Umanesimo e Rinascimento: introduzione

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Umanesimo e Rinascimento: introduzione Filosofia del cristianesimo La filosofia del cristianesimo ha inizio con l’editto di Tessalonica di Teodosio e si diffonde rapidamente in tutto l’impero Romano. Si formano presto due correnti principali: la Patristica e la Scolastica, di cui certamente più importante è la seconda. La scolastica si impegnava nello studio di diverse discipline, che vengono distinte in Trivio e Quadrivio. Nella filosofia scolastica i filosofi possono compiere i loro ragionamenti e costruire il loro pensiero a partire da alcune auctoritates, “verità da rispettare”. Devono infatti rispettare: - La verità della Bibbia - I dogmi fissati dai 4 concili (Nicea, Efeso, Costantinopoli, Calcedonia) Diventa particolarmente importante Aristotele, i quali studi sulla natura e sul mondo si integravano perfettamente con il Cristianesimo. Diventa così una forte autorità, definito da Dante “maestro di color che sanno”. Pertanto, quando avverà la rivoluzione scientifica i filosofi e gli scienziati dovranno lottare contro: - I filosofi della scolastica - La chiesa (che citerà come fonte Aristotele) Umanesimo L’umanesimo è una corrente ideologica e culturale che si sviluppa dalla fine del trecento in Italia e poi in tutta Europa. Durante questo periodo avviene lo sviluppo dello stato moderno e l’aumento dell’importanza della borghesia. I borghesi: - Sono indipendenti economicamente e non hanno alcun vincolo - Diventeranno committenti delle opere d’arte, portando sia all’incremento della corrente artistica quattrocentesca sia ad un aumento dell’economia. I signori e i principi creeranno corti, dove un gran numero di intellettuali, artisti, poeti verranno richiamati dando il via al fenomeno del mecenatismo. Non più solo la chiesa sarà responsabile delle committenze. L’Italia assumerà un ruolo fondamentale, favorita da diversi fattori: - La presenza di un tessuto sociale urbano unico, nato dall’unione di una grande varietà di popolazioni. - La forte presenza della chiesa che ha permesso sia il mantenimento della cultura attraverso biblioteche e monasteri, sia la permanenza della lingua latina. - Lo sviluppo di importanti Università come quella di Bologna (specializzata in diritto) I valori Durante l’umanesimo vi è la creazione di una nuova serie di valori, in contrapposizione con i valori medievali. La parola umanesimo (coniata dagli Scipioni e Cicerone) indica lo studio per le “umane littere”, che diventano particolarmente importanti in questo periodo. Torna inoltre lo studio per la cultura latina e per l’etica. Attraverso la filologia avviene la “riscoperta” dei testi antichi, e in particolare viene approfondito lo studio per la Politica e l’Etica di Aristotele, nonché del pensiero di Platone.

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Umanesimo e Rinascimento: introduzione

Filosofia del cristianesimo

La filosofia del cristianesimo ha inizio con l’editto di Tessalonica di Teodosio e si diffonde

rapidamente in tutto l’impero Romano. Si formano presto due correnti principali: la Patristica e la

Scolastica, di cui certamente più importante è la seconda.

La scolastica si impegnava nello studio di diverse discipline, che vengono distinte in Trivio e

Quadrivio. Nella filosofia scolastica i filosofi possono compiere i loro ragionamenti e costruire il loro

pensiero a partire da alcune auctoritates, “verità da rispettare”. Devono infatti rispettare:

- La verità della Bibbia

- I dogmi fissati dai 4 concili (Nicea, Efeso, Costantinopoli, Calcedonia)

Diventa particolarmente importante Aristotele, i quali studi sulla natura e sul mondo si integravano

perfettamente con il Cristianesimo. Diventa così una forte autorità, definito da Dante “maestro di

color che sanno”. Pertanto, quando avverà la rivoluzione scientifica i filosofi e gli scienziati dovranno

lottare contro:

- I filosofi della scolastica

- La chiesa (che citerà come fonte Aristotele)

Umanesimo

L’umanesimo è una corrente ideologica e culturale che si sviluppa dalla fine del trecento in Italia e

poi in tutta Europa. Durante questo periodo avviene lo sviluppo dello stato moderno e l’aumento

dell’importanza della borghesia. I borghesi:

- Sono indipendenti economicamente e non hanno alcun vincolo

- Diventeranno committenti delle opere d’arte, portando sia all’incremento della corrente

artistica quattrocentesca sia ad un aumento dell’economia.

I signori e i principi creeranno corti, dove un gran numero di intellettuali, artisti, poeti verranno

richiamati dando il via al fenomeno del mecenatismo. Non più solo la chiesa sarà responsabile delle

committenze. L’Italia assumerà un ruolo fondamentale, favorita da diversi fattori:

- La presenza di un tessuto sociale urbano unico, nato dall’unione di una grande varietà di

popolazioni.

- La forte presenza della chiesa che ha permesso sia il mantenimento della cultura attraverso

biblioteche e monasteri, sia la permanenza della lingua latina.

- Lo sviluppo di importanti Università come quella di Bologna (specializzata in diritto)

I valori

Durante l’umanesimo vi è la creazione di una nuova serie di valori, in contrapposizione con i valori

medievali. La parola umanesimo (coniata dagli Scipioni e Cicerone) indica lo studio per le “umane

littere”, che diventano particolarmente importanti in questo periodo. Torna inoltre lo studio per la

cultura latina e per l’etica. Attraverso la filologia avviene la “riscoperta” dei testi antichi, e in

particolare viene approfondito lo studio per la Politica e l’Etica di Aristotele, nonché del pensiero di

Platone.

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Viene inoltre esaltato il valore della «vita activa» e la partecipazione alla politica. Cambia anche

la visione dell’uomo e dell’universo. L’uomo diventa artefice del proprio destino e della propria

fortuna (Homo faber fortunae suae).

