Energia sociale

169
Rendo disponibile gratuitamente il mio lavoro finale di Master, sperando che possa essere utile alla creazione di nuovi progetti di condivisione ed al raggiungimento di una maggiore sostenibilità. Se reputi che il mio lavoro ti sia stato utile, puoi fare una piccola donazione all'indirizzo http://www.nomadtravellers.com/donation Se hai bisogno di contattarmi puoi farlo da questa pagina: http://www.nomadtravellers.com/contact-us Buona lettura.

description

Condivisione, ecovillaggi, cohousing ed altre modalità di vita condivisa per raggiungere una sostenibilità ambientale e sociale e ridurre i consumi energetici. Analisi, statistiche e suggerimenti.

Transcript of Energia sociale

Page 1: Energia sociale

Rendo disponibile gratuitamente il mio lavorofinale di Master, sperando che possa essere

utile alla creazione di nuovi progetti dicondivisione ed al raggiungimento di una

maggiore sostenibilità.

Se reputi che il mio lavoro ti sia stato utile,puoi fare una piccola donazione all'indirizzo

http://www.nomadtravellers.com/donation

Se hai bisogno di contattarmi puoi farlo daquesta pagina:

http://www.nomadtravellers.com/contact-us

Buona lettura.

Page 2: Energia sociale
Page 3: Energia sociale
Page 4: Energia sociale

Energia Sociale

1.Residenze Collettive............................................................................................................1

1.1.Sfera pubblica e privata...............................................................................................4

1.2.Tipologie aggregative..................................................................................................8

1.3.Ambienti da condividere............................................................................................11

1.4.La situazione attuale..................................................................................................14

1.5.Cohousing..................................................................................................................17

1.5.1.La storia.............................................................................................................17

1.5.2.Cosa è?...............................................................................................................18

1.5.3.La comunità cerca una struttura.........................................................................24

1.5.4.La struttura cerca una comunità.........................................................................25

1.5.5.I Condomini Solidali: un esempio italiano........................................................27

1.6.Ecovillaggi.................................................................................................................29

1.6.1.Cosa sono...........................................................................................................29

1.6.2.Linee guida per lo sviluppo di un ecovillaggio..................................................32

2.Organizzazione delle forme di coabitazione.....................................................................37

2.1.Gestione interna.........................................................................................................37

2.2.Carta dei principi.......................................................................................................38

2.3.Processi decisionali: il metodo del consenso.............................................................39

2.4.Forme di proprietà degli spazi comuni......................................................................40

2.4.1.Condomini..........................................................................................................41

2.4.2.Super condominio..............................................................................................43

2.4.3.Cooperativa........................................................................................................44

2.4.4.Altre possibilità..................................................................................................46

3.Analisi energetica..............................................................................................................49

3.1.Influenza dello stile di vita........................................................................................50

3.2.Consumi Energetici Italiani.......................................................................................53

3.3.La richiesta di superfici per un'abitazione convenzionale e coabitazione.................56

3.4.Condivisione di elettrodomestici ed apparecchiature................................................60

3.4.1.L'esempio della lavatrice condominiale: analisi del ciclo di vita......................61

III

Page 5: Energia sociale

3.5.Studio dei consumi legati al comportamento sociale: test ........................................72

4.Considerazioni sociali.......................................................................................................77

4.1.Le comunità di vicinato.............................................................................................77

4.2.La vita condivisa........................................................................................................78

4.3.Ristrutturazione sociale di un Condominio...............................................................83

5.Indicazioni progettuali.......................................................................................................89

5.1.Massa critica e densità ..............................................................................................90

5.2.Il progetto e l'interazione sociale...............................................................................92

5.3.Rivitalizzazione dell' esistente...................................................................................96

5.3.1.Atrio d'accesso...................................................................................................96

5.3.2.La copertura.......................................................................................................98

5.3.3.Locali interrati..................................................................................................100

5.3.4.Negozi..............................................................................................................101

5.3.5.Spazi Esterni....................................................................................................102

5.3.6.Corte interna.....................................................................................................105

5.3.7.Costruzione di nuovi spazi...............................................................................106

5.3.8.Uno sguardo alla scala urbanistica...................................................................106

6.Linee guida di rivitalizzazione dell'esistente...................................................................115

7.Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un condominio romano..................125

8.Conclusioni......................................................................................................................152

9.Appendice........................................................................................................................154

IV

Page 6: Energia sociale

Abstract

Scarsa importanza viene posta sull'influenza dello stile di vita e del sistema economico-

sociale sui consumi energetici. La condivisione di spazi ed attrezzature permette di ridurre

considerevolmente l'energia necessaria e di raggiungere maggiori standard qualitativi,

portando benefici dal punto di vista sociale, ambientale ed economico. Gli studi condotti

hanno dimostrato come per il corretto utilizzo delle aree comuni è importante creare un

vicinato elettivo che condivida obiettivi ed aspirazioni. La creazione di un senso

comunitario all'interno di un tessuto urbano preesistente, situazione molto diffusa in Italia,

risulta particolarmente difficoltosa. E' stata svolta la stesura di linee guida di

riqualificazione architettonica e sociale che possano facilitare la condivisione, per

costituire un valido strumento di contenimento dei consumi energetici. Le stesse sono

successivamente state applicate ad un caso studio di un edificio multifamiliare a Roma.

V

Page 7: Energia sociale

Per una società concepita sui bisogni e la condivisione

e non sul potere d'acquisto e la sopraffazione.

Introduzione

Negli ultimi decenni lo stile di vita della popolazione occidentale è cambiato

sensibilmente. Un generalizzato benessere e l'introduzione di beni disponibili al largo

consumo delle masse, hanno permesso alla popolazione di raggiungere quelli che nella

cultura dominante vengono definiti come maggiori standard qualitativi.

In un mondo dominato dal capitalismo e consumismo, spesso i parametri di valutazione si

limitano a mere considerazioni economiche: il reddito medio, il potere di acquisto, il PIL

che cresce...

Allo stesso tempo si è assistito ad un progressivo sfaldamento di quelli che erano i valori

su cui si basava la vita di prossimità cui erano abituati i nostri nonni: conoscenza,

condivisione e solidarietà.

Tutto ciò ha portato all'autoaffermazione personale, ad uno stile di vita individualista, dove

le altre persone sono nostri concorrenti e per questo motivo vanno sopraffatte. Il contatto

con le persone, il ritmo della vita naturale, il rispetto del nostro pianeta sono andati in gran

parte persi.

A questo cambiamento ha contribuito anche la progettazione degli ultimi decenni che ha

provocato la riduzione delle occasioni di incontro, casuale e volontario, ma anche il modo

di vivere i nostri spazi, ed i ritmi di vita frenetici a cui passivamente ci sottoponiamo tutti i

giorni, alla ricerca di una non meglio definita crescita.

Dalla constatazione di una insoddisfazione nella vita di tutti i giorni e dalla certezza che la

direzione verso cui è diretto lo “sviluppo” non sia quella giusta, è nata l'esigenza di

approfondire questo aspetto alla ricerca di una soluzione possibile.

VI

Page 8: Energia sociale

Ritornare ad una vita consapevole, in cui i vicini vengano visti come occasione di

arricchimento e non evitati a causa della cultura del sospetto.

Lo scopo di questo trattato è dimostrare come il vivere in condivisione porti non solo ad un

benessere quotidiano ma anche ad un risparmio energetico, dato dall'utilizzo comune di

strutture ed attrezzature, dal cambiamento di abitudini, e da una maggiore consapevolezza

di poter raggiungere gli obiettivi comuni. La forza di una comunità è ben maggiore di

quella di un singolo.

Costruire in modo consapevole non significa solamente scegliere le soluzioni tecniche più

efficienti dal punto di vista energetico: è compito del progettista quello di farsi promotore

di tutte le strategie che permettano un risparmio di risorse, diretto ed indiretto.

La parola “Sostenibilità” è stata negli ultimi anni abusata in ogni campo. La definizione

universalmente accettata fornita da Harlem Brundtland della Commissione Mondiale

sull'Ambiente delle Nazioni Unite cita che: “Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che

soddisfi i bisogni del presente, senza compromettere la possibilità delle generazioni future

di soddisfare i propri bisogni.”

Il concetto stesso di sostenibilità implica un coinvolgimento che vada al di là delle solo

risorse utilizzate, ed abbia un'influenza non solo sull'ambiente, ma anche in ambito sociale

ed economico. Questi tre settori sono legati da un rapporto indissolubile, e vanno

considerati integralmente per poter raggiungere una vera sostenibilità. E d'altronde lo

scopo stesso di questa tesi è dimostrare che la socialità permette di ridurre i consumi

energetici e produrre un risparmio economico liberandosi da una logica di mercato.

VII

Page 9: Energia sociale

La sostenibilità è un concetto ad ampio raggio che coinvolge le generazioni future, ma non

dobbiamo dimenticare che è anche un concetto presente che dobbiamo cercare di realizzare

per il nostro stesso benessere.

Per chiarire la mia opinione su cosa significhi sostenibilità faccio l'autocitazione di un

articolo scritto tempo fa:

“Sostenibilità è usare le risorse che la natura ci offre senza pregiudicarne l'utilizzo

da parte delle generazioni future: sole, vento, acqua, terra...; sostenibilità è limitare i

consumi ed aumentare l'efficienza; sostenibilità è creare delle città che siano luogo

di incontro sociale, e non di repressione dell'individuo; sostenibilità e l'utilizzo di

risorse rinnovabili ed energia pulita; sostenibilità è progettare quartieri pensati per le

persone e non per le loro automobili; sostenibilità è tramandare le tecniche locali e

lo spirito del luogo; sostenibilità è coinvolgere il cittadino nella progettazione e far

così nascere un senso di appartenenza; sostenibilità è credere in un mondo

migliore.”

VIII

Page 10: Energia sociale

1.Residenze Collettive

1. Residenze Collettive

L'uomo è per natura un animale sociale, ed ha bisogno dell'aiuto dei suoi simili per poter

soddisfare le proprie necessità. Così fin dalla preistoria ha condotto una vita di gruppo per

non essere sopraffatto dal mondo circostante. Alle origini gli uomini vivevano in gruppi tra

le 12 e le 60 persone che conducevano una vita nomade in accampamenti temporanei. Con

il passare degli anni il rapporto basilare da cui erano accomunati si è evoluto, le dimensioni

dei gruppi cresciute, e si son andati creando dei rapporti sociali più complessi regolati da

norme su matrimonio, cibo, eredità, etc. La nascita dell'agricoltura porta inoltre alla

creazione di insediamenti stabili, caratterizzati da una disposizione di abitazioni e strutture

non residenziali, non casuale. A questi cambiamenti hanno corrisposto luoghi per abitare

diversi, con una crescente differenziazione delle abitazioni dovute alla nascita di gerarchia,

all'affermarsi della proprietà privata, e alla suddivisione del lavoro. Il carattere di completa

condivisione ed aiuto reciproco è andato così progressivamente scemando.

L'attenzione per la vita collettiva rimane però sempre costante, come testimoniano le opere

di filosofi e pensatori, a partire da Platone fino a giorni nostri.

Il medioevo ha visto la nascita di quella che forse è considerata la struttura comune per

antonomasia: il monastero. Tutte le attività si svolgono in condivisione, e la privacy è quasi

completamente assente. Le strutture sono a servizio di tutta la comunità: il refettorio, l'orto,

i luoghi di preghiera e le camerate comuni, dove si dorme con materassi in paglia adagiati

sul pavimento.

Gli insediamenti urbani medievali erano spesso suddivisi in “unità di vicinato” chiamate

parrocchie, contee , contrade, che avevano forti poteri di autogoverno, e l'unione di queste

suddivisioni creava la città stessa.

Proposte di nuovi modelli sociali comunitari son stati portati avanti a partire dal 14° secolo

quando Thomas More, con il suo libro “Utopia” critica fortemente l'Inghilterra a lui

contemporanea, proponendo un rinnovato assetto ideale. Un nuovo impulso a questa

corrente si è avuto in seguito alla rivoluzione industriale, ed alla constatazione delle

condizioni inumane in cui viveva gran parte della popolazione. Nascono così il “socialismo

riformista” e le proposte di Robert Owen, di Charles Fourier e del suo falansterio,

rielaborato poi da Jean Baptiste Godin nel familisterio. Dal tentativo di rispondere

1

Page 11: Energia sociale

1.Residenze Collettive

all'esigenza di condizioni igienico-sanitarie basilari per tutti, nasce poi la proposta delle

Città Giardino formulata da Ebenezer Howard, concentrata principalmente su indicazioni

di carattere fisico e non sociale della città.

Nel 20° secolo abbiamo

assistito alla nascita di

diverse forme di vita

comunitaria originatasi

come risposta

all'insoddisfazione della vita

di massa. Tra queste le

molte comunità sorte dietro

ad ideali religiosi, tra cui le

più importanti sono forse i

kibbutzim israeliani,gruppi

ritiratisi ad una vita spesso

isolata dal resto del mondo e

le comuni sorte negli anni '70, nate da un bisogno di rivolta alla vita esterna, ma spesso

inserite all'interno del tessuto edilizio e sociale esistente, facenti capo ad una concezione di

completa condivisione non solo di strutture ed ideali, ma anche di beni.

Senza limitarsi a considerare solamente le esperienze di vita comunitarie, se ci guardiamo

indietro in un passato recente, vediamo come la vita di vicinato è sempre stata

caratterizzata dalla condivisione. Mi vien da pensare ai racconti dei miei genitori quando si

riunivano per vedere la tv dall'unico apparecchio disponibile nei dintorni. Si creava spesso

un senso di comunità ed appartenenza dato dalla condivisione di una particolare condizione

sociale, lavorativa od economica. Spesso si cresceva insieme fin dall'infanzia, si abitava in

quartieri di soli operai, o si avevano legami di natura parentale . Questa omogeneità

favoriva un rapporto di solidarietà tra gli abitanti.

Arrivando ai giorni nostri, queste consuetudini sono andate perse quasi ovunque, ma

possiamo trovare ancora degli esempi di strutture pensate per una vita comunitaria.

2

Immagine 1: Capanna con televisore ad energia solare in

Niger.

Page 12: Energia sociale

1.Residenze Collettive

Seppur spinti da motivazioni profondamente diverse, un equivalente laico dei monasteri

sono le attuali caserme militari. Anche qui gli spazi privati sono quasi completamente

assenti, si dorme, si mangia e si lavora tutti insieme.

Sebbene possa sembrare un esempio troppo estremo e possa spaventare, non mancano casi

di condivisione più vicini ad una vita tradizionale.

Uno dei più interessanti è costituito dalle residenze studentesche. Qui si viene a perdere il

carattere di completo rigore, e c'è una distinzione tra spazi pubblici e privati. Ciascuno

studente ha la propria camera in cui poter dormire, studiare, o rifugiarsi. Resta però un

carattere di forte condivisione dato dagli spazi sociali, dalle cucine o refettori, dalla

lavanderia e quant'altro necessario.

Un altro esempio legato ad un particolare fascia di età è quello delle case di riposo per

anziani, anche queste costituite da ampi spazi condivisi e limitate superfici private, così

come le case famiglia e, sebbene rappresentino una condizione forzata e momentanea, gli

ospedali.

Infine una ultima categoria individuata, e di cui probabilmente tutti abbiamo fatto

esperienza, è quello degli alloggi temporanei utilizzati durante le vacanze: Ostelli ed Hotel.

La mentalità che si instaura in viaggio ci fa perdere quelle che nella nostra vita comune

consideriamo delle necessità, e ci fa accettare cose che normalmente non saremmo disposti

a sopportare. Così non solo condividiamo con gli altri utenti il salotto ed il ristorante (o

cucina condivisa che sia), ma siamo disposti anche ad accettare l'utilizzo di attrezzature

facenti capo alla nostra sfera più privata come il letto. Nella vita di tutti i giorni non

sarebbero in molti a voler dormire su di un materasso in cui già son passate centinaia di

3

Immagine 2: Il falansterio di Charles Fourier

Page 13: Energia sociale

1.Residenze Collettive

persone. Questo esempio come altri, ci fa pensare come spesso le nostre necessità siano

dettate non tanto da esigenze reali ma da da pregiudizi ed abitudini.

Al di là di queste condizioni di vita particolari, il panorama italiano è carente di esempi di

condivisione volontaria nella vita di tutti i giorni. Gran parte delle comunità volontarie

esistenti è nata dietro una precedente ideologia condivisa: una ideologia alimentare,

religiosa o spirituale, e rimangono comunque dei fenomeni marginali.

Ciò nonostante faccia parte del nostro background culturale una vita di paese e prossimità

più accentuata che nel Nord Europa da cui attualmente prendiamo esempio. Qui infatti

all'interno dei condomini esistono degli standard di condivisione di attrezzature , superiori

alle abitudini nostrane. Inoltre analizzeremo due fenomeni, il cohousing e gli ecovillaggi,

che qui hanno avuto origine.

Non bisogna infine dimenticare che andando fuori del mondo occidentale, ad esempio in

Cina, in India od in Africa, ancora oggi gran parte delle persone vive all'interno di

dimensioni sociali che fanno capo a comunità, tribù, villaggi o famiglie allargate, che

sembrano essere la dimensione fisiologica dell'essere umano.

1.1. Sfera pubblica e privata

L'uomo per sua stessa natura ha necessità di confrontarsi con gli altri esserei umani. Ciò gli

permette di acquisire conoscenze, di ricevere consigli, gratificazioni e insulti , che formano

la persona ed il suo modo da agire.

Lo scambio con gli altri esseri umani avviene per strada, al lavoro, all'aperto, al chiuso, ma

soprattutto ha luogo nella più piccola delle strutture sociali, la casa. L'influenza delle

osservazioni che ci vengono dalle persone con cui condividiamo la nostra vita sono grandi,

perché grande è la fiducia che poniamo in loro.

Ma l'uomo allo stesso tempo ha necessità della sua sfera intima e privata, dei suoi attimi di

silenzio, riflessione, studio, gioia e tristezza. Ha inoltre bisogno di sentir l'appartenenza dei

propri spazi, di poterli adattare, abbellire e modificare.

E' necessario quindi che le nostre strutture per abitare rispecchino queste esigenze

contrapposte e compenetranti.

Gli appartamenti nei quali attualmente viviamo, provengono da secoli di elaborazione ed

4

Page 14: Energia sociale

1.1.Sfera pubblica e privata

affinamento, e mutano repentinamente a seconda delle tradizioni, della cultura, del clima.

In tutte possiamo però distinguere una sfera pubblica e privata. Possiamo così guardare la

tv in compagnia nel salotto o studiare un testo nella tranquillità della nostra camera. Le

sfumature sono però diverse, e le opzioni molteplici. Il nostro stile di vita è influenzato

enormemente dalla condizione economica più che dalle effettive esigenze. Essendo

cresciuto in una famiglia composta di sei persone in cui i quattro figli hanno condiviso

l'unica stanza disponibile oltre a quella dei genitori, ho spesso faticato a trovare i miei spazi

privati. Per cui nonostante creda fermamente in un futuro di condivisione non ho dubbi

sulla necessità di garantire ad ognuno il suo rifugio. Tutte queste considerazioni

provengono ovviamente dal mio sfondo culturale occidentale, e solo in questo campo

vanno considerate.

Ma risaliamo all'origine del problema immaginando di provenire dalle caverne e dover

5

Attività + Pubblico + Privato

FesteggiareSocializzareDiscutereMangiareCucinarePulireGuardare la TVUsare il ComputerTelefonare StudiareDormireRelaxMeditazioneIgiene personaleToiletSfera sessuale

Tabella 1: Livello di privacy di attività comuni

Page 15: Energia sociale

1.1.Sfera pubblica e privata

progettare la prima abitazione. Dobbiamo quindi porci numerosi quesiti per stabilire quali

spazi ci possano servire per alloggiare determinate azioni, come collegarli tra loro, chi

possa avere accesso a questi luoghi, se l'accesso debba essere limitato ad un numero

ristretto di individui. Quindi analizzando il nostro stile di vita cerchiamo di capire le

esigenze presenti a cui cerchiamo di attribuire degli spazi, e stabiliamo se questi possano o

meno essere condivisi.

Partiamo quindi con l'individuare una serie di azioni standard e ripetitive che necessitino di

spazi adeguati per essere svolte. Questa analisi ovviamente non ha l'intenzione di essere

esaustiva di ogni possibile azione, ma solamente di supporto all'identificazione di diverse

possibili combinazioni di superfici.

Successivamente a ciascuna azione attribuiremo uno spazio che chiameremo col nome

diffuso nel linguaggio corrente. Infine stabiliremo il livello di privacy richiesto da questi

6

Condiviso

Semiprivato

Condiviso con accesso privato

CorporeoAttività sociali

SemiprivatoSilenzio

Page 16: Energia sociale

1.1.Sfera pubblica e privata

spazi.

Queste attività sono spesso collegate tra loro dalle nostre abitudini o da un rapporto di

causa effetto. Ci accorgiamo subito che è impossibile stabilire delle indicazioni univoche.

L'attività dello studio ad esempio ha il requisito fondamentale della concentrazione, che

però può essere raggiunta in diversi modi a seconda delle abitudini. Per la maggior parte

degli individui questo corrisponde con il silenzio. Ma ciò non è sufficiente a stabilire delle

caratteristiche da assegnare ad un luogo idoneo allo studio. Potrebbe ad esempio essere la

sala lettura di una biblioteca, così come la camera privata dello studente. Ed allo stesso

tempo l'indicazione del silenzio non è univoca, poiché per alcuni studenti è più proficuo

studiare con della musica o in compagnia di colleghi. Individueremo quindi un range da

assegnare alle diverse azioni. La scelta operata successivamente all'interno di ciascun

intervallo definisce le caratteristiche della struttura.

Possiamo notare da questa veloce analisi come le attività più private sono quelle che hanno

a che fare con il nostro corpo e con la nostra concezione di pudore, e quindi con il nostro

millenario sfondo culturale. Seppur non è lo scopo di questo trattato, non sarebbe difficile

immaginare una società basata su diversi atteggiamenti di pudore, esperimento tra l'altro

già tentato ad esempio dalle comuni degli anni '70. Concezioni di vita diverse sono tra

l'altro tuttora attive presso molte civiltà preindustriali. Ma poiché ciò che ci interessa è

l'analisi della società attuale, continuiamo la “costruzione della prima casa” sulla base delle

relazioni esistenti.

Possiamo individuare quattro grandi sottogruppi di attività. Il primo ha una direzione

prevalentemente condivisa, ed anzi ha spesso bisogna della presenza di altri individui per

essere effettuato. Lo chiameremo il gruppo delle “Attività sociali”. Un secondo

sottogruppo non ha una destinazione specifica, ma a seconda degli atteggiamenti di

ciascuno può essere svolto in un ambiente comune o privato, quindi uno spazio

“semiprivato”.Un terzo gruppo può essere identificato nella sfera del “silenzio”. Anche

questo può essere pensato sia in un ambiente condiviso che privato. Infine l'ultimo gruppo,

il più ristretto, attinente alla sfera “corporea”.

Proviamo adesso ad assegnare a ciascun gruppo di attività un ambiente. Possiamo

immaginare di attribuire una stanza per le “Attività sociali”. Questo è un ambiente

condiviso accessibile indistintamente a tutti, a numero illimitato, e si svolgeranno qui le la

7

Page 17: Energia sociale

1.1.Sfera pubblica e privata

vita sociale, i pasti, le discussioni. Ne troviamo riscontro nella società odierna nel salotto,

nella sala da pranzo e nella cucina che possono essere raggruppati in via preliminare in un

solo ambiente, salvo poi prevedere delle separazioni fisse o mobili per il benessere acustico

od olfattivo.

Un secondo ambiente di carattere semiprivato ha accesso limitato ad un solo individuo ma

può esserne esteso l'utilizzo a diversi soggetti in base alla volontà dell'usufruttuario.

Per la sfera del silenzio è possibile prevedere una sala comune liberamente accessibile da

tutti, se la dimensione del nucleo abitativo lo renda vantaggioso. Altrimenti sarebbe

possibile utilizzare lo spazio semiprivato per svolgere le attività del silenzio. Si verrebbe

così a configurare quella che conosciamo come camera da letto, dove possiamo dormire,

ma anche rilassarci, leggere o telefonare.

Infine l'ultimo ambiente sarebbe dedicato alla sfera corporea. Questo può essere di

carattere condiviso, ma l'accesso a tale spazio è limitato ad un solo individuo per volta.

1.2. Tipologie aggregative

Una volta individuati gli spazi necessari ed il loro accesso, è necessario stabilirne le

modalità di raggruppamento, ed a quanti individui destinarli.

Possiamo infatti pensare di dotare ciascun gruppo di ambienti, che da adesso chiameremo

abitazione, di tutte le necessità di un singolo nucleo familiare.

Oppure dotare ciascuna abitazione dei soli ambienti privati e semiprivati, mettendo in

condivisione tra più abitazioni gli ambienti comuni.

O ancora dotare ciascuna abitazione sia degli ambienti comuni che privati, prevedendo

però degli ulteriori ambienti comuni condivisi tra più appartamenti.

A seconda delle diverse scelte nei livelli di privacy di ciascuna sfera è possibile individuare

una serie di possibili risultati aggregativi:

Abitazione Caserma: Tutte le strutture sono condivise e ogni attività si svolge in comune,

i pasti, il lavoro, il dormire. Anche i servizi igienici sono comuni e condivisi e la sfera del

pudore è ridotta. Non è facilmente individuabile una divisione sociale per nuclei familiari

definiti.

8

Page 18: Energia sociale

1.2.Tipologie aggregative

Abitazione “Comune”: Strutturalmente si configura come l'abitazione Caserma, ma a

differenza di questa ha una maggiore libertà relazionale, ed è presente la condivisione dei

beni.

Abitazione Monastero: Anche in questo caso tutto si svolge in condivisione. Oltre agli

spazi sociali ci sono camerate comuni per dormire. I servizi igienici sebbene condivisi,

garantiscono la privacy.

Abitazione Ostello: Le attività sociali sono svolte in ambienti condivisi da un grande

numero di utenti. Gli spazi semiprivati costituiti dalle camere o da appartamenti, possono

avere una dimensione più o meno grande ed alloggiare un numero variabile di individui

facenti parte o non dello stesso nucleo familiare. I servizi igienici sono comuni ma ad

accesso privato. Qualora i singoli Spazi Privati siano costituiti da camere e non da

appartamenti, si riscontra la tipologia degli appartamenti in condivisione molto diffusa in

particolare tra gli studenti.

9

CorporeoAttività Sociali

semiprivato

CorporeoAttività Sociali

S.P.S.P.S.P.

S.P.

CorporeoAttività Sociali

semiprivato

Page 19: Energia sociale

1.2.Tipologie aggregative

Abitazione Hotel: Si configura come una Abitazione Ostello, ma a differenza di questa ha

servizi igienici privati. Permette la coabitazione di diversi nuclei familiari, ciascuno col

proprio spazio privato, ma tutte le attività sociali sono svolte in ambienti condivisi, che

mancano all'interno del singolo appartamento.

Abitazione Privata: Ciascun appartamento ha al suo interno tutte le tipologie di spazi

necessari. Le strutture sociali sono condivise con i membri dello stesso nucleo, ma non con

altre abitazioni.

Coabitazione: E' l'unione di una abitazione Hotel e di una Privata. Infatti è caratterizzata

dall'avere tutte le tipologie di spazi, compresi quelli per le attività sociali del singolo

nucleo, ma oltre a questa offre una serie di spazi condivisi aggiuntivi. Spesso all'interno del

singolo appartamento in coabitazione, le superfici destinate alla socialità sono ridotte

rispetto ad una abitazione privata classica. E' la categoria a cui fanno riferimento cohousing

ed ecovillages. Può essere costituito da appartamenti in un solo edificio, come un

residence, o abitazioni singole con una casa comune separata, come un villaggio turistico.

10

CorporeoAttività Sociali

Semiprivato

Attività Sociali

Corp.S.P.

Corp.

S.P.

S.P.

Corp.

Page 20: Energia sociale

1.2.Tipologie aggregative

Andando a classificare su una scala di condivisione le varie possibilità individuate,

vediamo come l'utilizzo di strutture comuni riferibili alla tipologia della “Coabitazione”,

oggetto di questa trattazione, sebbene per i più sembri una proposta controcorrente non

costituisca un notevole cambiamento del livello di privacy.

+ condiviso + privato

Comune Caserma Monastero Ostello Hotel Coabitazione Privata

Condominio

Privata

monofamiliare

1.3. Ambienti da condividere

Procedendo nella nostra trattazione, ipotizziamo di voler vivere all'interno di una struttura

che offra la possibilità di utilizzare delle strutture condivise.

Dall'analisi della vita quotidiana e dei casi studiati stabiliamo quindi quali sono gli spazi

che è possibile utilizzare in comune, ed i vantaggi che ne derivano.

Condividere spazi ed attrezzature consente di ridurre i consumi energetici e di conseguenza

i costi. Ad esempio con delle lavanderie comuni si risparmia l'energia necessaria alla

produzione, smaltimento e manutenzione di un elevato numero di lavatrici. Inoltre

permette di liberare una superficie da destinare ad altra funzione, elimina il rumore durante

l'esercizio ed ogni rischio di allagamento dell'abitazione.

Condividere una sala comune permette di incrementare l'interazione sociale, ridurre le

11

Attività Sociali

Corp.S.P.

Corp.

S.P.

S.P.

Corp.

A.S.A.S.

A.S.

Page 21: Energia sociale

1.3.Ambienti da condividere

superfici necessarie all'interno di ciascun appartamento ed il tempo necessario alla pulizia.

Condividere una palestra permette di ridurre gli spostamenti in automobile.

Condividere una sala hobby permette di avere tutti gli utensili a disposizione, anche se li

utilizzeremo una sola volta all'anno. La vita media di un trapano è di 10 minuti,

condividerlo tra più nuclei familiari permette di non sprecare una importante quantità di

energia.

Realizzare un deposito per il riuso, dove mettere mobili, oggetti, e vestiario che non

utilizziamo più, permette di ridare nuova vita ad oggetti che potrebbero essere utili ad altri.

Inoltre in alcuni casi unendosi insieme ad altri nuclei, è possibile dotarsi di maggiori

servizi che normalmente non potremmo permetterci, come un micronido, una piscina o una

sauna. Sotto un'ottica comune, beni che prima erano considerati di lusso e contrari ad un

approccio sostenibile, possono riacquisire valore.

Di seguito forniamo una catalogazione schematica degli ambienti che è possibile

condividere. Questo catalogo non ha la pretesa di essere esaustivo, ma può fornire un

valido strumento di aiuto.

Per ciascuna voce sono indicati i vantaggi derivanti dalla condivisione, qui di seguito

specificati:

1 Riduzione dei consumi di utilizzo

2 Riduzione dell'energia di produzione-smaltimento

3 Riduzione degli spostamenti all'esterno

4 Riduzione delle superfici necessarie nel singolo appartamento

5 Maggiore interazione sociale

6 Servizio aggiuntivo ad una abitazione standard

7 Maggiore spazio nell'appartamento privato

8 Maggiore qualità del prodotto

9 Maggiore benessere nell'appartamento privato

10 Riduzione dei rischi nell'appartamento privato

12

Page 22: Energia sociale

1.3.Ambienti da condividere

Struttura 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Atelier artisticoCamera oscura

X X

Aula studio X X X

Automobile X X X X XBiblioteca X X X X XBicicletta X X XCucina

Dispensa

Barbecue

Forno a legna

X X X X X X

Furgone XGruppo di acquisto solidale - G.A.S. X X X X XLaboratorio per il fai da te X X X X X X X XLavanderia

Stireria

X X X X X X X X

Magazzino XMagazzino del Riuso X X X XMicronido X X XOrti e giardini X X X X XPalestra X X X X XPiscina X X XPortineria X X XRiciclaggio X X XSala cinema X X X X X X XSala da pranzo X X X X XSala multifunzionale:

Sala prove gruppi musicali

Sala gioco

Sala riunioni

Sala da ballo

Sala teatrale

Sala da affittare all'esterno

X X X X X X

13

Page 23: Energia sociale

1.3.Ambienti da condividere

Struttura 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Spazio meditazione XStanza per gli ospiti X XUfficio:

Computers

Fotocopiatrice

Stampanti

Plotter

Fax

X X X X X X X X X

1.4. La situazione attuale

La situazione attuale della condivisione nel mondo è molto variegata ed offre vari livelli di

vita comune. In questo breve excursus ci limitiamo a mostrare il panorama del mondo

occidentale, poiché in buona parte del resto del mondo, la vita condivisa fa ancora

saldamente parte della cultura locale,

fondata sui principi della famiglia

allargata, della tribù o del villaggio.

