Edward Muzika - Una Panoramica sull’Autoindagine - Overview of Self-Inquiry

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MANUAL DE INSTALACIÓN Y USO CALDERA ESTANCA FEB-20E 26/10/02 MU12656 PARA PIEZAS Y COMPONENTES ES

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"Una Panoramica sull’Autoindagine" - Italian translation of "Overview of Self-Inquiry", essential "how-to" instruction in the technique of Atma-vichara (Self-inquiry) from Edward "Edji" Muzika. Italian website - www.itisnotreal.net

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Edward Muzika

Una Panoramica sull’Autoindagine

Dal mio punto di vista la tecnica tradizionale dell’autoindagine, “Chi sono io”,

non è solamente uno spreco di tempo ma anche una grande distrazione da pratiche

migliori.

Perché?

1. Divide la mente in due: un oggetto e un osservatore da trovare, ma entrambi

sono oggetti e, in questo modo, il soggettivo scompare. Ciò può essere

superato se il praticante riconosce che il falso Io e il falso ricercatore sono

osservati essi stessi da un testimone ultimo. Questo testimoniare/osservare è

la vera posizione della consapevolezza o coscienza.

2. In questo metodo ogni cosa è a livello della mente: oggetti mentali in un

mondo immaginario.

3. Tuttavia, se la ricerca è abbastanza forte e focalizzata, il mondo immaginario

scompare e l’unione può avvenire.

4. La difficoltà è che con questa pratica raramente qualcuno riesce a

risvegliarsi. Non funziona molto bene, è un metodo per principianti che

avviene sul livello mentale, delle parole, e la caccia all’Io Sono è facilmente

confusa con il concentrarsi sulle parole e sul concetto Io Sono, e non sulla

sensazione Io Sono.

5. In ogni caso, il pensiero Io sparisce subito lasciando semplicemente il vuoto,

e non c’è più qualcuno a guidare la meditazione.

Questo è ciò che descrive Michael Langford. Egli aveva sprecato molto tempo e

non ha mai sperimentato il senso o sensazione che Ramana chiama: senso dell’Io

Sono. Quando si perde il senso dell’ Io Sono, si dimora semplicemente nel vuoto o

nello spazio interiore. Siate comunque consapevoli che voi siete consapevoli di

questo spazio.

Io ho passato molti anni in questo stadio a contemplare il vuoto, con scarsi

risultati eccetto ripetuti samadhi senza particolari caratteristiche. Più avanti mi

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chiesi: “Qual è lo stato reale e basilare? Quello che si rivela nel samadhi, o il

mondo usuale che lo precede e che gli succede?”. Vedete, nel samadhi il mondo

immaginario scompare, ma non è stato ancora trasceso.

La pratica che dà più felicità e la massima beatitudine è quando, e se, potete

isolare il senso di Io Sono. Questo non è facile per la maggioranza delle persone a

causa della confusione del mondo immaginario che contiene processi di pensiero i

quali, in ultima analisi, dirigono la ricerca e il processo di scoperta dell’Io.

È difficile distinguere tra il soggetto e l’oggetto nello spazio immaginario.

Generalmente il testimone del corpo e persino il senso Io Sono sono in realtà

soltanto un falso osservatore, e sono entrambi oggetti.

Tuttavia, quando vi rendete conto che c’è un osservatore del processo di

osservazione, saprete che c’è ciò che voi siete, oltre lo spazio immaginario, oltre lo

spazio che è coscienza umana.

Nisargadatta:

Nella gerarchia spirituale, dal più grossolano al più sottile, voi siete il più

sottile. Come si può realizzare ciò? La base è che voi non sapete di essere, e

all’improvviso appare il senso Io Sono. Nel momento in cui appare, voi vedete

spazio, spazio mentale, uno spazio sottile simile a un cielo. Stabilizzatevi lì, voi

siete quello. Quando sarete capaci di stabilizzarvi in quello spazio, voi sarete

solo spazio. Quando questo Io Sono simile allo spazio scompare, anche lo spazio

scompare, non c’è più nessuno spazio. Quando questa identità Io Sono simile

allo spazio scompare, anche lo spazio scompare. Non c’è più spazio. Quando

questo Io Sono simile allo spazio va nell’oblio – che è lo stato eterno, nirguna,

senza forma, senza esistenza – cosa sta veramente accadendo? Il messaggio Io

Sono non era nessun messaggio. Avendo questo come argomento, io non ho più

molto da dire, perché non c’è nessuna possibilità di metterlo in parole”.

