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Dott.ssa Stefania Grisi psicologa e psicoterapeuta Empatia

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Dott.ssa Stefania Grisipsicologa e psicoterapeuta

Empatia

Perché parlare di empatia?Ricerca Consumer Report (1997) sull’efficienza e sull’efficacia della

psicoterapia:• La psicoterapia facilita la remissione dei sintomi• Tutti i metodi ottengono esiti equivalenti• Contano i fattori di relazione

In tutte le relazioni siamo responsabili al 50%, anche nelle relazioni d’aiuto:

50% UTENTE

50% TERAPEUTA/AGEVOLATORE

30% fattori relazionali

10% caratteristiche di personalità del

terapeuta

10% fattori tecnici specifici

Nello specifico....

Calore

Accettazione

Fiducia e...

Empatia

Etimologia

Dal greco empateia, en (dentro) e pathos (sofferenza o emozione):

Sperimentare attivamente il modo in cui l’altro vive un’esperienza.

Nel ‘800 Einfühlung coniato da Visher nella riflessione estetica:

“sentire dentro”, “con-sentire”, la vita della natura esterna è colta come vita della

natura interna, cioè del proprio corpo.

Il termine tedesco introduce già il tema dell’alterità, delle due realtà differenti, ripreso

dalla fenomenologia (Husserl): atto conoscitivo.

Nel 1909 in psicologia il termine empatia viene coniato da Titchener.

G.H. Mead nel 1934 introdusse la componente cognitiva del capire e comprendere.

indica il “sentirsi dentro l’altro”, “mettersi nei panni dell’altro” in psicologia generale è la capacità di comprendere la situazione emotiva di un’altra persona in modo immediato immedesimarsi nell’altro fino a coglierne pensieri e stati d’animoimplica la capacità di tollerare l’ansia e di aprirsi all’esperienza di un’altra persona

Definizione del termine:

L’empatia è diversa dalla simpatia che è un “sentire con l’altro”, esperienza percettiva.

L’empatia va anche distinta dalla confusione con l’altro che è indice di un “contagio emotivo” cioè di una condivisione fusionale e priva di elementi critici.

Elementi cognitivi e affettivi dell’empatia: fusione e differenziazione tra sé e l’altro.

Empatia è “camminare nei mocassini dell’altro”

Le basi biologiche dell’empatia

Le ricerche sulla prima infanzia dimostrano una predisposizione innata nel bambino ad interagire con il mondo.

Meccanismi adattivi che abbiamo in comune con altre specie animali.

Tali competenze fanno parte di un patrimonio biologico che favorisce fin dall’inizio, l’instaurarsi di relazioni complesse con gli altri esseri umani.

Tra madre e figlio esiste una “comunicazione sincronica”.

Il germe dell’empatia

• Bambini molto piccoli provano sentimenti di sofferenza

da “contagio emotivo”.

• Ad un anno di vita iniziano a comprendere che quella

sofferenza non appartiene a loro: mimetismo motorio.

• A due anni e mezzo i bambini comprendono l’alterità,

riescono a consolare meglio.

Il germe dell’empatia

• La capacità genitoriale di soddisfare i bisogni emotivi dei propri figli gioca un ruolo molto importante nello sviluppo dell’empatia (studi di Daniel Stern).

• Le madri che riescono a percepire e ad accettare i sentimenti dei bambini e rispondono ad essi in maniera adeguata, forniscono al bambino rassicurazione e la possibilità di comprendere se stessi e il proprio stato d’animo.

• Le madri con un basso grado di empatia hanno con maggiore probabilità dei figli più aggressivi, ansiosi e depressi. Inoltre, l’insensibilità al dolore altrui può essere facilmente appresa in ambienti familiari che fanno della violenza un valore positivo.

• Se l’affettività genitoriale diventa eccessiva, l’intrusività disturba la capacità di empatizzare del bambino.

• Si ha empatia quando l’affetto è sostenuto dalla comprensione cognitiva. Alcune ricerche sottolineano il valore della comprensione cognitiva di parole a valenza emozionale positiva per lo sviluppo dell’empatia. Se ciò non accade, l’affetto rimane egocentrico e simbiotico.

Lo sviluppo delle capacità empatiche nel bambino

Le basi neurofisiologiche dell’empatia

Le aree cerebrali coinvolte sono l’amigdala e le sue connessioni con le aree associative della corteccia visiva (Brothers, 1989).Sono coinvolti entrambi gli emisferi: il destro sembrerebbe coinvolto maggiormente nella percezione e regolazione delle emozioni, il sinistro sarebbe più coinvolto nell’espressione emotiva.

Empatia presente anche nei primati.

