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STORIA MODERNA 233/3 COLLANA TIMONE ESAMI e CONCORSI ELEMENTI DI ® EDIZIONI E IMON S Dal Rinascimento alla Rivoluzione industriale Gruppo Editoriale Esselibri - Simone

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STORIAMODERNA

233/3COLLANA TIMONE

ESAMI e CONCORSI

ELEMENTI DI

®EDIZIONIEIMONS

Dal Rinascimentoalla Rivoluzione industriale

Gruppo Editoriale Esselibri - Simone

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TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Vietata la riproduzione anche parziale

Di particolare interesse per i lettori di questo volume segnaliamo:

233 • Elementi di Storia Antica e Greca (in preparazione)233/1 • Elementi di Storia Romana (in preparazione)233/2 • Elementi di Storia Medievale (in preparazione)233/4 • Elementi di Storia ContemporaneaPK 6 • Tutto StoriaPK 6/1 • Storia AnticaPK 6/2 • Storia Medievale e ModernaPK 6/3 • Storia Contemporanea33 • L’esame di Storia

Il catalogo aggiornato è consultabile sul sito: www.simone.itove è anche possibile scaricare alcune pagine saggio dei testi pubblicati

Testo a cura di Fulvio Tudisco e Giovanni Ciotola

Tutti i diritti di sfruttamento economico dell’opera appartengono alla Esselibri S.p.A.

(art. 64, D.Lgs. 10-2-2005, n. 30)

Finito di stampare nel mese di settembre 2008dalla «Officina Grafica Iride» Via Prov.le Arzano-Casandrino, VII Trav., 24 - Arzano (NA)

per conto della ESSELIBRI S.p.A. - Via F. Russo, 33/D - 80123 Napoli

Grafica di copertina a cura di Giuseppe Ragno

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PREMESSA

Il volume, nell’offrire un quadro completo ed esaustivo degli eventi checaratterizzano la storia moderna, traccia un itinerario del periodo che vaall’incirca dalla scoperta dell’America (fine XV secolo) al crollo del-l’impero napoleonico (inizio XIX secolo), soffermandosi sulle tappe piùsignificative di questo lungo processo storico, attraverso un’esposizionechiara, puntuale e organica. In linea con gli orientamenti più avanzatidella ricerca in questo settore, il testo propone non solo un panorama dellevicende politico-militari, ma spinge l’osservazione all’interno delle variesocietà – indagandone gli aspetti culturali, artistici e scientifici, la religione,la vita sociale, le attività economiche – provando a coglierne l’identità el’unicità. L’obiettivo è quello di dimostrare come la conoscenza degli avve-nimenti cardine dell’epoca moderna – Rinascimento, Riforma Protestan-te e Controriforma Cattolica, creazione dei primi imperi coloniali, Ri-voluzione inglese, Illuminismo, nascita degli Stati Uniti d’America, Ri-voluzione francese e Rivoluzione industriale – possa contribuire ad ac-quisire quel “senso della storia” che permette di comprendere appieno larealtà contemporanea. La trattazione, condotta con un linguaggio essenzia-le e con un piacevole tono narrativo, è inframmezzata da brevi rubrichedi approfondimento (allo scopo di focalizzare l’attenzione su situazioni oconcetti di particolare rilevanza), e presenta, al termine di ogni capitolo, unadettagliata tavola cronologica (che consente al lettore di fissare meglio lecoordinate spazio-temporali degli accadimenti descritti) e un breve glossa-rio (all’interno del quale viene spiegato il significato di alcuni termini omomenti ritenuti topici).

Come gli altri libri della collana Last minute, anche questa sintesi rap-presenta un valido sussidio per un rapido ed efficace percorso di apprendi-mento di studenti universitari e non, e di coloro che si accingono ad affron-tare le prove orali dei concorsi pubblici e delle abilitazioni professionali.

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CAPITOLO PRIMO

LA CIVILTÀ RINASCIMENTALEE LE SCOPERTE GEOGRAFICHE

Sommario: 1. Umanesimo e Rinascimento. - 2. I grandi viaggi.

1. UMANESIMO E RINASCIMENTO

A) Il periodo storico

Tra il XV e il XVII secolo in Italia e in Europa avvengono cambiamentiprofondi nella concezione dell’uomo e della sua vita, nella produzione e nelladiffusione del sapere, nell’organizzazione della cultura. Si è soliti a questo pro-posito parlare di civiltà umanistico-rinascimentale. All’interno di essa si posso-no distinguere due fasi, concatenate fra loro: la prima, tra la fine del Trecento eil Quattrocento, è chiamata Umanesimo ed è caratterizzata da un appassionatoe fervido lavoro di ricerca e di studio; la seconda, collocabile nel Cinquecento,è denominata Rinascimento perché contraddistinta dalla fioritura artistico-let-teraria che trova nelle corti signorili italiane il maggiore centro propulsore: talerinascita culturale si diffonderà poi, rapidamente, in tutta Europa.

Questo periodo è contrassegnato, fondamentalmente, dalla progressivatransizione dalla civiltà medioevale alla civiltà moderna attraverso unaserie di mutamenti:

— nella struttura politica: con un graduale distacco dalle signorie feudalie la creazione dei primi stati-nazione in Spagna, Francia ed Inghilterra,quali entità politiche etnicamente e geograficamente sempre più omo-genee;

— nella struttura economica: con il passaggio da una società di stampoagricolo e feudale ad una società più urbanizzata e propensa al commer-cio, e con la creazione di un’economia di tipo monetario, caratterizzatadal sorgere dei primi sistemi bancari, che convogliano il risparmio e lefortune commerciali;

— nella cultura: con la nuova concezione dell’uomo non più subordinataalla verità religiosa del dogma cristiano.

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Capitolo Primo6

B) La centralità dell’uomo

Durante il Rinascimento si afferma il principio antropocentrico delmondo, secondo cui l’uomo è artefice della propria vita e del propriodestino (homo faber fortunae suae), e nella sua interezza racchiude tuttele prerogative e le caratteristiche del creato (macrocosmo). Questa nuo-va concezione dell’attività umana determina la riscoperta dei valoridella vita terrena come l’intelligenza, la bellezza e la cultura, che nonsono più rifiutati così come nel Medioevo perché opposti alla beatitudi-ne eterna.

C) La riscoperta della cultura classica

Svincolatisi progressivamente dai retaggi della filosofia medioevale, ba-sata sullo studio esclusivo delle Sacre Scritture, gli studiosi rinascimentalisi dedicano alla rilettura dei classici greci e latini, cercando di reinterpre-tare i valori intellettuali e morali del passato, ed eliminando le aggiunte e ledeformazioni dei copisti con un metodo rigoroso chiamato filologia.

