Emigrazione

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CAPITOLO I L’Emigrazione ciancianese nel XX secolo Il primo riferimento scritto sull’emigrazione ciancianese si trova nel dramma “Gabrieli, lu carusu” di Alessio Di Giovanni, che, pubblicato nel 1908, narra avvenimenti succedutisi a decorrere dal 1893 e legati alla parentesi fasciante, che a Cianciana fu una vera e propria meteora, anche se i disagi di contadini e zolfatari erano identici a quelli degli altri centri dell’Isola. Il rimando all’esodo è esplicito nel secondo e nel terzo atto dell’opera digiovannea (Cummari Filicia: “…so’ frati cci avìa mannatu deci liri di l’America”; fra’ Sarafinu: “Cu‘ avi figghi nni l’America … cu sta figgiulanza è sarvu…”), ma ciò che risulta singolare, meditando sulla notazione, è il fatto che già attorno agli anni ’80 del XIX secolo ci fossero ciancianesi emigrati, perché, proprio in quegli anni, in paese, si poteva parlare di “piena occupazione” al punto che, nella seconda metà del secolo la popolazione, grazie all’apertura delle miniere, passò dai 3815 abitanti del 1852 ai 7306 del 1901. Il fenomeno non è inspiegabile se si considera la crisi dell’agricoltura di quegli anni, il bracciantato diffuso e perciò ricattabile, le speranze legate Fasci (1893-94) e agli scioperi (1904) frustrate, la crisi (che da lì a poco diventerà irreversibile) del settore estrattivo che imponeva sacrifici indicibili. Fu proprio la consapevolezza del malessere, dell’eccessivo sfruttamento e la convinzione che altrove si potevano riscontrare condizioni di lavoro che consentissero un più decoroso tenore di vita e una maggiore dignità ad indurre molti ciancianesi, cittadini valplatanesi di recente acquisizione e con spirito di frontiera innato, a lasciare la propria terra e a masticare pane amaro, mentre in paese arrivava una nuova “orda”, ignara delle reali condizioni di vita e lavoro in miniera e attratta dal miraggio d’un lavoro sicuro e durevole in zolfara. Fu così che i Ciancianesi, nuovi e vecchi, si sparpagliarono per i quattro punti cardinali della terra, dirigendosi negli USA, in Argentina, in Brasile e, in seguito, anche in Venezuela (’Mericazuela), nei paesi dell’attuale UE, in Australia, Canada, Sud-Africa, nella 1

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CAPITOLO IL’Emigrazione ciancianese

