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- Enciclopedia degli Autori Italiani - Enciclopedia degli Autori Italiani - Enciclopedia degli Autori Italiani - - Enciclopedia degli Autori Italiani - Enciclopedia degli Autori Italiani - - E n c i c l o p e d i a d e g l i A u t o r i I t a l i a n i - E n c i c l o p e d i a d e g l i A u t o r i I t a l i a n i - E n c i c l o p e d i a d e g l i A u t o r i I t a l i a n i - - INDICE - A.L.I. Penna d’Autore © All rights «Giornale storico della letteratura italiana» dal 1938 al 1952, fu uno dei maggiori maestri della sua disciplina, esperto medievalista, ottimo cono- scitore della letteratura italiana, buon dilettante di varie letterature euro- pee. Tra le sue raccolte di saggi meritano di essere ricordate: «Il maggio delle fate e altri studi di letteratura francese» (1929), «Fabrilia» (1930), «Storia e poesia» (1936), «Poesia nel tempo» (1948). Utilissima la sua guida bibliografica «Gli studi franco-italiani nel primo quarto del seco- lo» (1928). Vanno ricordate anche le edizioni di Villon, «Le lais, le testament e les ballades» (1944) e di Petrarca, «Rime e Trionfi» (1953). NERI IPPOLITO (Empoli, 1652-1708) - Medico, fu allievo di F. Redi. Scrisse un poema eroicomico in ottave, «La presa di San Miniato», pub- blicato postumo nel 1760, che narra la conquista (fantastica) di San Miniato da parte degli Empolesi con un esercito composto da fanti e da capre r che rientra tra i poemi scritti a imitazione della «Secchia Rapita» del Tassoni. Nel 1700 pubblicò un volumetto dal titolo «Saggi di rime amorose, sacre ed eroiche» dedicate a Ferdinando Terzo principe di To- scana. NICCOLÒ CORREGGIO (Ferrara[?], 1450-1508) - Imparentato con la casa d’Este, visse in varie città italiane (Milano, Ferrara, Firenze) as- solvendo vari compiti (diplomatici o militari). Esercita l’attività poetica in una dimensione cortigiana. Nello stile è sostanzialmente fedele alla lezione petrarchesca. Di lui restano alcune liriche, il poemetto in ottava rima «Fabula Psiches et Cupidinis» (1491) e il dramma «Fabula di Cefalo» rappresentato a Ferrara nel 1487. NICOLINI GIUSEPPE (Brescia, 1788- 1855) - Dapprima classicista, aderì poi al Romanticismo, collaborando tra l’altro al «Conciliatore». Dal 1836 fu segretario dell’Ateneo bresciano. Tra i suoi scritti si ricorda- no alcuni poemetti didascalici («La coltivazione dei cedri», 1819), una traduzione delle «Bucoliche», una «Vita» del Byron e la versione di al- cuni poemetti byroniani, tre «Ragionamenti sulla storia di Brescia», un saggio su W. Scott pubblicato nella «Rivista europea» di Milano. NICOMACO FLAVIANO VIRIO (Virius Nicomachus Flavianus, 334-394 circa) - Discendente di una delle più prestigiose famiglie di Roma, trascorse la vita tra gli studi e alte cariche civili e militari, occu- pandosi di storia, di filosofia e di grammatica. Già vicario d’Africa (363) fu poi nominato questore di palazzo (382) e in seguito prefetto del pretorio NENCIONI GIOVANNI (Fi- renze, 1911-2007) - Docente di storia della lingua italiana al- l’Università di Firenze e poi di linguistica italiana alla Scuola normale di Pisa, presidente dell’Accademia della Crusca, si occupò di lingue classiche, di teoria linguistica e di storia della lingua e stilistica italiana. Opere principali: «Idealismo e realismo nella scienza del lin- guaggio» (1946), «Ipponatte nell’ambiente culturale e linguistico dell’Anatolia occi- dentale» (1950), «Fra grammatica e retorica» (1953), «La lingua di Michelangelo» (1965), «Tra grammatica e reto- rica. Da Dante a Pirandello» (1983), «Di scritto e di parla- to, Discorsi linguistici» (1984), «Francesco De Sanctis e la questione della lingua» (1984), «Trittico manzoniano» (1987), «La lingua dei Malavoglia e altri scritti di prosa, poesia e memoria» (1988), «Saggi di lingua antica e mo- derna» (1989), «La lingua di Manzoni» (1993). NICCOLINI GIOVAN BATTISTA (Ba- gni di San Giuliano [PI] 1782-Firenze 1861) - Docente di storia e di mitologia al- l’Accademia fiorentina di belle arti e acca- demico della Crusca, si formò nel campo delle Lettere presso la scuola degli Scolopi, dove fu attratto fortemente dal latino e so- prattutto dal greco, lingue alle quali si de- dicò con traduzioni e composizioni. In quel periodo frequentò Giovanni Fantoni e co- nobbe Ugo Foscolo, con il quale instaurò una profonda e duratura amicizia. La sua fama è legata soprattutto alle tragedie classicistiche che, attraverso temi storici, fornivano alle- goricamente dei richiami a uno spirito patriottico, che han- no come tema il riscatto nazionale e la libertà del popolo. Di questa produzione vanno ricordate le tragedie «Nabuc- co» (stampata a Londra nel 1819), «Antonio Foscarini» (rappresentata nel 1827), «Giovanni da Procida» (rappre- sentata nel 1830), «Arnaldo da Brescia» (1837 e 1843), «Bea- trice Cenci» (apparsa nel 1854 come rifacimento di «I Cenci» di Percy Bysshe Shelley). Oltre che dell'attività di tragediografo, affrontò inten- samente il problema delle arti figurative; in particolare si ricordano i due discorsi dell'«Elogio di Andrea Orcagna» (1816) e dell'«Elogio di Leon Battista Alberti» (1819). Si occupò inoltre della questione della lingua, che in quegli anni tanto si di- batteva, esaltando la nazionalità e l'univer- salità della Divina Commedia e infine si de- dicò alla storiografia con varie pubblicazio- ni. Dotto traduttore di autori greci come Sofocle ed Eschilo, Niccolini scrisse anche opere di critica letteraria e d’arte quali i «Discorsi» (1818), sui nessi tra poesia e pittura, e «Del sublime in Miche- langelo» (1828). Niccolini ricevette vari riconoscimenti dal Governo Granducale, quali una decorazione e la nomina a senatore, onori che tuttavia non accettò. Dopo la sua morte il Teatro degli Infocati prese la denominazione di Teatro Niccolini. per l’Italia, l’Illirico e l’Africa. Avversario dei cristiani e amico di Simmaco, sostenne la rivolta dell’usurpatore Flavio Eugenio contro Teodosio; ma, tradito dalle sue truppe prima della battaglia nella valle del fiume Frigido, si uccise. Scrisse un’opera di storia intitolata «Annales», andata perduta, dedicata a Teodosio I. Tradusse diverse opere dal greco, tra cui la «Vita di Apollonio di Tiana» di Filostrato. NIERI ILDEFONSO (Ponte a Moriano [LU] 1853-Lucca 1920) - Insegnante nelle scuole medie, fu studioso appassionato della lingua e delle tradizioni popolari. Il suo capolavoro sono i «Cento racconti popo- lari lucchesi» (1906), liberi rifacimenti nei quali all’acribia del filologo si accompagna un vivace gusto di narratore realista. Raccolse e illustrò giuochi, usanze, superstizioni, canti, proverbî e locuzioni popolari, com- pilò un notevole «Vocabolario Lucchese» (1902) e trattò di varie que- stioni di lingua («Scritti linguistici», raccolta postuma, 1944). Tradusse anche elegantemente dal greco i «Caratteri» di Teofrasto.