D) La scienza e l’arte

Il processo di rinnovamento rinascimentale investe tutte le esperienzeumane, da quelle artistico-espressive a quelle più propriamente intellet-tuali, che promulgano un sapere empirico con il compito di comprenderel’uomo ed il mondo attraverso l’osservazione e la sperimentazione. Ilperiodo che va dalla fine del Quattrocento agli anni Quaranta del Cinque-cento rappresenta in Italia uno dei più fecondi di sempre dal punto di vistaartistico-letterario. Nascono opere come La Gioconda di Leonardo da Vinci,la Pietà e la volta della Cappella Sistina di Michelangelo, e vengono pub-blicati libri come l’Orlando furioso di Ludovico Ariosto ed Il Principe diMachiavelli.

Tra i maggiori intellettuali del Rinascimento spiccano le figure di Leonardo da Vinci eNiccolò Machiavelli. Il primo incarna appieno la nuova tendenza, spaziando dalla creazionedi macchine all’architettura, alla botanica, alla fisiologia, alla fisica, alla filosofia, alle lettere,alla pittura ed alla scultura. Come pittore Leonardo dipinge grandi capolavori, mentre in ambi-to scientifico dà grande impulso alla medicina, con gli studi anatomici, ed alla scienza idrauli-ca, con gli studi sul movimento dell’acqua.

Machiavelli, considerato il padre della moderna scienza politica, per la prima volta svin-cola il concetto di governo degli Stati dai condizionamenti religiosi e morali e matura il sognodell’unità degli Stati italiani. Egli è anche l’autore della Mandragola, considerata una delleopere teatrali più importanti del Cinquecento.

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7La civiltà rinascimentale e le scoperte geografiche

E) I progressi della tecnica: le armi da fuoco ed i caratteri mobili

L’utilizzo della polvere da sparo, una miscela di zolfo, salnitro e carbo-ne adoperata da tempo dai cinesi per costruire fuochi d’artificio, segna unavera e propria rivoluzione nel modo di condurre le guerre. I primi pezzid’artiglieria, come i cannoni e le bombarde, permettono di abbattere le for-tezze, mentre gli archibugi ed i moschetti rendono inutili le armature e sem-pre meno importanti le cavallerie dei signori feudali.

La comparsa dei caratteri mobili nella metà del Quattrocento (prima inlegno e poi in metallo) porta ad un’autentica rivoluzione nella diffusionedella cultura: infatti, rispetto ai codici medioevali redatti da monaci ama-nuensi, i libri a stampa risultano molto più economici e permettono la ripro-duzione di numerose copie dei volumi. Dopo la pubblicazione a Magonza,in Germania, nel 1455, del primo libro stampato da Johann Gutenberg(una versione in latino della Bibbia), le stamperie per la pubblicazione divolumi soprattutto a carattere sacro o di testi classici e d’argomento politicosi diffondono con incredibile rapidità in ogni parte d’Europa.

Il primato di volumi stampati appartiene a Venezia, dove le edizioni si distinguono per laloro particolare bellezza e raffinatezza. Proprio nella Serenissima, nel 1501, Aldo Manuzioinaugura la prima collana di tascabili in volgare e usa per la prima volta un carattere corsivoche da lui prenderà il nome di “aldino”.

2. I GRANDI VIAGGI

A) L’età delle esplorazioni

La rinnovata fede nell’uomo e nelle sue capacità è alla base dei grandiviaggi dell’età rinascimentale. A questa sete di avventure e di conoscenze siaggiungono altre ragioni più concrete: la caduta nel 1453 di Costantinopolinelle mani dei turchi, che s’impossessano del commercio delle spezie e del-le merci pregiate; il bisogno di espansione territoriale dei nuovi Stati nazio-nali; l’esaurimento delle riserve di metalli preziosi in Europa. Grazie allascoperta di nuove tecniche di navigazione ed al perfezionamento dell’usodella bussola i maggiori Stati europei, in particolare Spagna e Portogallo, sifanno promotori di numerose esplorazioni geografiche. La scoperta di nuoviterritori, ricchi di materie preziose e spesso inabitati, cambierà in mododefinitivo il volto del Vecchio Continente, creando i primi imperi coloniali.Per la prima volta il fulcro del commercio si sposta dal Mediterraneo al-l’Oceano Atlantico, favorendo la ricca borghesia mercantile, che grazie allo

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Capitolo Primo8

sfruttamento delle nuove rotte accresce enormemente il suo potere a scapitodei nobili. Persino l’alimentazione degli europei cambia completamente conl’arrivo dall’America di prodotti sconosciuti, come il mais, la patata, il po-modoro.

B) Le esplorazioni portoghesi

Nella prima metà del Quattrocento, stretto dall’aggressività della confi-nante Spagna e grazie alla sua particolare posizione geografica, il Portogal-lo inizia con il principe Enrico il Navigatore un’intensa opera di esplora-zione a sud, lungo la costa africana, e ad ovest, nell’Oceano, arrivando alleAzzorre, alle isole di Capo Verde ed alla Sierra Leone. Ma è in particolarealla fine del XV secolo e all’inizio del XVI che si concentrano le maggiorispedizioni portoghesi:

— nel 1487 Bartolomeo Diaz, dopo aver costeggiato tutta l’Africa occi-dentale raggiunge la punta meridionale del continente da lui battezzata“Capo di Buona Speranza”;

— nel 1497 Vasco da Gama doppia il Capo di Buona Speranza e, affron-tando l’Oceano Indiano, si spinge fino alle coste occidentali dell’India;

— nel 1500 Pedro Alvarez Cabral compie una seconda spedizione versol’India, lambendo per caso le coste del Brasile.

C) Le esplorazioni spagnole

La Corona spagnola, pur mancando di validi esploratori ed affidandosiin particolare agli italiani e ai portoghesi, si adopera per finanziare lunghiviaggi alla scoperta di nuove terre. Le principali esplorazioni spagnole sono:

— nel 1492 la spedizione del navigatore genovese Cristoforo Colomboche, convinto sostenitore della sfericità della Terra, ottiene dai re di Spa-gna tre caravelle (la Niña, la Pinta e la Santa Maria) per raggiungere leIndie navigando da occidente. Partito da Palos il 3 agosto, dopo un viag-gio avventuroso sbarca il 12 ottobre nell’isola di San Salvador, credendodi essere giunto nelle Indie Orientali. La scoperta dell’America è unavvenimento di tale portata economica e sociale da essere ritenuto sim-bolicamente lo spartiacque tra il Medioevo e l’età moderna;

— nel 1498-1504 le spedizioni (quattro in tutto, due organizzate dalla Spa-gna e due dal Portogallo) di un altro esploratore italiano, Amerigo Ve-spucci, comprovano la definitiva scoperta del nuovo continente, che dalui prenderà il nome di America;

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9La civiltà rinascimentale e le scoperte geografiche

— nel 1519-1522 le spedizioni del navigatore portoghese FerdinandoMagellano, il quale, dopo aver costeggiato il versante atlantico dell’Ame-rica meridionale, attraversa lo stretto che da lui prenderà il nome di Strettodi Magellano e naviga nell’Oceano Pacifico, giungendo infine nelle Fi-lippine, dove muore durante uno scontro con gli indigeni. Le navi super-stiti proseguono la navigazione e circumnavigano l’Africa per fare ritor-no in Spagna. Il viaggio di Magellano dissipa ogni dubbio sulla sfericitàdella Terra e sulla possibilità di una sua circumnavigazione.

