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ENOGEA - II SERIE - N. 4 3 I l compito di aprire questo numero di Enogea spetta alla Valle d’Aosta, una regione che ad alcuni potrà sembrare astrusa e poco interes- sante, ma che al contrario offre non pochi spunti se vogliamo parlare di originalità (e non solo). Ciò che è accaduto in Valle, all’incirca negli ultimi cinque anni, replica infatti in modo assai fedele quanto è accadu- to in un periodo più lungo in diverse altre regioni d’Italia. Partendo infatti da un panorama produttivo che offriva vini spesso molto caratterizzati, ma altret- tanto spesso frenati da una tecnica non all’altezza (sia in eccesso che in difetto), nell’arco di poco tempo, vuoi per la sempre più forte interazione con lo “show business” del vino e vuoi per la conseguente, comprensibile volontà dei produttori di trovare un riconoscimento all’interno di quel mondo, i vini si sono parecchio “civilizzati”. In questo rapido processo di “civilizzazione” questi stessi vini, e mi riferisco essenzialmente a quelli pro- dotti nel Centro Valle, hanno tuttavia perso buona parte di quel carattere freddo, a tratti selvatico, che una volta permetteva di riconoscere quasi immedia- tamente un vino della Valle d’Aosta. Purtroppo non è del tutto chiaro come ciò si sia realizzato, anche se guardando, per esempio, alla storia del viticoltore val- dostano più illustre, ovvero a Costantino Charrère, VALLE D’AOSTA DIVERSA, MA NON PIÙ DI TANTO POCHE CENTINAIA DI ETTARI DI VIGNETO RACCHIUDONO TANTI VITIGNI E TANTE SITUAZIONI DIFFERENTI, ALLAPPARENZA LONTANE ANNI LUCE DALLA ROUTINE DELLENOLOGIA ITALIANA. VISTE DA VICINO POSSONO PERÒ FORNIRCI ALCUNI SPUNTI DI RIFLESSIONE. sulla cui serietà credo che nessuno abbia nulla da ridire, qualche tarlo - tanto grosso quanto inatteso - può iniziare a roderci. Se ripenso infatti ai primi vini di Les Crêtes e ai vini che nello stesso periodo Costantino produceva nella minuscola cantina di famiglia, la prima cosa che mi sento di poter dire è che i primi erano spesso figli di un “eccesso di tecnica” mentre i secondi erano inve- ce figli della “non tecnica”. I primi (a parte lo Chardon- nay) raramente sapevano comunicare, i secondi, al contrario, comunicavano, e fin troppo. Col passare del tempo i vini delle due aziende si sono però avvi- cinati moltissimo tra di loro, probabilmente perché entrambi erano alla ricerca di una forma espressiva che fosse comprensibile anche fuori regione. Una ricerca che è passata - di sicuro - attraverso un affi- namento della tecnica enologica, ma anche attraver- so un nuovo modo di fare e di intendere la viticoltura. E questo ha sicuramente avuto un suo peso Tornando infatti a ragionare in termini più generali, fino a pochissimi anni fa, per il piccolo produttore val- dostano la scelta della data di vendemmia - vuoi per mentalità, vuoi per necessità (o mancanza di neces- sità) - era fatta concedendosi una soglia di rischio molto bassa. Oggi invece, che le aziende, anche nel loro piccolo, sono diventate delle realtà commerciali

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Il compito di aprire questo numero di Enogeaspetta alla Valle d’Aosta, una regione che adalcuni potrà sembrare astrusa e poco interes-

sante, ma che al contrario offre non pochi spunti sevogliamo parlare di originalità (e non solo). Ciò che èaccaduto in Valle, all’incirca negli ultimi cinque anni,replica infatti in modo assai fedele quanto è accadu-to in un periodo più lungo in diverse altre regionid’Italia. Partendo infatti da un panorama produttivoche offriva vini spesso molto caratterizzati, ma altret-tanto spesso frenati da una tecnica non all’altezza(sia in eccesso che in difetto), nell’arco di pocotempo, vuoi per la sempre più forte interazione con lo“show business” del vino e vuoi per la conseguente,comprensibile volontà dei produttori di trovare unriconoscimento all’interno di quel mondo, i vini sisono parecchio “civilizzati”.

In questo rapido processo di “civilizzazione” questistessi vini, e mi riferisco essenzialmente a quelli pro-dotti nel Centro Valle, hanno tuttavia perso buonaparte di quel carattere freddo, a tratti selvatico, cheuna volta permetteva di riconoscere quasi immedia-tamente un vino della Valle d’Aosta. Purtroppo non èdel tutto chiaro come ciò si sia realizzato, anche seguardando, per esempio, alla storia del viticoltore val-dostano più illustre, ovvero a Costantino Charrère,

VALLE D’AOSTADIVERSA, MA NON PIÙ DI TANTO

POCHE CENTINAIA DI ETTARI DI VIGNETO RACCHIUDONO

TANTI VITIGNI E TANTE SITUAZIONI DIFFERENTI,ALL’APPARENZA LONTANE ANNI LUCE DALLA ROUTINE

DELL’ENOLOGIA ITALIANA. VISTE DA VICINO POSSONO PERÒ

FORNIRCI ALCUNI SPUNTI DI RIFLESSIONE.

sulla cui serietà credo che nessuno abbia nulla daridire, qualche tarlo - tanto grosso quanto inatteso -può iniziare a roderci.

Se ripenso infatti ai primi vini di Les Crêtes e ai viniche nello stesso periodo Costantino produceva nellaminuscola cantina di famiglia, la prima cosa che misento di poter dire è che i primi erano spesso figli diun “eccesso di tecnica” mentre i secondi erano inve-ce figli della “non tecnica”. I primi (a parte lo Chardon-nay) raramente sapevano comunicare, i secondi, alcontrario, comunicavano, e fin troppo. Col passaredel tempo i vini delle due aziende si sono però avvi-cinati moltissimo tra di loro, probabilmente perchéentrambi erano alla ricerca di una forma espressivache fosse comprensibile anche fuori regione. Unaricerca che è passata - di sicuro - attraverso un affi-namento della tecnica enologica, ma anche attraver-so un nuovo modo di fare e di intendere la viticoltura.E questo ha sicuramente avuto un suo peso

Tornando infatti a ragionare in termini più generali,fino a pochissimi anni fa, per il piccolo produttore val-dostano la scelta della data di vendemmia - vuoi permentalità, vuoi per necessità (o mancanza di neces-sità) - era fatta concedendosi una soglia di rischiomolto bassa. Oggi invece, che le aziende, anche nelloro piccolo, sono diventate delle realtà commerciali

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ILDO BIANQUIN

VALLE D’AOSTA TORRETTE 2004 83 -

Tel. 0165.239835

Le degustazioni di questo articolo siaprono con uno dei pochissimi viticol-tori che non mi è stato possibile visi-tare (anche i vignaioli valdostani, giu-stamente, vanno in vacanza). Dei trevini prodotti (Torrette, Gamay e MüllerThurgau, per un totale di 3300 botti-glie), l’unico arrivato in degustazioneè il Torrette 2004, un vino di buondisegno ma di sostanza piuttosto limi-tata rispetto alla diretta concorrenza.