Nel Medioevo l’economia era imperniata nell’agricoltura, dove permane l’idea della ciclicità e

stabilità del mondo. L’uomo non ha potere, in quanto la natura è controllata da Dio. Nasce quindi

l’idea del fatalismo. Nell’umanesimo e Rinascimento le nuove attività economiche sono indipendenti

dalla natura, dipendono dall’uomo. Vi è quindi un superamento del fatalismo. Inoltre attraverso la

conoscenza e le innovazioni tecnologiche si può controllare la natura, dando nuova luce alla scienza.

Proprio durante il rinascimento nasce l’idea che attraverso le conoscenze e le leggi scientifiche si può

controllare la natura. Questo pensiero si estenderà maggiormente nell’epoca successiva, ma già

alcune figure, come Leonardo da Vinci, esprimono queste idee.

Cultura umanistica e cultura medievale

Scolastica Umanesimo

Ricerca di una conoscenza universale e

atemporale delle essenze delle cose.

Ricerca di una comprensione storica delle

tradizioni culturali.

Ricerca per mezzo di definizioni e dimostrazioni

(sapere deduttivo), seguendo l’esempio di

Aristotele.

Ricerca per mezzo della ricerca filologica

(interpretazione dei documenti) e studio dei

classici, distinguendoli dal rinascimento e

collocandoli nel tempo.

Coerenza logica e rigore formale come vie verso

la verità.

Retorica e competenza letteraria argomentativa

come vie verso la verità.

Predilezione per la vita contemplativa. Predilezione per la vita attiva e partecipazione

alla politica per il benessere della comunità

(Etica di Aristotele-Repubblica di Platone).

Predilezione per la riflessione su questioni

puramente teoretiche.

Riflessione sui problemi pratici in situazioni

concrete (filosofia morale). [Leonardo Bruno,

Poggio salutati, Bracciolini]

Uomo e Dio

Il rinascimento vede nella figura dell’uomo-plasmatore l’immagine di Dio-creatore. Non vi è un

alternativa tra Uomo e Dio, ma le due parti entrano a far parte della stessa realtà. Dio non viene

cancellato ma l’uomo viene messo al centro. Nasce quindi uno “spirito antropocentrico” che si

differenzia nettamente da quello “teocentrico” medievale. Nonostante le idee molto differenti, tra i

due pensieri non vi è una frattura così profonda e radicale come quella proposta da Burckhardt, ma

vi sono alcuni elementi di continuità.

In quello che gli storici considerano il manifesto del pensiero antropocentrico Pico della mirandola

spiega come Dio abbia dato ad ogni cosa la propria essenza: al leone l’essenza “leonina”, che

definisce la sua natura. L’uomo però, secondo Pico della Mirandola, non ha alcuna essenza ma può

divenire tutto; può elevarsi o abbassarsi, dalla più bassa natura animale fino a Dio.

Umanesimo civile e umanesimo filosofico

Secondo Eugenio Garin bisogna distinguere il periodo in Umanesimo civile e Umanesimo filosofico.

A fare da spartiacque è la nascita della signoria (in particolare Firenze). A Firenze infatti la signoria

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rimarrà non dichiarata, lasciando integre le istituzioni comunali fino alla fine del Quattrocento.

Nell’umanesimo civile:

- Vi è un recupero degli antichi

- Viene esaltata la «vita activa»

Con Marsilio Ficino vi è una svolta, attraverso la quale si passa all’umanesimo filosofico. Marsilio

Ficino era figlio del Medico di Cosimo de’ Medici. Lavora per questo motivo alla corte medicea

stipendiato. Inoltre egli fonda un’accademia neoplatonica, traducendo e studiando Platone, in

particolare la Metafisica.

Rinascimento

Il rinascimento mantiene la centralità dell’uomo nell’universo, ma introduce anche:

- L’interesse per la natura

- Lo studio per i classici anche dal punto di vista scientifico

o De architectura (Vitruvio)

o Gnoseologia e logica di Aristotele

o Etica e Politica di Platone

o Epicuro, Democrito e Neoplatonici

- La politica come attività autonoma e scienza viene esaltata da Machiavelli. Insieme alla

politica vi è un rilancio di tutte le scienze e arti; autonomia in molti campi del sapere.

- Rinnovamento religioso. Avviene sicuramente durante l’umanesimo ma non molto nel

rinascimento. Nuove dottrine come quella del Luteranesimo infatti presentano concezioni

antiche. Vi è invece un ritorno al cristianesimo puro.

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L’uomo e la natura Lo studio del mondo naturale non appare più nel Rinascimento come fuga dell’uomo di fronte alla

propria interiorità o come distrazione utile. L’indagine naturale comincia ad apparire come uno

strumento indispensabile per la realizzazione dei fini umani nel mondo. Solo attraverso la natura

l’uomo può ricavare i mezzi per la sua realizzazione. Nello studio della natura si possono distinguere

due movimenti: la Magia e la Filosofia della Natura.

La magia

La magia è basata su principi diversi da quelli medievali. Il “mago” era un pensatore (o filosofo) che

si basava su due principi:

- Esiste un’animazione universale della natura, le cui leggi guidano il mondo. Se l’uomo

riesce ad entrare in contatto con queste forze può usarle a suo vantaggio. In questo modo

il mago assume grandi poteri. Vi è un collegamento quindi tra microcosmo e macrocosmo

(controllo interno dell’uomo permette di controllare l’esterno)

- Si può dominare la natura attraverso incantesimi e metodi violenti. Divengono abituali

incantesimi, formule magiche, riti, e la ricerca di oggetti come la Pietra filosofale.

La chiesa si schiera in modo ambiguo nei confronti della magia. Nel medioevo perseguitava la magia

e soprattutto le streghe. Dopo diventa ambigua. Bisogna dire prima che la magia era divisa in

- Nera, basata su forze demoniache

- Bianca, basata su forze positive. Questa si sviluppa maggiormente durante il rinascimento

e i maghi verranno più volte consultati anche dai papi.

