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I VANGELI traduzione e commento a cura di Giuseppe Barbaglio Rinaldo Fabris Bruno Maggioni ristampa - 30m migliaio CITTADELLA EDITRICE - ASSISI INTRODUZIONE GENERALE AI VANGELI SINOTTICI di Rinaldo Fabris Da quando la vicenda di Ges diventata un l'atto pubblico, con la esecuzione del r abbi di Nazaret in una Pasqua ebraica degli anni 30 d.C., anche la storia delle sue parole e dei suoi gesti ha incominciato a essere una faccenda pubblica, sogg etta alle regole del controllo sociale_ In pi l'ambiente e la tradizione cultural e giudaica palestinese del primo secolo, nei quali Ges ha parlato e agito, non so lo gli hanno offerto i modelli di pensiero e di azione e gli strumenti linguisti ci, ma hanno condizionato anche la interpretazione e la trasmissione delle sue p arole e dei suoi gesti. Quando incominciata l'emigrazione dei gruppi cristiani o ltre i confini della Palestina e dell'area culturale giudeo-ellenistica, l'inter o messaggio e l'opera di Ges hanno dovuto subire una traduzione culturale, intrap resa dai cristiani di lingua greca. I tre vangeli sinottici possono essere consi derati il punto di arrivo di questa evoluzione storica, alla frontiera tra la pr ima e la seconda generazione cristiana intorno agli anni della catastrofe giudai ca (anni 66-70: guerra che si concluse con la distruzione di Gerusalemme). La migrazione culturale non termina qui perch i tre libretti, come del resto tutt a la Bibbia, quando furono introdotti nell'area culturale di lingua latina, dove ttero adattarsi a una nuova traduzione che sfoci, attraverso una lunga gestazione , nella versione vulgata o versione diffusa e comune, accettata ufficialmente da lla chiesa occidentale, All'epoca del rinascimento, con la riscoperta e valorizz azione dei testi greci originali, si prepar la strada alla nuova svolta dei vange li: la versione nelle lingue moderne. Da questo punto i libretti o vangeli su Ge s di Nazaret si inseriscono nel ritmo dell'evoluzione culturale moderna. Ora sorge spontaneamente una serie di interrogativi: chi pu garantire la fedelt e l'autenticit del materiale evangelico? possibile ancora ricostruire il signific ato originale dei gesti e delle parole di Ges? Quel significato, ammesso che sia poss ibile ritrovarlo intatto, ha ancora qualche cosa da dire agli uomini di oggi? Siccome i vangeli costituirono i testi normativi della comunit religiosa cristian a, la loro lettura, in tutto il cammino storico attraverso le diverse epoche e i disparati ambienti culturali, stata sempre controllata dalla stessa comunit cris tiana o chiesa. Questo controllo ha seguito le leggi delle varie epoche e ambien ti. Nell'epoca moderna andato via via affermandosi, in connessione con fenomeni analoghi in altri settori, un duplice controllo: uno religioso da parte della co munit credente e uno scientifico da parte delle istituzioni culturali. Grazie ai moderni affinati strumenti di indagine storica, filologica, testuale, letteraria , linguistica ecc., notevolmente aumentata la possibilit di verificare e controll are la traduzione culturale dei vangeli. In questa rapida rassegna introduttiva verranno presentati i vari problemi e le soluzioni attualmente proposte n una lettura moderna e critica dei vangeli sinott ici. L'evangelo e i vangeli Solo verso la met del II secolo d. C., circa il 150, iltermine vangelo usato per designare un libro 2. Nei documenti cristiani pi antichi, lettere di Paolo,questo vocabolo indica la buona notizia, l'annuncio pubblico della salvezza nella pers ona di Ges, il Cristo ( Ro 1,1.9.16; 1 Co 15,1). Se in seguito ai quattro librett i sorti intorno alla vicenda di Ges fu applicata la parola vangelo , si deve al fa tto che in questi libri si riconosce quella proclamazione della buona notizia de lla salvezza di Dio che si realizzata nelle parole e opere, nella morte e risurr

ezione di Ges, il Cristo. Il vangelo di Marco, attualmente considerato il primo d ei tre vangeli sinottici, si apre con questa iscrizione programmatica: Vangelo d i Ges Cristo Figlio di Dio (1,1). Ma nella trama del libro, che raccoglie parole e azioni di Ges, il protagonista centrale dell'annuncio lieto o buona notizia Ges stesso, il quale proclama il Regno di Dio (Mc 1,15). Dunque il termine vangelo , prima di designare un genere letterario scritto, servito per definire l'attivit e il contenuto di un annuncio e predicazione pubblica itinerante, prima da parte di Ges, poi della comunit che a lui si riferisce. t precisamente questa preistoria di tradizione orale e comunitaria che spiega le caratteristiche letterarie dei libretti che portano il nome di vangelo . Chi si accosta per la prima volta a questi scritti ritrae un'impressione di fram mentariet, disordine e lacunosit dietro l'apparente semplicit schematica ed essenzi ale. Infatti in un libro che tratta di Ges di Nazaret e della sua attivit, si dice poco o nulla del suo ambiente sociologico, della famiglia, del suo aspetto fisi co; se si escludono i pochi e frammentari dati circa la nascita e l'infanzia, ne ssuna informazione precisa viene data riguardo alla sua vita, alle sue esperienz e prima dell'attivit pubblica. Ma anche su questa le informazioni sono molto gene riche e lacunose; non possibile ricostruire con i dati del vangelo una cronologi a e topografia precisa dell'attivit di Ge s. Perfino il racconto pi dettagliato del l'arresto e della condanna a morte in Gerusalemme trascura molti elementi indisp ensabili per ricostruire il seguito e la concatenazione degli avvenimenti. In breve i vangeli non possono essere catalogati nella scheda bibliografica sott o il titolo biografia o vita di un fondatore di religione. Altrettanto insoddisf acenti sono i tentativi di collocare questi scritti nella serie dei noti modelli di letteratura religiosa: fioretti , racconti storico-religiosi, manuali per il culto, per la predicazione e Ia catechesi ecc. Sotto l'aspetto formale i vangeli possono essere accostati all'uno o all'altro modello, ma non si lasciano ridurr e a uno schema preciso 3. Essi certamente si inseriscono nell'ambito della lette ratura religiosa popolare, ma derivano la loro impronta originale dalla vicenda storica di Ges e della comunit che da lui prende avvio. Quindi il modo migliore pe r comprendere il genere letterario vangelo nella sua specificit di seguire le tap pe della sua genesi storico-letteraria. Come sono sorti i vangeli Ogni tentativo di ricostruire la preistoria dei vangeli, anche il pi elaborato sc ientificamente, non dispone di fonti o informazioni segrete, ma unicamente dei t esti evangelici stessi confrontati con tutti gli altri documenti cristiani che f ormano gli scritti del NT e con tutti i documenti che possono offrire dati o inf ormazioni sul R. BULTMANN, Geschichte der synoptischen Tradition (Gittingen 1967 ), 399-340, dopo aver ricercato le analogie tra i vangeli e certi libretti della cosiddetta letteratura minore (Kleinliteratur), in cui sono riuniti episodi e d iscorsi di personaggi famosi o popolari, conclude: Mi sembra che quanto pi sono n ecessarie Ie analogie per comprendere le singole parti della tradizione sinottic a, tanto meno esse servono per la comprensione deI vangelo nella sua globalit . Le analogie esistenti fanno risaltare con pi evidenza la singolarit del vangelo. Ess o una creazione originale cristiana ; cfr. anche C. F. MOULE, Le origini del NT, 22, Non esistono scritti veramente simili che lo abbiano preceduto, si tratta de l primo esempio rimastoci di un nuovo genere letterario . Introduzione generale l'ambiente religioso e culturale del primo secolo. Quindi il punto di partenza s ono i dati di fatto offerti dagli evangeli stessi, dati che suscitano interrogat ivi e problemi ai quali la ricerca storico-letteraria cercher con i propri metodi e strumenti di dare una soluzione. Un primo dato che colpisce il lettore del vangelo la trama spezzata o frammentar ia del tessuto narrativo. Il materiale evangelico d l'impressione di un coagulo d i piccoli blocchi letterari, formati da brevi sentenze raccolte attorno a un tem

a, oppure da un episodio isolato o comunque senza nessi precisi con il contesto. Alcune di queste piccole unit letterarie, incentrate su una sentenza o episodio d i Ges, sono costruite secondo uno schema stereotipo: vi una formula di introduzione: In quei giorni ... (Mc 8,1); in quel tempo.. 11,25; 15,1); dopo queste cose (Mt 14,22); generici riferimenti di luogo: in ca sa, sulla riva del lago ecc. (Mc 2,1.13); poi viene presentato l'intervento degli avversari di Ges, generalmente scribi e f arisei, per mezzo di un'obiezione o domanda che prende lo spunto da un modo di a gire di Ges o dei discepoli; a questo punto viene riportato l'insegnamento di Ges che si serve di una controdo manda o di una citazione della scrittura; spesso esso si conclude con una senten za finale; segue una rapidissima nota conclusiva. Questa struttura o modello letterario si riscontra nella serie di racconti o dib attiti che si trovano nella prima parte dell'evangelo di Marco (2,1-3,6) o nell' ultima settimana (11,27-12,37); questi hanno i loro paralleli negli altri due va ngeli sinottici, Matteo e Luca. Anche nei racconti di episodi miracolosi si pu fa cilmente individuare un clich o modello letterario: un ammalato o altri bisognosi di aiuto si avvicinano a Ges; spesso si pone bene i n evidenza la disgrazia o la situazione di disagio (malattia, paura ecc.); Ges rivolge la parola all'ammalato, lo tocca ed esaudisce la domanda; - Il successo dell'azione e parola efficace di Ges espressamente constatato e una nota conclusiva rileva l'entusiasmo o stupore dei presenti. 18 Introduzione generale Gli elementi essenziali di questo schema narrativo si ritrovano nella serie di m iracoli riferiti da Marco 4, 35.5,43 e parr. o in altri episodi isolati (Mc 1,40 -45; parr.; 7,31-37; 8,22-26; 10,46-52). Un secondo fatto che si impone a chi confronta tra loro i primi tre evangeli la loro somiglianza di fondo per quanto riguarda la trama ^ canovaccio della vicend a; breve resoconto sull'attivit di Giovanni il Battista; raccolta di parole ed ep isodi di Ges nel territorio della Galilea con qualche puntata nelle regioni limit rofe; viaggio lento verso la capitale, Gerusalemme, in Giudea, che offre l'occas ione per riferire altri insegnamenti ed episodi di Ges; infine la conclusione tra gica a Gerusalemme con la cattura, la condanna sommaria, la morte in croce a cui fanno seguito alcuni episodi ed esperienze circa la risurrezione. Questa concordanza di fondo dei tre vangeli sinottici in alcuni casi diviene con cordanza letteraria e verbale, cio stessa successione di sentenze o addirittura i dentit di vocabolario ed espressioni. Ma questo parallelismo a tre congiunto con un altro accordo a due proprio di Matteo e Luca: alcune raccolte di sentenze o a lcuni episodi sono riportati con una notevole simmetria letteraria soltanto da q uesti due vangeli e non da Marco. Infine i singoli vangeli sinottici si distinguono tra loro non solo per l'autono mia e singolarit dello stile, del vocabolario e della prospettiva teologica, ma a nche per il materiale, le parole e gli episodi, pi ampi e distinti in Matteo e Lu ca. Un esempio tipico di questa singolarit e autonomia dei singoli evangeli il ra cconto dell'ultima cena di Ges. Sullo sfondo di una concordanza essenziale vi una peculiarit di stile e di vocabolario al punto che le parole di Ges sul calice son o differenti nei tre vangeli. Cos anche la preghiera insegnata da Ges, il Padre no stro, riferita da Matteo 6,9-13 e Luca 11,2-4, varia nelle due rispettive edizio ni evangeliche; lo stesso vale per la proclamazione delle beatitudini (Mt 5,3-12 ; Lc 6, 20-23). Come spiegare questi dati di fatto, questa singolare situazione letteraria del materiale riportato dai nostri vangeli: la frammentariet della tra ma narrativa, l'uniformit dei piccoli blocchi letterari, la concordanza e le disc ordanze dei tre vangeli, la loro autonomia e convergenza? Di fronte a questi int errogativi e problemi suggeriti dai vangeli stessi, la comunit credente ha sempre cercato di proporre una spiegazione coerente e soddisfacente nella misura in cu i essa aiutava a comprendere meglio il messaggio dei singoli vangeli. Negli ulti mi secoli le ipotesi e le soluzioni sono state elaborate in maniera sistematica, sollecitate da un rinnovato interesse per i problemi storico-letterari e dalla pi approfondita e nuova conoscenza dei documenti religiosi contemporanei ai vange

