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EROS – L’AMBIGUITA’ DELL’AMORE FRA SACRO E PROFANO Con la parola “Amore” intendiamo dei sentimenti diversi: l'amore della madre verso un figlio o l'amore, ad esempio, di un uomo verso la propria donna; malgrado la varietà di lessici che tutti i linguaggi del mondo hanno, noi abbiamo un unico termine per definire e indicare questa sensazione emotiva; malgrado l'amore verso Dio sia diverso dall'amore con impronta carnale che si ha verso il compagno o la compagna il termine che usiamo è sempre uno solo: “Amore”. Questa ambiguità ha un riflesso diretto nell'Arte e ha trovato difficoltà di espressione nel corso della storia; si è cercato in vari modi di rappresentare queste diversità dell'amore in un'unica essenza. Per l’occasione sono stati scelti alcuni capolavori che andiamo ad analizzare in modo attento in alcuni loro aspetti. Cominciamo con un'opera antica, “il Trono Ludovisi”, che si trova a Roma nel Museo nazionale romano di palazzo Altemps; è stato trovato a Roma ma molto probabilmente è un oggetto che proviene dalla Calabria perché si tratta di una scultura MagnoGreca, forse proveniente da Locri e databile intorno al VVI sec. a.c., facente parte di un tempio dedicato ad Afrodite. Doveva quasi sicuramente far parte di un altare fatto come una sedia, con dietro lo schienale e ai lati dei braccioli. Sul retro è rappresentata presumibilmente Afrodite che nasce dal mare; dalla spuma (aphrós) del mare di Cipro, come dice Esiodo, esce sostenuta da due Horai. Afrodite è la Venere dei Romani o perlomeno una dea assimilabile a Venere, la dea della bellezza e dell'amore. Nell'immaginario collettivo Afrodite è la dea dell’ amore carnale ma se leggiamo il “De Rerum Natura” di Lucrezio quest’opera inizia con un inno ad Afrodite perché lei non è solo la Dea dell’amore ma anche la Dea della procreazione anche non sessuata, che in qualche modo fa germogliare i campi e per la quale gli animali fanno le cucciolate. Lucrezio inizia con invocazione ad "Alma Venus”, cioè a Venere nutrice, Venere quindi intesa come Natura che va ben oltre il concetto dell'amore sessuale. Trono Ludovisi Più importanti sono senz’altro le figure che compaiono sui due braccioli. Su di essi si sono voluti rappresentare appunto questi due aspetti diversi dell’amore che, sin dal momento del ritrovamento del trono, sono stati chiamati “amore sacro” e “amore profano. Ora noi, guardandoli, tendiamo a ritenere l'amore profano quello carnale, legato alle prostitute, e invece è quello che caratterizza i rapporti interumani...quindi l'amore di un uomo per una donna o per un figlio, l'amore che riguarda il genere umano, e ha la forma di una donna vestita con in mano un contenitore di incenso (vedi foto a sinistra) e dall'altra parte invece c'è l'amore sacro, una sacerdotessa che è una Menade, una prostituta sacra (foto a destra). Bisogna a questo punto fare una considerazione: noi abbiamo oggi un concetto della prostituzione tutto moderno, diverso da quello che avevano gli antichi. Nell’antichità la prostituzione sacra era importantissima perché, essendo forte il senso che si aveva dell'amore, succedeva che donne di qualunque livello o rango sociale potevano decidere come offerta, come voto da fare agli dei, di passare un periodo della loro vita facendo la prostituta, magari anche solo per una notte. Il ragionamento poteva essere questo: "Mio marito parte per la guerra?...se mio marito torna vivo, io vado anche per una notte sola a fare la prostituta sacra”.