Tavola cronologica1453: Costantinopoli cade nelle mani dei turchi.1455: Gutenberg stampa e pubblica una Bibbia in latino.1487: Bartolomeo Diaz raggiunge la punta meridionale del continente africano.1492: Scoperta dell’America.1497: Vasco da Gama raggiunge l’India.1498: Prima spedizione di Amerigo Vespucci nel continente americano.1500: Pedro Cabral raggiunge il Brasile.1508-1512: Michelangelo Buonarroti affresca il soffitto della Cappella Sistina.1519-1522: Viaggio di Ferdinando Magellano.

GlossarioArchibugio: antico schioppo per uso militare di calibro costante, in origine arma da postadivenuta in seguito portatile e data in dotazione alla fanteria e alla cavalleria leggera.

Filologia: disciplina relativa alla ricostruzione ed alla corretta interpretazione di testi, do-cumenti e testimonianze di una determinata lingua.

Rinascimento: periodo storico che designa il ripristino della civiltà classica, offuscatasinel Medioevo, quale espressione insuperata della pienezza vitale e mondana dell’homonaturalis, considerato nel proprio autonomo valore. Il confronto con i modelli classici di-viene quindi il canone di giudizio della nuova cultura, improntata sui temi della “rinascitadella civiltà” e del “ritorno” alla natura e all’antico.

Umanesimo: il termine deriva dall’espressione latina studia humanitatis, ovvero lo studiodi tutte quelle discipline che hanno per oggetto l’uomo.

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CAPITOLO SECONDO

GLI STATI RINASCIMENTALI E LE GUERRE D’ITALIA

Sommario: 1. La formazione degli Stati moderni in Europa. - 2. Le guerre d’Italia egli Stati della nostra penisola.

1. LA FORMAZIONE DEGLI STATI MODERNI IN EUROPA

A) Le caratteristiche generali degli Stati moderni

L’allargamento dei confini geografici e la scoperta di nuove terre creanole condizioni indispensabili per la nascita del capitalismo e per la conse-guente affermazione di una nuova classe sociale: la borghesia.

Nel corso del XV secolo, inoltre, si gettano le basi di un’organizzazionepolitica simile in quasi tutti gli Stati europei: essa presenta elementi nuovirispetto alle organizzazioni medioevali e va sotto il nome di Stato moder-no. Al vertice c’è il sovrano, unico titolare del potere e supremo legisla-tore, assistito nella sua attività dai nobili più importanti che, tuttavia, sivedono ridurre sempre più le loro prerogative. Le innovazioni principali diquesta struttura politica sono:

— la creazione di un nuovo sistema di tassazione, attraverso la riscossio-ne delle imposte in maniera più o meno uniforme su tutto il territorionazionale, che priva i feudatari di una delle loro più importanti risorse;

— la creazione di un esercito professionale strutturato in maniera stabilee basato sulla fanteria, che rende l’apporto dei feudatari in caso di guer-ra sempre più marginale;

— la creazione di un sistema di leggi valido sull’intero territorio naziona-le, a cui i feudatari devono rigorosamente attenersi.

B) La Spagna

L’unificazione spagnola inizia nel 1469 con il matrimonio tra Ferdi-nando di Aragona e Isabella di Castiglia, che porta sotto un’unica Coronagran parte del territorio della penisola iberica, e si completa nel 1492 conl’annessione di Granada, ultimo baluardo arabo in terra spagnola. Il nuo-vo regno è comunque caratterizzato da grosse differenze linguistiche, socia-

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11Gli Stati rinascimentali e le guerre d’Italia

li ed economiche. Il territorio castigliano è grande tre volte l’Aragona, mala sua economia è ancora molto debole ed è basata sulla pastorizia e sul-l’agricoltura. Al contrario gli aragonesi hanno creato un vasto impero com-merciale fondato sull’abilità e l’intraprendenza dei mercanti cittadini. Al-l’aristocrazia fondiaria castigliana si contrappone, insomma, la dinamicaborghesia aragonese. A sud del paese vige un sistema agricolo ancora con-trollato dai moriscos islamici e dai marranos ebrei, contro i quali, nono-stante al momento dell’unificazione fosse stata promessa la libertà religio-sa, inizia dal 1526 una dura repressione da parte del Tribunale della SantaInquisizione, formato da membri di nomina regia. L’accentramento politi-co dei sovrani spagnoli si completa con la riorganizzazione delle herman-dades (fraternità), leghe tra città dotate di proprie forze militari in grado disostituirsi alla riottosa nobiltà. Anche la Chiesa è assoggettata alla monar-chia, che controlla le cariche ecclesiastiche. La Spagna, così organizzata, siavvia a diventare una delle nazioni più potenti d’Europa anche grazie allespedizioni dei conquistadores di Hernán Cortés, Francisco de Montejo eFrancisco Pizarro, che portano alla creazione di un vasto impero colonialenel nuovo continente americano.

Come funziona il Tribunale dell’Inquisizione?Gli accusati vengono interrogati in un monastero da una commissione composta dall’inquisi-tore, un notaio e due esperti di diritto. L’argomento viene prima preso alla larga parlando dellavita, del lavoro, della famiglia, poi si cerca di far cadere in contraddizione l’interrogato e dispingerlo ad una rapida confessione. Qualora l’accusato non confessi, viene consegnato all’au-torità politica (il braccio secolare), che sotto le direttive dell’inquisitore sottopone a tremendetorture il presunto eretico, il quale spesso arriva a confessare i reati pur di porre fine alle atrocisofferenze cui è sottoposto. Una volta ottenuta la confessione, gli eretici vengono condannati,a seconda della gravità, all’esilio, al carcere a vita o in molti casi ad essere arsi vivi.