1. Associazione diretta: la visione di un’emozione espressa evoca nell’altro un’emozione simile (teoria della rete).

2. Imitazione: chi osserva imita le espressioni non verbali dello stato affettivo dell’altro e di conseguenza sperimenta il suo stato emotivo. Teoria di recente avvalorata dalla scoperta dei cosiddetti “Neuroni Specchio” (zona fronto-parietale) che si attivano sia quando compiamo un’azione sia quando vediamo qualcun altro compierla.

3. Ipotesi del feedback facciale: all’aumentare dell’intensità dell’espressione facciale di un’emozione aumenta anche l’intensità della percezione emotiva di tale emozione.

4. Teoria vascolare: quando una persona imita l’espressione del volto di un’altra, i movimenti muscolari di chi empatizza producono gli stessi cambiamenti nel flusso sanguigno ed il rilascio di neurotrasmettitori, come accade nell’altro.

5. Rispecchiamento prosodico: si riferisce alla prosodia (ritmo, tono, sonorità del linguaggio).

Ipotesi sui meccanismi coinvolti:

Prof. Giacomo RizzolattiUniversità di ParmaIstituto di Fisiologia

Chi... Cosa...

Anni ’90 NEURONI SPECCHIO

...Come

“Simulazione incarnata”

Implicazioni terapeutiche

• In ogni relazione umana vi sarebbe un’induzione automatica di quello che l’altro prova = apprendimento per via imitativa.

• Scoperta dei neuroni specchio = substrato neurologico di concetti psicanalitici.

• “Simulazione incarnata” come “Rispecchiamento empatico”.• Sostegno a quanto messo già in evidenza dalle osservazioni di Stern.• Autismo: mancanza di empatia e malfunzionamento neuroni specchio.• Il funzionamento dei neuroni specchio può essere influenzato da schemi,

difese, conflitti e atteggiamenti mentali (vedi ricerche su razzismo).• Specifiche tecniche psicoterapeutiche possono riparare deficit empatici.

Ne discende che:Il rispecchiamento empatico è un elemento

fondamentale nella relazione di cura!

Le ricerche la considerano ormai il “fattore aspecifico” con il maggior peso nel determinare il

successo della cura (migliora l’alleanza e l’efficacia del trattamento).

Terapeutica è la capacità dell’agevolatore di fare da biofeedback sociale, cioè restituire al cliente la

sua esperienza “metabolizzata”.

Presso l’A.S.P.I.C. l’alleanza terapeutica viene definita come un ponte di fiducia, che permette al cliente di manifestarsi e di coinvolgersi progressivamente nella relazione.

Empatia significa:• Rapporto empatico (fattore generale)

• Sperimentare vicino al comprendere (approccio psicodinamico)• Atteggiamento comunicativo (approccio umanistico)

Empatia nella relazione di cura

Per Freud l’empatia non è un agente terapeutico diretto, ma un fattore

che sta sullo sfondo, viene dopo l’interpretazione.

È un prerequisito che favorisce l’attaccamento del paziente all’analista,

la relazione deve essere cordiale, ma fredda e distaccata.

Ha la funzione di fornire all’analista indicazioni sulle dinamiche

inconsce del paziente per compiere efficaci interpretazioni: serve per

illuminare l’inconscio.

Non viene utilizzata per stabilire una relazione in cui possa realizzarsi

un’esperienza emotiva correttiva.

Empatia nell’approccio psicoanalitico: comprendere i significati.

• Sandor Ferenczi introdusse nella psicoanalisi l’uso clinico dell’empatia,

ponendola al fianco dell’interpretazione. Freud accettò le sue idee

come evoluzione della teoria.

• La terapia, negli anni ‘30, come correzione di un fallimento empatico

genitoriale.

• Ma sarà solo con Kohut e la psicologia del Sé che il concetto di empatia

assume un’importanza centrale.

Evoluzione del concetto nella teoria psicanalitica

• L’empatia è il metodo che definisce la psicoanalisi.• È uno strumento per ottenere informazioni sulla persona e sulle azioni più

appropriate da compiere nei suoi confronti.• È sopravvivenza biologica ed emotiva: la perdita di un ambiente empatico è

causa di psicopatologia (sé difettoso).

• L’empatia attraversa due fasi:1. Forma precoce: contenimento fisico del bambino (toccare, abbracciare...);2. Forma matura: contenimento attraverso espressioni facciali e parole.

• Terapeuta, come una madre, deve “contenere” il pz in modo empatico con comprensione prima e poi attraverso la spiegazione verbale. Se non si immerge nell’esperienza dell’altro non ne può fornire un’interpretazione.

Per Heinz Kohut: psicologia del Sé

Martin Buber, filosofo dell’alterità, sottolinea l’importanza della relazione e la necessità di non

porre distanze tra l’Io e il Tu. L’Altro non è un oggetto di osservazione o analisi.

Carl Rogers sostiene la necessità di non perdere mai di vista la prospettiva del “come se”.