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«Giornale storico della letteratura italiana» dal 1938 al 1952, fu uno deimaggiori maestri della sua disciplina, esperto medievalista, ottimo cono-scitore della letteratura italiana, buon dilettante di varie letterature euro-pee. Tra le sue raccolte di saggi meritano di essere ricordate: «Il maggiodelle fate e altri studi di letteratura francese» (1929), «Fabrilia» (1930),«Storia e poesia» (1936), «Poesia nel tempo» (1948). Utilissima la suaguida bibliografica «Gli studi franco-italiani nel primo quarto del seco-lo» (1928). Vanno ricordate anche le edizioni di Villon, «Le lais, letestament e les ballades» (1944) e di Petrarca, «Rime e Trionfi» (1953).

NERI IPPOLITO (Empoli, 1652-1708) - Medico, fu allievo di F. Redi.Scrisse un poema eroicomico in ottave, «La presa di San Miniato», pub-blicato postumo nel 1760, che narra la conquista (fantastica) di SanMiniato da parte degli Empolesi con un esercito composto da fanti e dacapre r che rientra tra i poemi scritti a imitazione della «Secchia Rapita»del Tassoni. Nel 1700 pubblicò un volumetto dal titolo «Saggi di rimeamorose, sacre ed eroiche» dedicate a Ferdinando Terzo principe di To-scana.

NICCOLÒ CORREGGIO (Ferrara[?], 1450-1508) - Imparentato conla casa d’Este, visse in varie città italiane (Milano, Ferrara, Firenze) as-solvendo vari compiti (diplomatici o militari). Esercita l’attività poeticain una dimensione cortigiana. Nello stile è sostanzialmente fedele allalezione petrarchesca. Di lui restano alcune liriche, il poemetto in ottavarima «Fabula Psiches et Cupidinis» (1491) e il dramma «Fabula di Cefalo»rappresentato a Ferrara nel 1487.

NICOLINI GIUSEPPE (Brescia, 1788- 1855) - Dapprima classicista,aderì poi al Romanticismo, collaborando tra l’altro al «Conciliatore».Dal 1836 fu segretario dell’Ateneo bresciano. Tra i suoi scritti si ricorda-no alcuni poemetti didascalici («La coltivazione dei cedri», 1819), unatraduzione delle «Bucoliche», una «Vita» del Byron e la versione di al-cuni poemetti byroniani, tre «Ragionamenti sulla storia di Brescia», unsaggio su W. Scott pubblicato nella «Rivista europea» di Milano.