li, giudaici ed ellenistici. ipotesi e soluzioni attuali: storia della tradizione evangelica (Storia delle forme e della redazione)5 Anche una rapida presentazione delle ipotesi e delle soluzioni attualmente propo ste dovrebbe tener conto della loro evoluzione storica legata all'iniziativa di uno studioso o circolo culturale; dovrebbe fare il bilancio della loro attendibi lit scientifica, dell'accordo o convergenza di consensi ecc. In tutto questo entr ano necessariamente dei criteri di giudizio derivanti dalle simpatie culturali, dagli apriorismi e resistenze personali o di gruppo che compromettono la verit de ll'informazione o comunicazione. t preferibile allora scegliere le ipotesi che u tilizzano le attuali convergenze e presentano una linea precisa, che pu essere fa cilmente controllata. l. Il nucleo del vangelo. Gli attuali vangeli si trovano al termine di una lunga tradizione cristiana comu nitaria che prende avvio dalle parole e azioni di Ges. Un momento decisivo e qual ificante costituito dall'esperienza di incontro con Ges risorto. Da questo moment o il gruppo di uomini, gi riuniti attorno a Ges prima della sua morte, incomincia a proclamare apertamente la novit formidabil e: Ges di Nazaret il Cristo, risuscitato da Dio, il Signore. L'evangelo si forma attorno a questo nucleo di annuncio. questa una testimonianza di fede e un invit o alla conversione per riconoscere in Ges di Nazaret il Signore e il Salvatore. R estano in ombra per ora i dettagli della sua vita e della sua morte. Tutti a Ger usalemme conoscono che cosa gli accaduto (Lc 24,18): veramente risorto l'uomo ch e Dio ha accreditato per mezzo di miracoli, prodigi e segni (At 2,22), colui che passato facendo del bene e guarendo quelli che erano oppressi dal diavolo e che i suoi avversari hanno fatto uccidere appendendolo al legno (At 10,38-39). Ques ta la prima forma di vangelo, il nucleo attorno al quale nelle tappe successive si coaguleranno le raccolte delle sentenze e il tessuto narrativo che terminer ne gli scritti dei vangeli. 2. Storia delle forme: situazione vitale della prima comunit 6. stata la storia d elle forme o critica morfologica a mettere in luce i motivi e le intenzioni dell 'ambiente interno ed esterno della comunit che hanno sollecitato questa elaborazi one. Il contesto o ambiente vitale, nel quale sono state riprese ed elaborate le parole e i racconti su Ges, pu essere cos ricostruito. Di fronte all'annuncio dei testimoni di Gemi.' si formano due gruppi: i non-credenti e i credenti. Missiona ri e apostoli cercano di convincere e avvicinare alla fede i primi; catechisti d ella comunit cercano di rafforzare la fede dei secondi. Discussioni e questioni f anno ricordare fatti e parole di Ges che, alla luce dell'esperienza pasquale, acq uistano un significato pi profondo e chiaro. 3. Predicazione. Per suscitare la fede dei non-credenti in Ges Messia si elencano le opere del Messia , i miracoli. Fra i racconti riportati dai testimoni si fa u na scelta, si prende uno o due di ogni specie e si riassumono gli altri in formu le generali. A forza di ripetere questi fatti e per averli presenti al momento d ella discussione i discepoli, missionari e catechisti, compongono catene di mira coli, costruite secondo lo stile orale e popolare: creazione di formule di effet to, ricerca di parole-chiave, preparazione del momento finale, eliminazione dei personaggi o delle circostanze secondari, aggiunte di dettagli che danno pi rilie vo a un gesto o a una parola, immagini ed espressioni prese a prestito dalla Bib bia per porre in luce il contenuto religioso del gesto di Ges. Secondo le circost anze e le necessit, uno stesso miracolo sar presentato ora come manifestazione del la potenza di Dio in Ges, rivolta a ogni uomo per entrare in dialogo salvifico co n lui, ora come atto che anticipa la salvezza del regno di Dio culminante nella risurrezione di Ges. L'annuncio di Ges Cristo, della sua risurrezione, della sua predicazione e attivi t a favore del regno suscita discussioni che richiedono argomenti diversi e adatt i per ogni ambiente. Nell'ambiente giudaico non si pu procedere se non per mezzo

di citazioni bibliche. L'attivit e l'insegnamento di Ges di Nazaret rispondono all 'antica e sacra tradizione delle Scritture? Anche Ges aveva dovuto affrontare difficolt analoghe in discussioni e dibattiti co n i circoli colti della Giudea. Cos le sue sentenze e risposte incastonate in pic coli racconti, i suoi insegnamenti raccolti insieme, formano le catene di contro versie e gli insegnamenti esemplari deI Maestro. Inoltre lo scandalo dei Giudei di fronte alla morte vergognosa di Ges costringe i discepoli della comunit cristiana a rileggere, alla luce della nuova esperienza di risurrezione e glorificazione di Ges, tutta la scrittura. Attraverso a questa lettura cristiana della Bibbia gli ultimi avvenimenti di Gerusalemme assumono un significato religioso coerente con il piano di Dio. L'insieme di citazioni e al lusioni bibliche facilita la presentazione religiosa della storia di Ges e d origi ne a quel tessuto di citazioni esplicite o implicite di cui nell'ambiente elleni stico non resta che la formula: secondo le scritture ... (1 Co 15,3b). 4. Catechesi. La presentazione e l'approfondimento del messaggio di Ges per i cre denti si inserisce in due momenti di vita comunitaria: la catechesi e la liturgi a. L'istruzione dei neofiti che hanno aderito alla comunit deve essere perfeziona ta, la loro vita morale cristianamente orientata deve essere sostenuta; sorgono questioni, interrogativi circa la vita cristiana: come pregare? fino a che punto si deve perdonare? quale posizione prendere riguardo alle norme tradizionali gi udaiche: proibizioni alimentari, riposo sabatico, ii divorzio, tasse o imposte p er il tempio? come comportarsi di fronte ai beni o ricchezze? di fronte alle per secuzioni o rotture familiari dovute alla conversione? Durante le riunioni comun itarie alle quali i discepoli erano perseveranti (cfr. At 2,42) vengono richiama te le sentenze di Ges, il suo modo di agire, le sue risposte in situazioni analog he. Si formano cosi raccolte di sentenze e raccolte di parabole con spiegazioni e applicazioni adattate alle esigenze della comunit credente. 5. Liturgia. Inoltre i credenti, pur continuando all'inizio a frequentare il tem pio, si riuniscono per celebrare la cena deI Signore (1 Co 11,17-22). In queste assemblee liturgiche si rievocano alcuni episodi pi solenni della vita di Ges, Pro babilmente nel corso di Introduzione generale 23 queste riunioni liturgiche si sono formati i racconti della passione, della cena , delle apparizioni del Signore, del suo battesimo; trasfigurazione, tentazioni, agonia, fondazione e organizzazione della vita comunitaria. 6. La tradizione evangelica viva e fedele. Sono state finora messe in luce le pr incipali situazioni della prima comunit cristiana e i motivi o esigenze che favor irono la maturazione di una raccolta dei detti e delle azioni di Ges partendo dal nucleo prrhitivo dell'annuncio pasquale. I protagonisti di questa conservazione e trasmissione del materiale evangelico, fondati sulla convinzione che Ges non un semplice rabbi prestigioso ma l'inviato definitivo di Dio, non si limitano a ri petere in maniera monotona le sentenze e gli insegnamenti di Ges, ma trasmettono un messaggio vivo confermandolo con la propria testimonianza. Per questo i primi predicatori del vangelo non esitano ad adattare gli insegnamenti del Maestro se condo gli uditori o gli ambienti. Infatti l'annuncio cristiano d origine a comuni t disseminate in tutto il bacino mediterraneo, con situazioni culturali e sociali differenti. Gi la traduzione in lingua greca del messaggio primitivo predicato i n aramaico comporta oscillazioni del significato originario. Inoltre il passaggi o a un nuovo ambiente culturale e sociale, come quello delle citt greco-romane, e sige un adattamento, uno spostamento dell'accento di questa o quella parabola o sentenza, una rilettura di questo o quei racconto. Chi pu garantire la fedelt alla originaria tradizione evangelica? Il carattere stereotipo e normativa della tra smissione delle sentenze e degli insegnamenti autorevoli nell'ambiente palestine se (cfr. I Co 11,23; 15,3), il controll reciproco tra le comunit, la leadership ri conosciuta ai testimoni e inviati ufficiali (apostoli), sono elementi che garant iscono la fedelt della tradizione contro possibili deviazioni sostanziali.