Empatia come costrutto centrale della terapia.

Empatia nell’approccio umanistico: comprendere l’esperienza.

L’empatia è collegata ai concetti di congruenza e accettazione positiva incondizionata. Il terapeuta/agevolatore, cioè, deve essere genuino, non direttivo e deve evitare di formulare giudizi o interpretazioni.

“L’empatia è un processo... Significa entrare nel mondo percettivo dell’altro e trovarcisi profondamente di casa... Significa vivere temporaneamente nella vita di un altro, muovendocisi delicatamente, senza emettere giudizi;... Significa controllare frequentemente in compagnia dell’altro l’accuratezza delle vostre percezioni ed essere guidati dalle reazioni che ricevete. Siete il compagno fiducioso nel mondo interiore dell’altro...” (Rogers, 1980).

Rogers elabora le tecniche della riformulazione e dell’ascolto attivo per restituire al cliente le sue affermazioni e verificare se è entrato in contatto empatico con lui.

Per Carl Rogers

Esempi di “comprensione” a cui siamo abituati:

• “Capisco cosa c’è che non va in te!”• “Capisco cos’è che ti fa agire così!”• “Anch’io ho avuto questo problema ed ho reagito in

modo del tutto diverso!”

Messaggi svalutanti

• Crea un ambiente sicuro in cui il cliente si sente libero di aprirsi: auto-esplorazione.

• Permette al cliente di esplorare le sue esperienze, chiarire pensieri e percezioni, scoprire nuove prospettive, sviluppare nuove cornici di riferimento per dare un nuovo senso alla sua esperienza, eliminare pensieri disfunzionali, esprimere nuovi comportamenti: narrativa nuova e più funzionale.

• Percepire l’empatia del terapeuta aiuta il cliente ad accettarsi, a rispettare sé e gli altri: auto-ristrutturazione.

• Fornisce un’esperienza emotiva correttiva a chi ha sperimentato durante l’infanzia gravi fallimenti empatici: auto-attualizzazione.

Perché cura l’empatia?

L’empatia nella relazione d’aiuto

• L’empatia come metodo d’indagine si esprime innanzitutto nell’ascolto,

nella comprensione dei significati e del clima emotivo all’interno del

quale si svolge la relazione e nella restituzione della comprensione del

cliente.

• L’empatia come responsività si esprime nella sintonizzazione sui bisogni

del cliente, nella sua accettazione profonda e nel coinvolgimento

ottimale dell’agevolatore nella relazione.

Cosa deve fare un agevolatore?

• Essere autentico, accogliere il cliente in un clima caldo e positivo, senza giudizi né valutazioni.

• Ascoltare, cercare di capire l’esperienza soggettiva del cliente e fare le prime ipotesi.

• Prestare attenzione agli aspetti verbali e non verbali della comunicazione ed essere capace di tollerare le sue correzioni.

• Mantenere un focus dell’attenzione condiviso.• Utilizzo di esperienza e teoria. Possedere una teoria della mente. La

domanda da farsi è “Cosa proverei io in questa condizione?”.• Rispondere adeguatamente alla centralità del messaggio del

cliente.• Essere capace di tollerare momenti di ambiguità e di incertezza ed

evitare precoci concettualizzazioni.

Attenzione a....

• L’aspetto del “come se”: mantenere un buon senso di individuazione e separatezza tra sé e l’altro.

• Rispettare i tempi dell’altro, evitando atteggiamenti di intrusività o, all’opposto, di strenua difesa, di ritiro.

• Al “quando” e al “come” della comunicazione empatica; l’agevolatore deve essere sensibile ai tempi e alle modalità del cliente.

• Tenere riservata l’empatia quando è necessario.• Prestare particolare attenzione alle sue stesse reazioni

affettive, al suo stesso non verbale; è necessario un automonitoraggio per evitare proiezioni.

L’agevolatore dotato:• Buon livello di intelligenza• Buon adattamento psicologico• Stile cognitivo caratterizzato da scarsi punteggi:

nella rigidità, nel pensiero dogmatico, nella dipendenza dal campo.

Quindi è una persona flessibile, capace di adattarsi alle più svariate situazioni e di costruire buone

relazioni.

Come migliorare la propria capacità empatica

• La conoscenza teorica e lo studio dei vari tipi psicologici, facendo attenzione a non cadere nell’empatismo (Bolognini).

• La terapia personale che aiuta ad ascoltarsi, conoscersi e accettarsi, diventando consapevoli delle proprie modalità di relazione e comportamento.

• La supervisione che consente di elaborare blocchi e/o vissuti non ancora esplorati, che influiscono negativamente o addirittura inficiare la relazione d’aiuto.

• Frequentare gruppi di condivisione e crescita.

Vediamo se sono abbastanza empatica... Vi ho ridotto così?!?

Per riflettere in modo divertente...