ENTROPIA DI ENTANGLEMENT E TEORIA DEI CAMPI ......Stefano Evangelisti Tesi di laurea in Teoria...
Transcript of ENTROPIA DI ENTANGLEMENT E TEORIA DEI CAMPI ......Stefano Evangelisti Tesi di laurea in Teoria...
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UNIVERSITÀ DI BOLOGNA
DIPARTIMENTO DI FISICA
Laurea specialistica in FISICA
Anno Accademico 2007-2008
ENTROPIA DI ENTANGLEMENT
E TEORIA DEI CAMPI
BIDIMENSIONALE
Stefano Evangelisti
Tesi di laurea in Teoria Statistica dei Campi
Bologna, 2008
Relatore: Corelatore:
Prof. FRANCESCO RAVANINI Prof.ssa ELISA ERCOLESSI
I Sessione di Laurea
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Indice
Introduzione 9
1 Teoria dei campi e meccanica statistica 13
1.1 Modello di Ising 2d e matrice di trasferimento . . . . . . . . . 13
1.2 Fermionizzazione del modello di Ising 2d . . . . . . . . . . . . 18
1.2.1 Limite hamiltoniano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
1.2.2 Operatori di disordine e dualità . . . . . . . . . . . . . 25
1.2.3 Diagonalizzazione dell’hamiltoniana . . . . . . . . . . . 28
1.2.4 Equazione di Dirac . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
1.2.5 Il fermione di Majorana in coordinate complesse . . . . 35
2 Invarianza conforme globale 39
2.1 Il gruppo conforme . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
2.2 Algebra del gruppo conforme . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43
2.3 Invarianza conforme e teoria dei campi classica . . . . . . . . . 46
2.3.1 Rappresentazioni del gruppo conforme in d dimensioni 47
2.4 Il tensore energia-impulso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50
2.5 Invarianza conforme e teoria dei campi quantistici . . . . . . . 51
2.5.1 Identità di Ward . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52
2.5.2 Correlatori in teorie conformi . . . . . . . . . . . . . . 55
3 Invarianza conforme in due dimensioni 59
3.1 Il guppo conforme in due dimensioni . . . . . . . . . . . . . . 59
3.2 Trasformazioni conformi globali in due dimensioni . . . . . . . 62
3.3 I generatori conformi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62
3.3.1 I campi primari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 64
3.4 Le funzioni di correlazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65
3.5 Forma olomorfa delle identità di Ward . . . . . . . . . . . . . 67
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INDICE
3.5.1 Identità di Ward conformi . . . . . . . . . . . . . . . . 70
3.6 L’espansione del prodotto di operatori . . . . . . . . . . . . . 73
3.6.1 Il bosone libero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 74
3.6.2 Il fermione libero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 78
3.7 La carica centrale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81
3.7.1 Legge di trasformazione del tensore energia-impulso . . 82
3.7.2 Il significato fisico di c . . . . . . . . . . . . . . . . . . 83
3.8 Bordi ed effetti di size finito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 84
3.8.1 Invarianza conforme sul cilindro . . . . . . . . . . . . . 85
3.8.2 Comportamento critico di superficie . . . . . . . . . . . 88
3.9 Algebra di Virasoro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91
4 Tecniche di calcolo per l’entropia di Entanglement 95
4.1 Matrice densità ed entropia di Von Neumann . . . . . . . . . . 95
4.1.1 Approccio alla matrice densità tramite integrali sui
percorsi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 98
4.1.2 Sistemi composti ed entropia di entanglement . . . . . 100
4.2 Entropia di entanglement e superfici di Riemann . . . . . . . . 104
4.3 Entropia di entanglement e teorie conformi bidimensionali . . 107
4.3.1 Singolo intervallo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 108
4.3.2 Sistemi finiti con bordo . . . . . . . . . . . . . . . . . . 112
4.3.3 Il caso generale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 114
4.4 Fuori dal punto critico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 118
4.5 Il bosone libero massivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 121
4.6 Il fermione di Majorana massivo . . . . . . . . . . . . . . . . . 126
4.7 Il fermione di Dirac massivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 130
5 Matrice densità e Corner Transfer Matrix 133
5.1 La Corner Transfer Matrix . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 133
5.2 La matrice densità attraverso la CTM . . . . . . . . . . . . . . 138
5.3 La catena di Ising trasversa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 143
5.3.1 CTM per il modello di Ising . . . . . . . . . . . . . . . 147
5.3.2 Diagonalizzazione della matrice densità ρ1 . . . . . . . 149
5.3.3 Entropia di entanglement . . . . . . . . . . . . . . . . 151
5.4 Il modello XYZ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 153
5.4.1 Il modello a otto vertici . . . . . . . . . . . . . . . . . 154
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INDICE
5.4.2 Formulazione dell’otto vertici in termini di
variabili di Ising . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 159
5.4.3 Parametrizzazione in termini di funzioni
ellittiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 165
5.5 Entropia di entanglement per il modello XYZ . . . . . . . . . 169
5.5.1 Il modello XXZ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 172
5.5.2 Il modello di Ising . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 173
Conclusioni 177
A Funzioni Ellittiche 179
A.1 Analiticità e periodicità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 180
A.2 Identità algebriche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 182
A.3 Valori speciali di sn, cn, dn . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 183
A.4 Identità differenziali e integrali . . . . . . . . . . . . . . . . . . 183
A.5 Trasformazioni di Landen . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 184
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INDICE
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Introduzione
L’entanglement è una delle caratteristiche più peculiari della meccanica quan-
tistica; esso ha posto alla comunità scientifica i maggiori interrogativi rela-
tivamente ai fondamenti della teoria stessa. Dal lavoro di A. Einstein, B.
Podolsky e N. Rosen del 1935 [24] il dibattito sul carattere intrinsecamente
non locale1 delle teorie quantistiche e suoi possibili completamenti della teo-
ria in senso deterministico si sono susseguiti fino al 1964, anno in cui J.S.
Bell [9] pubblicò il suo fondamentale lavoro. Egli infatti indicò che le teorie
alternative alla meccanica quantistica2, basate sul principio di realismo lo-
cale di Einstein, predicono una disuguaglianza verificabile fra osservabili in
misure di correlazione di spin, che contraddicono le previsioni della meccanica
quantistica.
I risultati di tutti i recenti esperimenti3 di precisione hanno conclusivamente
stabilito che la disuguaglianza di Bell è violata, per di più in modo tale da
essere in accordo, entro gli errori, con le previsioni della meccanica quantisti-
ca. La non-località risulta quindi essere un tratto ineliminabile delle teorie
quantistiche, e seguendo le parole stesse di Bell “Entanglement expresses the
spooky nonlocality inherent to quantum mechanics”.4
In questa tesi verranno discusse alcune tecniche analitiche di calcolo dell’en-
tropia di entanglement, ossia di una quantità fisica che è in grado di discri-
minare fra stati fattorizzabili e stati entangled. In altre parole essa misura
quanto “quantistico” sia uno stato fisico.
L’interesse per questo tipo di grandezze è recentemente aumentato in virtù
del crescente sviluppo degli studi sulla “quantum computation”, ma ha appli-
1nel senso di A. Einstein, si veda [24].2nella sua formulazione “ortodossa”, elaborata dalla scuola di Copenhagen.3si veda per esempio il lavoro di A. Aspect, [4].4traduzione: “l’entanglement esprime la sinistra non-località della meccanica
quantistica”.
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cazioni molto vaste che toccano la fisica della materia condensata,5 dell’ottica
quantistica e anche la fisica dei buchi neri.6
I sistemi fisici su cui ci concentreremo saranno prevalentemente catene di
spin quantistici unidimensionali, al punto critico e non. Al punto critico tali
modelli sono descrivibili attraverso la teoria dei campi conformi bidimensio-
nale.7 Per questo motivo sfrutteremo le connessioni fra la teoria quantistica
di campo 1+1 dimensionale e la meccanica statistica classica e quantistica,
che ci permetteranno di descrivere in modi differenti lo stesso fenomeno fisi-
co.
Nello studiare i sistemi critici ci avvaleremo delle tecniche analitiche derivanti
dalla teoria dei campi conformi bidimensionale, che grazie alla sua algebra
infinito dimensionale permette di calcolare in modo esatto un gran numero
di grandezze fisiche rilevanti per gli scopi di questa tesi.
Per i sistemi non critici utilizzeremo invece tecniche derivanti dal gruppo di
rinormalizzazione e dalla meccanica statistica classica, ed in particolare la
cosidetta Corner Transfer Matrix. Essa è un potente strumento di soluzione
esatta dei modelli classici bidimensionali, ed inoltre ci permetterà di calcolare
esattamente l’entropia di entanglement per alcuni modelli, come la catena di
Ising trasversa e il modello XYZ.
Lo schema della tesi è il seguente:
• nel capitolo 1 analizzeremo le connessioni fra la meccanica statisticaclassica bidimensionale e la teoria di campo 1+1 dimensionale, pren-
dendo come prototipo il modello di Ising, che verrà ripreso più volte
in tutto l’elaborato;
• nel capitolo 2 studieremo le proprietà fondamentali delle teorie dicampo conformi, in dimensione generica. Tali teorie descrivono i
punti critici del secondo ordine dei modelli statistici;
• nel capitolo 3 specializzeremo la discussione del capitolo 2 al caso bi-dimensionale. In questo caso l’algebra del gruppo conforme è infinito
dimensionale, e ciò permette il calcolo esatto di molte quantità fisiche
rilevanti. Le mappe conformi permettono poi di studiare lo stesso siste-
ma fisico in diverse geometrie, ed in particolare di studiare i cosidetti
effetti di volume finito;
5si veda per esempio [3] e referenze ivi contenute.6si veda per esempio [50] e referenze ivi citate.7una dimensione spaziale e una temporale.
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Introduzione
• nel capitolo 4 definiremo il concetto di matrice densità ed entropiadi Von Neumann, strettamente correlato con l’entropia di entangle-
ment. Sarà discussa poi la tecnica delle “repliche”, che, unita alle
tecniche conformi, permetterà il calcolo esatto dell’entropia di entan-
glement per molti modelli fisici differenti al punto critico.
Inoltre grazie ai risultati derivanti dalla teoria del gruppo di rinor-
malizzazione si deriva l’espressione generale per l’entropia al di fuori
del punto critico,8 che verificheremo esplicitamente per la teoria bo-
sonica e per la prima volta anche per la teoria fermionica libera
bidimensionale;
• nel capitolo 5 introdurremo il concetto e le principali caratteristichedella Corner Transfer Matrix, utilizzandola poi per derivare le pro-
prietà dell’operatore densità e quindi dell’entropia di entanglement di
porzioni semi-infinite di catene quantistiche. Otterremo infatti l’espres-
sione dell’entropia per il modello XYZ, la quale ci consentirà in mo-
do originale di derivare i risultati noti per la catena di Ising e per il
modello XXZ.
8ma in prossimità di esso.
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Capitolo 1
Teoria dei campi e meccanica
statistica
In questo capitolo ci proponiamo di analizzare le connessioni fra teoria quan-
tistica dei campi e meccanica statistica classica nell’intorno di un punto cri-
tico.1 Per fare ciò ci serviremo a lungo del modello di Ising bidimensionale,
il cosidetto “atomo d’idrogeno” della meccanica statistica, dal momento che
il suo contenuto fisico e matematico è di vasta portata e permette di eviden-
ziare chiaramente le connessioni fra meccanica statistica classica e teoria dei
campi. Inoltre la teoria quantistica a lui equivalente, ossia la teoria fermio-
nica neutra 1+1 dimensionale sarà poi ripresa nei capitoli successivi come
“check” delle nuove teorie affrontate.
