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Quando Emilio Salgari (1862-1911) si recò a Venezia per frequentare il Regio Istituto Tecnico e di Marina Mercantile, meditava una rivincita esemplare. A Verona aveva frequentato le scuole tecniche con risultati che, con gentile eu- femismo, a suo tempo Gian Paolo Marchi, egregio studioso salgariano, ha definito «non proprio brillanti». Marchi, già nel 1994, ha rintracciato i registri di classe conservati nell’archivio della scuola media statale “P. Caliari” di Verona e ne ha ripro- dotto le impietose pagine, dove si vede come Emilio, tra gli anni scolastici 1874- 75 e 1877-78, abbia ripetuto per tre volte la prima classe per essere poi fermato nuo- vamente in seconda con un quattro in francese orale e un cinque in matematica orale. A sedici anni, persuaso che il suo de- stino fosse invece sul mare, affrontò dun- que Venezia, che amava molto più di Ve- rona, e insieme affrontò quell’Istituto che, discendente dalla scuola tecnica austriaca già presente dal 1848, nel 1882 (e dun- que, come vedremo, troppo tardi per Sal- gari) avrebbe iniziato a portare il nome di un grande astronomo, matematico, teo- logo, fisico, letterato, anatomista e pole- mista veneziano: quel Paolo Sarpi (1552- 1623) che vantava anche una vita movi- mentata, con tanto di sicari armati nella notte, in sintonia con lo spirito avventu- roso del giovane Emilio. A voler essere precisi, abbiamo dunque sbagliato tutti, noi studiosi e biografi, quando abbiamo scritto che Salgari frequentò l’Istituto “Paolo Sarpi”, perché ancora non si deno- minava in quel modo.Certo è che, con i suoi precedenti scolastici, per molti versi incomprensibili, l’ambizione marinaresca del giovane Emilio doveva apparire subito come un’impresa non facile. I corsi non erano affatto una passeggiata e chi reggeva le redini in quegli anni, il preside Deme- trio Busoni (1827-1910), era anche presi- dente dell’Ateneo Veneto (dal 1876 al 1882). A collaborare alla presidenza c’era il professore Giannantonio Zanon, autore di importanti monografie scientifiche sull’industria navale veneta, nonché di vo- lumi di fisica e di lezioni sulle materie di studio negli istituti industriali e di marina mercantile, per non dire dei suoi dotti saggi che apparivano sulle riviste specializ- zate. A tempo perso si interessava persino di ipnosi, disciplina ancora controversa ma dagli indubitabili esiti in campo me- dico. Non è un caso, dunque, se Salgari si ri- servò -secondo alcuni- un anno (il 1878- 79) senza votazioni, come uditore 1 . L’anno 81 EMILIO SALGARI E L’ISTITUTO NAUTICO DI VENEZIA di Felice Pozzo

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Quando Emilio Salgari (1862-1911) sirecò a Venezia per frequentare il RegioIstituto Tecnico e di Marina Mercantile,meditava una rivincita esemplare.A Verona aveva frequentato le scuole

tecniche con risultati che, con gentile eu-femismo, a suo tempo Gian Paolo Marchi,egregio studioso salgariano, ha definito«non proprio brillanti». Marchi, già nel1994, ha rintracciato i registri di classeconservati nell’archivio della scuola mediastatale “P. Caliari” di Verona e ne ha ripro-dotto le impietose pagine, dove si vedecome Emilio, tra gli anni scolastici 1874-75 e 1877-78, abbia ripetuto per tre voltela prima classe per essere poi fermato nuo-vamente in seconda con un quattro infrancese orale e un cinque in matematicaorale. A sedici anni, persuaso che il suo de-

stino fosse invece sul mare, affrontò dun-que Venezia, che amava molto più di Ve-rona, e insieme affrontò quell’Istituto che,discendente dalla scuola tecnica austriacagià presente dal 1848, nel 1882 (e dun-que, come vedremo, troppo tardi per Sal-gari) avrebbe iniziato a portare il nome diun grande astronomo, matematico, teo-logo, fisico, letterato, anatomista e pole-mista veneziano: quel Paolo Sarpi (1552-1623) che vantava anche una vita movi-