Nel Rinascimento assistiamo ad una grande diffusione dell’astrologia, che permetteva si scoprire il

destino degli uomini attraverso l’oroscopo. Questo ben presto diverrà diffusissimo e richiesto anche

dai potenti, anche se i teologi si dimostrarono contrari.

Filosofia naturale

L’esponente maggiore è Eresio con il “de rerum natura”. Si abbandona all’idea dell’esistenza si:

- Enti metafisici (di provenienza Aristotelica)

- Forze magiche e metodi violenti di intervento sulla natura.

Ha la concezione che la natura si basi su proprie caratteristiche, cosa che porterà poi al metodo

scientifico. Richiama i pensieri dei filosofi pre-socratici, che si basavano su archè naturali.

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La politica Il rinascimento ridefinisce l’idea di uomo e nasce così la necessità di studiare la politica. L’uomo

infatti vive in una comunità e quindi sente la necessità di rinnovare la comunità politica. Vi è un idea

del “ritorno alle origini” prendendo ispirazione dai modelli grechi e romani. Vi sono principalmente

sue idee:

- Un popolo deve tornare all’origine storica. Da questa nasce lo storicismo

- Il ritorno ai principi e le basi naturali dell’uomo. Da questa nasce il giusnaturalismo

Lo storicismo e Machiavelli

IL maggiore rappresentante dello storicismo è Machiavelli. Ha un ruolo fondamentale nella

fondazione della scienza politica. È un uomo politico impegnato. Scrive il “Principe” e i “Discorsi

sopra la prima deca di Tito Livio”. Ha due temi fondamentali:

- Il ritorno ai principi (nei discorsi)

- L’analisi della realtà effettuale delle cose (Principe)

L’Italia in quel periodo, pur essendo ricca e culturalmente attiva è debole politicamente. Machiavelli

pensa che si debba ritornare ai principi. Per questo, ispirandosi alla Roma repubblicana propone un

modello politico che si basa sulla realtà. Egli crede che un principato sia l’unico stato che possa

sorgere in Italia; le regole che deve adottare un principe sono ricavate da un analisi della realtà. Per

Machiavelli era necessario uno stato forte.

Lo scrittore fiorentino parte da due principi fondamentali:

- L’uomo può controllare almeno in parte la propria sorte e decidere il proprio destino

- Il corso degli eventi non dipende interamente dall’uomo ma l’uomo può adattarsi per

affrontare le situazioni. L’insegnamento viene così dalla storia.

La virtù di una persona diventa così la capacità di prevedere e affrontare la realtà, e può permettere

ad un principe di governare. La virtù si distacca dalla religione mentre si lega all’analisi della realtà.

Machiavelli si distacca dalla morale: la politica diventa il frutto di un ragionamento razionale. Il

principe doveva avere delle caratteristiche ben precise.

Giusnaturalismo

Thomas More

Thomas More è un personaggio di rilievo nella storia. È un filosofo naturalista con grandi

responsabilità politiche. Al momento della riforma anglicana Thomas More non abiurò e venne

condannato e ucciso. Aveva scritto un libro molto importante che da inizio al filone utopistico,

ispirandosi a Platone e suggerendo una via alternativa: uno stato nuovo organizzato secondo principi

filosofici. Il libro si chiama “Utopia”.

Utopia significa “luogo che non c’è”. Thomas More utilizza nel libro anche una certa ironia filosofica,

chiamando anche il fiume presente nell’isola Anidro, “senz’acqua”. Egli immagina una comunità che

vive secondo i principi filosofici e naturali in un’isola di nome Utopia. Il testo nasce da una riflessione

sulla situazione inglese, riassumibile con una frase dello stesso scrittore: «al nostro tempo le pecore

si mangiano gli uomini».

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Con la frase di Thomas si voleva evidenziare l’importanza data ai soldi. Nell’Utopia:

- Gli uomini hanno la libertà di vivere secondo il piacere

- Vi è armonia nell’organizzazione delle cose

- Non ci sono proprietà private

- All’oro e all’argento non vengono dati alcun valore, bensì vengono utilizzati come materie

prime per gli utensili più disparati

- Tutti gli abitanti vivono del proprio lavoro

- Viene dedicato del tempo alla cultura e alle attività sociali

Thomas More prende molti spunti dalla Repubblica di Platone, anche se esistono sostanziali

differenze:

- Non vi è la divisione in classi sociali predefinite

- Tutti devono fare il proprio lavoro

- Esiste una tolleranza religiosa assoluta: gli abitanti adorano un dio creatore, che ha

caratteristiche così vaghe che è però compatibile con qualunque religione, facilmente

identificabile.

Altri filosofi

Vi sono altri filosofi giusnaturalisti, come Tommaso Campanella, le cui idee seguirono quelle di More

ma venne processato dall’inquisizione. Riuscì a non ricevere la pena di morte in quanto si finse pazzo

e per questo finì solamente in galera. Un altro filosofo appartenente al filone utopistico è Francis

Bacon, che scrisse “La nuova Atlantide”.

Un po’ di storia…

In Inghilterra in quell’epoca si diffonde il fenomeno delle “clusure”, le recinzioni. Grandi

possedimenti vennero recintati per delimitare i territori e evitare la fuga delle pecore, la cui

lana veniva venduta nelle fiandre. Allora, però, era presente la pratica degli open fields

secondo cui i terreni non erano delimitati ma erano mescolati e:

- Chi era povero poteva cercare di che sopravvivere

- Gli animali pascolavano liberamente

- Esistevano proprietà comuni nei villaggi, dove senzatetto cercavano riparo,…

Successivamente i grandi proprietari, a partire dal Trecento, iniziarono a cacciare via i

contadini e i poveri per controllare meglio la situazione. Inoltre venne dato il via ad una

privatizzazione delle proprietà comunali. Inizialmente fu disastroso sul piano etico, ma portò

un grande vantaggio per l’economia inglese. Solo nel Settecento vennero introdotte le

recinzioni parlamentari, autorizzate e calcolate da un agrimensore.

