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PREMESSA: UNO SGUARDO D’INSIEME La lotta all’obesità e all’eccesso di peso è ormai da tempo nelle agende politiche dei vari paesi, in quanto l’eccesso ponderale costituisce una delle principali cause prevenibili di mortalità e morbilità per malattie cardiovascolari, diabete, tumori e altre malattie croniche. 1 L’incremento della prevalenza del diabete di tipo 2 testimonia peraltro gli effetti già in corso delle conseguenze dell’aumento della diffusione dell’eccesso di peso. 2 Tra i fattori che determinano l’insorgenza di patologie croniche, alcuni sono di tipo genetico, quindi non modificabili per definizione, altri sono comportamenta- li (tabagismo, consumo a rischio di bevande alcoliche, eccesso di peso, inattività fisica, cattiva alimentazione), quindi modificabili attraverso la promozione di stili di vita salutari, che a loro volta hanno una rilevante interazione con aspetti socio- economici e ambientali, anch’essi rimuovibili attraverso politiche integrate, non strettamente sanitarie. L’ambiente obesogeno, caratterizzato da un’alimentazione sempre più ricca di grassi saturi e zuccheri, la diffusione di lavori fisicamente meno impegnativi, una riduzione di attività fisica con conseguente minor dispendio di energia e crescente uso privato di mezzi di trasporto 3 aumentano il rischio di obesità, in particolare in coloro che sono già geneticamente predisposti, nonché in gruppi di popolazio- ne maggiormente deprivati o con ridotte credenziali formative. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dal 1980 ad oggi l’obesità nel mondo è più che raddoppiata, gli adulti in sovrappeso raggiungono il 39% e gli obesi sono il 13%. 4 5 Secondo le più recenti stime dell’Organizzazione per la coope- razione e lo sviluppo economico (OCSE, 2014) il 64,3% della popolazione adulta degli Stati Uniti ha un problema di eccesso di peso, e tra questi quasi la metà è in stato di obesità. L’epidemia dell’obesità si è diffusa negli ultimi decenni anche in Europa, coinvolgendo la maggioranza della popolazione adulta europea (51,6% media EU-28 nel 2014), con notevole diffusione nei paesi dell’Europa dell’Est (figura 1.1). Lidia Gargiulo, Emanuela Bologna, Laura Iannucci Epidemiologia dell’obesità in Italia e alcuni aspetti della qualità della vita 1

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PREMESSA: UNO SGUARDO D’INSIEME

La lotta all’obesità e all’eccesso di peso è ormai da tempo nelle agende politiche dei vari paesi, in quanto l’eccesso ponderale costituisce una delle principali cause prevenibili di mortalità e morbilità per malattie cardiovascolari, diabete, tumori e altre malattie croniche.1 L’incremento della prevalenza del diabete di tipo 2 testimonia peraltro gli effetti già in corso delle conseguenze dell’aumento della diffusione dell’eccesso di peso.2 Tra i fattori che determinano l’insorgenza di patologie croniche, alcuni sono di tipo genetico, quindi non modificabili per definizione, altri sono comportamenta-li (tabagismo, consumo a rischio di bevande alcoliche, eccesso di peso, inattività fisica, cattiva alimentazione), quindi modificabili attraverso la promozione di stili di vita salutari, che a loro volta hanno una rilevante interazione con aspetti socio-economici e ambientali, anch’essi rimuovibili attraverso politiche integrate, non strettamente sanitarie. L’ambiente obesogeno, caratterizzato da un’alimentazione sempre più ricca di grassi saturi e zuccheri, la diffusione di lavori fisicamente meno impegnativi, una riduzione di attività fisica con conseguente minor dispendio di energia e crescente uso privato di mezzi di trasporto 3 aumentano il rischio di obesità, in particolare in coloro che sono già geneticamente predisposti, nonché in gruppi di popolazio-ne maggiormente deprivati o con ridotte credenziali formative. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dal 1980 ad oggi l’obesità nel mondo è più che raddoppiata, gli adulti in sovrappeso raggiungono il 39% e gli obesi sono il 13%.4 5 Secondo le più recenti stime dell’Organizzazione per la coope-razione e lo sviluppo economico (OCSE, 2014) il 64,3% della popolazione adulta degli Stati Uniti ha un problema di eccesso di peso, e tra questi quasi la metà è in stato di obesità. L’epidemia dell’obesità si è diffusa negli ultimi decenni anche in Europa, coinvolgendo la maggioranza della popolazione adulta europea (51,6% media EU-28 nel 2014), con notevole diffusione nei paesi dell’Europa dell’Est (figura 1.1).

Lidia Gargiulo, Emanuela Bologna, Laura Iannucci

Epidemiologia dell’obesità in Italia e alcuni aspetti della qualità della vita1

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4 8° Rapporto sull’obesità in Italia

Ormai l’eccesso ponderale sta divenendo un problema di salute pubblica non solo nei paesi a sviluppo avanzato, ma anche in paesi a basso o medio reddito.3 Questi ultimi infatti, pur continuando ad affrontare i problemi di malattie infettive e mal-nutrizione, iniziano anche a sperimentare un rapido aumento dei fattori di rischio per le malattie croniche come l’obesità e il sovrappeso, soprattutto in ambiente urbano. Non è raro trovare malnutrizione e obesità che coesistono all’interno dello stesso paese, della stessa comunità e della stessa famiglia (double burden).

