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- Enciclopedia degli Autori Italiani - Enciclopedia degli Autori Italiani - Enciclopedia degli Autori Italiani - - Enciclopedia degli Autori Italiani - Enciclopedia degli Autori Italiani - - E n c i c l o p e d i a d e g l i A u t o r i I t a l i a n i - E n c i c l o p e d i a d e g l i A u t o r i I t a l i a n i - E n c i c l o p e d i a d e g l i A u t o r i I t a l i a n i - - INDICE - A.L.I. Penna d’Autore © All rights reserved lettura della «Coscienza di Zeno»), la sua opera si è sempre svolta in maniera sotterranea eppure efficace: le numerose segnalazioni editoriali sono state di grande aiuto per far conoscere alcuni capolavori stranieri (per esempio «L’uomo senza qualità» di Robert Musil) e indirizzare la politica culturale di alcune case editrici (Einaudi e Adelphi). Legato al- l’ambiente triestino, i suoi scritti sono stati pubblicati postumi: «Lettere editoriali» (1968), «Note senza testo» (1970) e il romanzo «Il capitano di lungo corso» (1974), tutti riuniti poi nel 1984 in «Scritti», integrati dalle lettere indirizzate a Montale. BAZZERO AMBROGIO (Milano, 1851-1882) - Studiò la storia e il dramma, mostrò interessi nell'archeologia e nella storia dell'arte; amò in particolare la letteratura cavalleresca e le passioni estreme che trasporta- vano i personaggi di quelle opere. Scrisse «Ugo, scene del secolo X», un romanzo storico di cui pubblicò la prima parte nel 1876. Frequentò gli ambienti degli scapigliati milanesi della Vita Nuova. Più che per i dram- mi, i racconti storici e le pagine autobiografiche, di un romanticismo deteriore («La storia di un’anima», 1885), va ricordato per «Malinconie di un antiquario», interessante per talune ricerche stilistiche e certa at- mosfera di sogno. BECCARI AGOSTINO (Ferrara, 1510 circa-1590) - È autore di una «favola pastorale», il «Sacrificio», rappresentata per la prima volta a Ferrara nel 1554 con musiche di Alfonso della Vuola e stampata nel 1555. L’opera, che si ispira alla tradizione dell’egloga pastorale, ma tie- ne conto anche della commedia e tragedia contemporanee, e delle poeti- che aristoteliche, fu tra i modelli dell’«Aminta» del Tasso. BECCARI ANTONIO (Ferrara, 1315-1373) - Viene citato nei codici come Maestro Antonio da Ferrara. Visse avventurosamente, con conti- nui trasferimenti da una città all’altra (Bologna, Padova, Venezia e Ravenna). Corrispondente poetico del Petrarca, è un esempio tipico di poeta cortigiano trecentesco: grande versatilità, ispirazione eclettica, notevole perizia metrica. Dà i risultati migliori nelle «canzoni dispera- te», che fondano un genere in cui si proveranno anche altri rimatori. BECCUTI FRANCESCO, detto il Coppetta (Perugia, 1509-1553) - Partecipò alla politica della sua città ricoprendo cariche pubbliche. L’in- teresse della sua produzione poetica, non risiede tanto nella pur prege- vole qualità formale, quanto in quella dei contenuti. Coppetta approfittò infatti dell’enorme tolleranza verso l’omosessualità esistente in Italia poco prima dell’inizio della Controriforma, per discutere dei propri amori omo- sessuali con una schiettezza che pochi decenni dopo sarebbe divenuta impensabile: basterà dire che fra le sue poesie si annoverano due lunghe composizioni sui “pro” e “contro” della sodomia omosessuale: la com- posizione edita «Contro la pederastia» (1547-1553) e la composizione edita «In lode della pederastia». La massima parte delle sue poesie omo- sessuali è dedicata all’amore per Francesco Bigazzini (cantato col nome di «Alessi»), che durò dal 1547 al 1553. L’estremo interesse di questo canzoniere petrarchista è dato dal fatto che volle riassumerne tutte le