C) Il Portogallo

Per la Spagna, il concorrente più agguerrito nella spartizione dell’impe-ro coloniale è il Portogallo. Attenendosi a quanto stabilito nel Trattato diTordesillas, nel giro di pochi anni i portoghesi costituiscono un vasto impe-ro commerciale, comprendente il Brasile, la base di Hormuz (importantevia di accesso per il Golfo Persico), Goa in India, la penisola di Malacca, legrandi isole indonesiane e il porto di Macao in Cina. Il Portogallo però è unpaese piccolo, incapace di sostenere il peso dell’organizzazione di tanti ter-

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Capitolo Secondo12

ritori; è inevitabile che le merci provenienti dall’Oriente e dal Brasile, giun-te a Lisbona, passino nelle mani dei mercanti fiamminghi, che da Anversa ledistribuiscono in tutta Europa. La catastrofe definitiva per il paese lusitanosi ha nel 1580, quando esso viene annesso alla Corona di Spagna.

D) L’Inghilterra

Alla fine delle guerre medioevali combattute tra le famiglie nobili per ilpredominio politico (la Guerra delle Due Rose) è sancita la supremaziadella casata dei Tudor, che applica un vasto programma di riorganizzazio-ne del paese, afflitto da problemi economici e politici. Questi trovano unaprima soluzione durante il regno di Enrico VII, che concentra numerosipoteri nel Consiglio della Corona. A lui si devono anche lo sviluppo dell’in-dustria laniera e la formazione di un’efficiente flotta mercantile e da guerra.Il suo successore, Enrico VIII (famoso per aver avuto sei mogli), cerca dirafforzare ulteriormente la monarchia, coinvolgendo il Parlamento (istitu-zione che esisteva in Inghilterra sin dal Duecento, formata dalla Cameradei Lords – aristocratici e alto clero – e dalla Camera dei Comuni – rap-presentanti delle città, basso clero, piccola nobiltà) nelle sue decisioni ecercandone sempre il consenso.

E) La Francia

Dopo la fine della Guerra dei Cent’anni, la Francia avvia un processodi unificazione geopolitica basato sulla superiorità della sovranità monarchi-ca rispetto agli antichi rapporti feudali. Infatti, anche se tutte le province checostituiscono il vasto regno hanno un sistema di rappresentanza autonomo, idecreti emanati possono essere validi solo se confermati dal monarca. A par-tire dal regno di Francesco I, il centro del potere diviene il Consiglio del Re,composto dal sovrano e dai suoi consiglieri, mentre le istituzioni rappresen-tative del paese, come le assemblee (composte dai grandi dignitari) e gliStati Generali (composti dai rappresentanti di tutti i ceti della società), ven-gono private dei loro poteri. Dal punto di vista sociale questo ridimensiona-mento della nobiltà porta all’affermazione di un intraprendente ceto borghe-se-finanziario che trasforma completamente la società francese.

F) L’impero germanico

La Germania del XV secolo non esiste come entità politica unitaria maè divisa in vari principati ereditari e città libere che, attraverso l’istituzionedei Grandi Elettori, eleggono il sovrano che li dovrà rappresentare. Nono-

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13Gli Stati rinascimentali e le guerre d’Italia

stante questo vincolo, il titolo imperiale rimane a lungo nelle mani degliAsburgo, che nel 1493 con Massimiliano I estendono i loro domini ancheai Paesi Bassi (Fiandre, Brabante, Olanda), alla Franca Contea e al Lussem-burgo. Nel 1496 Filippo, figlio di Massimiliano, sposa Giovanna di Spa-gna, figlia dei sovrani Ferdinando e Isabella. Con questa politica matrimo-niale, gli Asburgo si assicurano il controllo diretto o indiretto di buona partedell’Europa.

G) L’Europa orientale e settentrionale

Agli inizi del Cinquecento l’Europa orientale si presenta divisa in dueprecisi settori: i territori balcanici e danubiani, che cadono nelle mani deiTurchi Ottomani, e i territori compresi tra la pianura boema e quellarussa. Particolarmente florido è il Regno di Polonia, ai cui confini il Re-gno di Boemia e quello di Ungheria sono piuttosto fragili.

Destinata a un futuro di grandezza è invece la Russia che, con i re IvanIII il Grande e Ivan IV il Terribile, inizia a costruire uno Stato unitariointorno al nucleo originario del Granducato di Mosca. Tuttavia la strutturasociale ed economica del paese, ancora legato a schemi medioevali e feuda-li, e l’influenza bizantina sulla cultura e sulla diffusione del Cristianesimo,ostacolano il processo di fusione tra la Russia e l’Europa occidentale.

Sul Mar Baltico, infine, si affacciano i regni di Svezia, Norvegia e Da-nimarca; dal 1397 i tre Stati formano l’Unione di Kalmar, sotto l’egidadei sovrani danesi. Economicamente, comunque, i paesi scandinavi non rie-scono a vincere la concorrenza dell’Hansa tedesca, i cui mercanti spadro-neggiano nei mari settentrionali.

2. LE GUERRE D’ITALIA E GLI STATI DELLA NOSTRA PENI-SOLA

A) Le guerre d’Italia

Le guerre d’Italia iniziano nel 1494, quando il re di Francia Carlo VIIIscende nella penisola con un esercito di trentamila uomini ed un grandecorpo di artiglieria, rivendicando il trono di Napoli in quanto erede degliAngioini. La discesa di Carlo VIII si svolge senza alcun ostacolo: Ludovicoil Moro gli apre le porte di Milano, Piero de’ Medici gli consegna la città diFirenze ed il papa Alessandro VII Borgia gli consente il passaggio attraver-so lo Stato della Chiesa; a Napoli, il re Ferdinando II d’Aragona, rimasto

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Capitolo Secondo14

solo a fronteggiare l’esercito francese, decide di fuggire. Solo nel 1495,timorosi del consolidarsi di un vasto dominio francese nella penisola, tutti iprincipi italiani, aiutati dalla Spagna e dagli Asburgo, si coalizzano, spin-gendo Carlo VIII ad abbandonare l’Italia e consentendo il ritorno a Napolidi Ferdinando II.

Il nuovo re di Francia Luigi XII, quale erede dei Visconti, rivendica ilDucato di Milano, controllato da Ludovico il Moro, che conquista con fa-cilità nel 1499. Non accontentandosi di questa vittoria e riaffermando anco-ra i suoi diritti di successione sul Regno di Napoli, Luigi XII stipula con laSpagna un accordo per la spartizione dell’Italia: alla Francia vanno quindiMilano, Napoli e l’Abruzzo, mentre alla Spagna vanno la Puglia, la Cala-bria, la Sicilia e la Sardegna. Questo accordo dura ben poco e il sovranofrancese si vede costretto a cedere a Ferdinando il Cattolico tutto il Regnopartenopeo (Trattato di Lione, 1504).