Un metodo per passare da una teoria statistica classica ad un modello quan-
tistico passa attraverso l’analisi della matrice di trasferimento, che analizze-
remo nel prossimo paragrafo.
1.1 Modello di Ising 2d e matrice di trasferi-
mento
Un potente metodo di risoluzione del modello di Ising bidimensionale e di
molti altri modelli di meccanica statistica è il cosidetto metodo della matri-
1tale punto critico deve essere del secondo ordine, per motivi che emergeranno in
seguito. I lavori pionieristici sui punti critici dei modelli statistici classici sono [56] e
[57].
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1.1 Modello di Ising 2d e matrice di trasferimento
ce di trasferimento,2 che è l’analogo in meccanica statistica del formalismo
operatoriale della teoria quantistica dei campi.3 In questo paragrafo descri-
veremo tale metodo e illustreremo come questo guidi verso una analogia fra
teorie quantistiche e meccanica statistica critica.
Consideriamo un modello di Ising bidimensionale anisotropo definito su un
reticolo quadrato con m righe e n colonne e passo reticolare a. In ogni sito del
reticolo poniamo una variabile classica dicotomica, ossia una variabile σi,j4
che possa assumere solo i valori ±1. Assumiamo inoltre condizioni periodicheal contorno in entrambe le direzioni, ossia:
σi,j+n = σi,j σi+m,j = σi,j (1.1)
condizione la quale, topologicamente parlando, equivale a considerare il mo-
dello definito su un toro. Denotiamo con µi la configurazione complessiva
degli spin della i-esima riga:
µi = {σi,1σi,2 . . . σi,n} (1.2)
Complessivamente ci sono 2n configurazioni possibili. Ogni riga contribuisce
all’energia complessiva del modello attraverso il seguente termine:
E[µi] = −Jn∑
k=1
σi,kσi,k+1 (1.3)
che non è altro che il classico termine di interazione di Ising che simula l’in-
terazione di scambio fra due spin vicini. Inoltre vi è un termine d’interazione
fra due righe vicine:5
E[µi, µj] = −J ′n∑
k=1
σi,kσj,k+1 (1.4)
Definiamo ora formalmente lo spazio vettoriale V , i cui elementi sono le µi,
2un testo di riferimento per studiare tali tecniche e applicarle a modelli statistici è [5].3le equivalenze fra meccanica statistica e teoria dei campi emergono anche nel conte-
sto degli integrali sui percorsi, come accenneremo nel capitolo 4, quando discuteremo la
matrice densità.4gli indici i e j corrono sulle righe e sulle colonne rispettivamente.5stiamo lavorando in assenza di campo magnetico.
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Teoria dei campi e meccanica statistica
che noteremo da adesso in poi come ket e bra, ossia |µi〉, in analogia con lameccanica quantistica. In questo spazio definiamo l’azione della matrice di
trasferimento attraverso i suoi elementi di matrice:
〈µ|T |µ′〉 = exp{
−β (E[µ, µ′] + 12E[µ] +
1
2E[µ′])
}
(1.5)
in termini dell’operatore T , la funzione di partizione del modello:
Z =∑
µ1,µ2,...,µm
exp{−β (E[µi] + E[µi, µj])} (1.6)
si scrive come:
Z =∑
µ1,µ2,...,µm〈µ1|T |µ2〉〈µ2|T |µ3〉 . . . 〈µm|T |µ1〉
= Tr Tm(1.7)
La matrice di trasferimento definita in (1.5) è manifestamente simmetrica,
quindi diagonalizzabile.6 La funzione di partizione può essere espressa in
termini dei 2n autovalori Λk di T :
Z =2n−1∑
k=0
Λmk (1.8)
Il limite termodinamico si ottiene per n,m → ∞. In questo limite l’energialibera si può estrarre dall’andamento dell’autovalore massimo di T , assumen-
do per semplicità che esso non sia degenere. Infatti l’energia libera per sito
è data da:
−f/T = limm,n→∞
1mn
ln(Λm0 + Λm1 + . . . )
= limm,n→∞
1mn
{m ln(Λ0) + ln(1 + (Λ1/Λ0)m + . . . )}
= limn→∞
ln Λ0n
(1.9)
dal momento che Λ1/Λ0 < 1. Il calcolo di quantità fisiche più complicate può
6grazie al teorema spettrale in dimensione finita.
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1.1 Modello di Ising 2d e matrice di trasferimento
richiedere la conoscenza di più autovalori.
Prima di esprimere i correlatori in termini di matrice di trasferimento, intro-
duciamo l’operatore σ̂i che agisce sugli elementi di V dando il valore dello
spin dell’i-esima colonna della configurazione |µ〉:
σ̂i|µ〉 = σi|µ〉 (1.10)
quindi:
〈σi,jσi+r,k〉 = 1/Z∑
µ1,µ2,...,µm〈µ1|T |µ2〉 . . . 〈µi|σ̂jT |µi+1〉 . . .
. . . 〈µi+r|σ̂kT |µi+r+1〉 . . . 〈µm|T |µ1〉
=Tr(Tm−rσ̂jT
rσ̂k)TrTm
(1.11)
Quest’ultima equazione ricorda il passaggio dal formalismo operatoriale ai
path integrals in teoria di campo.7 In questo caso l’evoluzione temporale è
data dalla matrice di trasferimento, che verrà quindi interpretata come ope-
ratore di evoluzione temporale U(a), che fa evolvere il sistema di un tempo
a, pari al passo reticolare del reticolo. In altre parole possiamo definire un
operatore hamiltoniano Ĥ nel seguente modo:
T = exp(−aĤ) (1.12)
Gli autostati di T sono gli autostati dell’hamiltoniana quantistica H, e gli
autovalori di quest’ultima Er sono espressi da:
Er = −1/a ln(Λr) (1.13)
in termini degli autovalori di T . Quindi la densità di energia libera f/a2 è
proporzionale all’energia di vuoto per sito, nella teoria quantistica:
f/a2 = limn→∞
E0na
(1.14)
7vedi per esempio [23], capitolo 2.
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Teoria dei campi e meccanica statistica
La magnetizzazione 〈σ〉 nel limite termodinamico è data da:
〈σ11〉 = limm→∞
(TrTm)−1Tr(σ̂Tm)
= limm→∞
∑
l e−ma(El−E0) 〈0|σ̂l|l〉
= 〈0|σ̂1|0〉
(1.15)
dove abbiamo inserito un set completo di autostati di T , del quale rimane
solo |0〉〈0| nel limite termodinamico, a causa dei fattori esponenziali. Il va-lore medio statistico dello spin è quindi dato dal valore di aspettazione sul
vuoto del corrispondente operatore quantistico. Questa relazione si applica
ad ogni quantità locale e al suo corrispondente operatore.
Allo stesso modo il correlatore a due punti può essere espresso nel limite
termodinamico come:
〈σ11σ1+r,1〉 = limm→∞
(TrTm)−1Tr(Tm−rσ̂T rσ̂)
= limm→∞
e−maE0∑
l〈0|e(m−r)aE0σ̂|l〉〈l|e−raElσ̂|0〉
= 〈σ11〉2 + |〈0|σ̂|1〉|2 exp(−ra(E1 − Eo)) + . . .
(1.16)
La funzione a due punti connessa a grandi r ≫ 1 distanze è data da:
〈σ11σ1+r,1〉C ∼ |〈0|σ̂|1〉|2 exp(−ra(E1 − Eo)) (1.17)
Il gap energetico fra lo stato fondamentale e il primo livello eccitato non è
altro che la massa della teoria di campo quantistica. Infatti da quest’ultima
relazione leggiamo in che rapporto sono tale massa con la lunghezza di cor-
relazione associata allo spin del modello statistico:
ξ =1
ma(1.18)
Nell’intorno di un punto critico del secondo ordine la lunghezza di correla-
zione diverge, quindi “cadiamo” in una teoria di campo a massa nulla, ossia
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1.2 Fermionizzazione del modello di Ising 2d
come vedremo nei prossimi capitoli, in una teoria invariante di scala. La
relazione precedente giustifica anche il fatto che l’analogia fra meccanica sta-
tistica classica e teoria dei campi quantistici valga nell’intorno di un punto
critico. In tale intorno infatti ξ ≫ a, ed ha quindi senso mandare a zero ilpasso reticolare considerando una teoria di campo. Quando ciò non è vero,
parleremo di analogia fra meccanica statistica classica e un modello quanti-
stico definito su reticolo.
Un’ultima ma importante considerazione riguarda il conto delle dimensioni.
Siamo infatti partiti da un modello classico bidimensionale, “atterrando” poi
su una teoria di campo quantistica euclidea 1+1 dimensionale. Quindi in via
del tutto generale possiamo affermare che un modello statistico classico in
d dimensioni spaziali equivale ad una teoria di campo in d − 1 dimensionispaziali. La dimensione mancante è il tempo euclideo della teoria quantistica.
1.2 Fermionizzazione del modello di Ising 2d
In questa sezione riprenderemo il modello di Ising, esplicitando i concetti del
paragrafo precedente, con l’intento di arrivare alla formulazione del modello
in termini di una teoria di campo fermionica neutra.8
1.2.1 Limite hamiltoniano
Consideriamo nuovamente un modello di Ising definito su un reticolo qua-
drato con N = n2 siti, ossia con n righe e n colonne, indicando con τ il passo
reticolare lungo la verticale e con α quello lungo l’orizzontale (vedi figura
sottostante). Ancora una volta considereremo condizioni al contorno di tipo
periodico sugli spin del reticolo:
σi+n,j = σij σi,j+n = σij (1.19)
Nel seguito indicheremo con σi e σ′i gli spin su righe successive, mentre il
pedice i sarà riferito alla posizione dello spin sulla riga. Ora sappiamo che
8per teoria di campo neutra intendiamo una teoria che ammetta soluzioni reali per
le equazioni del moto. La teoria fermionica neutra è anche detta di Majorana, e viene
utilizzata in teoria dei campi per descrivere particelle di spin 1/2 neutre dal punto di vista
elettrico, come ad esempio il neutrino.
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Teoria dei campi e meccanica statistica
Figura 1.1: Reticolo di Ising bidimensionale.
la configurazione globale del reticolo è specificata dalle n configurazioni delle
singole righe, ossia da {µ1 . . . µn}. Se consideriamo la possibilità di avere uncampo magnetico non nullo, le espressioni del paragrafo precedente riguar-
danti le energie si generalizzano in:
E(µ, µ′) = −J ′n∑
k=1
σkσ′k (1.20)
e
E(µ) = −Jn∑
k=1
σkσk+1 −Bn∑
k=1
σk (1.21)
L’energia totale del sistema associata alla configurazione {µ1, . . . , µn} è datada:
E(µ1, . . . , µn) =n∑
a=1
[E(µa, µa+1) + E(µa)] (1.22)
mentre la funzione di partizione canonica diviene:9
9in tutto l’elaborato per funzione di partizione si intenderà sempre quella canonica.