DINO BONIN

VALLE D’AOSTA

ARNAD-MONTJOVET 2004 81 BVALLE D’AOSTA ARNAD

MONTJOVET SUPERIEUR 2003 • 83 CVALLE D’AOSTA CHARDONNAY 2004 86 BVALLE D’AOSTA CHARDONNAY

VEND. TARDIVE CARPE DIEM 2004 86 CVALLE D’AOSTA MÜLLER

THURGAU 2004 83 BVDA PETITE ARVINE 2004 82 BVALLE D’AOSTA PINOT NERO 2004 78 BVALLE D’AOSTA PINOT NERO

ELÉVÉ EN BARRIQUE 2003 83 C

Tel. 0125.612660

La gamma di vini proposta da que-sto giovane viticoltore di Arnad,subentrato al padre Cesarino nell’or-mai lontano 1988, si è andata con glianni ampliando e, quel che più conta,è andata via via consolidandosi sottoil profilo qualitativo. Il punto di forzaresta in ogni caso lo Chardonnay, sianella versione normale (a tratti essen-ziale, ma con una piacevole nota dilievito che allunga), sia nella versione

Vendange Tardive, un vino di aciditàmolto contenuta, ma non per questomolle, e dal profilo aromatico che puòricordare alcuni Vouvray (dunque piùda fegato grasso e da formaggi, cheda meditazione). Degno di nota -tenuto conto degli standard delladenominazione - è infine anche l’e-sordio dell’Arnad-Montjovet Superi-eur 2003, che accantona le spigolo-sità acide tipiche di questa doc pertrovare uno sviluppo sempre leggeroma allo stesso tempo più disteso egodibile. Rovere che si fa sentire.

BREGY & GILLIOZ

PODIUM N.M. (2003) 88 D

Tel. +41.763.786668

Nata ufficialmente con la vendem-mia 2001 (anche se le prime prove divinificazione risalgono al 2000, convigne di petite arvine piantate nel1996), questa cantina di Saint-Pierre,alle porte di Aosta, ha non poche par-ticolarità. Per prima cosa è di pro-prietà di due svizzeri del Vallese,Charly Bregy e Pierre André Gillioz.Secondo, produce un solo vino, oltre-tutto dolce, ottenuto in parte da ven-demmia tardiva e in parte da appassi-mento in vigna e in cassettine. Terzo,le quantità prodotte - tenuto contoche siamo in Valle d’Aosta - sonotutt’altro che trascurabili, visto chepossono variare dalle 6000 alle18000 mezze bottiglie. Quarto, nono-stante ne abbia il diritto, il Podiumnon rientra sotto il generoso ombrellodella doc e dunque viene commercia-lizzato senza annata (anche perchél’obiettivo dell’azienda - cosa abba-stanza sorprendente viste la tipolo-gia, la zona di origine e le metodolo-gie di produzione - è quello di propor-re un vino dalle caratteristiche il piùpossibile slegate dall’andamento del-l’annata). Quinto, dello stesso vinovengono fatti più imbottigliamenti nelcorso dell’anno, cosa che può portare

LA DEGUSTAZIONEche hanno la necessità di confron-tarsi con gli altri, questa stessasoglia è stata innalzata di parec-chio e le uve, tanto per cominciare,si cerca di vendemmiarle quandosono effettivamente mature. Manon solo. Affinché le uve arrivino altraguardo prefissato, si lavora sultipo e sui tempi dei trattamenti, sidefoglia, si dirada e via di questopasso. E ancora non è tutto. Unavolta le vigne erano quasi sempreun mix di tantissime varietà equando si decideva di vendemmia-re venivano raccolte tutte nellostesso momento e anche quandociò non accadeva il taglio tra lediverse partite veniva fatto subitodopo la fermentazione e senza unparticolare obiettivo organolettico.Modi di agire quindi completamen-te diversi e che in qualche modo -lo ripeto - devono aver pure influi-to sul carattere e sull’originalità deivini valdostani.

Non meno preoccupante, maquesta volta il problema è stretta-mente regionale, è poi il continuoproliferare di tipologie da monoviti-gno all’interno del disciplinare diproduzione, quando poi i vini chesi assaggiano, almeno per il mo-mento, lasciano chiaramente in-tendere che i vitigni capaci di darequalcosa di specifico sono soltan-to fumin, pinot nero, prëmetta (perquanto sia utile avere una tipologiaspecifica per questo vitigno), char-donnay e forse syrah. Ma eviden-temente l’idea di trasformare ildisciplinare in un catalogo acriticodelle varietà valdostane ha daqualche parte i suoi agguerriti so-stenitori (scrivo da “qualche parte”perché nessun produttore da meincontrato si è mai dichiarato favo-revole), anche se l’idea di sfruttaremeglio la tipologia Rosso, utiliz-zandola come una sorta di vivaiodal quale estrarre, col tempo, soloquelle va-rietà che si siano dimo-strate all’altezza, sembrerebbe, adocchio e croce, la più sensata.

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(per esperienza) a delle leggere diffe-renze tra un imbottigliamento e l’altro.Sesto, ultimo e più importante, ilPodium è davvero un buon vino, chepuò vantare una struttura di tuttorispetto, un bagaglio di zuccheri nontrascurabile e un sottile velo di grassoche aiuta l’armonia. Acidità invece damorbida a ben presente.

PIERO BRUNET

VALLE D’AOSTA BLANC DE MORGEX

ET DE LA SALLE 2004 81 B

Tel. 0165.809120

Piero Brunet, viticoltore part-timedal 1985, ha sulle spalle un’ereditànon da poco, visto che la sua carrieraè iniziata rilevando proprio le vigne diquell’abbé Alexandre Bougeat che hafatto la storia del Blanc de Morgex etde La Salle. Cordiale e disponibilecome pochi altri in Valle, Piero Brunetpropone, come del resto quasi tutti ipiccoli produttori di Morgex, una solaetichetta, che nel 2004 si distingue,come altre volte in passato, per unprofilo leggermente vegetale e peruna struttura al limite dell’essenziale.

CAVE DES ONZE COMMUNES

VALLE D’AOSTA CHARDONNAY 2004 84 BVALLE D’AOSTA CHARDONNAY

VEND. TARDIVA LE CHAPITEAU 2004 84 CVALLE D’AOSTA FUMIN 2003 86 CVALLE D’AOSTA GAMAY 2004 82 B

VALLE D’AOSTA MÜLLER

THURGAU 2004 83 BVDA PETITE ARVINE 2004 85 BVALLE D’AOSTA PETIT ROUGE 2004 79 BVALLE D’AOSTA PINOT GRIGIO 2004 84 BVALLE D’AOSTA PINOT NERO 2004 78 BVALLE D’AOSTA PINOT NERO

BARRIQUE 2003 86 BVALLE D’AOSTA TORRETTE 2004 82 BVALLE D’AOSTA TORRETTE

BIOLOGICO 2004 78 BVALLE D’AOSTA TORRETTE

SUPERIEUR 2003 86 B

Tel. 0165.902912

Se in passato l’immagine della Cavedes Onze Communes è cresciuta e siè consolidata grazie quasi semprealla qualità dei suoi vini bianchi, que-st’anno il compito di tenere alta labandiera tocca alle selezioni dei rossidella vendemmia 2003. Bene infatti ilTorrette Superieur, molto compostoe ben disegnato al palato, con tanninidi bella estrazione, rovere contenutoe un leggero tocco di olive al naso.Più ruvido - come è normale che sia -e di evidente profilo animale è inveceil Fumin, mentre il Pinot Nero Bar-rique torna sui toni dell’eleganza, convarietale bene espresso e tanninidolci e levigati che meriterebbero unpunteggio più elevato se solo nonfossero disturbati da una leggeravena di carbonica. Stile, materia ecomplessità lo collocano in ogni casosubito alle spalle della selezione2004 di Anselmet.

