EL OTRO - EL MISMO · 2012-09-08 · quale quella compresa tra Gioia e Porta Nuova, ... Con Jorge...

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Ernesto Morales a cura di Chiara Canali 27 settembre - 28 ottobre 2012 EL OTRO - EL MISMO

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Ernesto Morales a cura di Chiara Canali

27 settembre - 28 ottobre 2012

EL O

TRO

- EL

MIS

MO

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Descrivere ed esprimere l’avventura della nascita della Hernandez Art Gallery non è im-presa semplice, ovvero condensare in poche parole una storia che racchiude la mia vi-ta fino a questo momento…In culla il primo profumo che ho imparato a distinguere è stato quello della trementina dei colori sulla tavolozza di mio padre, tanto che, ogni qual volta mi trovi nello studio di un artista, i ricordi di un’infanzia speciale fra le vie del quartiere Brera riaffiorano. In via San Marco 34, dove mio padre Simón aveva lo studio, ho passato fra gli anni più belli della mia vita e, indubbiamente, quelli che mi hanno segnato maggiormente e indisso-lubilmente legata all’arte. Fin dalla più tenera età ho imparato le differenze fra le diverse tecniche, in special modo ricordo il fascino che la lavorazione incisoria aveva su di me; nello studio di mio padre l’unica zona cui non avevo accesso era quella dove si custodi-vano gli acidi e, ovviamente, la proibizione ne accresceva ancor più l’attrattiva! La fortuna di aver potuto vivere e sperimentare Brera a partire dalla infanzia è ciò che ha dato il la a un percorso di vita, di studi e lavorativo, sempre volto e dedicato all’arte cer-cando di sviluppare e canalizzare le conoscenze trasmessemi dai miei genitori coniu-gandole con le attitudini personali organizzative e relazionali intrinseche in me; da qui i miei studi umanistici con una tesi sulla simbologia nell’arte contemporanea venezuela-na, l’esperienza in galleria, l’organizzazione di mostre ed eventi in diverse sedi, il lavoro come assistente al Reparto Cultura del Consolato Venezuelano a Milano fino alla matu-razione dell’idea… la creazione dell’Hernandez Art Gallery. Un luogo che potesse rac-chiudere non solo le esperienze accumulate ma la vera essenza della mia cultura perso-nale, il connubio fra la cultura italiana e quella creola venezuelana, quella artistica di mio padre e la pragmaticità scientifica di mia madre; un momento d’incontro fra artisti pro-venienti da luoghi lontani fisicamente ma che qui trovano una casa e un luogo comune.La Hernandez Art Gallery, ubicata nei locali della ex stamperia Linati, luogo intriso di ar-te già dai primi anni Settanta, nella zona più tecnologica di grande sviluppo di Milano quale quella compresa tra Gioia e Porta Nuova, è stata completamente ristrutturata e adattata a plasmasi alle più disparate esigenze espositive essendo suddivisa in due pia-ni completamente distinti e dialoganti fra loro anche sotto il profilo architettonico: l’am-pio piano superiore che interpreta un design milanese lineare e pulito e il piano inferio-re che, al contrario, mantiene la memoria storica della Vecchia Milano con i suoi archi a botte e il pavimento in serizio. Si è inoltre pensato a un’area attrezzata per le proiezioni e uno spazio sempre attivo per conferenze, incontri e dibattiti che possano animare la vita milanese. Grande importanza, pertanto, si è voluto riservare al dialogo sempre aperto con lo stesso territorio cittadino realizzando progetti pubblici ideati in collabora-zione con le Istituzioni Territoriali e con le Missioni Diplomatiche mantenendo fede alla stessa mission della Hernandez Art Gallery: il dialogo interculturale.

Da via Copernico 8 nasce una nuova storia e un nuovo percorso…Consuelo Hernandez

A Simón Hernandez e Ida Retaggio

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Con Jorge Luis Borges sembra entrare per la prima volta nella letteratura la dimensione misteriosa e il carattere “metafisico” del paesaggio. Il gioco di Borges si serve di allusioni a realtà in-comunicabili, dove simmetria e disor-dine, compongono un disegno in cui al caso si alternano le leggi inconosci-bili del cosmo.La minuziosa erudizione di Borges si mescola alla fantasia, all’illusione, al miraggio e si addentrano nell’univer-so “denso e rarefatto” dello scrittore argentino.Omaggio alla letteratura argentina di Jorge Luis Borges, il titolo della mo-stra “El Otro, El Mismo” interpreta im-mediatamente il dialogo tra cultura la-tino-americana e italiana nelle poeti-che dei due artisti, che sono l’una di-versa dall’altra, perché si fondano su presupposti artistici, stilistici e cultura-li differenti, ma al tempo stesso mede-sime per quanto concerne i temi inda-

gati della luce, del mistero, della meta-morfosi e del surreale all’interno del paesaggio.“Altro” quale sinonimo di mistero, di impermanenza, di atmosfere misterio-se e lontane, evanescenti e irreali che caratterizzano al medesimo tempo i quadri di Ernesto Morales e le fotogra-fie di Federico Comelli Ferrari. Tema di ricognizione è il paesaggio sia urbano sia naturalistico, interpretato secondo livelli e significati diversi, ma non più inteso romanticamente come luogo certo e stabile della contempla-zione, ma proposto come dispositivo mobile e in continua alterazione, che non conosce né posa né certezze.La poetica di entrambi gli artisti si dire-ziona verso una visione individuale, soggettiva, del paesaggio, e quindi ver-