0 10 20 30 40 50 60 70

Obesità Sovrappeso

ItaliaFrancia

DanimarcaAustria

LussemburgoCipro

BelgioOlandaSvezia

Unione Europea (28 paesi)Germania

SpagnaPortogallo

EstoniaBulgaria

SlovacchiaFinlandia

PoloniaUngheriaLituaniaIrlanda

Regno UnitoRomaniaLettoniaSlovenia

GreciaRepubblica Ceca

CroaziaMalta

Figura 1.1 - Prevalenza dell’eccesso di peso (obesità e sovrappeso) nelle persone di 18 anni e oltre. Confronti tra i paesi EU-28.Fonte: Data Base Eurostat, EHIS-European Health Interview Survey, 2014.

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Epidemiologia dell’obesità in Italia e alcuni aspetti della qualità della vita 5

Il piano d’azione globale per la prevenzione e il controllo delle malattie non tra-smissibili 2013-2020 dell’OMS lancia quindi tra i suoi obiettivi per il 2025 una battuta d’arresto della diffusione di tutti i fattori di rischio; uno dei punti specifici riguarda il contrasto alla crescita di obesità e diabete.1

L’ITALIA NEL CONTESTO EUROPEO

Nel confronto dei paesi europei* la situazione degli adulti in Italia appare meno svantaggiata; il nostro paese infatti evidenzia la più bassa prevalenza di persone adulte in eccesso di peso (44,9% per l’Italia vs 51,6% dell’EU-28): in particola-re in Italia la quota di obesi si attesta al 10,8% a fronte del 15,9% della media EU-28 e per il sovrappeso le prevalenze sono rispettivamente 34,1% e 35,7% (figura 1.1). L’incremento nel tempo è stato molto marcato soprattutto nei paesi del Nord-Europa; in circa 20 anni è quasi raddoppiata la prevalenza dell’obesità in Finlandia (18,3% nel 2014), Estonia (20,4% nel 2014), ma anche in Francia e in Spagna, che nel 1994 presentavano stime pressoché simili a quelle italiane (7%), e che invece nel 2014 raggiungono percentuali di obesità superiori al 15%. Anche rispetto al trend, l’incremento che si è registrato in Italia è stato più con-tenuto rispetto agli altri paesi, e ciò presumibilmente a ragione del fatto che gran parte della popolazione ha potuto capitalizzare nel tempo i vantaggi della dieta mediterranea e del consumo moderato di alcol (in particolare vino) soprattutto durante i pasti. Non a caso la dieta mediterranea è stata riconosciuta dall’Unesco patrimonio dell’umanità nel 2010 e promossa nel mondo come modello per favo-rire sane abitudini alimentari, evitando l’eccesso di carni rosse e grassi insaturi e favorendo il consumo di frutta e verdura. Peraltro i benefici derivanti dalla dieta mediterranea sembrerebbero persino compensare gli effetti negativi dell’elevata diffusione di comportamenti sedentari, che pure caratterizzano il nostro paese rispetto al resto d’Europa.

IL FOCUS SULLA POPOLAZIONE ADULTA

Secondo le ultime stime disponibili dell’Istat,** che tengono conto della classifica-zione dell’OMS*** dell’indice di massa corporea (Body Mass Index – BMI), in Italia nel 2015 la maggioranza della popolazione adulta è in condizione di normopeso (51,8%), circa un terzo è in sovrappeso (35,3%), quasi il 10,0% è obeso e il 3,0%

* Per il confronto dei paesi dell’Unione Europea (EU), come fonte dei dati, si ricorre all’indagine European Health Interview Survey (EHIS, wave 2).** Le stime sull’obesità in Italia, a partire dal 2000, fanno riferimento ai dati dell’indagine “Aspetti della vita quotidiana” (AVQ), che viene condotta annualmente dall’Istat, descritta in appendice.*** I cut-off della classificazione del BMI sono consultabili in appendice.

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6 8° Rapporto sull’obesità in Italia

è sottopeso (tabella 1.1). Complessivamente, quindi, la popolazione in eccesso di peso (obesità e sovrappeso: BMI ≥25,0 kg/m2) risulta pari al 45,1%, con una netta prevalenza maschile (infatti tra gli uomini 1 su 2 è in eccesso di peso, men-tre tra le donne il rapporto scende a 1 su 3). L’eccesso di peso aumenta con l’età, contestualmente si ampliano anche le differenze di genere fino ai 65 anni, per poi tendere nuovamente a ridursi tra i più anziani. Per entrambi i sessi la fascia di età

Tabella 1.1 - Popolazione adulta per indice di massa corporea, classe di età e sesso (per 100 persone di 18 anni e oltre). Anno 2015.Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana.

Indice di massa corporea

Classi di età Sesso

Sottopeso Normopeso Sovrappeso Obesi

Maschi18-24 3,4 75,9 18,1 2,6

25-44 0,6 52,0 39,3 8,1

45-64 0,4 36,8 49,6 13,2

65-74 0,1 31,3 52,6 16,0

75 e più 0,6 36,6 50,9 11,9Totale 0,7 44,5 44,0 10,8

Femmine18-24 15,9 72,5 9,6 2,0

25-44 7,1 70,1 17,8 5,0

45-64 3,3 56,8 29,8 10,1

65-74 1,7 43,2 40,3 14,8

75 e più 3,1 45,3 38,6 13,0Totale 5,2 58,5 27,3 9,0

Maschi e femmine18-24 9,5 74,2 14,0 2,3

25-44 3,9 61,1 28,5 6,5

45-64 1,9 47,0 39,5 11,6

65-74 1,0 37,7 46,0 15,3

75 e più 2,1 41,8 43,6 12,6Totale 3,0 51,8 35,3 9,8

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Epidemiologia dell’obesità in Italia e alcuni aspetti della qualità della vita 7

in cui si registrano le prevalenze maggiori è quella compresa tra i 65 e i 74 anni: gli uomini in sovrappeso sono il 52,6% e gli obesi il 16,0%; per le donne le stime sono rispettivamente del 40,3% e del 14,8%. Anche il fenomeno del sottopeso, pur riguardando complessivamente una parte esigua della popolazione adulta, può però rappresentare un campanello d’allarme in quanto il sottopeso non fisiologico può esporre a seri problemi di salute. Una quota importante di persone in sottopeso si osserva soprattutto tra le donne più giovani: nella classe 18-24 anni il sottopeso è molto più diffuso dell’eccesso di peso e raggiunge una prevalenza del 15,9%, mentre tra i 25 e i 44 anni scende al 7,1%.