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EROS – L’AMBIGUITA’ DELL’AMORE FRA SACRO E PROFANO      Con    la parola  “Amore”  intendiamo dei  sentimenti   diversi:  l'amore della madre  verso un  figlio o  l'amore,  ad esempio, di un uomo verso la propria donna; malgrado la varietà di lessici che tutti i linguaggi del mondo  hanno, noi abbiamo un unico termine per definire e indicare questa sensazione emotiva; malgrado l'amore verso Dio sia diverso dall'amore  con  impronta  carnale  che  si ha  verso  il  compagno o  la  compagna  il  termine  che usiamo  è sempre uno solo: “Amore”.  Questa ambiguità ha un riflesso diretto nell'Arte e ha trovato difficoltà di espressione nel corso della storia; si è cercato in vari modi di rappresentare queste diversità dell'amore in un'unica essenza. Per l’occasione sono stati scelti alcuni capolavori che andiamo ad analizzare in modo attento in alcuni loro aspetti. Cominciamo con un'opera antica, “il Trono Ludovisi”, che si trova a Roma nel Museo nazionale romano di palazzo Altemps; è  stato  trovato a Roma ma molto probabilmente è un oggetto  che proviene dalla Calabria perché  si tratta di una scultura Magno‐Greca, forse proveniente da Locri e databile intorno al V‐VI sec. a.c., facente parte di un tempio dedicato ad Afrodite. Doveva quasi sicuramente far parte di un altare fatto come una sedia, con dietro lo schienale e ai  lati dei braccioli. Sul retro è rappresentata presumibilmente Afrodite che nasce dal mare; dalla spuma (aphrós) del mare di Cipro,  come dice Esiodo, esce sostenuta da due Horai. Afrodite è la Venere dei Romani o  perlomeno  una  dea  assimilabile  a  Venere,  la  dea  della  bellezza  e  dell'amore.  Nell'immaginario  collettivo Afrodite è la dea dell’ amore carnale ma se leggiamo il “De Rerum Natura” di Lucrezio quest’opera inizia con un inno ad Afrodite perché lei non è solo la Dea dell’amore ma anche la Dea della procreazione anche non sessuata, che  in qualche modo  fa  germogliare  i  campi  e per  la quale  gli  animali  fanno  le  cucciolate.  Lucrezio  inizia  con invocazione  ad  "Alma  Venus”,  cioè  a  Venere  nutrice,  Venere  quindi  intesa  come  Natura  che  va  ben  oltre  il concetto dell'amore sessuale.  Trono Ludovisi 

 Più  importanti  sono  senz’altro  le  figure che compaiono sui due braccioli. Su  di  essi  si  sono  voluti  rappresentare appunto  questi  due  aspetti  diversi dell’amore  che,  sin  dal  momento  del ritrovamento  del  trono,  sono  stati chiamati  “amore  sacro”  e  “amore profano.       

 Ora  noi,  guardandoli,  tendiamo  a  ritenere  l'amore profano  quello  carnale,  legato  alle  prostitute,  e invece  è  quello  che  caratterizza  i  rapporti interumani...quindi  l'amore  di  un  uomo  per  una donna o per un figlio, l'amore che riguarda il genere umano,  e ha  la  forma di una donna  vestita  con  in mano un contenitore di incenso (vedi foto a sinistra) e  dall'altra  parte  invece  c'è  l'amore  sacro,  una sacerdotessa  che  è  una  Menade,  una  prostituta sacra (foto a destra).       

Bisogna  a  questo  punto  fare  una  considerazione:  noi  abbiamo  oggi  un  concetto  della  prostituzione  tutto moderno,  diverso  da  quello  che  avevano  gli  antichi.  Nell’antichità  la  prostituzione  sacra  era  importantissima  perché, essendo forte il senso che  si aveva dell'amore, succedeva che donne di qualunque livello o rango sociale potevano decidere  come offerta,  come voto   da  fare agli dei, di passare un periodo della  loro vita  facendo  la prostituta, magari  anche  solo per una notte.  Il  ragionamento poteva  essere questo:  "Mio marito parte per  la guerra?...se mio marito torna vivo, io vado anche per una notte sola a fare la prostituta sacra”.  