7. Cristallizzazione delle unit letterarie. Come si passati dai piccoli blocchi n arrativi e dalle raccolte di sentenze e parole, sorti in ambienti e per motivi d iversi, alle unit pi ampie e organiche come idiscorsi, le collezioni di episodi ec c.? Il bisogno di avere, sia _per la predicazione sia per l'istruzione, la catec hesi e il culto, un materiale pi completo, porta alla costituzione di raggruppame nti in cui si intrecciano parole e fatti attorno a centri di interesse o temi, l uoghi o regioni dell'attivit di Ges: la citt di Cafarnao (Mc 1,21-39) o la regione del lago (cfr. Mc 4,355,43); il tema del pane (cfr. Mc 6,30-8,26). Il materiale, organizzato attorno a queste unit letterarie, viene inserito nel quadro della st oria di Ges, distribuita in quattro grandi tappe: 1. La preparazione di Giovanni il Battista sulle rive del Giordano; 2. L'attivit in Galilea; 3. La salita o viag gio a Gerusalemme; 4. GIi avvenimenti della morte e risurrezione (cfr. At 10,3443). In questo quadro elastico e facile da ricordare si distribuiscono i raccont i, le parole, i gruppi di sentenze gi organizzate. 8. Dalla tradizione orale alla tradizione scritta. Storia della redazione 7. Per esigenze di conservazione e di trasmissione in alcune comunit si incomincia a me ttere per iscritto parte del materiale tradizionale, forse le ampie raccolte di sentenze, secondo un certo ordine tematico, intrecciate con una rapida sintesi d egli episodi pi importanti della vita di Ges. Il prologo di Luca 1,1-4 ricorda che molti hanno cercato di comporre un racconto dei fatti avvenuti negli anni 30 d. C. Sulla base di questi tentativi di vangeli scritti, che si affiancano alla tra dizione orale, sorgono gli evangeli sinottici attuali. Ma il primo evangelo scri tto, quello di Marco, come gli altri, non sono frutto di una evoluzione spontane a dei primi tentativi embrionali, n frutto di un lavoro di semplice compilazione, ma risultano da un lavoro di composizione da parte di veri autori. Il lavoro redazionale degli evangelisti stato messo in rilievo da una serie di s tudi che hanno in parte corretto e perfezionato i risultati della critica morfol ogica. Dopo la seconda guerra mondiale un gruppo di ricercatori, prendendo in es ame i singoli evangeli, ha messo in evidenza la prospettiva teologica dei singol i autori. Gli evangelisti non si distinguono soltanto per caratteristiche lessic ali, stilistiche, o per le loro capacit letterarie, ma per la loro sensibilit spir ituale che sa ascoltare con fedelt la tradizione evangelica comune, ma attenta an che ai problemi e suggestioni dell'ambiente cristiano in cui vivono. Domandandoci perch l'evangelista abbia utilizzato una certa parola, perch abbia ag giunto o tolto una certa espressione o particolare nel racconto di un miracolo, come colleghi un episodio con il precedente o con quello che segue ecc., si potr avere una idea delle sue intenzioni, della sua particolare angolazione cristolog ica ed ecclesiale, dell'uso che fa delle sue fonti particolari. Da questo esame gli autori dei singoli vangeli appaiono scrittori cristiani impegnati e non neut rali cronisti, credenti in Ges vivente, capaci di rispondere alle urgenze spiritu ali della comunit per la quale scrivono. Questo lavoro redazionale spiega l'impronta singolare e tipica di ogni evangelo, ma non spiega completamente le concordanze e le discordanze indicate sopra. Una risposta a questo problema pu essere data soltanto dalla interpretazione dei rap porti degli evangeli sinottici tra loro e con le loro fonti. 9. Rapporti tra gli evangeli sinottici. Questione sinotticas. I primi tre vangel i sono comunemente chiamati 8 Oltre agli studi dedicati a tale questione nelle introduzioni generali, comuni in Matteo e Luca. Nella presentazione attuale di questa ipotesi, le particolari t e l'autonomia di Mt e Lc si spiegano con la utilizzazione di materiale proprio e con il lavoro redazionale degli evangelisti. Inoltre resta aperta alla discuss ione la determinazione della fonte Q: una fonte scritta o orale? Infine anche il rapporto con Marco oggetto di ricerca: si tratta del vangelo di Marco attuale o di un'altra edizione? b) Ipotesi di pi documenti: Gli evangelisti avrebbero utilizzato diversi blocchi di materiale comune o raccolte di sentenze ed episodi pi o meno estese. Alcuni au

tori propongono di identificare due documenti di base comuni ai tre vangeli acca nto alle diverse tradizioni non omogenee. Questi due documenti spiegano la trama comune ai tre vangeli salvo l'attivit di Ges in Galilea che dipenderebbe dalle tr adizioni non ancora fuse insieme. Questi schemi o teorie ipotetiche rivelano la loro utilit e merito soltanto se pe rmettono di individuare con maggiore verit e immediatezza l'intenzione dei singol i evangelisti e di cogliere quindi il significato dei testi che trasmettono il m essaggio di Ges. Come sono arrivati a noi i testi dei vangeli Scritti in lingua greca nella seconda met del I secolo d.C., i vangeli sono stati ricopiati e diffusi rapidamente di pari passo con la espansione del movimento c ristiano. Anche se i testi originali autografi sono andati perduti, la molteplic it delle testimonianze, relativamente molto vicine al tempo di composizione degli originali, permette di ricostruire con un alto grado di certezza critica il tes to autentico. Infatti i primi e pi antichi frammenti di papiri dei testi evangeli ci risalgono alla prima met del II secolo 10 e al III secolo 11. Al quarto e quinto secolo risalgono i codici, cio i manoscritti su pergamena, che riportano il testo continuo dei vangeli e degli altri scritti biblici, In s crittura maiuscola 12. Inoltre dalla fine del ii secolo fino al v e vi sorgono l e traduzioni dei testi originali nelle varie lingue delle chiese orientali, siri aca, copta (dialetto del nord e sud Egitto), armena, giorgiana; nello stesso tem po si diffondono le pi antiche versioni latine oltre che nell'ambiente europeo an che nella zona dell'Africa settentrionale (Vetus Latina, secolo). Questo lavoro di trascrizione e traduzione del testo evangelico continua nei sec oli successivi. Dal secolo ut in poi nella trascrizione dei codici si passa alla scrittura minuscola o corsiva; le lettere sono piccole e unite tra loro da trat tini che permettono di scrivere in maniera continua senza sollevare la penna dal foglio. Quando nei secoli xv-xvi, sotto l'impulso della ricerca umanistica e co n la possibilit di moltiplicare i testi grazie alla stampa, si pens di ricostruire un testo autentico della Bibbi a e quindi anche del vangelo, vagliato criticamente, ci si trov di fronte a una m ole di codici: 250 circa in scrittura maiuscola (onciale) e 2646 in scrittura mi nuscola o corsiva. Naturalmente nella riproduzione del testo si erano introdotti gli inevitabili errori di trascrizione dell'amanuense distratto o preoccupato d i rendere chiaro o scorrevole un testo oscuro o duro o di armonizzarlo con un al tro simile. Questi errori o correzioni sono stati ripresi dai successivi copisti , per cui si sono formate serie o catene di codici imparentati tra loro per le s tesse varianti testuali. In altre parole sorgono alberi genealogici con famiglie di manoscritti in una stessa zona geografica o culturale. Le prime edizioni a stampa del NT, quella di Erasmo di Rotterdam (1516) e di Xim enes de Cisneros (1520), si basano sui codici greci poco antichi che erano a dis posizione. Nel secolo successivo incominciano i primi tentativi di ricostruzione critica del testo greco del NT. Le prime edizioni critiche che aprono la strada alle moderne edizioni del testo neotestamentario e dei vangeli appaiono nel sec olo xvm 13. Gli studi e le ricerche degli ultimi 150 anni, se da una parte hanno veduto crescere il numero delle varianti con la scoperta di nuovi manoscritti, dall'altra hanno potuto stabilire, grazie all'applicazione rigorosa del metodo d i critica testuale, un testo greco del NT che pu essere considerato con un alto g rado di probabilit iI pi vicino all'originale. Per quanto riguarda i vangeli, acca nto alle numerose varianti che interessano particolari insignificanti, come inve rsione nell'ordine della parola, aggiunta o omissione di una particella, ecc., r imangono soltanto alcuni passi dove la tradizione manoscritta rimane controversa I vangeli e la storia di Ges

Dopo aver tracciato le tappe della storia dei vangeli sinottici, si pu tentare di rispondere alla domanda iniziale: ancora possibile ricostruire attraverso i van geli i gesti e le parole di Ges nel loro significata originale? In altri termini: quale credito e attendibilit storica hanno i vangeli? La risposta a questo probl ema deve tener conto dei risultati attuali della critica letteraria brevemente r ichiamati nelle pagine precedenti. Tra il Ges della Palestina degli anni 30 e gli attuali testi evangelici, sorti ve rso gli anni 70, si colloca la storia della tradizione evangelica, che fa da cin ghia di trasmissione del materiale evangelico all'interna delle prime comunit cri stiane. Nel percorso che va da Ges ai vangeli vi sono due tappe o momenti decisiv i: il passaggio dall'attivit e insegnamento di Ges alla testimonianza e predicazio ne su Ges da parte dei discepoli, poi il passaggio dalla tradizione orale comunit aria alla stesura scritta dei singoli vangeli da parte dei redattori. A ognuna d i queste svolte si pu riproporre l'interrogativo sul credito storico in questo mo do: qual lo scopo dell'annuncio o predicazione ecclesiale su Ges? Qual lo scopo d ei redattori finali? Informare sulla vicenda storica di Ges o suscitare e sostene re la fede in lui, il Cristo vivente? Attualmente c' un comune accordo nel ritene re che lo scopo principale dei vangeli scritti e della tradizione evangelica pre cedente quello di annunciare Ges come Cristo e Signore. In altri termini i vangel i sono prima di tutto documenti di fede in Ges Cristo risorto. Ma con questo non si esclude l'interesse per la realt storica di Ges, per ci che Ges ha detto e fatto, per le vicende della sua morte. Ma questo interesse subordinato allo scopo prio ritario volto principalmente a cogliere e sottolineare il significato delle paro le e dei gesti di Ges. I vangeli non sono resoconti del pensiero di Ges, n cronaca neutrale della sua attivit, ma documenti di una tradizione viva e fedele, scritti da autori cristiani impegnati. Ma se da una parte i vangeli sono documenti di fede, dall'altra essi vogliono es sere documenti non di una fede in una teoria su Dio, ma della fede in Ges Cristo, cio in una persona storica che vissuta, ha parlato e agito concretamente in uno spazio e in un tempo preciso; cio sono documenti di fede in Ges Cristo risorto, ma agganciati alla vita e all'azione di Ges di Nazaret. Ora lo stesso metodo di ind agine storico-critica che ha permesso di ricostruire le tappe della tradizione e vangelica, offre gli strumenti per attuare una verifica circa il valore storico del materiale evangelico. Il metodo della storia delle forme , diretto a ricostru ire i motivi e le esigenze dell'ambiente che ha conservato e trasmesso le piccol e unit del vangelo (racconti di miracolo, controversie, parabole, ecc.), pu essere applicato anche al periodo precedente la Pasqua per ricostruire la situazione v itale della piccola comunit dei discepoli raccolta attorno a Ges. Gi prima della mo rte e risurrezione di Ges vi sono le condizioni perch si sviluppi la tendenza a co nservare e trasmettere ci che Ges va insegnando e facendo in terra di Palestina. N ei vangeli attuali le sentenze di Ges sono raccolte in una forma che ricorda la t ecnica di insegnamento dei rabbi di Palesti; inoltre alcuni insegnamenti o sente nze risentono di una situazione che si avuta soltanto prima della risurrezione; cos alcune parole sulla fine tragica di Ges sono troppo oscure e allusive per esse re state ricostruite dopo gli avvenimenti di Pasqua; lo stesso Insegnamento cent rale dell'evangelo, l'annuncio del regno di Dio per mezzo delle parole e gesti d i Ges, caratterizza una situazione storica che non pi attuale dopo la risurrezione , quando il contenuto dell'annuncio Ges Cristo risorto . Un esame attento del materiale evangelico con questa prospettiva permette di con cludere che la tradizione dei detti di Ges si iniziata in una comunit raccolta att orno alla sua persona. Questa tradizione trova la sua continuazione naturale nel la tradizione che si sviluppa dopo la Pasqua. Ma questo sviluppo portato avanti sotto il controllo e la responsabilit delle stesse persone che erano vissute con Ges, i dodici discepoli. Infatti la struttura della prima comunit, che pu essere ric ostruita in base ai documenti extraevangelici, segnata dalla leadership dei dodi ci (cfr. At 1,15-26), dalla dipendenza controllata dai testimoni qualificati (cf r. Ga 2,1-10) e dalla trasmissione autorevole e tradizionale (cfr. 1 Co 15,38). In breve si deve ammettere che il messaggio di Ges stato conservato e trasmesso i n una comunit saldamente strutturata e per mezzo di incaricati sicuri in modo tal e che la continuit e fedelt con la fonte originaria sono sufficientemente garantit

