Elementi di geografia

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Geografia = descrizione accurata, ordinata e razionale del carattere variabile della superficie terrestre (Hartshorne 1959). 1- Geografia fisica = studio della Terra fisca: atmosfera, litosfrera, idrosfera, biosfera. 2- Geografia umana = studio dei fenomeni e delle caratteristiche della superficie terrestre che sono in diretta relazione con le attività umane o ne sono causate: geografia politica, geografia economica, geografia sociale, geografia culturale, geopolitica (= studio dellinfluenza della posizione geografica di un paese sulle relazioni con altri paesi). 3- Geografia regionale = studio di unarea della superficie terrestre dotata di confini e/o caratteristiche definibili (= regione); analisi e sintesi della superficie terrestre di luogo in luogo.

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Geografia = descrizione accurata, ordinata e razionale

del carattere variabile della superficie terrestre (Hartshorne 1959).

1- Geografia fisica = studio della Terra fisca: atmosfera, litosfrera, idrosfera, biosfera.

2- Geografia umana = studio dei fenomeni e delle caratteristiche della superficie terrestre che sono in diretta relazione con le

attività umane o ne sono causate: geografia politica, geografia economica, geografia sociale, geografia culturale, geopolitica (= studio dell’influenza della posizione geografica di un paese sulle

relazioni con altri paesi). 3- Geografia regionale = studio di un’area della superficie

terrestre dotata di confini e/o caratteristiche definibili (= regione); analisi e sintesi della superficie terrestre di luogo in luogo.

Alcuni termini utilizzati in geografia:

  Spazio (space) = area della superficie terrestre, parziale o totale; può essere isotropo o anisotropo.

  Posizione (location) = punto astratto della superficie terrestre, su reticolato globale (latitudine, longitudine) o in relazione a un punto di riferimento locale (rispettivamente posizione assoluta e posizione relativa).

  Luogo (place) = punto sulla superficie terrestre permeato di connotazioni o di valori umani (ex. monte Everest);

  Ambiente (environment) = totalità delle condizioni esterne circostanti in cui tutti gli esseri vivono e interagiscono (clima, morfologia, altri esseri viventi...);

  Paesaggio (landscape) = determinata area della superficie terrestre, così come è percepita dalle persone, il cui carattere deriva da fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni.

  Sistema (system) = gruppo di elementi (elements) che operano insieme attraverso una serie regolare di relazioni (collegamenti, connessioni, links), entro limiti definiti (confine del sistema, boundary): molto importante per i geografi è il sistema uomo-ambiente (U/A), con le relazioni A —> U e U —> A.

  Retroazione (feedback) = collegamento che in un sistema rinforza (positvo) o smorza (negativo) un effetto di altre relazioni: numerosi esempi nel sistema climatico (il vapore acqueo che, causato dal riscaldamento dell’atmosfera, essendo gas serra, contribuisce esso stesso al riscaldamento).

  Modello (model) = rappresentazione idealizzata del mondo reale utile ad illustrare alcune sue proprietà (modello analogico, modello iconico, modello di Hagerstrand, modello di von Thunen...).

  Pattern = disposizione regolare, disegno, modello, schema, profilo (ex. il pattern della pelle del giaguaro)

  Paradigma (paradigm) = Pattern prevalente di pensiero in una disciplina, che funge da “supermodello” di riferimento per gli studiosi

Storia degli studi

  Geografia classica = descrizione-rappresentazione della terra (sin dall’antichità) —> cartografia, descrizione geografica, itinerari, portolani, resoconti dei viaggi...

  Geografia moderna = scienza con metodi e obiettivi specifici, per una spiegazione razionale del rapporto fra uomo e superficie terrestre (Illuminismo e “scuola germanica”).

  Geografia comparata = studio delle diverse relazioni tra ambiente fisico e attività umana, fatto proprio dalla cd “scuola germanica”: K. Ritter (La geografia culturale comparata 1859), O. Peschel (Nuovi problemi di geografia comparata 1869), F. Ratzel (Geografia antropica 1891); introduzione della distinzione tra geografia fisica e geografia umana; nascita del “determinismo”.

  Determinismo = teoria secondo cui la natura condiziona in maniera determinante ogni atto umano e che pone quindi la geografia umana come diretta conseguenza della geografia fisica, ispirata al darwinismo (L’origine della specie 1859) e sostenuta dal geografo F. Ratzel e dalla sua allieva statunitense E. C. Semple (Influenze dell’ambiente geografico 1911: “l’uomo è il prodotto della superficie terrestre”.

  Il determinismo di Ratzel e della Semple è più specificatamente detto determinismo fisico (physical determinism) = concezione secondo cui lo sviluppo umano è controllato in larga misura dall’ambiente

  Determinismo scientifico = variante del determinismo fisico nella quale l’argomentazione procede dall’analisi statistica di insiemi di dati anziché dai singoli studi di caso, introdotta dal geografo americano E. Huntington (diverse opere tra il 1914 e il 1945)

  Behaviorismo cognitivo = variante del determinismo che afferma che la relazione tra ambiente naturale e gruppo umano deriva dal grado di conoscenza che l’uomo ha nei riguardi delle risorse potenziali e degli ostacoli offerti dalla natura (propria della geografia comportamentale)

  Determinismo stop-and-go: variante secondo cui l’ambiente determina la direzione del comportamento umano, ma l’uomo è in grado di accelerare o rallentare il movimento in quella direzione, pur senza poter mutare tale “cammino della natura”, proposta dall’australiano G. Taylor (1880-1963).

  Reazione al determinismo: il possibilismo (possibilism) = concezione secondo la quale l’ambiente offre insiemi di possibilità ma la scelta tra esse è determinata dagli esseri umani; la natura pone all’uomo problemi e difficoltà, ma l’uomo ha la possibilità di affrontarli e risolverli in diversi modi, a seconda di diversi fattori (cultura, organizzazione, tecnologia...) e quindi di intervenire sull’ambiente naturale; Teoria sostenuta in primis dal geografo della “scuola francese” P. Vidal de la Blache (Principi di geografia umana 1922), poi dallo storico L. Febvre (1879-1956) e dal suo allievo F. Braudel (1902-1985), fondatori della cd “geografia storica”, nonché dal geografo americano R. Hartshorne (La natura della geografia 1939), uno dei pionieri della cd “geografia regionale”, successivamente sviluppatasi in concomitanza con la “geografia quantitativa” (G. H. T. Kimble 1951, F. K. Schaefer 1953).

  Geografia quantitativa (new geography, spatial science, neopositivista) = nuova metodologia di indagine, basata sull’analisi quantitativa dei fenomeni geografici, allo scopo di ricavare, tramite la statistica e la matematica, delle leggi che li governano (modellizzazione), promossa da studiosi americani e inglesi a partire dagli anni ’50 e di grande successo nella seconda metà del ‘900: R.J. Chorley-P. Hagget (Modelli in geografia 1967), P. Hagget (Geografia. Una sintesi moderna 1983).

  Precursori della New geography: W. Christaller (cd “modello delle località” 1933), J. H. von Thunen (modello teorico della costruzione del paesaggio agrario 1826), A. Weber (modello della localizzazione della attività industriali 1909).

  Critica della geografia positivistico-quantitativa (anni ’60): geografia comportamentale, geografia radicale-marxista, geografia umanistica.

  Geografia comportamentale (behavioural geography, geografia della percezione) = studio delle problematiche comportamentali e dei processi cognitivi dell’uomo che interagiscono con il territorio, fondato sulla concezione dell’inesistenza di un mondo oggettivo esterno, in quanto l’ambiente è spazio percepito-spazio vissuto e ogni tipo di rapporto dell’uomo con l’ambiente è orientato dalla percezione soggettiva della realtà, non dalla sua oggettività: introdotto dai geografi K. Lynch (L’immagine della città 1960) e P. Gould (Mappe mentali, 1974-86).

  Geografia radicale (e/o marxista) = studio dell’organizzazione dell’uomo sul territorio a partire dalla considerazione di quest’ultimo come il prodotto delle dinamiche sociali (e della continua lotta delle classi): analisi “spaziale” delle contrapposizioni tipiche della dialettica sociale (centro-periferia, capitale-lavoro, città-campagna, dominante-dominato), particolare attenzione alla “geografia” della classe operaia, degli emarginati sociali, del terzo mondo; introdotta dai geografi americani W. Bunge (1969), R. Peet (Iniquità e povertà: una teoria geografica marxista 1975), dall’inglese D. Harvey (diverse opere tra il 1969 e il 2003, tra cui Giustizia sociale e città 1973) e dal francese Y. Lacoste.

  Geografia umanistica = studio fenomenologico-esistenziale dei rapporti tra individuo e mondo in termini qualitativi, che conferisce nuovamente centralità all’esperienza umana, rinnegando modellizzazione, astrattismo, economicismi e basando l’indagine geografica sulle testimonianze viventi (interviste sul campo) e artistico-letterarie (rappresentazione del territorio), introdotto da J. K. Wright (1947).

  Nuovi orizzonti della geografia: innovazione tecnologica e informatizzazione, approfondimento di nuovi aspetti del rapporto uomo-ambiente.

  Geographic Information System (GIS) = Insieme complesso di strumenti informatici utilizzati per acquisire, memorizzare, trasformare, analizzare e visualizzare in forma grafica e alfanumerica dati geografici riferiti a un territorio.

  Geografia del tempo e dello spazio (time-space geography) = branca della geografia umana sviluppata dal geografo svedese T. Hagerstrand (1957) che concentra l’attenzione sul ruolo dei vincoli temporali sul modellamento dell’attività spaziale umana.

  Gender-role geography = branca della geografia umana che si occupa dell’analisi geografica delle contrapposizioni di genere o di ruolo all’interno delle società (ne fa parte la cd geografia femminista)

Cartografia

  Cartografia = complesso degli studi e dele operazioni scientifiche, artistiche e tecniche che si svolgono a partire dai risultati delle osservazioni dirette o dalla utilizzazione di una documentazione al fine di elaborare ed allestire carte, piante ed altri modi di espressione atti a risvegliare l’immagine esatta della realtà (Associazione Cartografica Internazionale)

  Globo = l’espediente più realistico per la rappresentazione della Terra, in quanto tridimensionale, ma necessariamente in piccola scala, quindi limitatamente particolareggiata.

  Carta geografica = rappresentazione della superficie terrestre o di una sua parte su di un piano, approssimata, ridotta (in scala) e simbolica.

  Scala cartografica = rapporto tra la lunghezza misurata sulla carta e la lunghezza corrispondente sul terreno (distanza planimetrica reale), indicabile tramite una frazione rappresentativa che esprima tale rapporto (scala numerica o frazionaria, ex. 1 : 50.000), una frase scritta (scala scritta, ex. 1 cm = 250 m), oppure un segmento rapportabile (scala grafica).

  Carta a piccola scala = la cui frazione rappresentativa ha denominatore grande, per cui il risultato del rapporto è piccolo.

  Carta a grande scala = la cui frazione rappresentativa ha un denominatore piccolo, per cui il risultato del rapporto è grande.

  Pianta/mappa = carta a scala grandissima (1:10.000) per la rappresentazione di centri abitati/proprietà rurali.

  Carta topografica = carta a scala grande (1:10.000-1:100.000) per la rappresentazione di superfici territoriali poco estese di cui evidenziano dettagliatamente gli elementi fisici e antropici.

  Carta corografica/regionale = carta a media scala (1.100.000-1:1.000.000)che riproduce una regione abbastanza estesa generalmente evidenziandone in particolar modo il reticolo stradale.

  Carta geografica propriamente detta/generale = carta a grande scala (1:1.000.000- 1:30.000.000) rappresentante superfici estese, statali o continentali.

  Planisfero/mappamondo = carta a piccolissima scala (oltre 1:30.000.000) che rappresenta l’intera superficie terrestre nei suoi caratteri essenziali.

  Proiezione cartografica = trasposizione della superficie terrestre sferica su di una superficie piana, per la realizzazione di una carta, sulla base di modelli matematici, con il minor grado di distorsione/approssimazione possibile, che può essere cilindrica, ellittica, conica e prospettica zenitale e le cui principali proprietà sono equidistanza (rispetto delle distanze), equivalenza (rispetto delle aree) e conformità (rispetto degli angoli e delle forme): è impossibile ottenerle tutte contemporaneamente, si deve necessariamente trovare un compromesso, specialmente tra equivalenza e conformità che sono inversamente proporzionali.

  Carta di Mercatore = carta realizzata da G. Mercator nel 1569, tramite proiezione cilindrica in cui l’asse del cilindro coincide con l’asse terrestre, il cerchio di tangenza coincide con l’equatore e che è costruita mediante l’utilizzo di un reticolato di meridiani e paralleli rettilinei e ortogonali, di cui i paralleli sono disposti a distanze sempre maggiori andando verso i poli, per esigenze di conformità (a dispetto dell’equivalenza), che si rivelò molto utile per la navigazione.

  Dalla carta di Mercatore deriva l’Universal Tranverse Mercator (UTM) = proiezione cilindrica in cui l’asse del cilindro taglia a metà il piano dell’equatore e che utilizza 60 meridiani di tangenza (anziché il parallelo equatore, per questo “trasversa”) a 6 gradi di distanza l’uno dall’altro, integrata da proiezioni zenitali polari per le superfici oltre i paralleli 80 N e 80 S, così ottenendo un buon compromesso tra equidistanza, equivalenza e conformità sulla totalità della rappresentazione.

  Carta tematica = carta che presenta uno o più temi specifici, localizzandone la qualità o la quantità per mezzo di adeguati procedimenti grafici, distinguibile dalla carta di base, che privilegia gli elementi maggiormente stabili e costanti del territorio (morfologia, orografia, idrografia, confini, centri abitati...) e che può essere analitica, complessa, sintetica, quantitativa o qualitativa: ex. carta delle lingue dell’Europa.

  Molto importanti per la cartografia sono il telerilevamento (remote sensing), cioè l’utilizzo di fotografie aeree o immagini satellitari, il GIS, soprattutto quale strumento complementare alla carta, integrandone la parte grafica con moltissimi dati “descrittivi”, e il GPS (Global Positioning System), utile a determinare tramite satelliti artificiali la posizione precisa di un corpo sulla superficie terrestre, nonché a ottenere dati real time circa il suo spostamento e a costruire in questo modo “carte mobili” come i navigatori satellitari.

  Carta a coroplete = carta tematica costituita da una serie di aree uniformi, esprimenti un medesimo valore e separate da confini bruschi (ex. carta della densità della popolazione).

  Carta a isoplete = carta in cui sono tracciate linee passanti per i punti in cui è uguale il valore della grandezza misurabile rappresentata (isoplete, isolinee, isogrammi, linee isometriche).

  Isolinee (contour lines) = linee che congiungono punti aventi in comune lo stesso valore di una determinata grandezza, sempre chiuse, che non possono mai incrociarsi, la differenza numerica tra le quali è detta equidistanza (contour interval) e la cui vicinanza indica un forte gradiente (variazione): isoipse (= curve di livello, uniscono i punti di uguale altitudine), isobare (di uguale pressione atmosferica), isogone (di uguale declinazione magnetica), isoiete (uguale quantità di precipitazione), isoterme (di uguale temperatura)...