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C'erano addirittura ragazze che, essendo orfane e non potendo avere una dote, andavano nel tempio e facevano per un periodo le prostitute sacre. In ogni caso  il concetto della prostituta e del cliente erano diversi da quello di oggi:  il tipo di unione sessuale era qualcosa che poteva avere scopi diversi;   noi oggi siamo figli di una moralità contorta, frutto della cultura giudaico‐cristiana fallocratica che ci è stata imposta. La prostituzione sacra veniva vissuta  con enorme rispetto nei confronti di chi la praticava. Per  rappresentare    i due modi diversi del  tema amoroso queste due  figure  incarnano questa duplice essenza, l'amore profano che è tipicamente umano, e l'amore sacro rivolto verso gli dei. In epoca più avanzata  il tema di Eros continua a far pensare; Plinio  il Vecchio, uno scrittore romano del I secolo d.c., ci racconta come un giorno uno dei più importanti uomini politici di Atene, Temistocle, ebbe l'idea di far fare una  statua  che  rappresentasse  l'amore.  Premesso  che, nessuna delle  statue  originarie  ci  sono  rimaste...(a noi sono rimaste le copie fatte dai Romani qualche sec. dopo) gli scultori da subito trovarono difficile questo incarico e  la maggior  parte  di  essi  arrivò  alla  conclusione  che  non  si  potesse  fare  una  statua ma  diverse.  Lisippo  ad esempio decise di rappresentarlo come qua sotto.   Lisippo si pose  il problema se  l'amore vero sia veramente quello di quando un uomo vive con  la donna vicino perché, per quanto la possa amare, prevalgono poi tante altre considerazioni ed aspetti; l’ amore vero secondo lui è  quando  si  vede  una  persona  da  lontano  che  improvvisamente  ti  piace...ancora  non  si  sa  niente  di  quella persona, se è antipatica magari. Ma  il momento dell'innamoramento dura un attimo, non si ha  il tempo di fare considerazioni ulteriori. L'amore non è  quando Eros ha tirato la freccia che ti prende al  cuore, ma quando è così stordito che non riesce neanche ad incordare l'arco; è un momento effimero perché nel momento in cui la freccia è scagliata i giochi sono fatti. 

                                   Un altro scultore greco, Skopas, diceva  invece che é  impossibile fare un’unica statua che raffiguri l'amore; ce ne vorrebbero almeno tre: una,  l’Eros propriamente detto, che rappresenti  l'eccitazione di quando vedi  la persona che ami, la bramosia dell'amore; la seconda, Pothos, è invece l'amore inteso come nostalgia, di quando ti manca la persona che ami, il figlio che non vedi da tanto tempo e lo rappresenta come nella foto sopra: una figura che non  pensa  ad  altro,  che  è  dispiaciuta;  la  terza  è  una  statua  che  rappresenta  Tanathos    cioè  la  morte,  la disperazione che ti prende quando una cosa che era un amore meraviglioso non c'è più.     Ora noi non sappiamo come  lo  scultore  abbia  rappresentato  Eros  e  Tanathos mentre  abbiamo diverse  copie  della  statua  intermedia Pothos, perché la nostalgia è diventata per molta gente l'occasione per fare le statue funerarie. Sotto la statua si può notare una pernice che è un uccello che nell’antichità veniva considerato portatore di sfortuna,  relativo al mondo dei morti;  ancora oggi si dice una cosa perniciosa. Questa è la risposta che davano gli antichi.  C’era però un modo molto  comune per  rappresentare  l’amore  che  c'è  tra due  individui:    l'amore  inteso  come Kairos (il momento giusto o opportuno). Lo scultore ellenistico Leocare si pose anche lui la domanda che cosa fosse l'amore e pensò di trovare la risposta appunto  in Kairos.   

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Raffigurò cioè un uomo alato  (come eros) che ha  le ali dietro  la schiena ma anche  ai  piedi...perché  l'amore  è  fatto  di  occasioni  che  bisogna  cogliere  al volo; se ti scappano è finito, lo si perde. Quando l'amore viene verso di te ha i capelli  lunghi davanti per  farsi prendere, ma basta che  ti passa che dietro è calvo,  i capelli non ce  li ha (vedi figura). Ha  in mano un rasoio sulla cui  lama tiene  una  bilancia  in  equilibrio.    La  bilancia  non  può  essere  in  equilibrio perché nell'amore  importantissima è  la  fortuna...e allora uno dei piatti della bilancia dall'amore viene fatto sbilanciare, con  il segno delle   corna che è un segno di  fortuna, per  farci capire che  l'amore è  fatto sì di scelte nette però bisogna avere anche una buona dose di fortuna.  La  formella  che è del  I  sec. a.c. ed è  conservata nel museo archeologico di Torino, viene da Ivrea. La figura è Kairos, uno degli epiteti di Eros.  