A questo punto potete sperimentare in prima persona. La mente cesserà e il

mondo esterno “salterà fuori da voi” lasciando quello che Seung Sahn e altri

chiamano “Ciò che è”. Cosa è cambiato è l’assenza del pensare. Restare in questo

luogo ogni qualvolta e dovunque sorga, è la pratica. Il pensiero ha creato la

percezione di un mondo separato da te.

Questo è veramente difficile perché il senso dell’Io dev’essere tirato fuori dalla

confusione dello spazio immaginario, il che all’inizio richiede intensa e continua

concentrazione e il bisturi della discriminazione. Si deve trovare il senso Io Sono

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tra tutte le sensazioni e i pensieri che ci fuorviano più le sensazioni che provengono

dal mondo fenomenico.

Il mondo fenomenico, il mondo dei sensi corporei, dei pensieri e delle emozioni

dev’essere ignorato; ci dev’essere solo il restare avvinghiati al senso dell’Io i l più

spesso possibile. Allora riconoscerete che là c’è ciò che sta osservando l’intero

processo. “Ritiratevi” in questo osservatore e troverete pace e felicità; questo è il

vero segno che la pratica è corretta.

C’è la conoscenza, come afferma Nisargadatta, che il mondo e i tre stati sono

osservati da voi: la consapevolezza assoluta e impersonale, l ’assoluto soggetto

di ogni cosa.

Nisargadatta:

Questo Io Sono vi è apparso ma voi siete separati da esso come un testimone che

non ha nessuna partecipazione in nessuna delle attività dell’Io Sono.

Nella mia esperienza è stato come un riconoscere che il mondo e gli stati di

veglia e sogno non erano me, erano meramente aggiunti a me, sovrapposti, e non

erano reali. Allora arrivò il pensiero: io non ho niente a che fare con questo,

questo non è me.

La grazia salvifica di questo metodo sta nel fatto che quasi dal primo momento

della percezione del senso Io Sono, cominciate a sentire felicità, pace e

beatitudine. Quindi il metodo diventa facile perché voi dovete semplicemente

seguire la felicità come una traccia e aver fiducia che la beatitudine vi conduca per

la giusta via.

Però questo metodo richiede parecchia energia, concentrazione e sforzo per non

distrarsi.

Potete praticare questo metodo come si fa nei monasteri zen. Fate una pratica

formale in diverse sessioni intervallate durante la giornata. Per qualcuno che vive

nel mondo con lavoro e distrazioni ciò potrebbe voler dire alzarsi preso la mattina e

sedere in meditazione per due mezzore interrotte da una pausa di cinque minuti.

Sedere con una postura formale è meglio che sedere rilassati perché la

concentrazione è più forte. Sedere in un gruppo che medita in assoluto silenzio è

ancora meglio.

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Poi a mezzogiorno, o a qualunque ora torniate a casa dal lavoro, praticate di

nuovo per mezz’ora, e poi, due ore prima di andare a letto, praticate altre due

sessioni di mezz’ora l’una.

Non serve sedere per più di mezz’ora senza una pausa.

L’abilità di praticare sempre più a lungo, come pure il desiderio di praticare,

arriverà. Durante i periodi di pratica non formale tornate indietro e affondate nella

sensazione Io Sono il più spesso possibile. Gradualmente (o quasi immediatamente,

dipende dalle circostanze) il vero soggetto, l’Io, si rivelerà, e con questo verranno

pace e silenzio che gradualmente diverranno sempre più vasti e profondi, fino a che

un giorno, improvvisamente, diverranno permanenti. Gli insegnanti si riferiscono

spesso a questo come alla morte dell’ego, ma sono solo parole. Ciò che voi siete è

totalmente al di là dell’ego e persino della pratica; ma voi adesso non lo sapete.