nel XX secolo

Il primo riferimento scritto sull’emigrazione ciancianese si trova nel dramma “Gabrieli, lu carusu” di Alessio Di Giovanni, che, pubblicato nel 1908, narra avvenimenti succedutisi a decorrere dal 1893 e legati alla parentesi fasciante, che a Cianciana fu una vera e propria meteora, anche se i disagi di contadini e zolfatari erano identici a quelli degli altri centri dell’Isola. Il rimando all’esodo è esplicito nel secondo e nel terzo atto dell’opera digiovannea (Cummari Filicia: “…so’ frati cci avìa mannatu deci liri di l’America”; fra’ Sarafinu: “Cu‘ avi figghi nni l’America … cu sta figgiulanza è sarvu…”), ma ciò che risulta singolare, meditando sulla notazione, è il fatto che già attorno agli anni ’80 del XIX secolo ci fossero ciancianesi emigrati, perché, proprio in quegli anni, in paese, si poteva parlare di “piena occupazione” al punto che, nella seconda metà del secolo la popolazione, grazie all’apertura delle miniere, passò dai 3815 abitanti del 1852 ai 7306 del 1901. Il fenomeno non è inspiegabile se si considera la crisi dell’agricoltura di quegli anni, il bracciantato diffuso e perciò ricattabile, le speranze legate Fasci (1893-94) e agli scioperi (1904) frustrate, la crisi (che da lì a poco diventerà irreversibile) del settore estrattivo che imponeva sacrifici indicibili. Fu proprio la consapevolezza del malessere, dell’eccessivo sfruttamento e la convinzione che altrove si potevano riscontrare condizioni di lavoro che consentissero un più decoroso tenore di vita e una maggiore dignità ad indurre molti ciancianesi, cittadini valplatanesi di recente acquisizione e con spirito di frontiera innato, a lasciare la propria terra e a masticare pane amaro, mentre in paese arrivava una nuova “orda”, ignara delle reali condizioni di vita e lavoro in miniera e attratta dal miraggio d’un lavoro sicuro e durevole in zolfara. Fu così che i Ciancianesi, nuovi e vecchi, si sparpagliarono per i quattro punti cardinali della terra, dirigendosi negli USA, in Argentina, in Brasile e, in seguito, anche in Venezuela (’Mericazuela), nei paesi dell’attuale UE, in Australia, Canada, Sud-Africa, nella Padania, costituendo numerose piccole colonie, attraverso una specie di catena di Sant’Antonio (che non per nulla è il Patrono della Città) per cui il nuovo emigrante si recava là dove sapeva di poter contare, per i primi bisogni in terra straniera, su un parente, un amico, un conoscente, un compaesano già in loco. Rosario, Rive de Gier, Hoddesdon, Cernobbio, Parma e Vicenza sono città dove sono cresciute le Cianciana non siciliane e non stupisca che il 13 giugno i Ciancianesi di Hoddesdon celebrino l’antico Patrono; ma Ciancianesi si trovano anche in Panama, in Guadalupa e in altri impensabili posti. “Ovunque c’è amore c’è un …” recitava un vecchio spot televisivo; parafrasando, potremmo dire “ovunque ci sono uomini c’è un ciancianese”. A descrivere le condizioni psicologiche della partenza, dei debiti contratti per il biglietto e del primo impatto in terra straniera con le sue difficoltà valgano i versi del Poeta (“Tu lascerai ogne cosa diletta / più caramente; … / Tu proverai sì come sa di sale / lo pane altrui, e com’è duro calle / lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale”) e il distico d’una canzone napoletana (“Mo tengo qualche dollaro e me pare / che non so‘ stato mai tanto pezzente”), mentre sulle modalità di spostamento, estenuante e avventuroso, rimandiamo, oltre che alla notevole bibliografia esistente, al meritevole lavoro degli alunni della locale Scuola media e alla tesi di laurea del dott. Marcello Martorana, giacente presso la Biblioteca comunale.

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Emigravano generalmente i soli uomini, per lo più giovani e single, contadini soprattutto, zolfatari, qualche artigiano, qualche nullafacente o tenente, con la speranza di far fortuna, mettere da parte un gruzzoletto col quale, una volta rientrati, comprare un pezzo di terra e lavorare in proprio o aprire una bottega artigiana e metter su famiglia. Emigrava, anzi scappava anche qualche ”prisijutu”, perché ricercato dalla legge. E a questo proposito è gradevole riportare un aneddoto secondo il quale un giovane, volendo emigrare in Argentina, aveva chiesto consigli ad uno zio in Sud America da qualche tempo, che gli rispose, più o meno, in questi termini: “Caro nipote, se sei prisiutu puoi venire ché non ci sono problemi, se cerchi lavoro allora è meglio che resti dove sei”. Molti ben presto dovettero accorgersi d’aver lasciato la “’Merica” in Italia, rimpiansero il passo fatto e restarono nella patria d’adozione. Altri, pochi in verità, fecero ritorno, ma i più si fecero raggiungere dalle famiglie che erano rimaste nel paesello.

G. Petruzzella, Quelli che restano (ceramica, part.)

Analizzando i dati a nostra disposizione sulla popolazione nei primi vent’anni del ‘900, un dato balza subito agli occhi. Dal 1901 al 1921 la popolazione residente diminuisce di 396 unità. E’ vero che durante questi vent’anni c’era stata la prima grande carneficina mondiale, come è vero che la spagnola aveva mietuto centinaia di vittime, ma l’incremento naturale della popolazione, con famiglie numerosissime, era notevole. Al 1921 la popolazione avrebbe dovuto toccare quota 9.425, che è la cifra che emerge contro i 6.910 censiti. Infatti dal 1902 all’11 l’incremento naturale è di 1451 unità e nei dieci anni successivi di 668. Se sommiamo 1.451+668 ai 7.306 abitanti del 1901 dovremmo avere, appunto, un ammontare di 9.425. Mancano, quindi, rispetto al dato ufficiale, 2.515 persone. Dal 1922 al 31 il tasso attivo è di 1.109 e nei cinque anni successivi di 610. Riprendendo il discorso precedente e assumendo a base il dato ufficiale del 1921 (6.910 abitanti) dovremmo avere: 6910+1109 = 8.019 abitanti contro gli ufficiali 7.376. Mancano all’appello 1.059 ciancianesi. Il discorso, di decennio in decennio, potrebbe continuare fino ai nostri giorni. Ragionando, e per concludere su questo punto dolente, nel 1951 gli abitanti avrebbero dovuto toccare la cifra di 8.960, il che ci induce ad affermare che nella seconda metà del secolo XX Cianciana ha perso ulteriori 4700 abitanti.