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1.2 Fermionizzazione del modello di Ising 2d
Z =∑
µ1
∑
µ2
· · ·∑
µn
exp{−βE(µ1, . . . µn)} (1.23)
La matrice di trasferimento T ha elementi:10
〈µ|T |µ′〉 = exp {−β [E(µ, µ′) + E(µ)]} (1.24)
e riscriviamo la funzione di partizione come:
Z =∑
µ1,µ2,...,µn〈µ1|T |µ2〉〈µ2|T |µ3〉 . . . 〈µn|T |µ1〉
= Tr T n(1.25)
Il problema si riduce cos̀ı alla diagonalizzazione della matrice di trasferimen-
to, cosa che nel caso di campo magnetico applicato nullo è stata affrontata
con successo da Onsager nel 1944, [42]. Noi non ripercorreremo questa stra-
da, ma una ad essa equivalente.11 L’operatore T può essere cos̀ı decomposto:
T = V3V2V1, dove le matrici Vi sono matrici 2n × 2n (come del resto T ) con
elementi dati da:12
〈σ1 . . . σn|V1|σ′1 . . . σ′n〉 =n∏
k=1
eLσkσ′k
〈σ1 . . . σn|V2|σ′1 . . . σ′n〉 = δσ1σ′1 . . . δσnσ′nn∏
k=1
eKσkσk+1
〈σ1 . . . σn|V3|σ′1 . . . σ′n〉 = δσ1σ′1 . . . δσnσ′nn∏
k=1
eβBσk
(1.26)
dove si sono posti K = βJ e L = βJ ′. È immediato verificare che dalle
relazioni precedenti si ottiene:
10questa definizione differisce nella forma leggermente da quella introdotta nel paragrafo
precedente, ma conduce alle stesse relazioni.11anche se il nostro obiettivo non sarà quello di determinare in modo esatto gli esponenti
critici del modello, ma piuttosto cercare l’equivalente teoria di campo.12i pedici indicano le posizioni reticolari.
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Teoria dei campi e meccanica statistica
〈σ1 . . . σn|T |σ′1 . . . σ′n〉 =n∏
k=1
eKσkσk+1+Lσkσ′
k+βBσk (1.27)
come ci si aspettava. Nel seguito risulteranno di grande utilità i seguenti
operatori, definiti su V = C2 ⊗ C2 ⊗ · · · ⊗ C2, ossia il prodotto tensoriale diC
2 n volte:13
σ1(a) = I ⊗ I ⊗ · · · ⊗ σ1 ⊗ · · · ⊗ I
σ2(a) = I ⊗ I ⊗ · · · ⊗ σ2 ⊗ · · · ⊗ I
σ3(a) = I ⊗ I ⊗ · · · ⊗ σ3 ⊗ · · · ⊗ I
(1.28)
Dove:
σ1 =
(
0 1
1 0
)
σ2 =
(
0 −ii 0
)
σ3 =
(
1 0
0 −1
)
(1.29)
sono le matrici di Pauli, che compaiono nella posizione a-esima dei corrispet-
tivi σi(a). Valgono le seguenti proprietà:
[σi(a), σj(b)] = 2i εijk σk(a) δab
{σi(a), σj(a)} = 2δij(1.30)
In termini degli operatori appena definiti la matrice di trasferimento si ri-
scrive come:
T =n∏
a=1
[
eβBσ3(a) eKσ3(a)σ3(a+1) A(L) eL∗σ1(a)
]
(1.31)
dove A(L) = (2 sinh(2L))1/2 e tanh(L∗) = e−2L. Possono risultare utili le
seguenti identità:
eβBσ3(a) = cosh(βB) + σ3(a) sinh(βB)
eLσ1(a) = cosh(L) + σ1(a) sinh(L)
eKσ3(a)σ3(a+1) = cosh(K) + σ3(a)σ3(a+ 1) sinh(K)
(1.32)
13da adesso in poi le posizioni reticolari saranno indicate entro parentesi.
21
-
1.2 Fermionizzazione del modello di Ising 2d
Nella sezione precedente avevamo assunto di poter scrivere:
T = e−τĤ (1.33)
Ora si petrebbe in linea teorica cercare di costruire Ĥ a τ fissato, facendo
ampio uso della formula di Baker-Haussdorf, ma l’hamiltoniana risultante
non è particolarmente illuminante dal punto di vista fisico ne facilmente
risolvibile. Più utile è considerarne il cosidetto limite hamiltoniano, ossia
mandare τ → 0 e ricavare Ĥ dall’espressione:
T = I − τĤ + o(τ 2) (1.34)
Nel mandare a zero il passo reticolare occorre assicurarsi che la descrizio-
ne fisica del problema non cambi, e come insegna la teoria del gruppo di
rinormalizzazione 14 questa richiesta può essere soddisfatta riscalando op-
portunamente le costanti di accoppiamento. Procediamo come segue: nel
limite τ → 0 espandiamo T come in (1.34). Per semplicità esponiamo ilragionamento per una matrice di trasferimento 2 × 2, e poi generalizzeremoal caso 2n × 2n. Pensiamo quindi a T come a:
T =
(
a b
c d
)
(1.35)
e vorremmo identificarla come:
I − τH̄ =(
1 0
0 1
)
− τ(
H11 H12H21 H22
)
(1.36)
quindi si individua la seguente corrispondenza:
14una ampia e didattica presentazione del gruppo di rinormalizzazione in meccanica
statitistica si trova nel libro [14] e nell’articolo [32].
22
-
Teoria dei campi e meccanica statistica
a→ 1 − τH11 per τ → 0
b→ −τH12 per τ → 0
c→ τH21 per τ → 0
d→ 1 − τH22 per τ → 0
(1.37)
a e d corrispondono agli elementi diagonali, ossia elementi di matrice di T
calcolati sulla medesima configurazione di spin, mentre b e c corrispondono
a elementi di matrice in cui il secondo spin è stato ruotato rispetto al primo.
Per questo motivo chiameremo H11 e H22 le hamiltoniane a zero spin ruotati,
mentre H12 e H21 le hamiltoniane a uno spin ruotato.
Quando ogni riga del reticolo possiede più di uno spin, T ha 2n×2n elementi,ma il discorso precedente si ripete in modo identico. Vogliamo ora convincer-
si che nel limite τ → 0 sopravvivono in Ĥ solo termini che lasciano gli spininvariati o al più ne ruotano uno. Per fare ciò consideriamo una transizione
fra una riga a e una riga a+ 1 che non ruoti nessuno spin:
T (zero spin ruotati) = exp {K∑
i
σiσi+1} (1.38)
dove ci siamo già messi nel caso di campo magnetico nullo e abbiamo ag-
giunto un controtermine costante all’hamiltoniana originaria per elidere il
termine costante che comparrebbe ad esponente nella matrice di trasferi-
mento.15 Scriviamo quindi:
T (zero spin ruotati) ∼ 1 − τH0 spin (1.39)
da cui se K → 0 per τ → 0, ossia K ≈ τ , avremmo un termine in Ĥproporzionale a
∑
a σaσa+1. Ora nel caso di uno spin ruotato si ha:
T (uno spin ruotato) = exp {K∑i σiσi+1 − 2L}
= exp{−2L} exp {K∑i σiσi+1}
∼ −τH1 spin
(1.40)
15Hnew = Hold + J′n
23
-
1.2 Fermionizzazione del modello di Ising 2d
e con l’identificazione τ ∼ exp{−2L}, ed espandendo nel limite τ → 0 otte-niamo:
∼ τ{1 + λτ∑
a
σaσa+1} ∼ τ + o(τ 2) (1.41)
dove si è posto K = λτ . Se infine consideriamo le transizioni fra righe con k
spin ruotati otteniamo:
T (k spin ruotati) = exp{−2kL} exp{K∑a σaσa+1}
∼ −τHk rot
∼ τ k{1 + λτ∑a σaσa+1}
(1.42)
che per ogni k > 1 da un contributo trascurabile nel limite τ → 0. Quindinell’hamiltoniana quantistica ci devono essere solo termini che non ruotano
nessuno spin o che ne ruotano al massimo uno. Identifichiamo quindi:
τ = exp{−2L}
K = λτ
(1.43)
da cui si evince che nel limite hamiltoniano K diviene molto piccolo mentre
L diviene molto grande. Il valore λ = 1 identifica il punto critico del modello,
infatti per un modello di Ising 2d si ha la seguente linea critica nello spazio
delle costanti di accoppiamento:16
sinh(2K) sinh(2L) = 1 (1.44)
Ogni punto di questa equazione conduce al modello di Ising critico con lun-
ghezza di correlazione ξ infinita. Nel limite hamiltoniano l’equazione critica
diviene:
e2L k = 1 −→ λ = 1 (1.45)16ricavata dal confronto fra l’espansione a bassa temperatura e quella ad alta
temperatura della funzione di partizione, vedi per esempio [5].
24
-
Teoria dei campi e meccanica statistica
Figura 1.2: Diagramma di fase del modello di Ising.
Inoltre λ > 1 identifica la fase ordinata, mentre λ < 1 quella disordinata.
Consideriamo la seguente hamiltoniana quantistica:17
Ĥ = −n∑
a=1
[σ1(a) + λ σ3(a)σ3(a+ 1)] (1.46)
che descrive una catena unidimensionali di spin quantistici. Ora è semplice
convincersi che questa hamiltoniana ha i corretti elementi di matrice, dato
che se confrontiamo gli elementi di 1− τĤ e T nel limite τ → 0 otteniamo lostesso risultato, previa avere fatto la corretta identificazione fra le costanti
di accoppiamento. Da osservare che effettivamente questa hamiltoniana ha
elemento di matrice nullo se preso fra due configurazioni con più di uno spin
differente.
1.2.2 Operatori di disordine e dualità
Abbiamo visto nella sezione precedente come nel limite hamiltoniano il mo-
dello di Ising bidimensionale classico sia equivalente ad un modello quanti-
17detta catena di Ising trasversa.
25
-
1.2 Fermionizzazione del modello di Ising 2d
Figura 1.3: Azione dell’operatore di disordine.
stico di spin su reticolo 1+1 dimensionale. Introduciamo i seguenti operatori
detti di disordine:18
µ3(r + 1/2) =r∏
ρ=−∞σ1(ρ)
µ1(r + 1/2) = σ3(r)σ3(r + 1)
(1.47)
Essi sono definiti sui punti del reticolo duale, ovvero sui punti medi del
reticolo originario. Dalla loro definizione si deduce che µ1(r+1/2) è sensibile
all’allineamento di due siti primi vicini. L’operatore µ3(r+1/2) agendo sugli
spin originari del reticolo, ruota tutti quelli che sono alla sinistra del punto
r, come illustrato in figura. Valgono le seguenti proprietà:
18definiti nel limite termodinamico. Il ruolo di tali operatori nel modello di Ising è stato
discusso originariamente nei lavori [25], [33].
26
-
Teoria dei campi e meccanica statistica
i) µ3(r − 1/2)µ3(r + 1/2) = σ1(r)
ii)∏
m 1 e quello a
λ < 1 e da sola è in grado di dire dove si trova il punto critico del modello.
Per punto critico di un modello quantistico intendiamo l’azzeramento del gap
energetico fra il livello fondamentale e il primo livello eccitato, ciò l’azzera-
mento del cosidetto “massgap”. Detto m(λ) il massgap del modello di Ising,
l’equazione precedente implica che se m(λ∗) = 0 per un certo λ∗ allora anche
27
-
1.2 Fermionizzazione del modello di Ising 2d
m(λ−1∗ ) = 0. Se ammettiamo che la teoria debba avere un solo punto criti-
co,19 questo sarà necessariamente per λ∗ = 1.