CAVE DU VIN BLANC DEMORGEX ET DE LA SALLE

VALLE D’AOSTA BLANC DE MORGEX

ET DE LA SALLE 2004 82 BVALLE D’AOSTA BLANC DE MORGEX

ET DE LA SALLE RAYON 2004 82 BVDA BLANC DE MORGEX ET DE LA

SALLE SPUMANTE BRUT METODO

CLASSICO MILLESIMATO 2003 82 DVDA BLANC DE MORGEX ET DE LA

SALLE SPUMANTE EXTRA BRUT

METODO CLASSICO 2003 81 DBLANC FRIPON EXTRA DRY N.M. 79 BCHAUDELUNE N.M. 79 E

Tel. 0165.800331

Dopo avere fissato dei nuovi confini

GLI ASSOLUTILA CROTTA DI VEGNERON91 E VDA CHAMBAVE MOSCATO

PASSITO 2003

CAVES COOP. DE DONNAS89 D VDA DONNAS SUPERIORE 2002

MAISON ANSELMET89 E VDA CHARDONNAY ELÉVÉ

EN FÛT DE CHÊNE 2004

BREGY & GILLIOZ88 D PODIUM N.M. (2003)

COSTANTINO CHARRÈRE88 C VDA ROSSO LES FOURCHES (2003)

LES CRÊTES88 E VDA CHARDONNAY FRISSONIÈRE

LES CRÊTES CUVÉE BOIS 200388 D COTEAU LA TOUR N.M. (2003) 88 E LES ABEILLES N.M. (2003)

SPIGOLATURECHÂTEAU FEUILLET87 C VDA TORRETTE SUPERIEUR 2004

LA CROTTA DI VEGNERON87 C VDA CHAMBAVE MUSCAT 2004

LES CRÊTES87 C VDA CHARDONNAY CUVÉE

FRISSONIÈRE LES CRÊTES 2004

MAISON ANSELMET87 C VDA CHARDONNAY 2004 87 D VDA PINOT NERO ELÉVÉ

EN FÛT DE CHÊNE 2004

FABRIZIO PRIOD87 F ROUGE TONEN 2003

CAVE DES ONZE COMMUNES86 C VDA FUMIN 200386 B VDA PINOT NERO BARRIQUE 200386 B VDA TORRETTE SUPERIEUR 2003

FEUDO DI SAN MAURIZIO86 B GRAPILLON N.M. (2004)86 C SARO DJABLO N.M. (2003)

FRATELLI GROSJEAN86 B BLANC DE DAUPHIN N.M. (2004)

LO TRIOLET86 C VDA PINOT GRIGIO 2004 86 D COTEAU BARRAGE 2004

DIEGO CURTAZ85 B VDA TORRETTE 2004

LA KIUVA85 C VDA ARNAD-MONTJOVET SUP. 2003

FERNANDA SARAILLON85 B VDA TORRETTE 2004

ALBERT VEVEY85 C VDA BLANC DE MORGEX ET... 2004

INSTITUT AGRICOLE REGIONAL84 - VDA PRËMETTA 2004

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per il Blanc de Morgex, in termini disostanza e di rotondità, il Rayonsembra vivere, con l’annata 2004, unmomento di incertezza. Le doti che loavevano resto famoso, anche al difuori dei confini regionali, lascianoinfatti spazio ad una interpretazionelineare, essenziale, magari anche piùclassica, che lo porta però a confon-dersi con il Blanc di Morgex di baseprodotto da questa stessa cantina.

CAVES COOPERATIVES DEDONNAS

VALLE D’AOSTA DONNAS

ETICHETTA BIANCA 2001 86 BVALLE D’AOSTA DONNAS

ETICHETTA BIANCA 2002 84 B

VALLE D’AOSTA DONNAS

NAPOLEONE 2002 85 BVALLE D’AOSTA DONNAS

SUPERIORE 2002 • 89 DVALLE D’AOSTA PINOT GRIGIO 2004 81 BVALLE D’AOSTA PINOT GRIGIO VEND.TARDIVA DERNIER SOLEIL 2004 79 CVALLE D’AOSTA ROSÉ LARMES

DU PARADIS 2004 83 AVALLE D’AOSTA ROSSO

BARMET 2004 82 B

Tel. 0125.807096

Visto quanto successo in Langa nel2002, verrebbe spontaneo pensareche in una zona così estrema comeDonnas (almeno per il nebbiolo) lecose siano andate, se possibile,ancora peggio. E invece, proprio perla tardività che caratterizza questolembo di terra all’ingresso della Valle,il nebbiolo ha potuto sfruttare al mas-simo l’andamento climatico positivodel tardo autunno e i vini, del resto,sono lì a dimostrarlo. Sia il DonnasEtichetta Bianca sia il Napoleone,pur nella loro tradizionale acidaessenzialità, mettono in luce infattiuna struttura tannica di buona matu-razione rispetto agli standard abituali

della denominazione e riescono areggere il confronto con un’EtichettaBianca 2001 senza dubbio più matu-ra e completa sotto ogni aspetto. E aproposito di maturazione e comple-tezza, l’esordio del Donnas Supe-riore, ottenuto da uve vendemmiate anovembre inoltrato, fissa nuovi eimpensabili confini per questa deno-minazione. Il carattere diffidente escontroso del Donnas appare infattiquasi domato da una trama tannicaavvolgente e allo stesso tempo lungae rigorosa, che si completa con unacupa quanto progressiva speziatura.In altre parole, uno dei più grandirossi nella storia della Valle e uno deipiù originali e coinvolgenti nebbioloprodotti nella fascia pedemontana.Detto questo, ricordate che si trattacomunque di un Donnas e come taleva avvicinato.

CARLO CELEGATO

VALLE D’AOSTA BLANC DE MORGEX

ET DE LA SALLE 2004 84 B

Tel. 0165.809461

Con 1500 bottiglie al suo attivoCarlo Celegato è non solo il più pic-colo produttore di Blanc de Morgexma anche uno dei più piccoli di tuttala Valle. Il suo vino, al contrario deglialtri, non viene filtrato o comunquenon viene filtrato sterile, e non a casosi distingue per quella leggera vena dicarbonica da rifermentazione che untempo caratterizzava molti vini dellazona. Vena che spinge l’acidità e sol-letica la leggera nota di lieviti.

COSTANTINO CHARRÈRE

VALLE D’AOSTA MAYOLET 2003 83 CVALLE D’AOSTA PRËMETTA 2004 81 CVALLE D’AOSTA ROSSO

LES FOURCHES N.M. (2003) 88 CVALLE D’AOSTA ROSSO

VIN DE LA SABLA N.M. (2004) 85 C

VALLE D’AOSTA TORRETTE

SUPERIEUR 2003 85 B

Tel. 0165.902135 – 902274

Detto dell’evoluzione stilistica deivini di Costantino Charrère (vedi l’in-troduzione) e rimandata la foto di ritoalla scheda di Les Crêtes, non restache registrare l’ottima prova del LesFourches 2003, di sicuro uno deimigliori nella storia ormai quasi ven-tennale di questo vino. Meno croc-cante e speziato rispetto ad annatepiù fredde, il vino presenta un profiloaromatico più evoluto, che a tratti viraverso il pinot nero (pur essendo abase grenache). e a tratti arriva asfiorare una “fumosa” surmaturazio-ne. Toni di fumo e di pinot nero che siritrovano anche al palato, uniti ad unastruttura ben disegnata e di buonatrama tannica. Molto più diretto e sulfrutto, come normale negli ultimi anni,è invece La Sabla, mentre il TorretteSuperieur torna a riproporre i toniaromatici e l’impostazione strutturaledel Les Fourches, ma con un grado dicomplessità in meno.

CHÂTEAU FEUILLET

VDA CHARDONNAY 2004 • 86 CVALLE D’AOSTA FUMIN 2004 • 80 CVDA PETITE ARVINE 2004 • 83 CVALLE D’AOSTA TORRETTE 2004 • 84 BVALLE D’AOSTA TORRETTE

SUPERIEUR 2004 • 87 CLA TABLE RONDE N.M. • 83 CROSSO N.M. • 83 B

Tel. 0165.903905

Un esordio davvero convincentequello di Maurizio Fiorano che, dopootto anni trascorsi da semplicevignaiolo, nel 2004 ha deciso di ini-ziare a vinificare e a imbottigliare,proponendo uno Chardonnay forseun po’ atipico sotto il profilo olfattivo

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(diversi i richiami aromatici di mosca-to o di gewürztraminer), e una minu-scola produzione di Torrette Supe-rieur, che se da un lato sacrificaparte della sua originalità sull’altaredel rovere, dall’altro risulta più checonvincente sul piano della strutturae dell’estrazione.