NICOMACO FLAVIANO VIRIO (Virius Nicomachus Flavianus,334-394 circa) - Discendente di una delle più prestigiose famiglie diRoma, trascorse la vita tra gli studi e alte cariche civili e militari, occu-pandosi di storia, di filosofia e di grammatica. Già vicario d’Africa (363)fu poi nominato questore di palazzo (382) e in seguito prefetto del pretorio

NENCIONI GIOVANNI (Fi-renze, 1911-2007) - Docente distoria della lingua italiana al-l’Università di Firenze e poi dilinguistica italiana alla Scuolanormale di Pisa, presidentedell’Accademia della Crusca,si occupò di lingue classiche,di teoria linguistica e di storiadella lingua e stilistica italiana.Opere principali: «Idealismo erealismo nella scienza del lin-guaggio» (1946), «Ipponatte

nell’ambiente culturale e linguistico dell’Anatolia occi-dentale» (1950), «Fra grammatica e retorica» (1953), «Lalingua di Michelangelo» (1965), «Tra grammatica e reto-rica. Da Dante a Pirandello» (1983), «Di scritto e di parla-to, Discorsi linguistici» (1984), «Francesco De Sanctis e laquestione della lingua» (1984), «Trittico manzoniano»(1987), «La lingua dei Malavoglia e altri scritti di prosa,poesia e memoria» (1988), «Saggi di lingua antica e mo-derna» (1989), «La lingua di Manzoni» (1993).

NICCOLINI GIOVAN BATTISTA (Ba-gni di San Giuliano [PI] 1782-Firenze1861) - Docente di storia e di mitologia al-l’Accademia fiorentina di belle arti e acca-demico della Crusca, si formò nel campodelle Lettere presso la scuola degli Scolopi,dove fu attratto fortemente dal latino e so-prattutto dal greco, lingue alle quali si de-dicò con traduzioni e composizioni. In quelperiodo frequentò Giovanni Fantoni e co-nobbe Ugo Foscolo, con il quale instauròuna profonda e duratura amicizia. La suafama è legata soprattutto alle tragedieclassicistiche che, attraverso temi storici, fornivano alle-goricamente dei richiami a uno spirito patriottico, che han-no come tema il riscatto nazionale e la libertà del popolo.Di questa produzione vanno ricordate le tragedie «Nabuc-co» (stampata a Londra nel 1819), «Antonio Foscarini»(rappresentata nel 1827), «Giovanni da Procida» (rappre-sentata nel 1830), «Arnaldo da Brescia» (1837 e 1843), «Bea-trice Cenci» (apparsa nel 1854 come rifacimento di «I

Cenci» di Percy Bysshe Shelley). Oltre chedell'attività di tragediografo, affrontò inten-samente il problema delle arti figurative;in particolare si ricordano i due discorsidell'«Elogio di Andrea Orcagna» (1816) edell'«Elogio di Leon Battista Alberti»(1819). Si occupò inoltre della questionedella lingua, che in quegli anni tanto si di-batteva, esaltando la nazionalità e l'univer-salità della Divina Commedia e infine si de-dicò alla storiografia con varie pubblicazio-ni. Dotto traduttore di autori greci comeSofocle ed Eschilo, Niccolini scrisse anche

opere di critica letteraria e d’arte quali i «Discorsi» (1818),sui nessi tra poesia e pittura, e «Del sublime in Miche-langelo» (1828). Niccolini ricevette vari riconoscimenti dalGoverno Granducale, quali una decorazione e la nominaa senatore, onori che tuttavia non accettò. Dopo la suamorte il Teatro degli Infocati prese la denominazione diTeatro Niccolini.

per l’Italia, l’Illirico e l’Africa. Avversario dei cristiani e amico di Simmaco,sostenne la rivolta dell’usurpatore Flavio Eugenio contro Teodosio; ma,tradito dalle sue truppe prima della battaglia nella valle del fiume Frigido,si uccise. Scrisse un’opera di storia intitolata «Annales», andata perduta,dedicata a Teodosio I. Tradusse diverse opere dal greco, tra cui la «Vita diApollonio di Tiana» di Filostrato.

NIERI ILDEFONSO (Ponte a Moriano [LU] 1853-Lucca 1920) -Insegnante nelle scuole medie, fu studioso appassionato della lingua edelle tradizioni popolari. Il suo capolavoro sono i «Cento racconti popo-lari lucchesi» (1906), liberi rifacimenti nei quali all’acribia del filologosi accompagna un vivace gusto di narratore realista. Raccolse e illustrògiuochi, usanze, superstizioni, canti, proverbî e locuzioni popolari, com-pilò un notevole «Vocabolario Lucchese» (1902) e trattò di varie que-stioni di lingua («Scritti linguistici», raccolta postuma, 1944). Tradusseanche elegantemente dal greco i «Caratteri» di Teofrasto.