1.2.3 Diagonalizzazione dell’hamiltoniana
L’hamiltoniana quantistica del modello di Ising può essere diagonalizzata
esplicitamente mediante una trasformazione di Wigner-Jordan. Per sempli-
ficare le formule che seguono conviene effettuare una trasformazione unitaria
sull’hamiltoniana arrivando a:20
Ĥ = −∑
a
[σ3(a) + λ σ1(a)σ1(a+ 1)] (1.51)
Definiamo i seguenti operatori fermionici:21
c(a) =a−1∏
j=1
eiπσ+j σ
−
j σ−(a) =a−1∏
j=1
(−σzj ) σ−(a)
c+(a) =a−1∏
j=1
e−iπσ+j σ
−
j σ+(a) =a−1∏
j=1
(−σzj ) σ+(a)
(1.52)
che soddisfano alle seguenti regole di anticommutazione:
{c(a), c(b)} = {c+(a), c+(b)} = 0
{c(a), c+(b)} = δab(1.53)
Nelle espressioni precedenti σ+ e σ− sono gli operatori cosidetti di scala, che
innalzano o abbassano le componenti lungo z di uno spin 1/2:
σ+ =1
2(σx + i σy) σ− =
1
2(σx − i σy) (1.54)
Valgono inoltre le seguenti importanti proprietà:
19vedi per esempio [42], [32].20fisicamente abbiamo semplicemente cambiato il sistema di riferimento.21stiamo pensando ancora ad una catena finita.
28
-
Teoria dei campi e meccanica statistica
σ1(a)σ1(a+ 1) = [c+(a) − c(a)] [c+(a+ 1) + c(a+ 1)]
σ3(a) = 2 c+(a)c(a) − 1
(1.55)
L’hamiltoniana in termini di questi operatori fermionici si scrive come:22
Ĥ = −2∑
a
c+(a)c(a) − λ∑
a
[c+(a) − c(a)][c+(a+ 1) + c(a+ 1)] (1.56)
Numeriamo ora i siti della catena nel seguente modo: −n,−n+1, . . . , n−1, nin modo da avere complessivamente 2n + 1 siti, e espandiamo gli operatori
fermionici in trasformata di Fourier:
c(a) = 1√2n+1
∑
k e−ika ck
c+(a) = 1√2n+1
∑
k eika c†k
(1.57)
in cui k appartiene alla prima zona di Brillouin, ossia:
k = 0,± 2π2n+ 1
,± 4π2n+ 1
, . . . ,± 2πn2n+ 1
(1.58)
Invertendo le relazioni precedenti si ottiene l’algebra degli operatori c†k e ck:
{ck, cj} = {c†k, c†j} = 0
{ck, c†j} = δkj ∀ k, j(1.59)
Inserendo le espansioni precedenti nell’espressione per l’hamiltoniana otten-
go:
Ĥ = − 2∑
k>0
(1 + λ cos k)(c†kck + c†−kc−k)+
+ 2iλ∑
k>0
sin k(c†kc†−k + ckc−k) − 2(1 + λ)c
†0c0
(1.60)
22a meno di una ininfluente costante additiva.
29
-
1.2 Fermionizzazione del modello di Ising 2d
Il modo zero rimane nell’espressione di Ĥ, e crea una degenerazione del vuo-
to.23 Questo annoso problema può essere rimosso imponendo condizioni an-
tiperiodiche24 sulla catena di spin quantistici, cosa che si fa prendendo i
seguenti valori di k nell’espressione (1.57):
k = ± π2n+ 1
,± 3π2n+ 1
, . . . ,± πn2n+ 1
(1.61)
Questa nuova zona di Brillouin adattata alle condizioni al contorno antipe-
riodiche porta alla seguente espressione dell’hamiltoniana in termini di c†k e
ck:
Ĥ = − 2∑
k= 12, 32,...
(1 + λ cos k)(c†kck + c†−kc−k) +
+ 2iλ∑
k= 12, 32,...
sin k(c†kc†−k + ckc−k)
(1.62)
Questa hamiltoniana è quadratica negli operatori c†k e ck, ma la sua forma
non è ancora sufficiente a determinarne lo spettro. Il vuoto di Ĥ non è il
vuoto di ck a causa dei termini c†kc
†−k. Dovremmo trasformare l’hamiltonia-
na affinchè sia nella forma:
Ĥ =∑
k
[. . . ] η†kηk (1.63)
con opportuni operatori di creazione e distruzione fermionici η†k e ηk.
Con questo proposito applichiamo la trasformazione di Bogoliubov-Valentin:25
ηk = Ukck + iVkc†−k η−k = Ukc−k − iVkc
†k
η†k = Ukc†k − iVkc−k η
†−k = Ukc
†−k + iVkck
(1.64)
dove Uk e Vk sono parametri per il momento arbitrari. Questi nuovi operatori
23ossia la teoria possiede una infinità di vuoti, labellati dall’autovalore dell’impulso del
modo zero.24tali condizioni saranno poi le più appropriate per la teoria di campo che ci apprestiamo
ad introdurre.25definita per k > 0.
30
-
Teoria dei campi e meccanica statistica
di creazione e annichilazione soddisfano alla seguente algebra:
{ηk, ηj} = {η†k, η†j} = 0
{ηk, η†j} = δkj ∀ k, j(1.65)
a patto che U2k + V2k = 1, condizione la quale ci consente di parametrizzare
tali parametri come:
Uk = cos θk Vk = sin θk (1.66)
Utili risultano essere le trasformazini inverse:
ck = Ukηk − iVkη†−k c−k = Ukη−k + iVkη†k
c†k = Ukη†k + iVkη−k c
†−k = Ukη
†−k − iVkηk
(1.67)
Sostituendo queste relazioni all’interno dell’hamiltoniana, si ottiene:
Ĥ =∑
k= 12, 32,...
[−2(1 + λ cos k)(U2k − V 2k ) + 4λ sin kUk Vk](η†kηk + η†−kη−k)+
+∑
k= 12, 32,...
[4i(1 + λ cos k)Uk Vk + 2iλ sin k(U2k − V 2k )](η†kη
†−k + ηkη−k)
(1.68)
Per avere una hamiltoniana nella forma canonica (1.63) imponiamo che:
4(1 + λ cos k)Uk Vk + 2λ sin k(U2k − V 2k ) = 0 (1.69)
mentre si ha anche:
2Uk Vk = sin 2θk U2k − V 2k = cos 2θk (1.70)
che si riscrive come:
31
-
1.2 Fermionizzazione del modello di Ising 2d
Figura 1.4: Relazione di dispersione per la teoria quantistica di Ising. In
ordinata è rappresentata l’energia mentre in ascissa in vettore d’onda k.
tan 2θk = −λ sin k
1 + λ cos k(1.71)
da cui, tenendo opportunamente conto dei segni:
sin 2θk =λ sin k√
1 + 2λ cos k + λ2
cos 2θk = − 1 + λ cos k√1 + 2λ cos k + λ2
(1.72)
e inserendo nell’hamiltoniana otteniamo:
Ĥ = 2∑
k
Λk η†kηk (1.73)
dove Λk =√
1 + 2λ cos k + λ2. Tale relazione di dispersione è graficata in
figura.
Il minimo della relazione di dispersione lo si ha per k = ±π, ossia:
Λ±π =√
1 − 2λ+ λ2 = |λ− 1| (1.74)
32
-
Teoria dei campi e meccanica statistica
e anche Emin = 2 |λ− 1|, cosa che conferma ulteriormente λ = 1 come puntocritico del modello.
Vorremmo ora andare nel limite continuo, ossia mandare α → 0 e misurareil momento rispetto a kmin. Quindi scriviamo:
k = π + αk′ e Ek = Λk/α (1.75)
che per piccoli α da Λk ≈√
(1−λ)2α2
+ λk′2, che non è altro che la relazione
di dispersione di una particella relativistica di massa |1−λ|α
.
Infatti nell’intorno del punto critico si ha: E(k′) ≈ |k′|, che è la relazionedi dispersione di una particella relativistica massless. Nella prossima sezione
illustreremo un modo più diretto di evidenziare il contenuto fermionico del
modello di Ising.
1.2.4 Equazione di Dirac
Riconsideriamo ora l’hamiltoniana:
Ĥ = −12
∑
a
[σ1(a) + λσ3(a)σ3(a+ 1)] (1.76)
dove il fattore 1/2 è stato introdotto per convenienza futura. Vorremmo
determinare l’equazioni del moto degli operatori della teoria. Nella metrica
euclidea per un operatore  generico vale:
∂
∂τ = [Ĥ, Â] (1.77)
per cui si ha immediatamente:
∂
∂τσ3(r) = [Ĥ, σ3(r)] = σ3(r)σ1(r)
∂
∂τµ3(r + 1/2) = [Ĥ, µ3(r + 1/2)] = −λσ3(r)σ3(r + 1)µ3(r + 1/2)
(1.78)
Le equazioni del moto sono non lineari e non particolarmente agevoli da ri-
solvere. Possono essere tuttavia linearizzate definendo:
33
-
1.2 Fermionizzazione del modello di Ising 2d
ψ1(r) = σ3(r) µ3(r + 1/2)
ψ2(r) = −σ3(r) µ3(r − 1/2)(1.79)
Ora conoscendo l’evoluzione a tempo euclideo per σ3 e µ3 non è difficile
ottenere:∂ψ1(r)
∂τ= −ψ2(r) + λ ψ2(r + 1)
∂ψ2(r)
∂τ= −ψ1(r) + λ ψ1(r − 1)
(1.80)
ristabilendo il passo reticolare con r ± 1 → r ± α e passando al limite conti-nuo, si scrive:
∂ψ1(r)
∂τ= −(1 − λ)ψ2(r) + λ
∂ψ2(r)
∂rα
∂ψ2(r)
∂τ= −(1 − λ)ψ1(r) − λ
∂ψ1(r)
∂rα
(1.81)
e definendo t = ατ ,
∂ψ1(r)
∂t= −(1 − λ)
αψ2(r) + λ
∂ψ2(r)
∂r
∂ψ2(r)
∂t= −(1 − λ)
αψ1(r) − λ
∂ψ1(r)
∂r
(1.82)
I due campi ψ1 e ψ2 possono essere organizzati in un campo spinoriale:
Ψ =
(
ψ1ψ2
)
(1.83)
Ora l’idea è di mandare a zero il passo reticolare orizzontale α per “cadere”
in una vera e propria teoria di campo. Nel fare ciò dobbiamo però contem-
poraneamente mandare λ → 1 affinchè il termine massivo 1−λα
tenda ad un
valore finito m. Cos̀ı facendo possiamo riscrivere le equazioni del moto per il
campo Ψ nel seguente modo:
(
γ0∂
∂t+ γ3
∂
∂r+m
)
Ψ = 0 (1.84)
34
-
Teoria dei campi e meccanica statistica
dove le matrici γ0 e γ3 sono date da:
γ0 =
(
0 1
1 0
)
γ3 =
(
1 0
0 −1
)
(1.85)
È importante osservare che ψ1 definito in (1.79) è un operatore antiautoag-
giunto, mentre ψ2 è autoaggiunto.26 Questo ci dice che non saranno esatta-
mente ψ1 e ψ2 le due componenti dello spinore neutro di Majorana che stia-
mo cercando, ma opportune loro combinazioni lineari, come vedremo nella
prossima sezione. 27
1.2.5 Il fermione di Majorana in coordinate complesse
Al termine della sezione precedente eravamo arrivati all’equazione (1.84) per
un fermione a due componenti. Tale equazione può essere riscritta come:
(
m+ ∂r ∂t∂t m− ∂r
)(
ψ1ψ2
)
= 0 (1.86)
Consideriamo ora la seguente matrice unitaria:
S =1√2
(
1 −i−i 1
)
(1.87)
che soddisfa S†S = SS† = I. Valgono inoltre:
S†γ0S = γ0
S†γ3S = σ2 ≡ γ2(1.88)
In virtù di tali proprietà possiamo mappare l’equazione di Dirac precedente
nella seguente:
(
γ0∂t + γ2∂r +m
)
Ψ ′ = 0 (1.89)
26si può verificare in entrambi i casi prendendone il trasposto coniugato.27per una ampia discussione sull’equivalenza fra Ising 2d e la teoria fermionica neutra
si veda per esempio [51],[60],[30], [48].
