dal bersaglio individualizzato in un particolareebreo si passa alla generalizzazione, al bersaglio razziale. Non sono più le debo-lezze di un Juan Poeta o di un Antón Montoro ad essere derise, come succede-va nei Cancioneros, dove numerosi scrittori ebrei o conversos, pur rinnovandosila stima reciproca, si scambiavano accuse che non uscivano da un formularioletterario da repertorio 28.

È vero peraltro che nel Rimado de Palacio di Pero López de Ayala, scritto

25 A. Bernáldez, op. cit., p. 599.26 A. de Santa Cruz, Crànica de los reyes católicos, Edición y estudio por J. De Mata Ca-

rriazo, 1.1, Sevilla 1951, p. 60.27 V. C. Mannucci, L'odio antico. L'antisemitismo cristiano e le sue radici, Milano 1996,

pp. 245-46. "Lo que no impidió que, todavía en el siglo XII, en la Europa cristiana no españo-la, el clero formara el grupo más importante de prestamistas", in A. Castro, España en su histo-ria. Cristianos, moros y judíos, p. 485.

28 V. K.R. Scholberg, Sátira e invectiva en la España medieval, Madrid 1971.

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tra la fine del Trecento e i primi del Quattrocento, s'incontrano dei passiestremamente critici nei confronti della stirpe ebraica, su cui l'autore riversa leaccuse di deicidio e di perfidia tipiche della tradizione cristiana. Ma, a ben ve-dere, oltre che una ripetizione generica di clichés, la polemica di Ayala sugliarrendadores ebrei s'inserisce in una più vasta mostra di ejemplos, secondo lacorrente medievale delle moralidades, che elencava peccati e peccatori. Nellasezione dell'opera dedicata a "Los gobernantes", si accusano i potenti di suc-chiare il sangue dei poveri, arricchendosi a loro spese. In questo quadro si giu-stifica l'avversione verso gli ebrei, esattori delle imposte reali, che sono descrit-ti in questi termini:

Allí vienen judíos, que están aparejadospara beuer la sangre de los pobres cuitados:presentan sus escriptos, que tienen concertadose prometen sus joyas e dones a priuados. ( copla 245)

Al contrario, a metà del Quattrocento, un'opera anonima come le Coplasdel Provincial, violenta e diffamatoria, contribuì senz'altro all'inasprimentodei rapporti e alla maniacalità della purezza degli alberi genealogici. A ciò con-tribuì anche un'altra opera calunniosa e propagatrice di pregiudizi, l'anonimaTraslado de una carta de privilegio que el rey Donjuán II dio a un hidalgo.

Il capovolgimento avvenuto nelle lettere accompagna e sostiene le tra-sformazioni radicali nella politica dei regni spagnoli, che culminerà nelle sceltedi Fernando e Isabel. Anche la letteratura, come la Chiesa, contribuirà a creareun clima di emarginazione sociale e di assolutismo dottrinario, a sostegno delprocesso di integrazione e conquista da parte castigliana. Nell'entusiasmo perla vittoria sui musulmani di Granada, è probabile che la motivazione imme-diata dell'editto d'espulsione fu, come ha ipotizzato Maurice Kriegel, una sor-ta di "oblazione necessaria" verso il Dio degli eserciti, "una testimonianza diriconoscenza all'altezza dei benefici dispensati"29. Già l'esule Selomoh IbnVerga, nel suo libro La vara de Yehudah, aveva attribuito l'espulsione dei sefar-diti a questa ragione. Così scriveva, col tono di pathos che caratterizza la suaopera:

29 M. Kriegel, La definitiva soppressione del pluralismo religioso nella Spagna dei re cattoli-ci: limiti e efficacia dell'approccio 'intenzionalista', "La Rassegna Mensile di Israel", voi. LVIII,no. 1-2, Genn.-Ag. 1992, p. 9.

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El año de mizareh Israel [dispersado Israel] conquistó el Rey de Sefarad todo elreino de Granada, la gran ciudad de Granada, la más poblada y celebrada entrelas capitales. El, en su tenacidad y orgullo, cobró ánimo y atribuyó su poder a suDios, proponiéndose a sí mismo: "¿Con qué me haré agradable a mi Dios, queme ha pertrechado de fuerza para la guerra? ¿Con qué me mostraré agradecido ami Creador que ha puesto esta ciudad en mis manos, sino es reuniendo bajo susalas al pueblo que camina en la oscuridad, la grey dispersa de Israel, y haciendovolver a la creencia en El a la hermana insurrecta o arrojándolos a otra tierra, le-jos de mi presencia, que no habiten más en mi país ni permanezcan ante misojos?"30

Senza volerci addentrare nel groviglio di problemi che presenta la datadel 1492, prendiamo solo atto che essa, mettendo fine alla millenaria perma-nenza del popolo ebraico nella terra di Sefarad, non ne segnò con questo undefinitivo distacco, perché quelle genti, che erano spagnole a tutti gli effetti, siportarono dietro, nei mille luoghi della diaspora, la mentalità, la lingua e letradizioni spagnole. Voglio solo ricordare che, agli inizi di questo secolo, ilpiccolo Elias Canetti, nato in Bulgaria da una famiglia sefardita, avvertiva an-cora, con un misto di orgoglio e di fastidio, il senso di appartenenza a una na-zionalità, quella spagnola, che guardava con malcelato disprezzo a tutti gli altriebrei31.

I re cattolici poterono espellere Sefarad dalla Spagna, ma non la Spagnada Sefarad.

30 S. Ibn Verga, op. cit., p. 216.31 E. Canetti, La lingua salvata. Storia di una giovinezza, Milano 1996, pp. 14-18.

Page 12: España vs Sefarad. Tra fine secoli e secoli della fine · España vs Sefarad. ... ca non presciaban cartas del Rey nin mandamientos ... blo que ellos pretendían honrar y ensalzar