Il trend in Italia

Confrontando le prevalenze dell’eccesso di peso rispetto ai 20 anni precedenti, l’incremento ha riguardato sia il sovrappeso (che nella popolazione adulta si at-testa al 35,5% nel 2015, con un incremento di circa il +10% rispetto al 1994),* sia l’obesità (stimata intorno al 9,8%, con un incremento del +34% rispetto a 20 anni fa; vedi figura 1.2). Le differenze maggiori si riscontrano soprattutto nel primo decennio tra il 1994 e il 2005, mentre sono decisamente più contenute

* Le stime sull’obesità relative al 1994 si riferiscono all’indagine dell’Istat “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari”, descritta in appendice.

39,8

7,5

1994

43,9

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2005

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2015

25,2

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1994

26,2

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2005

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2015

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1994

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2015

Obesità Sovrappeso

0

10

20

30

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50

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Maschi Femmine Totale

Figura 1.2 - Prevalenze dell’eccesso di peso (obesità e sovrappeso) nella popolazione adulta, per sesso. Anni 1994, 2005 e 2015. Fonti: Istat, Indagine sulla salute 1994 e Aspetti della vita quotidiana 2005 e 2015.

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8 8° Rapporto sull’obesità in Italia

tra il 2005 e il 2015, quando anche in Italia sono state attivamente promosse politiche di contrasto all’eccesso di peso, ad esempio grazie alla strategia mul-tisettoriale europea “Guadagnare salute”, avviata nel 2007 per rendere facili scelte salutari, e attraverso i diversi piani nazionali di prevenzione che si sono succeduti, agendo sulla responsabilizzazione individuale per adottare stili di vita meno sedentari, più attenti all’alimentazione e al consumo di alcol, e volti a ridurre il tabagismo. Le differenze di genere, che hanno sempre fatto registrare un vantaggio per le donne, si sono leggermente acuite nel tempo; infatti l’aumento dell’obesità ha riguardato in misura maggiore gli uomini (+44%), con un trend lievemente crescente anche nell’ultimo decennio che invece non si è registrato tra le donne (figura 1.2).

La geografia dell’eccesso di peso

La distribuzione sul territorio dell’obesità tra gli adulti evidenzia il persistente gradiente Nord-Sud anche nel 2015: l’eccesso di peso al Nord raggiunge una prevalenza del 42,1%, nel Centro è pari al 45,1% e nel Mezzogiorno è del 49,2% (figura 1.3). La macroarea dell’Italia del Nord nel 2015 registra livelli inferiori anche a quelli che si osservavano nel Mezzogiorno 20 anni fa (44,3%). Il dettaglio regionale consente di apprezzare nette differenze anche tra regioni della stessa macroarea, con le Province autonome di Bolzano e Trento in cui si

29,9 32,3 33,1 31,3 34,8 35,5 35,9 37,8 38,2

6,69,1 9,0

6,99,1 9,6 8,4

11,5 11,1

1994 2005 2015 1994 2005 2015 1994 2005 2015

Obesità Sovrappeso

0

10

20

30

40

50

60

Nord Centro Mezzogiorno

Figura 1.3 - Prevalenze dell’eccesso di peso (obesità e sovrappeso) nella popolazione adulta, per area geografica. Anni 1994, 2005 e 2015.Fonti: Istat, Indagine sulla salute 1994 e Aspetti della vita quotidiana 2005 e 2015.

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Epidemiologia dell’obesità in Italia e alcuni aspetti della qualità della vita 9

osserva la più bassa prevalenza di eccesso ponderale in Italia, a fronte dell’Emilia- Romagna che presenta livelli simili alla media nazionale (45,1%) (figura 1.4). Pu-glia, Campania e Molise sono invece le regioni con il tasso più elevato di eccesso di peso (rispettivamente 50,9%, 51,0% e 52,7%), e insieme alla Basilicata sono le regioni con la maggioranza della popolazione adulta in eccesso di peso. È però una regione dell’Italia centrale quella in cui si registra la prevalenza più elevata di obesità tra gli adulti: l’Abruzzo con un valore del 12,7%, che si contrappone al dato più basso registrato a Trento (7,8%).

QUANTO PESANO LE DISUGUAGLIANZE SOCIALI

In Italia, come già evidenziato in molti paesi dell’OCSE, obesità e sovrappeso sono maggiormente diffusi nei gruppi di popolazione con deprivazione sociale ed economica.6 7 Nell’area dell’Unione Europea, si stima che il 26% dell’obesità negli uomini e il 50% dell’obesità nelle donne possa essere attribuito alle disu-guaglianze nei livelli di istruzione raggiunti.8 Inoltre le persone di basso livello socioeconomico sembrano avere probabilità doppie di diventare obese.9

Obesità Sovrappeso Normopeso Sottopeso

27,1 31,8 31,9 32,1 31,5 30,4 32,6 33,2 33,5 34,5 34,2 36,3 35,8 36,6 38,7 37,8 36,2 39,9 38,6 39,3 38,6

10,1 7,8 8,7 8,9 9,5 10,7 9,8 10,2 10,1 9,6 10,2 8,8 9,5 9,5 9,2 10,4 12,7 10,6 12,3 11,7 14,1

0102030405060708090

100Tr

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Figura 1.4 - Graduatoria delle regioni italiane per indice di massa corporea nella popola-zione adulta (per 100 persone). Anno 2015. Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana.