35
-
1.2 Fermionizzazione del modello di Ising 2d
dove Ψ ′ = S†Ψ . Possiamo riscriverla in notazione matriciale come:
(
m −∂r − i∂t∂t − i∂r −im
)(
−iψ′1ψ′2
)
= 0 (1.90)
Ora ridefinendo le variabili nel seguente modo:
ψ ≡ −iψ′1 =1√2(ψ2 − iψ1) ψ̄ ≡ ψ′2 =
1√2(ψ2 + iψ1) (1.91)
e anche 28:z = t+ ir z̄ = t− ir
∂z =12(∂t − i∂r) ∂z̄ = 12(∂t + i∂r)
(1.92)
le equazioni del moto per le componenti spinoriali divengono:
∂z̄ψ =im2ψ̄
∂zψ̄ =−im
2ψ
(1.93)
Tali equazioni possono essere dedotte dalla seguente azione euclidea:29
S =
∫
d2x{
ψ∂z̄ψ + ψ̄∂zψ̄ + imψ̄ψ}
(1.94)
per uno spinore a due componenti reali, ossia uno spinore di Majorana. La
dualità del modello di Ising bidimensionale è espressa dall’invarianza della
teoria fermionica sotto la trasformazione:
m −→ −m
ψ −→ ψ
ψ̄ −→ −ψ̄
(1.95)
Da osservare che quando m = 0 le equazioni del moto impongono che i due
28definite in questo modo risulta evidente - in base alla discussione finale della sezione
precedente - che sia ψ che ψ̄ sono campi di Grassmann reali.29nota che ψψ̄ + ψ̄ψ = 0 essendo variabili di Grassmann.
36
-
Teoria dei campi e meccanica statistica
campi spinoriali siano olomorfo e antiolomorfo rispettivemente. Riprendere-
mo questa importante proprietà nel capitolo sulle teorie conformi bidimensio-
nali, mentre considereremo la teoria massiva in dettaglio quando parleremo
di teorie fuori dal punto critico.
Nel prossimo capitolo ci occuperemo di una classe importante di teorie di
campo, ossia le teorie di campo conformi. In questa classe cade per esempio
la teoria fermionica neutra massless, incontrata in questo capitolo.
37
-
1.2 Fermionizzazione del modello di Ising 2d
38
-
Capitolo 2
Invarianza conforme globale
2.1 Il gruppo conforme
Scopo di questo capitolo è introdurre la nozione di invarianza conforme, in
uno spazio-tempo di dimensione generica. Denoteremo con gµν il tensore
metrico in uno spazio-tempo di dimensione d. Per definizione, una trasfor-
mazione conforme delle coordinate è una mappa invertibile x→ x′ che lasciail tensore metrico invariato a meno di un fattore di scala:
g′µν(x′) = Λ(x) gµν(x) (2.1)
L’azione di una trasformazione conforme sulle coordinate può essere pensa-
ta localmente equivalente ad una rotazione ed a una dilatazione. L’insieme
delle trasformazioni conformi forma gruppo - essendo invertibili e contenen-
do la trasformazione identità - ed inoltre il gruppo di Poincaré 1 è un suo
sottogruppo, dal momento che esso corrisponde al caso Λ(x) = 1.
Tale affermazione segue dal fatto che per definizione le trasformazioni del
gruppo di Lorentz sono quelle che lasciano invariato il tensore metrico. In-
fatti vale la proprietà seguente:
Λαµ Λβν gαβ = gµν (2.2)
per ogni arbitraria matrice del gruppo di Lorentz. Un altro modo per visualiz-
zare una trasformazione conforme delle coordinate, in via del tutto generale,
1tale gruppo di trasformazioni è formato dalle trasformazioni del gruppo di Lorentz -
dette in gergo boost - e dalle traslazioni spazio-temporali.
39
-
2.1 Il gruppo conforme
Figura 2.1: caso (a): reticolo originario. Caso (b): reticolo dopo una
trasformazione conforme. Caso (c): reticolo dopo una trasformazione non
conforme.
è quello di pensare a una mappa che lasci invariati gli angoli fra due cur-
ve qualsiasi che si intersecano in un punto. Proprio per questo motivo tali
trasformazioni sono note nella letteratura matematica come le mappe che
preservano gli angoli 2. Storicamente tale caratteristica delle trasformazioni
conformi delle coordinate trovò una applicazione pratica nella realizzazione
delle carte navali, nelle quali si deve riprodurre su un piano una porzione
del globo terracqueo, e nel fare ciò, ai fini della navigazione, bisogna ripro-
durre fedelmente gli angoli fra rette piuttosto che le dimensioni lineari delle
nazioni. Analizziamo ora le conseguenze di (2.1) su di una trasformazione
infinitesima x µ −→ x µ + ǫ µ. Premesso che:
∂xα
∂x′µ= δαµ − ∂µ ǫα (2.3)
La metrica al primo ordine in ǫ varia secondo la seguente legge:
g′µν(x′) =
∂xα
∂x′µ∂xβ
∂x′νgαβ(x) (2.4)
e cos̀ı facendo si ottiene:
gµν(x) −→ g′µν(x′) = gµν(x) − ∂µǫν − ∂νǫµ (2.5)2in realtà si dovrebbe distinguere fra trasformazioni conformi pure e trasformazioni
isogonali, che preservano s̀ı l’ampiezza dell’angolo, ma in generale non l’orientazione.
40
-
Invarianza conforme globale
Richiedere che la trasformazione sia conforme equivale a richiedere che:
∂µǫν + ∂νǫµ = f(x) gµν(x) (2.6)
e il fattore f(x) viene determinato prendendo la traccia di entrambi i lati:
f(x) =2
d∂ρ ǫ
ρ (2.7)
Per semplicità assumiamo che la trasformazione conforme sia una deforma-
zione infinitesima della metrica euclidea standard in d dimensioni, ossia: 3
gµν = diag (1, 1, . . . , 1) = ηµν (2.8)
Applicando una ulteriore derivata ∂ρ all’equazione(2.6), permutando gli in-
dici e prendendo opportune combinazioni lineari delle espressioni ottenute,
si ottiene:
2 ∂µ ∂ν ǫρ = ηµρ ∂νf + ηνρ ∂µf − ηµν ∂ρf (2.9)Contraendo con il tensore metrico ηµν , essa diviene:
2 ∂ 2ǫµ = (2 − d) ∂µf (2.10)
dove abbiamo usato la seguente notazione 4: ∂ 2 = ηµν∂µ ∂ν . Applicando ∂νalla (2.10) e ∂ 2 alla (2.6) otteniamo:
(2 − d) ∂µ ∂ν f = ηµν ∂ 2f (2.11)
e finalmente contraendo col tensore metrico η si perviene a:
(d− 1) ∂ 2f = 0 (2.12)
Per prima cosa notiamo che nel caso unidimensionale questa equazione non
dice granchè, poichè non impone nessun vincolo sulla funzione f, dato che
qualsiasi trasformazione delle coordinate invertibile è conforme in una di-
mensione 5.Il caso bidimensionale sarà affrontato in notevole dettaglio in se-
guito, per il momento concentriamo la nostra attenzione sul caso d > 3. Le
equazioni precedenti implicano:
∂µ ∂νf = 0 (2.13)
3tale ipotesi equivale a lavorare a tempo immaginario.4utilizzata sistematicamente in tutto l’elaborato.5in una dimensione non è nemmeno definito il concetto di angolo.
41
-
2.1 Il gruppo conforme
cioè la funzione f è al più lineare nelle coordinate:
f(x) = A + Bµ xµ (2.14)
Ora riconsideriamo l’equazione (2.9):
2 ∂µ ∂ν ǫρ = ηµρ ∂νf + ηνρ ∂µf − ηµν ∂ρf (2.15)
Se sostituiamo l’espresione ottenuta per f all’interno di quest’ultima, scopria-
mo che ∂µ ∂ν ǫρ è una costante, il che significa che ǫµ è al piú quadratico
nelle coordinate. In via del tutto generale possiamo scrivere:
ǫµ = aµ + bµν xν + cµνρ x
ν xρ (2.16)
nel quale si ha, ovviamente cµνρ = cµρν .
Dal momento che i vincoli ottenuti sulla variazione infinitesima devono es-
sere soddisfatti per ogni x ∈ Rd, possiamo trattare ogni potenza di x sepa-ratamente. La prima cosa che se ne deduce è che il parametro aµ è libero
da vincoli, e corrisponde ad una traslazione spazio-temporale infinitesima.
Consideriamo ora il termine lineare in x e sostituiamolo nell’equazione (2.6)
ottenendo:
bµν + bνµ =2
dηµν b
λλ (2.17)
la quale implica che bνµ è la somma di una parte antisimmetrica e una traccia
pura:
bνµ = α ηµν + mµν (2.18)
dove
mµν = − mνµ (2.19)Il termine contenente la traccia di b rappresenta una trasformazione di dilata-
zione, mentre la parte antisimmetrica rappresenta una rotazione infinitesima
rigida. 6 Sostituendo infine il termine quadratico in x di ǫµ in (2.6) si ottiene:
cµνρ = ηµρ bν − ηνρ bµ + ηµν bρ (2.20)
dove 7
bµ ≡1
dcσσµ (2.21)
6in uno spazio tempo euclideo un boost lorentziano si realizza mediante una rotazione
rigida.7si osservi che ∂σ ǫ
σ = b λλ + 2 cλλα x
α
42
-
Invarianza conforme globale
cos̀ı da poter scrivere la corrispondente variazione infinitesima come:
ǫµ = cµνρ xν xρ = 2 (b · x) xµ − bµ x2 (2.22)
e in conclusione si ha:
x′µ = xµ + 2 (b · x) xµ − b µ x2 (2.23)
che porta il nome di trasformazione conforme speciale, SCT. Listia-
mo ora la trasformazioni finite corrispondenti alle trasformazioni infinitesime
appena studiate:
(traslazioni) x′µ = xµ + aµ
(dilatazioni) x′µ = α xµ
(rotazioni rigide) x′µ = M µν xν
(SCT ) x′µ = xµ − b µ x2
1 − 2 b·x + b2 x2
(2.24)
Le prime tre trasformazioni non sono altro che “esponenziazioni” della corri-
spondente trasformazione infinitesima, mentre l’ultima non è cos̀ı immedia-
ta, anche se è semplice convincersi che la sua versione infinitesima è proprio
(2.23). La SCT è una trasformazione conforme delle coordinate con un fattore
Λ(x) dato da:
Λ(x) = (1 − 2 b · x + b2 x2)2 (2.25)Un altro modi per leggere l’azione delle SCT sulle coordinate è il seguente:
x′µ
x′2=
xµ
x2− bµ (2.26)
Ora risulta manifesto il fatto che le SCT non sono altro che traslazioni pre-
cedute e seguite da una inversione del tipo xµ → xµx2
.
2.2 Algebra del gruppo conforme
Richiamiamo ora la definizione di variazione in forma per un campo classico
φ(x) sotto l’azione di un gruppo continuo parametrizzata dai parametri ωa,
a = 1, 2, . . . , n.8 Consideriamo quindi un campo classico9 φ : x −→ V e una8tali parametri, che in generale parametrizzano il gruppo di Lie in questione, sono
supposti essere costanti.9lo spazio V dipende dal tipo di campo che si sta considerando, per un campo scalare
potrà essere per esempio R o C.