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La rivoluzione scientifica

Caratteristiche generali

La rivoluzione scientifica è una categoria storiografica che è stata introdotta negli anni ’50. Si tratta

di una categoria che cerca di racchiudere le diverse rivoluzioni che sono scoppiate tra il seicento e il

settecento in ambito scientifico e che porteranno successivamente ad un gran numero di cambiamenti:

- Rivoluzioni politiche (glorius revolution)

- Rivoluzioni economiche (rivoluzione industriale)

- Rivoluzioni sociali

La rivoluzione scientifica porta alla nascita della scienza moderna, e in particolare della fisica. Una

componente fondamentale della fisica aristotelica era l’astronomia (che era stata poi ampliata da

Tolomeo), gradualmente assorbita dalla filosofia del cristianesimo. Questa visione nel cinquecento

entrerà in crisi e attraverso grandi figure come Galileo Galilei si potrà passare anche a una nuova

visione della terra e del moto. La rivoluzione scientifica ha quindi un importanza fondamentale.

Storiografia

Nella rivoluzione scientifica si possono individuare due datazioni principali, che determinano l’inizio

e la fine di questo periodo:

- 1543. In quest’anno Mikolaj Kopernik pubblica il libro “de rivoluzionibus orbium celesti”

che propone di passare dalla visione geocentrica alla visione eliocentrica. Quest’opera dà

inizio alla rivoluzione scientifica. La proposta di Kopernik cerca di interpretare il moto

dei corpi celesti, posizionando il sole al centro. Il suo libro da via ad una nuova fase id

discussioni tra le sue teorie e quelle aristoteliche.

- 1688. È l’anno della pubblicazione di “Principia Matematica” di Isaac Newton in cui si

annuncia la legge di gravitazione universale. Chiude la rivoluzione scientifica in quanto

dà una risposta a tutti i problemi lasciati aperti. Con Newton si chiude quindi il periodo di

discussione della scienza, ma si apre uno scenario ancora più ampio.

Questa rivoluzione è chiamata anche prima rivoluzione scientifica, per distinguerla della seconda che

porta al passaggio dalla fisica classica alla fisica quantistica e relativistica.

I problemi della rivoluzione

Oggi la questione non è caratterizzata da pathos ma allora la battaglia per cercare di ottenere il

riconoscimento delle scoperte scientifiche era difficoltosa, e per alcuni si è rivelata addirittura

mortale. Questo è dovuto al fatto che la chiesa sosteneva assiduamente la posizione aristotelica e per

questo ha preso aspri provvedimenti contro coloro che sostenevano il contrario.

Una volta abbattuto Aristotele si apriranno però anche nuove rivoluzioni in molteplici ambiti. La

libertà di pensiero ottenuta dalla rivoluzione scientifica avrà grande influenza nelle epoche

successive. Si inizierà a mettere in discussione tutte le auctoritates.

In politica

La rivoluzione scientifica porterà al ritorno della democrazia, basata sul confronto come mezzo per

portare alla liberazione dalle auctoritates. Ha quindi importanti conseguenze sul piano politico di

allora.

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Un nuovo tipo di sapere

La rivoluzione scientifica era inoltre legata all’importanza acquisita in quegli anni dalla borghesia e

dal capitalismo. Vi era la necessità di ottenere un nuovo tipo di sapere che fosse più comprensibile

ed accessibile a tutti. La natura e la scienza non vengono più definite né osservate allo stesso modo.

Queste definizioni non sono state date da scienziati o filosofi del tempo ma descrivono la visione che

si era creata durante la rivoluzione scientifica al termine del periodo stesso.

Natura

Natura “Ordine oggettivo e causalmente strutturato di relazioni tra fenomeni governate da

leggi”

Dalla concezione della natura vengono eliminate ogni concezione animista, spirituale e metafisiche.

È caratterizzata da rapporti di causa-effetto ed è uguale per tutti e tutti possono conoscerla. Non è una

novità assoluta, ma in realtà rappresenta la vittoria del determinismo di Democrito su Aristotele.

La natura è governata da leggi, non più da rapporti di tipo metafisico. Sono universalmente valide,

senza eccezioni. La Natura ha quindi tre caratteristiche principali. Sono:

- Universali

- Uniforme

- Irreversibile (siccome è causale)

Scienza

Scienza “Sapere matematico e sperimentale intersoggettivamente valido volto alla conoscenza

del mondo esterno per il suo dominio da parte dell’uomo”

La scienza torna ad essere un sapere di tipo matematico, come erano Democrito e Pitagora. Si distacca

quindi completamente da Aristotele. Galilei disse: “per conoscere il libro della natura bisogna prima

conoscerne i caratteri” e i caratteri sono i triangoli, le rette, e nel suo complesso la matematica.

Galilei cambia il ruolo e il modo di essere scienziati, introducendo il metodo sperimentale. Prima di

Galileo vi era la concezione secondo la quale il filosofo naturale non doveva “sporcarsi le mani”, ma

doveva utilizzare solamente il sapere teoretico. Galilei ribalta questo pensiero dando il via alla

concezione moderna di scienza. Lo stesso Galileo Galilei fa del lavoro manuale, costruendo egli

stesso strumenti scientifici. Il riconoscimento della validità delle teorie viene dal confronto con altri

scienziati. In questo modo è possibile confermare e migliorare le teorie. L’atteggiamento aristotelico

“ipse dixit” viene completamente spazzato via.

Concretezza

Si tratta di un sapere concreto, non metafisico. La scienza è volta alla conoscenza del mondo che ci

circonda. Non possono quindi esistere le idee di Platone. È volta al dominio del mondo esterno da

parte dell’uomo, come dimostra la tecnologia, frutto della rivoluzione scientifica.

Oggi il dominio della natura è legato alla bramosia e allo sfruttamento degli elementi che, a causa di

risvolti economici, ha portato anche a conseguenze negative (come il nucleare). Nel mondo del

cinquecento si trattava invece di una esigenza sentita: il dominio della natura era una conquista

fondamentale. Al giorno d’oggi questo dominio è fuori controllo.

