Elettronica Maker · 2020. 6. 21. · Elettronica Se leggi queste righe, probabilmente non ci...

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Elettronica n° 14 - 2020 Universale per AC con ATMega168PA Il Sistema ArduINA226 Il Firmware Tasmota Con ESP8266 Come Scegliere il Multimetro Maker & Prestidigitazione Elettronica Modulo di Controllo Dal Carbone ai Controller

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  • Elettronican° 14 - 2020

    Universale per AC con ATMega168PA

    Il Sistema ArduINA226

    Il Firmware TasmotaCon ESP8266

    Come Scegliere il Multimetro

    Maker&Prestidigitazione Elettronica

    Modulo di Controllo

    Dal Carbone ai Controller

  • Elettronica

    Se leggi queste righe, probabilmente non ci conosci: permettimi di presentarti la nostra rivista,

    in poche parole. E&M nasce agli albori del 2018, come progetto editoriale eco-sostenibile che,

    pur non utilizzando carta, mantiene il formato e l’organizzazione delle pagine di una rivista

    classica, in un file pdf. Il tutto con l’aggiunta delle piene funzionalità offerte dai collegamenti

    ipertestuali che, con buona pace degli amanti del classico, sulla carta stampata per il momento

    non si trovano. In altre parole, E&M si pone un po’ come “anello mancante” tra l’immensa

    pletora – incontrollata e non necessariamente sempre affidabile nei contenuti – dei blog a

    carattere tecnico e il mezzo tradizionale che odora di inchiostro. Uno degli intenti principali del

    progetto doveva essere la facilità di comunicazione tra lettore e autore, per colmare un’altra

    delle lacune fondamentali della stampa tradizionale, ovvero “la barriera della redazione” che

    da sempre, in quell’ambiente, si era frapposta tra le parti. Oggi le cose sono profondamente

    cambiate; chiunque legga i nostri articoli può interagire con gli autori in un click, privatamente o

    in pubblico, sul sito o sulla nostra pagina di FaceBook, che sta diventando un ulteriore punto di

    incontro. Usatela per i vostri post a tema e condividetela il più possibile con gli amici!

    Da questo numero, poi, una novità: E&M ospiterà le "Pagine di Elektor", la storica rivista

    Olandese a diffusione mondiale, leader di settore.

    Quanto segue è solo un'anteprima del numero completo che potrai scaricare gratuitamente dal

    sito di Elettronica&Maker, assieme a tutti quelli già pubblicati. A presto e...

    ...Buona lettura!

    Roberto Armani

    EDITORIALE

    Il Nostro Progetto

    Maker

    Sommario

    [email protected]

    &

  • Numero 14 - 2020

    44

    28

    56

    62

    12

    Ora E&M è anche su:

    Seguici!

    4

    Copertina del primo numero di Elektor

    in lingua Italiana, del Giugno del 1979.

    Ai tempi, in Europa la rivista stampava

    330.000 copie in 4 lingue.

    https://www.facebook.com/elettronicaemaker/https://twitter.com/Redazionemaker

  • Chiunque operi in elettronica sa, più o meno, cosa siano thyristor e triac, come funzionino e vengano utilizzati. Tuttavia, questi componenti offrono così tante possibilità che soltanto gli specia listi sono in grado di sfruttarli appieno. Oggi i thyristor sono usati principalmente in applicazioni speciali per alte tensioni (sopra 1 kV) e correnti elevate (diversi kiloampère), per cui questo articolo è focalizzato sui triac. Dapprima ci occuperemo delle basi del funzionamento dei triac e dei parametri principali. In seguito descriveremo lo schema del modulo di controllo. La Figura 1 mostra il prototipo completato

    dall’autore. Con questa combinazione di un controllore ATmega e di un triac è possibile realizzare molte funzioni.A seconda del firmware, il modulo può essere utilizzato come un semplice switch locale o remoto, timer, dimmer o come unità di soft-start per il controllo di carichi induttivi come quelli di trasformatori o motori elettrici.

    Principi FondamentaliUn triac è uno switch a semiconduttore che, quando è attivato, conduce corrente in entrambe le direzioni, ovvero un interruttore

    Modulo di Controllo Universale a Triac con ATmegaCommuta e regola diversi tipi di carico

    Di Roland Stiglmayr (Germania) Questo modulo di controllo a triac è un progetto per chiunque sia interessato all’elettronica di potenza, che dà anche l’opportunità di imparare qualcosa sulla programmazione

    a livello-hardware. Nell’articolo si descrivono tutte le fantastiche caratteristiche e le applicazioni

    dei triac, nonché l’utilizzo di risorse del microcontrollore che spesso non

    vengono utilizzate.

    PROJECTHOMELAB

    Le Pagine di

    4 • Elettronica & Maker n° 14 - 2020

    https://www.elektor.com/

  • attorno all’elettrodo del gate, che porta a un surriscaldamento locale. Dato che il valore di dIT/dt è particolarmente basso del quarto quadrante, questa modalità operativa si dovrebbe evitare. L’importanza del problema dIT/dt diventa relativa se la commutazione avviene quando la tensione passa per lo zero, nonostante questo valga soltanto per i carichi a predominanza resistiva. Se necessario, il rateo di salita della corrente si può limitare anche collegando una piccola impedenza avvolta in aria in uscita dal triac. Il parametro dICOM/dt definisce il valore limite per il rateo di salita della corrente al passaggio per lo zero della medesima.Se viene superato, il triac non andrà in off, restando in condu-zione. Il triac può anche essere innescato erroneamente se, in condizione di off, si supera la tensione di picco ripetitivo VDRM. A questo si rimedia collegando un varistor tra T2 e T1 per limitare la tensione massima.

    L’ultimo parametro da descrivere è il fattore di protezione da sovracorrente I²t, che è l’integrale del quadrato della corrente su un periodo di 10 ms. Questo limite corrisponde alla massima energia che il triac può assorbire. Si deve sempre tenere in considerazione nel dimensionare il fusibile. Tutti gli altri valori elencati sulle specifiche di un triac sono ampia-mente auto-esplicativi. Se desiderate progettare i vostri circu-i ti a triac, adesso dovreste essere in grado di utilizzare questi parametri per scegliere il triac migliore per la vostra applicazione.

    AC. La corrente di carico scorre attraverso i due terminali T1 e T2. Questi elettrodi vengono anche indicati come MT1 e MT2 (per “main terminal”) e, in passato, anche come A1 e A2 (per “anodo”). Il terzo elettrodo è il gate (G), il terminale di controllo. La Figura 2 illustra (a sinistra) il simbolo del triac utilizzato sullo schema di Elektor e un semplice circuito equivalente (destra). Un triac resta interdetto finché la corrente che scorre dal gate (G) a T1 non è sufficientemente alta per attivarlo. Una volta entrato in conduzione, resta in questo stato finché la corrente tra T1 e T2 scende al di sotto di un valore di soglia. Quindi ritorna in “off”. Funzionando con una tensione AC, passerà in condizione “off” ogniqualvolta la corrente raggiungerà lo zero, non necessaria-mente in fase con la tensione, a meno che non sia mantenuto costantemente “on” attraverso la corrente di gate. Allo stesso modo, un triac può essere attivato con un breve impulso sul gate, ma non può essere interdetto in modo altrettanto immediato. T1 è il punto di riferimento (tensione di riferimento) per il gate G. La corrente scorre in quattro direzioni diverse, a seconda della polarità delle tensioni sul gate e T2 relativamente a T1. Queste sono mostrate nel diagramma a quattro quadranti di Figura 3. L’asse X rappresenta la polarità della tensione sul gate rispetto T1. Y rappresenta la polarità della tensione su T2 rispetto a T1.I quattro quadranti che risultano sono indicati dai numeri Romani in Figura 3. I valori positivi sono in rosso, i negativi in blu. Sulle specifiche, i parametri di un triac sono indicati per tutti i quattro quadranti, poiché spesso sono diversi.