so la costruzione sempre più radicale di geografie personali, di spazi temporali, dettati dalle necessità e dalle percezioni del momento. La modificazione di questi paesaggi si compie non solo attraverso l’interven-to materiale e tecnico, ma avviene an-che, e soprattutto, attraverso la meta-morfosi della percezione degli autori che radicalizza l’idea del paesaggio mobile, in continuo movimento. Il filo conduttore è costituito dalle immagini o meglio dalle variazioni dello sguar-do dalle quali esse derivano e che le presuppone. L’apparizione di immagini e di configu-razioni nuove rimette in discussione l’intero quadro delle categorie estetiche. Ormai esistono infatti una infinita serie di paesaggi che si sovrappongono con-tinuamente nella nostra percezione: pa-esaggio visuale/visivo, paesaggio fisico/corporeo, paesaggio sonoro, paesaggio immaginario, paesaggio mediale.

Queste non sono categorie astratte, ma nuovi territori, nuovi spazi del sen-tire contemporaneo in costante conta-minazione e ibridazione, che determi-nano i valori psicogeografici del pae-saggio, innescando una geografia sog-gettiva, attiva e creativa.Come afferma Viviana Gravano nel saggio Paesaggi attivi. Saggio contro la contemplazione (Costa & Nolan Edi-tori, Milano 2008), per poter relaziona-re, su un terreno concreto, tutto questo all’arte contemporanea, occorre trac-ciare alcuni precedenti che hanno mo-dificato la percezione dello spazio e del paesaggio in maniera tanto radicale da spalancare le porte ai nuovi orizzonti percettivi dell’attivismo paesaggistico.

El Otro, El Mismo: saggio sulla diversa percezione del paesaggio

di Chiara Canali Uno di questi è sicuramente Michelan-gelo Pistoletto i cui “quadri specchian-ti” sono composti dall’immagine fissa che l’artista impone e da tutto quanto accade di assolutamente incontrolla-bile, casuale, precario e provvisorio, nel riflesso dentro la superficie spec-chiante. L’opera si muove, muta, si evolve in continuazione e si contami-na necessariamente con l’ambiente in cui viene installata.Un secondo artista che considera il pa-esaggio come luogo d’elezione della sua azione artistica è Gordon Matta-Clark, figlio del famoso pittore cileno Sebastian Matta, che ha lavorato per affermare la possibilità inalienabile che ognuno possa e debba sostenere il proprio punto di vista, la propria sin-golare visione del mondo, alterando visivamente il paesaggio metropolita-no, l’architettura urbana, modificando-ne la sua struttura fisica portante e persino la sua dimensione funzionale.

da sinistra:Ernesto Morales,Vientos, 2011Federico Comelli Ferrari, Torre Velasca, Milano, 2010

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Cosmopolita ma fermamente legato alle proprie radici latine, Ernesto Morales ha sviluppato la sua poetica attraverso cicli tematici coerenti che privilegiano l’uso della pittura come linguaggio totalitario, in un’ossessiva indagine metalinguistica sul significa-to del gesto espressivo in relazione con la ricezione dello spettatore. Tra metafore e simbologie, la ricerca di Er-nesto Morales ricorre a pochi elementi essenziali che vanno a creare una si-tuazione sospesa tra mondo reale e di-mensione mentale.In questa serie di opere, la pittura di Er-nesto Morales si propone di visualizza-re la vaporosità della luce all’interno dello scenario paesaggistico di un bo-sco. Come afferma il pittore “è sulla tra-sformazione della luce – come metafora – e del bosco – anche questo come me-tafora – che s’incentra il mio progetto”.In questa ricognizione paesaggistica,

come il riflesso della luce nell’atmo-sfera silvestre o il diffondersi della lu-ce tra le spesse fronde del bosco. L’in-tensità alternata dei toni aranciati, ros-si, azzurri, verdi e viola formano un tutt’uno con la luce e la vegetazione restituendo la sensazione di essere di fronte allo scatenarsi degli elementi della materia come fuoco, fumo, cene-ri e nubi che addensano il centro foca-le dell’opera, in controluce rispetto all’oscurità dei tronchi. Sembra l’im-magine di un mondo agitato da poten-ti forze naturali la cui armonia è sog-getta alle leggi della natura, alle dina-miche e ai diversi stati della materia. Queste trasformazioni nella luminosità e nella percezione delle forme del pae-saggio vengono indagate dall’artista con sempre più frequenza e attenzione. Particolari effetti come i bagliori o i va-pori luminosi, vengono accentuati dal contrasto con le linee oscure presenti

nel paesaggio, dando vita a deforma-zioni apparenti e distorsioni visive. Proprio l’utopia del processo alchemi-co, quindi la possibilità di trasformare la materia in luce, è di fatto un altro im-portante elemento dell’opera di Erne-sto Morales che prova a modificare in modo radicale un luogo fatto di mate-ria “opaca”, come il fogliame e i fusti degli alberi, attraverso tagli di luce che tendono a smaterializzare la profondità dello spazio. Si concretizza sotto i no-stri occhi quella sublimazione della ma-teria in luce: guardando le sue opere si percepisce una doppia possibilità di penetrazione data al nostro corpo e alla nostra mente. Una fenditura di luce co-sì mistica, così zen nella sua assolutez-za, nella sua giusta larghezza.A Ernesto Morales interessa costruire ambiguità, polivalenza e stratificazioni: dietro l’apparente banalità di un bosco si nasconde uno spazio complesso, meta-