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Rivoluzione astronomica

Aristotele

L’astronomia di Aristotele è rimasta valida fino al cinquecento, quando iniziò ad andare in crisi.

Essendo l’astronomia il punto di forza e la basa della scienza Aristotelica, quando questo pensiero

crollò, di conseguenza si ebbero ripercussioni su tutti i campi di indagine scientifica.

L’universo secondo Aristotele era:

- Chiuso e delimitato dalla sfera delle stelle fisse

- Finito

- Geocentrico

- Dualisticamente diviso tra:

o La terra, in cui regnava il disordine umano

o I cieli al di fuori della sfera del fuoco, in cui vi erano le sfere perfette di etere

cristallino dove regnava l’ordine.

Il moto dei corpi tendeva al ritorno all’origine naturale: Aristotele prende per esempio il sasso, che

rimane sempre immobile, ma quando viene lanciato (moto violento) per un certo tempo si distacca

ma successivamente tende a tornare dove si trovava (quindi a terra). Per spiegare questo moto non si

fanno indagini sperimentali, ma solamente riferimento alla metafisica come potenza e atto. I fisici per

questo erano chiamati filosofi naturali.

Per permettere la nascita della scienza moderna vi era quindi la necessità prima di distruggere

Aristotele, in particolare l’astronomia. Fino ad allora però vi era il problema che se nascevano nuove

teorie valide alcuni scienziati solitamente dicevano “ci crederei se Aristotele non avesse detto il

contrario”.

Tolomeo

Tolomeo modifica l’idea pura di Aristotele per spiegare il movimento apparentemente non regolare

di alcuni pianeti, come Venere che sembrava tornare indietro. Crea l’idea degli epicicli per dimostrare

il moto, ma aumentò di molto la complessità del modello. Il sistema solare si poteva spiegare con un

totale di 40 equazioni. Molti trovavano inopportuno questo metodo ma siccome lo aveva stabilito

Aristotele, non ne veniva dubitata la validità. Anche il re Aragonese quando ne studiò le

caratteristiche lo commentò, esprimendo la sua opinione secondo la quale era impensabile che Dio

avesse creato un sistema così complesso.

Copernico

Mikolaj Kopernik (italianizzato in Niccolò Copernico) nacque a Cracovia, nell’odierna Polonia. Era

nipote di un vescovo e per questo viene instradato subito verso la carriera religiosa. Studiò in Italia

durante l’umanesimo, riscoprendo i neo-pitagorici e il loro modello eliocentrico. I pitagorici

credevano che il sole fosse più degno di essere al centro rispetto alla terra. Partendo poi dalla

complessità delle formule di Aristotele e Tolomeo inizia ad esprimere le sue idee secondo le quali il

sistema avrebbe dovuto essere più semplice in quanto Dio ha una natura pura e matematica.

Nel sistema che propone Kopernik cadono diverse idee di Aristotele:

- Il dualismo perfezione disordine

- La centralità della terra

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Copernico si limitò però a fare i calcoli matematici del sistema, non trae conseguenze filosofiche.

Inizialmente propone un insieme di 9 equazioni per calcolare le orbite, ma successivamente

comprende la sua incompletezza e lo implementa attraverso 36 equazioni.

Kopernik, nonostante la sua idea:

- Non poté evidenziare troppo i suoi risultati

- Pubblico inizialmente solo un estratto nel trattato dall’Astronomo tedesco Reticus

- Pubblicò l’opera solo dopo la morte

Rapporto con il luteranesimo

Pubblica la sua opera durante il luteranesimo ma Lutero, essendo per un interpretazione letterale della

Bibbia non volle distaccarsi dal modello eliocentrico ma anzi lo criticò. Nella Bibbia, nel vecchio

testamento, vi era infatti un tratto in cui vi era scritto: “E Dio ordinò al sole di fermarsi”, che fu

interpretato quindi in un modello geocentrico in cui il sole ruotava intorno alla Terra.

Rapporto con la Chiesa

Inizialmente la Chiesa si disinteressò totalmente in quanto l’opera non ebbe un grande risvolto e gli

eliocentristi erano ancora in maggior numero rispetto ai geocentristi. Erano state inoltre avanzate

diverse critiche da parte dei teologi, anche dal punto di vista fisico. Una delle maggiori chiedeva a

Kopernik il motivo per cui non si percepiva il movimento: se infatti la Terra si muovesse si sarebbe,

secondo le idee dei teologi, dovuto sentire un forte vento continuo in una sola direzione.

Conseguenze

L’opera di Kopernik inizialmente non ha grande successo e sembra destinata a pochi esperti, non al

grande pubblico. Nel 1543 la controriforma è ancora agli inizi, deve ancora essere approvato l’index

librorum prohibitorum, l’“indice dei libri proibiti”. C’era una commissione che censurava i libri nuovi

e i libri pubblicati in precedenza. Tra questi entrano:

- Ariosto

- Boccaccio

- Giordano Bruno

- Kopernik

Ma le opere di letteratura, siccome avevano una maggiore divulgazione venivano censurate prima,

mentre le opere scientifiche successivamente. Questo spiega il fatto di una permanenza così lunga

dell’opera di Kopernik.

Andreas Osiander

Andreas Osiander, uno tra gli incaricati alla pubblicazione dell’opera di Kopernik, era un teologo.

Quando legge l’opera capisce che si tratta di un testo pericoloso quindi antepone un’introduzione

anonima (che sembrava così di Kopernik) che diceva che l’ipotesi eliocentrica non era valida nella

realtà ma era solamente un metodo più efficiente per calcolare le orbite dei pianeti.