fasi: dall’inizio alle ripulse (Bigazzini è eterosessuale e non gradisce le dichiarazioni di “casto” amore del Coppetta), alle rivalità con altri omo- sessuali (Agnolo Felice Mansueti, Pellino Pellini e Fabio Stratta); il tut- to vissuto, si direbbe, in modo esplicito (nonostante Beccuti fosse sposa- to). Il canzoniere del Coppetta è un documento sociale, umano e perfino antropologico, oltre che letterario, praticamente unico nel suo genere, in quanto rappresenta una parte importante della storia dell’omosessualità. Postume furono pubblicate le sue «Rime». BECELLI GIULIO CESARE (Verona, 1686-1750) - Sostenitore del- la poesia moderna nei trattati «Della novella poesia» (1732) e «L’esame della rettorica antica a uso della moderna» (1739), assunse invece una posizione rigidamente arcaizzante nei confronti della lingua: «Se oggidì scrivendo si debba usare la lingua italiana del buon secolo» (1737). BECHI GIULIO (Firenze 1870-Monte San Michele 1917) - È autore di vivaci romanzi di costume, ispirati a esperienze di vita militare, di lotta politica, di viaggio: «Tra il bianco e il nero» (1898), «Caccia grossa, scene e figure del banditismo sardo» (1900), «I racconti del bivacco» nel BECCARIA CESARE (Milano 1738-1794) - Dopo il matrimonio con la sedicenne Teresa Blasco il padre lo cacciò di casa e fu ospitato da Pietro Verri. Grazie a questa amicizia en- trò a far parte del cenacolo dei fratelli Pietro e Alessandro Verri, collaborò alla rivista «Il Caffè» e nel 1761 contribuì a creare l’«Accademia dei Pugni» mirante a rispetta- re i concetti di legalità che, a suo parere, por- tava l’uomo acculturato ad essere meno in- cline a commettere delitti. Da qui le discus- sioni con gli amici Verri divennero forti e gli venne l’impulso di scrivere un libro che spin- gesse a una riforma in favore dell’umanità più sofferente. Dopo aver pubblicato dei semplici articoli di economia, nel 1764 diede alle stampe «Dei delitti e delle pene», ini- zialmente anonimo, breve scritto contro la tortura e la pena di morte che ebbe enorme fortuna in tutta Europa e nel mondo, in particolar modo in Francia e negli Stati Uniti, dove incontrò l’apprezzamento en- tusiastico di Thomas Jefferson, di Voltaire e dell’abate filosofo André Morellet, che lo consi- derarono come un vero e proprio capolavoro. Di contro, però, l’opera fu messa all’Indice dei libri proibiti dalla Chiesa a causa della distinzio- ne tra peccato e reato. Dopo un breve viaggio a Parigi, invitato dai filosofi francesi desidero- si di conoscerlo, rientrò a Milano e divenne professore di Scienze Camerali; tra l’altro pro- gettò di realizzare una grande opera sulla con- vivenza umana, ma non fu completata. Sua figlia Giulia (mai riconosciuta da Beccaria in quanto frut- to di una relazione extraconiugale della sua seconda mo- glie Anna Barbò), si sposò con il conte Pietro Manzoni, più vecchio di lei di vent’anni, e divenne la madre del più gran- de letterato italiano dell’800: Alessandro Manzoni. BECCADELLI ANTONIO, det- to il Panormita (Palermo 1394- Napoli 1471) - Studiò diritto nel- le università di Siena, Bologna e Pavia. Poeta e storiografo di cor- te a Milano, presso Filippo Ma- ria Visconti, successivamente in- segnò all’Università di Pavia. Venne incoronato poeta nel 1432, a Siena, dall’imperatore Sigismondo. Passò poi a Napoli presso Alfonso d’Aragona quale segretario di Stato, e fon- dò l’accademia da lui detta Antoniana e in seguito Acca- demia Pontaniana. La sua opera più nota è l’«Hermaphro- ditus», raccolta di poesie assai licenziose latine ispirate a Catullo e Marziale. A ricordo del suo periodo napoleta- no ci è rimasta l’opera «De dictis et factis Alphonsi regis Aragonum».