Ernesto Morales: la stratificazione ambigua del paesaggio

figure e sembianze letterarie, tratte da autori e libri reali come L’Aleph di Borges e l’Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna, si alternano a scenari inventanti e immaginari, con-fondendo e turbando lo spettatore.La dimensione dell’irreale è rafforzata dalla scelta di colori monocromi stesi attraverso graduali sovrapposizioni e velature, che svelano e nascondono il mondo tangibile, instillando il dubbio di una temporalità sospesa che si di-pana tra i concetti di materico e spiri-tuale, di etereo e concreto, di micro e macrocosmo. I colori, le luminosità, le gradazioni sfumate dell’atmosfera si rispecchiano nella materia stessa dell’olio, nel suo fluido luccicare dopo l’applicazione, nel depositarsi sulla te-la della sostanza del colore. L’artista sopprime i dettagli e, appesantendo il contrasto dei toni, riesce a individuare complesse condizioni di luminosità,

foricamente stratificato, come è la vita.La sua opera è un’appassionata rico-gnizione dei meandri dell’ombra per-ché su di essi si posi la luce netta e fol-gorante del significato. Il trascorrere del tempo viene indicato dal mutare delle condizioni di luce, dall’alba al tra-monto, al chiaro di luna. Il paesaggio, attraversato dal volo di essere volatili, forse sempre gli stessi eppure in mo-vimento progressivo, diventa incarna-zione del tema della migrazione, dell’esilio, del viaggio (esteriore e inte-riore) come condizione stessa di cam-biamento e rivelazione.

da sinistra:Golondrinas, 2012Golondrinas, 2011

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OPERE

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GOLONDRINAS EN EL BOSQUE

50 X 100 CM

OLIO SU TELA, 2012

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GOLONDRINAS EN EL BOSQUE

50 X 100 CM

OLIO SU TELA, 2012

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GOLONDRINAS EN EL BOSQUE 100 X 150 CM, DITTICO OLIO SU TELA, 2012

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MARIPOSAS EN EL BOSQUE

100 X 150 CM

OLIO SU TELA, 2012

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GOLONDRINAS EN EL BOSQUE 40 X 80 CM

OLIO SU TELA, 2012

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GOLONDRINAS EN EL BOSQUE 40 X 80 CM

OLIO SU TELA, 2012

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GOLONDRINAS EN EL BOSQUE 60 X 40 CM, DITTICO

OLIO SU TELA, 2012

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GOLONDRINAS EN EL BOSQUE

30 X 40 CM

OLIO SU TELA, 2012

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BOSQUE

30 X 40 CM

OLIO SU TELA, 2012

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L’artista argentino Ernesto Morales nasce nel 1974 e vi-ve attualmente a Torino. Dal 2006 lavora tra l’Europa e il Sudamerica. L’intenso periodo formativo trascorso a Buenos Aires lo porta ad ottenere nel 1999 il titolo di professore di Belle Arti presso l’Academia Na-cional de Bellas Artes. Suc-cessivamente nel 2005 con-segue il dottorato in Arti Visi-ve presso l’Instituto Univer-sitario Nacional del Arte. Dal 1999 al 2006 Ernesto Mora-les ha insegnato Pittura e Storia dell’Arte Latino-Ame-ricana presso l’Academia de Bellas Artes e presso l’Uni-versidad de Buenos Aires; è stato inoltre vice direttore dell’Academia de Bellas Ar-tes di Lomas de Zamora, nel-la provincia di Buenos Aires. Dal 2005 a oggi Ernesto Mora-

les ha esposto in diversi paesi del Sudamerica e dell’Europa, tra cui: Argentina (Buenos Ai-res, Mendoza, Cordoba, Salta, Jujuy); Italia (Roma, Milano, Pisa, Napoli, Torino, Genova); Francia (Parigi, Bordeaux, Toulouse, Bayonne); Spagna (Madrid, Barcellona, Bilbao); Germania (Colonia). Dall’inizio del 2006 l’attività artistica di Ernesto Morales, incentrata sulle tematiche inerenti l’identità culturale e i rapporti di migrazione tra Europa e Sudamerica, è pa-trocinata dall’Ambasciata Argentina in Italia, dall’As-sessorato alla Cultura del Governo della città di Bue-nos Aires, dalla Direzione Generale del Dipartimento di Cultura del Ministero de-gli Esteri Argentino, dall’Isti-tuto Italiano di Cultura della città di Buenos Aires.

Ernesto Morales

Mostre personali

2012En el sueño de Polifilo, testo

critico di Roberto Mastroianni, Galleria Raffaella De Chirico

Arte Contemporanea (Torino, Italia)

Mari migranti, a cura di Marzia Capannolo, Antico Castello sul mare (Rapallo, Italia)

Best Artist Price 2012, AAM Milano, Galleria Raffaella De Chirico (Milano, Italia)

2011Vientos del exilio, Istituto

Cervantes (Roma, Italia)Project room, Galleria

Raffaella De Chirico Arte Contemporanea (Torino, Italia)

Il tempo della distanza, Galleria Russo-Asso di Quadri (Milano, Italia)

Viajes, testo critico di Luciano Caprile, Marina Genova Aeroporto (Genova, Italia)

2010Genova Buenos Aires

\ Le città dei ritorni, testi critici di Massimo Sgroi e Luciano Caprie, Complesso monumentale della Commenda di Pre (Genova, Italia)