    Parametri Per portare in conduzione un triac, la corrente di gate deve essere più alta del valore di soglia, indicata come “gate trigger current” o IGT. Al termine dell’impulso di controllo, il triac resta on solo se la corrente di carico risultante è più alta di quella di “latch” IL. Altrimenti, al termine dell’impulso di controllo, il triac va in “off”. Sulle specifiche, i valori delle correnti d’inne-sco e di funzionamento vengono specificate separatamente per ciascun quadrante. Se la corrente di carico di un triac in conduzione scende al di sotto di quella di mantenimento IH, il triac si interdice. Con un carico induttivo si verifica uno scosta-mento di fase tra corrente e tensione, di un’entità che dipende dalla componente induttiva del carico stesso. Di conseguenza, quando la corrente passa per lo zero, non è detto che lo stesso valga per la tensione sul carico. Ne risulta che, quando il triac apre, la tensione su T2 può salire a valori elevati e questo può dare problemi. Se la velocità di crescita della tensione eccede il valore limite dVCOM/dt, il triac tornerà a condurre. A seconda del tipo di carico, ciò può creare danni. Una crescita eccessiva si può prevenire collegando una rete RC definita “snubber” tra T1 e T2. Esistono anche triac “Hi-Com” sono molto meno sensi-bili a questi aspetti. Anche il parametro dVD/dt è importante. Se, quando un triac è in condizione off, si eccede il suo limite, entrerà in conduzione.Se la corrente risultante scorre esattamente per un semiperiodo, un trasformatore alimentato in questo modo può raggiungere la saturazione e presentare all’improvviso un’impedenza bassa. In molti casi, il triac e forse anche le piste del PCB non soprav-viveranno a un simile incidente. Ancora una volta, uno snubber o un triac Hi-Com possono rimediare la situazione.Il parametro dIT/dt, che rappresenta il valore limite per il massimo rateo di salita della corrente dopo l’innesco del triac, è altret-tanto critico. Se viene superato, il triac andrà in corto tra T2 e T1. Questo deriva dalla densità di corrente non uniforme

    Figura 1: Il prototipo del modulo di controllo dell’autore.

    Figura 2: Simbolo di un triac sullo schema Elektor (sinistra) e circuito equivalente (destra) per il primo quadrante, composto da un transistor PNP e un NPN.

    Figura 3: I quattro quadranti risultano dalle polarità delle tensioni su gate e T2 rispetto a T1.

    Elettronica & Maker n° 14 - 2020 • 5

  • Alimentazione del modulo Fornire alimentazione al modulo non è semplice. Un piccolo alimentatore switching sarebbe carino, ma richiederebbe molto spazio. Un condensatore serie sarebbe più semplice, ma un MKT dalle caratteristiche di capacità e tensione necessarie non è propriamente economico. Un resistore serie è ancora più semplice. Vogliamo che il triac funzioni nei quadranti II e III. Questo richiede una tensione di innesco negativa sul gate trigger, rispetto all’elettrodo T1, il quale è collegato diretta-mente alla rete AC. Lo scopo si raggiunge più facilmente con un raddrizzatore a semionda. Tuttavia, la fattibilità di questo dipende direttamente dall’assorbimento di corrente del circuito. A questo proposito, le considerazioni principali riguardano la MCU e l’energia d’innesco richiesta dal triac. L’MCU non ha molto da fare, per cui può passare la maggior parte del proprio tempo in modalità low-power sleep. L’energia media di innesco è bassa, poiché al trigger servono solo impulsi brevi. La questione è invece quanto possiamo ridurre il consumo. L’MCU si trova in Extended Standby Sleep Mode per la maggior parte del tempo e viene attivata solamente per generare gli impulsi d’innesco.Il caso peggiore è quello del triggering ad alta frequenza senza che venga rilevato il passaggio per lo zero, con un segnale d’innesco generato ogni 278 µs. Perciò l’ATmega richiede in pratica 1,9 mA, con una VCC di 4,7 V. Con una corrente di gate di picco di 11 mA per ciascun impulso da 10 µs e un periodo di 278 µs (3,6 kHz), la corrente media di gate è di 400 µA. Per cui la corrente complessiva è pari approssimativamente a 2,3 mA. Questo dato determina il valore del resistore serie

    Modulo di controllo del triac Ora passiamo alla pratica. Grazie alla propria intelligenza, il modulo di controllo universale a triac può comportarsi come un semplice switch multifunzione, come un timer a spegni-mento ritardato o come un dimmer, oppure essere utilizzato per con trol lare carichi induttivi. Una grandissima versatilità da un singolo modulo. Se per “intelligenza” avete compreso “micrcontrollore”, avete ragione. nel nostro caso abbiamo scelto un dispositivo ATmega. Riguardo al triac, i criteri di scelta principali riguardano la corrente da commutare e la tensione massima di lavoro. Lavorando con un’alimentazione AC monofase, circa 600 V sono sufficienti (230 V × √2 più un margine di sicurezza). Per applicazioni industriali è meglio utilizzare triac da 800 V di tensione inversa, a causa degli elevati transienti di tensione presenti negli ambienti industriali.Il valore di corrente raggiungibile in pratica dipende non soltanto dalle caratteristiche del triac, ma anche dalla gestione della potenza dissipaata, quindi dal raffreddamento. La potenza dissipata equivale al prodotto della tensione diretta per la corrente commutata.Nell’applicazione si deve tener conto anche della corrente di carico minima. Sia IL che IH devono essere superati in modo netto, poiché in caso contrario il carico non verrà applicato in modo pulito oppure la corrente non scorrerà in modo continuo. I dispositivi a 600 V BT134-600E (4 A) e BTA312B (12 A) sono scelte valide per impieghi generici addatti a molti, semplici utilizzi.

    2324252627281922

    3031321291011

    121314151617

    KL2-1

    KL2-2

    KL1-1

    KL1-2

    CX147n235V AC

    F1T4A

    AC_N

    AC_N

    LOAD

    AC_L

    R24

    1kC8

    4,7n250V AC

    SCR1BTA_312B

    C7 47n250V AC

    R26 R2722k 22k

    R254k7

    R15

    4k7

    R16220

    C610n

    R17120

    R11 R12 R1315k 15k 15k

    R19 R20 R21

    R22

    100k 100k 100k

    100k

    D13

    SM4007

    D14SM4007

    D5LL4448

    JP2

    ISP

    135

    246

    R10 R9 R2

    100k

    100k 22k

    OK2

    OK1

    LTV816S

    LTV816S

    D1D2 LL4448

    LL4448

    JP1123

    R7

    R8S1

    S2

    1

    1

    22

    3

    3

    4

    4

    1

    2

    3

    4

    1

    2

    3

    4

    R5

    LED1

    R3

    100k

    C4470p

    D105V2

    C1220µ

    C5100n

    C2

    C322p

    22p

    X1

    1

    34

    2

    R422k 29

    21

    2018

    7

    8

    3

    54

    6

    ATMEGA168PA_TQFP

    IC1

    PC0(ADC0)PC1(ADC1)PC2(ADC2)PC3(ADC3)

    PC4(ADC4/SDA)PC5(ADC5/SCL)

    ADC6ADC7

    PD0(RXD)PD1(TXD)PD2(INT0)PD2(INT1)

    PD4(XCJ/T0)PD5(T1)

    PD6(AIN0)PD7(AIN1)

    PB0(ICP)PB1(OC1A)

    PB2(SS/OC1B)PB3(MOSI/OC2)

    PB4(MISO)PB5(SCK)

    PC6(/RESET)

    GND

    AREF

    AVCC

    PB6(XTAL1/TOSC1)

    PB7(XTAL2/TOSC2)

    GND

    GNDVCC

    VCC

    470

    470

    470

    190047-006-94 KD

    Figura 4: Schema elettrico del modulo di controllo. Il quarzo X1 ha una frequenza di 11,0592 MHz.