e. Infine possibile fare un'ulteriore verifica del materiale che stato raccolto nei vangeli ripercorrendo a ritroso la strada dai vangeli al Ges storico per trovare la solidit storica dei detti e degli episodi evangelici. Per questo controllo st orico dei vangeli sono stati fissati alcuni criteri generali: a) Criterio delle testimonianze. Un dato evangelico pu essere considerato autenti co quando attestato dalle tradizioni e in particolare dagli strati pi arcaici del la tradizione; b) Criterio della discontinuit. Un dato evangelico pu essere ritenuto autentico qu ando non pu essere spiegato come prodotto n dell'ambiente giudaico contemporaneo a Ges, n dell'ambiente cristiano successivo (cfr. l'appellativo con il quale Ges si rivolge a Dio Abba ; l'annuncio del regno di Dio, ecc.). c) Criterio della continuit. Un dato evangelico pu essere ritenuto autentico quand o si situa in modo omogeneo nell'ambiente vitale di Ges in conformit con la situaz ione socio-culturale del suo tempo e in armonia con l'originalit della sua person a e del suo messaggio (cfr. le parabole) 17. Questi criteri per la verifica storica dei vangeli hanno valore e forza se sono usati in modo complementare e convergente. Un dato evangelico che soddisfi ai tr e criteri summenzionati ha una garanzia di grande attendibilit storica. Ma n l'insegnamento di Ges, n tanto meno la sua persona, si lasciano esaurire o rid urre alle dimensioni di una realt storica oggettiva. Infatti Ges con i suoi gesti e con le sue parole rivendica un'autorit che interpella non tanto il filologo, lo storico, il ricercatore o studioso, ma l'uomo in quanto tale. Egli pretende di decidere in modo radicale del destino di ogni uomo. E legittima questa pretesa d i Ges? L'interpretazione del vangelo Data la pretesa di Ges di decidere del destino di ogni uomo, il vangelo si presen ta come un testo normativo non solo per i credenti. Le parole del vangelo si riv olgono a ogni uomo, anche all'uomo d'oggi, come proposta che provoca a una decis ione e scelta pro o contro. La seriet e l'urgenza della proposta evangelica rives te l'autorit che nell'ambito religioso ha la parola e volont di Dio. Per esprimere questa autorit il vangelo assume i segni e i simboli caratteristici del linguagg io religioso contemporaneo. Cos nella scena del battesimo di Ges si dice: Appena u scito dall'acqua vide i cieli aprirsi ... ; una voce dai cieli si fece udire ... (Mc 1,10, parr.); le stesse espressioni ricorrono nella scena di trasfigurazione ; Ges davanti al sinedrio afferma: Voi vedrete il Figlio dell'uomo sedere alla de stra della Potenza e venire con le nubi del cielo (Mc 14,62; cfr. 13,26, parr.). Questo linguaggio lascia trasparire una concezione del mondo e della storia che suscita la perplessit dell'uomo d'oggi. R. Bultmann prende lo spunto dalla situa zione di disagio dell'uomo moderno di fronte al linguaggio evangelico per porre l'interrogativo di fondo: La predicazione di Ges sul regno di Dio conserva ancora un significato per l'uomo moderno? . Egli ritiene che l'evangelo possa ancora co municare all'uomo d'oggi qualcosa di valido purch sia demitologizzato , cio sia sot toposto a una reinterpretazione che permetta di enucleare, al di l e sotto il riv estimento mitico, il messaggio ancora attuale. Egli parte da una certa nozione d i mito: Si pu dire che i miti danno alla realt trascendente una obiettivit immanent e a questo mondo; essi attribuiscono una obiettivit mondana a ci che non-mondano D 'altra parte, secondo R. Bultmann, i miti non sono una vuota affabulazione, ma e sprimono l'idea che l'uomo non il padrone del mondo e della propria vita, che il mondo nel quale vive pieno di enigmi e di misteri, o che la vita umana racchiud e una serie di enigmi e misteri 20. In breve la raffigurazione mitica del mondo esprime una certa comprensione dell'esistenza umana, cio che il mondo e la vita u mana trovano il loro fondamento e i loro limiti in una potenza situata all'ester no di ci che noi possiamo prevedere e 'controllare 21. Ma gi all'interno del NT, s econdo R. Bultmann, si iniziato un processo di demitologizzazione, cio di rilettu ra in chiave non spazio-temporale delle affermazioni mitiche circa l'intervento di Dio nella storia di Ges. Questo giustifica l'impresa moderna di demitizzazione che cerca di reinterpretare le formulazioni del vangelo utilizzando i modi di p

ensare elaborati dall'analisi dell'esistenza di M. Heidegger. Ma chi mi assicura che queste categorie non siano un nuovo mito, altrettanto dev iante dal messaggio genuino del vangelo quanto le concezioni apocalittiche giuda iche o i miti gnostici? R. Bultmann risponde che ogni lettura del vangelo un'int erpretazione fatta in base ad alcuni presupposti culturali o precomprensione . Si tratta allora di stabilire le concezioni e i presupposti che sono giusti e adeg uati ; si tratta di stabilire qual l'affinit vivente, il rapporto giusto con il co ntenuto essenziale del vangelo. Dato che ogni presupposto o concezione dipende d a un certo modo di concepire l'esistenza e il mondo, cio da una certa filosofia, alla fine si tratta di scegliere il metodo fila sofico che oggi offre le prospet tive e le concezioni pi appropriate per comprendere l'esistenza umana. E questa c hance oggi data dalla filosofia dell'esistenza 22. Da questi presupposti teorici nasce il metodo d'interpretazione demitizzante o e sistenzialista del Bultmann. I suoi discepoli apportano correzioni alle conclusi oni del maestro, per proseguono nella stessa linea prendendo come criterio di rif erimento il secondo Heidegger, che vede nel linguaggio la rivelazione autentica dell'essere. In questo caso la parola stessa del vangelo, come parola di amore e di vita, l'avvenimento rivelatore che interpreta l'esistenza del lettore. Nell' ambiente culturale di lingua inglese l'interpretazione del vangelo sotto l'influ sso dell'analisi del linguaggio di L. Wittgenstein, che mette in discussione la possibilit stessa di parlare di Dio. Di qui il tentativo di rileggere il vangelo in chiave secolare 24. Parallelamente a questi tentativi si sono sviluppati e so no tuttora in fase di elaborazione nuovi metodi di interpretazione che si ispira no alle conclusioni e ai metodi dello strutturalismo, soprattutto negli ambienti di lingua francese, del simbolismo e della linguistica in generale 25. Infine a nche lo sviluppo delle scienze umane, della psicologia e sociologia, ha fatto se ntire il suo influsso e incidenza in alcune sottolineature di temi e prospettive nell'attuale lettura del vangelo. Basti pensare al rinnovato interesse per la d imensione sociale e pi specificamente politica del messaggio evangelico in connes sione con la nuova concezione e coscienza delle responsabilit politiche dei crist iani 26. Di fronte a una tale variet di scelte e di orientamenti il lettore moderno del va ngelo ha definitivamente perso l'ingenua convinzione di poter leggere il testo e vangelico in uno stato di neutrale verginit; la pretesa di neutralit in questo cam po somiglia spesso a quella dichiarata neutralit o imparzialit in campo politico c he nasconde spesso l'inconscia e inconfessata adesione 23 I rappresentanti pi noti di questa nuova ermeneutica sono: G. EBELING, E. FUCH S, per la Germania; J. M. ROBINSON per l'Inghilterra; cfr. 3. M. ROBINSON - E. F ucits, La nuova ermeneutica (Brescia 1967) Paideia. 24 P. VAN BUREN, Il significato secolare dell'evangelo (Torino 1969) Gribaudi; c fr. I. T. RAMSEY, II linguaggio religioso (Bologna 1970), Il Mulino. AA. AA., Analyse structurale et exgse biblique, R. Barthes (Neuchiltel 1970); E. G eTTGEMANNS, Offene Fragen an die Formegeschichte des Evangeliums (Miinchen 2 197 0). F. BELO, Lecture matrialiste de l'vangile de Marc, (Paris 1974) Du Cerf; Io., Una lettura politica del Vangelo (Torino 1975) Claudiana. 38 Introduzione generale pregiudiziale a uno schieramento. t preferibile onestamente riconoscere il propr io condizionamento, la propria scelta di campo e di metodo, in costante dialogo con le altre proposte di lettura. Soltanto cos la lettura personale del vangelo s ar di nuovo soggetta al controllo pubblico della comunit credente che Io conserva non come patrimonio da imbalsamare, ma come luce da esporre alla vista di tutti, perch rimanga un dono per l'umanit tutta. Come leggere il vangelo: proposta di un metodo Davanti a un racconto e a una sentenza del vangelo si possono porre tre interrog ativi: come sono andate veramente le cose; che cosa ha detto o intendeva dire realmente Ges? che cosa intende dire questo autore (Mc, Mt, Le) con questa composizione? che cosa dice a noi oggi questo?

Sono tre domande legittime e importanti. Si tratta di stabilire un ordine e una successione in modo di non far dire a Ges ci che un'interpretazione di Marco o di Matteo, o un nostro desiderio di attualizzazione. Innanzi tutto il vangelo, cio q uanto Ges ha detto e fatto, l'avvenimento per mezzo del quale Dio si rivela Salva tore e Signore della storia, vicino e impegnato con la vicenda umana, si present a a noi come libro scritto nella seconda met del I secolo d. C., in un determinat o ambiente culturale. Il primo livello di lettura quello che vale per ogni libro : capire ci che vuol dire l'autore, con il suo linguaggio, con la sua concezione del mondo, ecc.; tutto questo deve essere inserito nel suo preciso universo ling uistico. In breve si deve prima di tutto comprendere ci che intendono dire Marco, Matteo e Luca, i quali rispondono agli interrogativi dei cristiani del loro tem po e della loro comunit. A questo punto ci si pu chiedere: Che cosa ha detto o intendeva dire Ges? Che cosa ha fatto o che cosa intendeva fare? Nella misura in cui possibile ricostruire u na realt storica trasmessa nell'arco di una generazione, 30/40 anni, anche questa domanda deve riIntroduzione generale 39 spettare i criteri di lettura e di interpretazione storica. Questo significa ric ostruire, in base ai documenti a disposizione, l'ambiente culturale e sociale de lla Palestina della prima met del i secolo d.C., con i suoi interessi, i problemi socio-religiosi, i modelli linguistici ecc. Ma anche in questa ricostruzione un a pista autorevole e privilegiata per arrivare non solo alla realt storica di Ges ma alla interpretazione 'della sua persona *e del suo messaggio resta sempre il testo evangelico scritto. Infine la terza domanda, che gi al tempo di Marco stata all'origine del vangelo: che cosa dice a noi oggi questa parola o fatto del vangelo? Questa non soltanto una domanda legittima, ma indispensabile per leggere e capire; una lettura che non interpreti il testo in relazione alla realt attuale e vissuta un'assurdit. Ma a questo punto si esige un lavoro attento di calibratura per far coinc idere l'orizzonte di Marco e di Ges con l'orizzonte attuale, senza riduzioni e sbavature. Non solo questione di traduzione in termini comprensibili, ma di un confronto di esperienze, di valori vissuti e di prospettive 27. Al limite soltanto chi vive in pe rfetta sintonia con la linea di azione e la prospettiva di Cristo in grado di fa re un'autentica interpretazione attuale. Ma in base a quale criterio si pu verificare una sintonia vivente con Ges Cristo e Signore? Non credo che esista un criterio culturale esterno, come una corrente filosofica, anche se legittimo e necessario ricorrere agli strumenti cu lturali che servono oggi a comunicare tra gli uomini. Il criterio ermeneutico intrinseco al messaggio evangelico stesso quello ricordato da Giovanni, il quarto evangelista, il pi attualizzante e spirituale degli evangelisti, ma nello stesso tempo il pi preciso nel rif erire alcuni particolari della vicenda di Ges. Ho ancora molte cose da dirvi, ma ora non potete capirle. Quando poi verr lui, lo Spirito di verit, vi guider in tutt a la verit (Gv 16, 12a; cfr. 14,26). 27 H. G. GADAMER, Wahrheit und Methade. Crundzilge einer philosophischen Hermene utik (Tiibingen 2 1952); E. Coorm, Grundfragen der Hermeneutik. Ein philosophisc her Beitrag (Freiburg 1969). 40 Introduzione generale All'interno della comunit di uomini che sono stati coinvolti con il destino di Ge s, le sue parole e i suoi gesti sono gi stati interpretati e hanno alimentato un'e sperienza di fede e di impegno. Ges, Signore risorto, continua a essere presente nella comunit cristiana per mezzo del suo Spirito che non solo introduce i creden ti nella piena verit, ma fa penetrare la verit all'interno delle coscienze. Nella continuit storica dei cristiani di oggi con la prima comunit raccolta attorn