In questo modo la teoria di Kopernik diventava una teoria solo strumentale. Questo processo è detto

strumentalismo. Quando Kopernik scopre il fatto si arrabbia e toglie l’introduzione, rendendo così la

sua ipotesi reale (Realismo). Ma la sua rivoluzione rimane comunque prudente. Mantiene infatti

alcuni elementi del modello tolemaico: le sfere cristalline, le stelle fisse, l’universo chiuso e unico.

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Tyco Brahe

Fu un importante astronomo danese. Appartenente ad una famiglia dell’alta aristocrazia, viene

affidato in età infantile agli insegnamenti dello zio. Dimostra subito di avere grandi capacità

intellettive. Un episodio in particolare fu di fondamentale importanza per la vita di Tyco. Accadde un

occasione in cui il sovrano danese cadde in acqua e lo zio di Tyco lo portò in salvo. Dopo il tuffo

però lo zio si ammalò di polmonite e poco dopo morì. Il sovrano, per ringraziare il gesto dello zioi

mette a disposizione di Tyco mezzi illimitati per le sue ricerche astronomiche.

Grazie a questi fondi Tyco fa costruire una torre di osservazione astronomica molto attrezzata nel

mare del Nord. Assume inoltre diversi assistenti, tra i quali compare Kepler. Quando il sovrano morì,

il suo successore tagliò i fondi per le ricerche di Tyco, cosa che provocò la rabbia dell’astronomo che

andò a studiare a Praga sempre insieme a Kepler.

Sistema ticonico

Brahe propone un nuovo sistema astronomico, nel quale si osserva il ritorno del geocentrismo.

Nell’idea dell’astronomo infatti il sole ruotava introno alla Terra, mentre tutti gli altri pianeti

ruotavano intorno al Sole. Viene accolto molto favorevolmente dalla Chiesa e dagli astronomi, ma

costituirà un rallentamento per l’introduzione del modello Copernicano.

Un punto fondamentale per sistema proposto è però la rinuncia alle sfere cristalline, e quindi la

negazione di Aristotele. Durante le sue osservazioni aveva infatti visto il percorso compiuto da una

cometa, notando che passava attraverso le sfere cristalline. Se fosse stato valido il modello di

Aristotele, queste si sarebbero dovute rompere, ma così non è avvenuto. Vi è quindi l’introduzione

del concetto di “orbita” planetaria.

Johannes Kepler

Alla morte di Brahe, Kepler assume il ruolo di suo successore. Kepler era nato in Germania e si

trasferì poi a Graz, in Austria. Dimostra subito grandi capacità e va a lavorare come assistente di Tyco

Brahe, di cui potrà utilizzare il materiale raccolto dall’osservazione astronomica. Egli cerca di trovare

leggi di semplicità matematica e assumerà un ruolo fondamentale nella rivoluzione astronomica.

Riuscirà ad individuare tre leggi, che portano al superamento delle orbite circolari e delle sfere

cristalline.

Prima legge di Kepler: I pianeti si muovono su orbite ellittiche aventi il sole in uno dei due fuochi.

Questo determina che ci siano inoltre due punti, l’afelio e il perielio, di massima e minima distanza

dal Sole.

Seconda legge di Kepler: Il raggio vettore che unisce il sole ad un pianeta spazza aree uguali in

tempi uguali.

La conseguenza principale di questa legge è il fatto che i pianeti vadano più veloci quando sono più

vicini al sole, e meno veloci alla massima distanza.

Terza legge di Kepler: I quadrati dei tempi che i pianeti impiegano a percorrere le loro orbite sono

proporzionali ai cubi delle loro distanze medie dal sole.

Questo fa sì che con orbite più grandi i pianeti vadano più lenti.

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Giordano Bruno

Giordano Bruno è nato a Nola, vicino a Salerno. Diventa un frate domenicano a Napoli, pur

presentando un carattere irrequieto. La visione di Copernico, seppur rivoluzionaria, era ancora di un

universo finito e chiuso. Giordano Bruno proclama l’idea di un cosmo infinito. Si tratta quindi di un

idea molto importante poiché porta alla distruzione dell’idea dell’unicità della Terra. Questo non

poteva essere accettato dalla Chiesa, poiché andava contro la Bibbia.

Giordano pensava che se Dio era veramente infinitamente potente, non ci sarebbe stata una ragione

per ci avrebbe dovuto creare un Universo finito. In questo modo anche l’uomo aumenta la sua

potenza, in quanto non è più schiacciato in una realtà chiusa, ma ha davanti uno spazio molto più

grande.

Le sue pubblicazioni lo mettono presto sotto inchiesta. Per questo egli è costretto a lasciare l’Italia,

e si spostò così nelle diverse corti europee. Va a Ginevra (dove c’era Calvino), in Inghilterra, Francia,

Germania cercando una cattedra universitaria. Alla fine di questi viaggi vuole tornare alla penisola,

ma non può tornare a Roma. Va così da un nobile veneziano che lo accoglie. Quando però Giordano,

mostrando il suo forte carattere, inizia ad esporre le idee al nobile, questo si spaventa, e lo denuncia

alla Repubblica di Venezia. Roma pretende la consegna di Giordano, cosa inizialmente negata da

Venezia (che aveva diversi contrasti con lo Stato Pontificio), ma poi ceduto. Viene condannato per

Eresia e arso vivo al Rogo a Roma nel 1600, anche se dichiarò, anche in punto di morte, di non avere

timore della morte.

Galileo Galilei

La vita

Nacque nel 1564 a Firenze, figlio di un medico. Da giovane venne mandato a studiare Medicina ma

poi cambiò per studiare matematica e fisica. È subito attratto anche dalla sperimentazione pratica

delle teorie.

Padova

Nel 1590 va a Padova ad insegnare matematica. Qui vivrà il suo periodo più felice, anche se aveva

alcune difficoltà economiche. Mette in piedi un laboratorio per la produzione di strumenti scientifici,

in modo di arrotondare il suo stipendio. Aderisce presto al Copernicanesimo, e diventa amico di

Johannes Kepler, con cui intrattiene una corrispondenza.