43
-
2.2 Algebra del gruppo conforme
trasformazione infinitesima che agisce sia sulle coordinate spazio-temporali
che sul campo:10
x′µ = xµ + ωaδxµ
δωa
φ′(x′) = φ(x) + ωaδFδωa
(x)
(2.27)
Analizzeremo tale variazione al primo ordine nel set di parametri {ωa}. Ti-picamente si definisce il generatore Ga di una trasformazione di simmetria
attraverso la seguente espressione per la variazione infinitesima allo stesso
punto:11
δωφ(x) ≡ φ′(x) − φ(x) ≡ −iωaGaφ(x) (2.28)
Relazionando tale definizione con l’equazione (2.27), al primo ordine in ω
otteniamo:
φ′(x′) = φ(x) + ωaδFδωa
(x) (2.29)
= φ(x′) − ωaδxµ
δωa∂µφ(x
′) + ωaδFδωa
(x′) + o(ω2) (2.30)
L’espressione esplicita per il generatore risulta quindi essere:
iGaφ =δxµ
δωa∂µφ − δFδωa
Supponiamo per il momento che la trasformazione conforme non agisca sui
campi, ossia F(φ) = φ, allora i generatori del gruppo conforme sono iseguenti:
(traslazioni) Pµ = −i ∂µ(dilatazioni) D = −i xµ∂µ(rotazioni rigide) Lµν = i (xµ∂ν − xν∂µ)(SCT ) Kµ = −i (2xµxν∂ν − x2∂µ)
(2.31)
dove i generatori meno familiari D e K sono associati rispettivamente alle di-
latazioni globali e alle trasformazioni conformi speciali. I suddetti generatori
obbediscono alle seguenti regole di commutazione, che infatti definiscono la
10se non specificato la convenzione di Einstein sugli indici ripetuti sarà sempre assunta.11variazione allo stesso punto è sinonimo di variazione in forma.
44
-
Invarianza conforme globale
cosidetta algebra conforme:
[D,Pµ] = i Pµ (2.32)
[Kµ, D] = i Kµ (2.33)
[Kµ, Pν ] = 2i (ηµνD − Lµν) (2.34)[Kρ, Lµν ] = i (ηρµ Kν − ηρν Kµ) (2.35)[D,Lµν ] = 0 (2.36)
Inoltre continuano a valere gli usuali commutatori del gruppo di Poincaré:
[Pρ, Lµν ] = i (ηρµPν − ηρνPµ) (2.37)[Lµν , Lρσ] = i (ηνρLµσ + ηµσLνρ − ηµρLνσ − ηνσLµρ) (2.38)
Un metodo estremamente efficace per semplificare l’algebra del gruppo con-
forme è quello di ridefinire i generatori del gruppo nel seguente modo:
Jµν = Lµν J−1,µ =12(Pµ −Kµ)
J−1,0 = D J 0,µ =12(Pµ +Kµ)
(2.39)
dove Jab = −Jba e a, b ∈ {−1, 0, 1, . . . , d}. Questi nuovo generatori obbedi-scono alle regole di commutazione dell’algebra SO(d+ 1, 1), ossia:
[Jab, Jcd] = i (ηadJbc + ηbcJad − ηacJbd − ηbdJac) (2.40)
con la matrice diagonale ηab che ha elementi {−1, 1, 1, . . . , 1), se la spazio-tempo originario possedeva metrica euclidea. Questo dimostra l’isomorfi-
smo fra il gruppo conforme in d dimensioni e il gruppo pseudo-ortogonale
SO(d+ 1, 1) in d+ 1 dimensioni, che possiede 12(d+ 1)(d+ 2) parametri.12
Da osservare è il fatto che il gruppo di Poincaré con l’aggiunta delle di-
latazioni forma gruppo. 13 Questo implica che una teoria invariante sotto
traslazione, rotazione e dilatazione non è necessariamente invariante sotto
l’intero gruppo conforme.
Prima di continuare ad esplorare la conseguenze delle trasformazioni confor-
mi sui campi, vogliamo introdurre degli oggetti, detti rapporti anarmonici
12il gruppo conforme in 3+1 dimensioni ha 15 paramtri, cinque in più del gruppo di
Poincaré, infatti a quest’ultimo bisogna aggiungere la dilatazione globale e le quattro
distinte SCT .13l’algebra dei loro generatori è chiusa.
45
-
2.3 Invarianza conforme e teoria dei campi classica
o invarianti conformi, che sono funzioni delle coordinate Γ(xi) invarianti sot-
to una qualsiasi trasformazione conforme. L’invarianza traslazionale implica
che tali quantità debbano dipendere solo dai moduli delle distanza | xi −xj |fra coppie di punti distinti. L’invarianza sotto trasformazioni di scala implica
che solo i rapporti fra queste quantità possono comparire, come ad esempio:
| xi − xj || xk − xl |
(2.41)
Inoltre, sotto una trasformazione conforme speciale la distanza fra due punti
diviene:14
| x′j − x′k | =| xj − xk |
(1 − 2 b · xj + b2 x2j)1
2 (1 − 2 b · xk + b2 x2k)1
2
(2.42)
L’uguaglianza precedente evidenzia come sia impossibile costruire degli in-
varianti conformi con due o tre punti, i più semplici rapporti anarmonici
costruibili sono formati da quattro punti, ad esempio:
| x1 − x2 || x3 − x4 || x1 − x3 || x2 − x4 |
| x1 − x2 || x3 − x4 || x2 − x3 || x1 − x4 |
(2.43)
Con N punti distinti possono essere costruiti N(N−3)2
rapporti anarmonici.
2.3 Invarianza conforme e teoria dei campi
classica
Una teoria di campo possiede invarianza conforme a livello classico se la sua
azione è invariante sotto l’applicazione del gruppo conforme, ossia scrivendo
in forma generale l’azione per un campo φ 15 nella forma:
S =
∫
ddx L(φ, ∂φ) (2.44)
14si deduce applicando da definizione la SCT a x′µ, con un pò di pazienza.15potrebbe rappresentare anche una collezione di campi.
46
-
Invarianza conforme globale
si deve avere:16
δ S = 0 (2.45)
sotto una generica trasformazione conforme dei campi e delle coordinate.
Daremo ragione del fatto che, per certe teorie, l’invarianza conforme è una
conseguenza dell’invarianza di scala e dell’invarianza sotto le trasformazioni
del gruppo di Poincaré. 17 É importante però sottolineare che l’invarianza
conforme a livello della teoria di campo quantistica non segue necessaria-
mente dall’invarianza classica.18In particolare una teoria di campo quantisti-
ca interagente risulta priva di significato fisico senza avervi introdotto una
procedura regolarizzante, e ciò porta all’introduzione nella teoria stessa di
un fattore di scala che rompe la simmetria sotto dilatazioni! Questo avvie-
ne sempre in generale ad eccezione di alcuni valori particolari delle costanti
di accoppiamento della teoria, che corrispondono a punti fissi del gruppo di
rinormalizzazione.[14, 47, 36]
2.3.1 Rappresentazioni del gruppo conforme in d di-
mensioni
Per prima cosa analizziamo come un campo classico 19si trasforma sotto l’a-
zione del gruppo conforme. Avendo una trasformazione infinitesimale para-
metrizzate dai parametri ωa cerchiamo la trasformazione matriciale tale che
il campo multicomponente φ(x) trasformi come:20
φ′(x′) = (1 − i ωaTa) φ(x) (2.46)
L’operatore Ta produce una variazione dei campi che va aggiunta a quella
ottenuta nella sezione precedente 21 per ottenere la variazione in forma com-
plessiva del campo e il generatore completo della simmetria. Per fare ciò
conviene usare il seguente metodo, prima applicato al più familiare gruppo
di Poincaré: consideriamone il sottogruppo che lascia invariata l’origine delle
16L è la densitá di lagrangiana della teoria.17risultato talvolta indicato come teorema di Polyakov [37].18quando ciò si realizza si parla di implementazione della simmetria alla Weyl-Wigner.
Si veda per esempio [17] per approfondimenti.19con il termine campo classico denotiamo una funzione delle coordinate, mentre con il
termine campo quantistico intenderemo un operatore definito su uno spazio di Hilbert H.20in questo caso stiamo considerando la variazione totale del campo.21dove si era supposto che solo lo coordinate venissero modificate dall’azione del gruppo
conforme.
47
-
2.3 Invarianza conforme e teoria dei campi classica
coordinate, ossia x = 0. Tale sottogruppo è il gruppo di Lorentz. Definiamo
allora un operatore Sµν che mi da la variazione subita dal campo φ(0) in
seguito ad una rotazione infinitesima:22
Lµνφ(0) = Sµνφ(0) (2.47)
L’operatore Sµν è detto operatore di spin associato al campo φ.23 Ora cono-
scendo l’algebra dei generatori siamo in grado di traslare Lµν(0) in qualsiasi
altro punto dello spazio-tempo, grazie all’operatore impulso:
Lµν(x) = ei xρPρ Lµν(0) e
−i xρPρ = Sµν − xµPν + xνPµ (2.48)
dove abbiamo usato la formula di Baker-Haussdorf [41]:
e−A B eA = B + [B,A] +1
2![[B,A]A] + . . . (2.49)
in cui i termini successivi contengono correlatori che involvono un numero
sempre superiore di campi. Ciò permette di ottenere la formula esplicita per
il generatore delle rotazioni:
Lµν φ(x) = [i (xµ∂ν − xν∂µ) + Sµν ] φ(x) (2.50)
L’idea è ora quella di utilizzare il medesimo ragionamento applicato al gruppo
conforme. Il sottogruppo che lascia invariata l’origine degli assi coordinati
è formato dalle rotazioni, dalle dilatazioni e dalle trasformazioni conformi
speciali. Se rimuoviamo i generatori delle traslazioni dall’algebra otteniamo
un algebra identica a quella del gruppo di Poincaré, visto il ruolo simile
giocato da P µ e da Kµ. Definiamo con Sµν , ∆̃, kµ i valori dei generatori
Lµν , D,Kµ agenti su campi presi a x = 0. Tali generatori rispettano l’algebra
di gruppo, ossia:
[∆̃, Sµν ] = 0 (2.51)
[∆̃, kµ] = −i kµ (2.52)[kµ, kν ] = 0 (2.53)
[kρ, Sµν ] = i (ηρµ kν − ηρν kµ) (2.54)[Sµν , Sρσ] = i (ηνρSµσ + ηµσSνρ − ηµρSνσ − ηνσSµρ) (2.55)
22mentre Lµν continuerà ad essere il generatore delle rotazioni in generale.23ci riferiremo allo spin di un campo in riferimento alle sue proprietà di variazione sotto
l’azione del gruppo delle rotazioni.