o a Ges e ai testimoni della sua risurrezione, lo Spirito di Ges interpreta in man iera autentica la sua parola, quella parola che oggi risuona di nuovo nella comu nit. In breve il criterio di verifica nell'interpretazione del vangelo la vita di una comunit locale concreta, in costante confronto e dialogo vitale con la comun it universale dei cristiani, la chiesa, la quale per mezzo della tradizione viven te si aggancia alla prima chiesa degli apostoli. IL VANGELO DI MATTEO traduzione e commento di Giuseppe Barbaglio uo I INTRODUZIONE Ancora prima di prendere tra le mani un vangelo appare indispensabile saper risp ondere a interrogativi previ. Come si venuto formando? un'opera di getto, oppure ha visto la luce attraverso un lento e complesso processo di gestazione? Quale la sua esatta collocazione in rapporto agli altri vangeli? Su che impianto lette rario si costruisce e a quali mezzi espressivi particolari si affida? E dal punt o di vista contenutistico si possono tracciare le grandi linee del messaggio di fede che lo qualificano e ne costituiscono lo scopo? Percorrere il cammino di na scita dello scritto di Matteo, coglierne le caratteristiche letterarie, determin are le sue prospettive teologiche ci che si propone questo sguardo panoramico sul primo vangelo. E non lo si giudichi privo di utilit, perch nessuno si avventura p rudentemente in una strada sconosciuta senza avare prima consultato una cartina viaria, che indichi il percorso, i passaggi stretti, eventuali tratti in salita e discesa, il chilometraggio, la presenza di stazioni di servizio e altri partic olari. Un viaggio lungo e difficile, solo se programmato con accuratezza, ha buo ne garanzie di riuscita 1. NEL FLUSSO DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA PRIMITIVA Letto in relazione ai vangeli di Marco e di Luca, si impongono alcune constatazi oni di fatto. La prima. Matteo riproduce quasi per intero lo scritto di Marco in I Oltre alle indicazioni bibliografiche date sopra nell'Introduzione generale e ai Commenti al vangelo di Matteo menzionati -pi avanti, vedi X. Ltori-DuFouR, L'va ngile selon Matthieu, in A. ROBERT - A. Funuar, Introduction la Bible, II: Nouve au Testament, Descle, Tournai 1959, pp. 163-195; B. RIGAUX, Tmoignage de l'vangile de Matthieu, Descle de Brouwer, Bruges 1967; H. Ginsr, La prdication de Jsus dans l 'vangile de Matthieu, in Jsus dans les vangiles, Cerf, Paris 1971, pp. 91-116; W. T RILLINO, Matteo, l'evangelo ecclesiastico. Storia della tradizione e teologia, i n J. SCHP:EINER, Forma ed esigenze del Nuovo Testamento, Paoline, Bari 1973, pp. 301-322; G. TOURN, Introduzione a Matteo, in Evangelo secondo Matteo, Mondadori , Verona 1973, pp. 49-96. 9111111.1r5-' kialtou, Introduzione 45 'W protagonista Pietro (14,28-31; 16,16-19; 17,24-27), il dotto sul giogo legger o di Cristo (11,28-30), un riassunto 111,10.31), la parola sugli eunuchi (19,1012), otto nuove lgtrabole: la zizzania con relativa spiegazione (13,24-30. 043), il tesoro e la perla (13,44-46), la rete gettata in iniqua (13,47-50), il satra po spietato (18,23-35), gli opeini mandati nella vigna (20,1-16), i due figli (2 1,28-32), li dieci fanciulle (25,1-13); inoltre la conclusione del c. li (vv. 51 -53), parti non trascurabili del discorso eccleWide (18,10.15-22) e del discorso antifarisaico (23,1-12.15- 2327-36), la scena del giudizio finale (25,3146), al cuni particolari del racconto della passione (27,3-10.19.24-25. 31.53.62-66), l' apparizione del risorto alle donne (28,9-10), Il goffo tentativo di screditare l a risurrezione (28,11-15) i la missione universale degli apostoli (28,16-20). Si aggiunga che della decina di citazioni bibliche introdotte dia formule stereoti pe proprie di Matteo alcune ricorrono nel brani gi menzionati (1,22-23; 2,5-6;2,1 5; 2,17-18; 2, 23; 4,14-16; 27,9-10) e le altre in 8,17; 12,17-21; 13,14-15; 13, 35; 21,4-5. Questi i dati incontrovertibili. Ma come spiegarli? Si entra qui nel campo delle ipotesi. Tuttavia un vastissimo consenso si realizzato nel ritenere, almeno com e utilissima ipotesi di lavoro, la dipendenza di Matteo da tre filoni tradiziona li: il vangelo di Marco, una fonte contenente quasi esclusivamente detti di Ges e indicata dalla sigla Q (Quelle W fonte), tradizioni varie a portata di mano del

l'evangelista. Egli avrebbe preso da Marco il materiale che ha in comune con il secondo vangelo; da Q proverrebbero quei brani che trovano un parallelo in Luca; al terzo filone Matteo sarebbe debitore in gran parte del patrimonio proprio. P articolarmente discussa la fonte Q, la cui esistenza stata postulata come spiega zione del fatto del materiale comune a Matteo e a Luca e assente in Marco. Fonte scritta o orale? Conteneva soltanto detti o anche narrazioni? Pura testimonianz a arcaica della tradizione o gi qualificata da precisi orientamenti teologici? An cora pi sull'incerto si cammina nel determinare la fonte da cui il primo evangeli sta ha tratto quasi tutti i brani che gli sono propri. Pi che uno scritto si ipot izzano varie tradizioni orali provenienti soprattutto da ambienti giudeo-cristia ni. Ilrr ultimo elemento del quadro ricostruttivo dei rapporti 44 Matteo, Introduzione

una versione parallela e sostanzialmente corrispondente quanto all'ordine di suc cessione del racconto, al contenuto e all'espressione letteraria. Vi mancano sol tanto la scena dei parenti che vogliono sequestrare Ges giudicandolo fuori di sen no (3,20-21), la parabola del seme che germoglia da solo (4,26-29), due guarigio ni: di un sordomuto (7,31-37) e del cieco di Betsaida (8,22-26), l'episodio del giovinetto che fugge nudo nel Getsemani (14,51-52), alcune parole di Ges (2,27;9, 29.49-50), un'annotazione sulle usanze farisaiche (7,3-4) e il dialogo tra un ma estro della legge e Cristo (12,32-34). La seconda constatazione che il vangelo di Matteo appare sensibilmente pi ricco d i Marco; quasi la met del suo materiale non'trova in esso alcun riscontro. Ne rip orta invece una buona parte, per l'esattezza 235 versetti2, il vangelo di Luca. Si tratta quasi esclusivamente di parole di Cristo: la predicazione del Battista (3,7-12), le tentazioni di Ges (4,2-11), parte del discorso della montagna (5,36.11-12.15.39-42.4548; 6,9-13,19-21.22-23.25-33; 7,1-5.7-11.16.21.24-27), la gua rigione del servo dell'ufficiale romano di Cafarnao (8,5-13), dure esigenze per chi vuoi seguire Ges (8,19-22), parte del discorso sulla missione (9,37-10,15 e 1 0,26-34), un lungo brano riguardante il Battista (11,2-19), l'invettiva contro l e citt in riva al lago (11,21-23), il canto di lode al Padre (11, 25-27), a propo sito dell'attivit esorcistica di Ges (12,22-30.4345), la domanda di un segno (12,3 842), le parabole del grano di senape e del lievito (13,31-33), buona parte del discorso contro i farisei e i maestri della legge (23,4.23-25.29-36. 37-39), alc uni detti del discorso sulla fine del mondo (24, 26-28.37-41.43-51) e la parabol a dei talenti (25,14-30). La terza constatazione riguarda il fatto che il vangelo di Matteo presenta un con sistente patrimonio proprio, valutabile a circa 330 versetti 3. Ne fanno parte i brani dell'infanzia (cc. 1-2), il dialogo tra Ges e il Battista (3,1415), il com mento all'inizio della missione di Ges in Galilea (4,13-16), diverso materiale de l discorso della montagna (5,7-10.16-20.21-22.27-28.33-37; 6,1-8.16-18; 7,6.1516 .22), la guarigione di due ciechi (9,2741), pochi versetti del discorso sulla mi ssione (10,5-8), alcuni brani aventi I

2 Cfr. B. RIGALi, o. c., p. 162. 3 Cfr. B. RIGAUX, o. c., p. 167.

46 Matteo, Introduzione tra i vangeli sinottici e le loro fonti: Matteo e Luca sarebbero indipendenti; l e somiglianze che li avvicinano si spiegherebbero in base alla loro dipendenza d a fonti comuni, nel caso specifico da Marco e da Q 4. Ma, detto questo, non si ancora fatto menzione di due fattori, l'uno molto remot o e l'altro immediato, che hanno influito in senso decisivo sulla nascita del no stro vangelo: ci che Ges di Nazaret ha detto e fatto e la personalit letteraria e t eologica dell'evangelista. Alle origini lontane dei nostri vangeli sta l'esisten za storica del maestro. Il suo insegnamento stato espresso secondo tecniche mnem oniche allora in uso, con formule fisse e ripetute, davanti a discepoli interess ati a ritenere le sue parole. Gi prima della risurrezione si pu congetturare ragio nevolmente l'esistenza di una tradizione dei detti di Ges nella cerchia di coloro che condividevano la sua vita 5. Gli stessi discepoli erano stati testimoni ocu lari dei fatti pi significativi della sua esistenza. Potevano dunque trasmetterli con sufficiente sicurezza e attendibilit. In concreto, anche se non esclusiva n p redominante, la preoccupazione storica di essere fedeli al vissuto del Signore f u presente e non solo marginalmente nella chiesa primitiva e nei vangeli sinotti ci. Era certamente in primo piano l'intento espressivo ed edificativo della fede