  Ordini di magnitudo geografica = diverse dimensioni degli oggetti di studio geografici, generalmente dall’isolato urbano all’intera superficie terrestre (intervallo di 5 ordini).

Geografia fisica

  Atmosfera = involucro gassoso che circonda la terra, trattenuto dall’attrazione gravitazionale, composto da diversi gas, tra cui in maggior percentuale azoto (78%) e ossigeno (21%), la cui concentrazione diminuisce allontanandosi dalla litosfera sino ad esaurirsi nello spazio (il limite superiore dell’atmosfera è un concetto teorico, non esistono confini precisi) e particelle non gassose (vapore acqueo, ceneri, polveri, pollini...), suddivisibile in strati termici (troposfera, stratosfera, mesosfera, termosfera, esosfera) e sulla base dei componenti (ex. ozonosfera).

  Pressione atmosferica = forza esercitata dalle molecole dei gas componenti l’aria su una data area della superficie terrestre o su un qualsiasi altro corpo, misurata in Pascal (= Newton/metro quadro) oppure in millimetri di mercurio, o in millibar, proporzionale alla densità atmosferica e alla temperatura: rispetto alla pressione atmosferica media (1013,2 hPa = 760 mmHg = 1 bar) si definiscono la bassa e l’alta pressione, i cui centri sono detti cicloni e anticicloni.

  Temperatura = livello di calore (forma dell’energia corrispondente alla velocità di vibrazione delle particelle) di una sostanza, misurata in gradi Celsius, Kelvin o Fahrenheit.

  Il calore dell’atmosfera deriva quasi totalmente dall’insolazione (radiazione elettromagnetica emessa dal Sole), attraverso una serie di processi (irraggiamento, assorbimento, riflessione, diffusione, trasmissione, conduzione, convezione).

  Della radiazione solare il 30% è riflesso nello spazio, il 20 % assorbito dall’atmosfera, il 50% assorbito dalla superficie terrestre solido-liquida, che a sua volta produce radiazioni nell’atmosfera.

  Bilancio radiativo o termico = equilibrio sul lungo termine tra l’insolazione dell’atmosfera e la radiazione terrestre che torna nello spazio.

  Effetto serra = processo generato dalla presenza di alcuni gas (diossido di carbonio, vapore acqueo, metano), che sono attraversati dalla radiazione solare ma non da quella terrestre, a lunghezza d’onda maggiore, che è invece da essi assorbita e nuovamente irradiata verso la litosfera, costituente uno dei principali fattori di riscaldamento della troposfera.

  La temperatura nella troposfera dipende sostanzialmente da quattro fattori: altitudine (gradiente termico verticale, di 6,5 gradi C al Km), latitudine (inclinazione solare, durata del dì e nuvolosità incidono sull’insolazione), contrasto terre-acque (le terre emerse assorbono più lentamente il calore e lo trattengono maggiormente rispetto ai mari), temperatura delle correnti marine.

  Vento = movimento orizzontale d’aria da una zona di alta pressione (anticiclone) a una zona di bassa pressione (ciclone).

  Ascendenze e subsidenze = movimenti verticali d’aria, ascendente in bassa pressione e subsidente in alta pressione.

  Circolazione atmosferica generale = insieme dei venti e dei movimenti verticali perpetui della troposfera. Nell’alta troposfera i venti geostrofici (paralleli alle isobare per pieno effetto della forza di Coriolis), nella bassa troposfera: venti alisei dalle alte pressioni subtropicali alla bassa equatoriale, venti occidentali dalle alte pressioni subtropicali alle basse subpolari, venti orientali polari dalle alte pressioni polari alle basse subpolari (la cui direzione dipende da gradiente barico, attrito e forza di Coriolis), più l’ascensione all’equatore e subsidenza subtropicale (cella di Hadley).

  Umidità atmosferica = quantità di vapore acqueo presente nell’aria, esprimibile come assoluta (quantità in un volume), specifica (massa in una massa) o relativa (percentuale della quantità rispettò alla quantità comportante la saturazione-condensazione).

  L’aria calda può contenere maggiori quantità di vapore acqueo rispetto a quella fredda.

  Le nubi sono l’espressione visibile della condensazione o della solidificazione del vapore acqueo. Non necessariamente comportano precipitazioni. La nebbia è una nube a bassa quota.

  Le precipitazioni, tutte originate da nubi, sono il risultato della caduta al suolo delle gocce d’acqua o dei cristalli di neve-ghiaccio generati nelle nubi dai processi di condensazione-solidificazione del vapore acqueo, più specificatamente nelle forme di pioggia, neve, nevischio, gelicidio e grandine, generalmente causate da raffreddamento dell’aria umida per ascendenza.

  Tempo atmosferico o metereologico = insieme delle condizioni atmosferiche di breve durata, in un dato momento e in una determinata area.

  Clima = insieme delle condizioni atmosferiche giornaliere nell’arco di un lungo periodo (più di 30 anni), considerando sia i valori medi delle variabili, sia i valori estremi e gli andamenti delle variazioni, in una determinata area.

  Le condizioni atmosferiche dipendono dagli elementi metereologici-meteoclimatici (temperatura, pressione, umidità, venti), determinati a loro volta da alcune caratteristiche semi-permanenti della terra definite fattori del clima: latitudine, distribuzione dei continenti e degli oceani, circolazione atmosferica generale, circolazione oceanica, altitudine, barriere topografiche, tempeste.

  I parametri dei modelli climatici sono essenzialmente temperatura e precipitazioni.

  Il cd sistema di Koppen modificato (evoluzione del modello del 1918 di W. Koppen) individua 6 zone climatiche suddivise in sottotipi: A = clima tropicale umido (monsonico; della savana), B = clima arido (desertico; steppico), C = clima temperato delle medie latitudini (mediterraneo; subtropicale umido; oceanico delle coste occidentali), D = clima freddo delle medie latitudini (continentali umidi; subartici), E = clima polare (della tundra; delle calotte glaciali), H = clima di altitudine.

  Idrosfera = insieme delle acque sulla terra, occupanti circa il 70% della sua superficie, allo stato solido, liquido e gassoso: il 97% negli oceani, il 2% nei ghiacciai, lo 0,5% nel sottosuolo, lo 0,2% nei laghi, lo 0,04% nel suolo, lo 0,01% tra fiumi, atmosfera e biosfera; per il 99% immagazzinatae, per l’1% coinvolte nel ciclo idrologico (evaporazione-evapotraspirazione, condensazione-sublimazione, precipitazione, deflusso superficiale, immagazzinamento).

  L’evaporazione supera la precipitazione sopra gli oceani, mentre nei continenti avviene l’opposto: l’equilibrio è ristabilito dal deflusso superficiale.

  Gli oceani: Pacifico, Atlantico, Indiano, Artico, Antartico*

  Mari, golfi e baie sono porzioni della massa oceanica particolarmente circoscritte dalla presenza di continenti che ne delineano la morfologia.

  Onde = variazioni della forma della superficie oceanica associate a modesti spostamenti d’acqua, dovute a movimenti oscillatori delle particelle associati a trasporto di energia, principalmente generate da vento, maree, terremoti sottomarini.

  Correnti marine = spostamenti orizzontali (circolazione oceanica, in rapporto con i venti) e verticali delle masse d’acqua all’interno degli oceani.

  Maree = oscillazioni delle masse d’acqua con rigonfiamenti (alta marea) e abbassamenti (bassa marea) rispetto al livello della superficie del mare dovute all’attrazione gravitazionale lunare e solare, che si ripetono periodicamente a intervalli regolari, costituendo il principale spostamento verticale delle acque oceaniche.

  Criosfera = parte solida dell’idrosfera, formata dai ghiacci della terraferma, galleggianti oceanici e sotterranei.

  Acque superficiali = fiumi, torrenti, laghi, stagni, paludi e acquitrini.

  Fiumi (= corsi d’acqua dal deflusso perenne) e torrenti (= corsi d’acqua dal deflusso episodico o effimero) costituiscono il sistema di drenaggio superficiale, mediante il quale acqua, sedimenti e composti chimici dissolti sono costantemente trasportati al mare.

  Laghi = corpi d’acqua circondati interamente da terre, posti in un bacino naturale e con alimentazione idrica, dolci o salati (in base alla salinità).

  Stagni = piccoli laghi.

  Paludi e acquitrini = zone pianeggianti sommerse dall’acqua per buona parte dell’anno ma poco profondamente, tanto da consentire lo sviluppo della vegetazione arborea ed erbacea.

  Bacino idrografico o di drenaggio = porzione della superficie terrestre drenata da un fiume e dai suoi affluenti.

  Acque sotterranee = immagazzinate nel sottosuolo entro mezzi permeabili (acquiferi) in quantità variabile a seconda della loro porosità, in tre zone idrologiche distribuite verticalmente (di areazione, di saturazione = freatica, artesiana: separate da un impermeabile = acquiclude) al di sopra di una quarta zona priva d’acqua.

  Biosfera = insieme degli organismi viventi della terra.

  Bioma = insieme ampio riconoscibile di piante e animali interagenti in modo funzionale con il loro ecosistema.

  Ecosistema = insieme dei viventi in una data area e delle interazioni tra esse e con le componenti non viventi dell’ambiente (litosfera, idrosfera, atmosfera..), costituente un flusso di energia.

  Litosfera = porzione più esterna del pianeta Terra, spessa circa 100 km e comprendente la crosta terrestre e parte del mantello.

  Suolo = sottile strato superficiale della litosfera, costituito da una miscela estremamente variabile di particelle minerali alterate (45%), sostanze organiche viventi o in decomposizione (5%), gas e soluzioni liquide (50%).

  L’aria nel suolo è satura di umidità, ricca di CO2 e povera di ossigeno.

  L’acqua nel suolo giunge per infiltrazione o risalita capillare da falda e genera processi quali la dissoluzione (di minerali in soluzioni), la lisciviazione (dissoluzione, trasporto e deposizione in un livello inferiore di minerali), l’eluviazione (asportazione di particelle fini ai livelli alti) e l’illuviazione (deposizione di particelle fini ai livelli bassi).

  Pedogenesi = formazione del suolo, secondo i principali regimi pedogenetici: laterizzazione, podsolizzazione, gleizzazione, calcificazione, salinizzazione.

  Tassonomia dei suoli = classificazione dei suoli in base a diversi criteri, in 12 ordini (entisuoli, incepti-, andi-, geli-, histo-, aridi-, verti-, molli-, alfi- ulti-, spodo-, oxi-) con sottordini, gruppi, sottogruppi, famiglie e serie.

  Geomorfologia = scienza che studia le caratteristiche (descrizione) delle forme terrestri (elementi topografici), i loro processi genetici (genesi) e la loro evoluzione (dinamica).

  Modello di struttura interna della Terra (a partire dal centro): nucleo interno solido probabilmente metallico; nucleo esterno liquido; mantello solido in 3 zone (mesosfera di rocce rigide, astenosfera di rocce calde deformabili, litosfera* di rocce solide, dure e rigide); zona di discontinuità con cambiamento della composizione mineralogica delle rocce (Moho); crosta terrestre.

  Classificazione delle rocce: magmatiche (formate tramite raffreddamento e solidificazione del magma per eruzione in superficie, effusive, o lentamente nel sottosuolo, intrusive); sedimentarie (formate per litificazione di sedimenti); metamorfiche (derivate dalla trasformazione di altre rocce in paricolari condizioni di temperatura e pressione).

  Processi geomorfologici o morfogenetici = che producono forme terrestri: endogeni (tettonica delle placche, magmatismo, diastrofismo) ed esogeni (alterazione meteorica, movimenti di massa, erosione).

Tettonica delle placche

  Si tratta di un insieme di processi geomorfologici endogeni.

  Presupposto: la litosfera* non è uniforme ma composta da una serie di zolle rigide (placche, zolle), di cui se ne individuano 13 maggiori, poste come dei galleggianti sopra l’astenosfera (caratterizzata da plasticità) e che sorreggono la crosta terrestre (al di sopra della Moho e bipartita in uno strato inferiore denso e ricco di silicio e magnesio detto sima, costituente i fondali oceanici e la pellicola sottostante alle masse continentali, e uno superiore meno denso e ricco di silicio e alluminio detto sial, poggiato sul sial in luogo dei continenti).

  Le placche sono in continuo movimento e questo comporta tre tipi di interazione dinamica tra esse: divergenza, convergenza e spostamento laterale.

  La divergenza di due placche in contesto oceanico comporta la frattura della crosta e la fuoriuscita di magma, quindi la formazione di dorsali oceaniche, associato a terremoti e vulcanismo, quella di due placche in contesto continentale origina le rift valley.

  La convergenza oceano-continente comporta subduzione della placca oceanica sotto quella continentale (e discesa nel mantello) e trazione della stessa verso quella continentale, quindi la formazione di una catena montuosa sul continente e di una fossa oceanica parallela poco a largo della costa, associata a terremoti e vulcanismo.

  La convergenza oceano-oceano comporta la subduzione di una delle due placche e la formazione di una fossa oceanica e di archi insulari vulcanici, associata a terremoti.

  La convergenza continente-continente comporta la formazione di catene montuose, senza subduzione, associata a terremoti, senza vulcanismo.

  Lo spostamento laterale di due margini di placca si realizza lungo le cd faglie trasformi, generalmente lungo le dorsali oceaniche, e da luogo a terremoti.

  Attualismo = teoria che postula che i processi geomorfologici del passato siano i medesimi che operano nel presente e che quindi si possano capire attraverso l’analisi degli effetti visibili nel presente e studiare in previsione degli effetti futuri.

Magmatismo e morfologia vulcanica

  Magma = insieme di sostanze minerali fuse presenti nell’astenosfera.

  Magmatismo = insieme dei processi riguardanti lo spostamento del magma, dall’interno della Terra verso la sua superficie, morfogenetici endogeni, essenzialmente di due tipi: effusivo o vulcanismo (eruzione del magma) e intrusvo (intrusione del magma nella litosfera*-crosta terrestre).

  Attraverso il magmatismo si ha la genesi delle rocce ignee o magmatiche.

  Il vulcanismo comporta l’eruzione di lava (magma eruttato) insieme a materiale piroclastico (solido: frammenti litici, ceneri, polveri), vapore e gas.

  L’attività effusiva è generalmente tipica delle aree poste nei pressi dei margini delle placche, attraverso fessure se divergenti, attraverso vulcani se convergenti.

  L’eruzione vulcanica può essere con o senza esplosione, a seconda di diversi fattori, in primis il chimismo del magma (ricchezza o povertà di silice).

  Il vulcanismo produce delle forme: vulcani, colate laviche, caldere, camini vulcanici.

  Colata lavica = ripiano sollevato tendenzialmente poco inclinato prodotto dalla solidificazione della lava eruttata e scivolata sulla superficie terrestre in relazione alla topografia.

  Vulcano = rilievo topografico originato dall’accumulo di materiale proveniente dall’interno della Terra attraverso fenomeni eruttivi, di dimensioni variabili, con tipica morfologia conica a profilo simmetrico e caratterizzato dalla presenza di un cratere ubicato sulla sua sommità.

  Le forme vulcaniche dipendono nella fase “costruttiva” dal tipo di eruzione e dal materiale eruttato, nonché dai successivi processi morfogenetici “distruttivi” (come l’erosione).