    Le Pagine di

    6 • Elettronica & Maker n° 14 - 2020

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    scaricare i numeri completi della nostra

    rivista, oltre a poter consultare molti

    progetti di applicazione comune.

    Ti aspettiamo!

    utilizzare i foto-accoppiatori OK1 e OK2 collegati in parallelo ai pulsanti. Per quest’ultimi si dovrebbe utilizzare la versione a stelo lungo, per garantire le opportune distanze di sicurezza. Il LED1 indica la presenza dell’alimentazione. Il microcontrollore (IC1) viene programmato attraverso l’interfaccia ISP su JP2. In caso di cortocircuito, il fusibile F1 all’ingresso AC protegge il dispositivo. Software

    è la potenza dissipata dal medesimo. Con il raddrizzamento a semionda, il valore effettivo è Ipk/2 e il valor medio è Ipk/π. Questo fa sì che:

    Ipk = 2,3 mA × π = 7,3 mA R = 325 V / 7,3 mA = 45 kΩ

    Ieff = Ipk / 2 = 3,7 mA

    La potenza dissipata dal resistore R è:

    Pdis = Ieff² × R = (3,7 mA)² × 45 kΩ = 0,62 W Se il valore di R viene ripartito in tre resistenze singole da 1 W, la potenza dissipata e la tensione applicata non rappresentano alcun problema. C’è anche un problema con l’accensione. Finché l’MCU è in reset mode, assorbe una corrente abbastanza elevata e VCC sale molto lentamente. Questo si risolve regolando il BOD level a 2,7 V e attivando subito lo sleep mode per 250 ms.Lo spiegheremo più avanti.

    Sicurezza Non si dovrebbe mai ignorare il pericolo presentato da un modulo che funziona direttamente dalla rete AC. In queste condizioni, non dovreste collegare alcuno strumento di misura, e sicuramente non un PC. Cose di questo genere dovrebbero essere lasciate a tecnici qualificati, è d’obbligo usare trasformatori di isolamento e altri apparati. Asssicuratevi che il modulo sia protetto dal contatto diretto quando si trova collegato alla rete AC. Deve sempre essere collocato in un contenitore isolato. Per test o modifiche, il modulo deve essere completamente scollegato dalla rete AC e alimentato da una linea a 5 V. Per il test del rilevamento dello zero si può utilizzare un segnale a 50 Hz con un’ampiezza di 4 V, prelevato da un generatore di onda quadra e iniettato poi su C4.

    Hardware Nello schema illustrato in Figura 4, l’alimentazione per MCU e periferiche viene fornita dalle resistenze in serie R11-R13, raddrizzata a semionda con D13 e filtrata con C1. Le resistenze MELF utilizzate per R11-R13 hanno un’alta tensione di break-down e alta potenza. A causa della sua impedenza elevata, l’alimentatore si comporta effettivamente come un generatore di corrente, permettendo al diodo Zener D10 di fornire effica-cemente una tensione costante. Il clock dell’MCU è controllato dal quarzo X1 per garantire la tempistica precisa degli impulsi di trigger. Il circuito formato da D12 e dal partitore resistivo R2, R3 e R19-R22 genera un segnale adatto a rilevare il passaggio per lo zero, in seguito limitato a VCC dal diodo D5. La corrente di gate viene limitata da R16 e R17. L’innesco veloce del triac è garantito da C6 in parallelo a R16. Per prevenire inneschi indesiderati, tra i terminali T2 e T1 del triac è stato previsto uno snubber formato da R24 e C8. Il triac usato nel progetto è di tipo Hi-Com, per cui è sufficiente combinare una capacità modesta e una resistenza relativamente elevata. Il carico ausiliario opzionale, che consiste di R25-R27 e C7, si usa in casi particolari. È richiesto soltanto se il carico esterno, come nel caso di un trasformatore, ha un’induttanza elevata. Di norma questi componenti non vengono montati. Il condensatore CX1 sopprime l’RFI. Il modulo si utilizza mediante i pulsanti S1 e S2. Si possono anche

    Figura 5: Predisposizione dei fuse durante la prima programmazione dell’ATmega.

    Figura 6: Preparazione alla scrittura su flash del firmware con un programmatore ISP.

    Elettronica & Maker n° 14 - 2020 • 7

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  • 12 • Elettronica & Maker n° 14 - 2020

    Imparando a programmare con i micro-controllori all'inizio si provano a gestire dei dispositivi singolarmente, così si co-

    mincia accendendo un led, poi farlo lam-

    peggiare, poi comandarlo con un pulsante

    e così via.

    Ad un certo punto viene il momento in cui

    ci si chiede: so come visualizzare un nu-

    mero su un display a led a 7 segmenti di

    4 cifre multiplexato, leggere un encoder

    incrementale visualizzando il conteggio su

    un bel display LCD e anche a leggere una

    temperatura da un sensore DS18B20.

    Bene ma se volessi utilizzare questi oggetti

    insieme, senza aggiungere altro hardware,

    connettendoli dunque direttamente al mi-

    cro, come potrei cavarmela con il softwa-

    re?

    Il problema non è di facile soluzione, que-

    sti dispositivi passivi richiedono metodi

    di elaborazione diversi e segnali con tem-

    PrestidigitazioneElettronica

    Il titolo riporta alla mente trucchi e magie di oggetti che appaiono e scompaiono, è possibile con un microcontrollore ad 8bit e null'altro controllare direttamente: un display a led a 4 cifre multiplexato, un encoder incrementale ed un sensore One-Wire contemporaneamente ? Vediamo se si può e qual è il trucco.

    di Walter Ribbert

    [email protected]

  • Elettronica & Maker n° 14 - 2020 • 13

    pistiche precise che mal si conciliano fra

    loro. Cercando in rete non si trova un gran

    che, tutti i manuali fanno esempi, come già

    detto con singoli dispositivi o facendo ri-

    corso ad hardware 'intelligente' come ap-

    punto un LCD, o aggiuntivo per pilotare il

    display a led o ancora micro con interfacce

    integrate per leggere l'encoder (es. della

    serie dsPIC33 o PIC24).

    Eh no, non è facile, ma il modo ci deve es-

    sere, seppur con alcune limitazioni. In fin

    dei conti anche un vecchio micro come

    il PIC16F84 a 20 MHz esegue 5 milioni di

    istruzioni assembly al secondo!

    UN ESEMPIO DI APPLICAZIONE

    Per fissare meglio l'obiettivo da raggiunge-

    re creiamoci una situazione reale con dei

    requisiti e specifiche realizzabili e, soprat-

    tutto verificabili in pratica.

    L'applicazione in questione potrebbe es-

    sere un semplice termostato ambiente con

    questi requisiti di massima:

    • Visualizzazione della temperatura mi-

    surata / impostata su display a led a 7

    segmenti x 4 digit multiplexato.

    • Sensore di temperatura DS18B20 (tipo

    one wire).