mentata, con tanto di sicari armati nellanotte, in sintonia con lo spirito avventu-roso del giovane Emilio. A voler essereprecisi, abbiamo dunque sbagliato tutti,noi studiosi e biografi, quando abbiamoscritto che Salgari frequentò l’Istituto“Paolo Sarpi”, perché ancora non si deno-minava in quel modo.Certo è che, con isuoi precedenti scolastici, per molti versiincomprensibili, l’ambizione marinarescadel giovane Emilio doveva apparire subitocome un’impresa non facile. I corsi nonerano affatto una passeggiata e chi reggevale redini in quegli anni, il preside Deme-trio Busoni (1827-1910), era anche presi-dente dell’Ateneo Veneto (dal 1876 al1882). A collaborare alla presidenza c’erail professore Giannantonio Zanon, autoredi importanti monografie scientifichesull’industria navale veneta, nonché di vo-lumi di fisica e di lezioni sulle materie distudio negli istituti industriali e di marinamercantile, per non dire dei suoi dottisaggi che apparivano sulle riviste specializ-zate. A tempo perso si interessava persinodi ipnosi, disciplina ancora controversama dagli indubitabili esiti in campo me-dico.Non è un caso, dunque, se Salgari si ri-

servò -secondo alcuni- un anno (il 1878-79) senza votazioni, come uditore1. L’anno

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EMILIO SALGARI E L’ISTITUTO NAUTICO DI VENEZIAdi Felice Pozzo

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successivo si iscrisse sicuramente al primocorso per capitani di gran cabotaggio, re-gistrando un successo clamoroso, con unnove in Italiano, sette in Storia, Geometriae Attrezzatura e sei in Algebra, così che nel1880-81 frequentò il secondo corso. Lastrada sembrava del tutto sgombra da ul-teriori intoppi. Eppure fu un fallimento:due nell’esame orale di Navigazione (seinello scritto); due in Astronomia; tre inTrigonometria e otto in Diritto e Geogra-fia. Una lettera, più volte pubblicata, rimase

senza risposta, poiché Salgari non si pre-sentò a sostenere gli esami di riparazione:è datata “Venezia 8 agosto 1881”, reca ilnumero di protocollo 311, ed è firmata,per conto del preside, dal già citato Gian-nantonio Zanon. Vi si legge: «A mente delR. Decreto del 30 Gennaio 1881 ella puòripetere nella Sessione autunnale gli esamidi Navigazione, Astronomia e Trigonome-tria. Tanto a sua norma ed affinché ellapossa presentarsi a sostenerli il giorno 1ottobre a.c. alle ore 8 ant.»2. Non sappiamo chi furono i suoi profes-

sori. Si può ritenere, con Claudio Gallo,che insegnante di Salgari in Astronomiasia stato Elia Millosevich3? É vero chel’astronomo veneziano (1848- 1919), in-segnò all’Istituto di marina mercantile diVenezia dalla primavera del 1872, impian-tandovi un piccolo osservatorio astrono-mico quattro anni dopo, così da realizzareesperienze di astronomia pratica. Nel1879, tuttavia, fu chiamato a Roma comevicedirettore dell’Ufficio centrale di me-teorologia e dunque non fu “responsabile”del verdetto annunciato a Salgari nel1881. E negli anni precedenti, Astrono-mia non figura tra le materie richieste pergli esami.

Vien da chiedersi, piuttosto, cosa pro-vocò, durante quel secondo corso, un ren-dimento così contrastante rispetto l’annoprecedente. Le biografie esistenti non cisoccorrono. Gallo e Bonomi scrivono, perdeduzione: «Non era un alunno diligente,la sua frequenza fu irregolare» ed aggiun-gono: «È perciò difficile, in mancanza ditestimonianze dirette, ipotizzare come im-piegasse il suo tempo a Venezia, oltre chea subire la potente attrazione del mare va-gando per le calli, gli attracchi delle navi egli squeri»4. Su queste più che plausibilipasseggiate, che tuttavia è impensabilel’abbiano distolto dagli studi per interi tri-mestri, Silvino Gonzato, giornalista e ro-manziere, ci ha regalato pagine gustose mafantasiose, dove si legge ad esempio: «Seun marinaio [a Venezia] gli sorrideva conle gengive devastate dallo scorbuto, nellasua fantasia si aprivano nuove porte, e ve-deva squali sventrati a cannonate, ferociammutinamenti, abbordaggi, mari che ri-bollivano sotto le saette, naufraghi co-stretti a cibarsi dei loro compagni morti»5.Manca in quelle ricostruzioni un cenno