COOPERATIVE DE L'ENFER

VDA ENFER D’ARVIER 2003 84 CVDA ENFER D’ARVIER 2004 82 CVALLE D’AOSTA ENFER D’ARVIER

SEL. ETICHETTA AZZURRA 2003 83 D

Tel. 0165.99238

A differenza delle altre cooperativedella Valle, che nel corso del tempohanno ampliato il loro catalogo, que-sta cantina continua e continuerà apuntare sull’Enfer d’Arvier (anche secon la vendemmia 2005 è prevista lacommercializzazione di una piccolapartita di Pinot Grigio e di Mayolet).Un Enfer che come tradizione sidistingue per una struttura medio-leg-gera, anche se bisogna riconoscereche i 2003 sembrano avere un po’ piùdi trama che d’abitudine (specie laselezione Etichetta Azzurra, il cuicarattere risulta però al momentopenalizzato da una leggera nota dirovere in eccesso - e questo nono-stante proprio dal 2003 siano passatidalle barrique alle botti da 20 hl).

DIEGO CURTAZ

VALLE D’AOSTA TORRETTE 2004 85 BROSSO DÏ MEUN N.M. (2004) 84 B

Tel. 0165.250358 - 251079

Non so se l’averlo conosciuto abbiaavuto una specie di effetto sublimina-le, ma i vini di Diego Curtaz mi sem-brano proprio tanto migliorati rispettoal passato. Sia il Dï Meun (a preva-lenza petit rouge e vuillermin) sia ilTorrette, hanno infatti guadagnatospessore e maturazione, senza conquesto sacrificare - come altri invecehanno fatto - il loro chiaro spirito val-dostano. A partire dalla vendemmia2005 dovrebbe entrare in produzioneanche una piccola partita di Gamay.

DI BARRÒ

VALLE D’AOSTA CHARDONNAY 2004 85 CVALLE D’AOSTA MAYOLET 2004 84 CVALLE D’AOSTA MAYOLET CLOS

DE CHÂTEAU FEUILLET 2003 • 79? CVDA PETIT ROUGE 2004 78 BVALLE D’AOSTA TORRETTE CLOS

DE CHÂTEAU FEUILLET 2004 84 CVALLE D’AOSTA TORRETTE SUP. VIGNE DE TORRETTE 2003 86? ELO BIEN FLAPÌ N.M. 84 D

Tel. 0165.95260

Che Andrea Barmaz e Elvira Rinisiano pieni di grinta e di voglia di farelo si capisce non solo incontrandoli,ma anche assaggiando i loro vini,sebbene - ad essere sinceri - l’im-pressione che ho avuto quest’anno èche il loro entusiasmo abbia bisognoogni tanto di essere guidato. Accantoinfatti ad uno Chardonnay 2004, sot-tile quanto preciso e nervoso, trovia-mo una serie di vini rossi (fatta ecce-zione per il Mayolet 2004) dotati digran colore e di grande sostanza, perle rispettive tipologie, ma che nelcaso dei 2004 risultano frenati da unavena vegetale più o meno evidente e

nel caso dei 2003 da una nota invecedi surmaturazione altrettanto spinta,che trova un tentativo di originaleequilibrio solo nel Vigne de Torrette2003 (che per la verità avrebbe meri-tato anche di più se non fosse peruna leggera vena di carbonica e peruna nota amara piuttosto evidente).

FEUDO DI SAN MAURIZIO

VALLE D’AOSTA CHARDONNAY 2004 85 BVALLE D’AOSTA FUMIN 2003 83 CVALLE D’AOSTA MAYOLET 2004 • 85 CVALLE D’AOSTA MÜLLER

THURGAU 2004 83 BVALLE D’AOSTA TORRETTE 2004 84 BGRAPILLON N.M. (2004) • 86 BSARO DJABLO N.M. (2003) 86 C

Tel.0165.257498

Dopo avere iniziato la sua attivitànel 1991 con la piccola e omonimaazienda, il giovane Michel Vallet, nel2002, ha deciso di compiere un passoulteriore creando la Feudi di SanMaurizio, che vinifica sia le vigne diproprietà (nella zona di Sarre e diSaint-Pierre) sia una parte di uveacquistate. Il risultato, almeno standoa questi primi assaggi, è senza dub-bio positivo e presenta un’azienda atutto tondo, capace di ben figurare siacon i bianchi sia con i rossi. Di buonafattura sono infatti lo Chardonnay2004, fresco e di piacevole vena mi-nerale, e soprattutto il Grapillon, chepur non brillando per nitidezza riescead esprimere in modo originale econvincente il carattere varietale delgewürztraminer. Tra i rossi si distin-guono invece il Mayolet 2004, unvino di medio peso, ben curato tecni-camente, ma che non rinuncia ad unapiacevole speziatura valdostana, e ilSaro Djablo, un vino un po’ piùsostanzioso ma meno giocato sulfrutto e dunque meno immediato(base petit rouge da vecchie vigne).

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FRATELLI GROSJEAN

VALLE D’AOSTA FUMIN 2003 84? CVALLE D’AOSTA FUMIN 2004 85 CVALLE D’AOSTA GAMAY 2004 81 BVDA PETITE ARVINE 2004 81 BVALLE D’AOSTA PETITE ARVINE

VENDANGE TARDIVE 2002 • 79 CVALLE D’AOSTA PINOT NERO 2003 - BVALLE D’AOSTA PINOT NERO 2004 82 BVALLE D’AOSTA PINOT NERO

ELÉVÉ EN BARRIQUE 2004 80? CVALLE D’AOSTA TORRETTE 2004 79 BVALLE D’AOSTA TORRETTE

SUPERIEUR VIGNE ROVETTA 2004 83 BBLANC DE DAUPHIN N.M. 86 B

Tel. 0165.775791

Chi conosce appena appena laValle d’Aosta non può non conoscerela cantina dei fratelli Grosjean, e chiinvece è ancora a digiuno da quiprima o poi dovrà passare. Sia perconoscere Vincent Grosjean, uno chela Valle la conosce a menadito, siaper assaggiare il Blanc de Dauphin,un taglio müller thurgau/moscato/pinot grigio che da sempre, con lasua precisione aromatica, è non soloil vino più rappresentativo di questacantina ma anche uno dei bianchi piùoriginali della Valle. Più irregolare enon sempre perfetta sotto il profilodella definizione è invece il resto dellaproduzione, nella quale vale in ognicaso la pena segnalare il Fumin2004, un vino di buona sostanza e dalprofilo animale sottolineato.

INSTITUT AGRICOLEREGIONAL

VALLE D’AOSTA CHARDONNAY

ELÉVE EN FÛT DE CHÊNE 2003 84 -VALLE D’AOSTA MAYOLET 2004 79 -VALLE D’AOSTA MÜLLER

THURGAU 2004 80 -VDA D’AOSTA PETITE ARVINE 2004 83 -

VALLE D’AOSTA PETIT ROUGE 2004 82 -VALLE D’AOSTA PINOT GRIGIO 2004 83 -VALLE D’AOSTA PRËMETTA 2004 84 -VALLE D’AOSTA SYRAH TRESOR

DU CAVEAU 2003 84 -LA COMÈTE N.M. (2003) 80 -ORIOUS N.M. (2003) 83 -SANG DES SALASSES N.M. (2003) 83 -VIN DU PRÉVÔT N.M. (2003) 86 -

Tel. 0165.215811

L’Institut Agricole Regional, vero eproprio cuore sperimentale della Valled’Aosta (sia in campo viticolo cheenologico, e non solo), propone comesempre una gamma molto ampia dietichette, la cui qualità, seppure piùomogenea rispetto al passato, nonsempre riesce ad essere al livellodelle aspettative. Gli unici due viniche meritano dunque una convintasegnalazione sono il Vin du Prévôt,un taglio merlot (25%), cabernet sau-vignon (50%) e cabernet franc (25%)dotato di una discreta struttura e di untannino di buona estrazione, e soprat-tutto la Prëmetta 2004, che riesce adaggiungere alla naturale leggerezzadel vitigno - una sorta di rosato natu-rale - la giusta dose di sapidità e dicarattere. Da provare.