La presenza francese nel Nord della penisola però rappresenta anco-ra un pericolo per i principi italiani. Così nel 1511 il papa Giulio II pro-muove la Lega Santa (a cui aderiscono Venezia, la Spagna, l’imperoasburgico, l’Inghilterra, la Svizzera e tutti gli Stati italiani) in funzioneanti-francese. A Ravenna le truppe di Luigi XII riportano una schiac-ciante vittoria contro gli eserciti della Lega, ma la morte sul campo delcomandante Gaston de Foix e la calata di forti contingenti svizzeri indu-cono Luigi XII ad abbandonare Milano e le sue mire espansionistichesull’Italia.

Alla fine del XV secolo i maggiori Stati italiani (principati, regni e re-pubbliche) non sono abbastanza forti per prendere il controllo dell’interapenisola, né abbastanza concordi per costituire una federazione capace diopporsi alle mire delle maggiori potenze europee. Questo vuoto di potereporta alla creazione di regimi politici legati essenzialmente alle alterne for-tune della Francia e della Spagna.

B) Firenze

L’atteggiamento arrendevole di Piero de’ Medici nei confronti di CarloVIII porta i fiorentini a ribellarsi ed a rovesciare il regime mediceo. Il go-verno insediatosi si dota di strutture rappresentative sul modello della Re-pubblica di Venezia. Il supremo organo della città diviene il Consiglio Mag-giore, eletto da tutti i cittadini, limitato e controllato da un consiglio di no-tabili chiamato il Consiglio degli Ottanta.

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15Gli Stati rinascimentali e le guerre d’Italia

Di questo nuovo ordinamento diviene leader un frate domenicano, Gi-rolamo Savonarola, che si fa promotore di un’opera di moralizzazione edi una serie di provvedimenti favorevoli ai ceti più umili. Nascono così iroghi delle vanità per la distruzione dei libri e dei dipinti di argomentoprofano e licenzioso, vengono abolite alcune imposte e viene creato il Montedi Pietà, presso cui è possibile ricevere un prestito in cambio di un pegno.

Nonostante le innovazioni politiche e sociali ben presto la cittadinanzafiorentina si divide in fazioni in lotta tra di loro: i piagnoni, seguaci di Savo-narola, che sono ribattezzati così in virtù del loro accentuato moralismo; gliarrabbiati, che rappresentano il patriziato cittadino; i compagnacci, cherifiutano l’austerità dei costumi ed appoggiano il Papato.

Le fazioni dell’opposizione, approfittando della scomunica inferta al fratedal papa, riescono a sobillare tutta la città contro Savonarola, che è catturatoe gettato in carcere; nel 1498, dopo un processo sommario, il domenicano èimpiccato e bruciato come eretico. Cessato l’appoggio dei francesi la Re-pubblica crolla miseramente nel 1512 ed i Medici, sotto l’egida spagnola,ritornano a Firenze.

C) Lo Stato della Chiesa

Nel Rinascimento la politica della corte papale non si differenzia daquella degli altri Stati della penisola. I papi che si succedono perdono divista frequentemente la propria missione religiosa attratti dalla potenza edalla ricchezza, comportandosi in maniera dispotica.

Il caso più emblematico è quello di Alessandro VI che, attraverso ilfiglio Cesare Borgia detto il Valentino, tenta di creare un nuovo Stato nelcentro Italia.

Negli stessi anni in cui francesi e spagnoli gareggiano per la supremazia nella penisola, ilValentino riesce ad eliminare, usando, a seconda delle circostanze, l’autorevolezza del padre,la forza o la frode, tutte le signorie indipendenti dell’Italia centrale (come quelle dei Malatestaa Rimini, dei Montefeltro a Urbino, dei Riario a Imola, dei Manfredi a Faenza) ed a crearsi undominio personale esteso tra la Romagna e le Marche. Tuttavia la sua avventura è destinataa fallire presto, perché troppo legata alle fortune della famiglia Borgia. Infatti, dopo la mortenel 1503 di Alessandro VI, i territori occupati dal Valentino rientrano nell’ambito dello Statodella Chiesa.

Nel 1504 sale al Soglio pontificio con il nome di Giulio II un rappresen-tante della potente famiglia Della Rovere, acerrima nemica dei Borgia. Ilsuo pontificato è caratterizzato da due linee direttive ben precise: da un lato

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Capitolo Secondo16

trasformare Roma in una grande città d’arte e dall’altro assicurare la po-tenza territoriale dello Stato della Chiesa attraverso la diplomazia e le armi.

Nel campo artistico a lui si devono la ricostruzione della Basilica di S. Pietro, iniziata nel1506 sotto la direzione del Bramante, gli affreschi della Cappella Sistina e la realizzazionedella Pietà da parte di Michelangelo.

In campo politico, Giulio II si fa promotore della Lega di Cambrai(1508) in funzione anti-veneziana, composta da Francia, Spagna, imperoasburgico ed altri Stati italiani, con l’obiettivo di strappare alla Serenissimai territori persi dopo lo smembramento dei possedimenti di Cesare Borgia.Rovinosamente battuta dai francesi ad Agnadello e minacciata da vicinodalle truppe imperiali, la città lagunare è costretta a cedere al papa i territorioccupati ed a cessare per sempre ogni ambizione espansionistica nella Pia-nura Padana. Venezia riesce ad evitare la perdita della libertà perché il go-verno, molto abilmente, concede a ognuno dei contendenti ciò che hannorichiesto.

Tavola cronologica1469: Matrimonio tra Ferdinando di Aragona ed Isabella di Castiglia.1492: Annessione di Granada alla Spagna.1493: Massimiliano I estende i domini degli Asburgo.1494: Carlo VIII scende in Italia. A Firenze viene instaurata la Repubblica.1496: Filippo d’Asburgo sposa Giovanna di Spagna.1498: Processo a Savonarola.1499: Luigi XII si impadronisce del Ducato di Milano.1504: Sale al Soglio pontificio Giulio II.1508: Giulio II si fa promotore della Lega di Cambrai.1511: Giulio II promuove la Lega Santa.1512: I Medici tornano a Firenze.

GlossarioConquistadores: i conquistadores (conquistatori) sono degli avventurieri spagnoli che nellaprima metà del XVI secolo esplorano e conquistano gran parte dell’America centrale emeridionale. Di umili origini o appartenenti alla piccola nobiltà, essi costituiscono un grupposociale piuttosto numeroso che, disprezzando ogni tipo di attività manuale, fa della guerrail proprio mestiere, considerandola «l’unica attività consona ad uomo spagnolo». I piùferoci e fortunati di questi avventurieri sono Hernán Cortés e Francisco Pizarro. Sbarcatonel Messico con una spedizione di appena 400 uomini, Cortés riesce, grazie alla superioritàmilitare datagli dall’uso della polvere da sparo, a sconfiggere gli Aztechi, seminando ilterrore e compiendo numerosi eccidi. Ancora più crudele è Francisco Pizarro, che con le

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17Gli Stati rinascimentali e le guerre d’Italia

stragi e lo sterminio sistematico degli indigeni assicura alla Spagna il controllo del ricchis-simo impero Inca.