    • Encoder incrementale da pannello (a

  • 14 • Elettronica & Maker n° 14 - 2020

    decrementa / incrementa la temperatura

    impostata. Impostazione che viene visua-

    lizzata sul display accompagnata dall'ac-

    censione del segmento centrale della

    quarta cifra (SETTING), e che rimane vi-

    sualizzata per un paio di secondi dopo l'ar-

    resto dell'encoder. Premendo la manopola

    (si chiude il contatto dello switch abbina-

    to all'encoder) deve essere visualizzata la

    temperatura impostata, anche qui per un

    paio di secondi dopo averlo rilasciato. Le

    uscite dell'encoder in quadratura fornisco-

    no 12 o 24 impulsi al giro.

    Sensore di temperatura, sensore

    DS18B20 1-Wire della Maxim (Dallas) con

    precisione di 0,5 °C e risoluzione migliore

    del decimo di grado. Uscite digitali, due

    output complementari a cui è possibile, al-

    ternativamente, connettere un relè con cui

    comandare un'apparecchiatura per ri-

    scaldare o rinfrescare l'ambiente (fun-

    zione inverno / estate). Ulteriori speci-

    fiche interne, è previsto un offset (+/-)

    intorno alla temperatura impostata di

    alcuni decimi di grado impostabile nel

    firmware, il posizionamento del ter-

    mostato ad una soglia prefissata (es.

    19 °C) all'accensione (o dopo black

    out) e mantenimento all'accensione

    nello stato off delle uscite sino alla

    prima lettura certa della temperatura.

    Gamma di regolazione della tempera-

    tura da 5,0 °C a 45,0 °C. Cadenza delle

    letture di temperatura 5 secondi circa.

    È implicito che la visualizzazione sul

    due bit con switch a pressione) per im-

    postare la temperatura.

    • Due uscite complementari per il coman-

    do di un relè per accensione riscaldato-

    re / rinfrescatore.

    Entriamo più nel dettaglio facendo riferi-

    mento alla Figura 1:

    Display, sulle prime tre cifre del display

    dovrà comparire la temperatura, misurata

    dal sensore o impostata con l'encoder, la

    risoluzione è al decimo di grado (d°C); del-

    la quarta cifra usiamo i segmenti orizzonta-

    li per informare che la temperatura letta è

    minore (°C < SET) o maggiore (°C > SET) di

    quella impostata e se quella visualizzata è

    la temperatura impostata (SETTING).

    Manopola per l'impostazione (- +),

    è il comando dell'encoder incrementale a

    2 bit, ruotandola nel senso delle frecce si

    Figura 1: Disegno del potenziale termostato.

  • Elettronica & Maker n° 14 - 2020 • 15

    attuatori finali, il sensore DS18B20, l'enco-

    der e due pulsanti. Di pulsanti ne basta uno

    per simulare quello previsto nell'encoder

    da pannello, l'altro è dichiarato nel firmwa-

    re ma è inutilizzato. Nel seconda schema

    si vedono il display a 7 segmenti a 4 cifre e

    il microcontrollore PIC16F73 con quarzo a

    8MHz. Perché proprio un PIC16F73? Ha un

    numero sufficiente di I/O per l'applicazio-

    ne, 4 kword di memoria programma, 192

    byte di memoria RAM, funziona fino a 20

    MHz e soprattutto perché come al solito

    l'ho ripescato dal cassetto dei componenti

    di recupero. Può essere sostituito egregia-

    mente da un PIC16F876, PIC16F877 e tro-

    vando il modo di ridurre a sedici il numero

    di I/O utilizzati anche da un PIC16F88 (che

    ha pure l'oscillatore interno). Il PIC16F84

    purtroppo ha memoria e I/O insufficienti.

    display, il conteggio dell'encoder e la lettu-

    ra della temperatura devono essere fluidi,

    non sfarfallare o incepparsi.

    SCHEMA E REALIZZAZIONE

    Simuliamo il circuito della nostra "molto

    originale" applicazione su una scheda di

    sviluppo (Figura 6), come quella pubbli-

    cata sul numero 12 di Elettronica & Maker

    (Scheda di Sviluppo 100%*MC). Ciò non

    toglie che abbia un funzionamento reale,

    per passare ad una versione "vera" è suffi-

    ciente aggiungere la parte di alimentazione

    e un relè per l'attuazione finale. Gli schemi

    sono visibili nelle Figure 2 e 3, come si vede

    non è previsto hardware aggiuntivo di aiuto.

    Nella prima figura compaiono: il connetto-

    re di programmazione / alimentazione (J7),

    i led connessi alle uscite che simulano gli

    Figura 2: Schema dell'alimentazione, delle uscite e dei sensori del nostro "termostato"

  • 16 • Elettronica & Maker n° 14 - 2020

    Figura 3: Schema del display e del microcontrollore PIC16F73

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  • 28 • Elettronica & Maker n° 14 - 2020

    In passato ho realizzato numerosi progetti di amperometri che utilizzavano sensori di corrente ad effetto Hall come l’ACS712, o

    High-Side Current-Sense Amplifiers come

    il MAX4080SASA oppure realizzati con am-

    plificatori operazionali. Tutti questi sistemi

    hanno un’uscita analogica che va poi digi-

    talizzata. Il sensore INA226 ha un’uscita di-

    gitale e incorpora un ADC a 16 bit e si di-

    stingue per avere una elevata precisione e

    accuratezza. Esso misura, oltre la corrente,

    anche la tensione e calcola la potenza. Il

    ruolo di Arduino è quello di comunicare con

    il chip, presentare le misure su un display

    LCD ed , eventualmente memorizzare le mi-

    sure su una scheda micro SD.

    Questo chip opera con tensione massima

    di 36 volt mentre la corrente è limitata solo

    dallo shunt utilizzato. Numerose sono le

    possibili applicazioni di questo strumento

    di monitoraggio: dispositivi a batteria come

    Realizziamo un datalogger di corrente, tensione e potenza per carichi in corrente continua con Arduino e il modulo INA226.

    di Giovanni Carrera

    [email protected]

    Il SistemaArduINA226

  • Elettronica & Maker n° 14 - 2020 • 29

    shunt è collegato tra l’ali-

    mentazione e il carico.

    Il circuito integrato INA226,

    di Texas Instruments, è un

    dispositivo digitale che mi-

    sura la corrente (bidirezio-

    nale) con shunt high-side

    o low-side e misura an-

    che la tensione, calcola la

    potenza e fornisce un al-

    larme multifunzionale. Lo

    schema del chip è visibile

    in Figura 1. La risoluzione

    della tensione di shunt è di

    2,5 µV con un fondo-scala

    di 32768x2,5 µV= 81,92mV.

    Per la tensione VBUS la ri-

    soluzione è di 1,25 mV con un fondo-sca-

    la teorico di 40,96 V anche se non si de-

    vono superare i 36 V. La risoluzione della

    potenza è 25 volte quella della corrente,

    con un fondo-scala che dipende dal-

    lo shunt usato. Per cui il sistema ha una

    notevole accuratezza della misura. Con il

    resistore di shunt di 0,1 Ω montato sul

    modulo, si ha una risoluzione in corrente

    Il prototipo

    Figura 1 - Schema funzionale del chip INA226.

    scooter o biciclette a pedalata assistita,

    pannelli fotovoltaici, etc.

    IL SENSORE INA226

    Nelle misure di corrente con lo shunt ci

    sono due modi per inserirlo:

    1. Verso massa (low-side): lo shunt è col-

    legato tra il carico e la massa.