cristiana; ma questa era intesa come adesione a Ges Cristo, alla persona d colui che Dio aveva accreditato con miracoli (At 2,22), era passato facendo del bene e guarendo i malati (At 10,38), aveva subto una morte violenta, ma era stato risus citato dal Signore (At 2,23-24; 10,29-40). Non sono mancati adattamenti, interpr etazioni, riflessioni posteriori. Si proceduto secondo criteri di selezione, rag gruppamenti di fatti e di detti simili, riassunto e sviluppo. Ges era una presenz a viva nella chiesa, non un personaggio del pas4 Per un approfondimento di questa problematica vedi S. MCLOUGHLIN, Le problme sy noptique. Vers la thorie des deux sources. Les accords mineurs, in I. DE LA POTTE RIE, De lsus aux Evangiles, Tradition et Rdaction dans les Evangiles synoptiques, Duculot, Gembloux 1967, pp. 17-40; M. DEVISCH, Le document Q, source de Matthieu . Problematique aatuelle, in M. DIDIER, L'Evangile selon Matthieu. Rdaction et tho logie, Duculot, Gembloux 1972, pp. 71-97. 5 Cfr. H. SCHCRMANN, La tradizione dei detti di Ges, Paideia, Brescia 1966. Manco, Introduzione 47 rito, Della sua parola e della sua storia la comunit dei Offitienti viveva. E nuo va sotto molti aspetti era la situatici postpasquale. E spiegabile perci che non s i sia proceduto a una specie di imbalsamazione della sua figura in semplici rico rdi del passato, ma se ne sia conOervata una memoria viva e attualizzatrice. La fede delle prime comunit cristiane, guidate da testimoni oculari a auricolari, ha camminato sulla direttrice dell'interpretazione di ci che Cristo aveva detto e f atto, non della creazione di una realt ideale priva di riscontri storici. Del res to la riscoperta di Ges di Nazaret nei vangeli un dato significativo della critic a esegetica contemporanea 6. Se del vangelo Ges rappresenta lo strato pi profondo, partendo dal quale la chiesa primitiva ha costruito la sua tradizione viva, l'evangelista una autentica pers onalit letteraria. In particolare Matteo mostra di essere un vero autore. Come si detto, ha preso quasi tutto il materiale del suo vangelo da fonti e tradizioni preesistenti, ma non ha fatto opera di meccanica riproduzione, anzi ci ha messo del suo lasciando nell'opera un'impronta altamente personale. In lui l'uomo dell a tradizione cristiana si fuso armoniosamente con l'interprete geniale della par ola e della persona del Signore. Fedele a Ges e alla chiesa primitiva, egli non s tato meno fedele al suo ambiente, attento a situazioni, problematiche, difficolt, esigenze che postulavano una traduzione efficace e attuale dell'antico annuncio evangelico. Ne deriva che una lettura completa e penetrante del vangelo non pu essere che str atigrafica, perch tale stata la sua composizione. Postula cio di comprendere, in o rdine ascendente, prima il lavoro personale dell'evangelista, in secondo luogo l e prospettive della tradizione della chiesa primitiva testimoniate da Marco, da Q e dalle fonti a lui proprie, infine ci che Ges di Nazaret ha effettivamente dett o e fatto. Matteo, la chiesa primitiva e il Ges storico sono tre mondi distinti e complementari che il vangelo rivela ancora oggi a noi e costituiscono il vasto campo della nostra ricerca. Con linguaggio tecnico si parla di storia della reda zione, di 6 Cfr. P. GRECH, Dveloppements rcents dans la controverse sur le Jsus de t'histoire , in BTBib 1 (1971) 193-217. 48 Matteo, Introduzione storia delle forme e di storia della tradizione. fuori dubbio che di fronte a no i sta il testo evangelico nella sua evidente immediatezza. Ma non ci si pu fermar e a questo strato visibile, perch al di sotto sono nascosti strati pi profondi, ch e necessario indagare fino a giungere possibilmente al Ges di Nazaret. La diffico lt della ricerca condotta in profondit, i limiti e molto spesso il carattere ipote tico dei suoi risultati non possono essere motivi sufficienti per metterla da pa rte. Oltre tutto la soluzione comoda di fare solo storia della redazione impedir ebbe anche di capire bene lo stesso Matteo. Se egli ha lavorato in dipendenza di altri, la determinazione esatta di questo rapporto risulter necessaria per conos cerlo nella sua duplice veste di testimone e di personalit letteraria. L'AMBIENTE DI ORIGINE 7 Secondo l'antica tradizione ecclesiastica che parte da Papia di Gerapoli 8, prim o quarto del II secolo, e passa attraverso le affermazioni del prologo antimarci

onita, di Ireneo, Clemente alessandrino, Tertulliano, Ori-gene, Eusebio, Efrem, Gerolamo e altri, l'autore del primo vangelo l'apostolo Matteo, menzionato in Mt 9,9; 10,3; Mc 3,18; Lc 6,15; At 1,13. Oggi per si proclivi a vedere in questa te stimonianza non un dato rigorosamente storico ma il risultato di una preoccupazi one teologica: affermare l'autorit apostolica degli scritti del NT, almeno se si intende parlare della paternit letteraria del vangelo, opera scritta originariame nte in greco e in data abbastanza tardiva. L'analisi interna dello scritto sembr a escludere un'origine apostolica. In realt si ha da fare con un anonimo della se conda generazione cristiana. Individuarlo con precisione, determinare l'ambiente in cui visse, chiarire il volto della comunit 7 Vedi in particolare E. L. AUL, Who carote Matthew?, in NTSt 17 (1971) 138-152. 8 La sua testimonianza: Matteo raccolse le parole in lingua ebraica; ciascuno le interpret come poteva (Eusebio di Cesarea, Hist. Ecci., III, 39,6) molto discuss a. Cfr. R. GRYSON, A propos du tmoignage de Papias sur Matthieu. Le sens du mot l ogion chez les pres du second sicle, in ETL 41 (1965) 530-547. Matteo, eo, Introduzione 49 oristiana alla quale appartenne e destin il suo vangelo perch non diversamente da tutti gli altri libri del NT esso nato in seno alla chiesa ed stato scritto per 111 chiesa , in una parola conoscere il Sitz im Leben dall'opera, cio la sua collo cazione nella vita delle comunit cristiane del primo secolo, un passo necessario per poterne cogliere il significato e la portata esatta. Ogni libro sempre un po ' figlio del suo tempo. A maggior ragione ci vale dei vangeli, che esprimono una caratterizzazione comunitaria e sociale pi decisa che non qualsiasi altra opera m oderna. La chiesa di Matteo Da un'attenta lettura subito emerge, come dato inconfutabile, un non celato atta ccamento di Matteo alla tradizione giudaica. La legge di Mos tenuta in gran conto . Soltanto ambienti giudeo-cristiani possono esprimere convinzioni cos nette sull a validit imperitura dei minimi particolari delle prescrizioni dell'AT come appar e in 5,18-19: Ve lo assicuro che finch cielo e terra saranno, neppure una virgola della legge verr tolta, almeno sino alla fine del mondo. Perci chi trasgredisce a nche uno solo dei pi piccoli comandamenti e questo insegna agli altri, sar il pi pi ccolo nel regno dei cieli. Chi invece li osserva e questo insegna agli altri, sa r grande nel regno dei cieli. N altrimenti si deve valutare la precisazione, propr ia del primo vangelo, nella quale si auspica che la fuga, prevista per il tempo della crisi finale del mondo, non avvenga di sabato (24,20). Anche il particolar ismo rigido di alcuni passi induce nella stessa direzione. La missione dei disce poli rigorosamente limitata agli israeliti: Non prendete la via che porta ai pag ani e non entrate nella citt dei samaritani. Andate piuttosto alle pecore perdute del popolo d'Israele (10,5-6). Non in maniera diversa Ges si prospetta la propri a: Sono stato mandato soltanto per le pecore perdute del popolo d'Israele (15,24 ). Di sapore nettamente antipagano appaiono anche alcuni detti: Se salutate solt anto i vostri fratelli, che cosa fate di non comune? Non fanno lo stesso anche i pagani? (5,47); E se non ascolta neppure la comunit, consideralo a I Matteo, Introduzione tutti gli effetti come un pagano e un esattore di imposte (18,17). D'altra parte in senso opposto si possono fare rilievi altrettanto evidenti. E d i Matteo la citazione di Osea 6,6 nel contesto di una discussione che oppone Cri sto ai farisei sulla validit della legge mosaica del riposo sabatico: Se aveste capito che cosa significa questa parola del Signore: la mise ricordia che io voglio, non il sacrificio, non avreste condannato questi innocenti (12,7). L'amore misericordioso la vince sulla osservanza legalistica. Nelle anti tesi Cristo proclama non solo il superamento dei limiti di norme mosaiche, come i comandamenti di non uccidere (5,21-22), di non commettere adulterio (5,27-28), di amare il prossimo (5, 43-44),

ma anche l'abrogazione della normativa del divorzio (5,3132) e della legge del taglione (5,38-39). Cos pure pi di un passo dimostra un indi scusso universalismo. In proposito sono significativi il racconto della venuta degli astrologi a Betlemme (2 ,1-12), una parola di Ges: Questo lieto annuncio del regno sar proclamato in tutto il mondo e testimoniato a tutti i pagani (24,14), e il brano conclusivo: Andate dunque e di tutti i popoli fate discepoli (28,19). L'apertura al mondo pagano d unque netta e precisa. Come conciliare questi punti di vista contrastanti? Si noti che ambedue trovano espressione in passi che appartengono al patrimonio proprio del primo vangelo. S i pu ritenere con probabilit che la chiesa di Matteo sia stata mista, composta di un settore giudeo-cristiano di rigidi osservanti e di uno strato di cristiani ap erturisti. L'autore del vangelo avrebbe fatto da mediatore tra le due parti, com battendo gli opposti estremismi e l'unilateralismo di rigide posizioni. La legge di Mos resta valida, dice, ma soltanto intesa nella superiore pienezza che Crist o ha rivelato (5,17; 7,12; 22,40). La missione di Ges di fatto si limitata ai giu dei e non diversa stata quella dei discepoli durante la sua esistenza storica. D opo tutto Israele era il popolo di Dio, erede delle promesse dei profeti. Ma per ogni uomo, per i giudei come per i pagani, la fede la vera porta di ingresso ne lla chiesa e nella salvezza (8,10; 15,28). E tutti indistintamente sono chiamati a farsi discepoli di Cristo (28,19). Israele per la sua pertinace incredulit sta to Matteo, Introduzione 51 rifiutato da Dio e al suo posto subentra la chiesa come popolo aperto a tutti gl i uomini: Vi dichiaro che verranno dall'oriente e dall'occidente per prendere posto al banchetto nel regno dei cieli con Abramo, Isacco e Giacobbe; invece gli eredi naturali del regno saranno gettati fuori nella tenebra a piangere e a rammarica rsi (8, 11-12); Il regno di Dio verr tolto a voi per essere dato a un popolo che lo far fr uttificare (21,43) 9. Una indubbia presenza nella comunit matteana era quella di cristiani di estrazion e ellenistica, che potremmo denominare anomisti, proclamatori a parole e a fatti della assoluta libert dalla legge mosaica 10. Matteo vi si oppone con energia. Ge s non venuto per annullare l'AT inteso come realt normativa della vita dei credenti: Non pensate che io sia venuto per annullare la legge di Mos e l'insegnamento dei profeti; non sono venut o per annullarli ma per completarli (5,17). L'ano-mia, cio l'atteggiamento concre to di coloro che si pongono al di fuori della legge di Dio rivelata pienamente d a Cristo, cio un'esistenza vuota di amore fattivo (24,12), porta dritto, dice Mat teo, alla condanna eterna (7,23; 13,41). Non distanti da questo gruppo ecclesial e dovevano essere i carismatici che vantavano manifestazioni straordinarie dello spirito di Ges, come miracoli, profezie, liberazioni degli indemoniati, ma non s i curavano della fedelt pratica e operativa al suo insegnamento. Il primo evangel ista li contesta con estremo vigore (7, 21-23). Si tratta di falsi profeti; li r ivela il loro disimpegno di vita. Un albero si giudica infallibilmente dai suoi frutti. Con questo criterio di timbro prassistico si possono smascherare (7,15-2 0). Matteo mette cos in guardia la sua chiesa 11. 9 K. TAGAWA, Peopie and Community in the Gospet of Matthew, in NTSt 16 (19701 14 9-162 evidenzia molto bene i contrastanti punti di vista sulla legge e sulla mis sione, ma percorre un altro cammino di soluzione, facendo appello all'identifica zione che nella coscienza dell'evangelista si faceva tra Israele e la comunit cristiana. IO Cfr. G. BARTH, Das Gesetzesversaindnis des evangelisten Matthiius, in G. BORNKAMM - G. BARTH - H. J. HELD, Vberlieferung und Austegung im Mattlaius -Evangelium, Neukirchener Verlag, Neukirchen 21961, pp. 149-154. 11 In proposito vedi E. SCHWEIZER, Observance of the Law and Cha-