LA CROTTA DI VEGNERON

VALLE D’AOSTA CHAMBAVE 2004 83 BVALLE D’AOSTA CHAMBAVE

MOSCATO PASSITO 2003 91 EVALLE D’AOSTA CHAMBAVE

MUSCAT 2004 87 CVALLE D’AOSTA CHAMBAVE SUP. QUATRE VIGNOBLES 2003 85 C

VALLE D’AOSTA CORNALIN 2004 83 B

VALLE D’AOSTA FUMIN 2003 84 D

VALLE D’AOSTA GAMAY 2004 81 BVALLE D’AOSTA MÜLLER

THURGAU 2004 79 C

VALLE D’AOSTA MÜLLER THURGAU

VEND. TARDIVA BOTON D'OR 2003 81 DVALLE D’AOSTA NUS 2004 84 BVALLE D’AOSTA NUS

MALVOISIE 2004 82 CVALLE D’AOSTA NUS MALVOISIE

FLÈTRI 2003 87 EVALLE D’AOSTA NUS SUPERIEUR

CRÈME 2003 83 CVALLE D’AOSTA PINOT NERO 2004 84 BVALLE D’AOSTA PINOT NERO

VINIFICATO IN BIANCO 2004 81 B

Tel. 0166.46670

Nel corso degli anni il listino di que-sta cantina è andato via via arric-chendosi di etichette, ma ad ognivendemmia i punti riferimento restano- come è giusto che sia - lo Chamba-ve Muscat, nitido e fragrante nel suoprofilo varietale, e lo ChambaveMoscato Passito, che nel 2003,nonostante l’annata molto calda, rie-sce ad ottenere uno dei migliori risul-tati della sua ormai lunga carriera.Splendida è infatti la definizione aro-matica così come splendida è l’impo-stazione al palato, dove il vino riescead esprimere un’eleganza, una gra-dualità di sviluppo e una coerenzadavvero notevoli, e questo nonostan-te un’acidità molto contenuta e unleggero esubero di alcol nel finale.Più rustica, come sempre, invece laNus Malvoisie Flètri, che rispetto aimiei ricordi sembra però essersi indi-rizzata verso un obiettivo di maggioreequilibrio.

LA KIUVA

VALLE D’AOSTA ARNAD

MONTJOVET 2004 81 BVALLE D’AOSTA ARNAD-MONTJOVET

SUPERIEUR 2003 85 CVALLE D’AOSTA CHARDONNAY 2004 86 BVALLE D’AOSTA CHARDONNAY

VEND. TARDIVA LA PERLA 2003 83 C

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VALLE D’AOSTA MERLOT 2004 82 BVALLE D’AOSTA MÜLLER

THURGAU 2004 85 BVALLE D’AOSTA PETITE ARVINE 200482 BVALLE D’AOSTA PINOT NERO 2004 80 B

Tel. 0125.966351

Dopo essersi costruita piano pianouna sua reputazione grazie alla buo-na qualità del suo Müller Thurgau edel suo Chardonnay, entrambi benriusciti anche nell’edizione 2004, que-sta cantina sembra intenzionata a farprogredire anche quello che dovreb-be essere il suo vino più rappresenta-tivo. L’Arnad-Montjovet Superieur2003, grazie ad una piccola iniezionedi fumin, neyret, syrah e merlot, hainfatti acquisito colore, densità earmonia senza con questo rinnegarelo stile lineare e a volte essenzialetipico dei vini di questa denominazio-ne. Più ortodosso e dunque più scon-troso in acidità è invece l’Arnad-Montjovet 2004, che pure segna unprogresso di carattere e di tecnicarispetto al passato.

LE CLOCHER

VALLE D’AOSTA GAMAY 2004 82 BVALLE D’AOSTA MÜLLER

THURGAU 2004 79 BVALLE D’AOSTA PINOT NERO 2004 83 BVALLE D’AOSTA TORRETTE 2004 84 BENVERS N.M. 78 COMBRE N.M. 82 C

Tel. 349.6134408

Scoperta per puro caso scorrendo lacarta dei vini del Café du Bourg diArvier (vedi le pagine di On theRoad), la giovane azienda di DaniloCharrère (da non confondere conCostantino Charrère di Les Crêtes),sembra avere il suo punto di forza nelTorrette 2004. Pur con uno stilemolto meno alcolico e levigato rispet-

to alla versione 2003, assaggiata inmodo informale al ristorante, il vinodimostra infatti di avere un buoncarattere e una buona sostanza, nonlontani dai migliori prodotti delladenominazione. Scomposto e di scar-so interesse invece il rosso Envers,che pure - nel prezzo e non solo - hamaggiori ambizioni.

LES CRÊTES

VALLE D’AOSTA CHARDONNAY CUVÉE

FRISSONIÈRE LES CRÊTES 2004 87 CVDA CHARDONNAY FRISSONIÈRE

LES CRÊTES CUVÉE BOIS 2003 88 EVALLE D’AOSTA FUMIN VIGNE

LA TOUR 2003 86 DVALLE D’AOSTA PETITE ARVINE

VIGNE CHAMPORETTE 2004 85 CVALLE D’AOSTA PINOT GRIGIO

VIGNE BRULANT 2004 84 CVALLE D’AOSTA PINOT NERO

VIGNE LA TOUR 2004 85 BVALLE D’AOSTA TORRETTE VIGNE

LES TOULES 2004 81 BCOTEAU LA TOUR N.M. (2003) 88 DLES ABEILLES N.M. (2003) 88 E

Tel. 0165.902274

Su questa cantina, nata all’iniziodegli anni ‘90, è stato ormai scritto ditutto e di più e risulta davvero difficileaggiungere qualcosa, se non che ivini di Costantino Charrère anchenelle degustazioni di quest’anno sisono rivelati come sempre ineccepibi-li. Immutate anche le etichette di rife-rimento, ovvero i due Chardonnay,con la versione Cuvée Bois solo ungradino al di sotto - per grinta e fra-granza - rispetto alle migliori provedel passato, e il Syrah Coteau LaTour, ben giocato sulla struttura tan-nica e ancora molto giovane sotto ilprofilo del frutto e dell’espressionearomatica. Una nota di merito va peròanche al moscato Les Abeilles, niti-do e avvolgente, grazie ad una com-

binazione molto centrata di zuccheri,alcol e acidità. Ancora un pizzico digrasso e di pienezza e potrebbeentrare di diritto tra i migliori vini ita-liani di questa tipologia.

LO TRIOLET - MARCO MARTIN

VALLE D’AOSTA GAMAY 2004 84 BVALLE D’AOSTA NUS 2004 84 BVALLE D’AOSTA PINOT GRIGIO 2004 86 CVALLE D’AOSTA PINOT GRIGIO

ELÉVÉ EN BARRIQUE 2004 86 DVALLE D’AOSTA PINOT NERO 2004 84 BCOTEAU BARRAGE 2004 86 D

Tel. 0165.95067

Il bravo Marco Martin (che ancorauna volta non sono riuscito ad incon-trare, nemmeno andando direttamen-te a casa sua alle 8 di mattina) si èfatto conoscere grazie alla qualità delsuo Pinot Grigio e anche nel 2004non ha voluto deludere i suoi sosteni-tori. Particolarmente centrata è la ver-sione base, che pur senza avere ilvolume alcolico della versione barri-que, riesce a mantenere il passo - edanzi a farsi preferire, tenuto conto delprezzo - grazie ad uno sviluppo moltonitido e ricco di dettaglio. Da non tra-scurare infine anche il rosso CoteauBarrage, mai così piacevole, definitoe fruttato come in questa edizione2004. Buona anche la lunghezza.