  Una prima distinzione: tra vulcano monogenico (formato nel corso di una sola eruzione/fase eruttiva) e poligenico (nel corso di più eruzioni distanziate nel tempo) semplice (eruzioni uniformi) o complesso (eruzioni difformi).

  Vulcano a scudo = costituito dall’accumulo di strati di colate laviche di eruzioni non esplosive di magma basaltico (povero di silice) e caratterizzato da base ellittica o circolare, ampio raggio, pendii poco acclivi e altezza pari a circa 1/20 del diametro. Si distingue in tre tipologie: hawaiano (poligenico, ellittico e di grandi dimensioni: d = 100 km), islandese (monogenico, circolare e di piccole dimensioni: d = 15 km), Galapagos (poligenico, variazione brusca di acclività nei pressi della sommità, medio-grandi dimensioni: d = 45-80 km).

  Strato-vulcano (composto, misto, a strati) = costituito dall’accumulo di strati alternati di colate laviche e di materiale piroclastico più fango, in luogo di eruzioni esplosive, generalmente caratterizzato da forma conica, grande altezza e pendii molto acclivi, soprattutto nei pressi della sommità. In caso di eruzioni fortemente esplosive può presentare caldera o collasso di settore al posto del cratere centrale. Si distingue la particolare categoria del seamount (vulcano sottomarino). Esempi: Vesuvio, Etna, Stromboli, Fuji, Kilimanjaro (con caldera), St. Helens (con collasso).

  Vulcano a cono di cenere = originato da eruzione esplosiva ricca di materiale piroclastico sciolto (cenere), monogenico, generalmente a pianta circolare (a formare un anello attorno al cratere, il cui diametro è il 40% del diametro totale), basso e di piccole dimensioni, con pendii acclivi (ex. il Sunset Crater). Molto simili sono i vulcani a cono di scorie e di pomice.

  Vulcano a duomo di lava (plug domes) = originato dall’accumulo di lava molto viscosa (per temperatura o chimismo) e incapace di fluire lateralmente attorno al cratere, insieme a materiale piroclastico, dopo eruzione esplosiva, monogenico o poligenico, caratterizzato da dimensioni generalmente modeste e forma tozza e irregolare.

  Vulcano a recinto = vulcano posto all’interno di un antico apparato vulcanico smantellato, di cui sono visibili i residui morfologici: è il caso del Vesuvio, inserito in una caldera, i cui margini costituiscono il monte Somma.

  Caldera = depressione a forma di bacino originata dal collasso e/o dall’esplosione di un vulcano.

  Camino vulcanico (neck) = cupside piccola ed appuntita originata dalla chiusura di antichi condotti vulcanici e dalla successiva erosione del cono.

  Magmatismo intrusivo = processo di risalita del magma dall’astenosfera alla litosfera-crosta terrestre, attraverso le rocce, con un meccanismi detto stoping, di rimozione di sostanza minerale lungo il percorso: il magma fuso riscalda, frattura, deforma e altera (metamorfismo) la roccia in cui si insinua (incassante) fino a raggiungere, al variare di temperatura e pressione, lo stato solido cristallino, costituendo le rocce ignee intrusive, al di sotto della superficie terrestre. Le principali tipologie di intrusione sono: batolite, stock, laccolite (plutoni); dicchi, sill e vene.

  Batolite = massiccia intrusione di magma nella litosfera-crosta terrestre*, estesa arealmente e comportante la genesi di un grande corpo roccioso e il conseguente innalzamento delle rocce sovrastanti, con profonde evidenze nel rilievo topografico (ex Sierra Nevada).

  Stock = piccolo batolite o appendice di batolite.

  Laccolite = inserimento e accumulo di magma viscoso tra due strati di rocce preesistenti, che ne solleva ad arco quello sovrastante, generando rilievo topografico.

  Dicchi, sill e vene = intrusioni sottili entro fratture rispettivamente verticali, orizzontali e irregolari di rocce preesistenti: non topograficamente evidenti.

Diastrofismo

  Diastrofismo = insieme delle deformazioni plastiche e clastiche della superficie terrestre (deformazioni tettoniche), derivate dal dinamismo interno al pianeta (processi morfogenetici endogeni).

  Diastrofismo plastico o piegamento = deformazione plastica delle rocce per effetto della compressione della crosta terrestre, che origina pieghe di diverso tipo: monoclinale, sinclinale, anticlinale e anticlinale rovesciata, i cui risvolti topografici sono rispettivamente la formazione di un versante, di una valle sinclinale (o di una dorsale sinclinale per l’effetto dell’erosione), di una dorsale anticlinale (o di una valle anticlinale per l’effetto dell’erosione).

  Diastrofismo clastico o fagliazione = rottura delle rocce che origina fratture o faglie (fratture accompagnate da spostamento relativo delle due parti) nella superficie terrestre, in zone di debolezza della crosta (zone di faglia), orizzontale o verticale, lenta, continua o a scatti, spesso accompagnata da terremoti, talvolta da magmatismo (se la faglia è profonda). Si distinguono faglie dirette, inverse, trascorrenti, di sovrascorrimento e pieghe-faglie.

  Faglia diretta = causata da tensione della crosta e comportante il sollevamento relativo di un blocco rispetto all’altro, a formare due piani, separati da una scarpata acclive lungo la linea di faglia.

  Faglia inversa = causata da compressione della crosta e comportante sovrascorrimento di un blocco sull’altro, a formare due piani separati da una scarpata aggettante lungo la linea di faglia.

  Faglia trascorrente = contraddistinta da movimenti orizzontali opposti da parte di due blocchi della crosta, con traslazione laterale di un blocco rispetto all’altro, cui conseguono effetti topografici quali valli di linee di faglia, spostamento di fiumi e formazione di sag ponds (piccole depressioni colme d’acqua).

  Faglia di sovrascorrimento = faglia inversa comportante sovrapposizione completa di un blocco sull’altro e che ha come effetto la formazione di catene montuose (a blocchi di faglia) caratterizzate da un versante più acclive dell’altro, lungo la linea di faglia.

  Piega-faglia = rottura di piega anticlinale rovesciata.

  Tra due faglie dirette parallele si possono originare blocchi di terreno rialzati (horst) o ribassati (graben).

Processi esogeni

  Originati da forze meno potenti rispetto a quelli endogeni: agenti atmosferici, idrosferici e biosferici, generalmente con effetto distruttivo.

  Intreccio di fenomeni di alterazione meteorica e movimenti di massa.

  Alterazione meteorica (weathering) = disgregazione meccanica (erosione) e alterazione chimico-mineralogica comportanti la frantumazione delle rocce in elementi più piccoli, nell’area di contatto tra litosfera, atmosfera, idrosfera e biosfera, i cui agenti sono principalmente acqua, ossigeno, anidride carbonica, vento, vapore acqueo, ghiaccio, sali, escursione termica, biosfera: crioclastismo (rottura meccanica per espansione del ghiaccio nelle fessure delle rocce), aloclastismo (rottura per cristallizzazione ed espansione dei sali), termoclastismo (rottura per effetto dell’escursione termica), ossidazione (delle componenti metalliche), idrolisi (reazione chimica prodotta dall’acqua), carbonatizzazione (reazione tra carbonati e anidride carbonica), disgregazione biologica.

  Movimenti di massa = spostamento del materiale alterato per effetto della forza di gravità, compiendo distanze relativamente brevi, in luogo di un dislivello altimetrico (crolli, frane, scorrimenti, colamenti, deflussi...)

Processi esogeni e morfologia del territorio

  Processi fluviali: alvei fluviali, valli fluviali, conoidi alluvionali, pianure alluvionali, delta fluviali.

  Processi di dissoluzione (carsismo): karren, doline, uvala, polje, valli carsiche, grotte e cavità sotterranee, speleotomi.

  Processi di modellamento glaciale: valli glaciali, morene, piane di till, laghi glaciali, massi erratici.

  Processi costieri: falesie, spiagge, cordoni litoranei, lagune, isole-barriera, split, uncini, tomboli, fiordi, estuari, barriere coralline.

  Processi desertici: dune, letti di fiumi e laghi secchi, saline, pilastri, creste.

Processi fluviali

  Processi morfogenetici esogeni originati dal movimento delle acque superficiali, incanalate (corsi d’acqua) o non incanalate (ruscellamento): erosione, trasporto e sedimentazione.

  Valle fluviale = porzione di territorio dotata di sistema di drenaggio comprendente dei fianchi vallivi inclinati ed un fondovalle, punti di partenza ed arrivo delle acque in movimento.

  Interfluvio = porzione di superficie più elevata che separa due valli fluviali adiacenti, che può essere una cresta oppure un’area ampia, comunque non coinvolta dal movimento delle acque.

  Bacino idrografico o di drenaggio = area di convoglio dei deflussi superficiali e sotterranei delle acque in un medesimo corso d’acqua, composto da fondovalle, fianchi vallivi e parte dell’interfluvio.

  Spartiacque = linea che separa due bacini idrografici, situata nell’interfluvio.

  Corrente (streamflow) = movimento canalizzato dell’acqua.

  Regolarità-irregolarità del flusso dei corsi d’acqua nel tempo: distinzione fiumi-torrenti.

  Velocità di flusso: dipende dal gradiente altimetrico e dalla morfologia del “canale”(alveo fluviale).

  Portata = volume del flusso di un corso d’acqua nell’unità di tempo (in m3/s): in stretta relazione con l’ampiezza del bacino idrografico e con il bilancio idrico.

  Carico fluviale (stream load) = materiale solido trasportato da un corso d’acqua: in sospensione (argilla, silt), dissolto (minerali in soluzione), di fondo (sabbia, ghiaia, frammenti di roccia) per saltazione o trazione-rotolamento.

  Portata solida = quantità di materiale solido (carico) trasportato per una sezione di corso d’acqua nell’unità di tempo (in kg/s): portata torbida se si considera solo il materiale trasportato in sospensione.

  Deflusso torbido = quantità complessiva di materiale trasportato in sospensione nell’intervallo di tempo (in Mg = t = 1000 kg): deflusso torbido/superficie del bacino fluviale = deflusso torbido unitario (Mg/km2).

  Torbidità specifica = rapporto tra portata torbida e portata liquida nella stessa sezione e nello stesso tempo (kg/m3).

  Linea di flusso (thalweg) = linea che connette i punti più profondi del canale di un corso d’acqua.

  Turbolenza = irregolarità e discontinuità del movimento dell’acqua dei fiumi: variazioni di velocità e direzione, in relazione con l’attrito (flusso turbolento).

  Competenza = dimensione-granulometria (o peso) della più grande unità detritica trasportabile da un corso d’acqua (si esprime con il diametro oppure in kg): direttamente proporzionale alla velocità di flusso

  Capacità di carico = quantità massima di materiale solido che un corso d’acqua può trasportare a date condizioni: dipende da velocità, portata e granulometria dei detriti.

  Erosione fluviale: i processi fluviali iniziano con le precipitazioni e il conseguente avvio del deflusso superficiale dell’acqua, lungo i gradienti altimetrici del rilievo, dapprima con il ruscellamento e quindi con l’incanalamento e la formazione di corsi d’acqua. Insieme al deflusso inizia anche l’erosione del suolo e delle rocce (suolo, regolite, substrato roccioso) e porzioni di materiale solido vengono trascinate dal movimento dell’acqua. La capacità di erosione di un corso d’acqua dipende da velocità di flusso, portata e “resistenza” del substrato all’azione dell’agente esogeno.

  Trasporto fluviale: i corsi d’acqua trasportano il materiale solido distaccatosi per erosione, il carico fluviale, in sospensione (generalmente più del 50%), sul fondo o in soluzione. A seconda della velocità di flusso e della portata i fiumi hanno una determinata competenza e capacità di carico.

  Sedimentazione fluviale: tutti i materiali erosi e trasportati dai corsi d’acqua vengono infine depositati, dando origine a un deposito alluvionale. La sedimentazione è correlata alla riduzione della competenza e della capacità di carico, data dalla riduzione della velocità di flusso al diminuire del gradiente altimetrico o dalla riduzione di portata al finire di una piena, secondo un andamento graduale per cui si depositano prima gli elementi di dimensioni, peso e granulosità maggiori.

Forme prodotte dai processi fluviali

  Alveo fluviale = canale di scorrimento dell’acqua di un fiume, generalmente sinuoso, a meandri (anse), o intrecciato (molteplicità di canali interconnessi) e in continuo modellamento per effetto dell’erosione prodotta dalla corrente, soprattutto lungo la linea di flusso (thalweg) e della sedimentazione dei detriti, prevalentemente marginale (deposito alluvionale marginale).

  Valle fluviale = forma prodotta dal modellamento dell’alveo fluviale sul lungo termine, tramite incisione verticale (approfondimento vallivo, erosione lineare) lungo la linea di flusso e fino a un livello di base (relativo al sistema di drenaggio), erosione laterale (ampliamento vallivo) su entrambe le sponde del fiume, erosione regressiva (verso monte, a spese dell’interfluvio; può comportare cattura fluviale = inglobamento di corso d’acqua nel bacino idrografico).

  L’erosione fluviale tende generalmente a regolarizzare le pendenze dei corsi d’acqua.

  Profilo regolarizzato o di equilibrio di corso d’acqua (graded stream): in cui si ha il trasporto sino al livello di base di tutte le alluvioni ricevute dai versanti senza erosione della roccia in posto.

  Concorrono alla variazione di pendenza di un fiume nel tempo fenomeni quali: 1) variazione del livello di base; 2) sbarramento; 3) variazione del rilievo per processi endogeni; 4) variazione di portata; 5) variazione di portata solida; 6) variazione di rete idrografica; 7) variazioni antropiche.

  Pianura alluvionale = forma pianeggiante prodotta da un corso d’acqua presso il fondovalle: generalmente per erosione laterale di un fiume con alveo a meandri e successiva sedimentazione di detriti in luogo di straripamento durante le piene. Si distingue in costiera, pedemontana, intervalliva e intemontana.

  Conoide alluvionale = forma convessa aperta a ventaglio allo sbocco di un corso d’acqua nella pianura, grande e piatta quando costituisce essa stessa una pianura pedemontana, più piccola e ripida se posta a margine di un fondovalle, in luogo dello sbocco di un affluente, prodotta dal deposito dei detriti, laddove il gradiente altimetrico diminuisce fortemente, influendo su capacità e competenza.

  Delta fluviale = forma prodotta dal deposito alluvionale presso la foce di un corso d’acqua, che lo fraziona in più distributori, attraverso i quali l’acqua scorre più lentamente verso il mare.

  Terrazzo alluvionale = superficie pianeggiante delimitata da scarpate (terrazzo) costituita dal relitto di una precedente pianura alluvionale generalmente posto tra un versante e un’incisione fluviale. Può essere convergente (il dislivello rispetto all’incisione decresce verso valle) o divergenti (se accresce). In taluni casi è originato da sollevamento della superficie per effetto di fenomeni endogeni.

  Teoria dell’equilibrio = teoria che postula il naturale mantenimento dell’equilibrio tra il sollevamento (processi endogeni costruttivi) e l’erosione (processi esogeni distruttivi), che ha come risultato il mantenimento delle forme (valida per le aree tettonicamente attive).