Tiempos migrantes, testo critico di Lorenzo Canova, Scuderie di Palazzo Santacroce IILA Istituto Italo Latino Americano (Roma, Italia)

Vacas Migrantes, Galleria Interno Ventidue Arte Contemporanea (Roma, Italia)

2009Ciudad de memorias, testo

critico di Victor Fernandez, Museo Municipal de Bellas Artes Benito Quinquela Martin (Buenos Aires, Argentina)

2008Le città dell’esilio, testo

critico di Lorenzo Canova, Galleria Il Sole Arte Contemporanea (Roma, Italia)

Città ritrovate Pisa e Buenos Aires,

testo critico di Lorenzo Canova, Palazzo Fiumi e Fossi (Pisa, Italia)

Identidades, Galleria Palazzo Mazatosta Arte Contemporanea (Viterbo, Italia)

La città della distanza, testo critico di Gianmaria Nerli Spazio Odradek (Roma, Italia)

L’identità ritrovata, Angelo Mai (Roma, Italia)

La città della distanza, Galleria Picagallery (Napoli, Italia)

Sguardi sostenibili: San Potito, Comune di San Potito (Caserta, Italia)

2007Despertares, Minimalismo

Italiano (Roma, Italia) Al Infinito, Istituto Cervantes

(Milano, Italia) Sogni Urbani, testo critico

di Lauretta Colonnelli, Galleria Il Sole Arte Contemporanea (Roma, Italia)

Le città, Spazio Guazzolini (Roma, Italia)

I video, Studio Enrico

Pulsoni (Roma, Italia) Il Tango e Buenos Aires,

Circolo Arca (Roma, Italia); Università per Stranieri di Siena (Siena, Italia)

2006Le Centre Culturel

Bellegarde (Toulouse, Francia)

Ambasciata Argentina (Roma, Italia)

La Maison d’Amérique Latine (Parigi, Francia)

Università di Bologna (Bologna, Italia)

Fondazione Italo Argentina e Regione Piemonte (Torino, Italia)

Cultura y media, Centro Cultural General San Martín (Buenos Aires, Argentina)

Fondation Argentine de la Cité Internationale Universitaire (Parigi, Francia)

IHEAL Istituto Superiore sull’America Latina (Parigi, Francia)

Université de Pau et des Pays de l’Adour

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(Bayonne, Francia) Al Infinito, Università

Maimónides (Buenos Aires, Argentina)

2005Rituales de la memoria,

Casa della Cultura (Salta, Argentina)

Arte en Movimiento, Galleria Almafuerte (Video-Buenos Aires, Argentina)

Rituales de la memoria II, Museo di Belle Arti Irureta (Tilcara, Argentina)

2004Fotopinturas, Galleria

Ragonza (Buenos Aires, Argentina)

Flores y Cartografias, Centro Cultural General San Martín (Buenos Aires, Argentina)

Itinerarios urbanos, Galleria Humberto Primo (Buenos Aires, Argentina)

2003Espejos ausentes,

Galleria Giesso (Buenos Aires, Argentina)

Huellas sonámbulas, Galleria Pabellón IV (Buenos Aires, Argentina)

Despertares, Espacio Bs. As. News (Buenos Aires, Argentina)

Pinturas, Galleria Geba (Buenos Aires, Argentina)

2002Identidades, Centro Cultural

André Bretón (Buenos Aires, Argentina)

Señales invisibles, Casa della Provincia di Salta (Buenos Aires, Argentina)

1998-2001Intersecciones, Galleria

Espacio de Arte (Buenos Aires, Argentina)

Orillas, Galleria Humberto Primo (Buenos Aires, Argentina)

Miradas urbanas, Galleria Espacio de Arte, (Buenos Aires, Argentina)

Signos de ciudad, Galleria Humberto Primo (Buenos Aires, Argentina)

Murales in spazi pubblichi e privati (Argentina)

Mostre collettive

2012A whisper in the sound of

silence, a cura di Massimo Sgroi, Palazzo Zenobio (Venezia, Italia)

Contemporary Art Abroad, a cura di Massimo Scaringela, Museo di Scienze Naturali (Torino, Italia)

2011Premio Termoli, a cura

di Lorenzo Canova (Termoli, Italia)

ArteFiera Bologna \ Art First, Galleria Russo-Asso di Quadri (Bologna, Italia)

Bergamo Arte Fiera, Galleria Russo-Asso di Quadri (Bergamo, Italia)

2010Fiera d’Arte Contemporanea

di Colonia, Galleria Changing Role (Colonia, Germania)

Collezione, a cura di Lorenzo Canova, Aratro Museo Laboratorio Università del Molise (Molise, Italia)

Concerto per Musica di Camera, Galleria Interno Ventidue Arte Contemporanea (Roma, Italia)

Carte e identità, Galleria Art Sinergy (Roma, San Benedetto; Guastalla, Italia)

Ramificazioni, Galleria Memoli Arte Contemporanea, (Milano, Italia)

Linea Minima, Galleria Il Sole Arte Contemporanea (Roma, Italia)

2009Nuovi cantieri in corso,

a cura di Lorenzo Canova, Aratro Museo Laboratorio Università del Molise (Molise, Italia)

Dimora collettiva, Galleria Il Sole Arte Contemporanea (Roma, Italia)

Across, Galleria Ingreso Pericolosso (Roma, Italia)

Incontri ravvicinati, Galleria Il Sole Arte Contemporanea (Roma, Italia)