Marranos: con il termine marranos (traditori) vengono designati gli ebrei convertiti alCristianesimo. Appartenenti alla corrente dei sefarditi (dall’ebraico Sefard, “occidente”),gli ebrei spagnoli avevano vissuto per anni in armonia con i musulmani, dedicandosi alprestito di denaro ed ai commerci. Dopo la cacciata dei mori, i sefarditi, all’apparenzatollerati, subiscono invece persecuzioni popolari provocate dall’invidia per la loro ricchez-za e per la loro diffusa attività di usurai. La crescita dell’antisemitismo, che porta alle stragidel XVI secolo, provoca numerose conversioni e quindi la crescita di gruppi di marraniebrei convertiti al Cristianesimo. I processi contro i marrani, accusati di essere dei falsiconvertiti, costituisce l’attività esclusiva dell’Inquisizione spagnola nei primi cinquant’an-ni della sua esistenza (1480-1530) e quella prevalente nella seconda metà del Seicento.

Moriscos: con il termine moriscos (mori), vengono designati i musulmani arabi rimasti inSpagna dopo la caduta dell’ultimo baluardo di Granada. Ai moriscos si deve la creazionedei sistemi d’irrigazione in Spagna e l’introduzione di numerose colture agricole, quali gliagrumi ed i cereali. Nel 1502 un decreto regio impone loro la conversione al Cattolicesimoo l’esilio. Il decreto causa numerose rivolte e porta alla loro completa espulsione, avvenutatra il 1609 e il 1611.

Trattato di Tordesillas: una volta preso possesso delle nuove terre, gli spagnoli e i porto-ghesi si trovano a dover affrontare il problema dell’organizzazione di un vasto imperocoloniale. Il papa Alessandro VI interviene nella spartizione delle terre occupate, stabilen-do, con il Trattato di Tordesillas, che la linea di demarcazione è fissata al 46° meridianoovest: i portoghesi manterranno il possesso dei territori scoperti a oriente del meridiano, glispagnoli di quelli scoperti a occidente.

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CAPITOLO TERZO

L’EUROPA E GLI STATI ITALIANINELLA PRIMA METÀ DEL CINQUECENTO

Sommario: 1. L’ascesa al trono di Carlo V e il conflitto franco-asburgico. - 2. L’Italiadopo la Pace di Cateau-Cambrésis.

1. L’ASCESA AL TRONO DI CARLO V E IL CONFLITTO FRANCO-ASBURGICO

A) La formazione dell’impero di Carlo V

Nel 1500, da Filippo d’Austria (detto “il Bello”) e Giovanna (detta “laPazza”) nasce nelle Fiandre Carlo V; nel 1506, alla morte del padre ed acausa della malattia mentale della madre, egli eredita il vasto regno spa-gnolo (le Fiandre, la Spagna, il sud Italia, le terre d’America, la FrancaContea e i Paesi Bassi) e, dopo la morte di Massimiliano I d’Asburgo, nel1519 diviene imperatore grazie all’appoggio dei banchieri europei, checon la loro potenza economica spingono i “grandi elettori” a preferirlo aFrancesco I di Francia.

Si crea così il più grande impero della storia moderna, che si estende dal Mare del Nord alMediterraneo e dall’Europa all’America, tanto vasto da spingere lo stesso sovrano a vantarsiche nel suo regno «non tramontasse mai il sole».

L’impero di Carlo V non è un regno coeso e soggetto ad una legislazioneunitaria, ma un organismo frantumato in due tronconi. Lo stesso Carlonon ha mai messo piede in Spagna e non conosce affatto né la lingua né lacultura di questa vastissima parte del suo dominio. Da sovrano accorto tut-tavia capisce che per evitare il disgregarsi dell’impero in varie entità politi-che differenti deve rafforzare l’autorità morale e politica della dinastia asbur-gica. Il decennio 1520-1530 è caratterizzato dalla ricerca di un punto d’in-contro tra l’affermazione dell’autorità della monarchia ed il rispetto dellediversità etniche e culturali delle varie popolazioni che compongono l’im-pero. Per ottenere questo equilibrio Carlo V aumenta a dismisura il potereeconomico e sociale dell’aristocrazia feudale, riducendone nel contempo le

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19L’Europa e gli Stati italiani nella prima metà del Cinquecento

prerogative politiche e legislative. Dal punto di vista militare la politicaimperiale deve necessariamente tenere presente due poli di interesse: ilMediterraneo e l’Atlantico. Per quanto riguarda il Mediterraneo gli obiet-tivi della Corona spagnola sono il predominio in Italia ed il contenimentodel pericolo turco.

Su quest’ultimo fronte ha un’importanza decisiva la presa di Tripoli (1510) e di Tunisi(1535). Entrambe le spedizioni vengono presentate come “crociate” e vedono la partecipazio-ne di molti Stati europei: il Portogallo fornisce caravelle, truppe scelte e cannoni; il papa PaoloIII invia 20 galere; la Repubblica di Genova una formidabile flotta guidata da Andrea Doria.

B) La prima fase del conflitto franco-asburgico (1521-1526)

La creazione del vasto impero di Carlo V spinge la Francia, circondata daogni parte e con il rischio di perdere la sua autonomia, a dichiarare guerraall’impero asburgico. Il conflitto, che si protrae quasi ininterrottamente dal1521 al 1559, viene combattuto inizialmente soprattutto in Italia, ma benpresto, a causa della Riforma Protestante, si estende a quasi tutto il continen-te. La prima fase di guerre (1521-1526) tra il re di Francia e l’imperatore èscatenata dalle pretese di Carlo V sul Ducato di Milano e sul Brabante, cheinterrompono la continuità territoriale dei suoi domini nell’Europa centrale.La guerra si conclude quando Francesco I, sconfitto e fatto prigioniero nellaBattaglia di Pavia, è costretto a firmare l’umiliante Trattato di Madrid(1526), in base al quale rinuncia ad ogni pretesa sul Milanese e sulle Fiandre.