Processi di dissoluzione e paesaggio carsico

  Processi di dissoluzione = processi morfogenetici esogeni dati dalla solubilità delle rocce carbonatiche ed evaporitiche (paracarsismo) nelle acque naturali, comportante dissoluzione superficiale e sotterranea.

  Le rocce solubili: carbonatiche = rocce sedimentarie a precipitazione chimica od organogene contenenti il carbonato di calcio (calcite) o di calcio e magnesio (dolomite), distinguibili appunto in calcari e dolomie; rocce evaporitiche = rocce sedimentarie formatesi per evaporazione di ristrette masse d’acqua contenenti minerali quali il cloruro di sodio (salgemma), il solfato di calcio (anidrite) e il solfato di calcio idrato (gesso).

  Il solvente: acqua ricca di anidride carbonica (acqua naturale), in grado di contenere in soluzione maggiori quantità di carbonato di calcio rispetto all’acqua pura (12 mg di calcite in un litro a 20 gradi).

  Fasi: 1) percolamento di acqua dal suolo al substrato roccioso solubile; 2) dissoluzione di carbonati/evaporiti fino a saturazione del solvente; 3)erosione della roccia madre e drenaggio in profondità dell’acqua satura; 4) precipitazione della soluzione (indotta da: perdita di CO2 al variare della pressione; evaporazione dell’acqua; eruzione in superficie in luogo di fonti di calore endogene); 5) sedimentazione.

  Carsismo = processi di dissoluzione e forme da essi prodotte.

  Forme carsiche: forme di superficie (epigee) e forme profonde (ipogee)

  Microforme carsiche = forme carsiche di superficie con dimensioni da centimetriche a metriche: sculture in roccia provocate dalla corrosione, dette comunemente Karren, libere (scannellature, impronte, solchi) o coperte da suolo (solchi, fori, crepacci).

  Dolina = depressione rotondeggiante formata dalla dissoluzione superficiale delle rocce carbonatiche, con diametro variabile compreso tra 10 e 1000 m e profondità tra 2 e 200 m, a pianta circolare, ellittica o irregolare e forma tridimensionale troncoconica (a piatto), emisferica (a scodella), conica (a imbuto) o quasi cilindrica (a pozzo), generalmente posta in luogo di una frattura. Dalla dolina di soluzione normale si distinguono la dolina alluvionale (in materiale alluvionale, posto al di sopra di rocce soggette a dissoluzione), la dolina di collasso (crollo di soffitto di grotta) e la dolina di subsidenza in roccia (crollo o subsidenza di rocce permeabili poste sopra rocce solubili). In fondo alla dolina si può avere un inghiottitoio (apertura dove si infiltrano acque piovane o correnti.

  Uvala = intersezione di più doline.

  Polje o campo piano = depressione carsica con un fondo piano molto ampio (di dimensioni chilometriche) e versanti ripidi, spesso stagionalmente allagata, posta in luogo di depressione diastrofica (graben, sinclinale).

  Gola carsica o canyon carsico = tipologia di valle profonda, con ripidi versanti di roccia e fondo stretto, percorsa da un fiume (valle carsica) o asciutta (valle carsica morta e valle carsica cieca = con corso d’acqua sotterraneo).

  Cavità sotterranee: grotte = cavità accessibili all’uomo; gallerie = cavità suborizzontali; pozzi e abissi = cavità subverticali; cavità asciutte e cavità allagate.

  Speleotemi = forme prodotte dalla precipitazione delle soluzioni nelle cavità sotterranee, distinte in: stalattiti = forme cilindriche o coniche pendenti dal soffitto della cavità, lunghe e sottili, prodotte dalla precipitazione della calcite al diminuire della CO2 nel solvente; stalagmiti = accumuli verticali sul pavimento, dalla morfologia più tozza e meno allungata, prodotti dal gocciolamento; colonne = unione di stalattiti e stalagmiti.

Morfologia glaciale e periglaciale

  Il modellamento delle forme superficiali ad opera dei ghiacciai è uno dei più rilevanti tra i processi morfogenetici esogeni.

  Ghiacciaio = grande massa di ghiaccio costituitasi per progressivo e durevole accumulo di neve al suolo, e compattazione-ricristallizazione della stessa per effetto della pressione della massa degli strati sovrastanti su quelli sottostanti, nonché di ripetuti e complessi fenomeni di disgelo parziale e rigelo.

  Il ghiacciaio è suddivisibile in due parti sulla base del bilancio tra accumulo di neve e ablazione glaciale (= fusione della neve e del ghiaccio di un ghiacciaio alimentante torrenti glaciali), zona di alimentazione e zona di ablazione, separate da un’ideale linea di equilibrio tra accumulo e scioglimento (detto anche limite inferiore delle nevi persistenti).

  Il ghiacciaio è una massa dinamica che compie un lento e regolare movimento per effetto della gravità in luogo di anche minimi dislivelli altimetrici: si ha un flusso di ghiaccio dalla zona di alimentazione a quella di ablazione, che tende a compensare l’eccedenza di accumulo dell’area delle nevi persistenti, a velocità variabile, massima in prossimità della linea di equilibrio e in superficie (in relazione a minori attrito e compattazione).

  I ghiacciai si possono innanzitutto distinguere in: ghiacciai temperati, il cui spessore si trova quasi per intero ala temperatura di fusione del ghiaccio e alla cui base si ha fusione per pressione, calore geotermico e attrito; ghiacciai freddi, in cui le temperature ben al di sotto del punto di fusione escludono la presenza di acqua in profondità e alla cui base roccia e ghiaccio sono saldati assieme.

  Nei ghiacciai temperati il movimento è duplice, in quanto si ha anche lo scorrimento basale dell’intera massa sul fondo roccioso; nei ghiacciai freddi il movimento è solo superficiale e interno alla massa di ghiaccio: in entrambi i casi la massa di ghiaccio è comunque soggetta a deformazioni plastiche, prodotte dal dinamismo interno.

  Il dinamismo del ghiacciaio non è in relazione con il suo avanzamento: anche un ghiacciaio in ritiro si muove per effetto della gravità e, se temperato, dello scorrimento basale.

  Circa il 10% delle terre emerse (il 2% della superficie terrestre) è occupato da ghiacciai, per un volume complessivo intorno ai 30 milioni di km3, di cui il 96% si concentra nelle calotte glaciali dell’Antartide e della Groenlandia.

  Le prima grande categoria di ghiacciai è quella delle calotte glaciali continentali (ice sheets, ice caps, inlandis), estese distese di ghiaccio a forma largamente convessa che ricoprono interamente il terreno di un’area continentale, senza che gli eventuali rilievi sottostanti emergano in alcun punto, la cui massa ha massimo spessore al centro e porzioni più sottili ai margini ed il cui movimento tende dal centro alla periferia. Quando i margini si estendono sino al mare sono detti ghiacciai di sbocco e possono formare piattaforme di ghiaccio galleggiante (ice shelfs) ed icebergs. Le odierne calotte glaciali continentali sono l’Antartide e la Groenlandia, ma nel Pleistocene ve ne erano anche alle medie latitudini dell’emisfero boreale (inlandis americano, inlandis europeo, inlandis cinese).

  La seconda è quella dei ghiacciai montani, che si formano nelle aree montuose, insinuandosi tra i rilievi senza raggiungerne la copertura totale, distinguibili generalmente in ghiacciai d’altipiano (icefields) (occupenti superfici pianeggianti di sommità), ghiacciai vallivi (sviluppanti una lingua allungata inserita in una valle, ghiacciai pedemontani (espansione pedemontana di ghiacciai vallivi, allo sbocco della valle verso la pianura), ghiacciai di circo (circoscritti ai bacini collettori di neve-ghiaccio, senza lingua): oggi sono molto diffusi tutti questi tipi tranne il ghiacciaio d’altipiano, che si trova solo in Alaska, Canada e Islanda.

  Fasi del modellamento glaciale: 1) erosione glaciale o esarazione = effetto diretto del movimento del ghiacciaio, comprendente la rimozione di materiali disgregati già presenti sul posto, l’abrasione prodotta dallo sfregamento del ghiaccio e dei detriti contro la roccia sottostante e lo sradicamento (estrazione, quarryng) di blocchi e scaglie rocciose dal substrato. Direttamente proporzionale alla massa e alla velocità di scorrimento del ghiaccio, esponenzialmente maggiore in luogo di maggior gradiente altimetrico e fortemente legata alle condizioni strutturali del substrato; 2) trasporto glaciale (molto efficiente, coinvolgente detriti di diversa granulometria, dai massi erratici alla farina glaciale). Tutto il materiale trasportato da un ghiacciaio si dice drift; 3) sedimentazione glaciale diretta (deposito di materiale, per effetto diretto del movimento del ghiacciaio o del suo scioglimento, di fronte o ai bordi di esso, senza che avvenga il trasporto da parte di torrenti glaciali; tale materiale è detto till e costituisce le morene) e indiretta attraverso le acque di fusione (deposizione fluvioglaciale).

  Forme originate dall’esarazione: rocce montonate, valli a U, gradini, circhi, arêtes, col, corni, fiordi.

  Erosione fluvioglaciale: incisioni dei torrenti glaciali, marmitte glaciali.

  Forme della sedimentazione glaciale: morene, piane di till, drumlin.

  Depositi fluvioglaciali: esker, sandur, kame.

  Roccia montonata = gobba rocciosa sagomata secondo la direzione del movimento glaciale, arrotondata sulla sommità e sul lato rivolto a monte (per effetto dell’abrasione), invece ripida e irregolare sul lato a valle (per effetto del quarryng).

  Valle ad U = valle con sezione trasversale ad U risultante dal rimodellamento, per erosione sui fianchi e sul fondo, di un solco vallivo preesistente.

  Gradino = roccia montonata posta in una valle glaciale, in luogo dello sbocco di una valle secondaria in una principale (a formare una valle sospesa), oppure lungo la valle principale, in prossimità di una confluenza.

  Circo = nicchia a forma di anfiteatro scavata nei fianchi montuosi, sotto le dorsali, occupata o un tempo occupata da un ghiacciaio di circo o dalla parte iniziale di ghiacciaio vallivo.

  Arête = stretta lama rocciosa frastagliata posta fra due circhi.

  Col = sella originata dalla modellazione della parte centrale di un’arête.

  Corno = guglia piramidale di roccia situata tra tre o più circhi.

  Fiordo = valle glaciale parzialmente inondata dalle acque marine.

  Morena = ammasso di till situato sul fondo del ghiacciaio (morena di fondo) o presso il limite dell’avanzata glaciale (morena terminale o frontale, argine morenico, anfiteatro morenico), anche in fase di ritiro durante brevi periodi di stabilizzazione (morena di ritiro o regressiva).

  Drumlin = accumulo di till allungato in direzione del movimento del ghiacciaio, perpendicolare alle morene.

  Kettle hole = piccola depressione originata dalla persistenza di un blocco di ghiaccio durante la fase di ritiro di un ghiacciaio.

  Esker = dorsale lunga e tortuosa formatasi in ambiente subglaciale per riempimento di una galleria percorsa da un torrente glaciale.

  Sandur = pianura di alluvionamento proglaciale.

  Kame = deposito fluvioglaciale ai fianchi di un ghiacciaio in scioglimento.

Morfologia periglaciale

  Fenomeni periglaciali = tipici delle regioni a clima freddo, dove però non vi è un intervento diretto da parte di un ghiacciaio: fenomeni crionivali = legati all’azione del ghiaccio e della neve, al gelo del terreno.

  Permafrost = strato di terreno permanentemente gelato posto al di sotto di uno strato attivo, a temperatura variabile sopra e sotto lo zero, nelle regioni a clima freddo: occupante 1/5 delle terre emerse; continuo, discontinuo o sporadico; a profondità e spessore variabili: a temperature medie annue tra -7 e -16 gradi è compreso tra 1-3 m (limite dello strato attivo) e 300-600 m (base del permafrost) al di sotto della superficie.

  Processi morfogenetici legati al permafrost: 1) crioclastismo nello strato attivo (dove si ha gelo-disgelo): formazione di fessure, cunei di ghiaccio (nel sottosuolo) e (in superficie) di poligoni detritici detti di tundra, pingo (collinette originate per sollevamento del terreno sopra massa di ghiaccio) e palsa (collinetta data da sollevamento di una torbiera in fase di gelo, comportante formazione di strati di ghiaccio al suo interno) ; 2) termocarsismo = fusione di masse di ghiaccio presenti nel permafrost (in parziale degradazione per aumento della temperatura); crioturbazione = spostamenti in senso verticale e piegamenti degli strati dello strato attivo;

  3) geliflusso = soliflusso su terreno gelato; 4) spostamento di detriti dovuto al disgelo superficiale (separazione granulometrica, formazione di poligoni di pietre e terra); 4) compressione del suolo per il peso della neve; 5) ruscellamento nivale; 5) valanghe.

  Forme periglaciali: suoli strutturati (patterned grounds) = a motivi geometrici; forme poligonali dei detriti in superficie; rock glaciers = colate detritiche su versante, morfologicamente simili a ghiacciai, originatisi dallo spostamento per effetto di gravità di componenti soggette a disgelo sopra permafrost (geliflusso); fessure nel terreno, pingo e palsa; canaloni di valanga.

Morfologia eolica

  Processi morfogenetici esogeni dovuti all’azione del vento.

  Deflazione = azione di prelevamento dal terreno e di trasporto di particelle solide esercitata dal vento.

  Corrasione = azione erosiva esercitata dalle particelle solide trasportate (perlopiù per saltazione) dal vento sulle rocce coerenti.

  Generalmente si spostano in sospensione e fino a grandi distanze le polveri e le sabbie finissime, mentre per saltazione, non lontano dal terreno e per brevi distanze le sabbie fini e medie. Di minore entità sono il trasporto per rotolamento e quello per reptazione (= spinta in avanti dovuta agli urti di altre particelle). Nella norma il vento non trasporta materiale solido con granulometria superiore alla sabbia.

  L’energia del vento, che determina la capacità di trasportare particelle solide, dipende dalla sua velocità. Gli effetti morfologici dell’azione del vento sulla superficie terrestre non dipendono tuttavia solo dalla sua energia, ma soprattutto dalla tipologia della terreno su cui agisce (in primis livello di protezione “vegetale” del suolo) e dalla concomitanza o meno di altri fenomeni morfogenetici più incisivi.

  La massima energia eolica si esplica nelle aree montagnose, specialmente sulle creste, ma producendo forme di scarsa evidenza. La sede per eccellenza delle forme di origine eolica sono i grandi deserti, data la modesta efficacia di altri processi morfologici e la povertà della copertura vegetale. Altre aree di evidente morfologia eolica sono le zone costiere, gli ex deserti e le regioni aride fredde.

  Nei deserti i processi eolici costituiscono comunque solo il secondo tipo di processi mofogenetici, dopo quelli fluviali dovuti alle rare ma molto intense precipitazioni

  Tipi di deserto: 1) Erg = deserto di sabbia (con le dune); 2) Reg = deserto di ghiaie pietre; 3) Hamada = deserto roccioso (affioramento del substrato e fenomeni di salinazione.

  Le forme eoliche principali sono le dune negli erg, i residui di deflazione nei reg (asportata la sabbia, restano solo ghiaia e pietre), gli yardang nei deserti rocciosi, i depositi di loess nelle regioni periferiche rispetto ai deserti.