48
-
Invarianza conforme globale
Utilizzando la formula di Baker-Haussdorf possiamo arrivare ad una espres-
sione esplicita per i generatori D e Kµ, che si scrivono come:
D φ(x) = (−i xν∂ν + ∆̃) φ(x) (2.56)Kµ φ(x) = (kµ + 2 xµ∆̃ − xνSµν − 2i xµxν∂ν + ix2∂µ)φ(x) (2.57)
Dal momento che richiediamo che il campo φ(x) appartenga ad una rap-
presentazione irriducibile del gruppo di Lorentz, allora grazie al lemma di
Shur 24 ogni matrice che commuta con tutti i generatori del gruppo delle
rotazioni deve essere un multiplo dell’identità. Conseguentemente la matrice
∆̃ è un multiplo dell’identità e l’algebra di gruppo forza tutti i generatori
kµ ad annullarsi. ∆̃ è allora un numero, che scriveremo come −i∆, dove ∆é una quantità detta dimensione di scaling del campo,25 che compare nella
versione “esponenziata” della (2.56):
φ′(x′) = λ−∆ φ(x) (2.58)
dove λ è il parametro associato alla dilatazione delle coordinate x −→ λx.Concludiamo qusta sezione dando la legge di trasformazione per un campo
classico spinless (Sµν = 0) sotto una arbitraria trasformazione conforme:26
φ(x) −→ φ′(x′) =∣
∣
∣
∣
∂x′
∂x
∣
∣
∣
∣
−∆d
φ(x) (2.59)
dove con ∂x′
∂xintendiamo lo jacobiano della trasformazione di coordinate, che
si lega al fattore di scala Λ nel modo seguente:
∣
∣
∣
∣
∂x′
∂x
∣
∣
∣
∣
= Λ−d2 (2.60)
Un campo che si trasforma in questo modo sotto le trasformazioni del gruppo
conforme globale è detto “quasi primario”.
24il lemma di Shur afferma che ogni operatore definito su uno spazio vettoriale V com-
mutante con una famiglia di operatori (A)n che a sua volta agisce irriducibilmente su V èun multiplo dell’identità.
25queste quntità giocano un ruolo chiave, in quanto sono intimamente connesse con gli
autovalori del gruppo di rinormalizzazione, che a loro volta danno immediatamente alcune
proprietà fisiche del modello.26di principio deducibile esponenziando le relazioni infinitesime.
49
-
2.4 Il tensore energia-impulso
2.4 Il tensore energia-impulso
Sotto una arbitraria trasformazione delle coordinate del tipo xµ → xµ + ǫµl’azione di una generica teoria di campo subisce la seguente variazione:
δS =
∫
ddx T µν∂µǫν (2.61)
dove T µν è il tensore energia-impulso della teoria, definito da:27
T µν = −L δµν + i ∂L∂[∂µφ]
P νφ (2.62)
È noto che in teorie di campo che godono di invarianza sotto il gruppo di Lo-
rentz tale tensore possa essere posto in forma simmetrica - senza modificare
le equazioni delle correnti conservate e delle cariche associate - mediante una
procedura detta di Belinfante [23]. Ció ci consente di riscrivere la variazione
dell’azione come:
δS =1
2
∫
ddx T µν (∂µǫν + ∂νǫµ) (2.63)
La quantità entro parentesi nella funzione integranda per una trasformazione
conforme é legata alla traccia di ǫ, grazie a (2.6) e (2.7) si ha:
δS =1
d
∫
ddx T µµ∂ρǫρ (2.64)
Da quest’ultima equazione deduciamo che se la teoria possiede un tensore
energia-impulso a traccia nulla, la teoria stessa è automaticamente invarian-
te sotto l’azione di tutto il gruppo conforme. L’inverso ovviamente non è
vero, poichè ∂ρǫρ non è una funzione arbitraria.
Risulta che sotto certe condizioni 28 il tensore T µν di una teoria di campo che
gode di invarianza di scala può essere reso a traccia nulla, con un metodo si-
mile a quello impiegato per rendere simmetrico il tensore di una teoria dotata
di invarianza Lorentziana. Quando questo è possibile allora automaticamente
la teoria risulta invariante sotto il più ampio gruppo conforme. Di fatto non
è difficile convincersi che per una vasta classe di teorie di campo invarianti
27è una conseguenza del teorema di Noethër, il quale afferma che a ogni simmetria
classica dell’azione corrisponde una quantità classicamente conservata.28quali siano queste condizioni risulta da una analisi dei dettagli tecnici della procedura
per i quali si rimanda a [23].
50
-
Invarianza conforme globale
sotto rotazioni e dilatazioni ciò è sicuramente vero, almeno quando d > 3.29
In dimensione d = 2 la procedura generale valida alle altre dimensioni non è
più applicabile, ma il risultato è ancora valido. 30
2.5 Invarianza conforme e teoria dei campi
quantistici
L’oggetto base della teoria dei campi quatistici sono i correlatori dei campi
della teoria, definibili in modo equivalente come valori di aspettazione sul
vuoto di stringhe di operatori ordinati temporalmente, oppure attraverso la
formulazione mediante integrali sui percorsi: 31
〈φ1(x1) . . . φn(xn)〉 =1
Z
∫
[dφ]φ1(x1) . . . φn(xn) exp{−S[φ]} (2.65)
dove φ1(x1) . . . φn(xn) sono campi quasi primari della teoria, x1 . . . xn so-
no generiche coordinate spazio-temporali, 32 e Z è il funzionale generato-
re 33,definito da:∫
[dφ] exp{−S[φ]} (2.66)
La misura entro parentesi quadre nell’integrale precedente è una misura di
tipo funzionale, per una introduzione della quale si veda per esempio [23],
[47], [54]. In questa sezione analizzeremo le conseguenze a livello quantistico
dell’invarianza conforme, in particolare concentrandoci sui vincoli che ciò
impone sui correlatori a due, tre e quattro punti. Scopriremo che la simmetria
conforme è da sola in grado di fissare 34 la forma funzionale dei correlatori a
due e tre punti. Risultato chiave per questi scopi saranno le cosidette identità
di Ward, che come vedremo possono essere citate come l’analogo quantistico
del teorema di Nöether, che invece involve solo quantità classiche.
29vedi per esempio [23].30per un approfondimento su questo punto si può consultare [34].31che sarà quella più usata all’interno di questo elaborato.32da ora in poi rilascieremo la notazione grassettata per indicare un oggetto multi-
componente.33più precisamente Z qui definito è il funzionale di vuoto, ossia il funzionale generatore
calcolato mettendo a zero le correnti j(x).34a meno di costante moltiplicativa.
51
-
2.5 Invarianza conforme e teoria dei campi quantistici
2.5.1 Identità di Ward
Consideriamo l’equazione (2.65) che definisce un generico correlatore a n pun-
ti, e analizziamo le conseguenze che l’invarianza classica dell’azione comporta
in termini di correlatori quantistici. In particolare vale la seguente identità:
〈φ1(x′1) . . . φn(x′n)〉 = 〈F(φ1(x1)) . . .F(φn(xn))〉 (2.67)
dove F descrive il cambiamento funzionale del campo sotto trasformazioneconforme, come descritto nell’equazione (2.29). La prova di quest’ultima
identità è diretta:
〈φ1(x′1) . . . φn(x′n)〉 = 1Z∫
[dφ]φ1(x′1) . . . φn(x
′n) exp{−S[φ]}
= 1Z
∫
[dφ′]φ′1(x′1) . . . φ
′n(x
′n) exp{−S[φ′]}
= 1Z
∫
[dφ]F(φ1(x1)) . . .F(φn(xn)) exp{−S[φ]}
= 〈F(φ1(x1)) . . .F(φn(xn))〉
(2.68)
Alcuni commenti sono però necessari: tra il primo e il secondo passaggio
abbiamo solo cambiato nome alla variabile di integrazione φ, mentre dalla
seconda alla terza riga abbiamo espresso φ′ in funzione di φ, usando la legge di
trasformazione dei campi. Nel fare ciò abbiamo usato l’invarianza dell’azione
classica e “supposto” che la misura funzionale non vari nel fare ciò.35
Per esempio l’invarianza della teoria sotto traslazioni x′ = x + a ha la
seguente conseguenza sui correlatori:
〈φ1(x1 + a) . . . φn(xn + a)〉 = 〈φ1(x1) . . . φn(xn)〉 (2.69)
che esprime il fatto che solo le posizioni relative sono importanti all’interno
dei correlatori. In modo analogo, l’invarianza di Lorentz pone il seguente
vincolo sui correlatori di un campo scalare:
〈φ1(Λµνxν1) . . . φn(Λµνxνn)〉 = 〈φ1(xµ1) . . . φn(xµn)〉 (2.70)35tale ipotesi puó sembrare arbitraria, e di fatto rappresenta uno dei principali ostacoli
nell’implementare a livello quantistico la simmetria conforme. Nonostante ciò sarà sempre
assunta.
52
-
Invarianza conforme globale
Ed infine, l’invarianza sotto una trasformazione di scala espressa da:
x′ = λ x
φ′(λx) = λ−∆ φ(x)(2.71)
nel linguaggio dei correlatori si traduce in:
〈φ1(λx1) . . . φn(λxn)〉 = λ−∆1 . . . λ−∆n〈φ1(x1) . . . φn(xn)〉 (2.72)
Veniamo ora alle identità di Ward vere e proprie, che rappresentano in qual-
che modo una versione infinitesima delle uguaglianze sopra scritte. Sappiamo
che una trasformazione infinitesima generica sui campi può essere scritta in
termini di generatori come:
φ′(x) = φ(x) − i ωaGaφ(x) (2.73)
dove ωa rappresenta una collezione di parametri costanti. Effettuiamo una
variazione come questa nel correlatore (2.65) con le ωa funzioni di x. L’azione
non sarà più invariante sotto questa nuova trasformazione puntuale, e la sua
variazione sarà data da:36
δ S =
∫
ddx ∂µjµaωa (2.74)
dove le jµa sono le correnti classiche associate alle simmetrie, date da:37
jµa =
{
∂L∂(∂µφ)
∂νφ − δµνL}
− ∂L∂(∂µφ)
δFδωa
(2.75)
Ora denotando con X la collezione di campi φ1(x1) . . . φn(xn) all’interno del
correlatore, e con δωX la sua variazione infinitesima sotto la trasformazione,
possiamo scrivere:
〈X〉 = 1Z
∫
[dφ′](X + δX) exp
{
−S[φ] +∫
dx∂µjµaωa(x)
}
(2.76)
e di nuovo assumeremo che la misura funzionale sia invariante sotto trasfor-
mazione locale ([dφ′] = [dφ]). Espandendo al primo ordine in ωa otteniamo:
〈δX〉 =∫
dx ∂µ〈jµa (x)X〉ωa (2.77)
36vedi per esempio [23], capitolo due.37se i campi sono soluzioni delle equazioni di Euler-Lagrange le correnti di Nöether
soddisfano l’equazione di continuità ∂µjµa = 0.
53
-
2.5 Invarianza conforme e teoria dei campi quantistici
La variazione δX è esplicitamente data da:
δX = −i ∑ni=1(φ(x1) . . . Gaφ(xi) . . . φ(xn))ωa(xi)
= −i∫
dx ωa(x)∑n
i=1 {φ(x1) . . . Gaφ(xi) . . . φ(xn)} δ(x− xi)
(2.78)
ora relazionandola con (2.79) otteniamo:
∂µ〈jµa (x)φ(x1) . . . φ(xn))〉 = −in∑
i=1
{φ(x1) . . . Gaφ(xi) . . . φ(xn)} δ(x− xi)
(2.79)
Queste sono le identità di Ward per le correnti jµa . Integriamo ambo i membri
dell’equazione (2.79) in una regione dello spazio-tempo che includa tutti i
punti xi. Dal membro sinistro otteniamo, dopo una integrazione per parti, il
seguente integrale di superficie:∫
Σ
dsµ〈jµa (x)φ(x1) . . . φ(xn))〉 (2.80)
Ora mandiamo Σ all’infinito, e richiedendo che i campi si annullino con suffi-
ciente rapidità per x→ ∞, l’integrale di superficie si annulla.38 Dal membrodestro invece abbiamo:
δω〈φ(x1) . . . φ(xn))〉 ≡ −i ωan∑
i=1
{φ(x1) . . . Gaφ(xi) . . . φ(xn)} = 0 (2.81)
In altre parole la variazione infinitesima del correlatore è nulla. Come esempi
notevoli cosideriamo le identità di Ward associate all’invarianza traslazionale,
rotazionale e di scala.