    2. Verso l’alimentazione (high-side): lo

  • 30 • Elettronica & Maker n° 14 - 2020

    di 2,5 µV/0,1 = 0,025 mA e un fondo-sca-

    la di 81,92mV/0,1 = 819,2 mA, una risolu-

    zione in potenza di 0,625 mW. Se occor-

    re misurare correnti maggiori, si possono

    usare shunt appropriati da collegare in

    parallelo, il cui calcolo si vedrà in seguito.

    L'ADC interno si basa su un convertitore

    delta-sigma (Δ∑) a 16 bit con una frequen-

    za di campionamento tipica di 500 kHz (±

    30%), per cui è adatto anche per misure

    di correnti impulsive. Questa architettura

    ha una buona reiezione al rumore intrin-

    seco anche se i transitori che si verifi-

    cano in corrispondenza o molto vicino

    alle armoniche della frequenza di cam-

    pionamento possono causare proble-

    mi. I registri della corrente, tensione e

    potenza sono a 16 bit. È possibile fare

    eseguire fino a 1024 medie sulle misu-

    re. Il chip ha dimensioni molto piccole,

    10 pin con case DGS (VSSOP).

    L’uscita Alert

    Il chip INA226 è in grado di fornire un

    avviso (alert) hardware o software se

    una variabile, selezionata dall'utente,

    ha superato un limite. L'utente può sele-

    zionare una delle cinque funzioni dispo-

    nibili per monitorare e/o impostare il bit

    Conversion Ready. Le cinque funzioni di

    avviso che possono essere monitorate

    sono:

    • Shunt Voltage Over-Limit (SOL): supe-

    ramento soglia di corrente massima;

    • Shunt Voltage Under-Limit (SUL): su-

    peramento soglia di corrente minima;

    • Bus Voltage Over-Limit (BOL): supera-

    mento soglia di tensione massima;

    • Bus Voltage Under-Limit (BUL): supe-

    ramento soglia di tensione minima;

    • Power Over-Limit (POL): superamento

    soglia di potenza massima;

    Nella mia applicazione non ho usato il pin

    Alert ma ho letto, con una funzione di li-

    breria, il registro. Nel mio caso ho scelto

    l’avviso Shunt Voltage Over-Limit (SOL),

    ossia quello che controlla tensione mas-

    sima di shunt, quindi la corrente che lo at-

    Figura 2 - Il modulo INA226.

    Figura 3 - Schema del modulo INA226.

  • se non saldo i ponti-

    celli posti sulla faccia

    opposta a quella dei

    componenti (vede-

    re Figura 2 a destra).

    Una grande varietà di

    indirizzi è assai utile

    per monitorare una

    batteria con molte

    celle. Questo modulo

    monta uno shunt da

    0,1 Ω (R100) che ha permette di misurare

    una corrente massima di 0,8192 A.

    CALCOLO DELLO SHUNT AGGIUNTIVO

    Non volendo auto costruirlo, in commer-

    cio si trovano facilmente gli shunt da 10,

    20 50, 100 A o più, essi sono anche molto

    precisi, tipicamente hanno classe 0,5% e

    hanno l’aspetto simile a quello di Figura 4.

    Questa soluzione diventa una scelta qua-

    si obbligata nel caso si dovessero misu-

    rare correnti maggiori di 10 A. Un valore di

    tensione abbastanza comune sui morsetti

    traversa. Per i sistemi che usano batterie

    al piombo o agli ioni di litio, è meglio usa-

    re il Bus Voltage Under-Limit (BUL) magari

    con un dispositivo di stacco batteria.

    IL MODULO INA226

    In commercio si trovano dei piccoli mo-

    duli (breakout board) tipo quello che ho

    usato, visibile in Figura 2 di cui ho ricava-

    to lo schema di Figura 3.

    Indirizzo I2C

    Il dispositivo ha due pin di indirizzo, A0 e

    A1. La Tabella 1 elenca i collegamenti dei

    pin per ciascuno dei 16 possibili indirizzi.

    Il modulo monta due resistori di pull-

    down (R2 e R3), quindi l’indirizzo è 0x40

    Figura 4 - Tipico shunt da 10A.

    Tabella 1

    Elettronica & Maker n° 14 - 2020 • 31

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  • 44 • Elettronica & Maker n° 14 - 2020

    di Stefano Lovati

    [email protected]

    L’ESP8266 è un modulo Wi-Fi a basso costo che integra uno stack TCP/IP completo, un microcontrollore, numerosi

    pin di ingresso e uscita (GPIO) e un discre-

    to numero di periferiche. Questo modulo,

    al pari del suo “fratello maggiore” ESP32, è

    progettato dall’azienda Espressif Systems,

    con sede a Shangai, Cina. Sul mercato

    sono oggi disponibili diverse schede ba-

    sate sul chip ESP8266; tra queste, quella

    che ha probabilmente destato il maggiore

    interesse è l’ESP-01 (visibile in Figura 1),

    un modulo dalle dimensioni estremamente

    compatte sviluppato da AI-Thinker.

    Grazie alla compatibilità con l’ambiente di

    sviluppo Arduino IDE e alla ricca dotazio-

    ne di librerie, le schede basate su ESP8266

    hanno semplificato in modo sostanziale

    la fase di programmazione del microcon-

    trollore. Con pochissime istruzioni è ad

    esempio possibile realizzare un’applica-

    Tasmota è un firmware alternativo in grado di trasformare una comune scheda basata su ESP8266 in un dispositivo per la domotica controllabile e configurabile tramite rete Wi-Fi. Scopriamo nell'articolo come installare e utilizzare questo potente e versatile strumento, operando con il noto e familiare ambiente di sviluppo Arduino IDE

    Il Firmware Tasmotacon ESP8266

  • Elettronica & Maker n° 14 - 2020 • 45

    Figura 1: Il modulo ESP-01 di AI-Thinker basato sul chipset ESP8266

    zione con funzionalità di connessione alla

    rete Wi-Fi (sia nella modalità station che in

    quella access point) e supporto completo

    del protocollo TCP/IP.

    Inoltre, il dispositivo può essere program-

    mato a basso livello utilizzando direttamen-

    te i comandi AT (noti anche come comandi

    Hayes, una tecnica inizialmente creata per

    l’omonima marca di modem), dialogando

    con il controller del transceiver Wi-Fi at-

    traverso una normale connessione seriale

    (UART).

    Le principali caratteristiche tecniche del

    chipset ESP8266 possono essere così sin-

    tetizzate:

    • processore RISC a 32 bit Tensilica Xten-

    sa L106 operante alla frequenza di 80

    MHz;

    • 64 kB di memoria flash e 96 kB di me-

    moria RAM integrate sul chip;

    • memoria flash esterna con interfaccia

    QSPI e dimensione variabile tra 512 kB

    e 4 MB (sono comunque supportate fla-

    sh esterne fino a 16 MB);

    • interfaccia Wi-Fi conforme allo standard

    IEEE 802.11 b/g/n;

    • antenna, amplificatore a basso rumore

    (LNA) e rete di accoppiamento integrati

    sul PCB;

    • supporto all’autenticazione WEP e

    WPA/WPA2;

    • 16 pin di general purpose I/O;

    • interfacce SPI, I²C, I²S;

    • interfaccia UART su pin dedicati, oltre a

    una seconda UART (utilizzabile solo in

    trasmissione) mappata sul pin GPIO2;

    • convertitore analogico digitale ad ap-

    prossimazioni successive con risoluzio-

    ne di 10 bit.

