Enrico Vanzini contro la guerra a Loria

2
ENRICO VANZINA, DEPORTATO A LORIA, CONTRO LA GUERRA Questo argomento si trova incluso in un’antologia, “La storia sulle rive del Muson”, che si può consultare anche in: http://rivemuson.wordpress.com/ UNA SALA STRACOLMA AD ASCOLTARLO Siamo intossicati da una comunicazione enfatica e seduttiva, dalle cui insidie siamo allenati a proteggerci con lo scetticismo. Il racconto di Enrico Vanzini, con la sua semplicità e schiettezza, annulla subito ogni pregiudizio : arriva diritto al cuore. UN MANUALE DI SOPRAVVIVENZA ALL’ORRORE Ho letto, mezzo secolo fa, “Se questo è un uomo” di Primo Levi ed è come se avessi ritrovato, in Enrico Vanzini, un buon compagno di un mio carissimo amico. Quanti malati, anche oggi, dimostrano di poter sopportare esperienze terribili, prolungate e senza speranza, senza farsi distruggere psicologicamente. Come ha suggerito l’oratore, nei campi di concentramento, era l’aggravante morale che, spesso, spezzava definitivamente ogni resistenza psicologica. Uomini come Enrico e Primo sembrano aver attraversato “quasi indenni”, miracolosamente, quell’inferno. E’ come se si fossero protetti in una “cella di sicurezza”, come quella dalla quale fuoriescono, sorprendentemente vivi, i piloti di formula uno. Enrico Vanzini ci ha rivelato il suo segreto: un quadro di valori molto semplice, ma, forse proprio per questo, solidissimo, assimilato profondamente, con il latte materno. Considera essenziale sopratutto una profonda adesione alla visione cristiana. Levi invece descrive una ricetta completamente diversa: intellettuale profondo e raffinato, i suoi valori sono decisamente laici e affondano le radici nell’umanesimo.

Transcript of Enrico Vanzini contro la guerra a Loria

Page 1: Enrico Vanzini contro la guerra a Loria

ENRICO VANZINA, DEPORTATO A LORIA, CONTRO LA GUERRA

Questo argomento si trova incluso in un’antologia, “La storia sulle rive del Muson”, che si può consultare anche in: http://rivemuson.wordpress.com/

UNA SALA STRACOLMA AD ASCOLTARLO Siamo intossicati da una comunicazione enfatica e seduttiva, dalle cui insidie siamo allenati a proteggerci con lo scetticismo. Il racconto di Enrico Vanzini, con la sua semplicità e schiettezza, annulla subito ogni pregiudizio : arriva diritto al cuore.

UN MANUALE DI SOPRAVVIVENZA ALL’ORRORE Ho letto, mezzo secolo fa, “Se questo è un uomo” di Primo Levi ed è come se avessi ritrovato, in Enrico Vanzini, un buon compagno di un mio carissimo amico. Quanti malati, anche oggi, dimostrano di poter sopportare esperienze terribili, prolungate e senza speranza, senza farsi distruggere psicologicamente. Come ha suggerito l’oratore, nei campi di concentramento, era l’aggravante morale che, spesso, spezzava definitivamente ogni resistenza psicologica. Uomini come Enrico e Primo sembrano aver attraversato “quasi indenni”, miracolosamente, quell’inferno. E’ come se si fossero protetti in una “cella di sicurezza”, come quella dalla quale fuoriescono, sorprendentemente vivi, i piloti di formula uno. Enrico Vanzini ci ha rivelato il suo segreto: un quadro di valori molto semplice, ma, forse proprio per questo, solidissimo, assimilato profondamente, con il latte materno. Considera essenziale sopratutto una profonda adesione alla visione cristiana. Levi invece descrive una ricetta completamente diversa: intellettuale profondo e raffinato, i suoi valori sono decisamente laici e affondano le radici nell’umanesimo.

Page 2: Enrico Vanzini contro la guerra a Loria

LA MORALE DELLA STORIA NON STA IN UN TWEET

LA FORMULA MAGICA PER NON FARSI SPEZZARE DAL DOLORE Enrico Vanzini non ha nemmeno provato a banalizzare, tentando un’impossibile conclusione sintetica, su un tema così complesso e lacerante. Con la depressione che dilaga e tanti suicidi apparentemente poco motivati, queste storie sono più che mai attuali e contengono insegnamenti profondi ed efficaci, collaudati. Tuttavia non si possono sintetizzare in uno slogan, in un tweet.

UNA MELENSA MELASSA CONTRO LA GUERRA Far risaltare l’orrore non è un antidoto che funziona Le ferite del primo conflitto mondiale erano ancora ben aperte nel popolo italiano, quando è entrato nel secondo, l’opposizione fu irrilevante. Che insopportabile sciocchezza! I cattivi non sono sempre gli “altri” Le guerre cominciano perché ci sono popoli particolarmente malvagi? Gli italiani sono buoni o cattivi? Mussolini ci condusse al macello, ben due volte in un ventennio, la prima come “opinion leader”, la seconda come capo della nazione: l’abbiamo seguito come il più docile e stupido degli animali! La nazione italiana, ciecamente al suo seguito, un passo alla volta, dal 35 al 41, arrivò a dichiarare una guerra di sfacciata aggressione, letteralmente a tutto il mondo, esclusi i tre alleati. Prima l’Etiopia, poi: Spagna, Francia, Inghilterra, Albania, Grecia, Jugoslavia, Stati Uniti, Russia ecc. Reazioni popolari? Irrilevanti. Abbiamo capito la lezione? Non tutti, secondo me: quanto confuso fanatismo nostalgico si vede ancora in giro! Sono più maturi gli italiani oggi? Qual’è la loro autonomia di giudizio? I sondaggi dimostrano che la maggior parte dell’opinione pubblica ondeggia da questo a quel demagogo. La gente ostenta disprezzo per il politico, universalmente percepito come mentitore, ma passa da un cialtrone all’altro, alla disperata ricerca di chi le spara più grosse. Siamo sempre i soliti topolini, pronti a seguire, ovunque, il pifferaio di Hamelin.