Non voglio dare descrizioni più dettagliate altrimenti potrebbero inquinare le

scoperte che fate da voi.

In ultimo, se non avete nessuna idea di cosa io stia dicendo, non sentite nessun

senso di presenza o di esistenza, né alcun senso di Io Sono, potete praticare ciò che

Langford descrive come “la consapevolezza che è consapevole della

consapevolezza”. Alla fine non appena il senso di Io Sono scompare arriverete a

quello stato comunque, ma dimorare nell’Io Sono è un viaggio molto più

interessante che dimorare nel vuoto sin dall’inizio. Il senso di Io Sono può venire

nascosto dalla percezione del vuoto e non essere quindi smantellato come invece lo

sarebbe se si portasse l’attenzione al senso di Io.

Io non ho trovato la descrizione di Langford molto vantaggiosa, ma per alcuni

lo è. Quando non si riesce a essere consapevoli neanche del senso di esistere o

dell’ Io Sono, l ’istruzione “Sii consapevole della consapevolezza” non è certo molto

utile per la maggioranza, ma per alcuni lo è.

La pratica tradizionale più vicina a quella di Langford è il Soto Zen, in cui

semplicemente ci si siede e si porta via l’attenzione dal pensare e dai pensieri. Alla

fine, che per alcuni richiederà molto più tempo che per altri, uno siede

semplicemente in silenzio e il mondo fenomenico scomparirà. Il mondo

immaginario scompare, c’è solo spazio e consapevolezza.

Andate a un centro zen per imparare questa pratica. Alcuni centri tibetani la

fanno ma troppo spesso deviano nei metodi tantrici dei mandala e nell’usare lo

spazio immaginario per uno scopo o per un altro; questo sarebbe uno eccezionale

spreco di tempo.

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Come vedete io esorto la gente ad andare in centri o monasteri per seguire una

pratica seduta formale. Si possono fare progressi molto più rapidamente in questi

posti se non ci si lascia distrarre troppo dall’aspetto sociale della pratica di gruppo.

Io ho la massima considerazione per la sinergia di un centro di meditazione e di

una pratica unificata, ma sembra che il tempo del centro di “meditazione” della

comunità sia passato. Gruppi di volontari che si riuniscono con uno scopo comune

ora non attraggono più la gente. È così difficile trovare persone che vogliono

conoscere se stesse, come veramente sono. Questa è una grande perdita.

A quelli di voi che hanno tempo, soldi e sono sinceri, io raccomando

caldamente di andare al Mt. Baldy Zen Center, appena fuori Los Angeles – forse

potete fare una visita di gruppo. La meditazione lì è molto potente, e si esige

assoluta calma e silenzio durante i Sesshin. Io consiglio di andare a Mt. Baldy

almeno una settimana prima di un Sesshin lungo di sette giorni per acclimatarvi con

l’ambiente e con la pratica di lunghi periodi di meditazione.

A Mt. Baldy non si pratica il Soto Zen ma il Rinzai, che significa studio del

koan. In ogni caso, con la forte pratica il koan scompare e non è di alcun ostacolo.

Joshu Roshi dovrebbe avere 101 anni adesso. Io non l’ho più visto da anni, ma

la pratica che lui propone è il modo per avere un rapido cambiamento

nell’autoconsapevolezza.

Titolo originale: Overview of Self-Inquiry

Tratto dalla pagina web: http://itisnotreal.com/Overview%20of%20Self-Inquiry.htm

Il sito del Maestro Edward Muzika: http://itisnotreal.com

Il suo bolg: www.itisnotreal.blogspot.com

Contatti con Edji (in inglese): [email protected]

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Video, mp3, Video-Satsanga: http://www.wearesentience.org