  • 46 • Elettronica & Maker n° 14 - 2020

    DOMOTICA E SMART HOME

    L’utilizzo sempre più diffuso della rete Wi-

    Fi e la disponibilità di tecnologie avanza-

    te a un costo più che accessibile, hanno

    favorito negli ultimi anni un’esplosione

    delle applicazioni di domotica, rendendo

    le nostre abitazioni sempre più connesse

    e “intelligenti”. Rientrano in questa cate-

    goria i termostati intelligenti, gli assistenti

    vocali, i sistemi di illuminazione controlla-

    bili remotamente, le smart TV, le prese in-

    telligenti e altro ancora. Il fattore comune

    a tutte queste applicazioni è sicuramente

    la disponibilità di una connessione verso

    un dispositivo remoto, la quale a sua volta

    abilita il controllo wireless del dispositivo

    (accensione, spegnimento, dimming, lettu-

    ra o scrittura su un GPIO nel caso dei siste-

    mi embedded) tramite un set predefinito

    di comandi. In questo articolo verrà pre-

    sentata una modalità attraverso la quale è

    possibile trasformare una normale scheda

    basata sul chipset ESP8266 in un vero e

    proprio dispositivo smart, aprendo la stra-

    da a innumerevoli applicazioni nel campo

    della domotica.

    IL PROGETTO TASMOTA

    Per trasformare una comune scheda

    ESP8266 in un vero e proprio “smart devi-

    ce”, utilizzeremo un progetto open source,

    liberamente utilizzabile, ricco di funziona-

    lità e semplice da utilizzare: Tasmota [1].

    Nato come progetto open source ad opera

    di Theo Arendst, Tasmota (di cui in Figura

    2 è visibile il logo) è un firmware alternativo

    per schede e dispositivi basati sul chipset

    Wi-Fi ESP8266 di Espressif Systems [2].

    Il firmware mette a disposizione del siste-

    ma embedded numerose funzionalità, tra

    cui timer programmabili, un’interfaccia

    web, aggiornamento wireless OTA (acroni-

    mo di Over the Air, la stessa tecnica uti-

    lizzata per l’aggiornamento di smartphone

    e tablet tramite connessione Wi-Fi o rete

    mobile) e supporto per numerosi tipi di sen-

    sori. Tasmota consente il controllo remoto

    dei dispositivi basati su ESP8266 tramite

    protocolli HTTP, MQTT, KNX (uno standard

    aperto per applicazioni di Smart Building)

    o tramite interfaccia seriale. A livello di

    programmazione software, il firmware è

    compatibile con gli ambienti di sviluppo

    Arduino IDE e Pla-

    tformIO. Una vol-

    ta installato sul

    dispositivo fisico,

    Tasmota consente

    di acquisire e tra-

    smettere lo stato di

    pulsanti, microswi-

    tch e le informazio-Figura 2: Il logo del progetto Tasmota

  • Elettronica & Maker n° 14 - 2020 • 47

    ni fornite da una vasta gamma di sensori,

    come temperatura, umidità, intensità lumi-

    nosa, luce infrarossa, pressione e altro an-

    cora. Inoltre, è fornito il supporto per con-

    trollare remotamente dispositivi come relè,

    led, display, trasmettitori a raggi infrarossi

    e altri dispositivi e periferiche. Il principale

    vantaggio di Tasmota è quello di trasfor-

    mare, in pochi semplici passi, una comune

    scheda ESP8266 (economica e facilmente

    reperibile online) in un completo e versatile

    dispositivo IoT, il tutto senza dover scrive-

    re una riga di codice. La scheda basata su

    ESP8266, opportunamente programmata

    con il firmware Tasmota, interagisce trami-

    te una connessione di rete Wi-Fi con un di-

    spositivo remoto (sia esso un normale PC,

    uno smartphone oppure un tablet), ese-

    guendo i comandi richiesti. Tali comandi

    consistono tipicamente in richieste di let-

    tura dei dati forniti dai sensori collegati alla

    scheda, oppure di attuazione di determina-

    ti valori in uscita (ad esempio, attivazione

    di un relè o accensione di un led).

    In questo articolo verrà utilizzata la sche-

    da NodeMCU (già impiegata in precedenti

    progetti pubblicati su Elettronica & Maker),

    ma una qualunque board equipaggiata con

    il chipset ESP8266 è adatta ai nostri sco-

    pi. Come ambiente di sviluppo utilizzeremo

    Arduino IDE, anche se, come accennato in

    precedenza, non è virtualmente necessa-

    rio inserire alcuna linea di codice nuovo.

    L’ambiente di sviluppo ci servirà più che

    altro per compilare i sorgenti di Tasmota,

    generare il file eseguibile e programmare la

    memoria flash della scheda ESP8266.

    Per testare e validare il corretto funziona-

    mento dell’applicazione, utilizzeremo i led

    integrati sulla scheda, ma ovviamente è

    possibile collegare un ulteriore led ester-

    no oppure un relè, due dispositivi econo-

    mici alla portata di tutti. Partendo dalle

    basi esposte nell’articolo, il lettore potrà

    poi espandere facilmente le funzionalità

    dell’applicazione aggiungendo altri sensori

    e attuatori.

    INSTALLAZIONE DEL FIRMWARE

    TASMOTA

    Un requisito fondamentale per l’appli-

    cazione è, ovviamente, la disponibilità

    dell’ambiente di sviluppo Arduino IDE. Tra-

    lasciamo i dettagli relativi a questo pun-

    to, tenendo presente che l’installazione

    dell’ambiente di sviluppo per Arduino non

    comporta in genere grosse difficoltà: è in-

    fatti sufficiente seguire le linee guida della

    documentazione ufficiale [3]. Il passo suc-

    cessivo, per chi non l’avesse già fatto in

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  • 56 • Elettronica & Maker n° 14 - 2020

    Fino ad oggi i semiconduttori basati su silicio sono stati i protagonisti assoluti dello scenario dell'elettronica moderna e continuano ad esserlo, nonostante la domanda incessante per l'aumento delle prestazioni che proviene dai mercati.Questa continua corsa verso la performance ha portato al limite la tecnologia attuale, stimolando la ricerca di nuovi materialie soluzioni innovative.

    I semiconduttori rappresentano, senza al-cun dubbio, una tra le più importanti in-venzioni nella storia dell'uomo. Senza di

    essi l'intera rivoluzione digitale non sareb-

    be stata possibile e il mondo odierno, per

    come lo conosciamo, non sarebbe lo stes-

    so. Avendo portato al limite estremo le pro-

    prietà fisiche del silicio, il più comune tra i

    semiconduttori, è iniziata un’intensa ricer-

    ca di nuovi materiali. Il carbonio o, meglio,

    i nanotubi in carbonio potrebbero proprio

    rappresentare il candidato ideale per im-

    pieghi nell'industria dell'elettronica.

    IL SILICIO, PADRE DI TUTTI I

    SEMICONDUTTORI

    Le proprietà dei semiconduttori furono sco-

    perte per la prima volta all'inizio del 19° se-

    colo da Thomas Johann Seebeck, il quale

    si accorse della diminuzione della resisten-

    za del solfato d'argento all'aumentare della

    Dal Carboneai Controller

    di Sina Hoefer

    www.Electronics-Update.com

  • Elettronica & Maker n° 14 - 2020 • 57

    temperatura del materiale: una delle carat-

    teristiche chiave di un semiconduttore. In

    generale, i semiconduttori vengono classi-

    ficati come materiali con una conduttività

    elettrica situata tra quella di un conduttore

    (ad es. rame) e di un isolante (ad es. vetro).

    Le proprietà del materiale possono essere

    alterate con un procedimento definito “dro-

    gaggio”. Controllando la presenza di impu-

    rità all'interno del materiale che costituisce

    il wafer, è possibile adattare alle proprie

    esigenze le caratteristiche elettriche, otti-

    che e strutturali del prodotto che ne risulta.