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10 8° Rapporto sull’obesità in Italia

Anche in Italia le persone con migliori credenziali formative presentano tassi di obesità e sovrappeso nettamente inferiori a quelle meno istruite: tra gli adulti di 25-64 anni la prevalenza di eccesso ponderale scende dal 51% tra coloro che han-no solo la licenza di scuola media al 30,3% tra le persone con almeno una laurea; tra gli anziani di 65 anni e oltre la differenza tra i due gruppi si riduce comunque di circa il 20% (figura 1.5). Analogo andamento si osserva rispetto al reddito, an-che se con un gradiente minore: diminuisce la quota di persone obese o in eccesso di peso passando dal livello di reddito più basso (primo quinto 47,8%) a quello più alto (quinto quinto 41,8%) (figura 1.6).Le disuguaglianze sociali nell’obesità e nel sovrappeso sono molto più marcate tra le donne che tra gli uomini.6 Tra gli adulti di 25-64 anni con basso titolo di studio (al massimo la scuola dell’obbligo), confrontati con i coetanei che hanno conseguito al-meno una laurea, la prevalenza dell’obesità è quasi quadrupla per le donne (11,0% contro 2,9%) e doppia per gli uomini (13,7% contro 6,3%). Tra gli anziani, invece, le differenze di genere delle disuguaglianze sociali sono meno rilevanti.

Laur

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100

Maschi Femmine Maschi Femmine

25-64 anni 65 anni e più

Obesità Sovrappeso Normopeso Sottopeso

Figura 1.5 - Persone di 25 anni e più per indice di massa corporea, titolo di studio, sesso e classe di età. Anno 2015.Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana.

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Epidemiologia dell’obesità in Italia e alcuni aspetti della qualità della vita 11

Anche il ricorso a modelli statistici multivariati,* che consentono di tenere sotto controllo i vari fattori che concorrono a studiare l’associazione tra eccesso pon-derale e contesto socio-demografico, conferma le differenze di genere – a parità di età – a svantaggio degli uomini (OR**=2,29), le disuguaglianze sociali declinate attraverso il titolo di studio – laddove le persone con al massimo la licenza media inferiore hanno a parità di altri fattori un rischio maggiore di eccesso ponderale (OR=1,77) – e le disuguaglianze di status economico con i quinti di reddito, così come le differenze geografiche a parità dei fattori socio-economici considerati. Seb-bene alcuni studi evidenzino il ruolo dello status sociale come rilevante moderatore delle differenze territoriali tra Nord e Sud nelle condizioni di salute e negli stili di

* L’associazione tra eccesso ponderale e caratteristiche socio-demografiche degli individui è stata analizzata con modelli di regressione logistica. ** Per la definizione dell’odds ratio (OR) si rinvia all’appendice metodologica.

Prim

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Maschi Femmine Totale

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Quar

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o

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Obesità Sovrappeso Normopeso Sottopeso

44,9

12,1

43,0

12,7

42,0

11,8

44,4

10,2

42,3

10,4

27,7

12,7

27,4

12,1

27,2

10,1

24,1

9,2

22,6

7,5

35,4

12,5

34,3

12,4

33,9

10,9

34,1

9,7

32,8

9,0

Figura 1.6 - Popolazione adulta per indice di massa corporea, quinti di reddito e sesso. Fonte: Istat, Indagine EHIS 2014.

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12 8° Rapporto sull’obesità in Italia

vita,10 11 i risultati dell’analisi multivariata condotta sull’eccesso di peso, utilizzando le variabili di contesto socio-demografico disponibili nella fonte, evidenziano che il loro effetto riduce senz’altro tali differenze, ma non le annulla completamente: a parità degli altri fattori considerati la probabilità dell’eccesso ponderale aumenta comunque di circa il 40% per chi risiede al Sud rispetto al Nord-Ovest.Stratificando poi per grandi macroaree (Nord, Centro e Mezzogiorno), le relazio-ni si mantengono pressoché simili, si rileva però che nell’Italia Centrale la dimen-sione del comune di residenza, a parità di fattori quali età, genere, titolo di studio e risorse economiche, gioca un ruolo rilevante: chi vive in un piccolo comune fino a 2000 abitanti vede più che raddoppiato il rischio di eccesso di peso (OR=2,50) rispetto a chi vive nel comune dell’area metropolitana. Le disuguaglianze sociali delineate permangono sostanzialmente invariate negli ultimi 20 anni.