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lettura della «Coscienza di Zeno»), la sua opera si è sempre svolta inmaniera sotterranea eppure efficace: le numerose segnalazioni editorialisono state di grande aiuto per far conoscere alcuni capolavori stranieri(per esempio «L’uomo senza qualità» di Robert Musil) e indirizzare lapolitica culturale di alcune case editrici (Einaudi e Adelphi). Legato al-l’ambiente triestino, i suoi scritti sono stati pubblicati postumi: «Lettereeditoriali» (1968), «Note senza testo» (1970) e il romanzo «Il capitano dilungo corso» (1974), tutti riuniti poi nel 1984 in «Scritti», integrati dallelettere indirizzate a Montale.

BAZZERO AMBROGIO (Milano, 1851-1882) - Studiò la storia e ildramma, mostrò interessi nell'archeologia e nella storia dell'arte; amò inparticolare la letteratura cavalleresca e le passioni estreme che trasporta-vano i personaggi di quelle opere. Scrisse «Ugo, scene del secolo X», unromanzo storico di cui pubblicò la prima parte nel 1876. Frequentò gliambienti degli scapigliati milanesi della Vita Nuova. Più che per i dram-mi, i racconti storici e le pagine autobiografiche, di un romanticismodeteriore («La storia di un’anima», 1885), va ricordato per «Malinconiedi un antiquario», interessante per talune ricerche stilistiche e certa at-mosfera di sogno.

BECCARI AGOSTINO (Ferrara, 1510 circa-1590) - È autore di una«favola pastorale», il «Sacrificio», rappresentata per la prima volta aFerrara nel 1554 con musiche di Alfonso della Vuola e stampata nel1555. L’opera, che si ispira alla tradizione dell’egloga pastorale, ma tie-ne conto anche della commedia e tragedia contemporanee, e delle poeti-che aristoteliche, fu tra i modelli dell’«Aminta» del Tasso.

BECCARI ANTONIO (Ferrara, 1315-1373) - Viene citato nei codicicome Maestro Antonio da Ferrara. Visse avventurosamente, con conti-nui trasferimenti da una città all’altra (Bologna, Padova, Venezia eRavenna). Corrispondente poetico del Petrarca, è un esempio tipico dipoeta cortigiano trecentesco: grande versatilità, ispirazione eclettica,notevole perizia metrica. Dà i risultati migliori nelle «canzoni dispera-te», che fondano un genere in cui si proveranno anche altri rimatori.

BECCUTI FRANCESCO, detto il Coppetta (Perugia, 1509-1553) -Partecipò alla politica della sua città ricoprendo cariche pubbliche. L’in-teresse della sua produzione poetica, non risiede tanto nella pur prege-vole qualità formale, quanto in quella dei contenuti. Coppetta approfittòinfatti dell’enorme tolleranza verso l’omosessualità esistente in Italia pocoprima dell’inizio della Controriforma, per discutere dei propri amori omo-sessuali con una schiettezza che pochi decenni dopo sarebbe divenutaimpensabile: basterà dire che fra le sue poesie si annoverano due lunghe

composizioni sui “pro” e “contro” della sodomia omosessuale: la com-posizione edita «Contro la pederastia» (1547-1553) e la composizioneedita «In lode della pederastia». La massima parte delle sue poesie omo-sessuali è dedicata all’amore per Francesco Bigazzini (cantato col nomedi «Alessi»), che durò dal 1547 al 1553. L’estremo interesse di questocanzoniere petrarchista è dato dal fatto che volle riassumerne tutte lefasi: dall’inizio alle ripulse (Bigazzini è eterosessuale e non gradisce ledichiarazioni di “casto” amore del Coppetta), alle rivalità con altri omo-sessuali (Agnolo Felice Mansueti, Pellino Pellini e Fabio Stratta); il tut-to vissuto, si direbbe, in modo esplicito (nonostante Beccuti fosse sposa-to). Il canzoniere del Coppetta è un documento sociale, umano e perfinoantropologico, oltre che letterario, praticamente unico nel suo genere, inquanto rappresenta una parte importante della storia dell’omosessualità.Postume furono pubblicate le sue «Rime».