2008Urban, DozGallery

(Milano, Italia)

In pensiero, Galleria Sala Uno (Roma, Italia)

Quattro, Quarta Giornata del contemporaneo, Galleria Camaver Kunsthauns (Sondrio, Italia)

Big Small 2, Galleria Il Sole Arte Contemporanea (Roma, Italia)

Orizzonti e frontiere, Festival Internazionale di Cinema DERHUMALC (Buenos Aires, Argentina)

2007Contemporaneo Argentino,

Hotel de Russie / Buenos Artes (Roma, Italia)

Big Small, Galleria Il Sole Arte Contemporanea (Roma, Italia)

Orizzonti e frontiere, Festival di cinema Crocevia degli sguardi (Torino, Italia)

Al Infinito, Festival Internazionale di Cinema sull’America Latina (Toulouse, Francia)

2006Pintura Urbana,

Galleria Encuentro (Buenos Aires, Argentina)

Su tela, Galleria Il Sole Arte Contemporanea (Roma, Italia)

El Jardín de las delicias, Galleria Murvi (Buenos Aires, Argentina)

Poeticas de ciudad, Galleria Humberto Primo (Buenos Aires, Argentina)

2005Giuria, Premio di Pittura

Museo Quinquela Martín (Buenos Aires, Argentina)

Abran los paraguas, Galleria Giesso (Buenos Aires, Argentina)

Voces visibles, Galleria Espacio de Arte (Buenos Aires, Argentina)

2004Tango, Centro Cultural

de la Cooperacion (Buenos Aires, Argentina)

Giuria, Premio di Pittura Museo Quinquela Martín (Buenos Aires, Argentina)

Expotrastiendas IV, Fiera di Arte Contemporanea (Buenos Aires, Argentina)

Museo de Arte Moderno

de Mendoza (Mendoza, Argentina)

ArteBA 2004, Fiera di Arte Contemporanea, Galleria Transarte (Buenos Aires, Argentina)

2003Premio di Pittura, Salón

Municipal Manuel Belgrano (Buenos Aires, Argentina)

Panerótica y Estrategias, Galleria Giesso (Buenos Aires, Argentina)

Premio di Pittura, Università Museo Social (Buenos Aires, Argentina)

Expotrastiendas III, Fiera di Arte Contemporanea, Galleria Giesso (Buenos Aires, Argentina)

2002Pinturas, Casa cultural

di Salta (Buenos Aires, Argentina)

Retratos perifericos, Galleria Espacio de Arte (Buenos Aires, Argentina)

Crisis, Galleria Humberto Primo (Buenos Aires, Argentina)

2001Visiones encontradas,

Galleria Solido (Rosario, Argentina)

Vidas perdidas, Galleria Espacio de Arte (Buenos Aires, Argentina)

Sur / versión, Centro Cultural de la Cooperacion CCC (Buenos Aires, Argentina)

1998-2001Dialogos, Espacio Università

di Buenos Aires (Buenos Aires, Argentina)

Pintura joven, Galleria Bs. As. News (Buenos Aires, Argentina)

Sin fronteras, Centro Cultural de la Cooperacion (Buenos Aires, Argentina)

Desencuentros, Università del Museo Sociale Argentino (Buenos Aires, Argentina)

Signos y materias, Centro Cultural Andre Breton (Buenos Aires, Argentina)

Arquitecturas de ciudad, Galleria Humberto Primo (Buenos Aires, Argentina)

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Progetto grafico e impaginazioneElena Brandolini

RedazioneMartina Degl’Innocenti

via Copernico 8 20125 Milanoxxxxxxxxxxxxxxxxxxinfo@galleriahernandez.comwww.galleriahernandez.com

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Federico Comelli Ferraria cura di Chiara Canali

27 settembre - 28 ottobre 2012

EL O

TRO

- EL

MIS

MO

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A Simón Hernandez e Ida Retaggio