Quando viene a conoscenza dell’invenzione del cannocchiale da parte degli olandesi (che lo avevano

copiato dai cinesi), ne rimane affascinato. Il cannocchiale veniva all’epoca utilizzato per scopi

militari, ma Galileo per la prima volta decide di utilizzarlo per studiare i cieli. Lo smonta e lo potenzia,

ottenendo ingrandimenti fino a 200 volte. Vede così le stelle da più vicino, facendo anche diverse

scoperte che pubblica nella sua opera “Sidereus nuncium” nel 1609. Inoltre, attraverso il

cannocchiale scopre la rugosità della Luna, dando così torto ad Aristotele. Prima si pensava infatti

fosse un errore dell’occhio umano. Distrugge in questo modo l’idea delle sfere perfette. Scopre inoltre

l’esistenza della galassia (la Via Lattea), le fasi di Venere, e i Satelliti di Giove.

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Firenze

Torna nel 1610 a Firenze dove ha un aumento di Stipendio e gli viene data una grande libertà di studio

e un posto di lavoro senza obbligo. Inizialmente Galileo viene apprezzato dalla Chiesa Cattolica, e

viene anche onorato a Roma. Successivamente però, a causa di inimicizie personali, si trovò a

scontrarsi con i Domenicani. Questo scontro sortì l’effetto che nel 1616 il cardinale Bellarmino, capo

dell’inquisizione, convocò una commissione di astronomi e teologi per giudicare il sistema

Copernicano. Dopo due mesi il risultato fu una dura condanna del copernicanesimo, giudicato erroneo

nella filosofia e nella fede. A questo punto l’opera di Kopernik viene inserita nell’Index librorum

prohibitorum e tutte le teorie basate su di essa proibite.

Ammonizione

Bellarmino convoca Galileo a Roma e viene formalmente ammonito. Ancora non si tratta di un

processo, ma di un ammonizione formale. Per 16 anni Galileo non farà più pubblicazioni. Bellarmino

consiglia di sviluppare solo le teorie dal punto di vista strumentale. Galileo face altre pubblicazioni

su altri argomenti, ma poi non resiste e torna a pubblicare sull’argomento.

Decide di tornare sull’argomento per tre motivi principali:

1) Politico: era divenuto papa il cardinale Barbierini, che lo aveva appoggiato precedentemente,

quindi pensava di essere protetto.

2) Personale: Galileo era psicologicamente sicuro delle proprie idee e voleva vedere

riconosciuto il suo pensiero.

3) Religioso: Siccome era certo della verità del modello copernicano, voleva evitare che la chiesa

perpetuasse nell’errore dell’Aristotelismo

… ma, anche a causa del periodo storico sfavorevole – si combatteva infatti la guerra dei trent’anni

– il proposito di Galilei non ebbe buon fine e le sue illusioni si rivelarono infondate.

Pubblicazione

Nel 1632 pubblica il “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo”. In quest’opera non

contrappone dogmaticamente la sua idea, ma usa un metodo socratico in cui confronta Tolomeo e

Copernico. Siccome è un dialogo Galileo non si schiera, con l’unico intento di mostrare gli effetti dei

due sistemi. In realtà non riuscì ad essere così oggettivo.

Nel dialogo apparivano tre personaggi:

- Il sostenitore di Aristotele [chiamato Simplicio]

- Il sostenitore di Copernico

- Un nobile veneziano che funge da mediatore

La chiesa criticò il nome dato da Galileo al sostenitore di Aristotele, in quanto giudicato offensivo.

Inoltre, pur avendo dedicato il libro al Papa, molti membri del Vaticano convinsero lo stesso pontefice

che cercasse di screditarlo. Per questo motivo il papa pretese una condanna esemplare, e gli venne

revocato l’Imprimatur, il permesso di stampa.

Il processo e gli ultimi anni

Quando venne processato a Roma Galileo aveva 70 anni. Solitamente, se l’imputato continuava a

considerarsi innocente, la chiesa lo torturava fino all’ammissione del contrario. Di fronte a questa

prospettiva, egli decise di abiurare. Decide inoltre di trattare le sue toerie, e questo gli evitò il rogo.

Venne condannato alla prigione a vita ma prima fu spostato a Pisa e infine ad Arcetri dove verrà

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accudito da una delle figlie dell’arcivescovo. Qui, durante gli ultimi anni della sua vita scrisse altre

pubblicazioni, stampate postume in Olanda. Qui vi rimarrà fino alla morte. Il caso di Galileo è stati

ingigantito, e certamente non sarebbe successo lo stesso in un'altra epoca. Nel 1992 il processo è stato

rivisto dalla Chiesa, riconoscendo l’ingiustizia commessa ed è stato riabilitato da Papa Paolo II.

Lettera a Madama Cristina

Galileo scrive alcune lettere copernicane, inviate ad amici, colleghi o potenti. Si tratta di lettere

private, non destinate alla diretta pubblicazione e quindi più libere, ma Galileo è cosciente che

verranno comunque rese pubbliche. Nella sua lettera più famosa chiarisce il rapporto tra scienza e

fede.

Spiegazione: Volendo rispondere alla prima domanda di Madama Cristina, di come il sistema

Copernicano possa non essere considerato peccato se la Bibbia dice la verità, bisogna prima

dire che è vero che le sacre scritture non mentono; ma coloro che la leggono e la interpretano

sbagliano. L’errore più grossolano è poi interpretare la Bibbia letteralmente, cosa che accade

molto frequentemente: se ci si fermasse al puro significato delle parole apparirebbero non

solo diverse contraddizioni, ma anche eresie e bestemmie. Perché allora Dio avrebbe piedi,

mani, barba, … e anche sentimenti come ira, pentimento, dimenticanza. La Bibbia ha quindi

ragione, ma non in senso letterale.