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Dov’erano finiti i Ciancianesi nella prima metà del ‘900? E’ ovvio: all’estero; qualcuno negli Stati Uniti (più tardi designati come “la ’Merica bbona”), i più in Argentina (dove alcuni vennero facilitati nell’inserimento dalla conoscenza della musica e dal saper suonare uno strumento). Negli anni a seguire nemmeno il Fascismo, con la sua politica restrittiva, riuscì a bloccare il flusso e molti concittadini continuarono a dirigersi, più che nelle colonie a godere del “posto al sole”, verso le potenze “plutocratiche”. Negli anni Venti la rotta verso l’America, soprattutto meridionale, era sempre intasata e, tra gli altri, emigrarono Salvatore, Fortunato e Antonino Giannone, geometri, che raggiunsero il fratello Giuseppe, laureato in ingegneria al Politecnico di Torino, partito qualche anno prima. L’accenno a don Josè Giannone non è casuale ed egli può essere ritenuto l’emblema del ciancianese che all’estero è riuscito a sfondare. Assieme ad altri, l’ing. Giannone fondò la Facoltà di Scienze Economiche, Commerciali e Politiche dell’Università di Rosario, come ricorda una lapide dell’Ateneo rosarino (1950), che gli ha pure intitolato un’aula. E’ dedicata a Gaspare Giannone, figlio di Antonino, una piazza in un’altra cittadina platense.

Vecchio mulino ad acqua (oggi sede del Museo civico),dove lavorò come garzone di mugnaio Giuseppe Giannone

Dall’Argentina si diresse verso la California una famiglia Ferraro e - molti lo ricorderanno - John Ferraro rivestì la prestigiosa carica di Presidente del Consiglio municipale di Los Angeles, cioè di una città di oltre dodici milioni di abitanti. Ci sfugge il nome d’un sindaco “ciancianese” di Santa Monica, sempre in California. Bernardino Barbera è medico di successo in Australia; chirurgo di chiara fama, a Rosario, è Onofrio Pensato. Angela Preganò Knight è apprezzato soprano statunitense. Leopoldo Cordova “trovò un Perù” proprio nella nazione sudamericana, Salvatore Carubia è Preside di uno dei Lycée più prestigiosi di Parigi (attualmente comandato a Roma), Alfonso Reina, australiano nostro, è avviato ad una splendida carriera nella diplomazia; molti Ciancianesi di Hoddesdon e dintorni sono milionari. Recentemente Miguel Angel Milano e Fernando Ciraolo, pur essi rosarini, sono stati insigniti, dal Presidente Ciampi, rispettivamente dei titoli di Cavaliere e Commendatore della Repubblica. Alcuni sono diventati “qualcuno” nel mondo del lavoro, della finanza e per virtù manageriali, altri famosi per opere d’ingegno (scrittura, scultura, altre arti). A conclusione della II guerra mondiale (ricordiamo che il conflitto in Sicilia termina, in pratica, nel 1943), riprende il flusso migratorio verso l’Argentina, che sembra fare il paio con quello che aveva preceduto la Grande Guerra. Ad emigrare verso il Rio de la Plata questa volta non sono i soliti sventurati ma molti artigiani e qualche contadino non povero, attratti dalla ricchezza del paese