alle probabilissime gite nei dintorni. Nona caso Salgari ha dimostrato dimestichezzacon la zona di Chioggia, descrivendo conprecisione le barche da pesca che eglistesso definisce usate dai «pescatori chiog-giotti», una corsa di tre ore su una diquelle barche con destinazione Sottoma-rina e persino una graziosa descrizione di«quel tratto di mare che si estende dalBrenta al porto di Chioggia»6.Per quanto riguarda il fallimento negli

studi, sembra peraltro realistica l’ipotesiespressa da Giovanni Calendoli in un sag-gio apparso nel dicembre 1958 sulla rivistamensile di studi e letture marinare “Italiasul mare”, pubblicata a Roma e nota per

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aver organizzato il 30 aprile 1959 celebra-zioni salgariane con l’apposizione della la-pide a tutt’oggi visibile sulla facciata del-l’ultima casa abitata da Salgari a Torino7.Si legge in quel saggio: «O Emilio Sal-

gari non aveva trovato neppure negli studinautici la soddisfazione che se ne atten-deva o un incontro compiuto a Venezial’aveva distratto improvvisamente dai pro-grammi iniziali». A questo proposito Ca-lendoli ricorda la vicenda di una fantoma-tica «inglesina» di cui Emilio si sarebbe in-vaghito non ricambiato e il personaggio,non si sa se più biondo o più irraggiungi-bile, torna privo di qualsiasi riscontro inmolte altre pagine biografiche. D’altrondel’ipotesi della distrazione sentimentale ètra le più convincenti, considerata l’età diEmilio. Chi scrive ha provato a suo tempoa ricercare qualche indizio tra le paginefantasiose dello stesso Salgari, dove sprazziautobiografici sono ricorrenti, anche sepiù o meno mascherati, e si è soffermatotra le pagine del romanzo Sull’Atlante(1908), dove compare un personaggio de-cisamente interessante: Enrico il toscano.Premesso che a Salgari piaceva molto ilnome Enrico, tanto da firmare nel 1895“Enrico Salgari” la traduzione del ro-manzo Brave fille (1890) di Fernand Cal-mettes e da assegnare lo stesso nome ad al-cuni suoi memorabili personaggi (ad es. alfiglio del Corsaro Rosso), Enrico il to-scano è un giovane arruolato nella LegioneStraniera le cui vicende presentano moltiaspetti riconducibili a Salgari, appunto.Riassumendo drasticamente: ha deluso leaspettative paterne, è un mancato capi-tano di lungo corso rimasto privo di titolidi studio e diventa perciò un forzato dellaLegione (così come Salgari si definì un«forzato della penna»). Inoltre esterna più

volte la propria volontà di diventare scrit-tore di avventure (citando persino Alexan-dre Dumas, accertato maestro di Salgari),è tabagista e usa numerosi ammiccamentiche, come quanto sin qui elencato, riman-dano invariabilmente all’autore8. Motivodel fallimento? La bella vita con gli amicistudenti e una casa da gioco tra bevute e«donnine». Ma, si capisce, non è cheun’ipotesi colta tra allusioni e immancabiliesagerazioni romanzesche. Si aggiunga cheil giovane sbandato ha ottenuto una re-plica, peraltro poco interessante da questopunto di vista (ma tale da dimostrare unparticolare interesse dell’autore)9, nel ro-manzo Una sfida al Polo (1909). Questavolta il giovane è inglese, si chiama WalterGraham e ha trascurato gli studi a Cam-bridge per aver voluto diventare «primocampione» universitario in troppi sport.Anche il giovane Emilio ne praticò diversi,dalla scherma al velocipedismo: già nel-l’agosto del 1878, a Verona, si era meritatouna medaglia di bronzo in ginnastica e unattestato di lode per diligenza e profittonella scuola libera di scherma; non risultaperaltro che abbia proseguito tali attivitàa Venezia.Con riferimento all’istituto nautico, esi-

ste un’altra e altrettanto nota lettera fir-mata da Giannantonio Zanon, che ci con-sente qualche considerazione sulla leg-genda del Salgari capitano, creata e ali-mentata dallo stesso Emilio durante tuttala sua vita, ma amplificata per moltotempo dopo la sua morte.Poiché risale al 26 settembre 1885, è su

carta intestata “R. Istituto e Nautico PaoloSarpi in Venezia” e vi si legge: «Il sotto-scritto dichiara che il Sig. Emilio Salgaridi Luigi, nativo di Verona, fu inscritto perl’anno scolastico 1879-1880 nel Corso dei