  Duna = accumulo mobile di sabbia originatosi per effetto dell’azione del vento, tipico dei deserti erg, di dimensioni variabili (da 10 a 100 m) e distinguibile in base alla forma in: duna longitudinale, disposta secondo la direzione del vento; duna trasversale, con disposizione ortogonale rispetto al vento dominante; barcana, con pianta a forma di lunetta, il cui lato convesso è rivolto al vento e i cui bracci allungati sono nel verso della corrente; duna parabolica, a ferro di cavallo o a lunetta, con il lato concavo rivolto verso il vento; duna complessa, se si ha combinazione di dune; duna d’ostacolo, in vicinanza di rilievi che si oppongono al regolare spirare del vento.

  Yardang = rilievi allungati paralleli fra loro e alla direzione del vento.

  Loess = materiale molto fine (granulometria al 50% con diametro tra 0,01 e 0,05 mm e per il restante 50% con diametro minore fino a 0,002 mm e maggiore fino a 0,1 mm: quindi silt e sabbia molto fine) di sedimentazione eolica, presente in accumuli di notevole estensione (pari al 10% delle terre emerse) e caratterizzato da composizione mineralogica calcarea ed elevata porosità, nonché comportante la fertilità del suolo.

Morfologia costiera

  Il principale agente morfogenetico dell’ambiente costiero è l’acqua marina, il cui dinamismo si esprime in moto ondoso, correnti e maree.

  Il moto ondoso delle acqua marine, generalmente prodotto dal vento, è responsabile dell’erosione delle porzioni di superficie che vi vengono a contatto (per impatto d’urto e dissoluzione), nonché del trasporto e della deposizione di granuli fini sempre in ambito costiero, generando delle specifiche forme: la falesia e la spiaggia.

  Falesia o ripa d’erosione = ripida scarpata verticale a sbalzo sul mare, che subisce un’intensa attività erosiva alla base, ove si trova un solco di battente. Vi è connessa una piattaforma di erosione, alla base della scarpata e appena sotto il livello del mare, anch’essa prodotta dall’erosione e ricoperta da detriti sedimentari. Con la falesia costituisce il profilo a L tipico delle coste in cui la roccia si affaccia direttamente sul mare.

  Spiaggia = distesa affiorante di sedimenti sciolti sabbiosi o ghiaiosi adiacente alla linea di riva, contraddistinta da una parte emersa, una intertidale (bagnasciuga) e una sottomarina, costantemente rimodellata dal moto ondoso, in una condizione di equilibrio tra l’asportazione e la deposizione delle particelle solide che la compongono.

  Il materiale sciolto costituente la spiaggia deriva dall’erosione marina, ma anche dall’apporto sedimentario fluviale e dai residui organici degli organismi marini.

  Il trasporto del materiale sulla spiaggia avviene secondo diversi tipi di movimento: a denti di sega sulla battigia (quindi sia ortogonale che longitudinale rispetto alla linea di riva), avanti-indietro sulla parte sommersa della spiaggia (ortogonale).

  Alle spalle della spiaggia possono esserci le cd dune costiere, prodotte dal vento.

  Cordone litoraneo o lido = accumulo detritico depositato dall’acqua marina, a formare un’isola allungata parallela alla riva, talvolta connesso alla spiaggia (in tal caso si tratta di una penisola detta freccia litoranea) e costituente una laguna tra esso e la terraferma.

  Tombolo = accumulo detritico depositato dall’acqua marina ortogonale alla linea di riva, che collega un’isola alla terraferma.

  Split = accumuli di detriti marini che chiudono o semichiudono le baie.

  Sulla morfologia costiera incidono anche le correnti marine, lo sbocco dei corsi d’acqua nel mare, la presenza di ghiacciai costieri l’attività biologica di alcuni organismi marini, che comportano la formazione di estuari, delta, fiordi, barriere coralline.

  Delta = attivo deposito di sedimenti fluviali e fluviomarini presso la foce di un corso d’acqua, che per effetto della sedimentazione si suddivide in diversi canali prima di riversarsi nel mare.

  Estuario = insenatura marina in corrispondenza di una valle fluviale allagata (in fase di deglaciazione), nonché tipologia di foce priva di ramificazione, generalmente connessa alla velocità del flusso fluviale e/o alla presenza di una corrente marina diretta verso la costa.

  Barriera corallina = ampio accumulo di materiale carbonatico organogeno prodotto dalle madrepore (coralli), in prossimità delle coste tropicali e subtropicali, a formare piattaforma emergente con la bassa marea e delimitante lagune costiere. Distinguibile in barriera propriamente detta (allungata e parallela alla costa anche per molti km), isola corallina e atollo (barriera semicircolare attorno a un’isola).

Geografia della popolazione e della mobilità umana

  Popolazione = gruppo sociale, insieme di individui (dell’intero pianeta o occupanti una determinata area della superficie terrestre).

  Demografia (demography) = studio del processo che contribuisce alla struttura della popolazione e della sua dinamica temporale e spaziale.

  Rilevamento demografico = censimento, analisi quantitativa e qualitativa del gruppo umano occupante un determinato spazio in un dato tempo: numero di individui e struttura demografica (pre sesso, età, occupazione, reddito, etnia, religione...).

  La popolazione è caratterizzata da due tipologie di dinamismo: il movimento naturale (o variazione naturale), dato dai fenomeni biologici della nascita e della morte degli individui appartenenti al gruppo, e il movimento migratorio (o migrazione), che può essere i entrata (immigrazione) o in uscita (emigrazione) dal gruppo umano. Se si considera la popolazione dell’intero pianeta, essendo questo un sistema demografico chiuso, non si ha movimento migratorio, ma solo naturale.

  Tasso di natalità = rapporto tra il numero di nati vivi in una determinata area e in un dato intervallo di tempo, generalmente un anno, e l’ammontare della popolazione della stessa area alla metà dell’intervallo di tempo, riferito solitamente a 1000 abitanti (x 1000).

  Tasso di mortalità = rapporto tra il numero totale dei decessi in un anno e l’ammontare della popolazione a metà dell’anno in una data area, solitamente riferito a 1000 abitanti (x 1000).

  Tasso di crescita = differenza tra il numero dei nati vivi e dei morti nell’unità di tempo, divisa per l’ammontare della popolazione alla metà dell’intervallo considerato, in una data area (x 1000).

  Questi sono qualificati come tassi grezzi perché non tengono conto di fattori quali età e sesso dei membri della popolazione e del movimento migratorio: i tassi netti considerano anche la struttura della popolazione.

  I tassi di natalità, mortalità e crescita variano nel tempo e nello spazio, in base a fattori politico-economico-sociali e culturali, determinanti le condizioni di vita di una popolazione (alimentazione, organizzazione politico-sociale, attività economico-produttive, distribuzione della ricchezza, malattie, igiene e sanità, istruzione, caratteri etnici e religiosi...).

  Regime demografico stazionario = privo di notevoli variazioni dei tassi di natalità e mortalità.

  Le variazioni del tasso di natalità e di quello di mortalità non avvengono mai contemporaneamente: in caso di miglioramento del livello generale di vita si ha prima il rapido calo della mortalità, mentre la natalità si mantiene costante per un periodo più o meno lungo, durante il quale si ha una consistente crescita della popolazione (esplosione demografica), per poi scendere ai livelli della mortalità, dando luogo a un nuovo regime stazionario.

  Regime demografico di transizione = sequenza di variazione dei tassi vitali di una popolazione nel corso del tempo, in quattro stadi: 1) alto-stazionario (natalità e mortalità elevate e costanti); 2) espansione iniziale (calo mortalità); 3) espansione finale (calo natalità); 4) basso-stazionario (natalità e mortalità basse e costanti).

  Tasso di mortalità infantile = rapporto tra numero dei bambini morti entro il compimento di 1 anno e il numero dei nati vivi in una data area e nell’unità di tempo (1 anno), generalmente espresso su mille nati vivi (x 1000).

  Curva di sopravvivenza = grafico indicante il numero dei sopravviventi di un gruppo iniziale (individui nati in un dato anno) secondo la loro età alla morte (rispettivamente sull’asse delle ordinate e delle ascisse): se tutti i membri di una popolazione avessero la stessa capacità di sopravvivenza (fissata a una data età) la curva sarebbe piegata ad angolo retto. Si distinguono curve alte e curve basse, proporzionali al livello di vita della popolazione.

  Tasso di fecondità totale (TFT) = numero medio di figli per donna in età fertile (15-49) nell’unità di tempo.

  Pianificazione familiare = azione politica intesa a modificare il tasso di natalità, nell’ambito della pianificazione della consistenza numerica della popolazione, che può essere in positivo o in negativo (controllo delle nascite).

  Relazione tra incremento demografico e povertà: opinioni contrastanti tra chi sostiene che il primo fenomeno sia la causa del secondo, per la limitatezza delle risorse, e chi sostiene invece che sia la povertà a comportare l’incremento demografico, per ragioni essenzialmente socio-culturali.

  Crescita demografica zero (zero population growth, ZEP) = arresto della crescita di una popolazione quando il tasso di natalità e il tasso di mortalità sono uguali.

  Teoria di T. R. Malthus (1798): mentre la popolazione cresce in progressione geometrica le risorse alimentari crescono in progressione aritmetica e l’incremento demografico è quindi destinato a superare qualsiasi disponibilità alimentare immaginabile, generando una situazione insostenibile per l’umanità.

  Capacità portante (carryng capacity) = numero massimo di individui di una popolazione che l’ambiente di una particolare area è capace di sostenere, innanzitutto in termini di sostentamento alimentare, che può variare nel corso del tempo.

  Struttura demografica = composizione per sesso e per classi di età di una popolazione in un dato momento e in un dato territorio.

  Piramide demografica o della popolazione (population pyramid) = diagramma a barre verticali che rappresenta la percentuale di individui in vari intervalli di età,in cui il numero dei maschi è misurato a sinistra dell’asse verticale e quello delle femmine a destra.

  Distribuzione dell’uomo sulla Terra: ecumene = terre emerse permanentemente occupate dall’uomo (50%); subecumene = abitate saltuariamente dall’uomo (40%); anecumene = non abitate dall’uomo (10%, più l’Antartide).

  Il popolamento dell’ecumene non è uniforme, soprattutto perché esso presenta una notevole disomogeneità ambientale.

  Densità = rapporto tra popolazione e superficie (ab/km2): media mondiale 48, U.E. 113, Italia 197, Bangladesh 1023, Mongolia 1,8, Australia 2,6.

  Fattori della densità: 1) vicinanza al mare; 2) altitudine; 3) clima; 4) qualità dei suoli; 5) fattori umani (storia, cultura, religione...).

  Mobilità geografica = capacità dell’uomo di mutare il luogo della propria esistenza.

  Classificazione dei movimenti migratori: sulla base di elementi distintivi quali principalmente la durata di permanenza nel luogo di emigrazione (migrazione definitiva, temporanea, stagionale, pendolare) e le cause (repulsive o attrattive) della migrazione (di popolamento, di colonizzazione, religiosa, politica, coatta, culturale).

  Migrazione definitiva = accompagnata dalla coscienza di non ritorno.

  Migrazione temporanea = di durata anche lunga ma con l’intenzione del ritorno.

  Migrazione stagionale = legata al lavoro stagionale.

  Migrazione giornaliera = movimento giornaliero per motivi di lavoro.

  Migrazione di popolamento = massa consistente di disoccupati o lavoratori in cerca di miglioramento delle proprie condizioni lavorative e quindi di benessere (la maggioranza dei movimenti migratori è di questo tipo).

  Migrazione di colonizzazione = spostamento di una massa di persone per occupare un territorio conquistato.

  Migrazione religiosa = spostamento di una comunità religiosa alla ricerca di un luogo in cui poter praticare più liberamente la propria fede.

  Migrazione politica = fuga da una situazione politicamente ostile.

  Migrazione coatta = spostamento di popolazione imposto con la violenza, deportazione (ex. tratta degli schiavi).

  Migrazione culturale = spostamento di piccole quantità di persone che vanno alla ricerca di ambienti culturalmente più adatti alle loro aspettative (ex. la fuga dei cervelli o brain drain).

  La migrazione non solo incide quantitativamente sulla popolazione, ma comporta anche importanti conseguenze politiche, economiche, sociali e culturali.

Origini e dispersione dell’uomo

  Origini della popolazione umana: comparsa di Homo Sapiens, l’uomo anatomicamente moderno, in Africa, tra 400.000 e 130.000 BP.

  L’antecedente di Homo Sapiens è Homo Erectus africano arcaico (Homo Ergaster), seconda specie del genere Homo, dopo Habilis (2,5-1,8 milioni BP), comparsa in Africa circa 1,9 milioni BP, non si può dire se da un’evoluzione di Habilis.

  Teorie circa l’evoluzione di Erectus in Sapiens: 1) teoria policentrica o “del candelabro”, ormai poco accreditata, individuante una diffusione di Erectus dall’Africa agli altri continenti e un successivo sviluppo graduale e regionalizzato in Africa, Asia ed Europa, sino all’origine di Sapiens in ognuna di queste aree, con le relative differenziazioni regionali;

  2) modello “out of Africa”, riconosciuto quasi unanimemente, individuante una prima migrazione di Homo dall’Africa, verso il Levante e poi Asia ed Europa, a partire da 1,8 milioni BP, il cui protagonista fu Ergaster, cui seguì lo sviluppo di Erectus propriamente detto in Asia (1,5 milioni-100.000 BP) e di Neanderthalensis in Europa (350.000-25.000 BP), due specie però destinate all’estinzione e ad essere sostituite da Sapiens, di origine africana (da Ergaster) e protagonista di una seconda out of Africa, a partire da 120.000 BP verso il Levante, poi in Asia da 70.000 e Europa da 40.000 BP.

  La diffusione di Sapiens nei diversi continenti, parallela all’evoluzione delle cd tre razze umane (caucasoide, mongoloide e negroide), meglio indicabili come “tipi regionali”, fu completa in Asia intorno a 40.000 BP, in Europa intorno a 25.000 BP (in concomitanza con l’esinzione di Neanderthalensis). Verso 50.000 BP è raggiunta l’Australia, solo 20.000 BP il Giappone. Vi è molta incertezza circa la tempistica della colonizzazione delle Americhe, sicuramente a partire dall’Asia e nel corso della glaciazione di Wurm, con la formazione di un “ponte di ghiaccio” sullo stretto di Bering. il cui attraversamento è probabilmente da collocare tra 30.000 e 20.000 BP. L’occupazione generalizzata delle Americhe è tuttavia più tarda, tra 15.000 e 11.000 BP.

Migrazioni moderne e contemporanee

  Espansione europea oltremare dalla metà del ‘400 al primo ‘900: colonialismo in Asia, Africa, America e Oceania.

  Tratta degli schiavi.

  Emigrazione europea e asiatica post-decolonizzazione in U.S.A, America Latina e Australia.

  Fuga degli Ebrei dall’Europa durante la seconda guerra mondiale.

  Suddivisione di India e Pakistan.

  Migrazioni contemporanee dai paesi del terzo mondo ai paesi industrializzati, secondo due principali direttrici: dall’America Latina agli U.S.A., da Africa, Asia e Est Europa all’U.E.