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sudamericano, la cui moneta era più prezzata del dollaro. Non dà frutti l’occupazione delle terre. In quegli stessi anni gli occupati in zolfara sono mediamente 300, divenuti 421 nel 1953, anno del famoso sciopero. Nel 1947, a causa di una vertenza tra i gestori delle zolfare e i minatori, s’erano registrati ventuno giorni di sciopero, che non avevano sortito i benefici salariali sperati dai lavoratori (spuntarono un salario di 375 lire giornaliere), che cominciarono a dirigersi, anche clandestinamente, in Francia, nella zona del Gier e della Mosella dove trovarono occupazione in miniera, in fabbriche di vetro o nella metallurgia. Di più furono i contadini. Tra il 1953 e il 1954, in un solo anno, gli occupati in miniera diminuiscono di 70 unità. Negli anni ’60 il flusso migratorio interno ebbe come meta la Lombardia, con a capo la provincia di Como e i Ciancianesi si stanziarono, oltre che in quel capoluogo subalpino, a Cernobbio e Maslianico soprattutto; molti lavoravano in Svizzera come frontalieri. Nello stesso periodo molti ex-zolfatari scelgono i bacini minerari di Francia, Germania e Belgio, nonostante i tristi ricordi legati alla tragedia di Marcinelle, mentre molti contadini poveri o braccianti si dirigono in Inghilterra, dove non era facile entrare. Non indifferente l’emigrazione (anni 1968 e ’69) verso l’America anglosassone e l’Australia; dieci scelsero il Sud-Africa, dove oggi vivono una ventina di Ciancianesi. Nel periodo preso in esame 768 concittadini si diressero ufficialmente all’estero (il paese che ne accolse di più fu la Gran Bretagna con 277 unità, seguita da Francia -144- e Belgio-126), mentre scelsero l’Italia continentale 1756 persone, gran parte delle quali mantenne la residenza originaria. A guardare il decremento della popolazione (8177 abitanti nel 1958) risulta anche chiaro che esso è inversamente proporzionale al numero degli addetti alla produzione zolfifera. Le rimesse degli emigrati si riverberano sull’economia cittadina: vengono sistemate le abitazioni, gli elettrodomestici entrano nelle case e le “vedove bianche”, d’accordo con i mariti, fanno studiare i figli, che, negli anni seguenti, da laureati o diplomati, abbandoneranno pur essi il paese. Il dato di fine anni 60 è catastrofico. Nel 1971 furono cancellate, in occasione del censimento, 1570 persone e la popolazione ufficiale scende dai 6672 dell’anno precedente a 5102 abitanti. Tali concittadini vengono trascritti all’AIRE, Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, mantenendo tutti i diritti nell’ex-paese di residenza. Perché non erano stati “cancellati” prima, d’ufficio? I motivi sono tanti: da problemi pensionistici al mantenimento d’una casa popolare, da motivi elettorali a trascuratezza ad altro. Gli unici periodi in cui si registra una stasi sono relativi agli anni 1973- 75 e ’87-88. Dal 1990 al 2000 lasciano il paese 1434 individui; 917 preferiscono rimanere in Italia, scegliendo come mete prevalentemente Parma e Vicenza. Molti sono edili, tanti i diplomati e i laureati. La punta massima in questo periodo si registra nel ’94 con 327 partenze; ma è un dato ormai eccezionale, destinato a non ripetersi perché i vecchi non emigrano, non generano; s’intristiscono nell’attesa dell’estate, quando rivedranno per poche settimane figli e nipoti. A questo punto e con questi numeri parlare ancora d’emigrazione, flusso, esodo, emorragia, mi sembra improprio. Utilizzerei, piuttosto, il termine “tragedia” o “dramma”, individuale e collettivo. E tale effettivamente è se si pensa alle generazioni perdute, alle energie più vitali andate via, alla disgregazione delle famiglie, allo sradicamento di chi parte, alle vedove bianche, ai figli orfani di genitori viventi, alle

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dignità calpestate, alle morti in solitudine, alle tombe “illacrimate”. Il fatto certo è che questo Paese lentamente ma inesorabilmente si svuota, muore. I dati si commentano e commiserano da soli.

Vecchia stazione ferroviaria (foto S. Giannone)

CIANCIANESI

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NATI e MORTI dal 1901 al 2000, registrati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Cianciana (AG)

ANNOPopola-zione

NATI in loco

Nati da emigr.