rismatic Activity in Matthew, in NTSt 16 (1970) 213-230; E. cememer, 52 Matteo, Introduzione Oltre che da questi settori ben caratterizzati, la comunit matteana si trovava qu alificata all'interno da preoccupanti fenomeni di degenerazione della vita crist iana. Primo. Era una comunit pigra, tiepida, in preda a manifestazioni di disarmo e lassismo morale. Il ritardo della venuta finale de! Signore, attesa come pros sima dalla chiesa primitiva (vedi le lettere di Paolo ai Tessalonicesi), doveva aver provocato stanchezza spirituale. Nella seconda parte del discorso sulla fin e del mondo (24,37.25,35) l'evangelista insiste con forza sulla necessit di vegli are, essere pronti, vivere nella fedelt, non lasciarsi andare: altrimenti si corr e il rischio di essere sorpresi dal giorno ultimo. Nella stessa prospettiva si c olloca l'accentuazione posta sul fare 12. Secondo. Non mancavano divisioni nel tessuto ecclesiale. I credenti vacillanti e rano sottovalutati, a volte persino disprezzati. I forti, sicuri di se stessi, s opportavano a cuor leggero che quelli si perdessero cadendo di fronte a ostacoli eretti irresponsabilmente sul loro faticoso cammino di fede (18,5-14). Lo spiri to fraterno e l'esigenza di perdonare con cuore sincero al prossimo, inculcati e nergicamente da Matteo (18,15-31), indicano la presenza di rigidismi, liti, anim o vendicativo. Terzo. Non meno preoccupante si presentava una certa arroganza, unita a espressi oni orgogliose, da parte dei capi della comunit. I titoli onorifici che i maestri giudaici della legge esigevano per s, si erano introdotti nella comunit cristiana, ro mpendo l'uguaglianza fraterna voluta da Cristo (23,8-11). Matteo spinto a far leva su una parola espressiva del Signore: Chi si innalza sar abbassato e chi si abbassa sar innalzato (23,12) e sul suo insegnamento circa la vera grandezza ammissibile nella chiesa: Chi dunque si far piccolo come questo bambino, sar il pi grande nel regno dei ciel i (18,4). All'esterno la chiesa si presentava come comunit missionaria, impegnata seriament e nell'annuncio del vangelo. Il discorso del c. 10 traccia un quadro completo de l suo Les prophtes chrtiens dans l'Evangile selon saint Matthieu, in M. DIDIER, L'Evangi le selon Matthieu, pp. 281-308. 12 Se ne riparler espressamente pi avanti. -n 53 atteo, Introduzione Mpegno apostolico. L'interesse del primo vangelo per missionari grande. rivolto soprattutto a incoraggiar-i in un lavoro compiuto tra mille difficolt e ostacoli. erch la presenza attiva dei credenti nell'ambiente non ass senza suscitare resist enze e ostilit; essi andarono ncontra a citazioni e processi davanti a tribunali giudaici pagani, dovettero subire la pena della flagellazione, perimentarono del azioni e tradimenti di amici e parenti 10,17-25). Era insomma una comunit persegu itata da giudei e da pagani. Soprattutto sembra che il suo vero e decisivo interlocutore fosse il giudaismo r abbinico del tempo, uscito dal concilio di Jamnia, che gett le basi della unit religiosa dei giudei, privati dopo il 70 di quella politica, ridotti a fare a meno d el tempio e del sacerdozio, attaccati alla legge e alla sua interpretazione trad izionale 13. I rapporti erano di violenta opposizione e serrata polemica. Lo prova il fatto che il primo vangelo non distingue tra maestri della leg ge e farisei, bollati ugualmente con termini di fuoco e senza misericordia. Bast a pensare alla requisitoria e alle invettive del discorso del c. 23. In realt al tempo di Ges il giudaismo era molto meno monocorde. Solo pi tardi, appunto dopo il 70, si impose l'indirizzo farisaico e rabbinico. Matteo vuoi preservare la sua chiesa dalla contaminazione dell'insegnamento dei maestri giudaici contemporanei , soprattutto dalla loro prassi ipocrita: Vi dichiaro che se la vostra obbedienz a al volere di Dio non supera l'osservanza dei maestri della legge e dei farisei , non entrerete nel regno dei cieli (5,20); Non praticate la vostra religione pe

r avere l'ammirazione della gente. Non potreste aspettarvi nessuna ricompensa da l vostro Padre celeste (6,1); Fate dunque e osservate tutto ci che vi potranno di re, ma non agite secondo la loro condotta, perch dicono e non fanno. Legano pesan ti fardelli e li mettono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito (23,3-4). D'altra parte in primo piano passa l'intento apologetico, cio la difesa della fed e cristiana contro le difficolt e 13 Cfr. W. D. DAVIES, Pour comprendre le Sermon sur la Montagne, Seuil, Paris 19 70, pp. 94-101. ui 14 Matteo, Introduzione contestazioni avanzate dagli avversari giudei nei confronti della messianicit di Ges di Nazaret, privo come era stato di splendore e di forza, messo in croce in m odo ignominioso. Un messia che pende dalla croce? La legge mosaica (DI 21,23) no n diceva che ogni uomo impalato era maledetto da Dio? La comunit cristiana fu cos tretta O i eagive. Matteo insister particolarmente sul onessianisnu umile e povero di Ges, mostrandone nello stesso tempo la perfetta corrispondenza con le promess e profetiche dell'AT. L'argomento della realizzazione in lui dl ci che le scrittu re sacre avevano preannunciato permetteva di passare al contrattacco, denunciand o l'ostinato e immotivato rifiuto dei giudei a credere e lanciando contro di lor o un verdetto inappellabile di condanna. La distruzione di Gerusalemme stava a d imostrare il giudizio divino. In proposito significativo, nella parabola degli i nvitati a nozze, il particolare matteano dell'incendio della citt (22,7) che allu de alla distruzione di Gerusalemme. Inoltre tutta la sezione dei cc. 21-23 appar e un rendiconto definitivo con il mondo giudaico. Questo nella foga della polemi ca ricorreva anche a basse insinuazioni; si propalava senza alcuno scrupolo la d iceria che i discepoli avessero trafugato il cadavere di Ges e si denunciava all' opinione pubblica l'annuncio cristiano della risurrezione come frutto di una col ossale frode da parte di scaltri imbroglioni. La reazione dei credenti non fu me no violenta. Si accusarono i capi di aver corrotto le guardie messe a presidio d el sepolcro (28,1115). II confronto, come si vede, avveniva senza esclusione di colpi, n erano risparmiati quelli pi bassi. Messianismo, popolo dell'alleanza, obb edienza alla volont di Dio: sono questi i campi sui quali il giudaismo dominato d al gran rabbinato e la chiesa di Matteo si fronteggiarono in un'aspra battaglia teologica. L'evangelista Questi, a grandi linee, i connotati della comunit cristiana matrice e destinatari a del primo vangelo. E il suo autore? Resta anonimo, ma si possono indicare alcu ni importanti lineamenti della sua figura. Con tutta probabilit si trattava di un cristiano convertito dal giudaiMatte, Introduzione 55 tono 14. Non difficile stilare un elenco eloquente di vi pressioni dal timbro co s marcatamente semitico da C'eludere dubbi fondati in proposito. Tra le pi caratte ristiche si vedano regno dei cieli invece di regno di Dio, Padre nostro (mio) ch e nei cieli, compiere la legge (5,17), la legge e i profeti (7,12; 22,40), la ca sa d'Israele (15,24), non uno iota n un apice della legge (5,18), la carne e il s angue e le porte degli inferi (16,1718), legare e sciogliere (16,19 e 18,18). Il vangelo dell'infanzia, vicinissimo al genere letterario della Haggada giudaica 15, non pu che confermare la tesi proposta. A suo favore giocano anche altri moti vi, soprattutto di carattere stilistico, che per amore di brevit vengono qui omessi 16. Pi significativa la collocazione dell'autore all'interno della chiesa in cui vide la luce il vangelo. Doveva essere un responsabile della comunit, un uomo di chie sa, una guida autorevole e preparata. La migliore qualifica sembra essere quella di pastore d'anime, preoccupato di problemi ecclesiali concreti. La sua teologi a di persona tutt'altro che sprovveduta, anzi tecnicamente molto preparata nell' uso della Bibbia, era tutta tesa a scuotere i fratelli dal torpore, a far matura re la loro fede nel senso di una fedelt operativa alla parola del Signore. Gli st ava a cuore la prassi cristiana, cio una esistenza intessuta di gesti impegnati di amore e di misericordia 17. Cristologi

a, ecclesiologia ed escatologia trovano in questa preoccupazione pastorale la loro ragion d'essere. Ges ha rivelato ai suoi il cammino dell'obbedienza e si offerto a modello. La chiesa la comunit dei discepoli che seguono Cristo e agiscono in conformit dei voleri del Padr e. La venuta finale del Signore motiva un atteggiamento di attesa vigile, fedele H G. STRECKER, Der Weg der Gerechtigkeit. Untersuchung zur TheoLogic des Matthdu s, Vandenhoeck-RuPrecht, Giittingen 21966, pp. 15-35 mette in dubbio questa opinione comune. n Si tratta di una vera e propria agiografia, avente per protagonisti i grandi p ersonaggi della storia biblica. Cfr. P. PERROT, Les rcits 4'enfance dans la Hagga da antrieure au He sicle de notre re, in RecSR 55 (1967) 481-518. 16 Vedi B. RIcAux, Tmoignage de l'vangile de Matthieu, pp. 37-41. 17 G. STRECKER, Das Geschichtsverstdndnis des Matthdus, in EvTh 26 (1966) 57-74, parla di un processo di eticizzazione a cui Matteo ha sottoposto il materiale tradizionale. lir Matteo, Introduzione parla p p contenuto e di forma? E se si rivela valida la seconda ipotesi, sorge l'esigenza di individuare le articolazioni, scoprire l'impianto, mettere in luce l'intelai atura che collega le diverse parti e i singoli brani. Gli esegeti no inproposito di piano del vangelo. Purtroppo non si raggiunto un sufficiente accordo 19. Inv il che nella migliore delle ipotesi non superer ece di proporre un piano globale ebbe l'indice di una forte ipoteticit credo sia meglio rilevare i diversi element i strutturali che fanno da pilastri di sostegno del vangelo e testimoniano il mo do di comporre del primo evangelista. Ci aiuteranno a coglierne a fondo il messa ggio. 57 56 Matteo, Introduzione e impegnata ed esclude ogni sicurezza nei credenti fondata sull'appartenenza Ist ituzionale e sacramentale alla chiesa, perch la separazione definitiva del giudiz io ultimo non sar fatta sulla base di motivi confessionali, ma unicamente In base al metro della prassi di amore (16,27; 25, 34-36). Matteo ha messo a servizio d ella crescita della sua comunit una scaltrita riflessione teologica. Lo scritto n on opera stesa a tavolino, propria di un intellettuale, Pla vangelo, cio parola d i annuncio della fede, incarnato in una precisa situazione storica, momento di f econda presa di coscienza della realt cristiana, cammino di fede che si personali zza nella storia, testimonianza viva e palpitante di una chiesa tesa a un lavoro di ricerca e di verifica. Se cos, si pu capire la fecondit per le nostre comunit cr istiane di oggi di un confronto con l'esperienza della chiesa di Matteo, da fars i sulla base del testo evangelico che ce ne ha trasmesso il doloroso travaglio e il lento procedere. Resta da fissare una data e un luogo. Certamente dopo il 70, dal momento che il giudaismo rabbinico con cui Matteo si confronta un fenomeno posteriore alla cadu ta di Gerusalemme. Con tutta probabilit negli anni 80. Con altrettanta probabilit si deve far conto di una localit della Siria, forse Antiochia. In tale direzione, oltre alla presenza nella regione di giudei e pagani con questi infatti la miss ione della chiesa matteana si scontra ( 10, 17-18) spinge l'interesse particolar e per Pietro. In Antiochia di Siria si verific lo show-dawn tra Pietro e Paolo (G a 2,11-14) che spinse la comunit cristiana locale a stringersi attorno al primo e a guardare con sospetto il secondo 18. Coordinate geografiche ampiamente riconosciuta l'esistenza di un quadro geografico, nel quale sono stat i collocati i fatti e le parole di Ges. Tranne alcuni ritocchi, Matteo dipende qu i da Marco, a cui va il merito di aver creato una struttura evangelica. Le grand i linee sono le seguenti: attivit di Cristo in Galilea con qualche puntata nei te rritori limitrofi (4-18), viaggio a Gerusalemme ( 19-20), dove si svolge l'ultim