    Tuttavia, la presenza di impurità indeside-

    rate rappresenta un discreto rischio, può

    contaminare e rovinare interi lotti di produ-

    zione. I semiconduttori in silicio vengono

    accresciuti partendo da sabbia di quarzo

    di purezza elevata.

    In un processo in-

    dustriale denomi-

    nato “metodo Czo-

    chralski”, questa

    sabbia viene fusa in

    un cristallo di silicio

    monolitico. Succes-

    sivamente, il lingot-

    to di silicio che ne

    risulta viene taglia-

    to in wafer circolari,

    dalla planarità pra-

    ticamente perfetta,

    che vengono poi

    rettificati e lucidati.

    La rugosità superfi-

    ciale di questi wafer

    viene ridotta a valo-

    ri inferiori a 1 nano-

    metro. Il diametro

    standard dei wafer

    è di 300mm, con

    uno spessore di 775

    micron. Questi ven-

    gono utilizzati come Figura 1: Fase di preparazione del lingotto di silicio.

  • 58 • Elettronica & Maker n° 14 - 2020

    ritmi potrebbe implicare una revisione del

    modo in cui i dispositivi vengono prodotti,

    o addirittura dover affrontare il problema

    della sostituzione del silicio stesso con un

    altro materiale.

    CARBONIO, GRAFITE, GRAFENE E

    NANOTUBI IN CARBONIO

    Il carbonio rappresenta un elemento es-

    senziale di questo

    pianeta. È presen-

    te in tutti gli orga-

    nismi viventi, an-

    che in una varietà

    di forme fisiche

    diverse. Le pro-

    prietà che rendono

    il carbonio così in-

    teressante per l'in-

    dustria dell'elet-

    tronica, risiedono

    nella sua partico-

    lare configurazio-

    ne atomica. Aven-

    do a disposizione

    da due a quattro

    elettroni per la cre-

    azione di legami

    chimici, è in grado

    di formare moleco-

    le complesse. Tut-

    tavia, in condizioni

    normali, il carbonio

    è quasi del tutto

    inerte.

    materiale di substrato per la realizzazione

    dei componenti elettronici. Con la tecnolo-

    gia del silicio, la miniaturizzazione dei cir-

    cuiti integrati e dei componenti elettronici

    ha raggiunto i propri limiti fisici. Senza la

    possibilità di ridurre ulteriormente le di-

    mensioni degli IC, il silicio non potrà man-

    tenere il tenore di crescita delle prestazioni

    che ha avuto fino ad oggi. Sostenere questi

    Figura 2: Taglio e rettifica dei wafer circolari ricavati dal lingotto.

  • Elettronica & Maker n° 14 - 2020 • 59

    Con queste caratteristiche può essere pie-

    gato in forma tubolare, mettendo in luce

    aspetti sorprendenti. Inoltre, il grafene of-

    fre la possibilità di essere drogato con altre

    sostanze; l'introduzione di ammoniaca, ad

    esempio, porta a un aumento di affidabili-

    tà nei dispositivi RAM. I supercondensatori

    in grafene sono componenti elettronici che

    si trovano già in produzione in quantità in-

    dustriale. I vantaggi rispetto ai supercon-

    densatori tradizionali consistono in corren-

    ti elevate, alta capacità, bassa corrente di

    perdita, basso livello di risonanza elettroni-

    ca paramagnetica e caratteristiche di au-

    to-ripristino.

    NANOTUBI IN CARBONIO

    Un foglio di grafene piegato a tubo è chia-

    mato CNT (Carbon NanoTube) o nanotubo

    in carbonio. Un nanotubo è definito come

    forma geometrica tubolare con un diame-

    tro inferiore a 100 nanometri. I CNT pos-

    sono essere prodotti sotto forma di tubo

    singolo, o di più tubi sovrapposti, per au-

    mentare ulteriormente resistenza struttu-

    GRAFITE

    Per l'utilizzo nell'ambito dell’industria

    dell'elettronica, il termine “carbonio” ha

    soltanto un valore generico. Volendo esse-

    re più specifici, sono le sue forme allotro-

    piche che ci interessano. Prima tra tutte,

    la grafite, che è semplicemente una forma

    di carbonio in uno stato di purezza eleva-

    ta. Nella grafite gli atomi sono disposti se-

    condo una griglia di cristalli esagonali, una

    delle sue caratteristiche chiave. La grafite

    è un buon conduttore di elettricità e calo-

    re; questo spiega il suo ampio utilizzo nel-

    la fabbricazione degli elettrodi, per i quali

    viene impiegato circa il 42% della grafite

    prodotta artificialmente nel mondo. Oltre

    alle sue proprietà elettriche, la grafite pre-

    senta eccellenti caratteristiche anti-attrito,

    che la rendono una risorsa essenziale nella

    produzione di cuscinetti o guarnizioni au-

    to-lubrificanti.

    GRAFENE

    L'elemento di carbonio modificato defini-

    to grafene mantiene una relazione struttu-

    rale stretta con la grafite. Ciascun atomo

    di carbonio è strutturato con un angolo

    di 120°, il ché porta alla stessa struttura a

    nido d'ape o esagonale tipica della grafi-

    te. Ma quest'ultima possiede una caratte-

    ristica multistrato, che le conferisce una

    struttura 3D, mentre il grafene è presente

    in 2D. Questa struttura “piatta” del grafene

    rappresenta un fattore chiave per l'utilizzo

    del carbonio nell'industria dell'elettronica.

    Questo è solo un estratto dell'articolo.

    Per continuare la lettura,

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  • 62 • Elettronica & Maker n° 14 - 2020

    di Mark Patrick

    Mouser Electronics

    Come Scegliereil Multimetro

    I multimetri sono una presenza indispensa-bile sul banco di lavoro di ogni ingegnere elettronico. Questi strumenti, oltre a essere

    utilizzati per misurare i più importanti valori

    elettrici (tensioni, correnti, resistenze e così

    via), risultano particolarmente utili nelle ope-

    razioni di ricerca guasti.

    Col passare del tempo i multimetri sono di-

    venuti sempre più complessi e capaci di ga-

    rantire prestazioni più spinte, grazie all'inte-

    grazione di un numero via via crescente di

    funzionalità. I moderni multimetri possono

    essere usati per misurare capacità, frequen-

    za, temperatura e numerosi altri parametri

    essenziali in elettronica.

    Il prezzo dei modelli multifunzione può varia-

    re, a seconda della gamma di caratteristiche

    e funzionalità incluse e del livello di accu-

    ratezza. Sul mercato, ovviamente, sono di-

    sponibili versioni sia digitali sia analogiche.

    Grazie ai prezzi competitivi, alla durata e

    Anche il tester, strumento immancabilmente presente nel laboratorio di ogni appassionato, col passare del tempo si è evoluto, adeguandosi alle nuove esigenze di misura, sempre più diversificate.In questa breve guida vedremo quali sono i principali criteri sui quali basare la scelta del nostro nuovo multimetro.

  • Elettronica & Maker n° 14 - 2020 • 63

    Figura 1: Il multimetro digitale palmare

    U1240B di Keysight.

    all'elevato livello di precisione offerto, i mul-

    timetri digitali hanno riscosso un lusinghiero

    successo. Non va comunque dimenticato il

    fatto che per alcune applicazioni specifiche

    (come, ad esempio, la verifica di un valore

    che varia rapidamente), i multimetri analogi-

    ci vengono preferiti ai loro "equivalenti" di-

    gitali. Oggigiorno, grazie alla digitalizzazione

    e all'utilizzo di sofisticate tecnologie, i mul-

    timetri "intelligenti" sono in grado di archi-

    viare e gestire dati basati sul cloud tramite

    l'interfacciamento con dispositivi hardware

    che operano in modalità wireless.