Descrivere ed esprimere l’avventura della nascita della Hernandez Art Gallery non è im-presa semplice, ovvero condensare in poche parole una storia che racchiude la mia vi-ta fino a questo momento…In culla il primo profumo che ho imparato a distinguere è stato quello della trementina dei colori sulla tavolozza di mio padre, tanto che, ogni qual volta mi trovi nello studio di un artista, i ricordi di un’infanzia speciale fra le vie del quartiere Brera riaffiorano. In via San Marco 34, dove mio padre Simón aveva lo studio, ho passato fra gli anni più belli della mia vita e, indubbiamente, quelli che mi hanno segnato maggiormente e indisso-lubilmente legata all’arte. Fin dalla più tenera età ho imparato le differenze fra le diverse tecniche, in special modo ricordo il fascino che la lavorazione incisoria aveva su di me; nello studio di mio padre l’unica zona cui non avevo accesso era quella dove si custodi-vano gli acidi e, ovviamente, la proibizione ne accresceva ancor più l’attrattiva! La fortuna di aver potuto vivere e sperimentare Brera a partire dalla infanzia è ciò che ha dato il la a un percorso di vita, di studi e lavorativo, sempre volto e dedicato all’arte cer-cando di sviluppare e canalizzare le conoscenze trasmessemi dai miei genitori coniu-gandole con le attitudini personali organizzative e relazionali intrinseche in me; da qui i miei studi umanistici con una tesi sulla simbologia nell’arte contemporanea venezuela-na, l’esperienza in galleria, l’organizzazione di mostre ed eventi in diverse sedi, il lavoro come assistente al Reparto Cultura del Consolato Venezuelano a Milano fino alla matu-razione dell’idea… la creazione dell’Hernandez Art Gallery. Un luogo che potesse rac-chiudere non solo le esperienze accumulate ma la vera essenza della mia cultura perso-nale, il connubio fra la cultura italiana e quella creola venezuelana, quella artistica di mio padre e la pragmaticità scientifica di mia madre; un momento d’incontro fra artisti pro-venienti da luoghi lontani fisicamente ma che qui trovano una casa e un luogo comune.La Hernandez Art Gallery, ubicata nei locali della ex stamperia Linati, luogo intriso di ar-te già dai primi anni Settanta, nella zona più tecnologica di grande sviluppo di Milano quale quella compresa tra Gioia e Porta Nuova, è stata completamente ristrutturata e adattata a plasmasi alle più disparate esigenze espositive essendo suddivisa in due pia-ni completamente distinti e dialoganti fra loro anche sotto il profilo architettonico: l’am-pio piano superiore che interpreta un design milanese lineare e pulito e il piano inferio-re che, al contrario, mantiene la memoria storica della Vecchia Milano con i suoi archi a botte e il pavimento in serizio. Si è inoltre pensato a un’area attrezzata per le proiezioni e uno spazio sempre attivo per conferenze, incontri e dibattiti che possano animare la vita milanese. Grande importanza, pertanto, si è voluto riservare al dialogo sempre aperto con lo stesso territorio cittadino realizzando progetti pubblici ideati in collabora-zione con le Istituzioni Territoriali e con le Missioni Diplomatiche mantenendo fede alla stessa mission della Hernandez Art Gallery: il dialogo interculturale.

Da via Copernico 8 nasce una nuova storia e un nuovo percorso…Consuelo Hernandez

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Con Jorge Luis Borges sembra entrare per la prima volta nella letteratura la dimensione misteriosa e il carattere “metafisico” del paesaggio. Il gioco di Borges si serve di allusioni a realtà in-comunicabili, dove simmetria e disor-dine, compongono un disegno in cui al caso si alternano le leggi inconosci-bili del cosmo.La minuziosa erudizione di Borges si mescola alla fantasia, all’illusione, al miraggio e si addentrano nell’univer-so “denso e rarefatto” dello scrittore argentino.Omaggio alla letteratura argentina di Jorge Luis Borges, il titolo della mo-stra “El Otro, El Mismo” interpreta im-mediatamente il dialogo tra cultura la-tino-americana e italiana nelle poeti-che dei due artisti, che sono l’una di-versa dall’altra, perché si fondano su presupposti artistici, stilistici e cultura-li differenti, ma al tempo stesso mede-

sime per quanto concerne i temi inda-gati della luce, del mistero, della meta-morfosi e del surreale all’interno del paesaggio.“Altro” quale sinonimo di mistero, di impermanenza, di atmosfere misterio-se e lontane, evanescenti e irreali che caratterizzano al medesimo tempo i quadri di Ernesto Morales e le fotogra-fie di Federico Comelli Ferrari. Tema di ricognizione è il paesaggio sia urbano sia naturalistico, interpretato secondo livelli e significati diversi, ma non più inteso romanticamente come luogo certo e stabile della contempla-zione, ma proposto come dispositivo mobile e in continua alterazione, che non conosce né posa né certezze.La poetica di entrambi gli artisti si di-reziona verso una visione individuale, soggettiva, del paesaggio, e quindi ver so la costruzione sempre più radi-cale di geografie personali, di spazi

temporali, dettati dalle necessità e dal-le percezioni del momento. La modificazione di questi paesaggi si compie non solo attraverso l’interven-to materiale e tecnico, ma avviene an-che, e soprattutto, attraverso la meta-morfosi della percezione degli autori che radicalizza l’idea del paesaggio mobile, in continuo movimento. Il filo conduttore è costituito dalle immagini o meglio dalle variazioni dello sguar-do dalle quali esse derivano e che le presuppone. L’apparizione di immagini e di configu-razioni nuove rimette in discussione l’intero quadro delle categorie estetiche. Ormai esistono infatti una infinita serie di paesaggi che si sovrappongono con-tinuamente nella nostra percezione: pa-esaggio visuale/visivo, paesaggio fisico/corporeo, paesaggio sonoro, paesaggio immaginario, paesaggio mediale.Queste non sono categorie astratte,

ma nuovi territori, nuovi spazi del sen-tire contemporaneo in costante conta-minazione e ibridazione, che determi-nano i valori psicogeografici del pae-saggio, innescando una geografia sog-gettiva, attiva e creativa.Come afferma Viviana Gravano nel saggio Paesaggi attivi. Saggio contro la contemplazione (Costa & Nolan Edi-tori, Milano 2008), per poter relaziona-re, su un terreno concreto, tutto questo all’arte contemporanea, occorre trac-ciare alcuni precedenti che hanno mo-dificato la percezione dello spazio e del paesaggio in maniera tanto radicale da spalancare le porte ai nuovi orizzonti percettivi dell’attivismo paesaggistico.Uno di questi è sicuramente Michelan-gelo Pistoletto i cui “quadri specchian-