a brevissima fase della sua missione conclusa tragicamente con la morte, che per rappresenta solo la penultima parola sul suo destino perch, partendo dalla domeni ca, egli appare ai suoi vivo e risorto (21-28). Pi dettagliatamente: dalla Galile a, dove Giuseppe suo padre si era ritirato e aveva preso dimora (2,22), Ges va in Giudea per farsi battezzare da Giovanni (3,13), ritorna poi in Galilea (4,12) e si stabilisce a Cafarnao (4,13). 11 lago di Tiberiade il centro della sua missi one; gli spostamenti seguono una traiettoria quasi obbligata: da una sponda all' altra dello specchio d'acqua (8,23.28; 9,1; 14,13.22.34; 16,5). Cafarnao (8,5; 1 1,1; 17,24), il territorio dei Gadareni (8,28), Nazaret ( 13,54), Genesaret (14, 34) e la sconosciuta Magadan (15,39) sono le 19 Cfr. F. NEIRYNCK, La rdaction matthenne et la strutture du premier vangile, in I . DE LA POTTERIE, De lsus aux Evangiles, pp. 4173; P. Rauca), De la Gense la fin d u monde: plan de l'vangile de Matthieu, in BTEib 2 (1972) 157-178; L. RAMAROSON, La strutture du premier Evangile, in SE 26 (1974) 69-112. LO SCRITTO Si visto sopra che vario materiale, proveniente da diverse fonti, entrato a far parte del vangelo di Matteo. Nasce dunque spontanea la domanda come esso sia sta to raccolto e disposto e secondo quali criteri letterari l'evangelista sia proce duto nella stesura. Ci troviamo di fronte a un affastellamento disorganico di br ani slegati tra loro, oppure a un'opera dalla precisa unit di 18 Cfr. G. BORNKAMM, Paulus, Kohlhammer, Stuttgart 21970, pp. 66 ss. 58 Matteo, Introduzione sole localit precisate. Nel contesto galilaico fanno eccezione due sconfinamenti, l'uno nel territorio pagano di Tiro e Sidone, dove Ges incontra la donna cananea (15,21), l'altro nell'estremo nord della Palestina, nel territorio di Cesarea d i Filippo, dove ambientata la professione di fede di Pietro (16,13). Ges lascia q uindi la Galilea e viene in Giudea (19,1), si dirige verso Gerusalemme (20,17) p assando da Gerico (20,29). Nella citt santa /a un trionfale ingresso (21,1-22). I l suo ultimo messaggio risuona nel tempio (21,12.23), mentre pernotta a Betania (21,17). Il monte degli Ulivi vede il suo ultimo insegnamento ai discepoli (24,3 ). Poi la passione, la crocifissione e la risurrezione. Ma l'atto finale avviene ancora in Galilea (28,16), dove il risorto aveva dato appuntamento ai suoi (28, 7.10). 11 vangelo si conclude dove era iniziato. Cronologia Pi indeterminate appaiono invece le annotazioni cronologiche. Propriamente non si pu parlare dell'esistenza di uno schema cronologico. Ci sono solo indicazioni sa ltuarie, determinative di questo o quell'episodio; inoltre esse sono di una gene ricit sorprendente. L'entrata in scena del Battista avviene in quei giorni (3,1). Un generico allora situa il battesimo di Ges (3,13), le tentazioni nel deserto ( 4,1) e altri momenti della sua attivit (8,1; 15,1; 19,13.27; 20,20; 22,15; 26,3.1 4). Altrettanto generiche le formule: in quel tempo (11,25; 12,1; 14,1), in quel giorno (13,1; 22,23), fattasi sera (8,16; 14,15.23; 26, 20). Soltanto poco pi pr ecisa la data della trasfigurazione: sei giorni dopo (17,1). Bisogna attendere i l racconto della passione e risurrezione per trovare dati cronologici meno gener ici, limitati per alla settimana santa: Tra due giorni Pasqua (26,2); il primo gi orno della settimana dei pani azzimi (26,17); dopo il sabato, all'alba del primo giorno della settimana (28,1). In conclusione si possono fare due constatazioni complementari. Innanzi tutto l' evangelista vuol narrare una storia. Contenutisticamente il vangelo si situa nel l'ambito delle cose accadute. Siamo di fronte non a una dottrina atemporale, ma a un preciso avvenimento che si colloca Ileo, Introduzione flusso del tempo e in una specifica cornice spaziale. 'Altra parte la sommariet d el quadro geografico e l'interminatezza dei dati cronologici 20 rivelano l'evide nte gema di intenti cronachistici, di pura ricostruzione iOrica, di incasellament o del fatto nel museo dellerealNidel passato. L'opera vangelo, cio annuncio di fede dfrizzato ai credenti con lo scopo evidente di far creiCere e maturare le comunit cristiane. Se ne parler a k. ngo pi avanti. Il dramma

Come fattore di unit interna si invece individuato un disegno dinamico. Al centro sta Ges e la sua azione. Coglierne i momenti importanti, seguire lo snodarsi e l a progressione della sua vicenda, indicarne la traiettoria scoprendone cos il sen so profondo, potr introdurci in una lettura penetrante del vangelo. Sembra dovers i ammettere che Matteo intenda presentare il dramma del confronto Cristo-Israele , proiettato per sullo sfondo della storia della salvezza e visto alla luce del p rogetto di Dio che vuole instaurare il suo regno di giustizia e di pace. L'esist enza di Ges prende senso all'interno di questo quadro storico-teologico. Israele ha certamente uno spessore di concretezza storica, ma entra in campo come popolo dell'elezione e dell'alleanza divina. E non si pensi che il dramma abbia protag onisti lontani e diversi da noi. Perch l'esito finale che all'orizzonte della mor te e risurrezione del Signore sorge il nuovo popolo di Dio, la chiesa, comunit me ssianica dei tempi nostri che sono gli ultimi, incarnazione precaria e parziale, ma pur sempre reale, del regno di salvezza destinato a tutti gli uomini. Nella vicenda di Ges si gioca il destino di vita e di morte dell'umanit e del mondo. La sua presenza tra di noi costituisce la piattaforma concreta su cui il Padre inco ntra ogni persona umana, il n ti confronto con il quarto vangelo rivela che Ges si rec a Gerusalemme pi di una volta e che la sua missione dur pi di un ano, come invece lasciano intendere i sin ottici. Sappiamo poi che il quadro topografico e cronologico dei brani evangelic i convenziona' le e che gli evangelisti non intesero proporre un'esatta successi one degli avvenimenti. 59 61 n11 Matteo, Introduzione luogoi In cui il regno si fatto vicino e appella a un ~mulo cambiamento di vita (4,17). liceo i punti salienti secondo la prospettiva di Matteo che, pur seguendo Marco, fa opera altamente personale. Il prologo, di estrema densit teologica (cc. 1-2), presenta in sintesi tutto il dramma. La promessa divina dell'AT, legata ad Abra mo e a Davide, giunge a compimento in Ges di Nazaret. Ma il suo popolo lo rifiuta : Erode e Gerusalemme ne impersonano la reazione negativa e incredula. C' per chi lo accoglie: gli astrologi, venuti dal lontano oriente per adorarlo e portargli doni, rappresentano l'universalit dei popoli che l'annuncio evangelico chiama a d iventare discepoli del Signore. Israele ha fatto il suo tempo; ha ora inizio il cammino nella storia del vero popolo di Dio, che la comunit messianica aperta a t utti gli uomini. Illuminato il senso globale del dramma storico-salvifico, l'evangelista pu tracci arne le tappe. La prima costituita dall'entrata in scena del protagonista, Ges. L o introduce Giovanni, dal quale battezzato al Giordano; respinge la tentazione d iabolica e viene in Galilea (3,1-4, 15). La seconda tappa pu essere definita la p rimavera di Galilea (4,16-10,42). Ges annuncia la prossimit del regno di Dio (4,17 .23), insegna (4,23;9,25 e tutto il discorso della montagna), guarisce ogni mala ttia e infermit (4,23; 9,35; cc. 8-9). questa la triplice missione del messia: ar aldo, maestro e salvatore. Con lui c' la sua chiesa. Sceglie dodici discepoli a c ui affida la sua stessa missione di annuncio, insegnamento e liberazione (c. 10, in particolare i vv. 1.7.8). Ma non tardano ad apparire sul cielo della sua esistenza fosche nubi: dubbi, inc omprensioni e ostilit occupano i cc. 11-13. Sconcertato dall'atteggiamento di Ges, il Battista manda una delegazione di discepoli a esprimergli le sue perplessit ( 11,2-3). I giudei rifiutano il precursore e il messia ( 11,16-19). Le citt setten trionali del lago di Galilea non accolgono l'appello alla conversione (11,20-24) . I farisei giungono a far progetti di violenta soppressione (12,14). La folla n on comprende (13,13). I nazaretani si mostrano diffidenti e increduli (15,53-58) . Non manca per l'altra faccia della medaglia. Ges trova in uomini semplici destin atari disponibili alla rivelazione divina dei segreti del regno (11,25-26). i'leo, Introduzione situazione va peggiorando; si pu ormai parlare di si della missione di Ges in Gali lea (cc. 14-18). Egli si ritira sempre di pi all'interno della cerchia dei discep

oli (14,13; 15,21; 16,4), ai quali confida il suo destino dl morte e risurrezion e (16,21; 17,22-23). Prepara cos il futuro della comunit messianica fondata su Pie tro (16,17-19) e costruita attorno ai dodici (10,1-5), chiamata , a verificarsi come fraternit (c. 18). Dalla semplice prospettiva del destino tragico si passa al cammino verso la croc e e la glorificazione. Ges sale a Gerusalemme, dove ha luogo lo scontro decisivo. Le parabole dei due figli, dei vignaioli omicidi e del festino nuziale (21,28-2 2,14), unitamente al c. 23, costituiscono la parola definitiva di condanna lanci ata contro i capi del giudaismo increduli e uccisori del messia (cc. 19-23, a cu i unito il discorso sulla fine dei cc. 24-25). La soluzione finale del dramma ha luogo nella settimana di pasqua. Si compie il destino del figlio di Dio umiliato nella crocifissione e morte ma glorificato da l Padre nella risurrezione. il Signore del mondo, presente nella chiesa, vero po polo di Dio aperto a tutti i popoli (cc. 26-28). Al di sopra di queste articolazioni Matteo pone come pietre miliari del cammino terrestre di Cristo una ripetuta annotazione: Da allora Ges incominci ... La prima si situa all'inizio della sua missione, qualificata in termini di lieto annunci o del regno e di appello urgente al cambiamento di vita (4,17). La seconda, coll ocata verso la fine dell'attivit in Galilea, se