In ambiente urbano i paesi del Nord

Europa nutrono una concezione di

condivisione più radicata che non i paesi

mediterranei. E' infatti abbastanza usuale

trovare dei condomini che condividono la

lavanderia, una sala riunioni o una sala per

le feste. A livello locale è inoltre possibile

trovare esempi prettamente indigeni, come

ad esempio l'abitudine della sauna

condominiale in Finlandia. Nei Paesi Bassi

(Centraal Wonen e Woongroepen) in

particolare questa concezione è

particolarmente sviluppata, così come in

Danimarca (Bofælleskaber) e Svezia

14

Immagine 3: Lavanderia comune

Foto di Chez Larsson

Page 24: Energia sociale

1.4.La situazione attuale

(Kollektivhuser) seppur in misura minore. Anche nel Regno Unito è possibile trovare

edifici multifamiliari che condividono la lavanderia, spesso funzionante a gettoni ed

associata ad un regolamento che vieti l'acquisto di una lavatrice privata, sebbene questa

pratica stia cadendo in disuso. In Italia questa cultura era presente alcuni decenni fa,

quando a condividersi erano le lavanderie per fare il bucato a mano, ma non è facile

trovare esempi attuali. Lo sviluppo della condivisione nel Nord Europa è stato un processo

autonomo, poiché dalle ricerche svolte, in nessun posto sono risultati esistere degli

standard minimi di legge sugli spazi comuni.

Al di là della condivisione di ambienti limitati, un maggior livello di comunità è dato dalle

abitazioni in cohousing, sviluppatesi sempre in Nord Europa ed ancora in fase embrionale

in Italia, che verranno ampiamente trattate nell' 1.5 Cohousing. Queste sono spesso

appoggiate dalle amministrazioni pubblici per i vantaggi sociali che comportano.

In Olanda il sostegno politico è stato rivolto prevalentemente verso i Senior Cohousing,

forme di coabitazione destinate ad utenti anziani. In questo modello vengono infatti visti

dei vantaggi per il sistema sociosanitario, poiché gli individui sono in grado di rimanere

attivi ed indipendenti per più tempo liberando così le strutture sanitarie pubbliche. Vengono

quindi defiscalizzati, elargiti prestiti a condizioni favorevoli e venduti terreni a prezzi

scontati, grazie anche agli interminabili negoziati noti come “Poldermodel” cui partecipano

membri del governo, lavoratori, sindacati, attivisti e minoranze.

In Danimarca l'amministrazione desiderosa di studiare interventi mirati a modificare la

normativa per favorire queste forme abitative ha deciso di collaborare nella realizzazione

di Munksøgård a Roskilde.

A Kobe in Giappone, dopo il devastante terremoto del 1995, le autorità per la ricostruzione

realizzarono 300 edifici conosciuti come “Fureai” (luoghi dell'amicizia) costituiti da un

numero di abitazioni variabili tra 6 e 71 con una ampia gamma di servizi condivisi e diretti

principalmente ad utenti disagiati come anziani e giovani coppie. Il successo non è stato

completo a causa dell'assenza di organizzazione e coesione sociale, che si sta tentando di

reintegrare a posteriori.

In Italia spesso tentativi di vita condivisa falliscono a causa dello scarso supporto dell'ente

pubblico, molte volte impotente di fronte all'assenza di strumenti legislativi in questa

ottica.

15

Page 25: Energia sociale

1.4.La situazione attuale

E' però possibile cercare di sfruttare delle leggi più generali, come ad esempio nel Lazio,

dove vengono finanziate le scelte sociali partecipate orientate allo sviluppo economico

locale, mettendo a disposizione fondi pubblici. Con l' ”Autorecupero del patrimonio

immobiliare” (Legge della Regione Lazio n. 55/1998) è invece possibile riconvertire

immobili pubblici dismessi partecipando ad un bando pubblico in cui presentare un

progetto di ristrutturazione.

In Danimarca grande impulso allo sviluppo della coabitazione, fu dato dalla creazione di

prestiti a condizioni vantaggiose concessi a cooperative edilizie formate da minimo 8

abitazioni con superficie massima di 95 m2 e costi di costruzione limitati.

Negli Stati Uniti è attivo il programma HOME, la cui sottosezione CHDO (Community

Housing Development Organization ) si occupa dello sviluppo comunitario e permette di

ottenere sgravi fiscali ad associazioni no profit che operino nella realizzazione di nuove

strutture comunitarie.

Altri tipi di comunità esistono diffusamente, ma costituiscono spesso dei fenomeni

marginali. In Italia in particolare, gran parte delle comunità esistenti fanno riferimento ad

un ideale religioso, politico o preindustriale, e quindi difficilmente proponibile per la

16

Immagine 4: Ecovillaggio di Munksøgård a Roskilde in Danimarca

Page 26: Energia sociale

1.4.La situazione attuale

diffusione a larga scala. Un fenomeno più interessante è costituito dagli ecovillaggi, di cui

si tratterà compiutamente nell' Error: Reference source not found Error: Reference source

not found.

1.5. Cohousing

1.5.1. La storia

La nascita del cohousing si deve alla spinta dell'architetto danese Jan Gudman-Hoyer negli

anni '60. Alla ricerca di uno stile di vita più soddisfacente, insieme alla moglie passarono in

rassegna le più diffuse forme di abitazione: casa monofamiliare, a schiera e multifamiliare,

senza trovare in nessuna di queste quello che cercavano.

Decisi a non fermarsi di fronte all'assenza di un'alternativa desiderabile, nell'inverno del

1964 si riunirono con un gruppo di amici per discutere della possibilità di creare un

ambiente più vivibile, mettendo insieme gli aspetti positivi dati dalle tipologie conosciute.

Come riferiscono Mc Camant e Durrett, erano alla ricerca di qualcosa che avesse le qualità

di un villaggio e della sua interazione sociale, ma si trovasse in vicinanza di un ambiente

urbano per poterne sfruttare le opportunità culturali e professionali. Altri punti fermi della

ricerca erano la necessità di cooperazione tra gli abitanti, che per potersi conoscere

dovevano vivere in un complesso sufficientemente piccolo. Ciò avrebbe permesso anche di

poter utilizzare le strutture comuni sentendole come una estensione della propria

abitazione. Il processo progettuale sarebbe dovuto essere portato avanti dagli abitanti stessi

per favorire un senso di appartenenza.

Gudman-Hoyer ed i loro amici decisero così di acquistare un terreno nelle vicinanze di

Copenhagen per realizzare il progetto di una comunità di 30 abitazioni, ma a causa

dell'opposizione dei vicini che pensavano alla creazione di un progetto di stampo politico,

furono alla fine costretti a vendere il sito.

Convinto delle idee sviluppate, Gudman-Hoyer pubblicò un articolo nel 1968 intitolato “Il

collegamento mancante tra l'Utopia e l'antiquata casa monofamiliare”, che riscosse molta

attenzione. Numerose famiglie si interessarono al progetto, che così riprese la sua

realizzazione. Nel 1972 due Bofoellesskaber (letteralmente comunità viventi) furono

17

Page 27: Energia sociale

1.5.Cohousing

ultimate ed occupate da un totale di sessanta famiglie, dopo aver superato molti ostacoli

con i finanziamenti bancari e la vendita delle abitazioni rimanenti.

Questi primi progetti divennero molto conosciuti sia in Danimarca che all'estero, tanto da

divenire meta turistica ed essere studiati dalle amministrazioni per favorirne la diffusione.

Il movimento si estese in seguito all'estero, con la prima realizzazione in Olanda nel 1977,

e di seguito Svezia e Nord Europa, Giappone, Usa Canada ed Australia. La diffusione in

California ed in tutti gli Stati Uniti si deve agli studi condotti per 13 mesi in Danimarca da

Kathryn McCamant e Charles Durrett, che analizzarono la vita di 46 complessi di

cohousing e scrissero successivamente “Cohousing a contemporary approach to housing

ourselves” uno dei libri che ne favorì ulteriormente la diffusione nel mondo. Furono loro

inoltre a creare il neologismo “cohousing”.

Attualmente in Danimarca il 5% della popolazione vive in cohousing, dove questa forma di

insediamenti sono supportati dalle istituzioni che ne ravvedono vantaggi sociali ed

ambientali.

In Italia le prime realizzazioni di cohousing sono iniziate e stanno per essere inaugurate.

Ma attualmente il fenomeno della condivisione sembra essere limitato ad un numero

ristretto di potenziali utenti. La Cohousing Ventures sostiene che il numero di persone che

possa interessarsi ad un simile modo di abitare in Italia sia di 250 000. Ciò corrisponde a

circa lo 0,4% della popolazione italiana, dato ben inferiore al 5% già raggiunto dalla

Danimarca. Di fronte a simili prospettive risulta improbabile considerare il cohousing

come un ulteriore mezzo di risparmio energetico.

Ma d'altra parte il cohousing ha il vantaggio di essere un sistema aperto verso l'esterno ed

integrato nel tessuto esistente, e quindi più facilmente esportabile. Inoltre dietro la parola

cohousing si celano innumerevoli diverse interpretazioni che sfumano dalla forma più

tradizionale a quella più estremista, offrendo quindi possibilità ad un ampio spettro di

persone di immedesimarsi in una delle nuove possibili condizioni abitative.

1.5.2. Cosa è?

Nel loro libro Kathryn McCamant e Charles Durrett definiscono le caratteristiche del

cohousing in 4 punti principali:

18

Page 28: Energia sociale

1.5.Cohousing

• “Processo partecipativo: i residenti organizzano e partecipano al

processo di design e progettazione per il complesso abitativo, e sono

responsabili come gruppo per tutte le decisioni finali, sia in presenza

che in assenza di uno sviluppatore.

• Progettazione di vicinato intenzionale: la progettazione fisica e

l'architettura incoraggiano un forte senso di comunità ed

incrementano le possibilità per un contatto sociale spontaneo. Molta

enfasi è posta nella progettazione di villaggi pedonali, spazi aperti

comuni, e protezione degli spazi verdi. La tipica dimensione di una

comunità è di 18-32 nuclei.

• Abitazioni private integrate da ampi servizi comuni: Ogni nucleo ha

una residenza privata completa ma ha anche accesso a servizi e spazi

comuni che sono progettati integralmente per un uso quotidiano per

completare le aree di abitazione privata, e comprendono una grande

casa comune con sala da pranzo, lavanderia, spazio per i bambini,

uffici, etc. Ciò permette delle abitazioni individuali più piccole ed

accessibili. Il cohousing supporta diverse definizioni di nuclei e

famiglie.

• Gestione totale dei residenti: i residenti gestiscono lo sviluppo e la

comunità dopo che ne entrano a far parte, prendendo decisioni di

interesse comune durante le riunioni comunitarie usando processi

decisionali inclusivi e partecipatori. Quasi tutte le comunità di

cohousing usano un metodo del consenso facilitato supportato da un

comitato autorizzato”.

A queste caratteristiche, altre due sono state aggiunte da Neshama Abraham Paiss:

• “Struttura non gerarchica: i membri della comunità hanno ruoli

guida, ma nessuna persona è il leader della comunità. Inoltre i

membri della comunità lavorano insieme per prendere decisioni di

interesse comune, spesso scegliendo la via del consenso ed il

modello del decision-making.

• Fonti di stipendi separati: sebbene un gran numero di cohousers

19

Page 29: Energia sociale

1.5.Cohousing

lavorano da casa, i vicini non si affidano alla comunità come fonte

di guadagno.”

Il cohousing, letteralmente “Coabitare” si basa sul principio che vada conservata una sfera

della vita privata, che però si apre ad una quotidianità quanto più possibile comunitaria, in

modo da superare l'isolamento della vita moderna.

Questo è realizzato attraverso la coesistenza di appartamenti privati e strutture comuni

all'interno di un vicinato elettivo.

Esistono vari livelli di condivisione, dalla sola lavanderia e qualche sala, fino ad una vera e

propria condivisione economica globale, sulla scia delle comuni degli anni '70. Spesso il

cohousing nasce anche dietro ad un progetto di sostenibilità e risparmio energetico,

sebbene questo non sia un punto fermo delle coabitazioni, in quanto l'idea che genera

questo progetto è essenzialmente quella di una rinnovata vita sociale.

E' possibile realizzare un cohousing in diversi contesti ambientali: in città, in campagna o

in un ambiente suburbano. Inoltre può essere una nuova costruzione o la riqualificazione

di un edificio esistente (Retrofit cohousing). Essendo il cohousing una forma di

20

Immagine 5: Cortile comune al Prairie Sky Cohousing, Calgary - Canada

Page 30: Energia sociale

1.5.Cohousing

condivisione dell'abitato, questi nascono spesso intorno ad uno spazio comune: una corte,

una via, un giardino, che possano mettere in comunicazione le persone. Ogni famiglia ha il

suo appartamento privato, ed una parte degli spazi, ad esempio il piano terreno del

fabbricato di un condominio, viene destinato alle strutture comuni: lavanderia, sala tv,

cucina comune, salotto, etc.

Vivere in cohousing consente di ridurre la superficie necessaria a ciascun appartamento.

Non serve che ognuno abbia una sala da pranzo che possa ospitare 20 persone e che

verrebbe utilizzata forse due volte all'anno: si può infatti utilizzare quella comunitaria.

Alcune lavatrici condivise sono sufficienti alle necessità di tutti gli abitanti, e non serve

possederne una in ogni appartamento. Ciò permette benefici di carattere sociale,

energetico ed economico, sia di manutenzione che di realizzazione iniziale.

Qualora non si abbiano i fondi necessari per avviare il progetto, si può pensare di iniziare

affittando una struttura invece di comprarla.

In campagna può essere realizzato all'interno di casali rurali riadattati, in cui i diversi

21

Immagine 6: Sala comune a Saettedammen, Hilleroed – Danimarca

Foto di Dale Mason

Page 31: Energia sociale

1.5.Cohousing

nuclei vivono nello stesso edificio, o in diverse strutture all'interno dello stesso lotto. In

questo modo è possibile recuperare il contatto con la natura ed auto-produrre una parte del

proprio cibo. Altre possibilità sono quella dell'autocostruzione, che richiede però tempi più

lunghi per la realizzazione o del recupero di borghi abbandonati.

Il numero degli abitanti è variabile, ma spesso il numero dei nuclei familiari è compreso tra

20 e 40. Questo permette di raggiungere una massa critica per formare una comunità con

pensieri ed abilità differenziati, ed allo stesso tempo di non far soffrire il progetto di

“gigantismo” col rischio di creare scissioni interne, rapporti superficiali e difficoltà di

gestione. Esempi di Coabitazioni di dimensioni maggiori, anche oltre i 100 nuclei, esistono

ma spesso il progetto viene suddiviso in più raggruppamenti, i clusters o circoli, ognuno

con le proprie strutture condivise. Allo stesso modo esistono esperienze di mini cohousing,

ma questi si avvicinano più al modello di un' unica famiglia. Queste esperienze hanno lo

svantaggio di creare una maggiore interdipendenza dei singoli abitanti: la mancanza o non

partecipazione di un solo componente, si nota subito e viene avvertita da tutto il gruppo.

Uno degli aspetti fondamentali del cohousing è la progettazione partecipata. L'abitante

viene coinvolto all'interno del processo progettuale e decisionale, ed è anzi spesso lui

stesso a farsi propositore di idee e soluzioni. Son così gli stessi abitanti a decidere quali

strutture condividere, come gestirle, quali attrezzature acquistare, su quali fonti di energia

rinnovabile investire.

Il progetto è così frutto della comunità stessa, ed il senso di appartenenza e la perfetta

aderenza alle esigenze delle persone permettono un forte attaccamento e rispetto per le

strutture comuni. La partecipazione non si limita alla progettazione delle strutture, ma

anche all'aspetto sociale della vita comunitaria.

Negli esperimenti di coabitazione più genuini, l'esperienza si spinge oltre alla semplice

convivenza: la comunità viene vista come una grande opportunità su cui riplasmare lo stile

di vita. Si va ad assottigliare il concetto di famiglia mononucleare. I bambini crescono

insieme tra di loro e vengono educati da tutta la comunità. In questo modo non c'è più la

necessità di alienare i propri figli davanti alla tv od alla console per tenerli occupati. Inoltre

avere altre famiglie di cui ci si fida ciecamente elimina quasi sempre la necessità di cercare

un baby-sitter. In altre esperienze invece si son creati servizi di baby-sitting interni che

permettono ai ragazzi di guadagnare qualche soldo e sentire la fiducia della collettività.

22

Page 32: Energia sociale

1.5.Cohousing

Anche la gestione di anziani, disabili e disagiati diviene un affare comune, e non del

singolo nucleo, semplificando ed alleggerendo il peso sulle famiglie meno fortunate, oltre a

permettere un naturale coinvolgimento degli stessi nella vita comunitaria ed una

trasmissione delle conoscenze. Ciò consente di ridurre il bisogno di assistenza e di strutture

apposite per la sussistenza, portando benefici sociali a più larga scala.

Le decisioni all'interno del gruppo, vengono prese sulla base del consenso all'interno di

riunioni in cui è il dialogo e non la sopraffazione a farla da padrone. Ciò permette di

pensare sempre al bene della collettività e non del singolo individuo.

Le strutture comuni possono essere utilizzate in modo casuale o in modo organizzato.

Spesso si creano spontaneamente delle cene collettive nelle sale comuni, che fungono da

collante alla vita sociale del vicinato. Successivamente si iniziano a strutturare le attività,

ed in questo modo è possibile preparare la cena a rotazione, e godere di una piacevole cena

in compagnia senza necessità di cucinare se non durante il proprio turno.

Rimane comunque l'autonomia: ciascun individuo è libero di decidere se partecipare o

meno alla socialità del luogo, così come ogni comunità decide il livello di interazione.

La gestione delle strutture è amministrata localmente: spesso si organizzano anche dei turni

per svolgere le attività comunitarie di base: pulizia, acquisti, riciclo, etc. Ciò permette oltre

ai vantaggi ambientali anche la possibilità di avere più tempo libero a disposizione per se

stessi.

Un altro servizio di cui si avvalgono molti cohousing è la costituzione di gruppi di acquisto

(Gas), attraverso cui è possibile risparmiare, avere prodotti locali e più genuini con

ulteriori vantaggi per l'ambiente, la salute ed il tempo risparmiato.

Sono molto diffuse anche comunità con regolamenti di accesso molto stringenti: residenze

per soli anziani, giovani o single ad esempio.

In questo contesto si vede però il rischio di autoghettizzazzione, che porta ad un risultato

diverso rispetto rispetto agli obiettivi di condivisione iniziali. Allo stesso tempo è però da

sottolineare il più alto standard di vita all'interno di queste comunità. E' stato infatti

stimato, come riferisce Luca Mortara di Cohousing Ventures, che chi vive all'interno di un

senior cohousing conservi la propria autonomia per 10 anni più della media.

Riguardo i costi non sempre è detto che un' abitazione in cohousing costi di meno di una

abitazione standard. Tra l'altro questa falsa credenza è spesso un motivo che spinge la

23

Page 33: Energia sociale

1.5.Cohousing

gente ad avvicinarsi al cohousing, per poi rimanerne delusi. A differenza del costo iniziale,

il costo di gestione è invece sempre inferiore ad una abitazione standard, grazie ai minori

consumi energetici, lo scambio di favori, la condivisione di mezzi ed attrezzature, ed i

gruppi di acquisto.

1.5.3. La comunità cerca una struttura

Le modalità di creazione di un cohousing posso essere molteplici. Essenzialmente sono

state individuati due processi principali: nel primo caso l'iniziativa parte dal basso: un

gruppo di persone interessate ad abitare collettivamente si incontra, si conosce e si

consolida.

Il percorsa non è né semplice, né lineare. Infatti all'interno dello stesso gruppo interessato a

partecipare ad un progetto collettivo si instaurano diverse tendenze: chi preferisce un

cohousing urbano, chi preferisce la campagna, chi è legato ad un determinato luogo per

motivi di lavoro. Inoltre a volte si creano divergenze ideologiche: chi con un approccio no-

global pretende che tutti rinuncino all'acquisto di determinati prodotti, chi ha la volontà di

vivere con persone che non mangino carne, etc.

Una volta consolidato il gruppo, e stabilite le regole fondamentali, il passo successivo è

quello della ricerca di una struttura in cui abitare. A questo punto ci si orienterà verso la

campagna o la città, il recupero o la nuova costruzione. Un'altra soluzione possibile è

quella del recupero di strutture dismesse, in comune accordo con l'amministrazione

pubblica. Una volta trovata la struttura da abitare si passa alla progettazione degli

interventi sugli edifici ed all'organizzazione della vita comunitaria. In alcuni casi per

favorire la progettazione per il bene comunitario e non per il singolo individuo, la scelta

delle abitazioni avviene solamente a progetto concluso.

L'intero processo è molto complesso e pieno di difficoltà, tanto che si stima che solo un

gruppo ogni 10 che si forma riesca a portare a termine un progetto comunitario, mentre la

percentuale sale a circa il 25% in caso di cohousing come riferisce Stella Tarnay, direttore

della rivista “Cohousing”. Uno dei problemi per cui i progetti non vengano portati a

termine, è la mancanza di professionalità all'interno del gruppo: spesso la guida di un

architetto, di un sociologo e di un economo risultano essenziali. Altre volte si perdono

24

Page 34: Energia sociale

1.5.Cohousing

elementi del gruppo, che devono essere sostituiti, poiché entrano in conflitto col resto del

vicinato o non sono in grado di sopportare il livello di difficoltà che questo richiede. Per

rendere l'idea, i principali attori della creazione del cohousing di Munksogaard in

Danimarca, hanno dedicato al progetto circa 37 ore a settimana per oltre 4 anni.

E' infatti un processo molto lungo che, qualora abbia un lieto fine, dura solitamente dai 2 ai

5 anni, e per i casi più difficili può arrivare anche a 10 anni.

1.5.4. La struttura cerca una comunità

La seconda modalità ha origine dall'alto, ed è spesso portata avanti da professionisti

costituiti in un gruppo. All'interno del team solitamente si trovano una serie di figure

qualificate con esperienza nel settore del cohousing: imprenditori, architetti, sociologi,

economi, etc.

In questo caso è la struttura ad esistere per prima, attraverso un progetto di nuova

costruzione o riqualificazione. Può essere un intervento proposto sia in ambito privato che

pubblico. L'imprenditore opziona un'immobile o un'area edificabile per alcuni mesi, in

attesa di verificare la possibilità di costruire un progetto di cohousing. In altre situazioni

può essere un'impresa edile a rivolgersi alla società di consulenza sul cohousing per

realizzare un progetto in comunione che abbia un maggiore appeal sul mercato.

Il passo successivo è quello di trovare un gruppo di persone che vuole essere coinvolta nel

progetto, con il sostegno che la struttura imprenditoriale può offrire.

Questa fase viene denominata del visioning: le persone interessate visitano la struttura, si

incontrano e si conoscono per alcuni mesi, e decidono se portare avanti un progetto di

abitazione comune. Solitamente i primi punti su cui ci si confronta sono di carattere

ideologico, teorico e relazionale. Si cerca di capire se si condividono gli stessi valori col

resto del gruppo o si pensa ad esempio a come essere utili gli uni agli altri condividendo

ciò che si sa fare, ad esempio tramite uno scambio reciproco di favori, che in una fase

successiva potrebbe strutturarsi in modalità di relazione alternative quali una moneta

interna, una banca del tempo, etc.

Dopodiché si passa a considerazioni di carattere fisico e si analizza quali sono le strutture e

le attrezzature che si intende avere in comune, facendo particolare attenzione a cosa vuole

25

Page 35: Energia sociale

1.5.Cohousing

il gruppo. Il tutto ancora in modo generale, poiché le persone che si riuniscono non sono

ancora sicure che abiteranno insieme, e sono in una fase di “studio” reciproco. Queste

scelte saranno approfondite successivamente: infatti una volta definito il gruppo che

abiterà la struttura, questi acquistato la casa ed inizia la vera fase di progettazione, il

planning. A questo punto attraverso la progettazione partecipata si stabiliscono gli

interventi da eseguire, come gestire le strutture comuni, come arredare gli spazi,

sviluppando le considerazioni fatte nella prima fase. C'è però un passaggio fondamentale.

Mentre la prima fase risponde alla domanda del “cosa si vuole” adesso il compito del

gruppo è quello di stabilire “come si vuole”. Essendo la struttura preesistente rispetto alla

comunità, la progettazione vera e propria è fatta a monte dall'architetto. La comunità potrà

decidere la destinazione funzionale degli ambienti, cioè cosa inserire all'interno degli spazi

già dimensionati e sviluppati dal professionista, ed arredarli secondo le proprie indicazioni.

Solamente i nuclei che entreranno a far parte da subito del gruppo, avendo anche

acquistato l'appartamento, potranno anche influire sulla progettazione del proprio

appartamento, qualora non ancora realizzato.

In questo caso risulta evidente che il coinvolgimento ed il senso di appartenenza siano

ridotti rispetto ad un processo di formazione dal basso, e la possibilità di creare una vera

comunità risulta quindi essere di minor riuscita. Ciò risulta tra l'altro dimostrato dalle

esperienze estere.

Come infatti afferma J. R. Brown nella sua tesi di Master “Comparative analysis of energy

consumption trends in cohousing”:

“Ad oggi, quelle comunità che son state seguite da imprenditori, al contrario di

imprenditori chiamati dai residenti per consulenze, sono state meno di successo (in

termini di sviluppo comunitario ed armonia) rispetto alle comunità dove è stato

seguito il modello di McCamant e Durrant.”

Ed allo stesso tempo, gli stessi McCamant e Durret dal punto di vista sociologico

affermano che:

“Impegnarsi e sacrificarsi assieme per creare il luogo in cui vivere fa nascere un

26

Page 36: Energia sociale

1.5.Cohousing

senso di orgoglio che nessun imprenditore edile può inserire in un progetto chiavi

in mano”.

Questo in linea generale è un principio valido, ma con questo non vogliamo escludere

completamente l'alternativa imprenditoriale, soprattutto qualora questi trovino un metodo

funzionante per creare una “comunità vivente” anche in una fase successiva. Tra l'altro, in

un esempio come BedZed a Londra, in cui gli utenti finali non sono stati coinvolti nel

processo di progettazione, questi sembrano molto soddisfatti dell'attuale livello di socialità.

Un esempio di questo tipo di strutture imprenditoriali in Italia è costituito dal gruppo

Cohousing Ventures, che sta attualmente realizzando diversi progetti nel settentrione.

In ambito pubblico invece un intervento interessante è stato portato avanti dal dipartimento

per l'edilizia sociale della Provincia Autonoma di Trento, l'ITEA che nel comune di Aldeno

hanno riqualificato un vecchio edificio industriale dismesso, all'interno di cui è stato creato

un cohousing con condivisione di strutture quali palestra, laboratorio artigianale, sala

comune e l'integrazione di servizi pubblici. Essendo un intervento di edilizia sociale, gli

appartamenti devono essere assegnati a persone svantaggiate, ma il reddito non è l'unico

criterio. Nel bando di assegnazione infatti è previsto un colloquio con una commissione

che valuta la propensione degli individui a questa forma di abitato, dando priorità ad

esempio ad anziani e loro famiglie di origine giovani coppie ed operatori coinvolti in lavori

sociali.

1.5.5. I Condomini Solidali: un esempio italiano

I condomini solidali sono una forma di abitato prevalentemente urbano, in molti aspetti

simile al cohousing, raggruppati dal 2003 nell'associazione “Mondo di comunità e

famiglia” (Mcf). La loro nascita si deve a Bruno ed Enrica Volpi che nel 1978 insieme ad

un gruppo di padri gesuiti avviarono la prima comunità a Villapizzone, Milano.

Attualmente l'associazione raggruppa circa 30 esperienze distribuite in Lombardia,

Piemonte, Friuli e Toscana.

Come racconta Bruno Volpi, di ritorno nel 1971 da un'esperienza di volontariato in Ruanda

con la compagna durata 8 anni, sentirono l'esigenza di una vita diversa. Andarono così a

27

Page 37: Energia sociale

1.5.Cohousing

vivere con i loro 5 figli ed alcuni amici in una casa occupata. Di lì a poco presero in

affidamento da un assistente sociale una bambina bisognosa di aiuto, e di seguito la loro

piccola comunità inizio a prendere altri ragazzi in affidamento. L'ispirazione del gruppo è

di stampo cattolico, seppure questo non costituisca una determinante per poter partecipare

al progetto. Ciascuna famiglia ha a disposizione un grande appartamento di 4-5 camere per

poter ospitare ragazzi, ed inoltre ci sono una serie di spazi comuni. Il fatto di vivere in

coabitazione non è il fine del progetto, ma un modo di raggiungerlo. L'economia è

condivisa. Gli introiti di ciascuna famiglia sono depositati in una cassa comune. Ciascuno

ha a disposizione ad inizio mese un assegno in bianco in modo da poter prelevare quanto

necessario. Tutto è lasciato alla buonafede della coscienza di ciascun individuo. Il surplus

mensile finisce nelle casse dell'associazione che lo utilizza per sviluppare i progetti in

corso. Anche questo in realtà più che un fine è uno strumento. In questo modo infatti i

singoli individui non puntano a lavorare il più possibile per accumulare ricchezza, ma

riducono i tempi dedicati al lavoro riappropriandosi della propria sfera privata.

La gestione della comunità avviene invece attraverso delle riunioni mensili di condivisione

e definizione dei ruoli. L'andamento economico è comunque tutelato dalla costituzione

dell'associazione. La disponibilità ad ospitare ragazzi bisognosi, vivere con la porta aperta,

è fortemente incoraggiata, ma non imposta. Gli immobili sono solitamente di proprietà

della Curia locale o di istituti religiosi e vengono concessi in comodato gratuito ed affidati

alle famiglie dall'associazione. Seppur sia una comunità a sfondo cattolico, possono

parteciparvi anche persone laiche che ne condividano i valori fondamentali di fiducia,

condivisione, sobrietà, accoglienza, responsabilità e solidarietà.

28

Page 38: Energia sociale

1.6.Ecovillaggi

1.6. Ecovillaggi

1.6.1. Cosa sono

Gli ecovillaggi sono degli insediamenti basati sulla sostenibilità ambientale, in cui si vive

una nuova dimensione della sfera sociale, e si cerca quanto più possibile di essere

autosufficienti, cercando di sfruttare le risorse disponibili internamente alla comunità ed al

sito. Infatti lo scopo principale di una comunità ecologica, è la limitazione dell'uso delle

risorse e dell'energia non rinnovabile in un ambiente naturale e ricco di relazioni sociali. A

differenza del cohousing, che mira principalmente a modificare la funzione abitativa, l'

ecovillaggio (ecovillage in inglese) ha un approccio più ampio, ed offre anche lavoro e

servizi ai suoi abitanti. In questo modo si ha il vantaggio energetico di ridurre

ulteriormente gli spostamenti all'esterno della comunità. Inoltre spesso gli ecovillaggi

vantano una vocazione all'insegnamento di quanto appreso e cercano di fungere da punto

di riferimento per la sostenibilità, organizzando corsi, workshop e visite guidate per gruppi

esterni.

Il termine Ecovillage fu introdotto per la prima volta da Robert e Diane Gilman nel loro

libro “Ecovillage and Sustainable Communities”, pubblicato nel 1991.

29

Immagine 7: L'ecovillaggio di Torri Superiore a Ventimiglia

Foto di Lucilla Borio e Massimo Candela

Page 39: Energia sociale

1.6.Ecovillaggi

Così come per le coabitazioni, anche le tipologie di ecovillaggio sono molto varie.

