Ellenismo filosofico: Neoplatonismo Plotino Πλωτίνος Licopoli, 203/205 – Minturno, 270.

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Ellenismo filosofico: Neoplatonismo Plotino Πλωτίνος Licopoli, 203/205 – Minturno, 270

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Ellenismo filosofico: Neoplatonismo

PlotinoΠλωτίνος

Licopoli, 203/205 – Minturno, 270

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Neoplatonismo

203/205 –270

Plotino (greco: Πλωτίνος; Licopoli, 203/205 – Minturno, 270) fu un filosofo greco alessandrino, uno dei più importanti dell'antichità, erede di Platone e padre del neoplatonismo.

Le informazioni biografiche che abbiamo su di lui provengono per la maggior parte dalla Vita di Plotino, scritta da Porfirio come prefazione alle Enneadi. Queste furono gli unici scritti di Plotino, che hanno ispirato per secoli teologi, mistici e metafisici pagani, cristiani, ebrei, musulmani e gnostici.

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Plotino non scrisse nulla fino all'età di 49 anni, per adempiere una promessa fatta al suo maestro, Ammonio Sacca, di non rivelare per iscritto la sua dottrina. In seguito però si convinse a scrivere saggi che sarebbero diventati, ad opera di Porfirio, le Enneadi, sei parti di nove capitoli ciascuna, lungo un periodo di diversi anni, dal 253 circa fino a pochi mesi dalla morte, avvenuta diciassette anni più tardi.

Porfirio precisa che le Enneadi, prima di essere compilate e riordinate da lui stesso, erano solamente un enorme accumulo di note e saggi che Plotino usava nelle sue lezioni e nei suoi dibattiti, piuttosto che un vero libro.

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Secondo Giovanni Reale

Plotino, l’ultimo dei grandi pensatori greci, col suo imponente sistema si colloca sul piano di Platone ed Aristotele.

Egli, infatti, godette di così grande prestigio che la sua scuola, fondata a Roma nel 244, fu frequentata da potenti uomini politici compreso l’Imperatore Gallieno con la moglie Solonina. Questi presero in considerazione l’idea del maestro di fondare in Campania una città dei filosofi, mai però realizzata, da chiamarsi, in onore di Platone, Platonopoli.

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Plotino intese la filosofia come ars vivendi, non semplicemen-te come esercizio speculativo. Platonicamente, riteneva che la filosofia dovesse segnare il cammino di ritorno all’Unità originaria da cui ciascun essere umano proviene.

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Mosso da questa concezione filosofica, volle comprendere la struttura globale della realtà per individuare adeguatamene il posto che in essa l’uomo occupa e tracciare, di conseguenza, il percorso di ascesa interiore, estatica e spirituale, all’Essere vero.

Egli Intese affrontare questa riflessione metafisica e religiosa in primo luogo per dare un orientamento a se stesso e, in secondo luogo, per offrirla a coloro che lo seguivano e che l’avrebbero seguito.

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Da dove iniziare il cammino filosofico? Da quale concetto o idea partire? Non possiamo dimenticare che l’intento di ogni filosofo è comprendere l’intero.

L’idea o concetto primo da cui Plotino inizia il suo viaggio metafisico è quello di Unità:

OGNI ENTE È UNO

Ma non tutti gli enti sono Uno alla stesso modo: si va dall’unità accidentale di enti assemblati estrinsecamente, come molti manufatti umani, all’unione strutturale di enti quali le piante, gli animali, l’uomo.

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Ascendendo di grado in grado, Plotino concettualmente perviene all’Essere che ha in sommo grado l’Unità:

L’UNO PRIMO O ASSOLUTO O IN SÉ

Da esso tutto deriva e grazie ad esso i molti esistono.

Plotino concepisce l’Uno come Infinita trascendenza, Bene, causa di sé (autoctisi) e causa suprema di tutto.

Tuttavia di esso si può dire al più quel che non è, piuttosto che quel che è. Per dire in positivo quel che è bisogna ricorrere alle metafore, alle analogie, alle similitudini.

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In sé, dunque, l’Uno si configura come:

pienezza di essere (pléroma),

bene infinito,

trascendenza assoluta,

non bisognoso di alcunché.