Questo tema è ripreso anche nella pittura romana.  Da Pompei l'affresco in visione, dove è rappresentata la casa di Marte e Venere.  

 Si vede Eros da una parte che sta  incordando  l'arco con certa  difficoltà,  dietro  le  tre  figure  di  Eros,  Pothos      e Thanatos (le tre immagini che aveva utilizzato Skopas per raffigurare  l'amore), poi  ci  sono  le Cariti,  cioè  le Grazie come  vengono  chiamate  nell’antica  Roma,    che  fanno parte  della  corte  di  amore  e,  in  primo  piano,    per rappresentare  il  tema  più  sessuale    dell’amore,  ci  sono Venere e Marte, i due amanti per eccellenza. Questo per rappresentare  meglio  l'aspetto  più  reale  dell'amore, perche due persone unite dal matrimonio possono stare insieme anche per  inerzia mentre due amanti  solo  se  si desiderano.     Questo tema non è solo degli antichi perché l’idea di due amanti   si trova anche  in pitture più recenti. Come è nel caso del pittore Piero di Cosimo del 1400, un personaggio 

molto particolare  considerato alla  sua epoca un pazzo;  in  realtà  lui  si  sentiva  così  libero da    vincoli  religiosi e quindi rappresentava quello che gli pareva. Il dipinto, che si  trova a Berlino, ufficialmente  rappresenta Venere e Marte addormentati, ma  in  realtà ci sono simboli    particolari  come  in  tutta  la  pittura  di  questo  pittore. Dietro,  un  paesaggio  con  dei  putti  che  stanno giocando con  le armi di Marte che simbolicamente rappresentano  la forza,  la corazza  intesa come  le difese che ognuno di noi mette quando si trova a confrontarsi con un'altra persona. 

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poi ci sono, legate alle due figure, una farfalla su Venere e una mosca su Marte... la mosca è quella che dà fastidio, ti gira intorno intendendo che nell'unione fra due persone quello che pizzica, che cerca sempre il rapporto sessuale è l'uomo , la mosca che non ti lascia mai in pace. La farfalla bellissima invece si posa sulla gamba di Venere  ed è quella che attrae con i suoi colori.  Altro simbolo che vediamo è poi il coniglio. Il coniglio nella simbologia già antica ma poi anche nel Rinascimento rappresenta il sesso femminile perché la vagina in  latino si dice “cunnus” e  “cuniculus” (coniglio) era la parola che somigliava di più; per cui il coniglio nell'arte 