Innanzitutto può cambiare la location: cittadina, rurale o suburbana.Se ne trovano molti nel

mondo occidentale, ma anche nelle località meno progredite, dove la vita in “ecovillaggio”

è più una esigenza che non una scelta. E così se ne contano più di 15 000 in Sri Lanka e più

di 300 in Senegal. Il numero di abitanti può andare da poche decine fino ad alcune

centinaia, sebbene un numero medio sia compreso tra i 50 e i 150 abitanti. Quando la

grandezza dell'insediamento supera i 40 nuclei familiari, questi vengono solitamente

suddivisi in più cluster, o unità di vicinato. In questo modo è possibile conservare la

dimensione del villaggio, che è quella in cui l'uomo ha vissuto per gran parte della storia, e

dove tutt'ora continua a vivere al di fuori del mondo occidentale.

Punti fermi degli ecovillaggi sono il rispetto della natura e la ricerca di un costruito quanto

più possibile in armonia con questa.

Lo stesso Gilman nel suo libro, ha fornito la definizione generalmente accettata di cosa sia

un Ecovillage:

“Un insediamento a scala umana e completo di tutto, in cui le attività umane possano

essere integrate senza danno all'interno del mondo naturale in un modo che sia di

supporto ad un salutare sviluppo umano, e possa essere continuato nel futuro

indefinito.”

Notiamo quindi subito i due caratteri principali che lo distinguono rispetto ad un

cohousing: la completezza di funzioni all'interno del villaggio, ed il dichiarato intento

ambientale. La sostenibilità viene ricercata su tutti i campi possibili: la riduzione del

fabbisogno di riscaldamento, l'utilizzo di energia rinnovabile, la riduzione del trasporto e

del consumo di acqua, la scelta di materiali naturali, etc.

Un altro criterio aggiunto successivamente da Gildan riguarda la sfera organizzativa-

sociale, ed è la necessità di creare centri multipli di iniziativa, cioè oltre alle iniziative

comunitarie, è importante che i singoli cittadini si organizzino per proporre attività

autonomamente.

Gli ecovillaggi come abbiamo visto non solo forniscono una abitazione ai propri residenti,

ma anche servizi per l'istruzione, il gioco, la cultura, la residenza, il lavoro, il commercio

30

Page 40: Energia sociale

1.6.Ecovillaggi

ed tempo libero.

La disposizione dei servizi deve essere pensata in modo da permettere solo spostamenti

ciclo-pedonali all'interno del villaggio. I mezzi meccanici non hanno solitamente

possibilità di accesso al sito, e vengono lasciati in parcheggi esterni o comunque in

periferia.

Per gli spostamenti all'esterno invece, vengono studiate delle strategie di trasporto

sostenibile, quali ad esempio il car-sharing, il car-pooling e l'utilizzo dei mezzi pubblici o

automobili comunitarie. Studi sul trasporto sostenibile, dimostrano come attraverso il car-

sharing uno stesso veicolo possa essere condiviso da 6-10 persone, contribuendo alla

31

Immagine 8: Ecovillagio ad Ithaca, New York

Foto di David Michael

Page 41: Energia sociale

1.6.Ecovillaggi

riduzione del traffico e della richiesta di parcheggi, oltre ai vantaggi economici ed

energetici.

Inoltre il fatto di fornire molti dei servizi necessari all'interno del complesso, permette di

ridurre notevolmente la necessità di allontanarsi dal villaggio.

1.6.2. Linee guida per lo sviluppo di un ecovillaggio

Per comprendere cosa sia un ecovillaggio è interessante analizzare alcune delle “Linee

Guida per lo Sviluppo” create dai futuri abitanti dell' Ecovillage ad Ithaca, negli Stati Uniti,

abitato a partire dal 1997. Qui sono scritti gli obiettivi che si pone la comunità nella

realizzazione di questo progetto. La stesura di questa carta ha richiesto 9 mesi di lavoro, ed

il contributo di più di 100 persone tra professionisti e gente comune. Sebbene non sia un

documento standardizzato, e può differire per ogni ecovillaggio o addirittura non essere

presente, quello che proponiamo ci è sembrato particolarmente completo ed esaustivo. Ciò

non toglie che altri progetti possano dotarsi di linee guida anche in contrasto con quelle

esposte.

Le guidelines sono divise per argomenti facenti capo a ciascuna sfera d'ambito:

residenziale, commerciale, turistica, educativa, spostamenti, agricola, ecologica (divisa in

acqua, risorse, materiali, rifiuti ed energia) e sociale.

I punti spaziano da concetti di ordine generale e teorico, ad indicazioni sulle strutture

fisiche che dovranno essere inserite. Di seguito analizziamo alcuni dei punti che sono stati

selezionati, mentre la versione integrale è consultabile on-line.

● Promuovere la formazione di un senso di comunità, sia all'interno del

vicinato che del villaggio nella sua interezza, mantenendo la privacy dei

residenti;

● Incoraggiare la circolazione pedonale e ciclabile, e limitare l'accesso

veicolare all'interno delle aree residenziali;

● Massimizzare gli spazi aperti;

● I vicinati saranno collegati insieme da un raccordo pedonale continuo che

passa attraverso la parte centrale di ciascun vicinato;

● Ogni vicinato ospiterà da 25 a 35 nuclei familiari, più una casa comune;

32

Page 42: Energia sociale

1.6.Ecovillaggi

● La casa comune includerà attrezzature per pasti comunitari, lavanderia ed

altre attività di vicinato;

● Le abitazioni di ogni nucleo saranno indipendenti, ma l'accesso ai servizi

della casa comune favorirà la riduzione della dimensione e del costo

dell'alloggio individuale;

● I vicinati avranno un carattere pedonale, ed i veicoli a motore saranno

esclusi dal vicinato; accesso limitato sarà permesso per i casi di emergenza

ed ai veicoli di servizio;

● Un parcheggio residenziale limitato sarà realizzato nella periferia dei

vicinati;

● Rispettando le indicazioni del “Piano Globale”, i futuri residenti hanno la

libertà di progettare la loro abitazione di vicinato, spazi esterni ed amenità

secondo i propri desideri e necessità;

● La progettazione supporterà i bisogni dei bambini, degli anziani e dei

diversamente abili;

● Ridurre il traffico veicolare stabilendo un centro commerciale in sito;

● Sviluppare opportunità di impiego in loco per gli abitanti del villaggio;

● Servire come punto di riferimento per l'insegnamento della sostenibilità

sotto tutti gli aspetti;

● Produrre una parte sostanziale del cibo per l' ecovillaggio in loco [...]

● Favorire i sistemi e le specie native del luogo;

● Ridurre l'impatto dei veicoli attraverso spostamenti di massa, un sistema di

condivisione di passaggi computerizzato, condivisione di veicoli,

promozione delle biciclette, un iniziativa per la massima efficienza, veicoli

alimentati da risorse rinnovabili, ed una polizza generale che incoraggi il

lavoro, l'acquisto e la ricreazione in loco;

● Minimizzare il consumo dell'acqua attraverso strette pratiche di

conservazione, permettendo all'acqua di essere rifornita in quantità

sostenibili;

● Raccolta delle acque piovane per essere usata (quanto le quantità

permettono) per gli scarichi dei wc, la lavanderia, le docce e/o i giardini;

● Promuovere il riuso, il riciclaggio e la produzione di compost;

● Usare le fonti più ambientalmente benevole, in particolare i rinnovabili sole,

vento e biomassa;

33

Page 43: Energia sociale

1.6.Ecovillaggi

● Stabilire una serie di standard energetici residenziali [...]

-Standard di rendimento energetico: il carico di riscaldamento residenziale

deve essere minore di 1 Btu/piede quadro/gradogiorno Farenheit [...]

-Standard di risparmio elettrico: la progettazione dovrebbe includere

l'illuminazione naturale, task lighting, illuminazione ad alta efficienza; gli

elettrodomestici saranno allo stato dell'arte tra quelli commercialmente

disponibili;

-Standard sulle energie rinnovabili: il design dovrà essere rivolto al sole; la

fonte primaria di riscaldamento dell'acqua è il sole […]

● La selezione dei materiali da costruzione include:

- Gli effetti sulla salute, inclusi adesivi e finiture tossiche;

- Energia primaria, incluso il trasporto al sito […].

34

Page 44: Energia sociale

1.6.Ecovillaggi

Bibliografia Capitolo 1

Alcock R., Creating an eco-community in A Post-Industrial Wasteland, Permaculture Magazine, No. 45 Ecoabitare, Cohousing sostenibile una scelta lungimiranteHeeks A., Cohousing, Permaculture Magazine n°52Howard E., Garden cities of To-morrow, London, S. Sonnenschein & Co., Ltd, 1902.Lietaert M., Cohousing e condomini solidali, Firenze, Aam Terra Nuova, 2007McCamant K., Durret C., Cohousing a contemporary approach to housing ourselves,

Berkley, Ten Speed Press, 1994.Meltzer G., Sustainable Community – Learning from the cohousing model, Victoria,

Trafford, 2005Montani A.R., Le comunità locali urbane, Roma, Bulzoni editore, 1993Moore T., Utopia, Marina di Massa, Edizioni Clandestine, 2003Neshama A., Cohousing fact sheet, Cohousing.org, Aprile 2007Soleri P., Arcosanti, an urban laboratory?, Phoenix, The Cosanti Press, 1993Stagnotto C., Utopie del XXI Secolo Auroville/Arcosanti: Laboratori Urbani a Confronto,

Tesi di laurea - Università degli Studi Roma Tre Facoltà di Architettura, 2008Van der Ryn S., Calthorpe P., Sustainable Communities: A new design Synthesis for

Cities, Suburbs and Town, New catalyst books, 2008

http://ecohousing-roma.wikidot.com/http://teacherweb.ftl.pinecrest.edu/snyderd/MWH/readings/12/Agriculture2.pdf,

Landscapes and Settlements of Rural Regionshttp://www.aedificium.org/ Golden C., Common Aspects of Monastic Life, 2002 http://www.cohousing.ithttp://www.cohousing.orghttp://www.habiter-autrement.org, The Ecovillage Model http://www.wikipedia.org

Ecoabitare, Incontro tenuto a Roma, 28 Febbraio 2009Cohousing.it Convegno presso la fiera “Fa la cosa giusta” a Milano, 15 Marzo 2009Lumsa, Ecoabitare, Cohousing sostenibile: una giornata di studi, Roma, 18 Aprile 2009

35

Page 45: Energia sociale
Page 46: Energia sociale

2.Organizzazione delle forme di coabitazione

2. Organizzazione delle forme di coabitazione

La vita in coabitazione richiede un impegno fisico e di tempo superiore ad una residenza

tradizionale. Per permettere la felice convivenza di tutti gli abitanti, e per preservare questa

caratteristica nel tempo, spesso sono presenti delle norme interne da rispettare ed incontri a

cui partecipare. Andiamoli a scoprire in dettaglio.

2.1. Gestione interna

Per il corretto svolgersi della vita sociale, sono previste delle riunioni con cadenza

bisettimanale o mensile in cui vengono discusse tutte le questioni di interesse comunitario,

da quelle di carattere fiscale a quelle di carattere ricreativo. Il processo decisionale che

nella quasi globalità delle esperienze studiate viene utilizzato, è quello del consenso, che

approfondiremo successivamente.

Spesso sono presenti anche dei gruppi e comitati preposti alla cura di ogni singolo aspetto,

come ad esempio la gestione finanziaria, le feste, il giardinaggio e così via. Solitamente la

partecipazione è volontaria, ma in alcuni casi si ha l'obbligo di far parte almeno di uno di

questi, in modo da non rimanere esclusi dalla vita sociale e gestionale della comunità.

Per far fronte alle piccole spese interne per la gestione condivisa, qualora non ci siano

forme di guadagno collettivo ( affitto di camere, ristorante, conferenze, etc.) si versa una

quota mensile, che viene gestita e distribuita per finanziare i vari gruppi di gestione.

La maggior parte delle strutture comuni sono utilizzate in modo condiviso come già visto,

ma è possibile prevedere anche la possibilità di affittare alcune sale, prenotarle o fare una

turnazione. E' spesso presente nei cohousing una sala per gli ospiti condivisa. Per poterla

utilizzare solitamente è necessaria una prenotazione ed il pagamento di una piccola quota,

pari a circa 3 € al giorno.

Da uno studio condotto negli Stati Uniti su oltre 30 cohousing, viene organizzato un pasto

comune minimo 2-3 volte a settimana fino ad arrivare ad essere quotidiano. A turno 2 o 3

persone cucinano per tutti. La turnazione non è fissa, in modo da far entrare in contatto i

diversi residenti. Ciò significa che se partecipano 30 persone ad esempio, il turno in cucina

spetta solamente una volta ogni 2 mesi, permettendo di usufruire tutte le altre volte del

37

Page 47: Energia sociale

2.1.Gestione interna

pasto comune, senza dover lavorare, avendo quindi maggiore tempo da dedicare a se stessi.

Tra l'altro dall'esperienza fin qui condotta, risulta che il senso comunitario che si crea sia

direttamente proporzionale al numero di cene comuni che si fanno settimanalmente. Per

creare una comunità è necessario costruire uno strato di esperienze comune che crei un

senso di appartenenza e fratellanza.

La partecipazione agli eventi comuni è sempre volontaria. E' stata riscontrata anche la

possibilità di segni codificati o spontanei che indichino la volontà di partecipare o meno

alle attività comunitarie, come ad esempio appendere un segno alla porta di ingresso.

Solitamente ciascun individuo ha un compito comunitario da svolgere, quali la pulizia

della sala comune, il riciclaggio dei rifiuti, la preparazione della cena, anche questi

variabili con un regime di turnazione.

Poiché in coabitazione l'economia interna è molto sviluppata, a volte soprattutto negli

esperimenti con molti abitanti, esistono delle monete interne per poter scambiare i beni,

conosciute nel Regno Unito come “Local exchange trading systems” (lets). In altre

occasioni esistono registri in cui segnare le mansioni svolte da cui si acquisiscono crediti,

meccanismo noto in Italia come Banca del Tempo.

2.2. Carta dei principi

Nei casi di abitazioni in coabitazione, importante seppur non obbligatoria, è la

compilazione di una carta dei principi fin dalla fase di programmazione del progetto, prima

quindi della sua realizzazione. Questa può essere un documento interno, o anche un

documento ufficiale, allegato al regolamento relativo al tipo di proprietà scelta:

cooperativa, condominio, etc. Deve specificare quali sono i valori su cui ci si fonda, quale

è l'obiettivo, il modo di raggiungere quanto si vuole, le prospettive di crescita futura, ma

deve badare anche a principi più pratici, quali ad esempio che cibi si mangeranno, se sarà

una comunità urbana o rurale, una ristrutturazione, in che modo verranno prese le decisioni

etc. Il predisporre una carta dei principi fin dall'inizio della formazione della comunità, può

essere di aiuto alla conclusione del progetto, seppur non sia sinonimo di successo. La

maggior parte delle volte infatti, in cui si creano dei conflitti interni, questi sono dovuti a

differenti vedute sui principi strutturali su cui si fonda la comunità, che o non sono stati

38

Page 48: Energia sociale

2.2.Carta dei principi

chiariti in precedenza, o sono stati fraintesi.

In altri casi un sistema di regolamentazione è adottato solo successivamente alla

realizzazione, o lasciato ad una serie di leggi non scritte che regolamentano la

partecipazione alle attività comuni, la gestione delle strutture condivise, la possibilità di

avere animali domestici, e possono essere affinate durante gli anni.

Una carta dei principi è molto utile in caso di subentri durante la vita della comunità. I

nuovi arrivati ovviamente non possono più partecipare al processo di progettazione

partecipata, e quindi per garantire una loro aderenza alla visione comunitaria, devono

leggere e sottoscrivere la carta. In realtà il processo di sostituzione è più complesso di

quanto detto e cambia a seconda delle diverse situazioni. A volte i nuovi inquilini devono

essere accettati all'unanimità da tutta la comunità preesistente per poter entrarne a far parte.

In caso di vendita di un appartamento, la Cohousing Ventures invece prevede un diritto di

prelazione, della durata di 30 giorni nei confronti degli altri cohousers, che non ha valenza

legale ma viene solamente da accordi interni. E' inoltre esclusa la possibilità di

speculazione finanziaria all'interno di un cohousing: gli appartamenti infatti possono essere

affittati solamente in caso di assenza prolungata del proprietario, ma non per ottenerne un

guadagno.

La dimensione dei progetti di coabitazione è tale che sia sufficientemente piccola in modo

che tutti si possano conoscere, ma abbastanza grande che la sostituzione di uno dei

residenti, per quanto importante fosse, non vada a pregiudicare la continuazione del

progetto. Esiste una stretta collaborazione tra gli abitanti, ma non una dipendenza

indissolubile.

2.3. Processi decisionali: il metodo del consenso

Per poter vivere una forma di democrazia superiore, nelle situazione di vita in condivisione

le decisioni non vengono prese per maggioranza o per imposizione di un leader, ma si

cerca di trovare una decisione che sia frutto di una discussione collettiva e che sia accettata

all'unanimità. E' un processo lento e complesso noto come “metodo del consenso”, già

utilizzato da centinaia di anni, che porta però ad un livello superiore di partecipazione. Le

decisioni non vengono prese nella stessa seduta in cui si introduce il problema, ma in

39

Page 49: Energia sociale

2.3.Processi decisionali: il metodo del consenso

quelle successive per aver il tempo di rifletterci. Quindi nella stessa riunione si

introdurranno nuove questioni, si discuterà di altre iniziate precedentemente e si

prenderanno decisioni finali su discussioni già mature.

Per essere applicato ha però bisogno di conoscenza del metodo e di una serie di ruoli

specifici, di cui il più importante è quello del facilitatore che dirige la discussione, senza

però poter partecipare alle decisioni. Tutti devono esprimere il proprio pensiero su un

argomento, andando piano a piano a modificare o sfumare la proposta iniziale. La

decisione finale è la proposta del gruppo, e non quella iniziale del singolo.

In questo modo viene limitato il ruolo di quelli che sono caratterialmente leader per natura

e che solitamente sono gli stessi che fanno proposte, dirigendo poi anche la discussione che

viene così influenzata profondamente. Il ruolo del facilitatore tende a scindere queste due

figure. Se il consenso manca, allora si cerca di votare non tanto la decisione stessa, ma le

sensazioni verso quella decisione. Possiamo continuare a vivere con questo cambiamento?

Qualora uno dei partecipanti non si trovi d'accordo con la proposta formulata, può

esercitare il “potere del blocco” e dichiararsi contrario alla approvazione. Può comunque

decidere di far continuare il processo e “mettersi in disparte” perché crede che quella

decisione sia positiva per il bene comunitario sebbene non sia d'accordo personalmente.

Altrimenti se ritiene che possa addirittura essere nociva per la collettività, può bloccare il

provvedimento. Ogni partecipante ha la facoltà di porre il veto: c'è quindi il rischio di

abusare di questa facoltà, che viene però a perdersi in una vita comunitaria consapevole,

dove si pensa al bene del gruppo e non di quello privato.

2.4. Forme di proprietà degli spazi comuni

Le possibilità di gestire le strutture comuni di beni immobili sono varie, e vantaggi e

svantaggi variano a seconda delle situazioni. Legalmente fanno riferimento al concetto di

“comunione”. Non possono esistere due diverse forme di proprietà sullo stesso bene, ma di

questa forma possono essere titolari più soggetti insieme.

La comunione può però essere regolamentata con diverse modalità legali. La forma più

diffusa è quella del condominio (dal latino cum dominium) soprattutto nelle abitazioni

multifamiliari, ma in caso di cohousing od ecovillage si preferiscono spesso altre forme.

40

Page 50: Energia sociale

2.4.Forme di proprietà degli spazi comuni

La scelta del tipo di proprietà, in caso di nuova costruzione o riqualificazione, è spesso

influenzata da questioni fiscali, e dalla possibilità di ottenere prestiti dalle banche, o

incentivi regionali rivolti a determinate categorie giuridiche.

Di seguito vengono illustrate alcune delle forme legali che è possibile utilizzare per la

gestione delle aree condivise.

2.4.1. Condomini

Tratto dalla Guida Fiscale realizzata dall'Agenzia delle Entrate: “Condominio:

adempimenti ed agevolazioni fiscali”:

“Il condominio rappresenta una particolare forma di comunione che riguarda le parti

comuni dell’edificio e che, in quanto tale, necessita di essere amministrata.

L’amministrazione dei beni che fanno parte della comunione edilizia (regolata dal

codice civile e dal regolamento condominiale) è affidata all’assemblea dei condòmini

che decide in base al principio di prevalenza della maggioranza, nel bene degli

interessi comuni.

Per gli edifici condominiali con più di quattro condòmini, è prevista anche la figura

dell’amministratore che può essere o uno dei condòmini o un professionista.

All’amministratore sono riservati compiti di carattere amministrativo, esecutivo e

rappresentativo che permettono al condominio di agire in modo unitario nei rapporti

con i terzi (fornitori, utenze, amministrazione finanziaria, eccetera). […]

Il condominio costituisce una particolare forma di comunione in cui coesiste una

proprietà individuale dei singoli condòmini, costituita dall'appartamento, ed una

comproprietà su parti dell’edificio che non possono non essere in comune quali, ad

esempio, il suolo su cui l'edificio sorge, le fondazioni, i muri maestri, i tetti, i portoni

d'ingresso ed i cortili, i locali per la portineria e l'alloggio del portiere, ed altro ancora.

Il condominio nasce infatti con il frazionamento della proprietà di un edificio

costituito da più unità immobiliari e in realtà è una comunione forzata, non soggetta a

scioglimento, in cui il condòmino non può, rinunziando al diritto sulle cose comuni,

sottrarsi alla partecipazione nelle spese per la loro conservazione ed è comunque

tenuto a contribuire in proporzione ai millesimi di proprietà.

L’assemblea dei condòmini è l’organo deliberativo del condominio: tutti i condòmini

41

Page 51: Energia sociale

2.4.Forme di proprietà degli spazi comuni

debbono essere invitati a partecipare;

ad essa deve intervenire un numero minimo di condòmini che sia espressione di un

determinato valore dell’intero edificio (quorum).

Per le decisioni dell’assemblea, in linea generale, è necessaria la maggioranza

semplice. Viceversa per la validità delle deliberazioni riguardanti innovazioni, è

richiesta una maggioranza qualificata.

Occorre invece il consenso di tutti i condòmini per gli atti di disposizione.

Se i condòmini sono più di dieci è obbligatorio formare un regolamento di

condominio, in cui sono fissate le norme d’uso dei vari beni, le norme di

funzionamento dell’assemblea, i criteri di ripartizione delle spese, eccetera (articolo

1136 del codice civile).

[…] l'incarico di amministratore di condominio può essere assunto indifferentemente

da una persona fisica, una società di persone o da una società di capitali.

La nomina di un amministratore di condominio è obbligatoria nel caso in cui i

condòmini siano almeno cinque ed è la stessa assemblea dei condòmini che provvede

direttamente alla nomina.

Nel caso in cui le unità immobiliari siano più di quattro, ma appartengano a un solo

proprietario o a più persone, ma in numero inferiore a cinque, la nomina

dell’amministratore non è obbligatoria.

[…] in ogni caso la delibera deve essere adottata da almeno 1/3 dei condòmini i quali

dispongono di almeno 500 millesimi.

[…] L'amministratore dura in carica un anno, e può essere riconfermato allo scadere di

ciascun anno. Il compenso può essere fissato anticipatamente in sede di nomina, od

anche in sede di approvazione del rendiconto annuo.

[…] L’amministratore può essere revocato in qualsiasi momento sia dall’assemblea

condominiale che dall’autorità giudiziaria.

[…] I principali compiti e doveri dell’amministratore di condominio possono essere

così riassunti:

Eseguire le deliberazioni dell'assemblea dei condomini e curare l'osservanza del

regolamento di condominio;

disciplinare l'uso delle cose comuni e la prestazione di servizi nell'interesse comune;

riscuotere i contributi e sostenere le spese per la manutenzione ordinaria delle parti

comuni dell'edificio […].

42

Page 52: Energia sociale

2.4.Forme di proprietà degli spazi comuni

2.4.2. Super condominio

Tratto da http://www.casa24.ilsole24ore.com, a cura di Augusto Cirla:

“Si parla di supercondominio quando più edifici, che costituiscono autonomi

condomini anche strutturalmente separati, hanno spazi e beni di proprietà comune o

servizi destinati all'uso comune. Una pluralità di fabbricati, quindi, inseriti in un più

ampio complesso immobiliare con in comune: cancelli, viali d'accesso, parcheggi,

spazi a verde, impianto di riscaldamento o dell'acqua potabile oppure quelli sportivi.

La costituzione. L'uso dell'avverbio "super" designa un'organizzazione al di sopra di

quella dei singoli condomini degli edifici separati, che comunque continuano a

mantenere la loro autonomia e individualità. La costituzione del supercondominio

viene di solito prevista nel regolamento predisposto dall'originario costruttore del

complesso edilizio e richiamato nei singoli atti di compravendita stipulati con tutti gli

acquirenti futuri condomini. Può provvedervi anche l'assemblea con apposita delibera

assunta almeno con la metà del valore millesimale dell'intero complesso e la

maggioranza dei presenti, purché non si vada a imporre ai condomini particolari

vincoli limitativi dei loro diritti sulle proprietà individuali o sull'uso delle parti

comuni. È lasciato alla volontà delle parti decidere se, in presenza di più edifici

costituenti un unico complesso, dare luogo alla formazione di un unico condominio

oppure costituire autonomi condomini per ogni singolo edificio a cui affiancare un

supercondominio per la gestione delle proprietà e dei servizi comuni.

La disciplina. […] C'è così la coesistenza del regolamento di supercondominio con

quello dei singoli condomini, dove il primo resta normalmente limitato alla previsione

di quelle disposizioni destinate a regolare l'uso e le modalità di godimento delle parti

e dei servizi comuni, la ripartizione delle spese e la partecipazione alla gestione delle

predette parti comuni. Le tabelle millesimali del supercondominio rappresentano la

quota di spettanza del singolo condomino sulle cose comuni a tutti gli edifici

compresi nel complesso condominiale, con cui ripartire le spese riferite alle cose,

servizi e impianti comuni dell'intero complesso edilizio.

Assemblea e amministratore. L'assemblea rappresenta l'organo sovrano e deve essere

costituita dall'insieme di tutti i condomini. Vi partecipano i proprietari delle singole

porzioni immobiliari, non potendo invece essere sostituita dalla riunione degli

43

Page 53: Energia sociale

2.4.Forme di proprietà degli spazi comuni

amministratori dei fabbricati separati, salvo specifica delega a loro conferita da parte

di ciascun condomino.[…] È necessario anche nominare un amministratore che

assicuri la gestione delle cose comuni. Nulla vieta che la nomina ricada su uno degli

amministratori dei singoli fabbricati oppure che sia lo stesso regolamento a prevedere

tra loro una turnazione annuale. Non cambiano le regole sulla durata dell'incarico e

sulle attribuzioni che devono essere da lui svolte. […]

Il consiglio. È importante anche la presenza del consiglio del supercondominio, con

funzioni prevalentemente consultive, di controllo della gestione e di conciliazione dei

possibili conflitti. La presenza dei consiglieri deve ritenersi legittima anche se non

prevista dal regolamento. Si tratta infatti di un'istituzione che porta indubbia utilità ai

fini della corretta gestione del supercondominio e che non prevede oneri per i

condomini, vista la gratuità dell'incarico.”

2.4.3. Cooperativa

Tratto da http://www.casainforma.net:

“[…] di norma la cooperativa edilizia è una società a responsabilità limitata, il cui

oggetto sociale è costituito dalla realizzazione o dall’acquisto di case da assegnare ai

soci in proprietà o in godimento.

Una prima verifica da fare, è proprio questa: è importante accertarsi che la forma

giuridica della cooperativa, sia proprio quella a responsabilità limitata in quanto -in

caso contrario- il socio potrebbe essere chiamato a rispondere senza limite alcuno dei

debiti contratti dalla cooperativa.

Quanto agli organi sociali, la cooperativa è retta da un Presidente e da un Consiglio di

Amministrazione eletto dai soci. Molto spesso, tra gli organi della cooperativa vi è

anche un collegio sindacale, chiamato a verificare la conformità dei bilanci della

società stessa.

Questo organo, rappresenta certamente un ulteriore elemento di garanzia per tutti i

soci e per il loro investimento. Questi ultimi, all’atto della costituzione, devono essere

almeno nove. Una coopertiva edilizia, deve poi svolgere attività assai complesse

inerenti l’acquisizione dell’area, la stipula del contratto di appalto con il costruttore e

44

Page 54: Energia sociale

2.4.Forme di proprietà degli spazi comuni

la successiva gestione di tale contratto, nonché l’assegnazione degli edifici sociali ai

soci.

Queste, sono tutte operazioni di una complessità che induce molto spesso i soci

promotori ad appoggiare le iniziative ai movimenti cooperativi ed alle strutture di

servizio di cui questi, sono per solito dotati.

Le cooperative edilizie si possono inoltre suddividere in cooperative a proprietà

indivisa ed in cooperative a proprietà divisa. Vi sono poi quelle miste, costituite per

promuovere programmi sia a proprietà divisa, che indivisa.

E’ inoltre opportuno ricordare che la cooperazione a proprietà indivisa è un fenomeno

che ha avuto grande diffusione in passato nel nostro Paese e che si è radicato

(specialmente in alcune regioni), in un contesto di solidarietà e socialità, ma che oggi

appare per lo più superato ed inusuale.

Queste cooperative, hanno come oggetto sociale l’acquisto o la costruzione di case

destinate a restare di proprietà della cooperativa e ad essere assegnate ai soci in

godimento o in uso.

La cooperativa, gestita dal consiglio di amministrazione eletto dai soci, dopo

l’acquisto e l’edificazione delle case resta proprietaria delle stesse e ne cura la

gestione e la manutenzione, addossando ai soci assegnatari delle case i costi e gli

oneri della gestione e della manutenzione, nonché un canone corrispettivo del

godimento.

Queste cooperative hanno consentito l’accesso all’abitazione di ceti meno abbienti,

potendo contare su agevolazioni e contributi piuttosto significativi. Il socio però, pur

potendo contare sull’abitazione per sé e per i propri familiari a tempo praticamente

illimitato, non acquista mai la proprietà dell’immobile e ciò secondo uno schema

culturale, teso a garantire soprattutto il soddisfacimento di un’esigenza primaria, in

luogo del diritto a disporre del bene immobile, tipico delle proprietà.

Si tratta senza dubbio delle cooperative più diffuse ai giorni nostri: esse assegnano ai

soci la proprietà individuale dell’alloggio. All’atto dell'assegnazione, l’edificio eretto

dalla cooperativa (che costituisce la proprietà sociale), viene frazionato e la relativa

proprietà viene trasferita ai singoli soci, i quali si costituiscono in condominio.

Con l'assegnazione della proprietà ai soci, la cooperativa viene posta in liquidazione

45

Page 55: Energia sociale

2.4.Forme di proprietà degli spazi comuni

attraverso il saldo di tutte le posizioni creditorie e debitorie assunte per la

realizzazione dell’edificio. A seguito di disposizioni legislative, tale alloggio rimarrà

vincolato per 5 anni, non potendo essere né affittato, né venduto dal socio.”

2.4.4. Altre possibilità

La società per azioni è una forma molto diffusa nel seppur limitato panorama anglosassone

del cohousing. Qui infatti non esiste una forma legale semplice che permetta il possesso di

un terreno in comune. Il strutturarsi come società per azioni, porta però problemi fiscali

dati dal vivere nella proprietà della società.

L'associazione è invece una delle forme di proprietà utilizzata negli Stati Uniti, dove le

abitazioni appartengono ai singoli proprietari, mentre le aree comuni son di proprietà di

un'associazione dei proprietari.