MAISON ANSELMET

VALLE D’AOSTA CHARDONNAY 2004 87 CVALLE D’AOSTA CHARDONNAY

ELÉVÉ EN FÛT DE CHÊNE 2004 89 EVALLE D’AOSTA MÜLLER

THURGAU 2004 85 CVALLE D’AOSTA PETIT ROUGE 2004 84 BVALLE D’AOSTA PINOT NERO

ELÉVÉ EN FÛT DE CHÊNE 2004 87 DVALLE D’AOSTA TORRETTE 2003 82 C

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VALLE D’AOSTA TORRETTE 2004 84 CVALLE D’AOSTA TORRETTE SUP. ELÉVÈ EN FÛT DE CHÊNE 2004 86 DARLINE N.M. (2003) 87 EBROBLAN N.M. (2004) 84 DROSÉ MONROSÉ N.M. (2004) 79 B

Tel. 0165.95419

Senza con questo nulla togliere albravo Renato Anselmet, che pure hafatto tanto per la sua azienda e per ilvino valdostano, credo che il progres-sivo inserimento del figlio Giorgio sistia rivelando una vera arma vincen-te. I vini delle ultime vendemmie han-no infatti guadagnato in precisionetecnica, riuscendo così a sfruttaremeglio quelle doti strutturali che già inprecedenza c’erano, ma che nonsempre erano state in grado di emer-gere. Esemplari, sotto questo profilo,più ancora dell’ottimo Chardonnaybarrique, ricco ma con una buonadose di rovere ancora da digerire,sono il Pinot Nero barrique, all’inizioun po’ scomposto e poi via via sem-pre più nitido fino all’ottima chiusura,e il Torrette barrique, più rotondo eomogeneo ma pur sempre ben dise-gnato. Tre vini insomma, che uniti alresto delle etichette, mettono questacantina in diretta e positiva concor-renza con quella che fino a ieri è statal’unica azienda valdostana di livellonazionale, ovvero Les Crêtes.

GABRIELLA MINUZZO

VALLE D’AOSTA MÜLLER

THURGAU 2004 78 BVALLE D’AOSTA PINOT NERO 2004 79 BVALLE D’AOSTA PINOT NERO

ELÉVÉ EN FÛT DE CHÊNE 2003 84 CRABEC N.M. 78 B

Tel. 0125.967365

Tra tutte le cantine della Valle, pic-cole o grandi che siano, quella di

Gabriella Minuzzo e di suo padreCarlo è di sicuro la più fuori mano,visto che da Verrès bisogna farsi unpo’ di tornanti e un po’ di caccia altesoro prima di trovare la loro piccolacantina. Altrettanto piccola è la loroproduzione, che si divide essenzial-mente tra il Müller Thurgau, piuttostoesile e “tirato” nella sua versione2004, e due Pinot Nero, di cui la ver-sione in barrique, prodotta soltanto in500 esemplari, sembra essere la piùdefinita ed espressiva, nonostante ladose non trascurabile di legno.Rustico e scontroso è invece ilRabec, che è poi il vino di base del-l’azienda.

ERMES PAVESE

VALLE D’AOSTA BLANC DE MORGEX

ET DE LA SALLE 2004 84 BVALLE D’AOSTA BLANC DE MORGEX

ET DE LA SALLE NATHAN 2003 83? CVALLE D’AOSTA BLANC DE MORGEX

ET DE LA SALLE VENDEMMIA

TARDIVA NINIVE 2004 - C

Tel. 0165.800053

Ermes Pavese è un tipo di pocheparole (e francamente nemmenotanto disponibile), ma i vini - per suafortuna - si incaricano di parlare perlui. Ben riuscito in particolare il Blancde Morgex 2004, che dopo unaprima impressione di semplicità rie-sce piano piano a costruirsi, anchenel finale, un guscio di buon volume earticolazione. Due doti queste ultimeche si ritrovano pari pari anche nelNathan, dove tuttavia la presenza delrovere finisce col troncare con deci-sione e fin dall’approccio olfattivoogni possibile legame con il territorio(da qui il punto interrogativo e la valu-tazione inferiore). Nessun commentoe nessun punteggio invece per ilNinive 2004, assaggiato solo inazienda e come campione preimbotti-gliamento. Unica avvertenza: nonattendetevi un vino dolce.

COSTANTINO PRAZ

VALLE D’AOSTA GAMAY 2004 85 BVALLE D’AOSTA PINOT NERO 2004 83 CVALLE D’AOSTA TORRETTE 2004 84 B

Tel. 0165.250358

L’unico Gamay realmente degno diinteresse arriva quest’anno dalla pic-cola cantina di Costantino Praz e disuo fratello Grato (che lavora pressol’Institut Agricole Regional di Aosta).Precisa nel frutto, nonostante un leg-gero tocco di mela, composta al pala-to e con un leggero velo di tannino acompletare, questa bottiglia ha infattitutto ciò che si chiede ad un vino gio-vane e di facile beva. Simili, ma menodefiniti, invece gli altri due vini.

FABRIZIO PRIOD

BOCOUEIL 2003 86 CROUGE TONEN 2003 87 FROUGE TONEN 2002 84 F

Tel. 0125.929515

Tra i produttori della bassa Valle,Fabrizio Priod, medico di professionee micro-vignaiolo part-time (1500 bot-tiglie in tutto, quando l’annata abbon-da), è l’unico ad avere solo vigne sulversante dell’Envers ed è anche ilprimo ad avere tentato (seppure conpochissime bottiglie) la strada delmerlot, di cui possiede una vecchiavigna acquistata da suo padre. Il vinoche ne ottiene è il Rouge Tonen, che

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però del merlot a cui siamo abituati apensare ha davvero ben poco. Il 2002infatti ha una vena erbacea spiccatae un nerbo acido non trascurabile,mentre il 2003 elimina ogni sensazio-ne di verde e di spigolosità per lascia-re spazio ad una struttura tannica efenolica forse non del tutto definitama allo stesso tempo molto persona-le. Simile nell’impostazione, ma unpoco più leggero nella trama, è ancheil Bocoueil, che al contrario delRouge Tonen nasce però da un mix dinumerosissime varietà tipiche delCentro e della Bassa Valle.

FERNANDA SARAILLONL'ATOUÉYO

VALLE D’AOSTA CHARDONNAY 2004 84 BVALLE D’AOSTA FUMIN 2003 84 DVALLE D’AOSTA GAMAY 2004 82 BVALLE D’AOSTA PINOT NERO 2004 83 BVALLE D’AOSTA TORRETTE 2004 85 BLA LAGNETTA N.M. 83 B

Tel. 0165.902550

Come altre piccole cantine valdosta-ne, anche quella di Fernanda Sarail-lon e del marito Claudio Jerusel ha unstoria piuttosto recente (la prima eti-chetta risale infatti al 2000). A distin-guerla è però lo stile poco incline allesoluzioni ad effetto e allo stessotempo molto curato, senza con que-sto arenarsi in un freddo tecnicismo.E il Torrette 2004 ne è la miglioredimostrazione.