Geografia culturale

  Cultura = modello di comportamento consolidatosi in un gruppo umano tramite l’apprendimento dei suoi caratteri da parte di tutti i membri e la trasmissione degli stessi da una generazione all’altra e talvolta anche ad altri gruppi umani.

  La cultura non esprime solamente l’insieme delle “attività culturali” (arti).

  La cultura è indipendente dalla tipologia biologica regionale (razza).

  Il concetto di cultura si differenzia da quello di etnia, indicante una comunità umana legata al suo interno dalla coscienza di avere un comune patrimonio storico e culturale, talvolta associato all’appartenenza ad una comune razza (quindi ad un terzo fattore, di natura fisico-biologica).

  La trasmissione culturale da un soggetto ad un altro è sempre incompleta in quanto la cultura dell’individuo è sempre inferiore alla cultura del gruppo.

  La distinzione tra culture semplici e culture evolute è fittizia perché non esistono modelli culturali che non siano estremamente complessi.

  Modello di Huxley = caratterizzazione e categorizzazione della cultura tramite l’individuazione delle sue tre componenti, mentefatti, sociofatti e artefatti, postulata dal biologo inglese J. Huxley, basato sul confronto tra evoluzione biologica ed evoluzione culturale.

  Mentefatti = elementi più durevoli della cultura, astratti e mentali, prodotti del pensiero, idee: lingua, religione, arte, tradizione.

  Sociofatti = aspetti della cultura che attengono ai collegamenti tra gli individui e i gruppi: riproduzione, famiglia, educazione, politica, legge.

  Artefatti = manifestazioni materiali della cultura: abitazioni, strumenti, strade.

  Sistema culturale = tre principali elementi: lingua, religione, etnia.

  La componente fisico-biologica della caratterizzazione dell’etnia è fortemente discutibile, sul piano scientifico, in quanto tutta la specie umana è dotata del medesimo patrimonio genetico, con variazioni di proporzioni tra i geni, a volte con risvolti fisici visibili (colore della pelle, struttura ossea), ma innumerevoli e non utilizzabili per classificare le popolazioni umane in categorie sistematiche.

  Lingua = forma specifica del sistema di comunicazione assunto da un gruppo umano.

  La lingua fa parte della cultura in quanto è il principale mezzo di collegamento all’interno di un gruppo umano, che permette ai membri di comunicare tra loro e quindi anche di trasmettere i caratteri culturali.

  La lingua è anche una barriera che divide i diversi gruppi umani, tendendo ad impedire la comunicazione tra questi.

  La lingua è anche un fenomeno geografico, strettamente in relazione con la distribuzione dei gruppi umani sul territorio.

  La classificazione delle lingue sulla base delle caratteristiche comuni e delle differenze tra queste ha sempre anche un retroscena geografico.

  Il territorio può essere suddiviso in regioni linguistiche, in cui è esclusivo o prevale l’utilizzo di una lingua, tendenzialmente coincidenti con le regioni culturali, il cui elemento distintivo principale è sempre la lingua.

  La geografia delle lingue è utile alla comprensione di fenomeni del passato e del presente, di diversa natura (politici, storici, culturali, sociali...).

  Religione = complesso di istituzioni, credenze, azioni, forme di comportamento e organizzazioni mediante le quali un gruppo umano cerca di regolare e tutelare la propria posizione in un mondo percepito come non solo umano.

  Le religioni del mondo hanno una propria geografia caratteristica, che non coincide con quella delle lingue, in quanto i sistemi di credenze religiose trascendono chiaramente le barriere linguistiche.

  In base alla loro diffusione spaziale e al loro rapporto con le culture si distinguono le religioni globali, che hanno aderenti in tutto il mondo (Cristianesimo, Islam, Buddhismo) dalle religioni regionali (o culturali, o etniche), che dominano una singola cultura nazionale e sono perciò anche legate ad un particolare territorio (Induismo, Ebraismo, Confucianesimo-Taoismo, Scintoismo).

  Anche le religioni globali hanno comunque una localizzazione principale: il Cristianesimo in Europa e America, l’Islam nei paesi arabi del Medio Oriente, il Buddhismo in Asia.

  La religione gioca un ruolo centrale nel differenziamento culturale e ha notevoli effetti geografici: ex. sull’urbanizzazione, sull’alimentazione.

  Un elemento culturale importante è riguarda il genere, ovverosia la differenza appresa culturalmente associata al sesso, distinzione biologica tra maschi e femmine, all’interno di un gruppo umano.

  La geografia del genere analizza la distribuzione, disomogenea nello spazio e relazionata alla differenziazione culturale, delle concezioni riguardo al genere: è tendenzialmente indirizzata a considerare l’espressione geografio-culturale dell’oppressione delle donne nei confronti degli uomini ed è per questo detta anche geografia femminista.

  Principali disuguaglianze di genere a livello globale: sono donne 4/5 dei rifugiati, 2/3 degli analfabeti, 1/10 degli aventi reddito, il 3% dei capi di stato.

  Regione culturale (cultural region) = area della superficie terrestre i cui confini sono determinati da caratteri culturali peculiari del gruppo umano che la occupa, principalmente lingua, religione, etnia e artefatti.

  Modello di Meing = suddivisione della regione culturale in quattro gusci concentrici (area centrale di nascita e sviluppo di una cultura, dominio/area in cui la è cultura dominante, sfera/zona di influenza di una cultura non dominante e aree esterne/appendici di dipersione) operata dal geografo D. Meing.

  Nascita della geografia culturale: C. Sauer e la Scuola di Berkeley (anni ’30).

  Primi oggetti di studio: 1) la distribuzione degli elementi culturali sul territorio; 2) l’identificazione delle regioni culturali; 3) l’ecologia culturale = come le diverse culture si rapportano all’ambiente; 4) la specializzazione regionale.

  La “vecchia” geografia culturale aveva una visione razionalistica della cultura, considerandola come una realtà che può essere spiegata come le realtà fisiche.

  Nuova geografia culturale (anni ’80): 1) maggiore attenzione ai valori esistenziali-spirituali della cultura e critica all’impostazione razionalistica; 2) attenzione all’analisi del rapporto estetica-funzione del paesaggio; 3) decostruzionismo = lettura critica dei testi (inerenti alle geografia culturale).

  Indirizzi odierni: 1) strutturalista (diversità culturale, globalizzazione, sviluppo sostenibile, ambiente...); 2) semiotico (analisi dei rapporti tra realtà e simboli); 3) spiritualista (ricerca dei significati spirituali dei luoghi).

  Nazione = popolazione aggregata attorno alla comune volontà di diventare un soggetto politico autonomo.

  Potere politico = potere basato sulla possibilità di imporre la propria volontà ricorrendo alla forza legittima.

  Stato = forma di organizzazione del potere politico che prevede il monopolio della forza legittima in un determinato territorio (concetto giuridico di sovranità) e si avvale di un apparato amministrativo.

  Le componenti dello Stato: popolazione, territorio, sovranità, apparato burocratico.

  Multiculturalismo = riconoscimento e tutela di tutte le espressioni culturali della popolazione da parte di uno Stato.

  Melting pot = fusione delle diverse componenti etnico-culturali degli immigrati negli U.S.A. da tutto il mondo in un’unica compagine nazionale, favorita dai principali elementi della cultura americana, quali la giustizia, la pace, il benessere, la libertà.

Nazione, Stato e cultura

Forme di attività economica

  Economia = scienza che studia la maniera più efficiente di utilizzare risorse produttive limitate per raggiungere la massima soddisfazione dei bisogni materiali dell’uomo.

  Risorse produttive = risorse a disposizione dell’uomo utilizzabili per produrre beni e servizi, in grado di soddisfare i bisogni.

  Attività economica = insieme delle operazioni compiute dall’uomo per ottenere la soddisfazione dei propri bisogni, sfruttando le risorse produttive: produzione, consumo, risparmio, investimento.

  L’insieme delle attività economiche è il sistema economico.

  Sulla base della tipologia di attività economica il sistema può essere suddiviso in settori occupazionali.

  Settore primario = attività economiche legate allo sfruttamento delle risorse naturali: agricoltura, allevamento, caccia e pesca, sfruttamento di boschi e foreste, estrazione mineraria.

  Settore secondario (o industriale) = attività concernenti la trasformazione di prodotti primari in beni industriali, compresa l’energia: industria petrolifera, industria metalmeccanica, industria chimica, industria tessile, industria alimentare, edilizia.

  Settore terziario = attività relative alla produzione di sevizi pubblici e privati: pubblica amministrazione, difesa, istruzione, sanità, trasporti, commercio, attività bancaria e finanziaria, turismo.

  Settore terziario avanzato o quaternario = attività relative alla fornitura di servizi ad elevato valore aggiunto e tecnologico, quali la ricerca e lo sviluppo, la consulenza, l’elaborazione dell’informazione.

  Rivoluzione neolitica = passaggio dall’economia predatoria di caccia e raccolta all’economia produttiva, con l’allevamento e poi l’agricoltura, manifestatosi diacronicamente nelle diverse aree del pianeta, a partire da alcune particolari aree dette focolai di origine, come il margine esterno pedemontano della mezzaluna fertile, che ne fu interessato in fase incipiente intorno al 10.000 a.C. Nel 6000 a.C. le basilari innovazioni neolitiche erano ormai diffuse in tutto il Vicino Oriente e si ebbe l’ascesa produttiva della Mesopotamia.

  Ipotesi di C. Sauer (1952) = individuazione di 5 criteri per determinare un possibile focolaio d’origine dell’agricoltura: 1) abbondanza di cibo; 2) varietà di specie animali e vegetali; 3) assenza necessità di progredito controllo delle acque (esclusione delle pianure alluvionali come la Mesopotamia!); 4) presenza di foreste da cui ricavare radure con abbattimento e incendio; 5) sedentarietà.

  Tappe fondamentali del progresso dell’agricoltura: 1) agricoltura a forza-lavoro umana (con la zappa); 2) agricoltura a forza-lavoro animale (con aratro trainato da buoi, a partire dal 2500 a.C. in Mesopotamia); 3) meccanizzazione agraria (dalla metà del ‘900).

  Altra importante evoluzione: dall’agricoltura di sussistenza (volta quasi esclusivamente al sostentamento della famiglia contadina) all’agricoltura per il commercio.

  Rivoluzione agraria = fase di progresso conosciuta dall’agricoltura nel corso del ‘700, grazie a una serie di trasformazioni: nuovi strumenti di aratura, ottimizzazione forza-lavoro animale, rotazione agraria e sostituzione del maggese con pascoli per il bestiame, coltivazione di piante alimentari di origine americana, policoltura di sussistenza.

  Coltura estensiva = praticata col massimo utilizzo del suolo e il minimo capitale investito e di lavoro: graminacee, leguminose, patate.

  Coltura intensiva = che impegna, per unità di terreno, una grande quantità di capitale e/o lavoro: viticoltura, olivicoltura, frutticoltura.

  Latifondo (latifundium) = fondo agricolo di notevole estensione, appartenente a un unico proprietario, sfruttato estensivamente e in genere per la coltivazione di un unico prodotto.

  Maggese = porzione di campo lasciata a riposo, senza alcuna coltivazione, per un certo lasso di tempo, estremamente variabile (da 20 anni a pochi mesi).

  Modello di Boserup = individuazione di cinque stadi evolutivi dell’agricoltura a rotazione: 1) a maggese di foresta o taglia e brucia (taglio e incendio della foresta, coltivazione per 1-2 anni, maggese per 20-25 fino a ricrescita alberi); 2) a maggese di boscaglia (coltivazione per 2-8 anni, maggese per 6-10); 3) a maggese breve (di 1-2 anni, crescita graminacee); 4) annuale in sequenza (rotazione annuale di colture e maggese di alcuni mesi tra raccolta e semina della coltura successiva); 5) policoltura (rotazione nel breve termine e maggese nullo, più raccolti in un anno).

  Modello di von Thunen = costruzione teorica di un paesaggio agrario attraverso l’analisi della disposizione ideale delle coltivazioni attorno a un punto centrale, esprimente il luogo del consumo o del mercato dei prodotti agricoli, che può essere un nucleo urbano, presupponendo l’omogeneità del territorio e l’isolamento del sistema: il diverso costo di trasporto dei beni agricoli, determinato dalle loro peculiari caratteristiche (deperibilità, pesantezza, frequenza di produzione...) e l’aumento dello stesso in proporzione alla distanza dal mercato, fa sì che più è basso tale costo più sia conveniente allontanare il luogo di produzione da quello di utilizzazione/smercio e che quindi le varie produzioni tendano a disporsi regolarmente ad anelli concentrici attorno al nucleo centrale (livello 1: colture intensive, latte, verdure; livello 2: boschi; livello 3: colture estensive; livello 4: pascolo).

  Principale variante: inserimento di una via di trasporto privilegiata che collega la periferia al centro e modifica la disposizione regolare delle colture, divenendo essa stessa quasi un centro di mercato/consumo dei beni, con delle fasce di coltivazione regolari ai suoi lati, fino alla distanza per cui non il prezzo di trasporto non sia più conveniente rispetto a quello delle direttrici ordinarie per i medesimi prodotti.

  Rivoluzione industriale = serie di profondi mutamenti nelle forme di produzione avviatisi in Inghilterra tra la fine del ‘700 e l’inizio del’800, che segnarono il passaggio da un’economia agricolo-artigianale a un’economia industriale, basata sul sistema della fabbrica e sull’utilizzo delle macchine, con notevoli conseguenze sociali e culturali, oltre che un generalizzato aumento della produttività.

  Fattori che determinarono la svolta industriale inglese: 1) benefici della rivoluzione agraria (maggiore produttività e incremento demografico: manodopera numerosa a basso costo); 2) primato commerciale marittimo (disponibilità di materie prime e di mercati di vendita per i prodotti industriali); 3) stabilità politica, dinamismo sociale e primato culturale (apertura all’innovazione e idea del progresso); 4) presenza di ferro e carbone fossile (coke) nel sottosuolo.

  Principali fasi della rivoluzione: 1) innovazioni nell’industria tessile cotoniera (grande disponibilità di cotone coloniale, possibilità di impiego massiccio di manodopera non specializzata a basso costo, invenzioni: filatoio idraulico, telaio meccanico); 2) invenzione della macchina a vapore alimentata a carbone (J. Watt 1769); 3) sviluppo dell’industria siderurgica (per la costruzione delle macchine, combustione del coke, sistema di Cort).

  Il settore industriale ha degli elementi intrinseci imprescindibili quali le fonti d’energia, le materie prime, la manodopera, la fabbrica e il mercato di vendita dei prodotti, tutti aventi una collocazione nello spazio e quindi di interesse per la geografia umana.

  Nell’Inghilterra di fine ‘700: la fonte d’energia principale era il coke, presente nel sottosuolo inglese, le materie prime il cotone proveniente dal Nord America (coltivazione schiavile) e il ferro prima svedese poi (col sistema di Cort) autoctono, la manodopera proveniva dalle campagne e i mercati di vendita comprendevano tutti i territori controllati dalla corona (molto estesi). Conveniva dislocare le fabbriche in prossimità dei giacimenti carboniferi, per limitare il costo di trasporto del coke, più alto i quello di materie prime e prodotti finiti: in queste aree con l’afflusso degli operai si formavano così le città industriali, come Manchester. Un sistema simile si ebbe in altre regioni europee ricche di carbon fossile, condizione necessaria per questa prima industrializzazione, come la Lorena, la Ruhr, il Borinage.