46

Page 56: Energia sociale

2.4.Forme di proprietà degli spazi comuni

Bibliografia Capitolo 2Agenzia delle Entrate, Condominio: adempimenti ed agevolazioni fiscali, Guida FiscaleChiras D, Wann D., Superbia! 31 Ways to Create Sustainable Neighborhoods,Gabriola

Island, New Society Publishers, 2003Lietaert M., Cohousing e condomini solidali, Firenze, Aam Terra Nuova, 2007McCamant K., Durret C., Cohousing a contemporary approach to housing ourselves,

Berkley, Ten Speed Press, 1994.Meltzer G., Sustainable Community – Learning from the cohousing model, Victoria,

Trafford, 2005Van der Ryn S., Calthorpe P., Sustainable Communities: A new design Synthesis for

Cities, Suburbs and Town, New catalyst books, 2008

http://design.uoregon.edu/studio/rrcoho/cases/Cohousing%20and%20the

%20Community.pdf, Brent, Erin, Kristen, Cohousing and the Greater Community: A look

at how intentional communities interact with their neighborhood http://www.casa24.ilsole24ore.com/fc?

cmd=art&artId=743603&chId=47&artType=Articolo&back=0, Cirla A., Mega complessi

con un solo «capo», Il sole 24 ore, 2006http://www.casainforma.nethttp://www.cohousing.ithttp://www.cohousing.org

Ecoabitare, Incontro tenuto a Roma, 28 Febbraio 2009Mortara L. Convegno presso la fiera “Fa la cosa giusta” a Milano, 15 Marzo 2009Lumsa, Ecoabitare, Cohousing sostenibile: una giornata di studi, Convegno tenuto a

Roma, 18 Aprile 2009

47

Page 57: Energia sociale
Page 58: Energia sociale

3.Analisi energetica

3. Analisi energetica

Il panorama italiano di forme di abitazione condivise non è molto esteso e variegato come

in altre nazioni. Esperimenti di cohousing sono in fase di realizzazione, ma nessuno è

ancora stato attivato. Esempi di ecovillage sono presenti, ma spesso legati all'idea di un

ritorno ad una vita contadina e preindustriale, o ad un ideale religioso, e quindi poco

utilizzabili per essere confrontati con la realtà standard ed essere proposti “alla massa”

come modello da poter emulare. Per questo motivo spesso nel corso dell'analisi energetica

è stato indispensabile far riferimento alle comunità realizzate in altre nazioni, dove queste

realtà sono ormai affermate da decine di anni.

Questa analisi energetica vuole concentrarsi essenzialmente sul risparmio energetico dato

dal cambiamento di stile di vita. Monitorare un ecovillaggio e confrontarne le riduzioni

rispetto alle medie nazionali, così come ho spesso visto fare, è sicuramente una cosa

positiva. Ma ciò non è completamente chiarificatore. Infatti anche confrontando una casa

unifamiliare passiva rispetto alle medie nazionali, dimostrerebbe una forte riduzione dei

consumi, ma ciò non significa che lo stile di vita individualista sia il più ecosostenibile. E'

bene quindi separare i due aspetti: l'energia dovuta alla modalità di costruzione degli

edifici (involucro, impianti, etc.) e quella dovuto all'uso che ne fanno gli utenti, l'energia

sociale.

All'autore sembra evidente la relazione tra il modello di vita ed il consumo energetico,

tanto da non richiedere una dimostrazione. Ma per convincere anche gli scettici sono state

indagate una serie di risultati ed analisi che mostrino l'evidenza di questa relazione.

Nei prossimi paragrafi tenteremo di individuare delle metodologie per valutare il valore

aggiunto dato dall'utilizzo condiviso di strutture. La procedura più sicura ed efficace

sarebbe sicuramente quella di confrontare i consumi di un retrofit cohousing su cui non

siano state apportate modifiche strutturali, prima e dopo l'insediamento della comunità. Ma

purtroppo per la situazione italiana questi dati non sono ancora disponibili. Si rimanda

quindi questa ricerca ad un futuro prossimo, quando i primi insediamenti saranno

funzionanti.

49

Page 59: Energia sociale

3.1.Influenza dello stile di vita

3.1. Influenza dello stile di vita

Penso che questa intera tesi potrebbe essere superflua se si rimanesse solo un poco stupiti

di fronte all'evidenza dell'Immagine 9. Questa da sola sarebbe sufficiente a dimostrare

l'ipotesi di questo trattato: la vita condivisa permette di ridurre i consumi.

Sono i risultati di studi condotti da Sara Ghaemi dell'Università di Vienna su di un

campione specifico di residenti in Austria, che prende in considerazione i soli consumi

elettrici.

Sei nuclei composti da persone sole consumano 12 000 kWh all'anno. Se queste persone

potessero vivere in condivisione, il loro consumo sarebbe di 5 764 kWh all'anno, con un

risparmio di oltre il 50%. Non stiamo parlando di una riduzione del 9% al 2012 o del 20%

al 2020, ma del 50% subito! Semplicemente cambiando stile di vita.

50

Immagine 9: Consumi elettrici austriaci di un caso studio.

Fonte: Sara Ghaemi

Tabella 2: Consumi energetici italiani per persona all'anno, in base alla composizione

del nucleo familiare

Elaborazione di Davide Vadalà su dati Remodece

Page 60: Energia sociale

3.1.Influenza dello stile di vita

Non essendo disponibili simili

dati per la situazione italiana, è

stata svolta una elaborazione dei

dati raccolti dall' eERG

nell'ambito del programma di

ricerca Remodece. I risultati

finali sono sulla stessa linea di

quelli austiaci. Un nucleo

composto da una persona sola

consuma mediamente 2000 kWh

all'anno. Una famiglia di tre

persone invece consuma in

media 1000 kWh all'anno, con

una riduzione del 50% del

fabbisogno! I dati andrebbero

ulteriormente approfonditi con

un monitoraggio più esteso. Infatti la carenza di dati disponibili per i nuclei più grandi,

(solamente due famiglie di 5 persone analizzate) rende l'attendibilità del risultato scarsa, e

nel passaggio dai 4 ai 5 componenti si nota un improbabile aumento dei consumi. Ciò non

toglie che in linea generale i risultati siano assolutamente validi.

Nell'ultimo censimento Istat, le famiglie mononucleari in Italia ammontavano al 24,89%

del totale. Molte di loro non vivono sole per scelta, ma per necessità: vedovi, anziani,

lavoratori fuori sede, divorziati. Uno stile di vita condivisa offre una nuova prospettiva

sociale a chi attualmente non ha alternative. Ed i risparmi conseguenti sono evidenti.

Un'analisi svolta da Schipper ha evidenziato come i consumi legati allo stile di vita, e

quindi alle modalità di trasporto personale, ai servizi ed all'abitazione, ammontino a circa il

45-55% del consumo totale di energia.

Holger Wolpensinger nella sua tesi di laurea, stima che dei 45 000 kWh di energia primaria

che ogni cittadino europeo consumo ogni anno, 39 000 kWh sono dovuti alla tipologia

architettonica ed urbanistica, ed allo stile di vita. Le possibilità di riduzione stimate sono

dell'ordine del 75%.

51

Grafico 1: Consumi energetici italiani per persona

all'anno, in base alla composizione del nucleo familiare

Elaborazione di Davide Vadalà su dati Remodece

Page 61: Energia sociale

3.1.Influenza dello stile di vita

Statistiche statunitensi parlano di un risparmio del 15-20% sulla vita mensile dato dalla

vita in cohousing.

Facciamo un esempio per capire da dove vengano queste riduzioni. Pensiamo ad un

condominio di 12 appartamenti, e supponiamo ci siano 30 abitanti. In una situazione

abitativa standard ho bisogno di riscaldare tutti e 12 gli appartamenti per garantire il

necessario comfort agli abitanti, devo cucinare 12 cene, ho 12 TV ed illuminazioni accese,

etc. In una situazione di vita collettiva, ci sono buone possibilità che gran parte dei 30

abitanti siano insieme in una sala comune, che forse non va neanche riscaldata grazie ai

guadagni interni. La TV non serve poiché è più interessante parlare con gli altri residenti e

la cena si prepara tutti insieme.

Il vivere in una situazione comunitaria, con rapporti diretti con tutto il vicinato, consente di

vivere ed interagire come una famiglia allargata. Ed ancor più che le riduzioni dei consumi

dirette, è proprio questo differente stile di vita che permette il risparmio energetico. Infatti

ciò consente di ridurre notevolmente gli spostamenti, poiché le spese quotidiane possono

esser fatte per tutti da un volontario, o si può condividere l'automobile ed andare insieme, e

poi si può anche cenare insieme.

Nel cohousing di Threshold Center, è stato stimato che l'uso dell'automobile è stato ridotto

dell'86% rispetto alla media nazionale. Allo stesso modo, nel cohousing di Munksoegaard

in Danimarca, i residenti che utilizzano il Car pooling, guidano l'automobile per il 95% in

meno della media Danese. Nella comunità di Niederkaufungen in Germania invece, si

utilizzano 10 veicoli comuni per un totale di 60 persone.

Graham Meltzer invece stima nel 9% la percentuale di riduzione dei chilometri percorsi

attraverso un questionario qualitativo diffuso nei casi studio analizzati.

Al di là del gap tra le varie ricerche una costante rimane in tutti i casi: la riduzione dei

consumi è evidente. E ciò che è più importante è che non è associata ad una privazione o

ad un cambiamento dello standard di vita, poiché spesso le situazioni di coabitazione

permettono di avere servizi aggiuntivi. E' quindi uno stile di vita facilmente esportabile ed

assimilabile da buona parte della popolazione.

52

Page 62: Energia sociale

3.2.Consumi Energetici Italiani

3.2. Consumi Energetici Italiani

Per capire quale è il potenziale di risparmio energetico nel settore residenziale dato

dall'applicazione di uno stile di vita più sostenibile, andiamo ad analizzare i dati dei

consumi energetici italiani, forniti dall' ENEA nel “Rapporto Energia Ambiente”.

Tralasciando la generazione elettrica e le perdite, il totale dei consumi energetici espresso

in Tonnellate Equivalente di Petrolio (tep) è pari per il 2005 a 148.793.000 tep, così

suddivisi per ciascun settore.

Notiamo quindi come il settore civile in Italia sia molto energivoro. Tra l'altro negli ultimi

anni il consumo nel residenziale è andato progressivamente aumentando, con un

incremento totale tra il 1990 ed il 2005 del 23% di cui del 27% nei consumi elettrici e del

68% per il gas.

Analizzando più in dettaglio i dati relativi ai consumi energetici del solo settore

residenziale, vediamo come il fattore principale di consumo sia dovuto al riscaldamento

delle abitazioni che influisce per il 70% del totale. La seconda voce è quella relativa agli

usi elettrici obbligati, con il 15%.

Osservando i possibili scenari formulati dall'Enea per l'anno 2020, vediamo come

nonostante un forte incremento dell' efficienza energetica nel settore elettrico, questo

tenderà ad aumentare sensibilmente il suo consumo, mentre il riscaldamento, subirà un

aumento più limitato.

53

Grafico 2: Consumi di energia italiani per settore

Page 63: Energia sociale

3.2.Consumi Energetici Italiani

Ciò significa che secondo questo scenario l'utilizzo di apparecchiature elettriche sarà

sempre più diffuso, anche grazie alla crescita del reddito disponibile.

Partendo dalle percentuali dei consumi energetici dell'anno 2005, ed applicando lo scenario

A1 formulato dall'Enea, vediamo che se attualmente il rapporto tra consumi elettrici e

riscaldamento è del 22%, nello scenario al 2020 questo rapporto si porterà al 31%. In

prospettiva futura risulta quindi sempre più importante cercare di limitare i consumi

elettrici. Essendo l'efficienza dell'illuminazione e degli elettrodomestici già stata

considerata all'interno dello scenario, il parametro su cui poter lavorare per ridurre

ulteriormente i consumi in futuro, è il comportamento degli utenti ed i loro profili

occupazionali.

54

Grafico 3: Consumi finali di energia nel settore residenziale

Fonte: Enea

Grafico 4: Consumi finali di energia nel settore residenziale per categoria d'uso. 2005

Fonte: Enea

Page 64: Energia sociale

3.2.Consumi Energetici Italiani

Nel 2007 il Governo italiano ha presentato il Piano d’azione Italiano dell’Efficienza

Energetica che descrive gli orientamenti che ha già intrapreso ed intende proseguire per il

raggiungimento degli obiettivi di miglioramento del risparmio energetico e dei servizi

energetici. In particolare il Piano d’Azione illustra la serie di interventi proposti per

raggiungere il target prefissato del 9,6 % di risparmio al 2016. Analizzando le misure

suggerite per il settore residenziale, notiamo ancora una volta come giustamente l'accento

sia posto sull'adeguamento tecnologico. Ma non concordiamo nel trascurare

completamente il comportamento dell'utente, che molto può dare sotto il profilo

dell'efficienza e della consapevolezza.

55

Grafico 5: Fonte: Enea

Tabella 3: Fonte: Piano d’azione Italiano dell’Efficienza Energetica

Page 65: Energia sociale

3.3.La richiesta di superfici per un'abitazione convenzionale e coabitazione

3.3. La richiesta di superfici per un'abitazione convenzionale e coabitazione

Vivere in coabitazione permette di ridurre la richiesta di superficie necessaria per

l'abitazione privata, poiché molte delle funzioni sono svolte negli ambienti condivisi.

L'Enea valuta che la realizzazione di una

“unità residenziale di 90/100 mq, in un fabbricato multipiano, realizzata con finitura

media e con le tradizionali caratteristiche costruttive richiede in termini energetici

per la sua costruzione circa 100

tonnellate di materiali (cemento, calce, laterizi, pavirivestimento, sanitari, ecc) in

gran parte prodotti mediante processi di cottura, con un costo energetico medio di

circa 750 kCal/kg prodotto. Se ne deduce che il costo energetico dei materiali

necessari a realizzare una abitazione di questo tipo si aggira sui 5,5 tep (tonnellate

equivalenti di petrolio), considerando anche il costo energetico del cantiere, delle

movimentazioni terra, del trasporto degli inerti, ecc. Valutando i consumi medi per il

riscaldamento pari a circa 1tep/anno in poco più di 5 anni una abitazione consuma,

per il solo riscaldamento, una quantità di energia uguale a quella impiegata per la

sua costruzione.”

Una riduzione della superficie necessaria significa quindi tagliare parte del consumo

energetico necessario per la sua costruzione, manutenzione e dismissione.

Secondo il censimento ISTAT del 2001 la media di superficie per una abitazione in Italia è

di 91,88 m2, mentre la superficie media per abitante è di 36,79 m2, ma è molto variabile a

seconda della provincia e va dai 26,94 m2di Napoli ai 45,93 m2 di Mantova.

Questo per quanto riguarda il patrimonio esistente, ma se volessimo fare un confronto con

le nuove abitazioni realizzate in coabitazione è meglio considerare il rapporto dell'Agenzia

del Territorio “Le nuove costruzioni 2007”. In questo caso la superficie media di un

appartamento di nuova costruzione corrisponde a 121,6 m2,variabili dai 116,9 m2 del centro

ai 130,8 m2 del sud sebbene a livello provinciale si riscontrino grandi squilibri, con il picco

di Asti con oltre 192 m2 di superficie media.

L'Italia sotto questo punto di vista è un paese abbastanza virtuoso, soprattutto se

confrontato con gli Stati Uniti, quindi le potenzialità di miglioramento sembrerebbero

56

Page 66: Energia sociale

3.3.La richiesta di superfici per un'abitazione convenzionale e coabitazione

limitate. Ma se analizziamo invece il trend delle nuove costruzioni, vediamo che la

superficie media di una abitazione passa dai 91,88 m2 dell'esistente ai 121,6 m2 del nuovo,

con un incremento quindi di addirittura il 32%. Questo dato è oltremodo preoccupante

poiché all'incremento delle superfici non corrisponde un aumento demografico, piuttosto il

contrario poiché nelle famiglie attuali tendono ad essere sempre di più le coppie senza figli

ed i single.

Vivere in coabitazione permette di condividere degli ampi spazi comuni, riducendo la

richiesta di superfici per l'abitazione privata. Purtroppo in Italia dato il ritardo di avvio dei

programmi di coabitazione non sono presenti dati confrontabili, ed i pochi disponibili non

sono utilizzabili essendo statisticamente troppo limitati come numero.

Seppure le abitudini di vita siano estremamente diverse, analizziamo alcuni dati degli Stati

Uniti solamente per capirne le potenzialità di riduzione.

Il problema della superficie di abitazione disponibile per ciascun abitante, è ancor più

sentito qui, dove la tipologia di abitazione più diffusa è costituita da abitazioni

monofamiliari. Come visibile dai dati emanati dal NAHB (National Association of Home

Builders) infatti già nel 1980 il 60% delle nuove costruzioni erano case monofamiliari, fino

ad arrivare all'oltre 80% degli ultimi anni. Ciò è coinciso con un parallelo aumento di

superficie di ciascuna abitazione monofamiliare, passato dai circa 91 m2 del 1950, agli

oltre 207 m2 del 2002. E' facile capire allora il parallelo aumento di consumo di energia per

la gestione di simili giganti.

Dall'altro lato la superficie media di un appartamento in una abitazione plurifamiliare

ammontava a 82 m2 nel 1971, passati a 99 m2 nel 2002 con un aumento del 20%, tutto

sommato ridotto comparato a quello avvenuto nelle case monofamiliari. E' evidente inoltre

da questi dati come abitazioni plurifamiliari consentano un notevole risparmio di

superficie, essendo necessari circa 46 m2 per abitante, comparati agli 80 m2/persona di una

abitazione privata.

In questo contesto una media di 50 m2 a persona risulta essere un risultato desiderabile

addirittura dagli stessi professionisti coinvolti nella progettazione sostenibile

statunitense,ma che invece sembra comunque sproporzionata per la cultura italiana.

57

Page 67: Energia sociale

3.3.La richiesta di superfici per un'abitazione convenzionale e coabitazione

Per raffrontare questi dati a situazioni di coabitazione, è stata svolta una analisi partendo

dai dati forniti da Graham Meltzer nel suo studio, e provando a calcolare le superfici medie

per abitante ed appartamento, comprensive di strutture comuni.

Tutte queste coabitazioni sono statunitensi e si trovano in ambiente rurale o suburbano, con

basse densità edilizie, tranne i progetti di Swan's Market Cohousing e Quayside Village che

sono realizzati in edifici urbani plurifamiliari.

Dai dati analizzati si vede che la media di dimensioni degli appartamenti analizzati di

119,1 m2 è estremamente ridotta, quasi dimezzata rispetto alle nuove abitazioni statunitensi

standard, ed addirittura minore della media italiana delle nuove costruzioni nel 2007 pari a

121,6 m2, nonostante nel calcolo delle coabitazioni siano state inserite anche le superfici

58

Tabella 4: Superfici medie di coabitazioni statunitensi

Tabella 5: Rapporto di superficie comune/privata per alcuni casi studio

Fonte: Graham Meltzer

Page 68: Energia sociale

3.3.La richiesta di superfici per un'abitazione convenzionale e coabitazione

comuni, servizio aggiuntivo di cui gli abitanti possono godere, ed ovviamente assenti nei

calcoli italiani. Va precisato che i progetti analizzati sono già attivi da diversi anni, per cui

sarebbe più giusto confrontarli con i dati a loro coetanei, che non si discostano comunque

da quanto già detto. Una tipica abitazione unifamiliare costruita nel 1993 occupava infatti

una media di 202 m2.

Agli stessi risultati arrivano McCamant e Durrett che analizzando gli esempi danesi

calcolano che la superficie media di una abitazione in cohousing è di circa 83 m2, contro i

78 m2 di abitazioni multifamiliari ed i 129 m2 delle abitazioni unifamiliari standard degli

stessi anni. Considerando che i cohousing danesi sono prevalentemente a bassa densità, la

riduzione è di circa il 36%.

Vivere in coabitazione permette quindi di realizzare appartamenti con superfici ridotte,

senza alterare gli standard qualitativi dei suoi abitanti, anzi fornendo dei servizi aggiuntivi.

La superficie delle strutture comuni per ciascun insediamento è variabile a seconda della

locazione, della cultura e della fase di costruzione. Alcune strutture comuni infatti sono

integrate dopo alcuni anni quando se ne sente l'esigenza, ci sono i fondi, o si raggiunge la

massa critica per la loro convenienza. La Tabella 5 dà un idea delle superfici di strutture

59

Tabella 6: Lista degli spazi comuni esistenti e progettati

*Strutture realizzate **Strutture pianificate ma non realizzate

Fonte: Graham Meltzer

Page 69: Energia sociale

3.3.La richiesta di superfici per un'abitazione convenzionale e coabitazione

comuni necessarie per un progetto di coabitazione. Graham Meltzer dall'analisi dei dati e

delle varie fasi di completamento, giunge alla conclusione che un rapporto ottimale di

spazio pubblico/spazio privato si aggira tra 0,13 e 0,17.

E' inoltre evidente che alcune delle strutture condivise risultano essenziali allo sviluppo di

un sentimento comunitario, mentre altre seppur importanti possono essere non essenziali.

Da un'osservazione delle strutture di cui si sono dotati i progetti analizzati, è possibile

individuare una distribuzione che si ordina autonomamente dagli spazi dai più

fondamentali, agli opzionali.

3.4. Condivisione di elettrodomestici ed apparecchiature

La condivisione di attrezzature permette di risparmiare un quantitativo considerevole di

energia. Più l'attrezzatura ha un uso discontinuo, maggiori sono le potenzialità di risparmio

date dalla condivisione. La vita media di un trapano ad esempio è di circa 10 minuti:

l'utilizzo comune di utensili è estremamente efficiente, oltre al fatto di consentire a tutti di

avere tutte le tipologie di strumenti e di qualità migliore. Possedere una macchina da cucire

da utilizzare una volta al mese non ha molto senso, così come non lo ha avere un taglia

erba domenicale, o un'automobile ferma in garage. Lo stesso discorso vale ovviamente non

solo per le macchine che hanno un consumo di energia nella fase d'uso ridotto, ma ancor

più per quelle che non hanno necessità di energia per funzionare, come ogni attrezzo

manuale per il giardinaggio, per l'hobbystica, per la cucina, per il trasporto.

Da quanto si deduce dal monitoraggio di 110 abitazioni italiane, svolto nel 2004 per il

progetto Micene dal Politecnico di Milano, nonostante a prima visti i consumi elettrici

italiani sembrino più contenuti rispetto alla media europea, questi vanno separati dal valore

globale. Infatti questa apparente efficienza, è dovuta in particolare dal clima favorevole, e

dalla maggiore efficienza nel settore industriale.

Analizzando separatamente il solo settore residenziale-terziario, che pesa per il 40% dei

consumi elettrici totali italiani, l'efficienza è minore del 7% rispetto alla media europea,

dato che se normalizzato rispetto alle condizioni ambientali favorevoli ed al deterrente

costituito dagli alti costi dell'energia elettrica in Italia, diviene ancora più preoccupante.

Risparmiare energia, o ancor meglio non sprecare energia, permette di ridurre il

60

Page 70: Energia sociale

3.4.Condivisione di elettrodomestici ed apparecchiature

fabbisogno, e di conseguenza la necessità di costruzione di nuove centrali elettrica, o la

riduzione delle importazioni, con vantaggi per il sistema economico italiano.

Come ormai tutti sappiamo, l'efficienza energetica può essere raggiunta con un attenta

scelta dei dispositivi utilizzati: lampadine a basso consumo energetico ed elettrodomestici

efficienti, minimo in classe A.

Oltre a questo risparmio “tecnologico”, un ulteriore risparmio può essere dato dal modo in

cui utilizziamo le nostre apparecchiature: utilizzare lavatrici solo a pieno carico e a bassa

temperatura, spegnere le luci negli ambienti non utilizzati, evitare di lasciare accesi gli

stand-by, etc.

Questo secondo fattore dovuto allo stile di vita, può essere ulteriormente incentivato dalla

condivisione di attrezzature e strutture, favorendo un uso comune e non privato delle cose.

Avere attrezzature condivise permette di liberare anche superficie, e quindi in caso di

abitazione esistente di avere una casa più grande, o in caso di nuova costruzione di

diminuire ulteriormente la dimensione dell'abitazione necessaria, riducendo i costi ed il

consumo di energia per la costruzione ed il riscaldamento.

Ma andiamo ad analizzare in dettaglio i consumi energetici e l'impatto ambientale di una

lavatrice privata e condivisa, come esempio dei possibili vantaggi dell'utilizzo comune di

attrezzature ad uso discontinuo.

3.4.1. L'esempio della lavatrice condominiale: analisi del ciclo di vita

A differenza delle abitazioni, in cui il consumo di energia primaria per la costruzione

ammonta a circa cinque anni di ciò che viene speso per la gestione, negli elettrodomestici il

costo energetico ed ambientale per la manifattura può essere più elevato se comparato ai

costi di esercizio.

La grande spinta mediatica ad acquistare elettrodomestici ad alta efficienza, è sicuramente

positiva per l'acquisto di nuove macchine, ma in caso di sostituzione prima del termine

della vita utile dell'elettrodomestico, va valutata attentamente.

Il risparmio di energia che può derivare dalla sostituzione di un elettrodomestico

funzionante, può necessitare infatti di decine di anni per ammortizzare l'energia primaria

necessaria al suo ciclo di vita, ed addirittura non riuscire ad ammortizzarsi ambientalmente.

61

Page 71: Energia sociale

3.4.Condivisione di elettrodomestici ed apparecchiature

E' questo un ulteriore fattore che ci spinge a promuovere la possibilità di condivisione.

Sostituire decine di lavatrici esistenti,con una sola molto efficiente, ha dei tempi di

ammortamento energetico molto ridotti. Infatti aumentando il numero di lavaggi annuali

aumenta il peso energetico dei consumi dovuti alla fase di utilizzo, e passa in secondo

piano l'impatto ambientale dovuto alla produzione.

Ma vediamo in dettaglio alcune analisi. Iniziamo prendendo in considerazione solamente

l'energia primaria necessaria alla produzione, distribuzione, uso e dismissione di una

lavatrice, come si usa per il metodo noto come CED (Cumulative Energy Demand).

Tralasciamo per il momento gli aspetti ambientali ed energetici collegati (potenziale di

riscaldamento globale, acidificazione, consumo di acqua e detersivo, etc.).

Ipotizziamo di sostituire una lavatrice ancora funzionante comprata diversi anni fa, e che la

nuova lavatrice (C1) consumi il 25% in meno di quella preesistente (C2).

C1=0,75 C2

Dalla Tabella 7 vediamo i consumi medi per ciclo degli ultimi decenni, aggiornati al 2004.

Per dare un'indicazione l' ipotesi fatta di riduzione del 25%, equivale dunque ad ipotizzare

una vita dell'elettrodomestico esistente di circa 12 anni.

Assumiamo come consumo energetico C1 del nuovo modello 0,9 kWh/Ciclo,

corrispondente al consumo dichiarato delle lavatrici da 5 kg attualmente in commercio

nella classe energetica A. Nello studio condotto dall' Esu-Services e finanziato

dall'Agenzia Svizzera per l'Efficienza Energetica e dall'Ufficio Federale dell'Energia,

62

Tabella 7: Consumo di energia ed acqua di lavatrici dal 1970 al 2004.

Fonte: Öko-Institut e.V.

Page 72: Energia sociale

3.4.Condivisione di elettrodomestici ed apparecchiature

viene considerato come consumo energetico di un mix di programmi e e temperature di

lavaggio il valore medio di 0,94 kWh/Ciclo.

Utilizzando il valore di 0,9 kWh/Ciclo ci teniamo quindi in condizioni sfavorevoli rispetto

alla nostra ipotesi.

Ipotizziamo che la lavatrice sia a servizio di una sola famiglia e che vengano effettuati 4

lavaggi a settimana, per un totale di 208 lavaggi all'anno.

Il consumo della nuova lavatrice in un anno di funzionamento sarà quindi di:

C1*208= 187,2 kWh

Il consumo annuale della vecchia lavatrice era invece di:

187,2 kWh/0,75= 249,6 kWh

Il risparmio annuo di energia sarà quindi di

249,6 kWh - 187,2 kWh = 62,4 kWh

63

Tabella 8: Richiesta energetica delle diverse fasi del ciclo di vita di una lavatrice.

Fonte: Öko-Institut e.V

Page 73: Energia sociale

3.4.Condivisione di elettrodomestici ed apparecchiature

Assumendo per il mix elettrico nazionale il valore di conversione in energia primaria di

2,17, come da dati ufficiali AEEG di marzo 2008 (il valore proposto dalla norma europea

prEN 15315 è invece di 2,37) quest'energia risparmiata in termini di energia primaria

corrisponde a:

62,4 kWh*2,17=135,4 kWh

Secondo http://www.wattzon.com l'energia primaria necessaria per produzione, trasporto e

dismissione di una lavatrice generica è pari a 5057 Mega Joule, cioè circa 1400 kWh.

Secondo i dati forniti dallo studio svolto da Öko-Institut e.V. ( Tabella 8 ), questi

equivalgono a 3508 MJ, tralasciando i crediti ipotizzati per il riciclo, poiché non sappiamo

come sarà smaltita la lavatrice a fine vita.

La stessa ricerca fornisce una sintesi dei valori ipotizzati da studi passati ( Tabella 9 ).

Assumiamo quindi come valore possibile quello di 3500 MJ = 972 kWh

Per ammortizzare energeticamente la sostituzione serviranno quindi:

972 kWh/135,4 kWh= 7,17 anni

Quindi per compensare l'energia necessaria alla sostituzione della lavatrice, nelle ipotesi

64

Tabella 9: Richiesta energetica per ill ciclo di vita di una lavatrice: studi passati

Fonte: Öko-Institut e.V

Page 74: Energia sociale

3.4.Condivisione di elettrodomestici ed apparecchiature

fatte precedentemente (208 lavaggi annui, 0,9 kWh/ciclo, etc.) ci serviranno più di 7 anni.

Lasciando tutti i parametri invariati e provando a modificare la percentuale di riduzione del

consumo (e quindi la longevità della lavatrice da cambiare), vediamo come la sostituzione

sia inefficace per percentuali basse (e quindi per lavatrici recenti) mentre diventi

vantaggiosa per apparecchi datati.

Ipotizziamo adesso di avere un condominio di 10 famiglie ciascuno con una lavatrice

privata nelle condizioni C2, e che tutte queste vengano sostituite con un'unica lavatrice in

condizioni C1. Il consumo attuale in un anno sarebbe pari a:

249,6 kWh*10=2496 kWh

Mentre con la nuova lavatrice sarebbe di:

187,2 kWh*10=1872 kWh

65

Grafico 6: Ammortamento energetico al variare della riduzione di consumo della

lavatrice

Page 75: Energia sociale

3.4.Condivisione di elettrodomestici ed apparecchiature

Il risparmio annuale si porterebbe quindi a:

2496 kWh-1872 kWh=624 kWh

che in termini di energia primaria equivalgono a:

624 kWh*2,17=1354 kWh

In questo caso però il rapporto tra le lavatrici dismesse e quelle acquistate non sarebbe di

1/1, ma di 10/1. Quindi per ammortizzare energeticamente l'installazione di una nuova

lavatrice condominiale avremmo bisogno di:

972 kWh/1354 kWh=0,72 anni

Cioè ovviamente 10 volte più velocemente che nell'esempio precedente. In meno di un

66

Grafico 7: Sostituzione di una lavatrice: ammortamento enertico in funzione dei cicli

annuali

Page 76: Energia sociale

3.4.Condivisione di elettrodomestici ed apparecchiature

anno quindi avremmo già finito di ripagare energeticamente la nuova lavatrice, senza la

necessità di utilizzarla altri 7 anni solo per raggiungere il pareggio energetico. Ciò perché

aumentando il numero di famiglie che utilizza la stessa lavatrice, abbiamo incrementato il

numero di lavaggi annuali, ottimizzando l'utilizzo dell'apparecchio. In questo modo la fase

di utilizzo diviene più importante rispetto a quella di produzione.

Infatti tornando alle ipotesi iniziali e provando a variare il numero di lavaggi annuali,

avremo un ammortizzamento più veloce al crescere del numero di cicli, come dimostrato

per la lavatrice condominiale.

Bisogna precisare che uno studio in dettaglio, avrebbe dovuto considerare l'energia di

produzione di una lavatrice industriale, che è leggermente più alto di una privata. Ma ciò è

insignificante dal punto di vista delle conclusioni, in quanto qualora ipotizzassimo dei costi

energetici di produzione più alti del 30%, mantenendo gli stessi consumi durante l'utilizzo,

la lavatrice condominiale continuerebbe ad ammortizzarsi in meno di un anno (0,93 anni).

Inoltre le lavatrici industriali hanno un consumo elettrico, di acqua e detersivo

ulteriormente ridotti, che nel calcolo non sono stati considerati oltre a necessitare di molta

meno manutenzione.