MANUEL TEPPEX

VALLE D’AOSTA GAMAY 2004 80 -VALLE D’AOSTA TORRETTE 2004 82 -

Tel. 0165.902012

Non avendo avuto la possibilità diincontrarlo, ho ben poche notizie da

darvi su questo vignaiolo, se non chele sue vigne si trovano in comune diAymavilles e che fino al 2003 eranogestite dal nonno Graziano. I due viniche propone sono invece una sorta difinestra su ciò che la Valle d’Aosta deipiccoli vigneron era fino a pochi annifa: ovvero tanto spirito, ma anchemolta rusticità. Per amatori.

DANILO THOMAIN

VDA ENFER D’ARVIER 2004 81 C

Tel. 0165.99189

Danilo Thomain, e prima di lui ilpadre Giuseppe, è da tempo l’unicaalternativa alla Cooperative de l’Enfer(ed anzi, volendo essere precisi, laloro prima etichetta, che risale al1972, è di qualche anno più vecchia).Rispetto alla Cooperativa, il suo vinoha però una struttura un poco più leg-gera e un stile più rustico, che nonpermette di apprezzare fino in fondole buone qualità della sua strutturatannica. Di questo vino esiste ancheuna Cuvée Bois, che tuttavia ho avutomodo di assaggiare soltanto in canti-na e come campione dalla botte e cheper questo motivo non mi sono senti-to di valutare

ALBERT VEVEY

VALLE D’AOSTA BLANC DE MORGEX

ET DE LA SALLE 2004 85 C

Tel. 0165.808930

Dopo la scomparsa dell’abbéBougeat, Albert Vevey è stato perlungo tempo l’unico vero punto di rife-rimento della denominazione edanche l’unico capace di varcare i con-fini regionali con le proprie bottiglie.Bottiglie originali quanto imprevedibiliper via di quel leggero fondo dovutoad un’altrettanto leggera fermentazio-ne malolattica che oggi, a mio pareregiustamente, non ritroviamo più nellebottiglie firmate dai figli Marco e MirkoVevey. Uno stile dunque più attuale,che non intacca però il carattere delvino e che anzi consente di apprez-zarlo con più facilità, come è il casoper esempio di questo ottimo 2004,vivo nell’acidità, essenziale ma nonscarno nella struttura, e arricchitto dauna leggerissima vena di nocciola.Senza dubbio uno dei migliori Blancde Morgex firmati dalla famigliaVevey e uno dei migliori mai usciti daquesta denominazione.

MARZIANO VEVEY

VALLE D’AOSTA BLANC DE MORGEX

ET DE LA SALLE 2004 83 B

Tel. 0165.808931

Nel panorama positivamente artigia-nale dei piccoli produttori di Morgex,la cantina di Marziano Vevey (che dibottiglie, alla fine, ne fa poche purelui) lascia a dire poco di stucco perdisponibilità di spazi e razionalità. Ealtrettanto razionale appare anche ilvino: nitido, essenziale, bene equili-brato, ma non per questo banale o“stirato”.

VINI RARI - GIULIO MORIONDO

VALLE D’AOSTA NUS SUPERIEUR

VIGNE CARTESAN 2003 84? DVALLE D’AOSTA PETIT ROUGE

VIGNE LA PLANTAZ 2004 81 DVALLE D’AOSTA PINOT NERO

VIGNE JACQUEMIN 2003 - D

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CUVÉE DEMILLE N.M. (2002) 86 ECUVÉE DEMILLE N.M. (2003) 84 E

Tel. 0165.765673

Vini rari, quelli di Giulio Moriondo, losono per davvero. Il Nus Superieur,tanto per darvi un’idea, nasce infattida una vigna quasi centenaria diappena 700 metri quadrati di superfi-cie (sì, avete letto bene!), mentrequella del Pinot Nero arriva sì e no a900 metri quadrati in tutto. Ragio-nando invece in termini di bottiglie, ilPetit Rouge, che è il vino più prodot-to, supera di poco le 800 unità, men-tre il Cuvée DeMille, dopo un 2002“abbondante” si è attestato nel 2003su un totale di 650 bottiglie. Lasciaticomunque da parte i numeri e venen-do alla qualità, il vino di sicuro piùinteressante si è rivelato il CuvéeDeMille 2002, un uvaggio di fumin,cornalin, petit rouge e mayolet che hanell’equilibrio e nella qualità del tanni-no i suoi punti di forza. Piacevoleanche la leggera speziatura, cosìcome la complessiva sensazione diavvolgenza. Più ruvidi invece gli altrivini, con la sola eccezione del PinotNero, purtroppo non valutabile perinequivocabili problemi di tappo.

LETTURE CONSIGLIATEA parte il Saggio intorno ai vini ed ai

vitigni della Valled’Aosta di F. L.Gatta (1838), di cuiho visto sempre esolo delle fotocopieo delle citazionisparse, esiste unsolo libro che misento davvero di

consigliarvi ed è L’Abbé AlexandreBougeat, di Lorena Isabellon, pubbli-cato da Veronelli Editore nella collanaI Semi (17 euro). Nella stessa colla-na, già che ci siamo, non dimentiche-rei anche i volumi dedicati ad AveNinchi e a Giacomo Bologna.

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CONOSCERE I VINI DELLAVALLE D’AOSTA

La prima cosa che bisogna impa-rare è la differenza tra Adret eEnvers. L’Adret corrisponde allasinistra orografica della Dora Balteae dunque al versante più soleggiatoe più intensamente vitato. L’Envers,come del resto già il nome suggeri-sce, corrisponde alla destra orogra-fica della Dora e quindi al lato menoesposto. Non a caso dunque lavigna trova spazio solo in alcunesituazioni particolari e tra queste lapiù importante è la fascia di vignetiche da Charvensod sale versoAymavilles, dove la maggioreampiezza della Valle permette diavere la giusta insolazione anchesu questo versante.

Il passo successivo è la suddivi-sione - di uso meno comune - tra laBassa Valle, il Centro Valle e l’AltaValle. La Bassa Valle si sviluppapraticamente dal confine con ilPiemonte fino a Montjovet e com-prende due sole denominazioni:Donnas e Arnad-Montjovet. Oltre alnebbiolo, che è il vitigno più caratte-ristico, è da sottolineare anche lapresenza di vitigni bianchi come ilmüller thurgau, lo chardonnay e lapetite arvine, che di tanto in tantooffrono delle buone prove (specienei primi due casi). Il Centro Valle,in assoluto la più estesa delle trezone nonché la più intensamentevitata e la più dinamica, va daMontjovet fino a Sarre, Saint-Pierre,Introd e Villeneuve, alla periferiaovest di Aosta. In questo tratto, laValle si allinea lungo la direttriceest-ovest e proseguendo in direzio-ne di Aosta tende via via ad aprirsi,tanto che la vigna inizia a fare capo-lino anche sul versante dell’Enversfino a raggiungere la sua massimaconcentrazione nella zona diAymavil-les. Le tre zone/denomina-zioni di riferimento sono Chambave,Nus e Torrette. L’Alta Valle, infine,va da Arvier fino a La Salle eMorgex. Qui il repentino restringi-mento della valle e il successivoinnalzamento della quota altimetricariduce in modo sensibile la presen-za della vite, che si limita alla zonadi Arvier, per i rossi, e a quella diMorgex e di La Salle per i bianchi,che sono anche le uniche duezone/denominazioni di riferimento.

LA BASSA VALLE

DONNASCon le sue vigne a pergola

aggrappate ai fianchi della monta-gna, Donnas è la prima zona storicadi produzione che si incontra risa-lendo la Valle e, dal punto di vistageografico, non è altro che il natura-le prolungamento della doc piemon-tese di Carema. Queste due deno-minazioni, oltre alla comune basenebbiolo (nel Donnas si possono inrealtà aggiungere anche freisa eneyret), godono dunque anche dicondizioni pedoclimatiche moltosimili, che vanno ad incidere inmodo determinante sui caratteriorganolettici del vino. Caratteri chesi possono riassumere in un colorepoco intenso e spesso evoluto, inuna struttura di medio peso e allostesso tempo incisiva, soprattuttonell’acidità, e in una limitatissimapresenza di frutto. Contrariamente aCarema, dove abbiamo un seppurminimo ventaglio di produttori, qui aDonnas l’unica azienda attiva sulterritorio è per il momento la localecantina sociale.