L’ECCESSO PONDERALE NEI BAMBINI E NEGLI ADOLESCENTI

A destare forte preoccupazione è l’eccesso di peso tra i minori che, in modo particolare in Italia tra i paesi europei, assume ormai da diversi anni dimensioni rilevanti. Nell’Assemblea Mondiale della Sanità del maggio 2016 uno dei temi affrontati è stato quello di porre fine all’obesità infantile, con specifiche racco-mandazioni affinché i paesi membri avviino azioni di contrasto concrete dell’am-biente obesogenico per ridurre il rischio di obesità lungo tutto il corso della vita e sostengano i bambini già obesi a migliorare la loro condizione per salvaguardare la loro salute futura.12

L’Organizzazione Mondiale della Sanità sottolinea come il sovrappeso e l’obesità tra bambini e ragazzi siano connessi all’insorgenza di numerose patologie croniche nell’età adulta.13 Evidenze scientifiche riconoscono inoltre all’obesità in età preado-lescenziale e adolescenziale una forte capacità predittiva della presenza di obesità in età adulta.14 Più di un terzo dei bambini e circa la metà degli adolescenti che sono in sovrappeso permangono in questa condizione da adulti.15 Dal 2007 la Regione Europea dell’OMS ha lanciato la Childhood Obesity Surveillance Initiative (COSI) proprio per monitorare l’andamento dell’eccesso di peso e di fattori associati, tra cui la sedentarietà, nei bambini dai 6 ai 9 anni dei paesi europei.16 L’Italia partecipa a questa iniziativa con il Sistema di Sorveglianza OKkio alla SALUTE 17* sotto il coordinamento dell’Istituto Superiore di Sanità che, ogni 2 anni, misura e raccoglie informazioni su un campione di bambini di 8-9 anni. Per gli adolescenti i dati su

* Il progetto è promosso e sostenuto dal Ministero della Salute/CCM (Centro nazionale per la pre-venzione e il Controllo delle Malattie), in collaborazione con tutte le regioni italiane e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

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Epidemiologia dell’obesità in Italia e alcuni aspetti della qualità della vita 13

eccesso di peso, attività fisica e altri aspetti della salute e dei comportamenti sono raccolti a livello internazionale dallo studio Health Behaviour in School-aged Chil-dren (HBSC), effettuato su un campione di ragazzi di 11, 13 e 15 anni ogni 4 anni.18 L’Italia partecipa a questa raccolta dal 2001.19

A livello europeo, confrontando le stime di eccesso di peso rilevate per il proget-to COSI nel 2009-2010, secondo i cut-off dell’International Obesity Task Force (IOTF), l’Italia si colloca tra i paesi con le più elevate prevalenze, in particolare per i maschi, dopo altri due paesi dell’Europa Meridionale, quali la Grecia e la Spagna: per i bambini di 9 anni in Italia la quota è pari al 32,9% per i bambini e al 31,4% per le bambine, in Grecia le percentuali ammontano rispettivamente a 45,1% e 42,3%.16

Anche l’Istat rileva tramite l’indagine “Aspetti della vita quotidiana”, condotta annualmente, i dati relativi all’eccesso di peso dei minori, disponibili a partire dal 2010 in poi.In Italia, i bambini e gli adolescenti in eccesso di peso si stima siano circa 1 mi-lione e 700mila, pari al 24,9% della popolazione di 6-17 anni (media 2014-2015) (tabella 1.2). Rispetto al biennio 2010-2011 si osserva una lieve tendenza alla di-minuzione del fenomeno, sebbene le differenze non risultino statisticamente si-gnificative.L’eccesso di peso raggiunge la prevalenza più elevata tra i bambini di 6-10 anni, dove si attesta al 34,2%. Al crescere dell’età il sovrappeso e l’obesità diminuisco-no, fino a raggiungere il valore minimo tra i ragazzi di 14-17 anni (14,6%). Emergono forti differenze di genere; il fenomeno è più diffuso tra i ragazzi che tra le ragazze (28,3% contro 21,3%). Tuttavia tali differenze non sussistono tra i bambini di 6-10 anni, mentre si osservano in tutte le altre classi di età e sono più marcate tra gli adolescenti (14-17 anni).

Tabella 1.2 - Bambini e ragazzi di 6-17 anni in eccesso di peso per sesso e classe di età - Anni 2010-2011 e 2014-2015 (per 100 persone di 6-17 anni dello stesso sesso e classe di età).Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni 2010-2011 e 2014-2015.

Classi di età Sesso Totale

Maschi Femmine2010-2011 2014-2015 2010-2011 2014-2015 2010-2011 2014-2015

6-10 37,2 34,6 35,8 33,7 36,5 34,2

11-13 28,2 29,2 20,1 18,4 24,4 23,9

14-17 21,7 20,2 11,0 8,7 16,4 14,6Totale 29,7 28,3 23,5 21,3 26,7 24,9

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14 8° Rapporto sull’obesità in Italia

Come per l’eccesso di peso degli adulti, anche per quello dei minori si osserva un forte gradiente Nord-Sud (figura 1.7). Le prevalenze di sovrappeso e obesità tra i minori aumentano significativamente passando dal Nord al Sud del paese (19,7% del Nord-Ovest, 22,5% del Nord-Est, 23,8% del Centro, 24,8% delle Isole, fino al 33,0% del Sud), con percentuali particolarmente elevate in Campania (36,1%), Molise (31,9%), Puglia (31,4%), Basilicata (30,3%) e Calabria (30%).L’abitudine da parte dei genitori ad avere comportamenti a rischio per la salute può influenzare il comportamento dei figli. Questo perché la famiglia fin dall’in-fanzia e dall’adolescenza assume un ruolo determinante, essendo uno dei princi-pali ambiti in cui avviene lo scambio intergenerazionale di conoscenze, pratiche comportamentali, norme e valori. I bambini e ragazzi che vivono in famiglie in cui almeno uno dei genitori è in eccesso di peso sono più spesso anch’essi in sovrappeso od obesi; in particolare se entrambi i genitori sono in eccesso di peso la percentuale di giovanissimi nella

15,40 - 18,8518,85 - 22,3022,30 - 25,7525,75 - 29,2029,20 - 32,6532,65 - 36,10

18,1

19,9 20,2

20,7

23,9

21

21

22,9

22,9 24,2

24,6

36,130,3

30

25,8

28,4

31,931,4

20,1 20,815,4

Figura 1.7 - Bambini e ragazzi di 6-17 anni in eccesso di peso per regione. Anni 2014-2015 (per 100 bambini e ragazzi di 6-17 anni della stessa regione).