Per semplicità di confronto assumiamo adesso che l'energia utilizzata durante la fase di

utilizzo tra una lavatrice condominiale, e 10 lavatrici private di uguale efficienza, sia la

stessa, l'energia che è possibile risparmiare durante l'intero ciclo di vita è pari a quella

necessari per la produzione, trasposto e dismissione di 9 lavatrici private, cioè:

972 kWh*9 = 8748 kWh

Ipotizzando una durata di vita di 15 anni di 10 lavatrici C1, l'energia primaria totale per

l'utilizzo, produzione, trasporto e smaltimento (CED) delle stesse sarebbe:

(187,2 kWh*10*15) + (972 kWh*10) = 37800 kWh

Il salvataggio di 8748 kWh, equivale quindi a una riduzione del 23% dei consumi

energetici sul ciclo di vita totale delle lavatrici. Per dare un' idea del risparmio, equivale

all'energia necessaria per riscaldare per un anno intero due appartamenti con una superficie

67

Page 77: Energia sociale

3.4.Condivisione di elettrodomestici ed apparecchiature

di 85 m2 ed un consumo di 50 kWh/m2.

L'ipotesi fatta di 4 lavaggi a famiglia, significa un totale di 2080 lavaggi annui per la

lavatrice condominiale. Le lavatrici standard non sarebbero in grado di sopportare un così

alto numero di cicli per molti anni, quindi si consiglia di orientarsi su modelli studiati

appositamente, come ad esempio le lavatrici industriali. Inoltre 4 lavaggi settimanali per

10 famiglie equivalgono a 5,7 lavaggi giornalieri con la stessa lavatrice, valore che sembra

funzionalmente realizzabile con una opportuna organizzazione e turnazione dell'utilizzo

della stessa.

Al momento ci siamo occupati solamente di energia, ma non dobbiamo dimenticare gli

innumerevoli vantaggi che porterebbe una lavatrice condominiale:

• riduzione del costo iniziale di acquisto;

• riduzione dei costi di manutenzione;

• riduzione del rumore durante il funzionamento;

• riduzione dei rischi dati da un malfunzionamento (allagamenti,etc);

• possibilità di sfruttare la superficie altrimenti occupata dalla lavatrice all'interno

dell'appartamento;

• possibilità di acquistare modelli professionali e più efficienti, con conseguente

minore usura dei capi, minore utilizzo di acqua, di detersivo e di energia;

• maggiore possibilità di contatto sociale tra i condomini.

Dall'altra parte non bisogna però neanche nascondere quelli che sono gli svantaggi:

• Necessità di rispettare dei turni per il lavaggio;

• Necessità di movimentare gli indumenti dall'appartamento alla lavatrice comune;

• Rischio di litigi in caso di abitanti poco rispettosi dell'organizzazione.

Come chiarito all'inizio, fino al momento abbiamo considerato solamente l'energia

primaria direttamente coinvolta nel processo, riferendoci al metodo CED. Già in queste

condizioni abbiamo visto come la sostituzione di una singola lavatrice va valutata

attentamente, mentre l'installazione di una condominiale ha degli indubbi ed immediati

vantaggi.

Prendendo in considerazione degli indici ambientali più completi, la fase di utilizzo delle

lavatrici risulta essere di importanza ancora minore come vedremo, e le ipotesi fatte fino ad

68

Page 78: Energia sociale

3.4.Condivisione di elettrodomestici ed apparecchiature

adesso diventano quindi di maggiore valenza.

Partiamo analizzando lo studio svolto sulla base delle caratteristiche elettriche svizzere da

Esu-Services. La ricerca ipotizza 300 lavaggi annui, una media di 49 litri di acqua e 0,94

kWh per ogni ciclo, ed una vita della lavatrice di 15 anni. E' da sottolineare come la vita

media di una lavatrice nel 2003, secondo le ricerche di mercato svolte da Gfk, fosse di 12,9

anni. Il ciclo di vita viene valutato con tre metodi diversi: Cumulative Energy Demand

(CED), Ecological Scarcity Points 97 (UBP'97) ed Eco-indicator 99 (EI '99). Possiamo

vedere come se col primo metodo (quello utilizzato nei nostri esempi precedenti) il

consumo elettrico nella fase di utilizzo ammonta all'83% del totale, questa si riduce al

70,8% col secondo indicatore, ed addirittura al 36,8% nel terzo caso.

Successivamente viene ipotizzata la sostituzione della lavatrice con una più efficiente del

25%. L'efficacia della sostituzione viene sintetizzata da un coefficiente R. Per R<1 il

69

Tabella 10: Fonte: Esu-services

Grafico 8: Fonte: Esu-services

Page 79: Energia sociale

3.4.Condivisione di elettrodomestici ed apparecchiature

cambiamento è positivo entro i 15 anni, per R>1 non è conveniente.

I risultati mostrano che analizzando solamente l'energia primaria la sostituzione

sembrerebbe auspicabile, essendo R=0,42. Analizzando gli indicatori ambientali più

complessi invece, nel caso dell'UBP '97, R si avvicina molto all'unità e sale a 0,94. Ciò

significa che è ancora ambientalmente vantaggiosa la sostituzione, ma i benefici sono quasi

nulli, cioè sostituire o meno la lavatrice è quasi indifferente dal punto di vista ambientale.

Infine per l'Eco-indicator '99 il valore di R sale 5.04 che sta ad indicare che la sostituzione

della singola lavatrice è assolutamente sconsigliabile.

A simili considerazioni arriva anche lo studio condotta da Öko-Institut e.V. e

commissionato dall' Electrolux - AEG Hausgeräte GmbH e BSH Bosch und Siemens

Hausgeräte GmbH, aziende produttrici di elettrodomestici.

La ricerca, suddivisa in 4 argomenti diversi, ha preso come campione la Germania, e

quindi la sua specificità energetica, il comportamento dei cittadini, lo smaltimento dei

rifiuti, etc. Ma i risultati possono essere analizzati per trarne delle considerazioni generali.

Di nostro interesse è in particolare il “Task 4”: ulteriore uso o sostituzione delle vecchie

lavatrici. E' stata analizzata una famiglia virtuale di 3 persone che lavi 707 kg di indumenti

all'anno, per un periodo di 10 anni. E' da sottolineare come in questo caso nella fase di

esercizio, sia stato ipotizzato anche l'utilizzo di una asciugatrice elettrica per l'80% del

bucato. I consumi presi in considerazione sono quindi:

• Produzione ed assemblaggio;

• Distribuzione;

• Uso della lavatrice;

• Uso dell'asciugatrice;

• Riciclaggio delle materie prime;

• Fornitura di acqua ed elettricità.

Il riciclaggio a fine vita è stato inteso come un credito: parte dell'energia risparmiata grazie

al riciclaggio delle materie prime viene infatti sottratta dal calcolo (una quota pari al 50%),

mentre non vengono considerate in questo studio la raccolta ed il disassemblaggio a fine

vita.

Non è considerata inoltre la manutenzione, poiché si assume che al giorno di oggi si tenda

70

Page 80: Energia sociale

3.4.Condivisione di elettrodomestici ed apparecchiature

a sostituire una lavatrice rotta e non a ripararla.

Con riferimento a tutte le ipotesi formulate nello studio, le conclusioni al Task 4 sono

queste:

• “Rispetto alla Cumulative Energy Demand (CED), la sostituzione di lavatrici

dell'anno 1985, 1990 e 1995 con un nuovo modello (si riferisce all'anno

2004) è giustificato. Il periodo di ammortamento è rispettivamente di 2,3 e 5

anni.

• Rispetto al potenziale di Riscaldamento Globale solamente, la sostituzione di

lavatrici del 1985 e 1990 con un nuovo modello è giustificata. Il periodo di

ammortamento è di circa 3 e 5 anni rispettivamente. Lavatrici del 1995 si

ammortizzano in circa 8 anni.

• Rispetto al totale del carico ambientale (espresso in punti ambientali calcolati

con EcoGrade), solo la sostituzione di lavatrici del 1985 è giustificata, con

un periodo di ritorno di circa 4 anni. Lavatrici del 1995 e 2000 non si

ammortizzano in termini ambientali entro i termini del periodo considerato di

10 anni.

• Sotto il punto di vista economico la sostituzione di nessuna delle lavatrici

considerate si ammortizza entro 5 anni. Anche nel caso di una lavatrice di 19

anni, servono fino a 6 anni prima che i risparmi equivalgano il costo

addizionale di acquisto.”

Queste conclusioni sono state successivamente affinate con un ulteriore studio includendo

la manutenzione e differenziando i risultati in base alla qualità delle lavatrici. I risultati

finali non si sono discostati di molto da quanto già detto. E' interessante notare però come

in questo ulteriore approfondimento venga considerata anche l'ipotesi di non utilizzare

un'asciugatrice, ma di stendere gli indumenti all'aperto senza uso di energia. Ciò

ovviamente riduce i costi energetici durante la fase di utilizzo, aumentando il peso della

fase di produzione. Ed infatti lo studio afferma che:

”In riferimento ai rispettivi periodi di ritorno, può essere visto che l'ammortizzamento

è raggiunto prima se le asciugatrici sono considerate. In caso di nessuna richiesta di

energia per l'asciugatura, la sostituzione delle lavatrici del 1995 e 2000 non si

71

Page 81: Energia sociale

3.4.Condivisione di elettrodomestici ed apparecchiature

ammortizza entro 10 anni. Il periodo di ritorno in caso di sostituzione di una macchina

del 1990 è raggiunto dopo 7 anni, quello di una macchina del 1985 già dopo 3 anni.”

Ancora di più vediamo come la sostituzione di una singola lavatrice sia spesso non

consigliabile in termini ambientali, soprattutto nelle particolari condizioni italiane dove

l'utilizzo di asciugatrici è molto limitato. Lo studio infatti evidenzia come sia favorevole la

sostituzione con nuove lavatrici del 2004, solo di lavatrici a partire dal 1990. Ciò significa

una vita minima di 14 anni. Come già accennato prima, un altro studio della Gfk nel 2003

valutava in 12,9 anni la durata media di una lavatrice. Quindi la conclusione a cui arriva

l'Öko-Institut e.V. dimostra che tranne in casi particolari la sostituzione di una lavatrice

privata non è consigliabile, se non quando ha cessato completamente di funzionare.

L'alto impatto ambientale può però essere facilmente ammortizzato acquistando un nuovo

elettrodomestico industriale da condividere tra più famiglie.

Con queste analisi non si vuole scoraggiare la diffusione di elettrodomestici ad alta

efficienza. Va però sottolineato che in caso di dismissione non obbligata di un

elettrodomestico ancora funzionante, la sostituzione va valutata attentamente, perché non è

detto che comporti dei vantaggi ecologici, mentre qualora si decida di orientarsi sulla

condivisione degli elettrodomestici, la scelta viene sicuramente ripagata in ogni caso.

3.5. Studio dei consumi legati al comportamento sociale: test

Al fine di valutare la correlazione tra legami sociali e consumi energetici, si è pensato di

proporre la realizzazione di un questionario, consultabile all' Allegato A.

Lo stesso è suddiviso in 5 sezioni:

• Informazioni generali

• Rapporti di prossimità

• Comportamento

• Energia

• Consumi energetici

Il modello del questionario proposto, è pensato sull'esempio delle certificazioni ambientali

già attive in Italia, quali ad esempio SB100 o Itaca.

72

Page 82: Energia sociale

3.5.Studio dei consumi legati al comportamento sociale: test

A ciascuna domanda va assegnato un punteggio ed un peso in base alla risposta fornita.

Alcune delle domande hanno solo uno scopo statistico ed informativo, ma non influiscono

sui risultati del test, quindi non ricevono alcun punteggio.

Si è pensato di distinguere i risultati in due sfere: Socialità ed Energia. La post-

elaborazione dei dati con dei riferimenti incrociati, utilizzando dei filtri in base alla risposta

di alcune domande chiave, e la giustapposizione dei risultati su di un grafico cartesiano con

il punteggio finale di socialità su di un asse, e quello energetico sul restante, dovrebbero

evidenziare se esiste una relazione tra il livello di socialità ed il consumo energetico.

L'ipotesi è infatti che chi ha una vita sociale più attiva, passerà una parte minore del

proprio tempo nella propria abitazione, riducendo la richiesta di energia dovuta ad esempio

a Televisione, Computer, Illuminazione, Riscaldamento, Cibo, etc. tendendo invece a

condividere autonomamente spazi ed attrezzature con i propri amici.

Dai risultati dovrebbe evidenziarsi anche un' ulteriore differenza tra chi vive in un

insediamento standard, e chi invece abita in un complesso pensato per la condivisione,

quale ad esempio un cohousing od un ecovillage. Si vuole quindi individuare oltre al

livello di efficienza energetica dovuta al livello tecnologico anche quella dovuta all'

“energia comportamentale”.

La scala dei consumi progressivamente decrescente correlata al livello sociale, sarebbe

quindi di questo tipo:

+ energivoro

energivoro

+ efficiente

Individualismo Standard Socialità Condivisione

Il questionario andrebbe ovviamente compilato ad opera del maggior numero di persone.

Fondamentale per la riuscita dello stesso, è però la possibilità di acquisire dei dati da parte

delle esperienze di vita più condivisa. Essendo infatti questi un campione ristretto, e quindi

statisticamente meno rilevante, per avere una risposta affidabile è importante raggiungere

la quasi totalità delle esperienze presenti in Italia.

Il questionario non è ancora stato diffuso, esulando dalle competenze dell'attuale

propositore la possibilità di analizzarne i risultati. Se ne rimanda quindi la verifica

73

Page 83: Energia sociale

3.5.Studio dei consumi legati al comportamento sociale: test

dell'effettiva validità, ed una eventuale revisione e calibrazione, ad una possibile

collaborazione futura con professionisti od enti competenti. In particolare per quanto

riguarda la sfera sociale in cui l'autore non ha competenze specifiche, i criteri andrebbero

valutati opportunamente, sebbene simili valutazioni siano state riscontrate anche nella

letteratura analizzata (Tsai e Sigelman, Kasarda e Janowitz, McGahan).

74

Page 84: Energia sociale

3.5.Studio dei consumi legati al comportamento sociale: test

Bibliografia Capitolo 3Agenzia del Territorio, Le nuove costruzioni 2007Al-Mumin A.,Khattab O., Sridhar G., Occupants’ behavior and activity patterns

influencing the energy consumption in the Kuwaiti residences, Elsevier, 14 Dicembre

2001Annunziato M., Dall’ecobuilding al distretto energetico: la proposta Enea per un

modello di sviluppo fondato su ecoedifici e generazione distribuita, Roma, Enea, 19

dicembre 2007 Berg G. P., Sustainability resources in Swedish townscape neighbourhoods Results from

the model project Hågaby and comparisons with three common residential areas,

Landscape and Urban Planning n°68, 2004Brown J. R., Comparative analysis of energy consumption trends in cohousing and

alternate housing arrangements, MIT, 2004Carlisle N.,Elling J.,Penney T., A Renewable Energy Community: Key Elements, National

Renewable Energy LaboratoryTechnical Report, NREL/TP-540-42774, January 2008Di Andrea F., Danese A., MICENE MIsure dei Consumi di ENergia Elettrica in 110

abitazioni Italiane Curve di carico dei principali elettrodomestici e degli apparecchi di

illuminazione, eERG, Settembre 2004Ghaemi S. ,User behaviorand patterns of electricity use for energy saving, Internationale

Energiewirtschaftstagung an der TU Wien 11–13. Febbraio 2009 Istat, 14° Censimento della popolazione e delle abitazioni, 2001Lietaert M., Cohousing e condomini solidali, Firenze, Aam Terra Nuova, 2007Meltzer G., Sustainable Community – Learning from the cohousing model, Victoria,

Trafford, 2005Rapporto Energia e Ambiente 2006 Analisi e scenari, a cura di Manna C., Enea, 2006Rapporto Energia e Ambiente 2006 I Dati, Enea, 2006Rapporto Energia e Ambiente 2006 L'analisi, Enea, 2006Roscetti A., REMODECE Residential Monitoring to Decrease Energy Use and Carbon

Emissions in Europe, Intelligent Energy EuropeRüdenauer I., Gensch C. O., Quack D., Eco-Efficiency Analysis of Washing machines –

Life Cycle Assessment and determination of optimal life span, Friburgo, Öko-Institut, 28

75

Page 85: Energia sociale

3.5.Studio dei consumi legati al comportamento sociale: test

novembre 2005Soleri P., Arcosanti, an urban laboratory?, Phoenix, The Cosanti Press, 1993Steiner R., Emmenegger M., Jungbluth N., Frischknecht R., Timely replacement of white

goods-investigation of modern appliances in a lca, Uster, ESU-services Wei Y., The impact of lifestyle on energy use and co2 emission: An empirical analysis of

China's residents, Energy Policy, vol. 35, 2007

76

Page 86: Energia sociale

4.Considerazioni sociali

4. Considerazioni sociali

Abituati alla segregazione della società moderna, per poter interagire con gli altri abbiamo

bisogno di un input, come se socializzare non fosse la cosa più ovvia e naturale del mondo.

Un maggiore livello di socialità permette di risparmiare energia. Quindi promuovere

interventi mirati a modificare l'interazione sociale di un vicinato, equivale in qualche modo

a fare una “ristrutturazione sociale”, ed andrebbe considerata come una delle vie di

riduzione dei consumi, al pari dell'installazione di un cappotto termico o della sostituzione

di un impianto. Ogni intervento che permetta di aumentare l'interazione tra i residenti, va

quindi studiato e proposto, sia esso un intervento architettonico od organizzativo.

4.1. Le comunità di vicinato

Toennies individua tre tipologie di comunità: di sangue, di vicinato, di spirito. La prima si

riferisce alla concezione di una famiglia allargata, la seconda nasce da una esigenza di

organizzazione data dalla vicinanza spaziale, e la terza ha genesi nella comunanza di idee

ed interessi.

All'interno di un intorno urbano è quindi possibile individuare una comunità di vicinato.

Qualora sia presente una situazione di coabitazione invece, la condivisione di ideali

realizza anche una comunità di spirito.

La comunità di vicinato costituisce un raggruppamento di persone accomunate dal vivere

in spazi limitrofi che condividono parte delle loro azioni. Avere il supporto di una comunità

di vicinato permette di poter contare su un aiuto esterno al nucleo domestico in caso di

bisogno o pericolo, e presuppone la disponibilità al sacrificio per gli altri quando ce ne sia

la necessità. E' un passo intermedio che si pone tra il nucleo familiare e la città,

permettendo una partecipazione ed un senso di appartenenza più facile e diretto. Tipici di

una comunità di vicinato sono il prestito gratuito di beni e lo scambio delle abilità di

ognuno attraverso lavori anche in questo caso non pagati.

E' facile pensare alla comunità di vicinato come ad un tipico fenomeno del villaggio o del

paese, ma la stessa può crearsi anche in ambiente urbano, all'interno dello stesso edificio.

77

Page 87: Energia sociale

4.1.Le comunità di vicinato

Fondamentale è la predisposizione degli

abitanti alla stessa affinché questa si possa

formare. I residenti in affitto ad esempio

difficilmente ne entreranno a far parte,

poiché essendo la loro situazione

temporanea non hanno particolare interesse

a stringere rapporti coi propri vicini.

Le comunità di vicinato sono una unità di

cooperazione pratica, economica ed

ambientale tra persone aventi limitate ma

ancora sufficienti interazioni coi propri

vicini. Il vicinato è inoltre una dimensione

adeguata per permettere il riconoscimento

degli individui ed il trasferimento di

conoscenze, abilità ed esperienze tra

persone e generazioni.

4.2. La vita condivisa

Nelle città in cui ci troviamo è evidente la tendenza alla riduzione della socialità, alla

diffidenza verso l'estraneo ed alla perdita del senso di appartenenze al luogo. La società

consumistica e capitalistica in cui viviamo spinge all'affermazione del singolo, ed alla

sopraffazione del prossimo, che non viene visto come una potenziale fonte di crescita e

scambio reciproco, ma come un nemico da sopraffare.

D'altra parte è insito dentro ciascun uomo la necessità di avere una propria sfera di

affermazione individualistica, nelle relazioni, nel possesso, nell'espressione. La necessità

di sentire uno spazio proprio, poterlo modificare ed adattare alle proprie esigenze, permette

esprimere se stessi. Ma allo stesso tempo dentro ciascuno di noi c'è un bisogno di socialità

78

Immagine 10: Il vicinato di Matera nel 1951

fHenry Cartier-Bresson - Magnum Photos

Page 88: Energia sociale

4.2.La vita condivisa

e comunità che viene però spesso nascosto ed ignorato. I luoghi per abitare quindi, devono

essere pensati per soddisfare queste due esigenze contrapposte da cui ne consegue la

creazione di una doppia destinazione: spazi privati e spazi condivisi. E' questo uno degli

assunti da cui nasce la progettazione di modelli abitativi alternativi al mainstream.

La nascita del cohousing in Danimarca non è stata affatto casuale, ma è scaturita dal

particolare contesto socio-culturale presente negli anni '70. Si è verificata qui infatti prima

che in Italia la contemporanea perdita di una famiglia allargata e solidaristica come

concepita in passato. A livello istituzionale si è assistito alla limitazione dei servizi di base

offerti in seguito all'affermazione della dottrina del neo-liberismo. Inoltre erano già

presenti realtà quali la precarietà del lavoro e famiglie con un unico genitore a sostenere la

crescita dei figli. Un altro fattore importante da considerare è che qui a differenza

dell'Italia, a 18 anni è prassi comune lasciare la propria famiglia per andare a vivere da soli.

Il cohousing nasce quindi come risposta all'evoluzione della condizione abitativa ed alla

mancanza di un sostegno interno a cui affidarsi.

Tra l'altro è noto come diverse esperienze di coabitazione siano nate autonomamente a

distanza di pochi anni, in completa auto-organizzazione, senza sapere nulla dell'esistenza di

questo modello sociale, tanto da rendere difficile l'individuazione della genesi di questo

fenomeno. E' quindi la chiara dimostrazione che la coabitazione nasce come risposta a

delle mutate esigenze abitative e sociali.

L'appartamento privato per un singolo nucleo, nasce non solo da una cultura, ma anche da

una condizione familiare assodata, costituita come già accennato dai due genitori ed i loro

figli. Al giorno d'oggi è sempre più raro trovare questa situazione, sono sempre di più i casi

di nuclei composti da persone sole: single, divorziati, anziani. Nell'ultimo censimento Istat,

le famiglie mononucleari in Italia ammontavano al 24,89% del totale. A questo

cambiamento nei nuclei familiari non è coinciso un cambiamento nelle strutture che li

ospitano. La casa è la più piccola unità di interazione sociale, economica, ecologica ed

architettonica. Vivere in condivisione permette di ridefinire questi rapporti e garantisce un

supporto ed una solidarietà “familiari” anche nei confronti di persone normalmente

“estranee”.

79

Page 89: Energia sociale

4.2.La vita condivisa

Il vantaggio di una vita alla dimensione del villaggio, è che il problema del singolo diviene

un problema comune. Ed i problemi comuni si cerca di risolverli insieme, con impegno,

fatica e solidarietà.

Un altro degli aspetti interessanti della vita in coabitazione, è la riduzione della necessità di

assistenza da parte dei soggetti svantaggiati. Disabili, anziani e bambini sono infatti

assistiti dall'intero gruppo, e non dal singolo nucleo, permettendo così di ridurre il carico di

impegno di ciascun individuo, ed allo stesso tempo eliminare la necessità di strutture

assistenziali apposite alla cura di queste persone. Come afferma Bjorn Palmqvist, è stato

dimostrato che una famiglia con bimbi piccoli che vive in cohousing, può ridurre di 15 ore

al mese il tempo dedicato alle faccende domestiche.

Inoltre se si crea un senso comunitario le persone non hanno bisogno di muoversi per

risolvere i loro problemi, trovare supporto e sicurezza sociale.

Inoltre una comunità che sta bene, si apre verso l'esterno cercando di coinvolgere tutto il

circondario. E' un modo di fare prevenzione, invece di combattere gli effetti di cattive

politiche attuate in precedenza.

Dal punto di vista della socialità, nei casi di vita più condivisa si parte da una situazione

80

Immagine 11:Socializzazione spontanea al Sunward Cohousing, Michigan

Page 90: Energia sociale

4.2.La vita condivisa

avvantaggiata, dove i vicini spesso hanno già seguito un percorso formativo che ne ha

cementato i rapporti ed ha permesso loro di partecipare alla progettazione dei propri spazi.

Allo stesso tempo i cittadini stessi possono partecipare direttamente alla vita decisionale e

politica sentendosi artefici di ciò che viene fatto. Ancora una volta il senso di appartenenza

viene intensificato, e comporta un'ulteriore incentivo alla cura del luogo.

Per capire quanto sia importante il senso di appartenenza pensiamo semplicemente a

questo: quanti di noi o dei nostri figli getterebbero rifiuti dentro il proprio appartamento?

Se lo facciamo in strada è perché non lo sentiamo uno spazio nostro, della collettività, di

cui possiamo godere ed utilizzare. Tanto c'è qualcuno che è pagato per pulire!

Come affermava Soleri:

“Uno degli aspetti sorprendenti di un nomadismo non strutturato (motivato

dall'economia o da altro) è l'incapacità di un individuo ad identificarsi con un

posto....Ciò gli dà anche licenza di abusare dell'ambiente in cui gli succede di

trovarsi ma a cui non appartiene.”

E d'altra parte è la stessa necessità di sentire un senso di immedesimazione e

riconoscimento di valori, che spinge i diversi gruppi etnici ad auto ghettizzarsi all'interno

delle città.

Altro aspetto da analizzare è la funzione di emulazione dei bambini nei confronti degli

adulti. Nei cohousing già realizzati, è stato notato come i bambini che crescono in questo

ambiente, sviluppino una logica sociale di aiuto reciproco fin da piccoli, ad esempio

facendosi notare all'asilo per allacciare le scarpe o abbottonare i bottoni ai bimbi più

piccoli. Allo stesso modo assistendo e partecipando fin dalla tenera età ai processi

decisionali degli adulti, imparano fin da subito la democrazia diretta. Negli esperimenti di

coabitazione più spinti, la condivisione delle mansioni si protrae anche verso la sfera

educativa dei piccoli. I bambini infatti crescono in una grande famiglia allargata, in cui

oltre ai due genitori, ci sono una serie di figure guida adulte da cui poter imparare. Ciò

permette di ridurre anche gli svantaggi creati dal crescere in assenza di riferimenti fissi

come avviene nelle famiglie attuali a causa degli impegni lavorativi di entrambi i coniugi,

o nelle famiglie monogenitoriali.

81

Page 91: Energia sociale

4.2.La vita condivisa

Per poter incentivare il maggior numero di persone ad una vita più comunitaria, è

necessario proporre un' offerta variegata. Non tutti infatti sono disposti a rinunciare allo

standard di vita conseguito, in favore di una maggiore socialità o rispetto verso l'ambiente.

Ma anche qualora il numero di persone in coabitazione rimanesse un fenomeno limitato, la

loro influenza potrebbe essere grande e contribuirebbe a radicare nella società dei principi

quali ad esempio l'attenzione verso l'ambiente e la socialità.

Ciò è quanto è emerso anche dalla partecipazione ad alcuni incontri sul cohousing, con

persone interessate a spostarsi a vivere in condivisione, sebbene ancora ad uno stadio

iniziale. La prima reazione non sempre è stata quella di proporre la riduzione, ma quella di

aggiungere servizi che in una condizione familiare standard non si è in grado di mantenere

come singolo nucleo. Sebbene questa sia una misura positiva in una fase avanzata del

progetto di condivisione, ha stupito la priorità data a questa categoria di interventi. E'

evidente quindi come andare ad abitare in comunione debba significare anche un

cambiamento di modo di pensare, passando dal bene individuale a quello della collettività,

caratteristica che spesso viene a mancare nelle fasi iniziali, e che richiede quindi un lungo

processo per la maturazione.

82

Immagine 12: Bimbi che giocano al Sunward Cohousing, Michigan

Page 92: Energia sociale

4.3.Ristrutturazione sociale di un Condominio

4.3. Ristrutturazione sociale di un Condominio

L'interazione sociale all'interno del tessuto urbano esistente, è spesso molto variabile, a

seconda della tipologia abitativa, della condizione socio-culturale dei residenti, della

longevità dell'insediamento, della soddisfazione percepita nei confronti dei servizi del

quartiere, etc.

Le strutture esistenti, non permettono di operare grandi modifiche agli spazi, limitando

l'influenza che può avere il costruito sul comportamento degli abitanti. Per cui è

fondamentale agire innanzi tutto sulle relazioni, operando una ristrutturazione sociale

mirata a coinvolgere i residenti ed a farli interagire.

In altri casi in cui addirittura delle strutture comuni sono state previste ma mai utilizzate

correttamente, il potenziale è enorme. Ci viene da pensare al Corviale di Roma, esempio di

progettazione innovatrice, ma di cattiva realizzazione e gestione. Un cambiamento nella

modalità di utilizzo delle strutture e della promozione della socialità potrebbe contribuire a

rendere la vita qui dentro più piacevole. Basta osservare la cura con cui sono tenuti gli

spazi occupati dalla cappella religiosa interna al complesso, che contrastano con

l'abbandono imperante nel resto dell'edificio.

All'interno di un condominio è più facile pensare alla possibilità di un conflitto più che a

quella di un' amicizia. L'evento sociale per eccellenza all'interno di un alloggio

83

Immagine 13: Corviale: gli stessi spazi gestiti da una comunità religiosa (a sinistra), e

lasciati al controllo di nessuno (a destra)

Foto di Davide Vadalà

Page 93: Energia sociale

4.3.Ristrutturazione sociale di un Condominio

multifamiliare è costituito dalla riunione di condominio. Lo scopo di questi incontri è

quello di riuscire a far prevalere il proprio interesse individuale su quello dei nostri vicini.

Inoltre come ricorda Marina Mura, nei palazzi gli spazi comuni sono luoghi che

solitamente evocano malessere, perché associati ad eventi come le riunioni condominiali, i

conflitti, le spese.

Vista in questi termini è difficili pensare alla possibilità di un coinvolgimento sociale e

viene quindi logico pensare alla necessità di un aiuto esterno, una figura che possa essere

una guida per il gruppo, ma non un leader per l'interesse del singolo, quindi esterna e

disinteressata rispetto ai fini materiali del condominio.

Una delle soluzioni immaginate, la cui necessità è stata confermata anche da interventi

durante un recente incontro promossa dall'associazione Ecoabitare, è quella della creazione

di una nuova figura socio-professionale: l'animatore di condominio. Questo dovrebbe

essere una persona con una formazione mirata all'animazione ed alla risoluzione di

conflitti, indipendente da relazioni materiali e parentali dal condominio. E' possibile

pensare a delle figure private, ma questa soluzione difficilmente funzionerebbe a causa

degli ovvi costi che comporterebbe, ed alla necessità di una auto-constatazione della

necessità di ricorrere ad un simile servizio. E' quindi più plausibile pensare a delle figure

pubbliche, finanziate dalle amministrazioni locali ed assegnate ai diversi quartieri.

L'animatore avrebbe inizialmente il compito di conoscere singolarmente ciascuna famiglia,

cercando di abbattere la barriera costruita verso l'esterno, in modo da creare un rapporto di

fiducia. Il passo successivo sarebbe quello dell'organizzazione e della proposizione di

eventi. In questo modo le famiglie avendo ciascuna un rapporto privilegiato con

l'animatore, sarebbero probabilmente più propense al coinvolgimento.

Dopo questo intervento iniziale di avviamento della socialità da parte dell'animatore, la

collettività potrebbe essere in grado di gestirsi autonomamente, senza la necessità di questa

figura nella fase successiva.

Una simile iniziativa è già stata portata avanti a Torino, dove alcuni appartamenti sono stati

affittati a prezzi convenzionati a soggetti che si sono impegnati a fare promozione sociale.