  Con l’introduzione dell’energia elettrica (inizio ‘800), termica o idraulica, facilmente trasportabile, si rese successivamente possibile l’industrializzazione delle aree non carbonifere.

  Modello di Weber o teoria della localizzazione (location theory) = modello teorico per l’individuazione del sito ideale delle industrie, proposto dall’economista tedesco A. Weber (1909), sulla base del costo dei trasporti, supponendo uno spazio omogeneo: lo stabilimento siderurgico, ad esempio,sarà posto in un punto all’interno di un triangolo i cui vertici sono la miniera di carbone (C), la miniera di ferro (F) e il mercato dei prodotti della lavorazione del ferro (M), determinato dall’incidenza dei diversi costi di trasporto (quindi prossimo a C e anche molto distante da M). Questo modello risulta valido solo per la primissima fase delle rivoluzione industriale, mentre per il periodo successivo la proressiva riduzione del costo dei trasporti ha comportato l’ascesa di nuovi fattori determinanti la dislocazione delle fabbriche.

  Principali svolte dell’industria dal ‘900 ad oggi: 1) cambio della principale fonte di energia, dal carbone agli idrocarburi (petrolio, metano); 2) diminuzione del costo dei trasporti; 3) grandissima innovazione tecnologica; 4) globalizzazione dell’economia e delocalizzazione dell’industria sulla base della grande differenziazione del costo del lavoro a livello globale; 5) trionfo del settore terziario nei paesi industrializzati; 6) rapporto tra questione ecologica e inquinamento industriale.

  Industria pesante (heavy industry) = industria i cui prodotti finiti hanno un basso valore alla tonnellata, il cui indice delle materie prime (= rapporto tra peso della totalità delle materie prime impiegate per ogni unità di prodotto e peso del prodotto finito) è elevato (industria perdente peso) e la cui massa di materie prime utilizzate per ogni lavoratore è bassa.

  Industria leggera (light industry) = industria i cui prodotti finiti hanno un valore elevato alla tonnellata, il cui indice delle materie prime è basso (industria aumentante peso) e la cui massa di materie prime utilizzate per ogni lavoratore è bassa.

  Deindustrializzazione (deindustrialization) = declino dell’industria pesante e di altre industrie manifatturiere in un’area in corrispondenza dell’ascesa del settore dei servizi.

  I primi servizi creati dall’uomo furono la difesa, l’amministrazione, il commercio, la religione. la giustizia. Con l’evolversi delle società si ebbe una progressiva moltiplicazione delle attività proprie del settore terziario, tra le quali comparvero sanità, istruzione e trasporti. Oggi nei paesi ad alto tenore di vita si ha una quantità sempre maggiore di servizi, sempre più complessi (turismo, assicurazioni, banche, finanza, sport, comfort, assistenze di vario tipo...) e impieganti più del 60% dei lavoratori.

  Modello di Christaller o teoria delle località centrali (central-palace theory) = modello elaborato dal geografo tedesco W. Christaller nel 1933 per affrontare il problema della collocazione dei servizi sul territorio: presupponendo una distribuzione omogenea della popolazione su di un territorio con caratteristiche omogenee e una ridotta disponibilità di mezzi di trasporto individuali, si ha che ogni persona è disposta a spostarsi solo fino a una determinata distanza per raggiungere il luogo di erogazione di un servizio, che dipende dalla sua importanza. Un punto di servizio ha quindi una specifica copertura areale, che varia al variare della sua importanza. Le aree di copertura di un servizio più importante si estendono comprendendo le aree di coperture dei servizi minori. Questà realtà è rappresentabile con un grafico in cui il territorio è suddiviso in esagoni regolari di diverse dimensioni, sovrapposti a formare una maglia “a nido d’ape”, in cui ogni vertice coincide con il baricentro di un esagono più piccolo. Ogni esagono rappresenta l’area di copertura di un servizio. Considerando tre livelli A, B, C, di importanza dei servizi/grandezza dell’area di copertura e individuando le rispettive località di servizio, al centro di ogni area, il territorio appare suddiviso in città, centri minori e villaggi.

Città e urbanesimo

  Città = insediamento umano stabile che si differenzia dai centri minori (villaggi, paesi) per dimensioni, densità di popolazione, status politico-giuridico, caratteristiche economiche e sociali, o importanza storico-culturale.

  Urbanizzazione = processo di sviluppo e organizzazione che porta alla formazione della città.

  Rivoluzione urbana = nascita della città, come centro insediativo ed al contempo organizzazione statale, manifestatasi precocemente in Mesopotamia e dintorni tra il 4500-3000 a.C. (Ubaid, Uruk, Ur, Ninive, Susa, Malatya, Eridu, Nippur, Assur, Mari...), accompagnata da fenomeni quali la specializzazione lavorativa, la stratificazione sociale, la nascita della monarchia, lo sviluppo della religione, l’intensificazione del commercio, la nascita della scrittura, lo sviluppo tecnologico, la nascita della guerra.

  Secondo la definizione di V. Gordon Childe e la visione tradizionale dell’evoluzione della cultura umana, si tratta della seconda grande rivoluzione, dopo quella agricola. L’ipotesi di J. Jacobs, minoritaria, colloca invece il passeggio all’agricoltura come una conseguenza, non una causa, dell’urbanizzazione.

  La rivoluzione urbana si è manifestata in diversi focolai d’origine (Mesopotamia, Egitto, India, Cina, Messico, Peru) e l’urbanizzazione si è poi progressivamente diffusa, differenziandosi regionalmente. L’evoluzione della città europea passò attraverso l’affermazione della polis greca, della Roma antica, pagana prima e cristiana poi, delle città imperiali medievali e moderne, delle città mercantili.

  L’evoluzione della città europea subì un forte cambiamento con l’avvento della rivoluzione industriale, per cui si suole distinguere la città romana-medievale-rinascimentale, caratterizzata da un nucleo centrale in cui si concentrano le sedi delle attività pubbliche, religiose, artistico-culturali e dove abita tutta la popolazione urbana (proprietari, funzionari, artigiani, commercianti, intellettuali, clero), dalla città industriale, che si sviluppa invece attorno alla fabbrica. Anche le città “storiche” hanno subito la rivoluzione industriale e si sono dotate di periferie con fabbriche e quartieri operai, soppiantando il suburbio rurale. Molto importante per l’evoluzione urbana è anche stata l’evoluzione della tecnologia dei trasporti, che ha consentito l’espansione urbana. La recente deindustrializzazione ha apportato altrettante modifiche agli assetti urbani, per la scomparsa delle fabbriche e la riqualificazione dei quartieri operai.

  Curva di urbanizzazione = grafico che misura la trasformazione storica di una popolazione dallo status rurale a quello urbano attraverso il processo di formazione e crescita della città (sulle ascisse il correre degli anni, sulle ordinate la percentuale di popolazione inurbata).

  Fattori di push = che allontanano la popolazione delle aree rurali e la spingono verso quelle urbane: elevato tasso di natalità, miglioramento della tecnologia agricola/diminuzione della necessità di manodopera, bassi prezzi dei beni agricoli, spostamento della domanda verso beni non alimentari.

  Fattori di pull = che attraggono la popolazione rurale verso la città: economie di agglomerazione (= risparmi nel servire un mercato grande distribuito su un’area più piccola e compatta), moltiplicatori urbani (= distinzione delle attività di base, cioè della produzione per l’esportazione, dalle attività non di base, la produzione per il consumo urbano, comportante l’aumento dei posti di lavoro, rispetto a quelli richiesti dalla fabbrica), sviluppo del settore terziario (ulteriore occupazione).

  Modello di Lowry = dimostra che un aumento di posti di lavoro nel settore di base dell’economia urbana ha un effetto moltiplicativo sugli altri settori (attività non di base, servizi).

  Il modello dominante della città media europea prevede la presenza di: 1) un centro storico di notevole rilevanza artistico-culturale (romano, medievale o rinascimentale) di difficile gestione soprattutto perché inadeguato al traffico urbano, ma ricco di servizi; 2) un anello periferico ottocentesco con quartieri di povera qualità e scarsità di servizi, con le vecchie aree industriali ormai dismesse (le attività industriali ancora attive si sono spostate in periferia); 3) una nuova periferia residenziale, di qualità pregiata ma spesso priva di servizi adeguati.

  Differisce completamente da quella europea la città americana, nata nell’età moderna-contemporanea e sviluppatasi con una bipartizione in due elementi fondamentali e discordanti: 1) un’area centrale ben collegata alla rete stradale e quindi di facile accesso, con una grandissima concentrazione di spazi per i servizi (banche, uffici, centri direzionali, centri commerciali, attività culturali...) ed edificata prevalentemente in altezza (grattacieli), detta Central Business District (CBD); 2) delle periferie residenziali urbanisticamente omogenee, di villette unifamiliari con giardino, basse e immensamente estese in orizzontale (sfruttando i grandi spazi a disposizione), attraversate dal reticolo autostradale.

  La città europea contemporanea è interessata dal fenomeno dell’allontanamento dal centro delle principali attività terziarie, con la nascita di centri commerciali, sedi operative di banche, assicurazioni, istituti scolastici ed università, ospedali, nelle zone periferiche, dove si ha maggiore disponibilità di spazi e un miglior collegamento alla rete stradale. Nel centro storico rimangono le sedi istituzionali e gli edifici di rappresentanza, i musei e le attività legate al turismo. Anche le attività industriali si sviluppano ormai all’esterno, in apposite aree, previste dalla pianificazione urbanistica (zone industriali).

  La vicinanza al centro, sia esso CBD o “storico”, è generalmente proporzionale al costo delle abitazioni e si potrebbe quindi ipotizzare una distribuzione delle aree residenziali a cerchi concentrici intorno alla zona centrale, dalle più ricche alle più povere andando verso l’esterno. Ma altri fattori influenzano la disposizione dei quartieri: presenza di ex aree di fabbrica e relativi quartieri operai, di poco valore anche se vicine al centro; presenza di zone residenziali di pregio poste subito oltre le ex aree industriali-operaie (questa “inversione” è prevista dal modello di Burgess); presenza di ghetti e quartieri popolari degradati anche in prossimità del centro (specialmente nella città americana; in Europa i quartieri delle stazioni ferroviarie); la dislocazione dei servizi, che porta al policentrismo.

  Ghetto = parte confinata di una città occupata da un gruppo etnico o culturale distinto, non integrato con il resto della popolazione urbana.

  Continuo incremento della crescita urbana: dovuto alla crescita della popolazione mondiale, alla crisi delle campagne e ai fattori di push e di pull; nei paesi ricchi soprattutto per effetto dell’immigrazione; nei paesi poveri dalla fuga dalle campagne e dall’elevata natalità.

  Conurbazione = fusione di più città in un unico complesso urbano, per espansione a macchia d’olio.

  Megalopoli = città estesa a dimensione di regione urbana.

  Bidonville = agglomerato spontaneo di abitazioni abusive e precarie (baracche), molto esteso, formatosi nelle periferie delle città dei paesi poveri.

  Esistono anche delle forze centrifughe che tendono a disperdere la popolazione delle città, che risultano essere maggior all’aumentare delle dimensioni dell’agglomerato urbano: inquinamento, criminalità, stress urbano, problemi sociali.

Geografia dell’alimentazione e della salute

  L’alimentazione è il primo grande problema dell’esistenza umana, rispetto al quale tutti gli altri risultano secondari.

  L’alimentazione umana deve essere molto variata e comporta l’elaborazione preventiva della maggior parte del cibo, non consumabile nella sua condizione naturale.

  La quantità di alimenti necessaria all’uomo viene misurata in migliaia di calorie (kcal) oppure in migliaia di joule (KJ), intendendo l’energia consumata. Le calorie necessarie a una persona in un giorno variano a seconda di diversi fattori, quali il clima dell’area in cui vive l’individuo, la sua età, le condizioni fisiche e le attività che esso svolge. Una dieta normale dovrebbe essere di circa 2700 kcal giornaliere.

  Le calorie giornaliere devono tuttavia provenire da differenti gruppi alimentari (carboidrati, proteine, grassi, sali minerali, vitamine), perché la dieta (= regime alimentare) sia equilibrata.

  Denutrizione = conseguenza di una dieta con insufficiente apporto calorico, comportante indebolimento dell’organismo umano, con esito anche mortale.

  Malnutrizione = conseguenza di una dieta non completa di tutte le basi alimentari, comportante specifiche malattie da carenza, talvolta mortali.

  I principali fattori che influenzano la produttività alimentare sono: 1) la quantità di energia solare che giunge sulla superficie terrestre e, consentendo la fotosintesi clorofilliana (= processo attivato dall’irradiamento attraverso cui le piante producono energia chimica immagazzinabile, sotto forma di carboidrati, a partire dall’acqua e dal diossido di carbonio: CO2 + H2O = carboidrati + O2), mette in moto i processi vitali della biosfera: ciclo del carbonio, ciclo bio-idrologico, ciclo dell’ossigeno, ciclo dell’azoto, catena alimentare; 2) le condizioni climatiche e la fertilità dei suoli, che influenzano lo sviluppo della flora e della fauna; 3) la dimensione del territorio controllato da un gruppo umano (a parità di condizioni naturali); 4) le capacità produttive dell’uomo, animale in grado di modificare l’ambiente a proprio favore per procurarsi il cibo e di trasformare le risorse floro-faunistiche in cibo.

  Catena alimentare (food chain) = processo attraverso cui l’energia sotto forma di alimento passa da un organismo vivente ad un altro, i cui attori sono i vegetali, produttori primari, gli erbivori, consumatori primari, e i carnivori, consumatori secondari.

  La distribuzione dell’uomo sulla superficie terrestre dipende innanzitutto dalla predisposizione naturale alla produttività alimentare delle diverse ragioni, per ragioni di latitudine, di clima e di fertilità dei suoli.

  L’uomo ha da sempre lottato per assicurarsi la sicurezza alimentare, in primis con l’occupazione del maggior numero di terre produttive (approccio quantitativo e qualitativo), quindi con il potenziamento della produttività delle aree occupate.

  La lotta per le risorse alimentari ha visto prevalere i gruppi umani meglio “organizzati”, che si sono imposti con la forza sugli altri, innanzitutto occupando i territori più produttivi, quindi sfruttando i benefici del progresso tecnologico.

  La grande differenza tra paesi ricchi e terzo mondo si riflette pienamente nella geografia dell’alimentazione. Solamente il 15% della popolazione mondiale gode della possibilità prolungata di una dieta sufficientemente calorica e variata.

  Molte risorse alimentari dei paesi ricchi sono oggi prodotte nel terzo mondo o nei paesi in via di sviluppo, secondo la logica del mercato globale.

  L’alimentazione influisce direttamente sulla salute, in quanto molte malattie sono comportate da una dieta non equilibrata.

  La geografia dell’alimentazione è strettamente legata alla geografia della salute, essendo il cibo la prima condizione della salute umana.

  Malattia = scostamento dalla buona salute.