TotaleNati

Morti in loco

Morti emigrati

TotaleMorti Saldo

1901 7.306 402 6 408 161 5 166 2411902 391 0 391 228 4 232 1631903 389 0 389 255 7 262 1341904 388 0 388 242 5 247 1461905 398 0 398 186 6 194 2121906 331 13 344 179 6 185 1521907 358 5 363 185 4 189 1731908 304 4 308 208 3 211 961909 297 6 303 177 4 181 1201910 295 5 300 170 0 170 1251011 7.638 337 7 344 204 4 208 1331912 387 8 395 187 2 189 2001913 343 0 343 188 2 190 1551914 313 0 313 206 5 211 1071915 299 5 304 186 3 189 1131916 242 5 247 157 10 167 851917 193 8 201 207 3 210 -141918 191 6 197 386 3 389 -1951919 204 5 209 145 11 156 591920 312 12 324 274 6 280 381921 6.910 288 4 292 150 16 166 1381922 258 9 267 178 18 196 801923 273 7 280 140 7 147 1331924 300 8 308 129 7 136 711925 263 6 270 136 10 146 1271926 299 0 299 131 2 133 1681927 259 2 261 140 5 145 1191928 273 3 276 170 2 172 1031929 227 4 231 131 5 136 961930 264 8 274 157 7 164 1071931 6.960 252 3 255 147 1 148 1051932 235 1 236 108 0 108 1271933 256 13 269 125 6 131 1311934 270 3 273 177 5 182 931935 267 0 267 128 6 134 1391936 7.376 244 2 246 124 3 127 1201937 232 1 233 122 14 136 1101938 247 2 249 118 7 125 1291939 245 1 246 123 1 124 1221940 268 12 280 108 13 121 1601941 212 5 217 135 17 152 771942 179 0 179 166 14 180 131943 240 1 241 133 16 149 1071944 205 1 206 138 6 144 671945 182 3 185 128 5 133 541946 170 3 173 109 5 114 611947 231 3 234 105 1 106 1261948 191 0 191 66 2 68 1251949 183 5 188 54 13 67 1291950 177 4 181 60 10 70 1171951 7708 164 8 172 77 1 78 87

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1952 163 16 179 61 13 74 1021953 175 9 184 41 11 52 1341954 207 3 210 64 2 66 1431955 198 1 197 77 0 77 1211956 180 5 185 70 4 74 1101957 154 1 155 64 4 68 901958 8.148? 146 7 153 65 11 76 811959 8.131? 135 15 150 56 8 64 791960 8.119? 107 28 135 64 8 72 431961 8.091? 127 33 160 51 5 56 761962 8.118? 113 58 171 56 9 65 571963 8.106? 102 48 150 55 4 59 471964 7.838 119 81 200 50 6 56 691965 7.895 98 54 152 40 10 50 581966 7.860 83 39 112 59 5 64 241967 7.807 91 82 173 42 11 53 491968 7.395 83 58 141 44 5 49 391969 6.292 76 68 142 57 16 73 191970 6.672 69 76 145 59 16 75 101971 5.102 80 71 151 66 14 80 141972 5.149 54 66 120 49 10 59 51973 5.132 44 21 65 63 1 64 -191974 5.138 60 56 116 51 20 71 91975 5.178 68 86 154 69 15 84 -11976 5.261 61 81 142 47 14 61 141977 5.268 42 35 77 56 10 66 -141978 5.302 49 66 115 61 21 82 121979 5.271 48 56 104 63 19 82 -151980 5.148 51 49 100 69 19 88 -181981 5.145 53 98 151 58 11 69 -51982 5.230 42 128 170 57 12 69 -151983 5.216 43 119 162 71 37 108 -281984 5.194 35 101 136 66 22 88 -311985 5.195 57 99 156 63 16 79 -61986 5.101 51 120 171 55 23 78 -41987 5.137 42 109 151 58 22 80 -161988 5.147 52 73 125 62 17 79 -101989 5.055 43 109 152 57 33 90 -141990 5.067 59 103 162 60 23 83 -11991 5.091 42 85 127 45 26 71 -31992 5.097 54 65 119 65 36 101 -111993 5.042 32 42 74 64 21 85 -321994 4.751 37 53 90 63 20 83 -261995 4.687 37 70 107 71 24 95 -341996 4.580 34 51 85 40 31 71 -61997 4.502 30 61 91 59 24 83 -291998 4.422 35 63 98 59 42 101 -241999 4.334 32 68 100 50 51 101 -182000 4.214 28 63 91 44 45 89 -16

E. Giannone

Avvertenze – Note e Considerazioni

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E’ possibile, nei dati, qualche errore di calcolo, ma la percentuale dovrebbe essere irrisoria.

Il saldo, incremento naturale, attivo o passivo della popolazione, è riferito ai nati e ai morti in paese.

Abbiamo considerato come morti in loco parecchi anziani deceduti nei paesi dove risiedevano i figli, presso i quali hanno trascorso gli ultimi tempi di vita. Lo stesso discorso vale per i morti in ospedali zonali e fuori per motivi di cura.