Fortunatamente le amministrazioni sembra inizino a cogliere la necessità di proporre

interventi mirati in questo senso. Uno di questi è costituito dalla “Festa dei Vicini di Casa”

organizzata a livello europeo negli ultimi anni dietro l'esempio della Fédération

84

Page 94: Energia sociale

4.3.Ristrutturazione sociale di un Condominio

Européenne des Solidarités de Proximité , che ha permesso la conoscenza ad abitanti che

prima non avevano alcuna relazione, nonostante le difficoltà riscontrate nel trovare spazi

adeguati dove riunirsi tutti insieme.

In questo caso ci tornano in mente le tre variabili necessarie all'interazione sociale

individuate da Fleming: opportunità di contatto, prossimità agli altri, ed uno spazio

appropriato all'interazione.

Un altro metodo che è possibile sperimentare ancora in una condizione abitativa standard,

è quello di creare una lista di oggetti ed attrezzature che potrebbero essere utili ad altre

famiglie, e si è disposti a dare in prestito: l'attrezzatura per il campeggio, un materasso per

gli ospiti, il trapano, etc. Ciò permette di abituarsi all'utilizzo di strumenti non di proprietà

ed alla gestione della cosa comune.

Lo stesso esperimento può essere fatto con un elenco delle abilità che ciascuno è in grado

di fornire, una sorta di Banca del Tempo interna. Così chi sa cucire provvederà a

85

Immagine 14: Festa dei Vicini di casa in Viale dei Quattro Venti.

Foto di Luca Coco

Page 95: Energia sociale

4.3.Ristrutturazione sociale di un Condominio

rammendare gli abiti del vicino, che a sua volta aggiusterò il rubinetto gocciolante grazie

alla signora del piano di sotto, etc.

Queste consuetudini a volte si instaurano autonomamente all'interno dei condomini, ma

uno strumento del genere può favorirne una diffusione più capillare, con l'incremento dei

favori che è possibile scambiarsi localmente.

86

Page 96: Energia sociale

4.3.Ristrutturazione sociale di un Condominio

Bibliografia Capitolo 4

Alcock R., Creating an eco-community in A Post-Industrial Wasteland, Permaculture Magazine, No. 45 Berg G. P., Sustainability resources in Swedish townscape neighbourhoods Results from

the model project Hågaby and comparisons with three common residential areas,

Landscape and Urban Planning n°68, 2004Chiras D, Wann D., Superbia! 31 Ways to Create Sustainable Neighborhoods,Gabriola

Island, New Society Publishers, 2003Dumreicher H., Kolb B., Place as a social space: Fields of encounter relating to the local

sustainability process, Journal of environmental management, 2006Dumreicher H., Kolb B., Place as a social space: Fields of encounter relating to the local

sustainability process, Vienna, Journal of Environmental Management, 4 Settembre 2007Ecoabitare, Cohousing sostenibile una scelta lungimiranteHuang S. C. L., A study of outdoor interactional spaces in high-rise housing, Landscape

and urban planning, vol. 78, 2006Istat, 14° Censimento della popolazione e delle abitazioni, 2001Lietaert M., Cohousing e condomini solidali, Firenze, Aam Terra Nuova, 2007McCamant K., Durret C., Cohousing a contemporary approach to housing ourselves,

Berkley, Ten Speed Press, 1994.Meltzer G., Sustainable Community – Learning from the cohousing model, Victoria,

Trafford, 2005Montani A.R., Le comunità locali urbane, Roma, Bulzoni editore, 1993Soleri P., Arcosanti, an urban laboratory?, Phoenix, The Cosanti Press, 1993Tawfiq m. Abu-Ghazzeh, Housing layout, social interaction, and the place

of contact in Abu-Nuseir, Jordan, Journal of Environmental Psychology n°19, 1999.Van der Ryn S., Calthorpe P., Sustainable Communities: A new design Synthesis for

Cities, Suburbs and Town, New catalyst books, 2008Weber M., Economia e società – Comunità, Roma, Donzelli Editore, 2005Wei Y., The impact of lifestyle on energy use and co2 emission: An empirical analysis of

China's residents, Energy Policy, vol. 35, 2007

87

Page 97: Energia sociale

4.3.Ristrutturazione sociale di un Condominio

http://design.uoregon.edu/studio/rrcoho/cases/Cohousing%20and%20the

%20Community.pdf, Brent, Erin, Kristen, Cohousing and the Greater Community: A look

at how intentional communities interact with their neighborhood http://www.cohousing.org

Ecoabitare, Incontro tenuto a Roma, 28 Febbraio 2009Mortara L. Convegno presso la fiera “Fa la cosa giusta” a Milano, 15 Marzo 2009Lumsa, Ecoabitare, Cohousing sostenibile: una giornata di studi, Convegno tenuto a

Roma, 18 Aprile 2009

88

Page 98: Energia sociale

5.Indicazioni progettuali

5. Indicazioni progettuali

Fin dai primi insediamenti umani, l'organizzazione spaziale degli edifici era dettata da

considerazione di carattere pratico e di benessere.

Il layout di molte comunità attuali costituito da uno spazio centrale condiviso su cui si

affacciano le abitazioni private, è ricco di esempi nella storia. Così possiamo ritrovarlo nei

villaggi circolari africani o negli insediamenti Slavi, dove veniva utilizzato per proteggere

il bestiame, quanto di più prezioso posseduto dalla popolazione. La carenza di spazi in

Giappone ha spinto alla creazione di insediamenti molto compatti, al contrario degli Stati

Uniti, dove l'abbondanza di spazio ha generato lo sprawl urbano ed abitazioni isolate. La

disposizione degli ambienti è influenzata da aspetti di carattere economico, sociale,

climatico, etc. Ad una necessità segue una risposta fisica nella progettazione dell'abitato.

Ed è così che quest'oggi ci ritroviamo a mettere in discussione la nostra forma di abitare,

spinti dal bisogno di una ritrovata socialità e dalla necessità di un cambiamento sostenibile.

La realizzazione di progetti in coabitazione, secondo quanto riferiscono McCamant e

Durett ha seguito principalmente quattro schemi compositivi. La strada lineare pedonale

con due file di edifici contrapposti, l'edificio a corte o con spazio centrale, un vicolo lineare

con uno slargo a formare una piazza, ed infine un percorso rettilineo ma coperto, utilizzato

soprattutto nei climi infausti.

Graham Meltzer individua un ulteriore schema utilizzato, costituito da una sola fila di

edifici allineati, per permettere il massimo guadagno solare a tutti quanti.

Per capire come la progettazione fisica dello spazio possa influire sulla vita che si sviluppa,

credo che una citazione di Paolo Soleri sia esemplificativa:

89

Immagine 15: Schemi tipologici di cohousing standard

Fonte: McCamant e Durett

Page 99: Energia sociale

5.Indicazioni progettuali

“Uno scopo del Progetto è di “legiferare attraverso il progetto”. Due esempi sono:

A) non avendo strade, Arcosanti esclude la presenza dell'automobile; B) mixando

residenza, insegnamento, e lavoro, Arcosanti spezza gli effetti malati della

zonizzazione. Quello che il progetto vuole evitare è pianificare le vite dei suoi

residenti. A loro è offerta una specifica griglia di risorse ambientali (lo strumento)

dentro cui agire e sviluppare loro vite (la musica).”

5.1. Massa critica e densità

Per poter avere un insediamento in cui le persone interagiscono come una comunità, uno

dei primi aspetti fondamentali è quello della densità. L'esperienza infatti dimostra come per

poter creare una condizione sociale sufficientemente dinamica serva un numero minimo di

abitanti, la massa critica. Inoltre una serie di servizi sia a scala urbanistica (mezzi di

trasporto quali il tram) che a scala architettonica (la condivisione di spazi quali i micronidi)

diventano non convenienti ed irrealizzabili se non si raggiunge un numero minimo di

residenti.

Allo stesso tempo, in un ottica di sostenibilità dobbiamo tenere presente il diverso

consumo dei suoli che ciascuna soluzione comporta.

Non è ovviamente possibile stabilire dei parametri standard da utilizzare, essendo il

progetto strettamente dipendente dalle condizioni geomorfologiche del luogo, da

considerazioni di qualità urbana, vivacità architettonica, clima etc. Ma facendo una analisi

preliminare dei tipi edilizi più diffusi, si può delimitare un range ottimale all'interno del

quale mantenersi.

Partendo ad analizzare i due estremi, il grattacielo ed il sobborgo con case basse diffuse, è

sicuramente la prima a consentire una maggiore concentrazione di abitanti e di

conseguenza un minore utilizzo di suolo, ma va al di là della scala umana facendo perdere

il contatto diretto con la natura.

Il sobborgo con case basse e bassa densità edilizia invece, tipico delle periferie americane e

parte stessa dell'”American Dream”, è una soluzione evidentemente insostenibile dal punto

di vista del consumo del suolo, dei trasporti e dell'utilizzo di risorse. Lo stesso è stato più

volte criticato dagli urbanisti contemporanei, che ne vedono la causa dell'inarrestabile

90

Page 100: Energia sociale

5.1.Massa critica e densità

“Sprawl” che ha dilatato gli spazi urbani.

Francesco Coccia, analizza degli schemi insediativi costruiti su una maglia regolare, in

base al loro carico di abitanti ed alla richiesta di terreno fondiario giunge alla conclusione

che tra le soluzioni sostenibili, risultano appetibili alla popolazione le più dense delle

tipologie unifamiliari, cioè le case a schiera e gli edifici plurifamiliari ad altezze limitate

fino a 4 livelli.

Agli stessi risultati di altezza, sono pervenuti tra l'altro degli studi sull'insolazione delle

facciate per il risparmio energetico.

Distribuzioni ancora più efficaci, mantenendo delle altezze limitate, potrebbero ottenersi

con l'utilizzo di tipologie a corte o con l'unità di abitazione orizzontale.

Poiché al diminuire della densità aumenta lo spazio occupato, è evidente che si

allungheranno anche i tempi di percorrenza. Finché il sistema di trasporti sarà

prevalentemente basato sul mezzo individuale, le soluzioni a bassa densità risultano essere

decisamente poco sostenibili, non solo per l'ambiente, ma anche per la qualità di vita degli

91

Grafico 9: Consumi di carburante pro capite e densità territoriali medie di alcune città.

Fonte: La casa e il luogo

Page 101: Energia sociale

5.1.Massa critica e densità

abitanti. A tal proposito, è molto interessante analizzare il grafico che relaziona la densità

di abitanti ai consumi di carburante di varie città nel mondo: risulta molto chiaro da questo

diagramma come le maggiori densità permettano un notevole risparmio di risorse, in

particolare al di sopra dei 50 abitanti per ettaro. Spingersi però a densità troppo elevate non

consente un notevole vantaggio, in particolare oltre i 150 abitanti il diagramma si

appiattisce.

5.2. Il progetto e l'interazione sociale

La socialità diminuisce la richiesta di energia. Le persone hanno bisogno di occasioni per

divenire sociali. L'aumento di incontri casuali, cioè “incontrare persone mentre si fa

qualcos'altro”, permette di instaurare dei rapporti, facilitandone la conoscenza attraverso

l'osservazione ed il dialogo. Essendo l'essere umano restio a presentarsi al primo incontro,

è importante aumentare il più possibile le occasioni ripetute di interazione sociale. Non è

comunque sufficiente l' incontro per avere la certezza della formazione di una relazione.

Gli individui tendono infatti principalmente ad instaurare rapporti con persone con cui

condividano le proprie idee. E' per questo che nelle comunità intenzionali è presente un

vicinato elettivo. Comunque anche in una situazione tradizionale, aumentare la possibilità

di contatto incrementa le probabilità che due persone “simili” possano conoscersi.

Dove son presenti, un' ottima via per provocare incontri casuali è la pianificazione delle

strutture comuni su costruzioni separate. Queste infatti fungono non solo da luogo di

incontro per le attività programmate (cene comunitarie, riunioni, etc.), ma anche da

catalizzatori per ogni altra piccola necessità. Ad esempio il fatto di concentrare la

corrispondenza di tutto il vicinato nella casa comune, garantisce una serie di incontri

casuali. Porre gli spazi comuni in corrispondenza dell'accesso al lotto, in modo che ciascun

abitante sia obbligato a passarci vicino, o addirittura attraverso per tornare a casa, aumenta

sensibilmente la possibilità di essere coinvolti nelle attività sociali. Analizzando i percorsi

che ciascun residente può fare per raggiungere un luogo, è possibile valutare quali tra gli

abitanti abbiano la maggior probabilità di incontrarsi. Ovviamente minore è la distanza tra i

residenti, maggiore saranno i percorsi che condividono e quindi la possibilità di incontrarsi

e conoscersi. Ciò è stato osservato da diversi ricercatori, che hanno dimostrato come a

92

Page 102: Energia sociale

5.2.Il progetto e l'interazione sociale

distanze minori corrispondesse un livello di conoscenza superiore.

Inoltre chi vive nei piani bassi ha maggiore possibilità di entrare in contatto con gli altri. In

alcune condizioni è stato stimato che chi abita al piano terreno ha il doppio degli amici nel

vicinato, rispetto a chi alloggia nei piani superiori. Ciò è dovuto anche al fatto che i

residenti dei piani inferiori fanno un maggior utilizzo delle strutture comuni e e degli spazi

esterni, poiché richiedono una minore fatica per essere raggiunti. Allo stesso modo le

possibilità di incontro sono superiori in caso di edifici adiacenti con accessi ad angolo

retto, rispetto ad entrate parallele tra di loro. La possibilità di incontro è influenzata anche

dai tipi di spostamento che si prediligono. Utilizzare l'automobile significa ridurre gli

spostamenti pedonali e quindi le possibilità di socializzazione.

Operando questa analisi ancora in fase progettuale, è possibile massimizzare le intersezioni

dei percorsi e quindi favorire la socialità.

93

Immagine 16: Spazio semiprivato ad Arcosanti, Arizona

Foto di Davide Vadalà

Page 103: Energia sociale

5.2.Il progetto e l'interazione sociale

E' bene inoltre prevedere una successione di spazi che vada da quello privato a quello

pubblico senza degli stacchi troppo netti, prevedendo quindi dei luoghi semiprivati, ad

esempio nel giardino al pian terreno, che fungano da buffer e permettano di incrementare i

contatti sociali ed il senso di appartenenza dello spazio pubblico. In questo modo è

possibile aumentare la cura dei luoghi e ridurre il vandalismo. Infatti i luoghi che non sono

sotto il controllo di nessuno sono più a rischio da questo punto di vista e creano un circolo

vizioso, poiché gli abitanti tenderanno a non utilizzare questi spazi, poiché poco sicuri.

Inoltre Jan Gehl nelle analisi svolte, ha rilevato come nelle abitazioni con giardino sul

fronte e sul retro, in caso di presenza dei uno spazio semiprivato sul fronte, questo veniva

utilizzato per il 68% del tempo passato all'esterno. In caso di recinzioni fisse, il tempo di

sosta all'esterno nel giardino frontale si riduceva solamente al 12%. Ciò dimostra come la

creazione di uno spazio semiprivato sia vantaggiosa anche per il propietario, nonostante sia

limitata la sua proprietà privata.

Un altro esempio di spazio semiprivato

è costituito dai ballatoi di distribuzione.

E' interessante vedere come in un

complesso difficile come il Corviale di

Roma, ci sia una tale cura nella

gestione del verde che spontaneamente

è stato messo dai residenti lungo i

ballatoi. Sebbene si tratti di uno spazio

pubblico, i residenti ne sentono

l'appartenenza e cercano di renderlo un

luogo familiare, a differenza degli spazi

comuni completamente sporchi ed

abbandonati.

Un altro aspetto fondamentale è il

contatto visuale: chi torna può vedere

se c'è qualcuno dentro lo spazio

comune e se ci sono attività in corso,

ed in caso decidere di fermarsi o di

94

Immagine 17: La cura del verde nei ballatoi del

Corviale a Roma

Foto di Davide Vadalà

Page 104: Energia sociale

5.2.Il progetto e l'interazione sociale

tornare. Allo stesso tempo chi è nella casa condivisa può scrutare i movimenti degli altri

residenti. C'è una forte relazione tra la possibilità di vedere lo svolgimento di una attività, e

la voglia di parteciparvi. Questo è evidente nei bambini, che dalla finestra possono

controllare chi ed a cosa sta giocando nelle aree esterne, od eventualmente decidere di

uscire sapendo di essere visto a sua volta ed attirare altri compagni.

Il collegamento visuale deve essere garantito col maggior numero di abitazioni possibili,

non solo per il controllo delle attività e delle persone, ma anche per la sicurezza. Le

famiglie con bambini in particolare, possono lasciar giocare indisturbati i loro bimbi, e

continuare a visionarli dalla propria abitazione. Inoltre la consapevolezza di esser

circondati da famiglie di cui ci si fida, e che a loro volta controllano i loro figli dalle

finestre, permette di allentare la guardia e di “suddividere” la necessità di sorveglianza. Per

questo motivo sarebbe bene predisporre il progetto in modo che gli ambienti più vissuti, in

particolare la cucina o il soggiorno, siano messi in contatto visivo con gli spazi comuni. In

questo modo i pargoli possono giocare mentre la mamma prepara indisturbata la cena.

Un altro spazio importante è la strada, che connette lo spazio privato con quello pubblico; è

qui che si infrange la nostra protezione. Se siamo sulla strada infatti i vicini possono vedere

cosa facciamo, cosa abbiamo comprato, se facciamo correttamente la differenziazione dei

rifiuti. Allo stesso tempo la strada è luogo di interazione sociale, e se ben progettata

contribuisce a creare un senso di sicurezza e tranquillità.

Vien da pensare all'abitudine dei paesi italiani di sedere sui balconi o davanti alle porte di

ingresso per poter osservare la vita esterna, e farsi vedere a propria volta.

Chi utilizza gli spazi esterni è consapevole che in caso di problemi ci sono molti

“osservatori” pronti ad aiutarlo. Questo è un notevole aiuto al senso di sicurezza,

soprattutto per le persone anziane. In Italia è presente un patrimonio che andrebbe studiato

e valorizzato. Stiamo parlando di tutti i piccoli centri e borghi sorti nell'arco dei secoli in

cui uno stile di vita solidale era la normalità. Ed è per questo che gli stessi architetti danesi

che si fecero promotori di nuovi modelli insediativi, come riferisce Marta Calzolaretti,

andarono a studiare architettonicamente e socialmente i paesi dell'alto Lazio, mentre noi

oggi preferiamo importare modelli insostenibili dall'estero perdendo le nostre tradizioni.

95

Page 105: Energia sociale

5.3.Rivitalizzazione dell' esistente

5.3. Rivitalizzazione dell' esistente

In Italia le nuove costruzioni nel settore residenziale ammontano annualmente a circa lo

0,99% rispetto al patrimonio esistente (Fonte: Agenzia del Territorio: Le nuove costruzioni

2007). Risulta quindi evidente come interventi sui nuovi edifici sebbene auspicabili non

possano influire considerevolmente sul risparmio energetico e sulla vita sociale.

E' bene quindi concentrare l'attenzione sulla riqualificazione di quanto già costruito.

Integrare negli insediamenti standard una qualsiasi forma di condivisione, non è cosa

semplice poiché la possibilità di modifica degli spazi è limitata. Nel capitolo 4.3 son già

state avanzate delle proposte per operare dei cambiamenti dal punto di vista sociale, senza

intaccare quindi le strutture. Andremo invece ad analizzare in questo paragrafo cosa

possiamo modificare a livello architettonico. Gli interventi da poter effettuare variano

notevolmente a seconda delle tipologie edilizie e delle densità urbanistiche. Ci riferiremo

quindi a delle indicazioni che vanno però ovviamente valutate approfonditamente in una

situazione reale.

Analizzando in particolare alcune delle situazioni più comuni e difficili all'interno delle

nostre periferie urbane: quello delle abitazioni multifamiliari che costituiscono circa il 30%

del patrimonio edilizio italiano (Fonte: Censimento Istat 2001).

5.3.1. Atrio d'accesso

Il primo locale da riutilizzare è l'atrio di accesso, spesso costituito da un ampio spazio

completamente scarno. Questo è il luogo dove tutti devono passare per accedere alla

propria abitazione ed è quindi il posto ottimale per favorire la socializzazione dei residenti.

L'obiettivo è quello di trasformare questo ambiente da luogo di transito a spazio di sosta ed

attività.

Quando entriamo nel nostro palazzo dobbiamo immaginare di accedere ad un grande

salotto comune, più che ad un vuoto contenitore. Bisogna quindi pensare ad un

arredamento adeguato con divani per la sosta, piante che rivitalizzino l'ambiente, quadri

che rendano il tutto più familiare, in modo da evitare l'effetto “sala di attesa di aeroporto”.

Dopodiché bisogna “arredare” l'atrio anche con delle attività. Dobbiamo creare dei motivi

96

Page 106: Energia sociale

5.3.Rivitalizzazione dell' esistente

per la sosta, altrimenti continuerà a rimanere semplicemente un ambiente di passaggio,

seppur più piacevole. Una strategia molto semplice ad esempio potrebbe essere quella di

acquistare collettivamente dei quotidiani e delle riviste, che possono essere letti qui

giornalmente. Basta che uno dei residenti decida di fermarsi a leggere, per permettere degli

incontri casuali con chi passerà successivamente. Potrebbe essere creata una piccola

biblioteca comune, o una videoteca con una TV condivisa, o pensare a degli spazi sicuri

per i più piccoli, con giochi e cuscini,ed in grado di coinvolgere anche i più grandi nella

socializzazione. O ancora uno spazio con dei tavoli che possa essere utilizzato ad esempio

dai ragazzi per fare i compiti tutti insieme, favorendo tra l'altro il loro aiuto reciproco ed il

piacere di studiare, e che nelle ore serali possa essere riconvertito ad un utilizzo conviviale.

La tipologia di attività da instaurare sarebbe lasciata alla scelta dei residenti in base ai

propri interessi.

Al di là della destinazione funzionale da assegnare a questo spazio, vanno sottolineati

alcuni problemi che potrebbero sorgere nella progettazione. Il primo è quello di creare un

ambiente confortevole sotto tutti i punti di vista. In inverno bisogna quindi impedire al

vento freddo di entrare ad ogni accesso degli abitanti, prevedendo la creazione di una

schermatura o di una bussola. Deve essere garantito anche il benessere visivo. Spesso gli

atrii di ingresso sono ambienti recessi con poca illuminazione. Bisogna quindi pensare ad

interventi in grado di permettere il più possibile lo sfruttamento dell'illuminazione naturale,

integrata con quella artificiale per le ore più buie. Una soluzione potrebbe essere costituita

dai “tubi di luce”.

Un altro aspetto da considerare è il possibile rumore generato dalle nuove attività, che

potrebbe infastidire gli inquilini che non partecipano, in particolare quelli al piano terreno.

Bisogna quindi pensare ad interventi acustici con elementi fonoassorbenti che limitino il

riverbero e la propagazione del suono su tutto il vano scale, ed insonorizzazione per non

infastidire le abitazioni adiacenti all'atrio.

Si potrebbe pensare inizialmente di prevedere attività più soft con orari limitati , in modo

da far abituare gli utenti alla gestione degli spazi comuni, ed estendere in seguito l'orario in

caso di successo dell'iniziativa, con l'eventuale integrazione di attività più rumorose.

97

Page 107: Energia sociale

5.3.Rivitalizzazione dell' esistente

5.3.2. La copertura

Un altro spazio quasi sempre disponibile è la copertura, spesso costituita da un tetto piano

calpestabile. Se non è presente nell'edificio principale, si trovano spesso in adiacenza

edifici più bassi destinati a garages o cantine, la cui copertura può essere utilizzata, o

possono essere disponibili dei grandi terrazzi.

Le coperture si prestano ottimamente alla realizzazione di spazi comuni, con l'unico

svantaggio di non essere un passaggio obbligato. Il suo utilizzo presuppone quindi una

volontà da parte dell'utente di usufruirne, riducendo considerevolmente la possibilità di

incontri casuali. Inoltre potrebbe essere di difficile accesso ad alcuni utenti in assenza di un

ascensore.

Il primo intervento da operare è di natura impiantistica. Spesso infatti le terrazze sono

occupate da decine di antenne televisive disordinate. Si potrebbe quindi sfruttare

98

Immagine 18: Anche un ambiente cupo come la copertura della Chicago City Hall può

diventare piacevole

Page 108: Energia sociale

5.3.Rivitalizzazione dell' esistente

l'occasione per centralizzare il sistema a tutto vantaggio della manutenzione e dell'estetica.

Il tetto può essere utilizzato per la realizzazione di una copertura verde intensiva od

estensiva. Ciò permette di coniugare l'esigenza della creazione di nuovi spazi comuni

utilizzabili, permettendo contemporaneamente vantaggi microclimatici ed ambientali. Il

verde sarebbe però reso usufruibile ed arredato con pedane, sedute, tavoli e quanto altro

necessario. In questo modo sarebbe possibile creare un luogo ameno dove poter andare a

rilassarsi, a leggere, a conversare, a giocare con i bimbi o a prendere il sole nei mesi caldi.

Vista inoltre la difficoltà in ambiente condominiale di creare delle cucine e sale da pranzo

comuni, potrebbe essere utilizzato per organizzare dei barbecue collettivi in sostituzione

delle cene comunitarie. Potrebbe essere inoltre prevista la possibilità di realizzare un orto

dove poter crescere le proprie verdure ed ortaggi biologici, in combinazione con una

eventuale serra per l'inverno.

A volte inoltre in copertura si trovano dei locali tecnici non più utilizzati, o vecchie

99

Immagine 19: Coltivazione di erbe aromatiche in copertura.

Foto di Pbev - Flickr

Page 109: Energia sociale

5.3.Rivitalizzazione dell' esistente

lavanderie per il lavaggio a mano degli indumenti. Le stesse potrebbero essere aggiornate

per alloggiare delle lavatrici comuni se è presente un ascensore. Oppure gli spazi interni in

copertura potrebbero essere riconvertiti in sale multifunzionali, dove prevedere le attività

più rumorose senza il pericolo di disturbare gli altri inquilini e dove rifugiarsi all'ombra

nelle ore estive troppo calde.

5.3.3. Locali interrati

Anche gli interrati o locali tecnici possono essere riconvertiti. E' facile trovare delle cantine

o delle autorimesse in ogni condominio. Poiché sono spesso ambienti con scarsa

illuminazione ed areazione, se c'è disponibilità di altri spazi, è possibile prevedere

sottoterra attività che non necessitino di luce..All'interno di un condominio risulta essere

molto utile la creazione di un deposito comune dove poter riporre gli oggetti e

l'arredamento non più utilizzati, e che possono però gratuitamente tornare utili agli altri

coinquilini. Potrebbero inoltre essere previste delle giornate di scambio e condivisione

dell'usato tra vari condomini, in modo da riutilizzare la merce in giacenza da molto tempo.

Ciò permettere di liberare spazio all'interno degli appartamenti ed evita di dover gettare

oggetti ancora buoni ma non più utilizzati dal proprietario. Se non si vuole dedicare uno

spazio fisso a questa attività, è possibile pensare ad uno spazio per un riciclo veloce. Gli

oggetti verrebbero lasciati a disposizione di chi ne necessita per alcuni giorni, ed a fine

settimana ciò che non è stato preso da nessuno verrebbe donato a mercatini di beneficenza

o a venditori, in modo da limitare lo spazio necessario allo stoccaggio e non renderne

possibile l'accumulo.

Questo significa anche un considerevole risparmio di risorse ed energia: non c'è necessità

di produrre nuovi beni che il nostro vicino dovrà acquistare; non dovremo smaltire il nostro

prodotto in discarica, risparmieremo le risorse che sarebbero state destinate alla

costruzione del nuovo oggetto. La regola delle 3R “Riduci Riusa Ri-cicla” (Reduce Reuse

Recycle) diventa uno dei punti base del nuovo stile di vita.

Altre attività idonee agli interrati sono senza dubbio la lavanderia e la stireria che

terrebbero così lontani anche i rumori, oltre alle piccole funzioni quotidiane quali il

riciclaggio.

100

Page 110: Energia sociale

5.3.Rivitalizzazione dell' esistente

Qualora siano già presenti altri spazi utilizzati per alloggiare le funzioni principali, si

possono prevedere qui attività di intrattenimento, come una palestra o una sala cinema.

Infine anche uno spazio per gli ospiti, magari convertibile in altro uso quando non

necessario, può essere progettato in questi spazi.

In assenza di altri locali disponibili è ovviamente plausibile situare qui le funzioni

principali di socializzazione, facendo in modo di creare un ambiente piacevole nonostante

la posizione sfavorevole, altrimenti nessuno si sentirebbe attirato ad usufruirne. In questo

caso data l'assenza di collegamento visivo e fisico, è bene prevedere la realizzazione di un

sistema di comunicazione per la pubblicizzazione di eventi organizzati, quali una bacheca

nell'atrio di accesso, e di eventuali segnali per comunicarne l'utilizzo casuale.

Altri locali per cui valgono considerazioni simili sono le sale per le riunioni condominiali,

non sempre previste, o in altri casi è già affittate o dedicato ad altre attività. Solitamente il

locale è situato in una posizione facilmente accessibile da tutti e può trovarsi nell'interrato,

nel piano terreno o su di un edificio separato.

A seconda dell'ubicazione, della dimensione e degli altri spazi disponibili, può essere

riadattato a diverse funzioni. Se si trova in una posizione particolarmente favorevole è

possibile pensare di mettere qui la sala principale di socializzazione con la cucina comune

o una sala giochi per i bambini o una sala multifunzionale. Ad ogni modo ogni possibilità è

aperta e starà ai residenti stabilirne l'utilizzo. Per una panoramica delle possibili funzioni

da prevedervi all'interno consultare il capitolo 1.3. Ambienti da condividere.

5.3.4. Negozi

Una ulteriore possibilità è offerta dall'utilizzo di locali posti al piano terreno e prima adibiti

ad attività commerciali o garages. Qualora questi siano sfitti, possono essere presi in

gestione dagli inquilini, con costi contenuti sulla singola famiglia e riutilizzati per creare

degli spazi comuni.

Questi hanno delle enormi potenzialità. Infatti si trovano spesso al livello del terreno,

permettendone l'utilizzo da parte di tutti i residenti. Essendo in prossimità dell'accesso

inoltre costituiscono un punto di passaggio quasi obbligato, favorendo così gli incontri

casuali ripetuti. Qualora il locale sia adiacente al condominio stesso, è possibile prevedere

101

Page 111: Energia sociale

5.3.Rivitalizzazione dell' esistente

di realizzare un collegamento interno che renda lo spazio accessibile sia dal vano scale che

dall'esterno.

La sua posizione in prossimità della strada, costituisce una ulteriore potenzialità poiché è

possibile il coinvolgimento nelle attività anche di persone esterne all'edificio stesso.

Pensando ad un aumento dell'economia interna, provocato dall'incremento della socialità, a

discapito del commercio tradizionale, è possibile pensare alla riduzione della richiesta di

spazi per i negozi, che coinciderebbe con l'aumento della domanda di spazi sociali.

5.3.5. Spazi Esterni

Come abbiamo visto precedentemente spesso in situazioni preesistenti gli spazi disponibili

internamente sono molto limitati. E' possibile quindi concentrarsi sulla rielaborazione degli

spazi esterni, che spesso sono costituiti da accessi senza alcun carattere e senza altra

funzione se non appunto quella di ingresso. Una situazione abbastanza comune è quella di

condomini costituiti da più edifici, con entrate comuni tra gli stessi. Già solo intervenendo

su questi spazi, rendendoli più piacevoli, familiari ed interessanti, è possibile

incrementarne l'utilizzabilità. Non devono esser pensati solamente come superfici di

passaggio, ma il forte movimento di umanità che è presente su queste zone deve essere

valorizzato per incentivare la socializzazione ed il benessere. La pianificazione degli spazi

esterni è fondamentale, soprattutto in quei casi in cui le possibilità all'interno sono

estremamente limitate. Attualmente gli individui trascorrono il 90% del loro tempo

all'interno di spazi chiusi. E' fondamentale quindi incrementare l'offerta di spazi aperti

vivibili per proporre una valida alternativa agli spazi chiusi.Come dice Gehl “la vita ha

luogo a piedi”.