rappresenta sempre il sesso della donna.  È interessante notare che Venere è nuda ma con un velo intorno come a dire che la nudità cruda in qualche modo è scontata. il velo invece che copre suscita interesse, morbosità. Lei non dorme, è desta, ha gli occhi semi‐aperti. I due hanno fatto all'amore e stremati si sono addormentati. lei ha vicino a sé un ragazzino che è Amore cupido che le sta parlottando. Dall'altro  lato c'è Marte  in posizione scomposta,  innaturale;   sembra essere quasi  in coma, tutto ripiegato senza l'armatura  che non  c'è  più  tranne per  il braccio destro  che  impugna  e  che  rappresenta  il  sesso maschile...Lui dorme profondamente.  Apollodoro,  storico  dei  miti  greci,  del  periodo  ellenista,  racconta  una  leggenda.  Un  giorno  era  scoppiata sull'Olimpo durante un pasto fra gli Dei una disputa: durante un rapporto sessuale chi prova più piacere, un uomo o  una  donna?    Gli  Dei  avevano  cominciato  a  litigare;  alla  fine  pensarono  di  trovare  la  soluzione  andando  a domandare a Tersite  che era  stato  sia uomo  che donna, un  vecchio  indovino nominato anche da Omero nell' Iliade. Questi, ormai vecchissimo, avrebbe risposto in questo modo. "se noi consideriamo il piacere come un peso che si porta,  la donna porta cinque volte  il peso che porta un uomo ma se ne stanca di meno. Ecco allora che anche  nella  pittura  di  Piero  di  Cosimo, Marte  è  rappresentato  in  uno  stato regredito,  infantile,  con  la  posizione della  mano  quasi  fetale,  pur  essendo Marte  il  Dio  della  guerra..  i  due uccelletti  in  fondo  al  dipinto  sono colombe  e  rappresentano  il  simbolo delle  due  figure  attaccate  che  tubano. Gli  amorini  intanto  stanno  giocando dietro  con  le  armi  di Marte;  quelli  che sono strumenti di guerra sono diventati dei  giochi  e  fa  quasi  ridere  l’idea  di come  tutto quanto  sia  ridotto  a niente di  fronte  a  quello  che  la  forza dell'amore,  della  sessualità  rappresenti in questa circostanze  Uno però dei dipinti più famosi è quello di Tiziano Vecellio ed è “Amore sacro e Amore profano” del 1514. Anche qui, a differenza di quello che si può credere,  l'amore sacro è  la donna nuda e  l’amore profano quella vestita.  il dipinto  fu  commissionato  da  un    giudice  veneziano  che  si  chiamava  Niccolò  Aurelio  che  aveva  sposato  una ragazza, Laura Bagarotto, di cui l'anno prima aveva fatto ammazzare il padre dopo averlo condannato a morte. In occasione del matrimonio il giudice commissionò a Tiziano questo dipinto.  

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 Vi è rappresentato un sarcofago trasformato in una fontana su cui siedono due donne. in mezzo c'è un putto che sta muovendo  l'acqua. Questo è uno dei quadri su cui si è sviluppata  la maggior quantità di studi perché ha dei particolari  interessantissimi...vediamone  insieme  alcuni:    la  figura  della  donna  che  incarna  l’Amore  profano  è completamente    vestita;  innanzitutto  è da notare  che  è  la  stessa donna  con due  aspetti diversi di una  stessa essenza.  E’  totalmente  vestita,   ha  anche  i  guanti,  e  guarda  verso noi. Dietro di  lei  c'è un paesaggio  con una montagna, due conigli liberi, uno bianco e uno scuro, poi  c'è una strada tortuosa che porta verso un castello con una  torre che sembra imprendibile e si vede un cavaliere che di corsa sale su questa strada.. la ragazza è seduta e tiene in testa un ramoscello di mirto , pianta sacra della Dea Venere e con soddisfazione tiene, proteggendolo, un vaso. Poi c’è  l'altra figura nuda,  la stessa persona, che tiene una  luce  in alto come per fare  luce..lei è seminuda con le parti pudende coperte di bianco; sta seduta sull'orlo della fontana. Se guardiamo dietro di lei notiamo un paesaggio  luminoso  e pianeggiante, ben diverso dall’altro;c'è un  coniglio  insediato da un  cane però non  è un coniglio libero, poi si vede un lago ed una chiesa, due cavalieri che non stanno correndo ma stanno pacificamente sulla riva del lago. C' è anche un pastore con pecore che stanno sedute,  a rappresentare un'immagine bucolica. Nel sarcofago si vedono due stemmi, quelli di Aurelio e quello di Laura Bagarotto.  Da una parte   quindi  l’amore profano  con dietro  la parte oscura  e dall'altra  l’  amore  sacro  cioè  limpido,  aperto,  lucente. Ma  i due aspetti non sono ben distinti  tanto è vero che  l’acqua che unisce  i due aspetti dell'amore   viene mescolata    in mezzo dall'Eros; non c'è un punto dove finisce uno e comincia l'altro. Il risultato è la mescolanza che esce di sotto; come dire che, in occasione di questo matrimonio, l'augurio che viene fatto è che in realtà ci sia una giusta dose dell'uno e dell'altro aspetto...non ci sia una totale castità ma neanche una totale lascivia … il giusto equilibrio dato dalla mescolanza e infatti, in mezzo poi a indicare tutto, c'è una pianta, il cardo che è un simbolo di unione delle due  essenze  dell'amore.  Sul  sarcofago  altre  scene  non  casuali;  da  una  parte  il  ratto  di  Proserpina  secondo  la leggenda figlia di Demetra. Una ragazza di 15 anni, simbolo della natura che fiorisce. Ade,  il Dio del regno dei morti, si  innamora di  lei e  la rapisce...quindi la violenza, la donna che viene rapita e portata via. la scena mostra che la porta sul suo   