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Epidemiologia dell’obesità in Italia e alcuni aspetti della qualità della vita 15

stessa condizione è pari al 34,4% mentre quasi si dimezza (18,2%) se entrambi i genitori sono normopeso (tabella 1.3). Nel caso di un solo genitore in eccesso di peso l’influenza della madre appare leggermente maggiore rispetto a quella del padre: i ragazzi in eccesso di peso sono il 27,8% se lo è anche la madre e il 25,4% se invece lo è il padre.Gli effetti delle disuguaglianze sociali degli adulti nell’eccesso ponderale si riper-cuotono evidentemente anche sull’eccesso di peso nell’età evolutiva: i ragazzi che vivono in famiglie caratterizzate da un livello socio-culturale più elevato o buone risorse economiche presentano prevalenze di eccesso di peso più basse rispetto a coloro che al contrario vivono in famiglie in condizioni socio-economiche più svantaggiate.

QUALITÀ DELLA VITA E INDICE DI MASSA CORPOREA

L’obesità, essendo quasi sempre associata a diverse patologie croniche (diabete, malattie cardiovascolari, malattie della tiroide e dislipidemia), determina spes-so un quadro clinico di multicronicità o anche disabilità, peggiorando la qualità della vita delle persone in tale condizione. Una vasta letteratura ha documentato l’associazione tra indice di massa corporea e qualità della vita, con particolare riferimento alla qualità della vita correlata alla salute (HRQoL),20 i cui indici sin-tetici di stato fisico (PCS) e psicologico (MCS), sono calcolabili in forma ridotta anche su dati italiani dell’indagine Istat sulle condizioni di salute rilevati con il questionario dell’SF12.* Per l’interpretazione del PCS, occorre precisare che un valore medio molto basso sta ad indicare: sostanziali limitazioni nella cura di sé e nelle attività che richiedono impegno fisico (camminare, salire le scale ecc.); presenza di dolore fisico; salute fisica generale giudicata scadente. Per l’MCS un valore medio molto basso sta ad indicare: scarsa energia; limitate attività sociali; sofferenza psicologica; limitazioni funzionali dovute a problemi emotivi. Un in-dice elevato fa riferimento a: frequente attitudine psicologica positiva; assenza di disagio psicologico e di limitazioni nelle attività sociali e personali dovute a problemi emotivi; salute giudicata eccellente.Quando ci si allontana dalla condizione di normopeso, a parità di altri fattori, peggiorano gli indici sintetici dello stato fisico e dello stato psicologico. Focaliz-zando l’attenzione sull’obesità** (figura 1.8), si può osservare come questa con-dizione agisca negativamente in misura maggiore sull’indice di stato fisico (con un peggioramento di 4,8 punti medi) rispetto a quello di stato psicologico (-1,3 punti medi). L’obesità sembra essere una condizione che crea maggiore disagio

* L’interpretazione degli indici è disponibile nell’appendice metodologica.** Le analisi fanno riferimento ai dati dell’indagine dell’Istat “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari” del 2013, descritta in appendice.

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16 8° Rapporto sull’obesità in Italia

Tabella 1.3 - Bambini e ragazzi di 6-17 anni in eccesso di peso per titolo di studio più alto tra i genitori, risorse economiche della famiglia, eccesso di peso dei genitori e genere.Anni 2010-2011 e 2014-2015.Fonte: Istat, Indagine Aspetti della vita quotidiana - Anni 2010-2011 e 2014-2015.

Maschi Femmine Totale2010-2011 2014-2015 2010-2011 2014-2015 2010-2011 2014-2015

Titolo di studio più alto tra i genitori*Dottorato di ricerca e laurea

26,9 21,6 18,8 14,0 23,0 17,9

Diploma di scuola superiore

27,4 24,3 22,9 16,1 25,2 20,3

Scuola dell’obbligo

33,0 31,8 26,0 21,1 29,6 26,5

Risorse economiche della famiglia

Risorse economiche ottime-adeguate

27,6 25,0 20,2 19,4 24,1 22,3

Risorse economiche scarse o insufficienti

32,2 31,7 27,6 23,2 29,9 27,6

Eccesso di peso dei genitori*

Né il padre né la madre in eccesso di peso

23,5 21,4 17,9 14,9 20,7 18,2

Solo la madre in eccesso di peso

29,7 28,6 26,6 27,0 28,2 27,8

Solo il padre in eccesso di peso

30,0 29,2 23,3 20,9 26,7 25,4

Sia il padre che la madre in eccesso di peso

38,9 39,4 31,8 29,6 35,5 34,4

* Si considerano solo i bambini e ragazzi che vivono con almeno un genitore.