All'esterno possiamo pensare di realizzare degli spazi per la sosta, delle aree gioco per i

bambini, dei parcheggi per le biciclette. E' anche possibile pensare a realizzare degli orti

urbani. In questo modo è possibile autoprodurre parte del cibo necessario, e riutilizzare

direttamente il compost prodotto dai rifiuti. Molte città hanno già avviato programmi in

questo senso, carpendone le grandi potenzialità. A Cuba le necessità giunte col “Periodo

speciale” hanno portato a sfruttare ogni lembo di terra libero in ambito urbano come spazio

agricolo. Oggi il 50% del fabbisogno della capitale l'Havana (2 400 000 abitanti, quasi

102

Page 112: Energia sociale

5.3.Rivitalizzazione dell' esistente

quanto Roma) è soddisfatto dagli orti urbani, mentre la percentuale arriva all'80% nelle

piccole città. Inoltre la quasi totalità del coltivato è stato riconvertito in agricoltura

biologica. Questo permette di eliminare le necessità di trasporto del cibo, incrementa il

commercio locale e consente di avere cibo sempre fresco. In un condominio sicuramente

l'obiettivo non può essere quello dell'autosufficienza alimentare, ma ad esempio gli ortaggi

cresciuti nel giardino potrebbero essere consumati in compagnia durante le cene comuni.

Grazie agli studi portati avanti dalla psicologia ambientale ed alle osservazioni svolte sul

campo è stata individuata una relazione tra il comportamento degli abitanti e la

progettazione degli esterni.

Lo stesso Gehl distingue tre tipi di spazi destinati ad altrettante funzioni: attività

necessarie, attività opzionali ed attività sociali. Ciascuna di queste esperienze necessita di

diverse strutture fisiche per esprimersi al meglio.

All'interno delle attività sociali sono considerate le interazioni tra le persone quali parlare,

103

Immagine 20: Orti comunali per anziani a Bolzano

Foto di Davide Vadalà

Page 113: Energia sociale

5.3.Rivitalizzazione dell' esistente

salutarsi e giocare. Per poter svolgere queste azioni gli spazi devono essere posizionati

opportunamente centrali ed in corrispondenza di vie di passaggio, essere facilmente

accessibili, e non avere evidenti ostacoli visuali.

E' stato osservato come la possibilità di interazione sociale sia incrementata dalla presenza

di arredo urbano e spazi verdi, e come la presenza di oggetti d'arte o fontane può facilitare

il contatto tra estranei. Per favorire l'interazione sociale non serve progettare spazi ampi ed

aperti. E' più efficace pensare a spazi contenuti e familiari. I punti in cui ricorre il maggior

numero di contatti sono quelli di distribuzione e di accesso, poiché costituiscono un

passaggio obbligato. Nonostante ciò, percentualmente il numero di interazioni che qui sono

state notate è il più basso in assoluto. Questo ci fa capire il grande potenziale non

completamente sviluppato che hanno gli spazi di distribuzione per la socialità. E' per

questo motivo che non ci si dovrebbe limitare a progettare dei viali di passaggio ma

prevedere degli opportuni slarghi, arredamento e verde, in modo da permettere alle

persone che si incontrano di fermarsi a

parlare, ed in modo da creare un motivo di

discussione, ad esempio commentando la

bellezza, o anche la bruttezza perché no, di

una scultura. Un ambiente spoglio ed

impersonale non invita nessuno alla sosta e

non stimola i giudizi delle persone.

Qualora vengano previsti degli spazi di

sosta, bisogna prestare attenzione anche alla

loro tipologia. E' stato evidenziato come

progettare una seduta convessa, impedisca a

chi si siede di entrare in contatto, poiché

focalizza su direzioni differenti. Una seduta

concava al contrario, favorisce la

comunicazione, poiché chi ne usufruisce è

in grado di guardare in faccia le altre

persone. Inoltre una seduta convessa può

risultare più scomoda di una concava.

104

Immagine 21: Parc Guell, Barcelona: le

persone tendono spontaneamente a

preferire la parte concava delle sedute

Foto di Davide Vadalà

Page 114: Energia sociale

5.3.Rivitalizzazione dell' esistente

Spesso anche i bambini costituiscono un motivo di possibile interazione. E' per questo che

nella definizione di aree di gioco, non solo bisogna pensare alle attrezzature per il

divertimento, ma bisogna valutare attentamente anche la disposizione degli spazi destinati

ai loro supervisori per favorirne l'interazione. Simili considerazioni possono essere

effettuate anche per gli spazi dedicati agli animali.

Per invogliare gli utenti ad usufruire degli spazi esterni è necessario garantire anche un

benessere fisico in rapporto al microclima esterno. Così in un clima piovoso è

fondamentale creare delle zone coperte o degli aggetti, in modo da permettere il contatto

sociale anche durante i periodi meno clementi. Allo stesso modo in un clima

particolarmente caldo è bene creare degli spazi ombreggiati e ventilati dove ristorarsi, e in

un clima ventoso porre delle barriere naturali a protezione dei venti dominanti.

5.3.6. Corte interna

In alcune zone d'Italia in particolare, sono molto diffusi edifici a corte centrale. Questa è

solitamente collegata all'accesso esterno e direttamente in comunicazione con la stessa si

possono trovare le scale di entrata all'edificio. E' spesso costituita da un ambiente

pavimentato e vuoto, solitamente utilizzato come passaggio.

Pensando ad una sua riconversione, una delle attività principali da poter prevedere qui, è

uno spazio giochi per bambini. Infatti la corte ha il vantaggio di consentire il collegamento

visuale con gli appartamenti, permettendo ai genitori di vigilare pur rimanendo nelle

proprie abitazioni. Devono comunque essere previsti degli spazi di sosta per gli adulti per

permettere di socializzare ai supervisori dei bimbi più piccoli, e per consentirne lo

sfruttamento anche ai ragazzi più grandi. La riqualificazione può essere realizzata in

concomitanza con interventi che migliorino il benessere microclimatico e percettivo, quali

l'inverdimento e la piantumazione di alberi.

Ambientalmente è comunque uno spazio privilegiato, poiché protegge dal sole in estate e

dai venti freddi in inverno. E' inoltre un luogo sicuro dalle insidie e dalle automobili. Uno

dei problemi principali può essere costituito dall'aumento del rumore provocato dai giochi

dei bimbi.

105

Page 115: Energia sociale

5.3.Rivitalizzazione dell' esistente

5.3.7. Costruzione di nuovi spazi

Al di là della possibilità di riutilizzare le strutture esistenti, in alcuni casi può essere

valutata la possibilità di realizzare delle volumetrie di nuova costruzione per alloggiare le

strutture comuni. In alcuni regolamenti edilizi ad esempio le parti comuni così come le

serre, non vengono considerati come cubatura urbanistica, permettendone quindi la

realizzazione senza molti problemi burocratici.

Inoltre c'è anche la possibilità di prevedere una sopraelevazione, qualora i regolamenti e la

resistenza statica della struttura lo permettano, o la costruzione di nuovi volumi al piano

terreno.

L'attuale governo in carica sta varando una nuova legge che consente l'aumento di cubatura

degli edifici. L'autore si ritiene scettico verso questa misura poiché presuppone una

richiesta di nuove costruzioni spesso non verificata nella realtà, o l'ingrandimento delle

singole abitazioni, contro cui si focalizza la trattazione di questa tesi.

Si rischia inoltre di sovraccaricare le urbanizzazioni spesso già sottodimensionate rispetto

al carico edilizio attuale, di possibili nuovi abitanti che si verrebbero ad aggiungere.

Visto da un punto di vista di condivisione di strutture, questa misura potrebbe permettere la

realizzazione di nuovi spazi condominiali, magari associati a locali da affittare per poter

rientrare a lungo termine dell'investimento fatto.

C'è da sottolineare che questa ipotesi va prese in considerazione solo in caso di assenza di

altri spazi. E' essenziale infatti prima sfruttare i locali disponibili. Inoltre costruire nuova

cubatura è un processo difficile per i costi che comporta, la necessità di mettere tutti

d'accordo, il disagio di vivere con un cantiere sulla testa.

5.3.8. Uno sguardo alla scala urbanistica

Fino ad adesso nella nostra analisi abbiamo ipotizzato di intervenire solamente a livello del

singolo condominio.

106

Page 116: Energia sociale

5.3.Rivitalizzazione dell' esistente

Pensando invece a degli

interventi più generalizzati con

maggiore libertà di modifica, le

possibilità si moltiplicano, e

l'assenza locale di strutture

idonee per socializzare può

essere compensata nelle

immediate vicinanze. Può

inoltre risultare fondamentale in

situazioni di preesistenza la

creazione di diversi poli di

attrazione. La difficoltà di creare

delle comunità con una visione comune all'interno dello stesso edificio, quando queste

ormai vivono vicine da molti anni, può essere superata creando dei gruppi affini che non

debbano obbligatoriamente vivere nello stesso condominio. Aumentando l'offerta

disponibile e differenziandola è più semplice che i residenti riescano a ritrovarsi all'interno

di una delle soluzioni proposte. Questa è una soluzione già sperimentata nei progetti di

coabitazione olandesi, dove i residenti possono unirsi ad uno dei clusters vicini, a cui si

sentono più simili come interessi ed attività, ed eventualmente anche partecipare alla vita

di più vicinati. Una possibilità di miglioramento dell'abitato è costituita dalla creazione di

uno spazio continuo a livello del terreno: il primo passo da fare è quello di eliminare le

recinzioni. Per favorire il contatto e rendere disponibili le più grandi superfici al maggior

numero di persone, è possibile infatti limitare la proprietà privata al piano terreno. Con

eliminazione delle recinzioni (viene da pensare ad un processo inverso alle enclosures

inglesi) si intende il collegamento di più condomini adiacenti e l'eliminazione di giardini e

cortili privati all'interno dello stesso condominio. Questa può sembrare una misura

particolarmente drastica, e difficilmente accettabile dai proprietari qualora non fosse una

scelta spontanea, ma con la creazione di una successione di spazi degradanti dal privato al

pubblico, e quindi l'interposizione di ambienti semi-privati, si creerebbe una fascia di

rispetto che consentirebbe comunque ai residenti ai piani inferiori di avere la loro privacy,

di sentire l'appartenenza dello spazio di fronte alla propria abitazione, di poterlo continuare

107

Immagine 22: Spazi semiprivati allo Yulupa Cohousing

a Santa Rosa, California

Page 117: Energia sociale

5.3.Rivitalizzazione dell' esistente

ad utilizzare liberamente, ed allo stesso tempo di aumentare le loro possibilità di

socializzazione con i residenti. Inoltre loro stessi godrebbero di questa modifica, poiché

potrebbero utilizzare tutto lo spazio al piano terreno e non solamente la loro porzione

privata. Questa “deprivatizzazione” dovrebbe essere sfruttata per ridurre la

cementificazione e l'impermeabilità delle superfici, con la possibilità di creare spazi verdi

attraversati dai percorsi necessari, grazie alle maggiori superfici disponibili.

Nelle periferie molto dense ci si trova spesso in condizioni di edifici completamente

circondati su tutti i lati da strade carrabili. Sebbene possa sembrare una situazione critica, è

questa un'occasione per sancire la proprietà delle superfici da parte dell'uomo. Un altro

step da considerare sarebbe quindi quello di riportare la progettazione a scala umana e non

a scala di macchina e ridurre fortemente le superfici dedicate all'uso esclusivo delle

automobili.

Uscire di casa ed entrare subito in automobile per raggiungere qualsiasi meta, riduce

notevolmente le possibilità di socializzazione. L'introduzione della macchina fece in modo

che le città non fossero più progettate sulla base delle esigenze umane, ma di quelle

meccaniche. Ciò comportò l'introduzione di inquinamento, rumore, e pericolo per i

pedoni, disagi che ormai diamo quasi come effetti collaterali inevitabili del vivere in città.

Ma non è così. Vivere in un ambiente urbano non significa dover sottostare a simili

compromessi. Un'altra via è possibile se solo lo vogliamo, se solo facessimo un serio

bilancio del costo reale dell'automobile, includendo anche le voci nascoste. L'inquinamento

causa malattie che paghiamo con le nostre tasse per finanziare gli ospedali. Deteriora le

nostre abitazioni ed i monumenti, che dobbiamo pulire e restaurare. Le automobili creano

incidenti, che creano morti, funerali e tristezza. Creano feriti che ancora una volta

dobbiamo assistere negli ospedali. L'inquinamento crea danni all'ambiente, che poi

cerchiamo di tutelare. Le automobili hanno bisogno di strade, infrastrutture, parcheggi,

rifornimenti che hanno bisogno di spazi, manutenzione e soldi. Le automobili si rompono,

ed allora paghiamo per ripararle. Lavoriamo per mantenere la macchina. La socialità è

inversamente proporzionale al flusso di automobili. Ma la nostra società è basata sull'uso

dell'automobile.

Siamo ancora sicuri che un'automobile costi “solo” alcune migliaia di euro? O forse ci

costa molto di più sia in termini economici che di qualità di vita? Il mito di poter

108

Page 118: Energia sociale

5.3.Rivitalizzazione dell' esistente

raggiungere velocemente qualsiasi posto si è infranto. I dati dimostrano chiaramente che in

ambiente urbano l'automobile è uno dei mezzi più lenti. Fino a 10 km di distanza è più

efficiente la bicicletta. Per distanze minori facciamo prima addirittura a piedi. Per distanze

maggiori ci sono i trasporti su ferro. Sembra un concetto scontato, ma continuiamo ad

ignorarlo.

Andando a Venezia per la prima volta provavo un fascino misterioso. Era la diversità di

questa città, era la sua decadenza, era l'acqua che la circondava. Ma c'era qualcosa di più

che non mi spiegavo. Solo dopo diverso tempo compresi che ciò che tanto mi aveva

spiazzato era l'assenza delle automobili. Il poter camminare liberamente senza dover mai

attraversare una strada. Il guardare dai ponti le vie di comunicazione senza mai incrociarle.

Il primo passo da fare per limitare l'utilizzo dell'automobile è quello di fornire un servizio

pubblico estremamente efficiente e capillare, in modo da non limitare la capacità di

spostamento degli individui. Si dovrebbe in seguito studiare un sistema di accessi che

permetta a tutti gli abitanti di arrivare facilmente alla propria abitazione nonostante la forte

riduzione di superfici carrabili. Si verrebbero così a creare dei nuovi complessi di edifici,

accomunati da uno spazio continuo al piano terra restituito all'uso pubblico. Questo

109

Immagine 23: Analisi dei percorsi tra vicini di casa in

condizioni di traffico limitato (sopra) ed elevato (sotto)

Fonte: Dan Chiras e Dave Wann

Page 119: Energia sociale

5.3.Rivitalizzazione dell' esistente

permetterebbe la creazione di una serie di clusters ciascuno col proprio spazio

semipubblico e completamente pedonalizzato all'interno, per le cui considerazioni sociali si

rimanda a quanto già detto.

In Olanda un sistema di limitazione al traffico è sperimentato da tempo, ed è stato adottato

diffusamente anche da Belgio, Canada, Germania e Gran Bretagna. E' conosciuto come

Woonerf ed è un sistema in cui la strada è destinata a ciclisti, pedoni e aree gioco per

bambini. Le automobili possono transitare ma solamente a velocità estremamente ridotte

poiché non ci sono marciapiedi e condividono la carreggiata con gli altri utenti. Sono

inoltre presenti alberi, cambiamenti di pavimentazione ed altri arredi che obbligano le

automobili ad un percorso articolato per poter procedere.

In prospettiva futura augurando un drastico cambiamento delle abitudini di spostamento si

potrebbe pensare di sfruttare non solo le strade chiuse al traffico, ma anche le superfici

attualmente destinate a parcheggi, garages, officine, stazioni di servizio etc. con possibilità

110

Immagine 24: Un “Woonerf” a Lana, Bolzano

Foto di Davide Vadalà

Page 120: Energia sociale

5.3.Rivitalizzazione dell' esistente

quindi di realizzare nuovi spazi comuni al loro posto. Paolo Soleri valutava in circa il 70%

la superficie dedicata all'utilizzo delle automobili! Questo fa capire quali siano le

potenzialità di una riduzione dello spostamento su gomma privata.

111

Immagine 25: Spazio richiesto per trasportare lo stesso numero di passeggeri in auto, bus

e bicicletta

Foto dell'ufficio stampa della città di Munster

Page 121: Energia sociale

5.3.Rivitalizzazione dell' esistente

Bibliografia Capitolo 5Chiras D, Wann D., Superbia! 31 Ways to Create Sustainable Neighborhoods,Gabriola

Island, New Society Publishers, 2003Coccia F., La casa & il luogo, Roma, Edizioni Kappa, 1997Dumreicher H., Kolb B., Place as a social space: Fields of encounter relating to the local

sustainability process, Journal of environmental management, 2006Ecoabitare, Cohousing sostenibile una scelta lungimiranteHoward E., Garden cities of To-morrow, London, S. Sonnenschein & Co., Ltd, 1902.Huang S. C. L., A study of outdoor interactional spaces in high-rise housing, Landscape

and urban planning, vol. 78, 2006Lietaert M., Cohousing e condomini solidali, Firenze, Aam Terra Nuova, 2007Lynch K., The image of the city, Cambridge, The MIT Press , 1960 McCamant K., Durret C., Cohousing a contemporary approach to housing ourselves,

Berkley, Ten Speed Press, 1994.Meltzer G., Sustainable Community – Learning from the cohousing model, Victoria,

Trafford, 2005Soleri P., Arcosanti, an urban laboratory?, Phoenix, The Cosanti Press, 1993Van der Ryn S., Calthorpe P., Sustainable Communities: A new design Synthesis for

Cities, Suburbs and Town, New catalyst books, 2008Walters D., Designing Community – Charettes, Masterplans and form-based Codes,

Oxford, Architetcural Press, 2007

http://design.uoregon.edu/studio/rrcoho/cases/Cohousing%20and%20the

%20Community.pdf, Brent, Erin, Kristen, Cohousing and the Greater Community: A look

at how intentional communities interact with their neighborhood http://www.cein.ca/nua/ip/ip02.htm, Grammenos F., Tasker-Brown J., Residential Street

Pattern Design for Healthy Liveable Communitieshttp://www.cohousing.ithttp://www.cohousing.orghttp://www.wikipedia.org

112

Page 122: Energia sociale

5.3.Rivitalizzazione dell' esistente

Ecoabitare, Incontro tenuto a Roma, 28 Febbraio 2009Mortara L. Convegno presso la fiera “Fa la cosa giusta” a Milano, 15 Marzo 2009Lumsa, Ecoabitare, Cohousing sostenibile: una giornata di studi, Convegno tenuto a

Roma, 18 Aprile 2009

113

Page 123: Energia sociale
Page 124: Energia sociale

6.Linee guida di rivitalizzazione dell'esistente

6. Linee guida di rivitalizzazione dell'esistente

La seguente sezione intende essere una sintesi pratica a quanto esposto in modo più

discorsivo nei capitoli precedenti. E' organizzata in una serie di schede indicanti le

potenzialità offerte dalle strutture esistenti, possibili strategie di modifica ed i benefici da

esse derivanti.

115

Page 125: Energia sociale

6.Linee guida di rivitalizzazione dell'esistente

1 Interazione SocialeObiettiviOttenere una migliore qualità della vita ed un risparmio energetico attraverso la

maggiore interazione sociale del vicinato.

PrerequisitiVolontà dei residenti al cambiamento

StrategieOrganizzazione di eventi che favoriscano la conoscenzaRicorso all'utilizzo di una persona esterna qualificata (animatore di condominio)Partecipazione dei residenti alla progettazione degli spazi comuniPartecipazione alla gestione delle struttureCreazione di gruppi di interessiMetodo decisionale condivisoCreazione di bacheche o bollettini elettronici BeneficiSenso di appartenenza al luogo ed alle strutture incrementatoSicurezza socialeRiduzione di costi e consumi

RischiIn assenza di una partecipazione attiva, le strutture comuni resterebbero sottoutilizzate,

costituendo un onere aggiuntivo per le famiglie, ed andando a divenire velocemente un

elemento di degrado ed instabilità del vicinato.

116

Page 126: Energia sociale

6.Linee guida di rivitalizzazione dell'esistente

2 Atrio d'accessoPotenzialitàCostituisce il luogo dove tutti devono passare per poter accedere alla propria

abitazione. Trasformandolo da uno spazio di passaggio, ad un luogo di sosta ed

interazione sociale è possibile generare una serie di comportamenti spontanei di

condivisione e riduzione dei consumi.

StrategieRendere lo spazio piacevole in modo che venga voglia di passarci del tempoPrevedere delle attività che invitino alla sosta, come la lettura di quotidianiPensare ad un uso differenziato nelle varie fasce giornaliere, per massimizzare i

beneficiPer abituare i residenti alla gestione dello spazio comune, prevedere inizialmente delle

attività soft in orari limitatiRenderlo uno spazio sicuroPrevedere appositi accorgimenti per il benessere ambientale di chi chi lo utilizza e non:

insonorizzazione, illuminazione naturale, riscaldamento e protezione dalle intemperie. BeneficiMaggiore socializzazione tra gli inquilini e scambio di aiuto ed abilitàDiminuzione delle liti ed aumento del senso di sicurezzaRiduzione dei consumi

RischiParticolare attenzione va posta alla progettazione del benessere ambientale per

favorirne l'uso e per evitare le lamentele dei residenti non interessati all'utilizzo.

Bisogna lasciare ordinato e pulito e non costituire ostacolo alla funzione primaria che è

quella dell'accesso.

117

Page 127: Energia sociale

6.Linee guida di rivitalizzazione dell'esistente

3 CoperturaPotenzialitàCostituisce una grande superficie quasi sempre presente ed utilizzabile nei condomini,

e diventa il punto di socializzazione principale in assenza di cortili e spazi interni.

StrategieCreazione di un terrazzo usufruibile in un ambiente piacevoleRealizzazione di una copertura verde intensiva od estensivaRealizzazione di un orto per la coltivazione di verdure biologiche Riconversione dei locali tecnici in copertura, nella lavanderia comune o per attività

sociali Prevedere accorgimenti per renderlo utilizzabile durante tutto l'anno Installazione di zone pic-nic con barbecue in sostituzione delle cene comuni

BeneficiCoinvolgimento dei residenti nella manutenzione del verdeVantaggi microclimatici ed ambientali Benessere psicologico e visivoPossibilità di usufruire di servizi aggiuntivi

RischiNon costituiscono un passaggio obbligato ma presuppongono una volontà di

partecipazione, limitando la possibilità di incontri casuali.

Possibile esclusione degli individui anziani e diversamente abili, data la posizione

svantaggiata.

118

Page 128: Energia sociale

6.Linee guida di rivitalizzazione dell'esistente

4 Locali InterratiPotenzialitàSono spazi con una grande flessibilità che possono ospitare indifferentemente attività

sociali o servizi aggiuntivi

StrategieRealizzazione di spazi sociali quali una zona conviviale con cucina comuneRealizzazione di una camera per gli ospitiLocalizzazione di servizi necessari quali lavanderia o riciclaggioLocalizzazione di servizi aggiuntivi quali palestra, magazzino del riuso, sala cinema o

spazio hobbyRealizzazione di interventi tesi a migliorare il comfort ambientale ed a ridurre

l'umidità

BeneficiPossibilità di usufruire di uno spazio comune anche in casi di carenza spazialeMaggiore socializzazione tra gli inquilini Riduzione dei consumiPossibilità di usufruire di servizi aggiuntivi RischiLa cattiva progettazione dell'illuminazione naturale presuppone un utilizzo

dell'illuminazione artificiale anche durante il giorno. Sono generalmente spazi non

pensati per un utilizzo e quindi umidi e privi di riscaldamento. Se non corrisponde una

parallela riduzione delle necessità di spazio per deposito o parcheggio, bisogna trovare

altra destinazione alle stesse od orientarsi sull'utilizzo di altri spazi. Data l'assenza di

collegamento visuale se non si prevede un sistema di comunicazione efficace, la

partecipazione alle attività sarebbe limitata.

119

Page 129: Energia sociale

6.Linee guida di rivitalizzazione dell'esistente

5 Negozi ed altri localiPotenzialitàI negozi, garages o altri locali al piano terreno si trovano spesso in prossimità

dell'accesso, e quindi estremamente favorevoli per un incontro volontario o casuale.

E' presente un proficuo contatto visuale che permette agli inquilini di stabilire se si

stiano svolgendo attività internamente e poter decidere di parteciparvi. La posizione a

ridosso della strada permette di ipotizzare un'apertura anche verso gli utenti esterni.Sono inoltre in una posizione ideale e facilmente accessibili da tutte le categorie di

individui.

StrategieRendere lo spazio piacevole in modo che venga voglia di passarci del tempoPrevedere delle attività che invitino alla sosta, come la lettura di quotidianiPensare ad un uso differenziato nelle varie fasce giornaliere, per massimizzare i

beneficiRealizzazione di spazi sociali quali una zona conviviale con cucina comuneApertura di un collegamento con l'interno dell'edificioCoinvolgimento di utenti esterni

BeneficiMaggiore socializzazione tra gli inquilini Esportazione all'esterno dello stile di vitaRiduzione dei consumi RischiDifficoltà di reperire i fondi dei costi aggiuntivi per l'affitto o l'acquisto. Deve essere

prevista una attenta organizzazione per la gestione e le pulizie, anche da parte degli

degli eventuali utenti esterni, per favorirne il senso di appartenenza.

120

Page 130: Energia sociale

6.Linee guida di rivitalizzazione dell'esistente

6 Spazi EsterniPotenzialitàSono uno dei principali luoghi di incontro, non solamente all'interno dello stesso

edificio, ma anche tra più abitazioni con ingresso in comune. Spesso sono costituiti da

una grande superficie pavimentata o inerbita, con nessuna altra funzione se non quella

di passaggio. A seconda della posizione può essere presente un contatto visuale con le

abitazioni.

StrategieRiconversione delle zone di accesso comuni in spazi usufruibiliLimitazione delle zone private al piano terrenoCreazione di filtri semiprivatiProgettazione di spazi gioco per bambiniRealizzazione di orti urbaniAree di parcheggio per le bicicletteAttenta progettazione degli aspetti psicologiciProgettazione del benessere microclimatico

BeneficiMaggiore interazione dei residentiPossibilità di prevedere attività idonee ad ogni classe di etàPossibilità di mangiare cibo prodotto localmenteRiduzione dei consumiBenessere psicologico e visivo RischiL'incremento delle attività svolte esternamente potrebbero generare un maggiore

disagio acustico per chi non vi partecipa. E' possibile prevedere la limitazione di

alcune attività in determinati orari.

121

Page 131: Energia sociale

6.Linee guida di rivitalizzazione dell'esistente

7 Corte InternaPotenzialitàE' uno spazio protetto dall'esterno e dalle variazioni climatiche estreme: sole e vento.

E' in contatto visuale con molte abitazioni, e consente la supervisione costante sullo

spazio. E' di facile accesso ed utilizzo da parte di tutti, e se situato in concomitanza

dell'accesso consente un'elevata quantità di incontri casuali.

StrategieProgettazione di spazi gioco per bambiniRealizzazione di spazi per socializzareInverdimento delle superficiAree di parcheggio per le bicicletteAttenta progettazione degli aspetti psicologiciProgettazione del benessere microclimatico

BeneficiMaggiore interazione dei residentiPossibilità di giocare all'aperto per i bambini abituandoli alla socialitàVantaggi microclimaticiBenessere psicologico e visivo RischiL'incremento delle attività svolte esternamente potrebbero generare un maggiore

disagio acustico per gli appartamenti prospicienti la corte. E' possibile prevedere la

limitazione di alcune attività in determinati orari.

122

Page 132: Energia sociale

6.Linee guida di rivitalizzazione dell'esistente

8 Nuovi spaziPotenzialitàIn caso di assenza di ogni spazio idoneo alla condivisione si può pensare alla

sopraelevazione dell'edificio o alla costruzione di nuovi locali adiacenti. Ciò permette

di progettare spazi appositamente pensati all'uso comune.

Consultare sempre le leggi locali e nazionali per sfruttare eventuali incentivi

economici ed urbanistici.

StrategieRealizzazione di spazi per la socializzazioneRealizzazione di locali per i servizi essenzialiRealizzazione di servizi aggiuntiviSfruttamento della nuova coperturaAffitto di parte del nuovo costruito per finanziare il costo di costruzione

BeneficiPossibilità di usufruire di spazi comuni adeguati in assenza degli stessi

RischiSfruttare sempre i volumi esistenti prima di prendere in considerazione la costruzione

di nuovi. I costi sono elevati e l'intervento è difficilmente realizzabile se non con

modalità di auto-ammortamento. La resistenza statica dell'edificio potrebbe non essere

idonea alla sopraelevazione.

123

Page 133: Energia sociale

6.Linee guida di rivitalizzazione dell'esistente

9 Scala UrbanisticaPotenzialitàSi può creare al piano terreno un grande spazio pubblico condiviso mettendo in

comunicazione diverse realtà ed offrendo una scelta più ampia di interessi e

personalità. E' possibile ridurre le superfici dedicate alle automobili, prevedendo un

calo degli spostamenti su gomma ed il possesso di automobili private, ed evitare

l'intersecazione dei percorsi carrabili, ciclistici e pedonali. In questo modo le strade

possono essere riconvertite in spazi utilizzabili dalle persone e la progettazione è

riportata alla scala umana e non dell'automobile.

StrategieEliminazione di barriere e recinzioni fisse e collegamento di proprietà adiacentiRealizzazione di nodi comuni a più complessi e comunicanti con le strutture comuniRiduzione delle superfici per le automobili e creazione di grandi aree pedonalizzateCreazione di grandi aree verdi ed orti urbaniParcheggi esterni all'abitato o su edifici multipianoIncentivazione dello spostamento pedonale, ciclabile e pubblico

BeneficiAmpie superfici usufruibili da tuttiMaggiore benessere generalizzatoRiduzione degli infortuni e della necessità di strutture assistenzialiRiduzione degli spostamenti e dell'inquinamentoRiduzione dei costi ambientali ed economici nascosti

RischiDifficoltà degli enti pubblici nell'espropriazione delle proprietà al piano terreno.

Necessità di un cambiamento nello stile di spostamento all'interno delle città, attuabile

solamente in seguito alla creazione di una alternativa di trasporto pubblico efficiente.

124

Page 134: Energia sociale

7.Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un condominio romano

7. Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un

condominio romano

Le linee guida delineate precedentemente, sono state verificate nell'applicazione ad un caso

studio, un condominio nella periferia est di Roma.

La soluzione presentata non considera direttamente una progettazione tecnica di

ristrutturazione energetica, che va comunque prevista ma esula dalla trattazione del

presente testo. Si propone invece una metodologia di riduzione dei consumi attraverso

l'incremento dell'interazione sociale ed un cambiamento dello stile di vita, ottenuti con il

riutilizzo degli spazi preesistenti

Il complesso è costituito da due edifici speculari con accesso comune dalla strada. Tra i due

edifici si trova una costruzione più bassa costituita da un piccolo appartamento con

giardino privato, solitamente affittata per periodi medio-brevi ed attualmente non abitata.

Al livello inferiore si trova una piccola cantina comune utilizzata come ripostiglio per le

pulizie. Ciascun edificio è costituto da 14 unità immobiliari, con giardini privati per le

abitazioni al livello stradale. La situazione è quella classica di molti condomini urbani, con

appartamenti privati e condivisione delle strutture minime: spazi esterni, accesso e vano

scale, mentre è assente l'ascensore.

Per il progetto di rivitalizzazione sono state formulate due proposte differenti. Nella prima

situazione vengono recuperate la casa comune tra i due edifici, gli atrii di accesso, gli spazi

esterni e le coperture. Nella seconda proposta l'abitazione monofamiliare viene lasciata alla

sua attuale funzione, e viene proposto un piccolo ampliamento dei locali presenti in

copertura.

Si è partiti quindi nella progettazione dell'intervento analizzando le schede relative agli

ambienti disponibili: 2 Atrio d'accesso, 3 Copertura, 5 Negozi ed altri locali, 6 Spazi

Esterni, 8 Nuovi spazi.