Alcuni dei decessi dei primi anni del ‘900 sono avvenuti in Tunisia, dove evidentemente, negli anni precedenti, erano emigrati parecchi ciancianesi.

Gli anni 1915-18 sono quelli della Grande Guerra; 1940-45 quelli della II guerra mondiale. Nel mezzo, la guerra d’Africa.

Per i caduti in guerra cfr. la ricerca, ancora inedita, del compianto Gaetano Pulizzi. Comunque, nel 1917 sono registrati presso l’Anagrafe comunale 35 caduti, 9 nell’anno successivo. Non sempre le comunicazioni del Ministero della Guerra sono state tempestive, per cui altri caduti sono stati registrati negli anni successivi.

Gli anni 1917-20 sono quelli della pandemia della spagnola, che imperversò in tutto il mondo. Pare che i morti per spagnola siano stati in tutto 377.

L’anno orribile è il 1918 con 389 decessi, seguito dal 1920 con 283. I nati e i morti all’estero o in altre parti d’Italia sono stati registrati allorché

l’Anagrafe ha ricevuto comunicazione da Consolati o Ambasciate o dalle altre municipalità. Ciò comporta che la trascrizione, come quella per i caduti in guerra, possa essere avvenuta anche a mesi o anni di distanza.

Venivano registrati assieme ai nati all’estero i trovatelli e i riconosciuti. Il 1901 è l’anno in cui nascono più bambini a Cianciana. Nel 1978, per la prima volta, nessun bambino viene partorito in territorio

comunale, preferendo le donne andare in ospedale nei paesi vicini. L’anno meno fecondo è il 1973 allorché vedono la luce solo 65 ciancianesi nel

mondo. L’anno in cui, invece, nascono meno locali è l’ultimo del secolo XX, con 28 unità.

Nel 1969, per la prima volta, nascono più ciancianesi fuori che in paese; il fenomeno diventerà costante dalla metà degli anni ’70. E’ di segno opposto il discorso sui decessi.

Fino al 1972 il tasso della popolazione è sempre attivo per cui essa dovrebbe aumentare; in realtà diminuisce più del suo incremento naturale.

Dal 1973, con la sola eccezione dell’anno successivo, il saldo sarà sempre negativo, con la punta massima registrata nel 1995 (-34).

Non è facile indicare il numero annuale preciso degli emigrati, perché chi parte difficilmente lo comunica all’Anagrafe del comune di residenza; soprattutto se la meta è l’Italia continentale o un paese dell’UE.

Circa i dati relativi alla popolazione residente negli anni 1951 (ab. 8.083), 1958 (ab. 8.145), 1959 (ab. 8.131), 1960 (ab. 8.119), 1961 (ab. 8.091), 1962 (ab. 8.118) e 1963 (ab. 8.106) ho qualche perplessità, perché personalmente mi risulta che mai la popolazione del Paese ha superato ufficialmente gli 8.000 abitanti.

Quanti potremmo essere oggi? Difficile quantificare. Molti emigrati hanno rinunciato alla cittadinanza italiana optando per quella della nuova patria; i loro figli, nella maggior parte dei casi, sono diventati americani, argentini canadesi, belgi e cos’ via. Se poi si considera che presso le generazioni che ci hanno preceduto le famiglie erano assai numerose, dovremmo fare una serie di

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moltiplicazioni che, forse porterebbero il numero dei Ciancianesi (e/o loro discendenti) a 40/45.000. Ma è un’ipotesi che lascia il tempo che trova perché non verificabile scientificamente.

G. Petruzzella, Attesa

TAB. APOPOLAZIONE

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Anno Popolaz. Variaz.+/- Saldo +/-

1951 7708 - -1958 8146 65 811959 8131 -17 791960 8119 -16 431961 7740 -28 761962 8118 27 571963 8106 -12 471964 7838 - 268 691965 7895 57 581966 7860 -35 241967 7807 -53 491968 7395 -412 391969 6992 -403 191970 6672 -320 101971 5102 -1570 141972 5149 47 51973 5132 -17 -191974 5138 6 91975 5178 40 -11976 5261 83 141977 5268 7 -141978 5302 34 121979 5271 -31 -151980 5148 -123 -181981 5145 -3 -51982 5230 85 -151983 5216 -14 -281984 5194 -22 -311985 5195 1 -61986 5101 -94 -41987 5137 36 -161988 5147 10 -101989 5055 -92 -141990 5067 12 -11991 5091 24 -31992 5097 6 -111993 5042 -55 -321994 4751 -291 -261995 4687 -64 -341996 4580 -107 -61997 4502 -78 -291998 4422 -80 -241999 4334 -88 -182000 4214 -120 -16