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A questo punto, però, a Plotino si presentano due problemi cruciali:

1. PERCHÉ DALL’UNO DERIVANO I MOLTI?

2. COME AVVIENE TALE DERIVAZIONE?

Per rispondere a questi gravi quesiti Plotino respinge sia

lo schema dualistico di Platone ed Aristotele, sia

Il panteismo stoico , sia

Il creazionismo cristiano (creatio ex nihilo sui et subiecti), e propone

La dottrina dell’emanazione

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1. PERCHÉ DALL’UNO DERIVANO I MOLTI?

2. COME AVVIENE TALE DERIVAZIONE?

Rispondendo al primo interrogativo, Plotino sostiene che l’Uno non ha bisogno di nulla essendo perfezione assoluta , pléroma, e dunque non è necessitato a far esistere qualcosa di altro da sé. Pertanto:

il molteplice emana dall’Uno per sovrabbondanza.

Al secondo quesito risponde ricorrendo a diverse metafore la più famosa delle quali è quella della luce: come i raggi si irradiano dalla luce, così i molti si irradiano dall’Uno.

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Come i raggi luminosi

provengono dalla luce, ma non

sono posteriori ad essa,

così avviene con l’emanazione

degli enti dall’Uno, eterno,

infinito: pur procedendo da

esso, l’emanazione

degli enti non è posteriore all’Uno e non si compie nel tempo, ma è

eterna.

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Luce

LE IPÒSTASI E LA MATERIA:I GRADI DELL’EMANAZIONE: PRÒODOS

UNOCausa sui , potenza di tutte le cose che da esso si

irradiano con caratteri sempre meno perfetti

INTELLETTOSede dei modelli eterni: idee

ANIMALa parte superiore guarda all’Intelletto e alle idee,

La parte inferiore è rivolta alla materia: Anima del mondo e Provvidenza. Tramite le Idee ordina e vivifica la

MATERIAUltimo grado dell’emanazione: non essere, male, verso cui sono cadute tutte le anime che aspirano, perciò, a

ritornareALL’UNO

Sole

Luna

Oscurità

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IL RITORNO ALL’UNO: EPISTROPHÉ

Collocate fra l’Uno e la materia , le anime, se da un lato sono attirate dal gorgo dell’inautenticità, dall’altro non possono fare a meno di avvertire il richiamo «dell’Essere donde nacquero» (IV 8,4). Tant’è vero che la nostalgia si configura come la cifra metafisica di tutto il plotinismo, il quale si riporta alla vita come ad una sorta di esilio.

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IL RITORNO ALL’UNO: EPISTROPHÉ

«Francamente, il vivere quaggiù e tra le cose della terra non è che crollo ed esilio e perdita d’ali», «la vita vera è solo lassù; poiché la vita dell’oggi, che è vita senza Dio, è solo un’orma di vita che va imitando la vita suprema», «siccome ella è, sì, qualcosa di diverso dal Dio, ma da Lui deriva, l’anima è innamorata di Lui, necessa-riamente» (VI, 9, 9).

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IL RITORNO ALL’UNO: EPISTROPHÉ

Secondo Plotino, il ritorno all’Uno è un itinerario che si può iniziare e percorrere solo mediante il ritorno a se stesso e l’abbandono delle cose esteriori.

Da ciò l’appello plotiniano alla coscienza, intesa come raccoglimento e autoascolto interiore.

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IL RITORNO ALL’UNO: EPISTROPHÉ

Il percorso interiore prevede diverse tappe che comprendono:

1. Le virtù civili, corrispondenti alle virtù cardinali di Platone, sapienza, coraggio, temperanza, giustizia, costituenti condizioni preparatorie del cammino verso Dio. Le vere e proprie vie del ritorno, tuttavia, sono:

2. L’arte, attraverso cui si intravvede lo splendore dell’Intelligibile;

3. L’amore, attraverso cui l’anima si eleva gradual-mente, come nel Filebo di Platone, dall’amore della bellezza sensibile a quello della bellezza incorporea;

4. La filosofia, che consente di accedere alla fonte stessa della bellezza con il cammino dialettico;

5. L’estasi, uscita da sé, che consente un’amorosa unione all’Uno-Dio.

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IL RITORNO ALL’UNO: EPISTROPHÉ

«Ecco la via degli dei e degli uomini divini e beati: separazione dalle restanti cose di quaggiù, vita cui non aggrada più cosa

terrena, fuga di solo a solo (phygé monou pros monon)» (VI 9,11).

Con queste parole si chiudono le Enneadi