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Epidemiologia dell’obesità in Italia e alcuni aspetti della qualità della vita 17

alle donne sia dal punto di vista fisico (-6,7 punti medi contro -3,3 per gli uomini) che mentale (-2 punti medi contro -1 per gli uomini) (figura 1.8). Anche quando si controllano tali relazioni, attraverso un modello multivariato, con la presenza di patologie croniche, oltre che al sesso e all’età, man mano che ci si allontana dalla condizione di normopeso verso quella di obesità peggiorano sia lo stato fisico che quello psicologico, e per le donne con un’intensità che varia più del doppio. Considerando l’indice di vitalità (VT), un indicatore di benessere soggettivo ri-levato mediante il questionario SF36 e che misura il livello di energia e quello di affaticamento, si osserva una forte diminuzione nei punteggi medi delle persone obese rispetto a chi è normopeso. Anche la qualità del sonno è noto abbia un impatto notevole sulla qualità della vita e per le persone con elevati livelli di eccesso di peso può più spesso essere compromessa a causa di problemi respiratori, soprattutto in concomitanza dello snoring o della sindrome riconosciuta come sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS).21 Sebbene i dati raccolti nelle fonti utilizzate non consentano di poter approfondire tale dettaglio informativo, appare comunque interessante mostrare l’esistenza di una relazione tra qualità del sonno e indice di massa corporea, che resta evidente

Totale Femmine Maschi

-7-6-5-4-3-2-10

PCS

-1,3

-2

-1

MCS

-4,8

-6,7

-3,3

Figura 1.8 - Differenze dei punteggi medi degli indici di stato fisico (PCS) e degli indici di stato psicologico (MCS) dell’SF12 delle persone obese e normopeso per sesso. Fonte: Istat, Indagine sulla salute 2014.

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18 8° Rapporto sull’obesità in Italia

anche aggiustando tale relazione rispetto al sesso e all’età. Alle persone adulte è stato somministrato un questionario per la valutazione dei sintomi depressivi,* contenente uno specifico quesito sulle difficoltà con il sonno in riferimento alle due settimane precedenti l’intervista. Tra gli adulti la quota di chi ha dichiarato di avere avuto tali tipi di problemi quasi ogni giorno è il 5,2%, ma raggiunge il 7,8% quando l’obesità è di 1° grado (30≥BMI<34,9) e raddoppia tra le persone con obesità di 2° o 3° grado (BMI ≥35). La figura 1.9 evidenzia il netto incremen-to di chi soffre di tali disturbi all’aumentare del BMI, anche con riferimento ad oltre la metà dei giorni considerando il riferimento alle 2 settimane. Al crescere del BMI aumenta gradualmente il rischio di scarsa qualità del sonno rispetto ai normopeso, anche aggiustando per sesso ed età.

* Per dettagli informativi si consulti l’appendice metodologica.

Disturbo del sonno per oltre la metà dei giorni Disturbo del sonno quasi ogni giorno

5,3 4,25,8

7,89,6 10,7

5,2

4,13,1

3,8

5,1

6,6

9,9

3,7

0

5

10

15

20

25

menodi 18,5

da 18,5a 24,9

da 25a 29,9

da 30a 34,9

Indice di massa corporea (BMI)

da 35a 39,9

40 e oltre Totale

Figura 1.9 - Persone adulte che hanno dichiarato problemi di qualità del sonno, secon-do l’indice di massa corporea, e frequenza del disturbo nelle due settimane precedenti l’intervista.Fonte: Istat, Indagine Ehis 2014.

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Epidemiologia dell’obesità in Italia e alcuni aspetti della qualità della vita 19

CONCLUSIONI

Nel contrasto alla diffusione dell’obesità, che rappresenta uno degli obiettivi per ridurre il Global Burden of Disease, accanto al ruolo attivo delle politiche sani-tarie giocano un ruolo determinante anche le politiche non sanitarie e le strategie multisettoriali, nonché l’empowerment delle persone, facilitando scelte e compor-tamenti salutari. L’investimento sulla salute inizia sin dalla prima infanzia, consi-derando l’intero arco della vita (long life approach).22

In Italia la prevalenza dell’obesità nella popolazione adulta si attesta a livelli più contenuti rispetto agli altri paesi europei e, dopo un incremento tra il 1994 e il 2005, la tendenza nell’ultimo decennio appare stabile. Nel tempo comunque permangono le note differenze territoriali che penalizzano il Sud del paese, e non si attenuano le disuguaglianze sociali, a scapito delle persone socialmente più svantaggiate. Un aspetto molto critico del fenomeno nel nostro paese riguarda la diffusione dell’eccesso di peso tra bambini e adolescenti che è tra i livelli più alti in Europa,23 anche per le ricadute sulla salute pubblica nei prossimi decenni, sebbene qualche primo segnale positivo si stia già registrando negli ultimissimi anni. La necessità di salvaguardare i guadagni di salute, ottenuti dalle preceden-ti generazioni anche grazie ai benefici della dieta mediterranea, raccomanda di contrastare in modo efficace il fenomeno in età evolutiva, evitando l’eccesso nel consumo di zuccheri semplici e bevande zuccherate o il frequente consumo di alimenti eccessivamente proteici. Studi scientifici mostrano l’associazione tra ec-cesso di peso nell’infanzia e maggior rischio di essere adulti obesi, con maggiore insorgenza di malattie cardiovascolari o complicazioni muscoloscheletriche.14

Inoltre, non sembra arginarsi il fenomeno della sedentarietà o di inadeguati livelli di attività fisica, che pure caratterizzano i nostri stili di vita, nel confron-to con altri paesi europei, e negli ultimi anni si stanno contemporaneamen-te diffondendo modelli di consumo di bevande alcoliche tipici dei paesi del Nord-Europa (caratterizzati da un consumo massiccio e occasionale, in parti-colare tra giovani e ragazzi, che si discosta dal modello della tradizione italiana del consumo moderato ai pasti). La combinazione di tali comportamenti non salutari, oltre ad essere responsabile della maggioranza delle morti evitabili,24 ha un notevole impatto sulla diffusione di patologie croniche; lo testimonia l’in-cremento del diabete di tipo 2,25 con la previsione di un suo ulteriore aumento e con la sua maggiore precocità rispetto al passato. È pertanto indispensabile mantenere sempre alto il livello di attenzione nella lotta al contrasto di tali com-portamenti non salutari, anche per poter migliorare la qualità della prospetti-va di vita; l’invecchiamento attivo rappresenta, infatti, una delle possibili sfide strategiche di sostenibilità del sistema del nostro paese, caratterizzato da un notevole invecchiamento della popolazione.