Dall’ Anagrafe

TAB. B

EMIGRATI 1958-1970

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TAB. CEMIGRATI ALL’ESTERO 1962-1971

CANCELLATI DALL’UFFICIO ANAGRAFE

ANNO/PAESE USA CAN AUSL ARG

SUD AFR FRA BEL GER GB CH VENEZ TOT

1962 1 1 1 1 41963 4 1 1 61964 5 51965 9 7 3 1 4 1 251966 1 9 2 8 201967 2 3 7 14 2 17 451968 22 54 14 2 3 18 7 3 76 1991969 6 28 17 4 4 75 68 17 73 2921970 3 13 23 2 61 1 1031971 14 8 9 37 2 70TOT 29 84 53 7 10 144 126 34 277 1 4 768

M. Martorana

TAB. DEMIGRATI 1990-2000

ANNO POPOLAZIONEEMIGRAZIONE

INTERNA ESTERO1958 8177 124 =1959 8160 174 =1960 8148 158 =1961 8102 8 =1962 8129 179 41963 8115 206 61964 7838 177 51965 7895 110 251966 7860 139 201967 7760 182 451968 7630 23 1991969 6992 142 2921970 6872 134 103

ANNO POPOLAZ.EMIGRAZ.INTERNA ESTERO

1990 5067 81 11991 5087 129 -1992 5119 70 281993 5042 75 251994 4755 72 2551995 4687 67 361996 4580 91 631997 4502 71 241998 4422 92 261999 4334 71 252000 4214 98 34

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M. Martorana

TAB. E. Occupati in minieraDal 1900 al 1960

Anno Operai Anno Operain. n.

1900 1.143 1931 3161901 1.069 1932 3091902 1.322 1933 3751903 1.120 1934 3511904 1.070 1935 3361905 1.116 1936 3771906 965 1937 4041907 945 1938 4181908 914 1939 4151909 742 1940 4931910 807 1941 4321911 738 1942 4021912 658 1943 3091913 589 1944 1681914 594 1945 2741915 572 1946 3171916 367 1947 2791917 296 1948 2961918 350 1949 3541919 527 1950 3541920 605 1951 3881921 622 1952 4241922 487 1953 4211923 453 1954 3981924 375 1955 3801925 315 1956 3501926 297 1957 3291927 315 1958 3101928 294 1959 2651929 324 1960 2701930 329 - -

A. Riggio

IMMIGRAZIONE

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L’immigrazione nella nostra città è un fatto recente per nulla, ovviamente, paragonabile all’esodo inverso. D’altra parte, se i ciancianesi non trovano occupazione nel luogo in cui sono nati, è impensabile che possano farlo i poveri sventurati scappati dalle loro lande del nord Africa. Essi perciò si acconciano ai lavori più umili, alle mansioni che i locali rifiutano perché “umilianti” o mal remunerate. Le donne fanno generalmente le badanti, gli uomini i lavori più svariati, occupandosi in agricoltura, nell’edilizia, nell’artigianato, facendo i mercatali. I figli sono perfettamente inseriti e ben accetti dalla popolazione ciancianese. Alcuni seguono le orme dei genitori, qualcuno è già all’università e tutti parlano bene il dialetto. Nel periodo preso in esame (1984-2000) gli extracomunitari provengono da Tunisia (20) e Marocco (16); sei ragazzi sono nati da noi. Per i comunitari s’è trattato d’una scelta dettata non da motivi di lavoro ma affettiva o di qualità della vita. Nell’attimo in cui scriviamo, gli immigrati che vivono a Cianciana sono più del doppio, ma il loro numero e i motivi della loro scelta non rientrano in questo studio.

TAB. F

PaeseAnno Tunisia Belgio

Gran Bretag. Marocco Francia Germania Grecia Totale

1984 1 11985 01986 01987 2 1 1 41988 5 4 91989 3 2 51990 3 2 51991 1 2 1 41992 4 1 51993 1 1 21994 1 11995 2 21996 2 1 31997 01998 1 11999 02000 1 1

TOTALE 20 1 2 16 1 2 1 43 E. Giannone

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