BECELLI GIULIO CESARE (Verona, 1686-1750) - Sostenitore del-la poesia moderna nei trattati «Della novella poesia» (1732) e «L’esamedella rettorica antica a uso della moderna» (1739), assunse invece unaposizione rigidamente arcaizzante nei confronti della lingua: «Se oggidìscrivendo si debba usare la lingua italiana del buon secolo» (1737).

BECHI GIULIO (Firenze 1870-Monte San Michele 1917) - È autoredi vivaci romanzi di costume, ispirati a esperienze di vita militare, dilotta politica, di viaggio: «Tra il bianco e il nero» (1898), «Caccia grossa,scene e figure del banditismo sardo» (1900), «I racconti del bivacco»

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BECCARIA CESARE (Milano 1738-1794) -Dopo il matrimonio con la sedicenne TeresaBlasco il padre lo cacciò di casa e fu ospitatoda Pietro Verri. Grazie a questa amicizia en-trò a far parte del cenacolo dei fratelliPietro e Alessandro Verri, collaborò allarivista «Il Caffè» e nel 1761 contribuì a crearel’«Accademia dei Pugni» mirante a rispetta-re i concetti di legalità che, a suo parere, por-tava l’uomo acculturato ad essere meno in-cline a commettere delitti. Da qui le discus-sioni con gli amici Verri divennero forti e glivenne l’impulso di scrivere un libro che spin-gesse a una riforma in favore dell’umanità più sofferente.Dopo aver pubblicato dei semplici articoli di economia,nel 1764 diede alle stampe «Dei delitti e delle pene», ini-zialmente anonimo, breve scritto contro la tortura e la penadi morte che ebbe enorme fortuna in tutta Europa e nel

mondo, in particolar modo in Francia e negliStati Uniti, dove incontrò l’apprezzamento en-tusiastico di Thomas Jefferson, di Voltaire edell’abate filosofo André Morellet, che lo consi-derarono come un vero e proprio capolavoro.Di contro, però, l’opera fu messa all’Indice deilibri proibiti dalla Chiesa a causa della distinzio-ne tra peccato e reato. Dopo un breve viaggio aParigi, invitato dai filosofi francesi desidero-si di conoscerlo, rientrò a Milano e divenneprofessore di Scienze Camerali; tra l’altro pro-gettò di realizzare una grande opera sulla con-vivenza umana, ma non fu completata. Sua

figlia Giulia (mai riconosciuta da Beccaria in quanto frut-to di una relazione extraconiugale della sua seconda mo-glie Anna Barbò), si sposò con il conte Pietro Manzoni, piùvecchio di lei di vent’anni, e divenne la madre del più gran-de letterato italiano dell’800: Alessandro Manzoni.

BECCADELLI ANTONIO, det-to il Panormita (Palermo 1394-Napoli 1471) - Studiò diritto nel-le università di Siena, Bologna ePavia. Poeta e storiografo di cor-te a Milano, presso Filippo Ma-ria Visconti, successivamente in-segnò all’Università di Pavia.Venne incoronato poeta nel 1432,

a Siena, dall’imperatore Sigismondo. Passò poi a Napolipresso Alfonso d’Aragona quale segretario di Stato, e fon-dò l’accademia da lui detta Antoniana e in seguito Acca-demia Pontaniana. La sua opera più nota è l’«Hermaphro-ditus», raccolta di poesie assai licenziose latine ispirate aCatullo e Marziale. A ricordo del suo periodo napoleta-no ci è rimasta l’opera «De dictis et factis Alphonsi regisAragonum».