 

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carro nell'aldila...Dall'altra parte Venere e Adone.... Lei si  innamora di questo pastore e allora Marte, amante di Venere  e  geloso  di  Adone  nel momento  che  Adone  sta  dormendo  lo  uccide..Venere,  rendendosi  conto  della morte, interviene ma si ferisce il piede e con l'icore, il sangue degli dei, che le sgorga macchia un fiore che si trova li a terra dando origine alla rosa. Un amore comunque casto perché in realtà era amante di entrambi; l'intervento, seppur non riuscito,  di una Dea per salvare una persona che ama. Le differenze  e  i motivi di questi due  forme diverse dell'amore.  Le due donne non  rappresentano quindi una donna nello specifico ma genericamente il tema dell’amore. 

Poi c'è  il Guercino che riprende  il  tema dell'amore ma  in modo diverso. Anche qui  c’è Venere e Marte e  si vede  che  i  mezzo a loro interviene Eros ma qui non si  sta occupando di  loro due ma  si  sta occupando  di  noi  spettatori.  I protagonisti  non  stanno  facendo all'amore  perché  ci  siamo  noi  a guardarli  e  allora  lei  arrabbiata  indica verso di noi e chiede ad Eros di toglierci di torno. L'unico modo a quanto pare è farci  innamorare  e  allora  Eros  punta l'arco  verso  di  noi.  Questo  è  un espediente  del  Guercino  per coinvolgerci  come  spettatori nell'emozione che è  il  tema del quadro dei primi del ‘600.  

 In quegli anni c'è un'altra persona che si occupa di questo argomento e se ne occupa  in modo ancora diverso: Caravaggio. Caravaggio era bisessuale e fu capace di eccessi terribili  in un senso e nell'altro. ad un certo punto venne contattato dal Marchese Vincenzo Giustiniani che gli chiese di fare un quadro  che  rappresentasse  l'amore.  L’artista  aspettò  a lungo prima di  fare questo dipinto  facendo nel  frattempo altri quadri poi alla fine si mise all'opera.  Il quadro si trova ora alla Pinacoteca di Berlino e quando fu reso pubblico a Roma nel 1604, fece subito scandalo perché Caravaggio  lo chiamò “Omnis vicit Amor”,  l'amore vince tutto.. all'epoca era  il  titolo di   una  famosa canzone che andava di moda. Dopo  che  per  tutto  il Medioevo  c’era  stata  solo musica sacra  e  nel  1500  anche  profana, ma  di  corte,  nel  1600 circolava  la  canzone,  cioè una musica  che non  richiedeva nemmeno  l'accompagnamento musicale e che tutti quanti potevano cantare per  strada; e si chiamava giusto canzone  quel  componimento  musicale  che  aveva  come  tema l'amore.  Ebbene  la  canzone  più  cantata  all'epoca  era “omnis  vicit  amor”  alla  quale  si  ispirò  Caravaggio. Nell'angolo  in basso del dipinto  l’artista mette un spartito che è quello della canzone con tracciate delle note reali... si vede  la  prima  parola  che  è  vicit  (vince)  ....tra  l'altro importante  da  notare  Vincenzo  (Vincentuius)  colui  che  vince,  in  quest'ottica  la  V  è  una  sorta  di  firma  del committente nell'esecuzione del quadro. Oltretutto c'è da dire una cosa...Caravaggio, come molti artisti dell'epoca, era anche compositore di canzoni, e anche progettista e fabbricatore di strumenti musicali ; c'era uno strumento musicale, il tetracordo (una specie di violino con quattro corde) disegnato e costruito da Caravaggio. Lui quindi era anche un esperto di musica.   