C) La seconda fase del conflitto (1526-1529)

Nel 1526, terminata la prigionia di un anno, il sovrano francese promuo-ve con la Lega di Cognac una nuova alleanza anti-asburgica, che compren-de Inghilterra, Venezia, Milano, Genova, Firenze ed il pontefice ClementeVII. Le iniziali vittorie nel Milanese delle truppe della Lega, guidate daivalenti condottieri Francesco Maria della Rovere e Giovanni de’ Medici,detto Giovanni dalle Bande Nere, sono vanificate dalla discesa in Italia di14 mila Lanzichenecchi, che costituiscono il grosso delle truppe mercena-rie di Carlo V. Nel 1527 questi soldati di ventura, protestanti ed acerriminemici della Chiesa, operano orribili devastazioni e violenze in quello che èchiamato “il sacco di Roma”. Approfittando delle gravi difficoltà di Cle-mente VII de’ Medici, asserragliato in Castel Sant’Angelo, i fiorentini siribellano al governo mediceo e instaurano la seconda Repubblica fiorenti-na. Nel 1528 Francesco I, forte dell’alleanza con i genovesi, sferra una nuo-

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Capitolo Terzo20

va offensiva, facendo calare in Italia un potente esercito al comando delgenerale Lautrec, che con facilità occupa Milano e si spinge fino a Napoli.Improvvisamente, però, Genova decide di passare dalla parte degli Asbur-go, appoggiando finanziariamente le imprese militari e commerciali di Car-lo V. Il primo risultato tangibile di questa nuova alleanza è la vittoria dellamarina genovese, comandata da Andrea Doria, sulle navi francesi che ten-tano di invadere il Regno di Napoli. Dopo queste cocenti sconfitte, la Legadi Cognac è costretta a firmare i Trattati di Barcellona e di Cambrai (am-bedue nel 1529).

Con il primo, stipulato tra l’imperatore e il papa, è prevista la restituzione allo Stato dellaChiesa dei territori occupati, la restaurazione medicea a Firenze e l’attribuzione del Regno diNapoli a Carlo V. Il secondo trattato, negoziato da Margherita d’Austria (zia di Carlo V) e daLuisa di Savoia (madre di Francesco I), sancisce l’evacuazione dei francesi dal Ducato diMilano in cambio della liberazione dei figli del re di Francia, ancora prigionieri a Madrid.

Nel 1530, dopo il Congresso di Bologna, Carlo V è incoronato re d’Ita-lia e imperatore del Sacro Romano Impero.

D) La terza fase del conflitto (1535-1544)

Nonostante la sconfitta, la reazione francese non si fa attendere; France-sco I attua una politica di riarmo e di consolidamento della difesa militare,stipulando nel contempo due ardite alleanze anti-asburgiche: la prima con iturchi, la seconda con i luterani della Germania. Nel 1535 riprendono leostilità tra Spagna e Francia; esse si interrompono nuovamente nel 1544con la Pace di Crépy, che lascia invariata la situazione: i francesi nel Duca-to di Savoia e gli imperiali nel Ducato di Milano.

E) La quarta fase del conflitto (1547-1559)

L’ostinata opposizione anti-asburgica della Francia non si esaurisce nep-pure con la scomparsa di Francesco I; anzi il suo successore, Enrico II,prosegue nella politica diplomatica e militare del padre ed occupa la Lorenae i tre vescovati di Metz, Toul e Verdun. Contemporaneamente alle truppefrancesi, Carlo V deve fronteggiare la ribellione dei principi protestanti. Dopouna serie di dure sconfitte sul territorio tedesco, l’imperatore è costretto,con la Pace di Augusta (1555), a riconoscere il culto protestante ed aconcedere ai principi di scegliere liberamente la propria confessione (ai sud-diti invece viene imposto di seguire la religione del loro signore, secondo ilprincipio del cuius regio eius religio).

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21L’Europa e gli Stati italiani nella prima metà del Cinquecento

Con la Tregua di Vaucelles Carlo conclude anche la guerra con la Fran-cia. Enrico II, ormai libero dalla minaccia imperiale, può volgersi contro laSpagna per far valere le proprie pretese in Italia. Nel 1557 gli spagnoli,comandati da Emanuele Filiberto, figlio dello spodestato duca di Savoia,sconfiggono a San Quintino i francesi, costringendoli ad una rovinosa fugaattraverso le Alpi. Si arriva così alla Pace di Cateau-Cambrésis (1559),che pone fine al lungo conflitto. In base a questo trattato, la Francia conser-va i tre vescovati di Metz, Toul e Verdun, ma deve restituire ai Savoia ilPiemonte, che aveva da tempo occupato, conservando solo il Marchesato diSaluzzo; la Spagna, da parte sua, conserva tutti i domini in Italia.

La Pace di Cateau-Cambrésis, anche se sul piano militare sancisce lavittoria degli Asburgo, sul piano politico, invece, costituisce sicuramente uninsuccesso. Dopo quasi quarant’anni di sanguinose guerre tramonta defini-tivamente il sogno asburgico di fondare nel cuore dell’Europa un unico im-pero universale cattolico, sotto la guida dei re di Spagna. Lo stesso Carlo V,al momento dell’abdicazione, divide i suoi domini in due parti separate,consapevole che gli elementi disgregativi sono più forti dei fattori unifican-ti: al figlio Filippo II assegna il Regno di Spagna, i territori italiani diMilano, Napoli, Sicilia e Sardegna, le colonie americane e i Paesi Bassi; alfratello Ferdinando, già re di Boemia e di parte dell’Ungheria, lascia i do-mini ereditari della casa d’Austria e la corona imperiale. La Francia, cheaveva intrapreso la lotta unicamente per tenere lontana la soffocante morsaasburgica, alla fine non solo riesce a divincolarsi, ma ne esce addiritturarafforzata nella sua integrità territoriale, riuscendo anche ad estendere i pro-pri domini oltre i tradizionali confini, e ricompattandosi nella sua identitàpolitica intorno alla figura del re.

2. L’ITALIA DOPO LA PACE DI CATEAU-CAMBRÉSIS

La situazione italiana dopo la Pace di Cateau-Cambrésis è caratterizzatada un quasi totale asservimento alla Corona spagnola, che si protrarràfino a tutto il secolo XVII.

La mappa politica della penisola è così ridisegnata:

— Regno di Napoli, Sicilia, Sardegna e Ducato di Milano: sotto il con-trollo diretto della Spagna;

— Ducato di Toscana: sotto il controllo della famiglia de’ Medici, ches’impossessa anche della città di Siena;

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Capitolo Terzo22

— Repubblica di Genova: ottiene la Corsica dalla Francia e diventa la piùimportante finanziatrice della Corona spagnola;

— Repubblica di Venezia: alleata della Spagna, ma sostanzialmente indi-pendente sotto il profilo economico e politico;

— Ducato di Parma e Piacenza: controllato da Ottavio Farnese, maritodella figlia di Carlo V, Margherita d’Austria;

— Ducato di Modena, Reggio e Ferrara: controllato dalla famiglia d’Este,alleata degli spagnoli;

— Ducato di Savoia: comprendente anche Nizza ed il Piemonte, equidi-stante sia dalla Francia che dalla Spagna e pronto ad approfittare di que-sta apparente neutralità per ingrandirsi a spese dei territori vicini;

— Stato della Chiesa: costituito da Romagna, Marche, Umbria, Lazio,Benevento, formalmente indipendente ma legato alla Spagna;

— Marchesato di Saluzzo: unico possedimento ancora saldamente in manoalla Francia;

— Ducato di Mantova: sotto i Gonzaga, che nel 1536 acquistano per viamatrimoniale anche il Marchesato del Monferrato.