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capitani di questo R. Istituto, e che nelsuccessivo anno 1880-81 fu inscritto e fre-quentò le lezioni del II Corso dei capitaniper compiere lo studio di Gran Cabotag-gio».10Ci si è sempre chiesti a quale scopo,

quattro anni dopo l’abbandono dell’Isti-tuto, Salgari abbia chiesto e ottenuto la ci-tata dichiarazione. A chi scrive è parsoquasi logico presumere che la questione siada collegarsi al duello alla sciabola avve-nuto il 25 settembre 1885 tra Salgari e ilgiornalista Giuseppe Biasioli. Costui,dopo un acceso scambio di lettere apparsesui rispettivi giornali (“L’Arena” e“L’Adige”) dal 16 al 24 settembre, gliaveva pubblicamente scritto: «Voi nonsiete né capitano né mozzo: vi dirò io cosasiete: siete un vigliacco»11. Considerate ledate, è più che presumibile il tentativo diEmilio di documentare in qualche modola sua asserzione di essere capitano, anchese non veritiera, ma la situazione gli sfuggìdi mano e lo scontro fu inevitabile12.Ma non è questo il punto. Il fatto è che,

nella riproduzione di questa lettera effet-tuata sulla già citata rivista “Italia sulmare”, è possibile notare una correzionearbitraria: qualcuno aveva aggiuntoun’asta al II Corso così da farlo diventareIII. Logico che Calendoli, in buona fede,abbia dunque scritto: «l’anno successivo[1880-81] fu iscritto al terzo corso dei ca-pitani...»13.Superfluo precisare che se il documento

fu trascritto esattamente nel 1939, non fuEmilio Salgari (morto nel 1911) ad appor-tare la modifica, mentre è interessante no-tare come, ancora sul finire degli anniCinquanta del secolo scorso, quando an-cora gli studiosi faticavano a ristabilire laverità, non tanto per assenza di ricerche

ma piuttosto per una sorta di trincea checircondava armata la figura di Salgari, cifosse qualcuno risoluto a difendere la leg-genda con ogni mezzo.D’altra parte, da decenni, si agiva in

questo modo, con iniziative editoriali di-sinvolte, mentre l’innocua e patetica bugiadi Emilio assumeva connotazioni semprepiù esagerate e tuttavia accettate dalgrande pubblico, legato al nostalgico ri-cordo di Salgari -direbbe Giorgio Gaber-«con la gran tenacia che è propria dellecose antiche»14.Basti pensare all’apocrifa autobiografia

salgariana Le mie memorie (Mondadori,1928), scritta in realtà da Renzo Chiosso(1877-1949), poliedrico personaggio to-rinese, noto soprattutto come soggettistadel cinema muto. In quel libro disonesto,dove è sbagliata persino la data di nascitadi Salgari, non solo si legge di come eglidiventò capitano ma, in un crescendo dideliranti falsificazioni, di come abbia com-battuto al fianco di Sandokan contro gliinglesi. In poche altre occasioni il culto delcoraggio ha fatto clamorosamente a pugnicon il senso del rigore.E vorrei concludere dando un’anticipa-

zione riferita alla ricerca che ho condottosulla stampa nazionale che si occupò delsuicidio di Salgari (25 aprile 1911), utile aricostruire l’immagine che si aveva di lui inogni angolo nel nostro Paese, quando laleggenda volava più che mai libera, quasia voler sotterrare la realtà di un piccologrande uomo che non aveva mai viaggiatofuori dall’Italia, ma che, come per magia,aveva portato l’intero globo terracqueonelle case degli Italiani (e non solo), senzainventare nulla e, anzi, contribuendo a di-vulgare tra i giovani la Geografia e a dif-fondere la passione marinaresca.