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Per  rappresentare  l’Amore ha  fatto  il primo  scandalo  rappresentando appunto  l’amore  come un  ragazzo nudo direttamente    posto  davanti  all'osservatore;  questo  ragazzo  non  è  un  personaggio  qualsiasi,  era  Cecco  del  Caravaggio , cioè un ragazzino di tredici anni, amante del pittore che ne aveva quasi quaranta.  Tutti sapevano che era  l'amante di Caravaggio, abitavano  insieme; Cecco era un pittore  in erba che poi,   morto Caravaggio, diventerà un pittore mai arrivato a livelli eccelsi.   

Rappresentare  questo  ragazzo  che  tutti conoscevano destò scandalo perché si esibisce  una nudità sfacciata senza  la volontà di tenere adombrata  la  sua  sessualità  che  si    rivolge proprio verso di noi quasi  in modo spudorato, con  uno  sguardo  canzonatorio.  Il  marchese tenne questo quadro  in camera da  letto e poi se ne liberò. Fu comprato poi da un Cardinale e anche questi lo tenne  nascosto. Che cosa rappresenta il quadro?  L’amore vince tutto  e  lo  fa  con  gli  occhi    ammiccanti  del personaggio  che  guarda  verso  noi.  Sta guardandoci con un'espressione strana e ha  in mano  due  frecce,  una  freccia  rossa  e  l'altra nera  che  stanno  insieme  a  significare l'ambiguità  dell'amore.  Le  frecce  sono  strette  con  forza quasi a  confondersi  l’una  con  l’altra tanto da non rendere chiaro la punta dell'una a quale  delle  due  corrisponda.  il  viso  in particolare  presenta  denti  sporchi,  non  è  un personaggio  che  esprime  gentilezza, morbidezza  ma  molto  carnale,  violento.  Il ventre è piegato non è  liscio semplicemente, è anche  lui  un  po’  lascivo,  da  ragazzo  di  strada ma nonostante questo  l’ amore vince  tutto. Ci sono  una  serie  di  cose  messe  a  ostacolare l'amore ma l'amore con nonchalance passa e le scavalca, senza sacrificio senza difficoltà. E cos’ è  che  l'amore    vince?  l'Arte,  rappresentata dalla  musica,  l'ideale  umano  dell'edificazione delle costruzioni  rappresentate da un  regolo e 

un compasso; tutto ciò che l'uomo ha fatto è superato. L'Arte è rappresentata anche da una corona di alloro che simboleggia la poesia; l'amore  vince la guerra e si vede ai piedi del ragazzo un’armatura... Vince la scienza e dietro la gamba destra del ragazzo si vede appena accennato un globo stellato che rappresenta l'universo. Di tutti gli elementi che vengono considerati  importanti per  l'uomo  l’amore se ne  infischia,  li supera tutti.  Da un'altra parte si vedono i simboli di tutto ciò che rappresenta il potere. C'è una corona, uno scettro e persino una porpora  imperiale. Ma qualunque  cosa  viene  scavalcata dall'amore. C'è una  sola  cosa  che  l'amore  supera strusciando, che  lo costringe ad un maggiore  impegno: un  sudario  sepolcrale e un  sarcofago che dal  sudario è coperto. E’ come dire  che  tutto quanto viene  superato dall'amore ma  la morte è  ciò che mette più alla prova questa emozione tanto che la supera sempre ma con difficoltà. In un'elegia Properzio, poeta latino, dice: l'amore prende tanto tempo ma dopo un po' il tempo si prende l'amore.  L'amore di Caravaggio fece talmente scandalo che il dipinto, come tutte cose segrete era conosciuto da tutti e così nello  scandalo  che  circolava  quello  che  prima  era  un  amico  di  Caravaggio  poi  diventò  il  suo maggior  rivale antagonista  ,  certo  Giovanni  Baglione,  il  quale  decise  di  rispondere  a  questo  dipinto  facendo  il  suo  amore vincitore. Come l'ha realizzato? Secondo  lui  l' amore di Caravaggio è sporcizia e allora nella sua raffigurazione ha rappresentato Caravaggio qua sotto scavalcato da un 'altro amore, quello divino e puro. Una sorta di Arcangelo Gabriele che sta trafiggendo con una  lancia, dopo aver  sconfitto  il Demonio, anche  l'amore di Michelangelo  che ha  le  frecce  spezzate. Quando questo  dipinto  è  stato  fatto  doveva  rappresentare  una  risposta  polemica  invece  si  è  rigirato  contro  l'autore, perché  in  realtà Caravaggio  risultava un personaggio  simpatico di  cui  tutti  parlavano,  era una persona di una 