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20 8° Rapporto sull’obesità in Italia

APPENDICE METODOLOGICA

Per dare un quadro più esaustivo delle diverse fonti si illustrano qui le principali caratteristiche delle indagini Istat utilizzate e si forniscono alcuni dettagli meto-dologici di supporto alla lettura del capitolo 1.

Indice di massa corporea

L’indice di massa corporea o body mass index (IMC o BMI) è dato dal rapporto tra il peso e il quadrato dell’altezza espressa in metri. Viene utilizzato per classifi-care i vari gradi di peso nella popolazione adulta secondo i criteri di valutazione indicati dall’OMS: BMI <18,50 = sottopeso; 18,5-24,99 = normopeso; 25-29,99 = sovrappeso; 30 = obeso (sono state trascurate le ulteriori segmentazioni oltre 30, che classificano i diversi gradi di obesità).

Per i cut-off su bambini e adolescenti ai fini della definizione di sovrappeso e obesità sono stati utilizzati i valori soglia per l’IMC desunti da Cole e Lobstein,26 perché rappresentano valori di riferimento ampiamente utilizzati negli ultimi anni in numerosi studi nazionali e internazionali. Tali cut-point, tuttavia, non rap-presentano gli unici valori di riferimento disponibili. Infatti, mentre per l’IMC degli adulti si è arrivati ormai ad un consenso internazionale sui valori soglia da adottare, ciò non è ancora avvenuto per i minori e, ad oggi, non esiste ancora una convergenza in tal senso.

Nelle indagini utilizzate per le analisi, i dati sulle dimensioni antropometriche di peso e statura sono riferiti dagli intervistati e possono differire dai dati diretta-mente misurati. Si precisa che da alcuni studi che confrontano dati riferiti e dati misurati risulta che, tra gli adulti, le donne tendono a sottostimare in media di circa 2 kg il loro peso, e gli uomini a sovrastimare di circa 2 cm la loro altezza. Uno studio recente (OEC/HES) coordinato da Simona Giampaoli dell’Istituto Superiore di Sanità, su un campione di individui dai 35 ai 74 anni (condiviso con altri paesi come indagine pilota dell’Health Examination Survey Europea), con-ferma tali livelli di sottostima.27

Odds ratio

In epidemiologia l’odds ratio (OR) è la misura dell’associazione tra l’esposizione ad un fattore di rischio (ad es. sesso, età, titolo di studio) e la comparsa di un evento (ad es. eccesso ponderale). Se il valore dell’OR è uguale a 1, significa che il fattore di rischio è ininfluente sulla comparsa dell’evento; se il valore dell’OR è

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Epidemiologia dell’obesità in Italia e alcuni aspetti della qualità della vita 21

maggiore di 1, il fattore di rischio è o può essere implicato nella comparsa dell’e-vento; se il valore dell’OR è minore di 1 il fattore di rischio in realtà è una difesa contro la comparsa dell’evento.

L’indagine Aspetti della vita quotidiana (AVQ) viene condotta annualmente dall’Istat, dal 1993, su un campione teorico di 24.000 famiglie residenti in Italia distribuite sull’intero territorio nazionale, per un totale di circa 45.000 indivi-dui intervistati tramite questionari con intervista diretta o per autocompilazione (http://www.istat.it/it/archivio/91926). I dati sulle dimensioni antropometriche di peso e statura sono disponibili dal 2000.

L’indagine Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari viene condotta, a par-tire dal 1980 con cadenza pressoché quinquennale, su un campione di famiglie re-sidenti in Italia. L’ultima edizione è del 2013 ed è stata realizzata su un campione ampliato di 60.000 famiglie, per un totale di circa 120.000 individui intervistati. Sin dal 2000 l’indagine contiene il questionario SF12, derivante da una versione più estesa dell’SF36, che consente di costruire un indice di stato di salute fisico (PCS) ed un indice di stato di salute psicologico (MCS). Inoltre dal 2005, con l’inserimento di ulteriori quesiti del questionario SF36, è stato possibile indagare la dimensione della salute mentale mediante l’indice Mental Health (MH) e l’in-dice di Vitalità (VT). Per l’interpretazione di tali indici (PCS, MCS, MH, VT) si precisa che a valori più elevati del punteggio medio corrisponde un migliore stato di salute.*

L’indagine European Health Interview Survey (EHIS, wave 2) è stata condotta in tutti i paesi dell’Unione Europea, tra il 2014 e il 2015, sulla base di strumenti di rilevazione armonizzati.** In questa indagine è presente il Patient Health Questionnaire (PHQ-9), costituito da 9 item che consentono di valutare i sintomi depressivi. In questa edizione sono stati rilevati solo i primi 8 item e il terzo item rileva informazioni sul sonno: “Nelle ultime due settimane con quale frequenza ha avuto problemi ad addormentarsi o a dormire tutta la notte senza svegliarsi, o dormire troppo?” con modalità di risposta: mai, per alcuni giorni, per oltre la metà dei giorni, quasi ogni giorno.* *

* Per saperne di più vedi: http://crc.marionegri.it/qdv/index.php?page=sf36/** Per saperne di più vedi: https://circabc.europa.eu/webdav/CircaBC/ESTAT/health/Library/workingsgroup/working_28-29_2011/document/Item%2007.2%20Indicators%20worked%20out%20with%20the%20new%20mental%20health%20instrument.pdf/

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22 8° Rapporto sull’obesità in Italia

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