Tavola cronologica1506: Carlo V eredita la Corona di Spagna.1510: Presa di Tripoli.1519: Carlo V viene nominato imperatore.1521: Scoppio delle ostilità tra Francesco I e Carlo V.1525: Battaglia di Pavia.1526: Trattato di Madrid. Lega di Cognac.1527: I Lanzichenecchi saccheggiano Roma. Seconda Repubblica a Firenze.1529: Trattati di Barcellona e di Cambrai.1530: A Bologna Carlo V è incoronato re d’Italia e imperatore del Sacro Romano Impero.1535: Ripresa delle ostilità tra Francesco I e Carlo V. Presa di Tunisi.1544: Pace di Crépy.1555: Pace di Augusta.1557: Battaglia di San Quintino.1559: Pace di Cateau-Cambrésis.

GlossarioLanzichenecchi: dal tedesco Landsknecht, “servo di campagna”, sono truppe mercenarie di reli-gione protestante, create da Massimiliano I per difendere il paese dalle compagnie di ventura.Giungono in Italia a seguito di Carlo V con l’obiettivo di punire Roma. Il loro capo, Georg vonFrundsberg, arriva a progettare di uccidere persino il papa Clemente VII e gli alti prelati vaticani.

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CAPITOLO QUARTO

RIFORMA PROTESTANTE E CONTRORIFORMA CATTOLICA

Sommario: 1. La Riforma Protestante e le predicazioni di Lutero. - 2. La Riforma inEuropa. - 3. La Controriforma Cattolica e il Concilio di Trento.

1. LA RIFORMA PROTESTANTE E LE PREDICAZIONI DI LU-TERO

A) Le radici della Riforma

Nel periodo compreso tra il 1517 ed il 1559 in Europa si assiste ad unaprofonda lacerazione nella cristianità, che avrà delle ripercussioni non solo nelmondo religioso ma anche in quello politico, economico e nell’organizzazionesociale degli Stati del Vecchio Continente. Le radici di questo aspro scontrosono essenzialmente di natura morale: la corruzione del clero; i benefici, spes-so anche di natura economica, conferiti agli alti prelati; lo scandalo del nepoti-smo papale. Ma il profondo sovvertimento protestante non sarebbe stato possi-bile se, accanto alle radici morali e religiose, non ci fossero stati dei motivi piùstrettamente politici ed economici. Nel corso dei secoli, la Chiesa Cattolica hainfatti accumulato vastissime proprietà terriere, le cui rendite, anziché tornare avantaggio dei poveri, confluiscono a Roma per alimentare lo sfarzo e la monda-nità della corte pontificia. Al risentimento delle popolazioni che si sentono de-fraudate delle loro ricchezze per fini mondani, si somma l’insofferenza degliStati europei nei confronti di una concezione secondo cui la sfera di influenzadel papa non riguarda soltanto la vita religiosa dei singoli individui, ma investeanche la politica dei singoli paesi.

Sia pure indirettamente, tra le cause della Riforma c’è anche la contem-poranea affermazione dello spirito critico rinascimentale che, attraverso lostudio diretto delle fonti classiche, dà un duro colpo al principio dell’autori-tà inconfutabile del papa. Tra i molti umanisti che denunciano le deforma-zioni della religione e la corruzione materiale ed intellettuale del Papatospicca la figura di Erasmo da Rotterdam, il quale teorizza il ritorno ad unCristianesimo rigorosamente basato sul Vangelo e sulla ricerca della con-cordia universale tra i cristiani.

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Capitolo Quarto24

B) Martin Lutero e la sua dottrina

Chi dà inizio alla Riforma è un frate tedesco dell’ordine degli Agosti-niani, Martin Lutero (1483-1546). Nato da una famiglia molto umile,entra da giovane in convento e subito si distingue per fervore religioso edacuta intelligenza, tanto che ben presto diviene professore di teologia al-l’Università di Wittenberg. Gli anni dell’insegnamento sono caratterizzatida un coinvolgimento totale, da una conoscenza diretta e minuziosa delleSacre Scritture e da un rifiuto di ogni bene mondano. Il tema centraledella ricerca di Lutero è il problema della giustizia di Dio, dell’inacces-sibile distanza tra la Sua incommensurabile santità e la condizione uma-na, macchiata dall’ineliminabile peccato originale. Dal 1517 egli elaborala concezione della giustificazione mediante la fede, che diventerà il car-dine della dottrina protestante. Secondo quest’idea l’uomo non si salva invirtù dei suoi meriti, come l’osservanza del rito ed il rispetto della Chiesa,ma unicamente per i meriti di Gesù, purché creda fermamente in Lui. AWittenberg il 31 ottobre del 1517 Lutero divulga 95 tesi o affermazioniteologiche che, partendo proprio dal principio della giustificazione me-diante la fede, confutano la validità della vendita delle indulgenze. Maper ora la denuncia degli abusi non coinvolge la Chiesa in quanto istitu-zione, e quindi la figura del papa come vicario di Cristo, ma solo i suoiministri e predicatori.

Quali erano i testi reali delle tesi di Wittenberg?Alcune delle 95 tesi rappresentano un vero e proprio atto di accusa contro le indulgenze:22. Il papa […] non rimette alle anime del Purgatorio nessuna pena che avrebbero dovutosubire in questa vita secondo i canoni.32. Saranno dannati in eterno con i loro maestri coloro che si credono sicuri della propriasalvezza per mezzo delle lettere di indulgenza.35. Predicano una dottrina non cristiana coloro che insegnano che non è necessario il penti-mento per quelli che comprano le indulgenze per i defunti o le lettere confessionali.36. Qualsiasi cristiano veramente pentito ottiene la remissione plenaria della pena e della col-pa che gli spetta, anche senza lettere di indulgenza.50. Bisogna insegnare ai cristiani che se il papa conoscesse le estorsioni dei predicatori diindulgenze, preferirebbe che la Basilica di San Pietro finisse in cenere, piuttosto che vederlaedificata con la pelle, la carne e le ossa delle sue pecorelle.62. Vero tesoro della Chiesa è il sacrosanto Vangelo della gloria e della grazia di Dio.94. Bisogna esortare i cristiani a confidare di entrare nel cielo più attraverso molte tribolazioniche non nella sicurezza di una falsa pace.

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