El Otro, El Mismo: saggio sulla diversa percezione del paesaggio

di Chiara Canali ti” sono composti dall’immagine fissa che l’artista impone e da tutto quanto accade di assolutamente incontrolla-bile, casuale, precario e provvisorio, nel riflesso dentro la superficie spec-chiante. L’opera si muove, muta, si evolve in continuazione e si contami-na necessariamente con l’ambiente in cui viene installata.Un secondo artista che considera il paesaggio come luogo d’elezione del-la sua azione artistica è Gordon Mat-ta-Clark, figlio del famoso pittore cile-no Sebastian Matta, che ha lavorato per affermare la possibilità inaliena-bile che ognuno possa e debba soste-nere il proprio punto di vista, la pro-pria singolare visione del mondo, al-terando visivamente il paesaggio me-tropolitano, l’architettura urbana, mo-dificandone la sua struttura fisica por-tante e persino la sua dimensione funzionale.

da sinistra:Federico Comelli Ferrari, Ago e filo, piazza Cadorna,Milano, 2010Ernesto Morales, Golondrinas, 2011

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ita, un taglio che utilizza la luce come elemento essenziale.I diversi tagli fotografici mostrano la pluralità dello sguardo, modificano to-talmente lo spazio, l’ambiente, attra-verso un modo differenziato di vedere, semplicemente attraverso lo sposta-mento. Federico Comelli Ferrari opera dunque una strategia di (de)costruzio-ne intellettuale, artistica e concettuale del paesaggio metropolitano.Nelle opere speculari e simmetriche come Palazzo Reale, Milano o The Merlin Entertainments London Eye #01, London, la fotografia acquista un valore diverso da altre situazioni: di-viene una sorta di prolungamento vir-tuale del reale e al tempo stesso muta lei stessa in materiale fisico, costrutti-vo. Con la sua operazione mostra l’ani-ma della costruzione e dall’altro la de-nuda, la decostruisce visivamente. Fa-cendo un’operazione di spaesamento, recupera un’opera di architettura e di cultura popolare, la reinterpreta e la porta nei luoghi deputati della cultura. Così per esempio per il mare di fram-

Federico Comelli Ferrari: la (de)costruzione del paesaggio

I fotogrammi plurimi e incrociati di Fe-derico Comelli Ferrari si costruiscono mediante un lento processo di post-produzione fotografica che permette all’artista di selezionare, scegliere, se-zionare e ricucire un frastagliato e composito collage di segni e forme ge-ometriche che restituiscono l’architet-tura di città e metropoli. Un’operazione meccanica e minuziosa che il fotografo ha esercitato sia nei confronti di paesaggi urbani italiani (da Torino a Milano, da Roma a Seli-nunte) sia di scenari esotici ed estranei come Istanbul, Londra, La Havana e la Malesia.Federico Comelli Ferrari attraversa fi-sicamente la città di notte e di giorno, la possiede, la fa sua e ingaggia con essa una battaglia quotidiana. In que-sto contesto, la sua fotografia diventa

un fattore essenziale nel processo di riappropriazione del mondo da parte dell’uomo. La bellezza del viaggio del fotografo inizia quando può finalmen-te perdersi dentro uno di quegli spazi, il più demoniaco, il meno rassicuran-te, che però lo trascina in un labirinto di avventure percettive. Come il già citato Matta-Clark, Comelli Ferrari lavora su due diversi livelli di azione e di intervento: da un lato deco-struisce, fora e taglia interi edifici, pa-lazzi, monumenti, case e altro; dall’al-tro costruisce o forse completa la sua utopia visiva attraverso l’uso del ri-montaggio fotografico.L’una e l’altra pratica permettono allo sguardo di vedere oltre la struttura chiusa dell’architettura, proponendo uno sguardo alternativo, mutato sulla città o sul paesaggio. Qui si entra in una logica duchampia-na dove la tecnica del giustapporre fo-to dello stesso luogo, prese da angola-zioni diverse, diventa una riproposi-zione bidimensionale della medesima tecnica del taglio della materia costru-

menti che formano le rovine di Seli-nunte in cui si sovrappongono rocchi di colonne, fregi e architravi: qui l’ar-chitettura sembra ritornata a uno stato di natura quasi assoluto. La stessa ma-linconica esperienza viene fatta a Ro-ma di fronte alla potenza e maestosità dei resti archeologici. La presa di con-tatto con gli oggetti antichi costituisce un momento di revisione di concetti precostituiti e di sperimentazione di nuovi modelli grafici.Non mancano scatti più complessi e “sperimentali”, ricostruiti all’interno di un video in stop motion, che riman-dano ai luoghi misteriosi della Lom-bardia, come i paesaggi dell’orrido di Bellano, spazi inquietanti e fantastici, che si dispiegano davanti allo spetta-tore come fossero una realtà nuova, totalmente immaginaria e fittizia, che nondimeno restituisce il sapore di un luogo, i colori, i rumori e le sensazioni percepite dal vero.A livello stilistico, le opere di quest’ul-timo progetto presentano un viraggio a tonalità ricorrenti di colori e il ricorso

a una certa simmetria e specularità quale volontà di riorganizzazione for-male del campo visivo.Nell’eclettismo e nella visionarietà delle immagini di Federico Comelli Ferrari si coglie la volontà di ritornare alle origini dei luoghi e delle loro tradi-zioni, nel desiderio di aderire a un plu-ralismo, a una diversità, a una ricom-posizione che ridefinisca i criteri di aperura alle molteplici e differenti cul-ture del mondo. Con la sua fotografia, l’artista regala la sensazione che lo strumento di produ-zione dell’immaginario collettivo non appartiene a pochi, ma che il potere della rappresentazione sarà nuova-mente diffuso e redistribuito.