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smodatezza  incredibile  ma  era  anche  intelligente.  L’artista  compose  una  canzone  nella  quale  si  diceva  che Baglione aveva sconfitto  il suo amore con un angelo rinchiuso dentro una caffettiera, perché  l'armatura vestita dall’Arcangelo sembra appunto una caffettiera. Il Baglione offeso denunciò Caravaggio perdendo di contro perché ormai questa canzone  la cantavano tutti. Baglione si decise a dipingere una seconda versione di questo quadro, dove al posto della caffettiera è rappresentato l’angelo mezzo nudo. Il diavolo è rivolto verso di noi e ha la faccia di Caravaggio. 

 

   Questi due dipinti non hanno avuto la fama e la fortuna che ha invece avuto il dipinto di Caravaggio.  Abbiamo visto che l’Amore è uno delle cose che presenta maggiore ambiguità nella rappresentazione anche per la difficoltà di definirlo...un qualcosa che ha una serie di  implicazioni    talmente ampie e complesse che è difficile includerlo in un concetto, in un’ idea. E questo è una cosa che ha tormentato gli Antichi che per farsi belli di fronte alle persone che amavano non sono mai riusciti a dare una definizione netta e sono   ricorsi a diverse  idee che potevano  dare  una  maggiore  possibilità,  un  maggior  spettro  di  considerazioni.  Certo  l‘impegno  è  stato considerevole ma ognuno ha avuto un  idea diversa. Però una cosa è risultata evidente: questa ambiguità per  lo più ha indotto gli artisti a creare una sorta di divisione, tra ciò che va inteso in senso fisico, non solo sessuale che prende  all'interno,  quello  che  invece  è  un  amore  razionale,  una  divisione  tra  l'anima  concupiscibile  e  l'anima cupsicibile voluptas e pudicitia dove  finisce  la parte  in cui è richiesta  la voluttà,  la  lussuria e dove è richiesta  la fedeltà;  è  difficile  scindere  le  due    cose...forse  la  parte  che  rappresenta meglio  tutto  questo  è  nell'Amorino, dell'Amore sacro e Amore profano di Tiziano, che  sta mescolandole  l’acqua,  impedendo di vedere dove  finisce l’una e  inizia  l  'altra. Se  la parte più  importante è Pothos,  la nostalgia di chi si ama, non è possibile che si possa cedere alle lusinghe sessuali di altra persona, per  cui non è proprio vera quella realtà. Se prevalesse Tanathos non è possibile che una persona che rimane orfana, vedova di una persona, ne possa trovare un'altra. Nessuna idea è netta. In qualche modo la cosa migliore è vedere questo Amorino che confonde le acque, le mescola impedendo di capire dove finisce una e comincia l'altra. E poi una natura infingarda, equivoca e dispettosa non  tanto come quella di Amore che mira verso di noi quanto quelle di Kairos,  l'occasione  che magari non era nemmeno vero amore ma poiché è sfuggito rimane un amore che ti porti dietro tutta  la vita, un'occasione perduta e ciò è uno degli aspetti più particolari che ha colto maggiormente l'essenza.  Trascrizione libera della conferenza tenuta il 23 luglio dal prof.Leandro Sperduti