Le identità associate all’invarianza traslazionale sono quindi:
∂µ〈T µν X〉 = −∑
i
δ(x− xi)∂
∂xνi〈X〉 (2.82)
Consideriamo adesso le identità associate con l’invarianza di Lorentz (rota-
zionale in uno spazio-tempo euclideo). Supponiamo di avere già messo in
forma simmetrica il tensore energia-impulso, quindi la corrente di Nöether
relativa avrà la seguente forma:
Mµνρ = T µνxρ − T µρxν (2.83)38mandare Σ all’infinito non modifica il valore dell’integrale, in quanto la funzione
integranda è nulla ovunque al di fuori dei punti xi.
54
-
Invarianza conforme globale
e le identità di Ward corrispondenti saranno:
〈(T ρν − T νρ)X〉 = −i∑
i
Sνρi 〈X〉δ(x− xi) (2.84)
dove Si rappresenta l’operatore di spin del campo i− esimo. Infine conside-riamo le identità di Ward associate all’invarianza di scala. Anche in questo
caso supponiamo che il tensore energia-impulso della teoria sia già stato po-
sto a traccia nulla. La corrente di Nöether relativa a questa simmetria si
scriverà allora come:
JµD = Tµνx
ν (2.85)
Dal momento che l’operatore che genera le dilatazioni è D = −i xν∂ν − i ∆le identità in questo caso si scrivono come:
〈T µµX〉 = −∑
i
δ(x− xi)∆i〈X〉 (2.86)
Le equazioni (2.82) (2.84) (2.86) sono le tre identità di Ward associate all’in-
varianza conforme.
2.5.2 Correlatori in teorie conformi
Avendo ora a disposizione il potente strumento delle identità di Ward pos-
siamo ora analizzare in dettaglio le conseguenze dell’invarianza conforme sui
correlatori a due e tre punti.39 Considerando l’identità (2.67) e l’equazione
(2.59) abbiamo allora che per campi spinless vale:
〈φ1(x1)φ2(x2)〉 =∣
∣
∣
∣
∂x′
∂x
∣
∣
∣
∣
∆1d
x=x1
∣
∣
∣
∣
∂x′
∂x
∣
∣
∣
∣
∆2d
x=x2
〈φ1(x′1)φ2(x′2)〉 (2.87)
Specializziamoci al caso di una trasformazione di scala x → λx, ottenendo:
〈φ1(x1)φ2(x2)〉 = λ∆1+∆2〈φ1(λx1)φ2(λx2)〉 (2.88)
L’invarianza traslazionale e rotazionale richiedono che:
〈φ1(x1)φ2(x2)〉 = f(|x1 − x2|) (2.89)39questo importante risultato è stato ottenuto per la prima volta da Polyakov [49].
55
-
2.5 Invarianza conforme e teoria dei campi quantistici
dove si deve avere:
f(x) = λ∆1+∆2f(λx) (2.90)
in virtù dell’espressione precedente. In altre parole
〈φ1(x1)φ2(x2)〉 =C12
|x1 − x2|∆1+∆2(2.91)
dove C12 è un coefficiente arbitrario indeterminato. Ora rimane da imporre
l’invarianza sotto trasformazioni conformi speciali, per le quali si ha:∣
∣
∣
∣
∂x′
∂x
∣
∣
∣
∣
=1
(1 − 2 (b · x) + b2x2)d (2.92)
Data la seguente legge di trasformazione per il modulo della distanza |x1 − x2|:
|x′1 − x′2| =|x1 − x2|γ
1
2
1 γ1
2
2
(2.93)
dove γi = 1 − 2 (b · xi) + b2x2i , la covarianza dei correlatori implica:
C12
|x1 − x2|∆1+∆2=
C12(γ1γ2)∆1+∆2
2
γ ∆11 γ∆2
2 |x1 − x2|∆1+∆2(2.94)
Il vincolo appena imposto risulta identicamente soddosfatto se e solo se:
∆1 = ∆2
In altre parole due campi quantistici “quasi primari” hanno correlatore non
nullo se e solo se possiedono le medesime dimensioni di scaling. 40 Riassu-
miamo il tutto scrivendo:
〈φ1(x1)φ2(x2)〉 ={
C12|x1−x2|2∆1
se ∆1 = ∆2
0 se ∆1 6= ∆2(2.95)
Dall’equazione precedente deduciamo come sono legate le dimensioni di scaling
di un campo con la sua dimensione anomala η:41
η = 2 − d+ 2∆ (2.96)40questa peculiarità è frutto dell’invarinza sotto trasformazioni conformi speciali, e non
è presente nelle teorie che godono della sola invarianza di scala.41η è normalmente definita a partire dal correlatore a due punti come segue:
〈φ1(x1)φ2(x2)〉 ∼ 1|x1−x2|d−2+η .
56
-
Invarianza conforme globale
Una analisi del tutto simile può essere effettuata sulle funzioni di correlazioni
a tre punti. La covarianza rispetto alle rotazioni, traslazioni, e dilatazioni
blocca tali correlatori ad avere la seguente forma:
〈φ1(x1)φ2(x2)φ3(x3)〉 =Cabc123
xa12xb23x
c13
(2.97)
dove xij = |xi − xj| e a, b, c devono soddisfare:42
a+ b+ c = ∆1 + ∆2 + ∆3 (2.98)
Nuovamente l’ulteriore richiesta che il correlatore sia covariante anche sotto
trasformazioni conformi speciali porta alla seguente forma funzionale: 43
〈φ1(x1)φ2(x2)φ3(x3)〉 =C123
x∆1+∆2−∆312 x∆2+∆3−∆123 x
∆3+∆1−∆213
(2.99)
Purtroppo oltre i tre punti l’invarianza conforme non è più in grado di de-
terminare la forma funzionale dei correlatori 44,infatti dai quattro punti in
su si ha la possibilità di costruire rapporti anarmonici, e conseguentemente
ogni funzione di tali rapporti risulta covariante. Una possibile forma per il
correlatore a quattro punti è la seguente:
〈φ1(x1)φ2(x2)φ3(x3)φ4(x4)〉 = f(
x12x34x13x24
,x12x34x14x23
) 4∏
i
-
2.5 Invarianza conforme e teoria dei campi quantistici
58
-
Capitolo 3
Invarianza conforme in due
dimensioni
L’invarianza conforme in due dimensioni assume un nuovo significato. Co-
me è già emerso nel capitolo precedente il caso bidimensionale richiede una
attenzione particolare. Infatti, come scopriremo, in due dimensioni esistono
una infinità di trasformazioni conformi, che seppure non definite ovunque so-
no localmente conformi. Tali trasformazioni sono tutte le mappe analitiche
dal piano complesso in stesso. All’interno di questa infinità di trasformazioni
si trova un gruppo di trasformazioni definite ovunque ed invertibili che costi-
tuisce il gruppo conforme globale in due dimensioni. 1 L’analisi del capitolo
precedente continua a valere solo quando ci si riferisce a queste ultime tra-
formazioni. L’invarianza conforme locale consente la soluzione esatta delle
teorie conformi bidimensionali. 2
3.1 Il guppo conforme in due dimensioni
Consideriamo le coordinate (z0, z1) del piano, con zi ∈ R, i = 0, 1. Se ef-fettuiamo una trasformazione delle coordinate del tipo zµ → wµ il tensoremetrico controvariante trasforma come:
g µν −→ ∂wµ
∂zα∂w ν
∂zβg αβ (3.1)
1tale gruppo in due dimensioni è un gruppo di Lie a sei parametri.2per soluzione esatta di una teoria di campo conforme bidimensionale intendiamo la
possibilità di calcolare i correlatori con numero di campi arbitrario in modo esatto.
59
-
3.1 Il guppo conforme in due dimensioni
La condizione che definiva una trasformazione conforme era:
g′µν(w) ∝ g µν(z) (3.2)
o più esplicitamente:3
(
∂w0
∂z0
)2
+(
∂w0
∂z1
)2
=(
∂w1
∂z0
)2
+(
∂w1
∂z1
)2
∂w0
∂z0∂w1
∂z0+ ∂w
0
∂z1∂w1
∂z1= 0
(3.3)
Questa due condizioni sono equivalenti a
∂w1
∂z0=∂w0
∂z1e
∂w0
∂z0= −∂w
1
∂z1(3.4)
oppure a∂w1
∂z0= −∂w
0
∂z1e
∂w0
∂z0=∂w1
∂z1(3.5)
La prima si riconosce essere equivalente alla condizione di Cauchy−Riemannper funzioni antiolomorfe, mentre la seconda definisce le funzioni olomorfe. 4
Questa osservazione motiva l’uso delle coordinate complesse (z, z̄) con le
seguenti regole di trasformazione:
z = z0 + iz1 z0 = 12(z + z̄)
z̄ = z0 − iz1 z1 = 12i
(z − z̄)∂z =
12∂0 − i∂1 ∂0 = (∂z + ∂z̄)
∂z̄ =12∂0 + i∂1 ∂1 = i(∂z − ∂z̄)
(3.6)
Noteremo le derivazioni rispetto alle variabili complesse z e z̄ come ∂ = ∂ze ∂̄ = ∂z̄ rispettivamente. Da osservare che z e z̄ sono da considerarsi due
variabili complesse distinte, e non l’una la complessa coniugata dell’altra.
Quando ciò verrà richiesto si parlerà di ripristino della condizione di realtà.
3stiamo sempre assumendo che la trasformazione conforme sia una deformazione della
metrica standard euclidea ηµν = diag(1, 1).4per funzione olomorfa intendiamo una funzione della variabile z ∈ C che sia derivabile
in senso complesso. Spesso tale termine viene impiegato come sinonimo di funzione anali-
tica, anche se quest’ultimo termine si riferisce al fatto che una funzione sia espandibile in
serie di potenze in una qualche regione del piano di Gauss.
60
-
Invarianza conforme in due dimensioni
In termini delle coordinate z e z̄ il tensore metrico covariante diviene:
gµν =
(
0 12
12
0
)
(3.7)
mentre il tensore controvariante gµν si ottiene invertendo la precedente ma-
trice, ottenendo:
gµν =
(
0 2
2 0
)
(3.8)
Tali oggetti ci permettono di trasformare un indice covariante olomorfo in un
controvariante antiolomorfo e viceversa. Valgono inoltre le seguenti formule
per il tensore di Levi− Civita: 5
εµν =
(
0 12i
−12i 0
)
εµν =
(
0 −2i2i 0
)
(3.9)
In questo linguaggio lo condizione di Cauchy−Rieman nel caso olomorfo siscrive come:
∂z̄w(z, z̄) = 0
le cui soluzioni sono le mappe olomorfe:
z −→ w(z) (3.10)
È un risultato noto dalla teoria delle funzioni analitiche che le mappe anali-
tiche del piano complesso su se stesso sono trasformazioni conformi.
Il gruppo conforme in due dimensioni è quindi formato dall’insieme di tutte
le mappe analitiche, e l’operazione di composizione di gruppo risulta essere
la composizione fra mappe.
Questo insieme è ovviamente infinito dimensionale, dal momento che una in-
finità di parametri (i coefficienti della serie di Laurent) devono essere specifi-
cati per definire una trasformazione analitica in una qualche regione del piano
complesso. È p