da sinistra:Castello Sforzesco, Milano, XXXXTeatro La Scala, Milano, XXXX

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OPERE

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SULTANAHMET CAMII, ISTANBUL

50 X 50 CM

STAMPA FLATBED UVFINE ART SU ACCIAIO, 2011

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YEREBATAN SARAYI, ISTANBUL

50 X 50 CM

STAMPA FLATBED UVFINE ART SU ACCIAIO, 2011

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THE MERLIN ENTERTAINMENTS LONDON EYE #01, LONDON

100 X 100 CM

STAMPA FLATBED UVFINE ART SU ACCIAIO, 2011

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MOLE ANTONELLIANA, TORINO

100 X 80 CM

STAMPA FLATBED UVFINE ART SU ACCIAIO, 2012

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PALAZZO REALE, MILANO

100 X 180 CM

STAMPA FLATBED UVFINE ART SU METACRILATO, 2012

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ACROPOLI, SELINUNTE

90 X 180 CM

STAMPA FLATBED UVFINE ART SU METACRILATO, 2012

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THE 30 ST MARY AXE, LONDON

100 X 70 CM

STAMPA FLATBED UVFINE ART SU ACCIAIO, 2012

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VITTORIANO, ROMA

100 X 80 CM

STAMPA FLATBED UVFINE ART SU ACCIAIO, 2012

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TOWER BRIDGE, LONDON

100 X 65 CM

STAMPA FLATBED UVFINE ART SU METACRILATO, 2012

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LA CASA DEL DIAVOLO, ORRIDO DI BELLANO

00:00:00, VIDEO INSTALLAZIONE 2012

MANCA TEMPO

VIDEO

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Federico Comelli Ferrari na-sce a Brescia nel 1980, alter-na studi artistici a quelli scientifici, frequenta medici-na dopo il liceo artistico e, in parallelo, approfondisce il suo amore per la fotografia all’istituto Ken Damy.Nel 2005 si trasferisce a Mi-lano, lavora come fotografo freelance senza mai perdere la ricerca di stimoli e la pas-sione per le nuove esperien-ze, la sua curiosità lo spinge ad affrontare temi e generi diversi tra loro, passa da scatti di moda a reportage, foto pubblicitarie, steel life con un occhio sempre rivol-to al campo artistico.Nel suo armadio possiamo trovare macchine fotografiche con caratteristiche diversissi-me tra loro, da un hasselblad a una lomo, da macchine analo-giche a quelle digitali.Conserva ancora la sua prima

Nikon comprata quindici anni fa, la sua camera oscura è sempre pronta all’uso anche se i nuovi progetti sono rea-lizzati con tecniche digitali.Dal 2007 a oggi, dedica i suoi maggiori sforzi a svi-luppare il lato artistico: il suo interesse ruota attorno alla decostruzione e rico-struzione della prospettiva dei soggetti con differenti tecniche fotografiche. Il ri-sultato viene impresso su metacrilato di vario spesso-re dove giocando con la lu-ce, riesce a risolvere ogget-ti, smembrati dalla loro soli-dità, generando un spettro cromatico e figurativo di no-tevole dinamismo e delica-tezza. Da non sottovalutare è anche la ricerca dei miti americani che, con questa tecnica, risultano ricchi di nuovo fascino. Così Porta Genova si dipana in una se-

quenza logica di supporti metallici e mezzi di traspor-to mentre, l’Audrey Hepburn si vivacizza di nuovi colori e angolazioni, arricchendosi di una nuova rigenerante freschezza.Collabora con istituzioni in-ternazionali quali ambasciate (a Cuba l’ultima collaborazio-ne per la mostra “Bifocales”) e istituti di cultura.Le sue opere si possono ammirare anche al Centro di Studi Arte Contemporanea del Centro America Wilfredo Lam.In progetto ha diverse mo-stre dedicate allo studio di città quali Tokyo, Amman, Istanbul, Kuala Lumpur, Hong Kong.Ha di recente avviato una collaborazione con “Vogue”, mantenedo il suo stile incon-fondibile e virandolo al mon-do della moda.

Federico Comelli Ferrari

Mostre personali

2012Kaleidoskopica,

mostra personale con installazione video side specific, Faro di Aldo Rossi patrocinata dal Comune di Lanciano (Lanciano, Italia)

Installazione, Palazzo del Sole 24 Ore per AAM “Metacittà virtuale” (Milano, Italia)

2012AAF, Superstudio +

(Milano, Italia)

2011Kickin Boot, Centro d’Arte

Londinese “Le sorelle” (Londra, Gran Bretagna)

Bifocales, Centro d’Arte Nazionale Cubano

Luz y Oficios (L’Avana, Cuba)

Milan Accueil, Consolato Francese (Milano, Italia)

Mutazioni, Fabbrica Borroni, Bipersonale (Bollate, Milano, Italia)

Palestra, Arci Bellezza (Milano, Italia)

2010 Mq, Spazio Stendhal 36

(Milano, Italia)Antologica personale,

Teatro Parenti, per Elita Sunday Park (Milano, Italia)

Condom Art, Galleria Munari (Milano, Italia)

2005 15 x 18 cm, Sezione

Collaterale Biennale di Venezia (Venezia, Italia)

2004 Mai più violenza sulle donne,

Lavoro commissionato da Amnesty

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Edizione limitata

Stampato presso Eurgraf s.a.s. di C. & G. Ebaghetti, Cesano Boscone, Milano

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