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Cito da “Il Secolo XIX” di Genova digiovedì 27 aprile 1911, prima pagina:«Così Salgari si arruolò spontaneamente

nella marina mercantile e divenne un va-lentissimo marinaio, acquistando premi egradi d’ufficiale. Viaggiò tutto il mondo:fu nell’America, nell’Asia, nell’Africa, dovesi spinse nell’interno e dove gli capitaronoavventure singolarissime che furono ilprimo motivo dei suoi racconti. Fu infattiin quell’epoca che a Salgari, in fondo al-l’anima del quale dormicchiava semprel’antico giornalista, venne in mente di scri-vere le sue impressioni di viaggio».

Ci sarebbe molto altro da dire sulla Ve-nezia salgariana e sulle speculazioni suc-cessive, considerate con visuale nuova, enon mancherò di scriverne su questa pre-stigiosa rivista se ne avrò la gradita oppor-tunità.

In quanto al sospirato titolo di capi-tano, è stato conferito honoris causa a Emi-lio Salgari, a cento anni dalla morte(2011) e alla presenza dei discendenti,presso l’Istituto Nautico S. Giorgio di Ge-nova15, con una cerimonia magica e com-movente dove ho avuto l’onore di tenereil discorso introduttivo.

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NOTE

1 Francesco Bresaola scrive come «straordinario» alprimo Corso Nautico, e registra un fallimento diSalgari nell’esame di ammissione alla «II Nau-tica», addirittura con un zero in Geometria. Cfr.F. BRESAOLA, La giovinezza di Emilio Salgari,Verona, I.C.A., 1963, pag. 54. Dal canto suoClaudio Gallo e Giuseppe Bonomi scrivono che«nella sessione autunnale dell’anno scolastico1878-79 tentò gli esami di ammissione al se-condo corso, ma riportò la promozione soltantoin Italiano e in Attrezzatura». Cfr. C. GALLO-G. BONOMI, Emilio Salgari – Una vita per l’av-ventura, Milano, Fabbri, 2010, pag. 24.

2 Cfr. Omar SALGARI (a cura di), Emilio Salgari– Documenti e testimonianze, Predappio, Ed.Faro, 1939, p. 5

3 C. GALLO – G. BONOMI, op. cit., pag. 24,dove è usato il cognome «Millosevichj».

4 Ibidem.5 S. GONZATO, La tempestosa vita di capitan

Salgari, Vicenza, Neri Pozza, 2011, pag. 33.6 E. BERTOLINI ( E.SALGARI) I naviganti della

Meloria, Genova, Donath, 1902, pp. 13, 14.Anche i protagonisti di questo romanzopubblicato con pseudonimo, del quale ci siamodiffusamente occupati in passato su questepagine, sono chioggiotti.

7 Per l’occasione l’editore Vito Bianco pubblicòdue volumi di racconti salgariani, intitolati 100avventure sugli oceani, con prefazione dello stessoGiovanni Calendoli.

8 Cfr. Felice POZZO, Nella giungla di carta –Itinerari toscani di Emilio Salgari, Pontedera,Bibliografia e Informazione, 2010, pp. 126-133.

9 Non si può escludere, d’altra parte, un remakedovuto all’esigenza di facilitare e sveltire il lavoro,tanto più che, in quel 1909, Salgari imboccò ilcrepuscolo psicofisico.

10 Cfr. Omar SALGARI (a cura di), Emilio Salgari– Documenti e testimonianze, cit., pag. 6.

11 Cfr., per l’intera vicenda, Felice POZZO, EmilioSalgari e dintorni, Napoli, Liguori, 2000, pp. 91-100.

12 Cfr. Felice POZZO, «Assai lontano da qui, neimari della Cina...», in: Emilio SALGARI, Iracconti del Capitano, Milano, Magenes, 2006,pp. 5-26.

13 A pag. 47 della rivista.14 Dalla canzone Il dilemma (1982).15 Genova vanta una lunga tradizione salgariana, siaper il soggiorno (1898-99) dello scrittore con lafamiglia a Sampierdarena (dove nacque ilterzogenito Romero), sia per la prolifica attivitàsvolta presso l’editore Anton Donath, concontratto in esclusiva dal 1897 al giugno 1906.

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B (va in una pagina da sola): Copertina salgariana per l’introvabile numero di dicembre 1958

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C: Certificazione manoscritta del preside dell’Istituto nautico “Paolo Sarpi” che attesta l’iscrizionedi Emilio Salgari al corso di capitani

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D : Attestazione di iscrizione di Emilio Salgari all’Istituto nautico “ Paolo Sarpi” di Venezia daparte del preside della scuola