125

Page 135: Energia sociale

7.Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un condominio romano

Interazione Sociale

Lo studio è iniziato dall'analisi della scheda 1 relativa all'interazione sociale. Si ricorda

infatti come sia fondamentale innanzi tutto favorire una connessione tra i residenti, in

modo da creare i legami che permetteranno in futuro il corretto e proficuo utilizzo delle

strutture comuni. Gli interventi proposti infatti non consentono un diretto risparmio di

energia. Sono le relazioni che generano i nuovi spazi ed il loro uso a favorire dei

comportamenti particolarmente efficaci sotto il profilo energetico, senza le quali il tutto

potrebbe addirittura essere controproducente.

Inizialmente si deve quindi verificare la disponibilità degli abitanti alla creazione di

strutture comuni. Per facilitare l'approccio ed eliminare l'atteggiamento negativo verso gli

altri residenti, associati alle odiate riunioni condominiali, si può proporre un incontro

informale in cui discuterne, organizzata sotto forma di cena o di festa, magari proprio in

uno degli spazi che si intende valorizzare. Dopodiché è fondamentale mantenere in

contatto le persone costantemente. Può quindi essere utile la creazione di una mailing list

informatica dove scambiare idee ed opinioni. La stessa potrebbe essere replicata su una

bacheca cartacea per facilitare la partecipazione degli utenti non informatizzati. La

creazione di sottogruppi che si occupino delle varie fasi gestionali della ristrutturazione,

costituisce un altro metodo per favorire l'integrazione dei membri, così come la creazione

di una lista di oggetti che i coinquilini sono disposti a condividere gratuitamente con i

propri vicini, e di attività che sono in grado di scambiarsi.

Inoltre si ricorda come sia essenziale il coinvolgimento dei futuri utenti nella progettazione

degli spazi per poterne favorire un utilizzo ottimale e creare un senso di appartenenza che

funga da collante al gruppo formatosi. Nel presente caso studio per ovvi motivi, la proposta

progettuale è stata formulata dall'autore senza l'interazione dei residenti, per dimostrare la

fattibilità di un simile intervento.

126

Page 136: Energia sociale

7.Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un condominio romano

Spazi Esterni

L'accesso al complesso è costituito da un largo viale di accesso completamente spoglio che

conduce ad uno slargo su cui si aprono gli ingressi dei due edifici e dell'abitazione

monofamiliare. Lo stesso è attualmente utilizzato solamente per il passaggio degli

inquilini, poiché non è presente alcun arredo che ne renda possibile un utilizzo diverso.

Vicino al cancello di ingresso fanno capolino due piante che costituiscono un timido

tentativo di abbellimento o forse più semplicemente poggiate lì per mancanza di spazio.

L'obiettivo primario che ci si pone nella progettazione è quello di creare spazi che facilitino

la permanenza e le occasioni di incontro: è da qui infatti che tutti passano per accedere ad

entrambi gli edifici.

Il viale di accesso è stato quindi fornito di sedute, contornate da un ambiente ed una

vegetazione più piacevoli, ubicate in posizione contigua e frontale in modo da permettere

una facile comunicazione ed un contatto visivo tra gli utenti. Saranno gli stessi residenti a

prendersi cura del giardino attraverso la creazione di un gruppo di lavoro.

127

Immagine 26: Proposta di risistemazione esterna

Page 137: Energia sociale

7.Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un condominio romano

In prossimità dell'entrata è invece previsto un parcheggio per le biciclette con 28 posti, uno

per ciascun appartamento, che ne favorisca l'utilizzo almeno per i piccoli spostamenti

cittadini. In assenza di ascensore, e data la scarsa sicurezza delle vie cittadine, gli abitanti

che intendono usufruire degli spostamenti su due ruote, sonoinfatti attualmente obbligati a

trasportare il mezzo manualmente per le scale.

Si è pensato invece di destinare lo slargo successivo in prossimità delle entrate agli edifici

ai bambini. I genitori potrebbero infatti sedere sulle panchine lungo il viale di accesso e

discutere in tutta tranquillità tra di loro. Lo spazio dedicato ai bambini si troverebbe infatti

in un luogo protetto, con l'unico accesso esterno sorvegliato dai genitori stessi. Inoltre i 2/3

degli appartamenti hanno un contatto visivo con questo spazio, permettendone la

supervisione anche dalle abitazioni stesse, consentendo quindi ai bimbi più grandi di poter

giocare da soli.

Una progettazione più radicale necessiterebbe l'utilizzo anche dei giardini privati situati al

piano terreno, che se collegati allo spazio comune di accesso, costituirebbero un'area molto

più godibile. In questo caso per favorire l'adattamento e non modificare le abitudini dei

proprietari si potrebbe cercare di assecondare il loro utilizzo attuale. E' stato ad esempio

notato come il giardino sul lato esterno a Sud Ovest sia utilizzato dalla anziana proprietaria

per la coltivazione di verdure: potrebbe quindi continuarsi a mantenere qui una zona da

destinare ad orto urbano.

E' inoltre opportuno creare delle zone semiprivate in prossimità delle aperture al piano

terreno, costituite prevalentemente da elementi vegetativi, e non da separazioni fisse, che

ne permettano l'utilizzo ai proprietari consentendo allo stesso tempo una facile interazione

con i passanti. Un possibile problema che si potrebbe presentare è quello della presenza di

animali domestici, che non avrebbero più uno spazio protetto con l'eliminazione di tutte le

barriere, e quindi potrebbero richiedere il mantenimento di aree minori dedicate allo scopo.

Per favorire l'utilizzo degli spazi esterni anche durante i mesi più caldi si può pensare

all'utilizzo di accorgimenti per il miglioramento del microclima, come la realizzazione di

una pergola che venga ricoperta da rampicanti e che fornisca ombreggiamento all'area.

Nella soluzione proposta è stata ipotizzata la realizzazione di una pergola sul viale di

accesso, mantenendo invece a cielo aperto l'area destinata ai bambini per non alterare il

contatto visivo con gli appartamenti e permettere agli stessi di giocare indisturbati.

128

Page 138: Energia sociale

7.Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un condominio romano

129

Immagine 27: Spazi Esterni: Preesistenza

Page 139: Energia sociale
Page 140: Energia sociale

7.Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un condominio romano

131

Immagine 28: Spazi Esterni: Progetto

Page 141: Energia sociale
Page 142: Energia sociale

7.Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un condominio romano

133

Immagine 29: Riqualificazione degli spazi esterni: fasi successive

Page 143: Energia sociale

7.Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un condominio romano

Casa Comune

In contatto diretto con gli spazi esterni si trova una costruzione ad un solo livello

attualmente destinata ad alloggio monofamiliare in affitto, costituita da due vani destinati

alla zona giorno ed alla zona notte. Nella proposta 1 si è ipotizzato di convertire la stessa in

spazio condiviso, mentre nella seconda soluzione la destinazione funzionale viene lasciata

inalterata.

La posizione di questo edificio è ideale da un punto di vista del suo utilizzo. Si trova infatti

lungo il percorso che deve essere effettuato da tutti gli inquilini per accedere al proprio

appartamento. E' quindi facilmente accessibile e consente di verificare se si stanno

svolgendo attività al suo interno semplicemente tornando a casa.

Per consentirne l'utilizzo da parte di un numero elevato di utenti contemporaneamente, è

stata eliminata la tramezzatura interna all'edificio. Lo stesso si viene a configurare così

come un unico locale con servizi e ripostiglio in ambienti separati. Essendo la casa comune

lo spazio migliore come posizione e dimensione, è stato previsto in questo edificio il

134

Immagine 30: Preesistenza utilizzabile come spazi condivisi

Page 144: Energia sociale

7.Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un condominio romano

posizionamento delle funzioni indispensabili alla creazione di un agire comunitario.

E' stata quindi progettata una ampia cucina idonea alla preparazione dei pasti ed una zona

pranzo-living. Dalle esperienze di vita comunitaria analizzate, è emerso come le cene

condivise siano frequentate da una percentuale di residenti tra il 50% ed il 70%. Essendo

questo un caso più difficile trattandosi di una riqualificazione, si ipotizza un utilizzo

contemporaneo degli spazi da parte di circa la metà dei residenti, dato su cui è stata

dimensionata la capacità ricettiva del locale.

Lo stesso ha un carattere multifunzionale, poiché può essere utilizzato per consumare i

pasti, ma anche come punto di ritrovo o di studio al di fuori degli stessi. Inoltre grazie alla

presenza di alcuni posti letto, è possibile utilizzarlo come sala per gli ospiti, prevedendo un

meccanismo di prenotazione ed eventuale pagamento dei consumi delle utenze.

Utilizzando l'ambiente destinato a ripostiglio come guardaroba degli ospiti, è possibile

ipotizzare una contemporanea espletazione delle funzioni di sala comune e sala degli

ospiti. Nello stesso sarebbe stato possibile prevedere il posizionamento di una lavanderia

comune. Nella proposta formulata tuttavia, questa destinazione non è inserita per alcuni

motivi fondamentali: l'assenza di un ascensore che consenta l'agevole movimentazione dei

panni da lavare, l'assenza di un collegamento coperto con gli edifici e la presenza in ogni

appartamento di una lavatrice privata trattandosi di una preesistenza.

Lo spazio ad uso condiviso può servirsi inoltre di uno spazio all'aperto sul retro della

costruzione, che è stato destinato ad ospitare una zona conviviale dove consumare i pasti

all'aperto ed un'area verde per il relax. Una delle fasce laterali particolarmente difficoltose

da utilizzare data la ridotta larghezza, è stata destinata all'alloggiamento di un punto di

riciclaggio condominiale.

La copertura piana è stata invece convertita in un piacevole tetto giardino la cui vista

gratifica anche gli utenti degli spazi esterni.

Pur trovandosi in posizione ottimale, la casa comune deficita tuttavia di un collegamento

visuale ottimale, essendo gran parte della parete sullo spazio esterno completamente cieca

a proteggere la scala verso il ripostiglio interrato.

135

Page 145: Energia sociale

7.Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un condominio romano

136

Immagine 31: Casa condivisa: preesistenza

Immagine 32: Casa condivisa: progetto

Page 146: Energia sociale

7.Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un condominio romano

Atrii di Accesso

Accedendo ad uno degli edifici dagli spazi esterni ci si ritrova in un piccolo atrio (scheda

n°2) che fa da filtro allo spazio distributivo degli appartamenti al piano terra. Le

dimensioni sono abbastanza limitate e non permettono lo svolgimento di attività

particolarmente complesse. L'obiettivo ancora una volta è quello di creare uno spazio che

non sia solamente di passaggio, ma inviti anche alla sosta ed all'interazione.

La soluzione proposta prevede il posizionamento di un divano in prossimità della nicchia

presente su uno dei due lati. Ovviamente la sola possibilità di sedere non sarebbe

sufficiente se non si crea una ragione per cui sostare e fermarsi. Vista anche la posizione in

un ambiente molto delicato acusticamente, dato il suo collegamento con il vano scale, è

stata proposta la creazione di uno spazio per la lettura. Questa area è pensata soprattutto

per gli utenti adulti ed anziani che ne potrebbero fare un uso ragionevole in orari non

critici. Una buona soluzione sarebbe quella di prevedere l'acquisto comune di giornali e

riviste che potrebbero essere qui lette liberamente, e stimolare quindi i residenti a fermarsi

137

Immagine 33: Vista dell' atrio di accesso

Page 147: Energia sociale

7.Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un condominio romano

al loro arrivo a casa. In una fase iniziale potrebbe esser fatta la proposta di utilizzare

questo spazio senza alcun intervento o costo aggiuntivo. E' facile trovare delle famiglie che

si debbano disfare di uno dei loro divani, o sarebbe comunque possibile reperirlo

facilmente attraverso inserzioni ed annunci gratuiti. Con l'aggiunta di qualche pianta ed un

tavolino, si raggiungerebbero le condizioni minime per stimolare una sosta. Qualora

l'esperimento funzionasse, si potrebbe successivamente pensare di realizzare una serie di

interventi, mirati prevalentemente a migliorare il comfort acustico, visivo ed ambientale. Il

passaggio obbligato in questo spazio, permette il coinvolgimento anche degli utenti meno

inclini all'interazione.

138

Immagine 34: Atrio di accesso: preesistenza

Immagine 35: Atrio di accesso: progetto

Page 148: Energia sociale

7.Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un condominio romano

139

Immagine 36: Atrio di accesso: soluzione proposta

Page 149: Energia sociale

7.Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un condominio romano

Copertura

L'ultimo spazio disponibile è costituito dalla copertura (Scheda n°3) situata al di sopra

dell'ultimo dei 5 livelli. Non è quindi facilmente accessibile da tutti gli utenti.

E' costituita da un ampia superficie completamente vuota, e da due piccoli locali tecnici

entrambi non più utilizzati: uno destinato ad i serbatoi per l'acqua, l'altro alle lavanderie.

Essendo in condizioni non ottimali se ne rende necessaria comunque una ristrutturazione

ed un adeguamento impiantistico. La stessa è infatti disseminata di antenne private per le

telecomunicazioni che possono essere centralizzate.

Per la copertura sono stati proposti due interventi diversi, in base all'utilizzo o meno della

casa comune come luogo di interazione sociale.

Per entrambe le proposte è prevista la creazione di una copertura verde estensiva che a

dispetto di una limitata manutenzione comporterebbe dei grandi vantaggi ambientali, visivi

ed emotivi. La stessa sarebbe resa utilizzabile con l'installazione di pedane in legno che

permettano l'alloggiamento di tavolini per dei momenti conviviali, o sdraio per conversare

140

Immagine 37: Vista della copertura

Page 150: Energia sociale

7.Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un condominio romano

o prendere il sole in estate in compagnia di un buon libro.

Nella prima soluzione gli ambienti della copertura sono pensati per essere utilizzati

prevalentemente dagli adolescenti del condominio. Questi spazi infatti consentono di

fornire loro l'autonomia di cui si sente l'esigenza a questa età, ed allo stesso tempo

permettono di limitare il disagio per gli altri residenti, potendo qui i ragazzi interagire

indisturbatamente. La socializzazione tra i ragazzi è inoltre più semplice, e quindi la

mancanza di incontri casuali dovuta alla posizione sfavorevole non sarebbe determinante.

Inoltre la difficoltà di raggiungere un ambiente all'ultimo livello è particolarmente limitata

per gli utenti giovani.

In questo modo ci sarebbe una differenziazione degli spazi in base alla fascia di età a cui

sono destinati prevalentemente: gli spazi esterni per i bambini ed i loro genitori, l'atrio di

accesso per adulti ed anziani, la copertura per i ragazzi e la casa comune condivisa da tutti i

residenti.

Un'altra funzione proposta sullo spazio in copertura è la realizzazione di un'area per la

141

Immagine 38: Vista di uno dei locali tecini in copertura

Page 151: Energia sociale

7.Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un condominio romano

coltivazione di ortaggi e verdure. La stessa si può servire del locale di servizio adiacente

per il deposito e la pulizia.

Altrimenti qualora venisse proposta la realizzazione di un ascensore, potrebbe posizionarsi

su di uno dei locali tecnici una lavanderia comune, destinando parte della copertura

all'asciugatura degli indumenti.

Nella seconda soluzione proposta invece si è immaginato che gli inquilini non riescano a

trovare un accordo sull'utilizzo della casa come come spazio condiviso. Si porrebbe allora

il problema di trovare un luogo adatto per posizionare le funzioni conviviali.

La soluzione proposta è allora quelle di realizzarle in copertura, sebbene un prerequisito

importante sarebbe la realizzazione di un impianto ascensore.

In questo caso ci si troverebbe con il problema di avere due locali non comunicanti di

limitata superficie, che devono però ospitare un elevato numero di persone

contemporaneamente. La soluzione pensata prevede l'ampliamento dei locali tecnici fino a

raggiungere l'estensione dell'attuale vano scala. In questo modo sarebbe possibile ampliare

la superficie disponibile e prevedere delle aperture direttamente sul pianerottolo delle

scale, consentendo la comunicazione diretta dei due spazi attraverso un percorso coperto.

In una delle stanze sarebbe possibile alloggiare degli spazi per i pasti sufficienti a

soddisfare l'affluenza prevista dei residenti durante le cene comuni, mentre nell'altro locale

troverebbero posto la cucina ed i servizi igienici. Un piccolo ripostiglio con apertura

esterna rimarrebbe come deposito per lo spazio dedicato ad orto urbano. Per favorire

l'illuminazione naturale è prevista la demolizione di parte delle tamponature.

142

Page 152: Energia sociale

7.Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un condominio romano

143

Immagine 39: Copertura: preesistenza

Page 153: Energia sociale

7.Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un condominio romano

144

Immagine 40: Copertura: soluzione progettuale 1

Page 154: Energia sociale

7.Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un condominio romano

145

Immagine 41: Copertura: soluzione progettuale 2

Page 155: Energia sociale

7.Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un condominio romano

146

Immagine 42: Copertura: visualizzazione della soluzione proposta

Page 156: Energia sociale

7.Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un condominio romano

Uno sguardo alla scala urbanistica

Fino ad adesso ci siamo limitati a pensare al livello del singolo condominio.

Cercando di ampliare lo sguardo come suggerisce la scheda n° 9 ed ipotizzando che ci sia

una volontà generalizzata di cambiamento di stile di vita, o che siano le amministrazioni

stesse a farsi promotrici di questa spinta, si potrebbe pensare di creare dei poli aggregativi

condivisi tra diverse strutture già ristrutturate verso la coabitazione. Questi non possono

fungere da catalizzatori quotidiani, poiché si andrebbe a perdere l'efficacia della scala

umana e del senso di appartenenza. Servono però per mettere in relazione le diverse

esperienze e favorirne il contatto: in questo modo le possibilità di superare il problema

della creazione di un vicinato elettivo con interessi condivisi partendo da una situazione

abitativa e sociale preesistente è più semplice, poiché qualora non si instauri un sentimento

di condivisione con il proprio condominio, è possibile partecipare alle attività di un gruppo

vicino.

147

Immagine 43: Spazio all'aperto da trasformare in una centralità locale condivisa

Page 157: Energia sociale

7.Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un condominio romano

Nel caso studio analizzato sono stati individuati dei confini virtuali che racchiudono diversi

edifici in base al numero di residenti, vicinanza e possibilità di condivisione degli spazi

(Immagine 46). Ognuno di questi costituisce un cluster in cui creare una coabitazione con

strutture comuni indipendenti. Le stesse, visibili nello schema elaborato con delle linee a

zig-zag, sarebbero collegate ad una serie di strutture condivise comuni a più complessi,

costituite da spazi interni ed esterni. In particolare tutti i cluster sono collegati ad uno

spazio aperto attualmente privato, e che dall'analisi svolta è risultato essere decisamente

sottoutilizzato.

E d'altronde la configurazione dello spazio stesso non permette di ipotizzarne un uso,

poiché non vi è alcuna possibilità di attività: lo spazio è decentrato rispetto all'edificio cui

appartiene, e non presenta alcuno spazio di sosta ed interazione. Ed infatti come si può

vedere dalla Immagine 43 è attualmente utilizzato solamente come parcheggio aggiuntivo.

Da questo spazio aperto condiviso tutti i cluster possono accedere a quella che è stata

individuata come la struttura che potrebbe ospitare le attività comuni (Immagine 44). Si

148

Immagine 44: Vista della copertura dell'edificio da utilizzare come centralità condivisa

Page 158: Energia sociale

7.Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un condominio romano

tratta di una abitazione monofamiliare con cortile privato, attualmente abitata da un nucleo

familiare. Qui possono essere previsti gli spazi conviviali per cene condivise e riunioni. Sul

lato della casa comune sono invece presenti una serie di box auto privati (Immagine 45),

che potrebbero essere riqualificati ed utilizzati per creare degli spazi da destinare ai vari

gruppi di attività: officina per il fai da te, atelier artistico, palestra, magazzino del riuso,

etc.

Anche la copertura degli spazi comuni, particolarmente estesa, può essere riqualificata con

la creazione di una copertura verde e destinata all'utilizzo del vicinato.

Tutto lo spazio al livello stradale deve essere immaginato completamente libero da

recinzioni e percorribile in tutta la sua estensione, con le automobili lasciate al suo esterno.

I giardini privati sarebbero convertiti in spazi pubblici e semiprivati, che consentirebbero

di ottenere al livello stradale una piastra continua pedonale e protetta.

Pensando ad una progettazione più radicale si può ipotizzare una limitazione dell'utilizzo

delle automobili, e dello spazio destinato al loro parcheggio, che potrebbe essere

riconvertito in spazi utili per la cittadinanza. Nel quartiere considerato sono attualmente

presenti due centri commerciali con parcheggi multipiano, che potrebbero essere utilizzati

dai residenti durante la notte, quando normalmente sono chiusi. Il primo ha una

disponibilità di 1400 posti auto, il secondo fornisce parcheggi su 4 livelli. Da soli non sono

attualmente in grado di fronteggiare tutta la richiesta di posti auto, essendo la popolazione

del quartiere Alessandrino, in cui il caso studio è situato, di circa 40 000 abitanti.

Roma attualmente detiene il record europeo del numero di autovetture: ogni 1000 abitanti

ne sono presenti 720, contro le sole 60 di Barcellona e 50 di Francoforte (fonte Eurostat

2008).

Ciò significa che sono presenti nel quartiere circa 28 800 automobili. Se invece seguissimo

il virtuosismo di Barcellona, le automobili sarebbero solamente 2400, e le due sole

strutture menzionate sarebbero in grado si soddisfare ampiamente la richiesta di sosta

prolungata, liberando completamente la superficie stradale dai parcheggi. Ciò in via

quantitativa, perché essendo situati ad una distanza di circa 2 km l'uno dall'altro, non

sarebbero in grado di soddisfare tutti gli utenti senza altre grandi strutture che possano

fronteggiare le necessità dei punti più distanti. Ma questo esempio fa capire quali siano le

potenzialità di una limitazione del numero delle automobili. Sebbene la riduzione da 720 a

149

Page 159: Energia sociale

7.Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un condominio romano

60 automobili ogni 1000 abitanti possa sembrare irrealizzabile, nel Capitolo 3. Analisi

energetica, abbiamo visto come il vivere in coabitazione permetta di ridurre fino al95%

l'utilizzo dell'automobile, grazie a delle dinamiche di condivisione, car-sharing, car-pooling

e limitazione degli spostamenti, rendendo l'obiettivo fissato più concreto.

150

Immagine 45: Box auto riutilizzabili per locali condivisi

Page 160: Energia sociale

7.Applicazione ad un caso studio: rivitalizzazione di un condominio romano

151

Immagine 46: Proposta di riqualificazione del vicinato in ottica condivisa

Page 161: Energia sociale

8.Conclusioni

8. Conclusioni

La società attuale si sta evolvendo verso una sempre maggiore perdita di socialità cui

corrisponde un parallelo incremento dei consumi energetici.

L'energia utilizzata è fortemente dipendenti dalla composizione del nucleo familiare e dallo

stile di vita degli individui. Nel mondo occidentale i nuclei composti da persone singole

sono in crescita, nonostante questa condizione non sia sempre voluta, ma spesso dettata da

necessità lavorative, eventi affettivi o traumatici. A questo cambiamento della

composizione dei nuclei familiari non è corrisposto una relativa variazione dell'offerta

abitativa disponibile. Al 2001 i nuclei singoli costituivano in Italia il 24,89% del totale.

Poiché i consumi di una persona in una abitazione con 3 abitanti equivalgono a solo il

48% di quelli di una famiglia mononucleare, agire con politiche che favoriscano la

condivisione degli spazi può sicuramente essere una misura efficace per la riduzione dei

consumi energetici.

Un ulteriore consistente incremento dell'efficienza può essere fornito dalla condivisione

degli spazi non solo all'interno di un singolo nucleo, ma tra più nuclei di uno stesso

vicinato. Questa misura è particolarmente efficace quando alla condivisione degli spazi

corrisponde una interazione intenzionale tra gli abitanti. Ciò permette di generare una serie

di pratiche e consuetudini di vita comune che abbattono le necessità energetiche. La

condivisione di automobili e lo sviluppo di una maggiore interazione in loco, ha permesso

di ridurre i chilometri percorsi da un minimo del 9% ad un massimo di addirittura il 95%

negli esempi studiati.

Tra le varie opzioni analizzate, quella della coabitazione (cohousing) è risultata essere

particolarmente adatta alle condizioni urbane italiane, poiché permette di condividere degli

spazi pur mantenendo un appartamento privato, con superficie ridotta, per ciascun nucleo.

La privacy degli abitanti non è quindi limitata, poiché liberi di decidere se partecipare o

meno alle attività comunitarie. Inoltre la condivisione di locali permette di avere servizi

aggiuntivi che da soli non si sarebbe in grado di mantenere.

La riduzione della superficie degli appartamenti si è rivelata essere del 36% in Danimarca

e del 42% negli Stati Uniti. Ciò significa ridurre lo spazio da dover climatizzare e permette

di risparmiare l'energia necessaria a costruzione, manutenzione e dismissione. Abitazioni

152

Page 162: Energia sociale

8.Conclusioni

più compatte permettono inoltre di creare insediamenti più densi, riducendo le distanze da

dover percorrere. Lo stesso discorso è valido per la condivisione di elettrodomestici ed

attrezzature quali lavatrici, utensili per il fai da te, stampanti. La riduzione dei costi

energetici di produzione e smaltimento è di oltre il 90%. La condivisione di attività

giornaliere, quali le cene in comune permettono di ridurre oltre al consumo energetico

dovuto alla cottura, all'illuminazione, ai televisori, il tempo necessario per la preparazione

dei pasti e la pulizia. La riduzione dei consumi è stata stimata essere negli Stati Uniti di un

ulteriore 20%, e prestando servizio per due o tre volte al mese, è possibile usufruire per

tutti i giorni restanti di pasti pronti e variegati.

Vivere in coabitazione produce anche vantaggi non direttamente collegati all'energia.

Permette di incrementare il senso di appartenenza al luogo riducendo così gli episodi di

vandalismo ed aumentando il livello di sicurezza percepita; riduce la richiesta di strutture

assistenziali e ricreative; permette la trasmissione di conoscenze ed incrementa lo scambio

locale di servizi e prodotti; aumenta il senso di soddisfazione degli abitanti e diminuisce la

rotazione dei proprietari; favorisce l'accettazione di uno stile di vita sostenibile e di

pratiche di vita ecologica come il riciclaggio, la riduzione degli sprechi e la limitazione

degli spostamenti carrabili.

In Italia le nuove costruzioni ammontano a solo lo 0,99% del patrimonio edilizio esistente.

Per l'integrazione di uno stile di vita alternativo come quello della coabitazione, risulta

quindi essenziale sviluppare delle metodologie di intervento sull'esistente.

Delle linee guida dal punto di vista architettonico sono state fornite con la presente

trattazione. Di primaria importanza risulta però essere la connessione sociale degli

individui per permettere il corretto funzionamento di questo modello. Poiché l'incremento

di socialità genera una riduzione dei consumi, proporre una “ristrutturazione sociale”

equivale alla progettazione di un intervento di risanamento energetico, ed allo stesso modo

andrebbe incentivato dallo stato. Grande è quindi il supporto che devono fornire gli enti

pubblici per permettere un completo sviluppo di questa possibilità. In prospettiva futura,

anche qualora la percentuale della popolazione residente in situazioni di coabitazione

rimanga limitata, grande è il ruolo che può rivestire nel formare una cultura comune del

rispetto dell'ambiente e di una ripristinata vita sociale, permettendo di svincolarsi da una

logica consumistica.

153

Page 163: Energia sociale

9.Appendice

9. Appendice

Allegato A QuestionarioTempo di compilazione previsto:

Informazioni generali

Rapporti di prossimità

Comportamento

Energia

Consumi energetici

1 minuto e 30 secondi

30 secondi

1 minuto

40 secondi

Variabile

Parte 1: Informazioni GeneraliComune: (Es. Milano, Taormina, Pescasseroli, etc.)Stato familiare Single

Coppia senza figli

Coppia con figli

Altro

Tipologia di abitazione Condominio

Monofamiliare

Bifamiliare

Schiera

Altro

Strutture comuni in condivisione con i vicini: se presenti

indicare nome e m2 se conosciuti(es.: lavanderia 9 m2, sala TV 20 m2, sala riunioni 20m2, cucina 14 m2, etc.)

Quali altri spazi ti piacerebbe avere in condivisione?

Superficie totale strutture comuni: m2

Abitanti totali edificio, condominio, o villaggio: Superficie Appartamento privato: m2

154

Page 164: Energia sociale

9.Appendice

Numero di abitanti appartamento:Rispetto all'ambiente pensi di essere: ecologista

attento

normale

sprecone

non mi interessa

Parte 2: Rapporti di prossimitàTipologia di vicinato: Standard: Quartiere-

Paese-Città

Campagna

Co-Housing

Condominio Solidale

Ecovillage

Comune

Altro Se incontri qualcuno all'accesso dell'edificio: fai finta di niente

saluti e passi

ti fermi a chiacchierare

lo inviti a casa tuaQuanti dei tuoi vicini conosci? nessuno

qualcuno

molti

tuttiCome persona ti definiresti: molto socievole

socievole

normale

riservato

individualista

155

Page 165: Energia sociale

9.Appendice

Nell'ultimo mese con quante persone diverse ti sei incontrato? meno di 5

fino a 10

fino a 20

oltre 20

Parte 3: ComportamentoQuante ore al giorno passi solo nella tua camera? meno di 1 ora

1 ora

2 ore

3 ore

più di 3 oreEd in sale comuni in compagnia? meno di 1 ora

1 ora

2 ore

3 ore

più di 3 oreQuante volte ti capita di cucinarti da solo? Mai

Raramente

A volte

Frequentemente

SpessoIn un mese quante volte ti capita di mangiare in più di 6

persone dentro una casa?

Mai

1 volta

3 volte

8 volte

Più di 8Nella tua abitazione, quante persone ci sono solitamente

davanti alla stessa TV?

Non ho la TV

1 persona

2 persona

4 persona

Più di 4

156

Page 166: Energia sociale

9.Appendice

Un PC da quante persone è usato? Non ho il PC

1 persona

2 persona

4 persona

Più di 4La stessa automobile, da quante persone è utilizzata? Non ho l'auto

1 persona

2 persona

4 persona

Più di 4Ti capita di usare la lavatrice a mezzo carico? Mai

Raramente

A volte

Frequentemente

SpessoRispetto ai tuoi conoscenti pensi di utilizzare il riscaldamento molto di meno

di meno

uguale

di più

molto di più

Parte 4: EnergiaRiscaldamento dell'abitazione: Gas

Gasolio

Elettrico

Biomassa (Legna,

Pellets, etc.)

Solare Termico

Geotermia

Altro

157

Page 167: Energia sociale

9.Appendice

Riscaldamento dell'acqua calda Gas

Gasolio

Elettrico

Biomassa (Legna,

Pellets, etc.)

Solare Termico

Geotermia

Altro

Riguardo all'isolamento termico, la tua abitazione ha: Nessun isolamento

Poco isolamento

Buon isolamento

Molto isolamento

Accorgimenti ecologici-rinnovabili presenti: Solare Termico

Fotovoltaico

Eolico

Recupero acque

piovane

Altro

I tuoi elettrodomestici sono: Molto vecchi (Classe

G)

Standard, poco

efficienti

Efficienti (Classe A)

Molto Efficienti

158

Page 168: Energia sociale

9.Appendice

La tua casa è illuminata principalmente con lampade: Incandescenza

Basso Consumo

Alogene

Led

AltroIn che modo ti sposti maggiormente in città? automobile privata

car pooling

car sharing

mezzi pubblici

bicicletta

piedi

altro

Parte 5: Consumi Energetici

Sebbene questa parte sia molto breve, richiede un po' più di

impegno per la compilazione, poiché bisogna consultare le

bollette. Ai fini dei miei studi è però la parte più importante,

quindi vi chiedo un piccolo sforzo finale

Consumo Energia Elettrica negli ultimi 12 mesi. (Sommare le

ultime bollette) Esempio di una bolletta:

Kwh

Se sconosciuto

indicare il costo

indicativo annuale

non conosciuto

159

Page 169: Energia sociale

9.Appendice

Consumi medi giornalieri degli ultimi periodi

(se presenti scrivere data delle letture e kWh/giorno) Esempio

sotto:

non conosciuto

Elettricità usata per: Cucinare

Riscaldare

Acqua calda

Altro

Consumo gas negli ultimi 12 mesi m3

Se sconosciuto

indicare il costo

indicativo annuale €

non conosciuto

Gas usato per: Cucinare

Riscaldare

Acqua calda

Altro

160