    Un esempio di strumento che fornisce tali

    funzionalità è il multimetro con termocame-

    ra per la visualizzazione in campo industriale

    DM285 con display TFT da 2.8" di FLIR Sy-

    stems. Esso supporta la connettività Blue-

    tooth, consentendo il trasferimento dei dati

    in modalità wireless mediante l'interfaccia-

    mento con l'applicazione mobile FLIR Tools

    (disponibile nelle versioni per Android e IoS).

    L'evoluzione tecnologica dei multimetri è te-

    stimoniata dal fatto che, mentre in preceden-

    za la calibrazione delle unità digitali richiede-

    va l'apporto di numerose modifiche interne

    (come ad esempio limare o aggiungere della

    saldatura al resistore di shunt in grado di ge-

    stire elevate correnti, per regolare il suo va-

    lore), al giorno d'oggi regolazioni di questo

    tipo non sono più necessarie. Per effettuare

    questa operazione è sufficiente utilizzare le

    calibrazioni software memorizzate all'inter-

    no del microprocessore del sistema.

    Un processo di questo tipo non solo per-

    mette di ridurre tempi e costi necessari per

    eseguire una calibrazione completa, ma ga-

    rantisce anche un'accuratezza decisamente

    superiore.

    Un multimetro valido deve ovviamente poter

    gestire una gamma di tensioni al fine di misu-

    rare sia segnali a tensione continua (DC), sia

    a tensione alternata (AC), oltre naturalmen-

    te alla resistenza. Comunque, è bene sotto-

    lineare che nella scelta dello strumento più

    idoneo per soddisfare al meglio le specifiche

    richieste di ogni progettista, i parametri che

    è necessario tenere in considerazione sono

    https://www.mouser.com/new/flir/flir-dm285-imaging-multimeter/?utm_source=publitek-media-for-articles&utm_medium=display&utm_campaign=mra258&utm_content=article

  • 64 • Elettronica & Maker n° 14 - 2020

    TEMPO DI RISPOSTA E REGISTRAZIONE

    DEI DATI

    Un altro parametro da tenere nella massima

    considerazione è la velocità di risposta di un

    multimetro. Sebbene i multimetri analogi-

    ci possano essere molto veloci, non hanno

    la possibilità di memorizzare i dati misurati

    (che può essere uno dei requisiti chiave se

    si utilizzano multimetri che devono garantire

    un'elevata velocità di risposta). La funzione

    di data logging (registrazione e archiviazione

    dei dati) è invece prevista in un gran numero

    di multimetri digitali. In questo modo è pos-

    sibile acquisire i dati relativi a un determina-

    to parametro utilizzando un'elevata velocità

    di campionamento. I dati acquisiti possono

    così venire memorizzati nello strumento per

    una successiva analisi.

    IMPEDENZA DI INGRESSO

    Il valore dell'impedenza di ingresso può va-

    riare in maniera abbastanza significativa in

    funzione dei diversi modelli e si basa sulla

    sensibilità intrinseca del movimento dello

    strumento e della portata selezionata.

    molti di più. Prima di effettuare l'investimen-

    to è senza dubbio utile essere consapevoli

    di ciò che si sta realmente cercando.

    Nel seguito verrà condotta un'analisi più ap-

    profondita e saranno evidenziati i più impor-

    tanti aspetti da prendere in considerazione.

    RISOLUZIONE E ACCURATEZZA

    La risoluzione si riferisce al valore più pic-

    colo che può essere rilevato dallo strumento

    in una specifica misura (quando è imposta-

    to all'estremo inferiore del proprio intervallo

    di misura) e successivamente riportato sul

    display dello stesso. L'accuratezza invece

    denota il grado di attendibilità con il quale il

    multimetro è in grado di misurare un partico-

    lare parametro.

    Espressa in percentuale, essa fornisce un

    confronto tra il valore misurato e il valore ef-

    fettivo del parametro che si sta misurando.

    E' abbastanza evidente che si tratta di uno

    dei fattori più importanti da prendere in con-

    siderazione nella scelta di un multimetro. Tra

    i prodotti attualmente disponibili in grado di

    assicurare un elevato livello di accuratezza

    da segnalare la serie U1240B di Keysight Te-

    chnologies.

    Si tratta di una famiglia di multimetri digitali

    palmari compatti e leggeri che possono van-

    tare un'accuratezza nella misura della ten-

    sione in DC pari a 0,09%.

    Grazie ai display LCD da 10.000 conteggi ga-

    rantiscono una visualizzazione migliore delle

    misure acquisite fino alle letture più piccole.

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  • Hai la passione dell'elettronica e della

    sperimentazione?

    Ti senti anche piuttosto portato a

    "mettere nero su bianco" i tuoi progetti

    ed esperimenti in forma chiara e

    comprensibile? Ti piacerebbe pubblicare un

    tuo articolo su queste pagine e sul sito web

    di EM?

    Scrivi a

    [email protected]

    indicando i tuoi campi d'interesse e

    allegando un elaborato sull'argomento

    d'elettronica preferito: ci risentiremo!

  • DIRETTORE

    Roberto Armani

    Art Director

    Shylock-58

    Hanno collaborato a questo

    numero:

    Giovanni Carrera, Sina Hofer,

    Stefano Lovati, Mark Patrick,

    Walter Ribbert,

    Roland Stiglmayr

    AVVERTENZE

    Chiunque decida di fare uso

    delle nozioni riportate in questi

    articoli o decida di realizzare

    i circuiti esposti, è tenuto a

    prestare la massima attenzione

    in osservanza alle normative

    in vigore sulla sicurezza. Gli

    Autori di Elettronica&Maker

    sopracitati, che hanno collaborato

    alla realizzazione degli articoli

    pubblicati in questo numero,

    declinano ogni responsabilità

    per eventuali danni causati a

    persone, animali o cose derivante

    dall'utilizzo diretto o indiretto del

    materiale, dei dispositivi o del

    software presentati. Si avverte

    inoltre che quanto riportato

    negli articoli viene fornito così

    com'è, a solo scopo hobbistico,

    senza garanzia alcuna di

    correttezza e di funzionamento

    certo. L'editore e gli autori

    ringraziano anticipatamente per

    la segnalazione di ogni eventuale

    errore.

    Su Elettronica & Maker

    Elettronica & Maker è una

    testata pubblicata in formato

    esclusivamente elettronico, in

    formato portable sfogliabile

    elettronicamente, diffusa

    esclusivamente per via telematica,

    non soggetta all'obbligo di

    registrazione presso il Tribunale,

    su sito web https://www.

    elettronicaemaker.it ed in fné al

    R.O.C. né agli obblighi dell'AgCom

    n° 666/08 del 26/11/08, a fronte

    del D.L. n° 63 del 18 Maggio

    2012.

    © Copyright

    Tutti i diritti di riproduzione o di

    traduzione degli articoli pubblicati

    sono riservati. Manoscritti, disegni

    e fotografie sono di proprietà di

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    parziale degli articoli salvo

    espressa autorizzazione scritta

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    a puro titolo informativo.

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    Elettronica & Maker

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    vanno indirizzate all’attenzione

    di Roberto Armani (r.armani@

    elettronicaemaker.it e

    accompagnate, se possibile,

    da una breve descrizione delle

    vostre competenze tecniche e/o

    editoriali, oltre che da un elenco

    degli argomenti e/o progetti che

    desiderate proporre.

    ElettronicaMaker&

    La grafica in copertina è di Manseok Kim