  Classificazione delle malattie sulla base della pericolosità per la vita dell’individuo che ne è colpito: iceberg della malattia (triangolo con al vertice la morte).

  Classificazione in base alle cause: 1) esterne: a- lesione fisica (trauma); b- lesione chimica (avvelenamento); c- lesione microbiologica (malattie virali); 2) interne: a- malattia genetica (anomalia congenita); b- malattia dello sviluppo (malattia cardiaca); c- neoplasia (cancro).

  OMS (WHO) = Organizzazione Mondiale della Sanità (World Health Organization), ente delle Nazioni Unite istituito nel 1948, con sede centrale a Ginevra, responsabile del coordinamento delle attività sanitarie internazionali.

  Dati WHO circa le cause dei decessi su scala mondiale nell’anno 2000 (circa 50 milioni): malattie infettive e parassitarie 33% (di cui le principali sono tubercolosi, diarrea e AIDS), malattie cardiocircolatorie 29%, cancro 12%, cause perinatali, neonatali e materne 8%, malattie del sistema respiratorio 6%, altre cause (incidenti, suicidi, malattie rare...) 9%. Le percentuali variano sensibilmente dividendo il mondo tra paesi sviluppati e in via di sviluppo: infettive 1% contro 43%, circolatorie 46% contro 24%, cancro 21% contro 9%, perinatali-materne 1% contro 10%, respiratorie 8% contro 5%, altre 23% contro 9%.

  Misure di una malattia: mortalità (numero di decessi); incidenza (numero dei nuovi casi nell’unità di tempo) e prevalenza (percentuale sul totale dei malati), costituenti la morbilità.

  Tasso di letalità = quoziente tra numero di decessi dovuti alla malattia nell’intervallo di tempo e numero di casi di malattia all’inizio dell’intervallo di tempo: per l’AIDS è 1:10.

  Eradicazione di una malattia = eliminazione totale dell’agente infettivo (eccetto le colture in laboratorio): il caso del vaiolo; per eliminazione si intende invece la soppressione della malattia in un determinato Stato o in una regione (il caso della malaria in Europa).

  Malattia endemica o endemia = malattia costantemente presente o molto frequente in una popolazione o in un territorio: il caso della malaria in molti stati dell’Africa e dell’Asia.

  Epidemia = malattia infettiva che colpisce quasi simultaneamente una collettività di individui con una diffusione ben delimitata nello spazio e nel tempo.

  Pandemia = epidemia che interessa più aree del mondo.

  Epidemia su suolo vergine = epidemia originata dall’introduzione iniziale di una malattia in un’area con una popolazione priva di resistenza acquisita da una precedente esposizione.

  Le grandi malattie infettive storiche dell’umanità sono la tubercolosi, oggi fortemente presente nel terzo mondo e anche nelle aree degradate dei paesi occidentali (in totale responsabile del 5% dei decessi), la malaria (trasmessa tramite puntura di zanzara), eliminata in Occidente ma endemica in gran parte dell’Africa e dell’Asia, il vaiolo, oggi eradicato, il colera, la poliomelite, la difterite, il tetano, il morbillo. Esse hanno mutato la loro geografia, tendendo a scomparire dai paesi maggiormente sviluppati.

  Diffusione di nuove malattie infettive: 1) identificazione di nuove malattie (già presenti, ma ignorate); 2) evoluzione dei microrganismi patogeni (mutazione genetica dei virus); 3) cambiamento delle condizioni ambientali che favorisce lo sviluppo di patogeni; 4) epidemia su suolo vergine.

  Mutamento delle malattie in relazione a: 1) sviluppo economico (diminuzione della malnutrizione, sviluppo scienza e tecnologia medica, miglioramento condizioni igienico-sanitarie, malattie dovute alla sovralimentazione); 2) aumento della mobilità spaziale (trasporto dei patogeni); 3) antropizzazione degli ambienti naturali generante ambiente favorevole a patogeni o a vettori (le zanzare nelle aree agricole subtropicali); 4) riscaldamento globale (?)

  La principale pandemia contemporanea è l’AIDS (acquired immune deficiency syndrome), stadio clinico terminale dell’infezione indotta dall’HIV (human immunodeficiency virus), presente in tutto il mondo con una particolare concentrazione nell’Africa subsahariana.

Geografia delle disuguaglianze economiche

  Prodotto nazionale lordo (PNL) = valore totale ai prezzi di mercato di tutti i beni finali (acquistati per l’uso finale, non per essere rivenduti o per produrre altri beni) e dei servizi prodotti annualmente da risorse produttive (lavoro, terra, capitale, capacità imprenditoriale) fornite dai cittadini di una nazione, impiegate all’interno della nazione o all’estero.

  Prodotto interno lordo (PIL) = valore totale ai prezzi di mercato dei beni finali e dei servizi prodotti annualmente all’interno di una nazione, indipendentemente dal fatto che le risorse produttive utilizzate appartengano o meno ai cittadini della nazione.

  Parità di poteri d’acquisto (Purchasing power parity, PPP) = teoria secondo cui i tassi di cambio sono determinati in modo tale che i prezzi degli stessi beni in paesi diversi siano gli stessi quando sono misurati nella stessa valuta. Utilizzata per correggere i dati di PIL e PNL, rapportando i valori al dollaro, per tenere conto dei diversi costi della vita.

  Banca mondiale (World bank) = Organismo internazionale fondato nel 1945 col nome di International bank for reconstruction and development e facente parte delle istituzioni specializzate dell’ONU, il principale obiettivo è quello di agevolare la crescita economica dei paesi in via di sviluppo.

  La BM individua 210 paesi costituenti l’economia mondiale/globale e li suddivide in 3 gruppi basati sul rapporto tra PNL e popolazione: paesi ad alto reddito (il 15% della popolazione mondiale, che detiene il 79% della ricchezza mondiale), a medio reddito, con PNL pro capite compreso tra 1/3 e 1/10 di quello degli stati uniti (25%, che detiene il 15% della ricchezza mondiale), a basso reddito (60% della popolazione mondiale, 6% della ricchezza).

  Altri metri di misurazione dello sviluppo: tasso di mortalità infantile, approvigionamento alimentare, potere d’acquisto pro capite, qualità della vita, consumi energetici, istruzione...

  La geografia delle disuguaglianze economiche, la cui più grande evidenza è la suddivisione in un Nord del mondo e in un Sud del mondo, rispettivamente corrispondenti ai paesi sviluppati (Usa, Canada, UE, Giappone, “Urss”) e ai paesi in via di sviluppo, del secondo o del terzo mondo (America Latina, Asia, Africa), combacia sostanzialmente, salvo alcune eccezioni (ex. la sanità a Cuba), con la geografia dell’alimentazione e della salute.

  Crescita economica = aumento del PIL o del PIL pro capite di uno Stato, i cui principali fattori sono: aumento della quantità di lavoro; aumento della produttività del lavoro; progresso tecnologico; quantità di capitale; istruzione e formazione professionale; economie di scala; migliore allocazione delle risorse.

  Vincoli allo sviluppo economico: (1- POPOLAZIONE) rapida crescita della popolazione; bassi livelli di istruzione e qualificazione; (2- RISPARMIO) bassi standard sanitari; povertà e bassi livelli di risparmio; diversione del risparmio verso usi improduttivi; barriere nazionalistiche agli investimenti esteri in capitale; (3- RISORSE NATURALI) scarse risorse minerarie e agricole; vincoli culturali al miglioramento dell’utilizzazione delle risorse; vincoli politici all’esplorazione delle risorse; (4- TECNOLOGIA) tradizioni che ostacolano le innovazioni; bassi tassi di assunzione di prestiti dall’estero; bassi livelli di ingegnosità e innovazione locale.

  Modello di crescita economica regionale di Myrdal: le forze economiche di mercato tendono a far aumentare la differenziazione regionale tramite effetti di diffusione (impatti positivi di una regione prospera sulle regioni in crescita, trasmissione spaziale di risorse, capitale e specializzazione) ed effetti di riflusso (movimento di risorse dalla periferia al centro).

  Modello degli stadi di crescita di Rostow-Taaffe: illustra lo sviluppo economico attraverso più stadi, ciascuno con una struttura spaziale distintiva, considerando un Paese insulare idealizzato (1- società tradizionale: villaggi interni con economia di sussistenza e piccoli centri commerciali costieri; 2- fase di decollo: crescita differenziale dei centri costieri e collegamento con l’interno alla ricerca di risorse naturali; 3- passaggio alla maturità: comparsa di centri interni lungo le vie di trasporto; 4- movimento verso elevati consumi di massa: prevalenza di un centro interno su tutti gli altri per effetto della centralizzazione del mercato.

  Modello centro-periferia di Friedmann: l’economia mondiale può essere suddivisa in una regione centrale dinamica, a rapida crescita, e una periferia a crescita più lenta o stagnante. Si distinguono in particolare: 1) regioni centrali = economie metropolitane concentrate; 2) regioni transizionali a tendenza ascendente = periferiche ma intensamente impiegate per posizionamento (ex. corridoi di sviluppo tra metropoli) o risorse; 3) regioni di frontiera delle risorse = periferie “vergini” delle regioni ascendenti; 4) regioni transizionali a tendenza discendente = economicamente in declino, per esaurimento delle risorse e stagnazione della produttività.

  Curva di Lorenz = rappresentazione grafica della distribuzione di qualsiasi misura del benessere in una popolazione o in un’area geografica (ex. alle x il reddito, alle y la popolazione), indicante un’ideale distribuzione perfetta se rettilinea, tanto più arcuata quanto più vi è disomogeneità.

  Polo di crescita = gruppo di industrie in espansione che sono spazialmente concentrate, solitamente in una o in un gruppo di città, e che innescano una reazione a catena di espansione minore in tutto l’hinterland.

Globalizzazione

  Globalizzazione (Globalization) = insieme dei diffusi cambiamenti innanzitutto economici, ma anche politici, sociali e culturali, su scala mondiale, dati dall’intensificazione delle relazioni tra le diverse aree del pianeta, grazie alle nuove tecnologie dei trasporti e della comunicazione, e causanti una generalizzata compressione spazio-temporale.

  Nel 1960 H. il sociologo canadese H. Marshall McLuhan coniò il termine “villaggio globale” (“global village”), per designare l’impatto delle nuove tecnologie di comunicazione sulla vita sociale e culturale, della relativa compressione del tempo e dello spazio, della conseguente trasformazione delle relazioni umane in rapporti su scala planetaria, nonché la riduzione dell’intero mondo al livello di una comunità di villaggio.

  La globalizzazione è figlia di due grandi rivoluzioni: 1) la tecnologia dei trasporti: ferrovie, autostrade, navi, aerei; 2) la tecnologia della comunicazione: radio, telefono, tv, internet.

  Data la contrazione dello spazio geografico implicata dalla globalizzazione, essa è anche considerata “la fine della geografia”.

  La contrazione geografica ha causato il cambiamento dello spazio geo-economico, con il principale effetto della nascita dell’imprese globale, o multinazionale (multinational corporation) = impresa che ha il potere di coordinare e controllare operazioni in più Paesi.

  La multinazionale ha la propria sede centrale in un Paese sviluppato (Usa, Europa, Giappone), ma opera pressoché totalmente in un territorio estero, generalmente nel secondo o nel terzo mondo, sfruttandone le risorse naturali e la manodopera abbondante e a basso costo, importandovi tuttavia le innovazioni tecnologiche elaborate alla base, oltre a creare lavoro, per poi vendere i propri prodotti in un mercato anch’esso mondiale, dove però la maggior parte dell’offerta è concentrata nei Paesi ricchi.

Il problema ecologico

  Ecologia (Ecology) = studio delle relazioni tra gli organismi viventi e tara essi e l’ambiente naturale non vivente in cui vivono. Ne fa parte la cd “ecologia umana”, che studia le relazioni reciproche tra l’uomo e l’ambiente.

  Ecosistema (Ecosystem) = insieme dei viventi e delle interazioni tra essi e le componenti ambientali non viventi in un determinato spazio geografico.

  L’uomo è stato per lunghissimo tempo uno dei tanti esseri viventi interagenti nei diversi ecosistemi del pianeta, ma negli ultimi due secoli la trasformazione del comportamento umano ha modificato in maniera impressionante il rapporto fra uomo e ambiente naturale, in quanto l’uomo ha acquisito la capacità di modificare a proprio favore il quadro ambientale, ponendosi al centro di ogni ecosistema e volendo dettare le proprie leggi a tutti gli altri elementi.

  La crescente preoccupazione riguardo agli effetti di questa nuova posizione dell’uomo, fonte di grande alterazione degli equilibri della natura, è il cd problema ecologico.

  Problemi ambientali: 1) distruzione degli ecosistemi naturali: riduzione della biodiversità, estinzione di specie animali e vegetali; 2) alterazioni globali con ripercussioni dirette o indirette sull’uomo: inquinamento, riscaldamento globale e cambiamenti climatici, consumo energetico, buco nell’ozono, pericolo atomico...

  Inquinamento (Pollution) = alterazione antropica o naturale dell’ambiente causante dei danni all’ecosistema: le sue forme principali sono l’inquinamento atmosferico (smog, CO2), idrico, termico, elettromagnetico, radioattivo.

  Sviluppo sostenibile = forma di sviluppo economico-sociale orientata a non compromettere l’ambiente naturali, garantendo la conservazione delle sue risorse anche per le generazioni future, teoricamente elaborata nel cd Rapporto Bruntland del 1987.

  Stock totale del pianeta = somma totale di tutti i componenti dell’ambiente, comprendenti la massa e l’energia, gli organismi biologici e i corpi inerti. Uno stock diventa una risorsa quando è potenzialmente utile all’uomo.

  Risorse (Resources) = parte dello stock totale potenzialmente utilizzabile dall’uomo in specifiche condizioni tecniche, economiche e sociali. Si distinguono in rinnovabili (risorse flusso), ricorrenti nel tempo (anche se variabili), e non rinnovabili (risorse stock), che si rigenerano in tempi lunghissimi e sono per questo considerate limitate e destinate all’esaurimento.

  Riserve (Reserves) = percentuale delle risorse utilizzabile alle condizioni tecnologiche ed economico-sociali esistenti.

Geografia regionale

  Regione (Region) = area della superficie terrestre avente confini o caratteristiche definibili.

  Tre tipi fondamentali: 1) regioni definite mediante singoli elementi; 2) regioni definite mediante più elementi; 3) regioni definite mediante la totalità del contenuto (naturale e umano) di un’area.

  Regione uniforme = area con caratteristiche omogenee uniformi nello spazio e confini ben definiti: regione ambientale, regione culturale, regione “cartografica” (ex. regione tropicale = fascia compresa tra i due tropici)...

  Regione nodale = area che circonda un insediamento umano e che è legata ad esso mediante la sua organizzazione spaziale, la cui definizione è quindi data dai collegamenti (link) tra le sue varie parti e i cui confini sono graduali, essendo essa sovrapponibile ad altre.

  Elementi fondamentali della regione nodale: interazioni spaziali (flussi) di persone, beni, fondi, informazioni; reti in cui sono incanalati i flussi; nodi nei punti di incontro delle reti; gerarchie tra i nodi; superfici attorno ai nodi e alle reti; onde di diffusione che si propagano attorno ai nodi e lungo le reti.