ARNAD-MONTJOVETContinuando a risalire la valle,

superati il forte e il paese di Bard, sientra nella zona dell’Arnad-Montjovet, anche se bisogna arriva-re fin quasi a Montjovet perché levigne inizino ad essere visibili confacilità. Nella parte centrale delladenominazione la superficie vitata siè infatti ridotta drasticamente neglianni, mentre ad Arnad, dove ancoraresiste un nucleo piuttosto consi-stente di vigneti (in fase di conver-sione dalla pergola alla spalliera), lavite si è arroccata nella parte menovisibile alle spalle del paese. A partequesto, la zona dell’Arnad-Mont-jovet rappresenta l'ultimo baluardodel vitigno nebbiolo in Valle d‘Aostae non a caso, nascendo in condizio-ni climatiche ancora più estreme, ilvino che se ne ottiene si fa più esilee meno longevo rispetto al Donnas,conservando allo stesso tempo unanervatura acida altrettanto vigorosa.

IL CENTRO VALLE

CHAMBAVESuperati Montjovet, Saint Vincent

e Châtillon, che pure rientrano nellazona dello Chambave, la conforma-

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zione e l’orientamento della Vallecambiano, come già detto, in modosostanziale. A cambiare però inmodo altrettanto sostanziale è anchela viticoltura, che passa dal sistemaa pergola tipico della Bassa Valle alfilare e - in non pochi casi - all’albe-rello a palo singolo, in entrambi i casiad elevata densità di impianto.Nonostante la presenza di vitignirossi sia tradizionalmente consolida-ta, il vero punto di riferimento in que-sta zona resta il moscato bianco,capace di raggiungere livelli di finez-za davvero notevoli sia nella tipolo-gia passito che in quella secca(entrambe in genere caratterizzateanche da un nerbo acido piuttostovivo). Più rustici invece i vini rossi.

NUSContrariamente alla confinante

zona di Chambave, dove l'unico pro-duttore è rappresentato dalla cantinacooperativa La Crotta di Vegneron,qui a Nus - nelle ultime vendemmie -lo spettro si è fatto un poco piùampio grazie all’arrivo di MarcoMartin (Lo Triolet) e di GiulioMoriondo (Vini Rari), entrambi impe-gnati unicamente nella tipologiaRosso. Solo una resta invece l'eti-chetta di Nus Malvoisie, un vino pro-dotto in quantità molto inferiori aquelle del Rosso ma di fama inver-samente proporzionale, tanto chealcuni appassionati di vini valdostaniancora oggi ricordano le leggendariebottiglie di don Pramotton. Sia nellatipologia secco che in quella passito,il divario sul piano della finezza traquesto vino e lo Chambave Muscatresta però evidente. Simile invecel’impostazione dei vini rossi, e que-sto nonostante una forte presenzadel vitigno vien de nus.

TORRETTEImmediatamente a ovest di Nus, e

in parte sovrapposta a quest’ultima(nei comuni di Quart, Saint-Cristophe e Aosta) troviamo la zonadi produzione del Torrette, in assolu-to il vino più importante della Vallesia in termini di etichette che diquantità prodotte (nonché la miglioreespressione del vitigno petit rouge).In realtà la zona classica di produ-zione sarebbe molto più limitata diquella attuale e andrebbe a coinci-dere con l’omonima collina in comu-ne di Saint-Pierre, sull’Adret subito aovest di Aosta. Con l’avvento della

denominazione di origine i confinisono stati tuttavia estesi fino a com-prendere diversi comuni limitrofi,arrivando a toccare Introd eVilleneuve, in direzione ovest, eQuart in direzione est. Purtroppo,anche se i migliori vigneti della zonaclassica potrebbero dare vini tra i piùcomplessi e longevi della Valled'Aosta, l'interpretazione più corren-te è quella che mira a sfruttare sol-tanto le doti di immediatezza del viti-gno petit rouge. Ovviamente ciò nonvuole dire che non esistano delle eti-chette più ambiziose, in genere affi-nate in legno, e che di norma vengo-no commercializzate con alcuni mesidi ritardo e sotto la denominazioneTorrette Supérieur.

L’ALTA VALLE

ENFER D’ARVIERA voler essere pignoli, questa sot-

tozona storica della Valle d’Aosta,con i suoi vigneti che arrivano a lam-bire la riva sinistra della Dora Baltea,sarebbe più corretto classificarlacome una realtà a sé stante, viste leparticolarissime condizioni che lacaratterizzano. Situata in una posi-zione all’apparenza chiusa e difficile,la zona dell'Enfer d'Arvier gode infat-ti di un'esposizione a pieno sud taleda rendere talmente caldo il microcli-ma, anche nella parte più bassa nonvisibile dalla strada statale, da giusti-ficare l'uso della parola "enfer" (chein francese significa appunto “infer-no”). Il vino che se ne ottiene, comedel resto la maggior parte dei rossivaldostani e in particolare quelli pro-dotti con una forte percentuale delvitigno petit rouge (che qui arriva adun minimo dell’85%), non sono dota-ti di particolare struttura, ma per tra-dizione vengono commercializzatidopo un periodo di invecchiamentoleggermente più lungo rispetto allamedia regionale e in alcune annateparticolari posso vantare anche unadiscreta longevità.

BLANC DE MORGEXET DE LA SALLE

Risalendo la Valle d'Aosta, quelladel Blanc de Morgex et de La Salle,regno del vitigno prié blanc, è l'ulti-ma zona di produzione che si incon-tra ed è anche quella che gode dellecondizioni climatiche più estreme(alcuni vigneti arrivano infatti a toc-care anche i 1200 metri di quota).

Nonostante ciò il Blanc de Morgex etde La Salle è anche il vino valdosta-no più prodotto subito dopo ilTorrette ed anche quello, sempreinsieme al Torrette, che può vantareil ventaglio più ampio di etichette.Come spesso accade in Valled'Aosta, il grosso delle produzione ètuttavia gestito dalla locale cantinacooperativa, mentre i produttori pri-vati si limitano a piccole, se nonaddirittura minime produzioni, la cuiqualità negli ultimi anni (così comeper la cantina cooperativa) è andatavia via migliorando senza con questotradire lo stile essenziale di questovino. E’ giusto infine notare come inquesta zona, dopo tanti chilometripercorsi, torni di nuovo preponde-rante l’uso della pergola, quasi sem-pre molto bassa e, vista la naturasciolta dei terreni, altrettanto spessofranca di piede (ovvero senza portin-nesto, tanto che di norma le vitimorte vengono rimpiazzate per pro-paggine).

I MONOVITIGNICome già scritto nell’introduzione,

il disciplinare della denominazione diorigine Valle d’Aosta prevede, oltrealle sottozone di cui abbiamo appe-na parlato (il termine corretto sareb-be “menzioni geografiche”), ancheuna lunga serie di vini da monoviti-gno che si possono produrre in areepiuttosto vaste all’interno della stes-sa denominazione Valle d’Aosta.

In particolare sono:

ChardonnayCornalinFuminGamayMayoletMerlotMüller ThurgauNebbioloPetite arvinePetit rougePinot grigioPinot biancoPinot neroPrëmettaSyrahAi quali si aggiungono ancora:BiancoRossoRosatoNovello.

Page 12: Enogea IIS 4 Vda IIS 4 Vda.pdf · Secondo, produce un solo vino, oltre-tutto dolce, ottenuto in parte da ven-demmia tardiva e in parte da appassi-mento in vigna e in cassettine. Terzo,

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