Se siamo in accordo con questa premessa, secondo me allora nelle dispute naturali la bibbia

dovrebbe essere messa in ultimo luogo. Infatti, sia la natura che la Bibbia derivano da Dio:

la prima esecutrice degli ordini divini e la seconda dettatura dello Spirito Santo. Ma, essendo

la natura immutabile e procedendo – anche se gli uomini non la capiscono – secondo le leggi

divine, allora pare che le esperienze sensoriali della natura e le dimostrazioni matematiche

non possano essere messe in dubbio neanche dalla Bibbia. Quindi, siccome la natura

obbedisce direttamente agli ordini divini ed è stata scritta per gli ignoranti, allora molto

facilmente non è stata rigorosa.

Già San Tommaso aveva studiato il rapporto tra scienza e fede. Egli ebbe una veloce ascesa

nell’ordine domenicano e venne mandato ad insegnare a Sorbona per risolvere delle

discussioni che si erano create tra filosofia e fede. I principali contrari ad Aristotele in quel

periodo erano gli averroisti.

Averroè Aristotele Vi è un solo intelletto agente, come una divinità, che dà la conoscenza. Questo comporta che l’anima dell’uomo sia mortale.

L’intelletto è diviso in potenza ed atto. Tutti hanno quindi l’intelletto potenziale, e ognuno può sviluppare l’intelletto agente. Comporta quindi che l’anima sia immortale.

Risulta contraria al cristianesimo. Risulta a favore del cristianesimo.

San Tommaso risolve la questione, spiegando che esiste una sola verità, non due verità

contemporaneamente valide. L’unica realtà vera è quindi la religione, in quanto solo la

Bibbia contiene la verità.

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E siccome non possono coesistere due verità contrastanti allora solo una è valida, quella

della scienza e della ragione. Allora, coloro che pensano di sapere fermandosi alla sola

interpretazione letterale è meglio che non parlino di queste cose. E non si può pensare che

sia stato detto tutto (Aristotelici). Lasciando da parte i punti in cui la Bibbia parla della

salvezza dell’anima, in cui nessuno può dire che sbagli, nel resto è meglio non seguire le sue

indicazioni.

Fondamenti della concezione filosofica di Galilei

Galileo Galilei, anche se era più fisico ed astronomo, veniva chiamato al suo tempo un “filosofo

naturale”, in quanto ancora non esisteva la concezione odierna di fisica. Troviamo in lui una

concezione in parte metafisica, e questo fa di lui anche un filosofo. Successivamente altre figure,

come il francese De Cart, saranno decisamente più filosofi, ma Galileo in realtà è più scienziato, ei

suoi unici pensieri derivano da osservazioni del reale.

Nel costruire il suo pensiero Galileo si appoggia ai pensieri degli antichi nel loro complesso, non

solamente a uno. Aggiunge però elementi propri, che non appaiono in maniera sistematica e per

questo non elabora una filosofia completa.

Il suo pensiero si basa:

- Struttura matematica del mondo (metafora del “libro della natura”) Abbandona la

filosofia di Aristotele e Platone per privilegiare Democrito (senza citarlo). Crede

nell’uniformità nel rapporto causa-effetto che domina il mondo.

- Si conoscono solo le qualità oggettive e misurabili dei corpi. Per questo rappresenta la

rivincita di Democrito su Aristotele

- Antiessenzialismo – “è vano tentar l’essenza”. Esclude in questo modo il sovrasensibile

e la metafisica, basando il suo pensiero quasi unicamente sulla fisica, trattando solo la

realtà sensibile e sperimentale.

- Antifinalismo – si conosce il come ma non il perché della realtà. Il fine non è indagabile.

Guardava al cosmo e alla natura come oggetti neutri. Esclude il finalismo aristotelico,

dando più importanza al come che al perché (che non viene risolto dalla fisica moderna).

Richiama il pensiero sofista (“degli dei nulla è possibile conoscere perché a ciò si

oppongono la brevità della vita e la difficoltà dell’argomento”).

- La conoscenza umana e divina sono uguali “intensivamente” e diverse “estensivamente”.

Siccome la conoscenza è matematica è valida sia per Dio che per l’uomo. Ma l’uomo ne

conosce solo una parte, mentre Dio la conosce tutta.

La metafisica non può mai essere totalmente esclusa dalla filosofia, ma può certamente non

essere considerata come punto fondamentale di una concezione filosofica, come appunto

quella di Galileo.

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Metodo e scienza

Galileo non scrive un’opera sul metodo come De Cart, ma si può ricavare dalle sue opere un

riferimento ad un idea metodologica generale.

Già Aristotele aveva detto che la prima cosa da fare era osservare i fenomeni ma Galileo specifica

l’attenzione alla analisi matematica. La novità è inoltre nell’esperimento scientifico, che da qui in poi

assumerà un importanza sempre maggiore, che si distingue dall’” esperienza” aristotelica.

ESPERIENZA ESPERIMENTO

Casuale Organizzato

Priva di teoria Basato su un’ipotesi

La mente è passiva La mente è attiva

Variabile libere [imprevedibili e non controllate] Variabile bloccate [controllato–viene cambiata

una sola variabile alla volta]

Moto

Aristotele credeva che i corpi tendessero a muoversi per ritornare al luogo di origine, e la loro velocità

fosse proporzionale al peso. Per dimostrarlo fece il famoso esempio della piuma e del sasso. Galileo

si contrappone ad Aristotele e cerca di dimostrarlo attraverso alcuni esperimenti. Una famosa prova

fu quella che fece in età giovanile, lasciando cadere due gravi, uno di legno e uno di piombo dalla

torre di Pisa. Disse che la velocità (o meglio, l’accelerazione) varia a seconda dell’attrito dei corpi.

Aristotele inoltre disse che la quiete era la condizione naturale dei corpi, mentre Galileo per primo si

oppose, dicendo che anche il moto rettilineo uniforme era la condizione naturale dei corpi.

il metodo consta di

momento risolutivo o

analitico

osservazione dei fenomeni

misurazione matematica dei

dati

ipotesi

momento compositivo o

sintetico

esperimento e verifica (cimento)

formulazione della legge