EDUCAZIONE FISICA, PALESTRA DI EMOZIONI - SUPSI...

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LAVORO DI DIPLOMA DI MIRCO RATTI MASTER OF ARTS IN INSEGNAMENTO NELLA SUOLA MEDIA ANNO ACCADEMICO 2015/2016 EDUCAZIONE FISICA, PALESTRA DI EMOZIONI RELATORE FRANCESCO CANUTI

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LAVORO DI DIPLOMA DI

MIRCO RATTI

MASTER OF ARTS IN INSEGNAMENTO NELLA SUOLA MEDIA

ANNO ACCADEMICO 2015/2016

EDUCAZIONE FISICA, PALESTRA DI EMOZIONI

RELATORE

FRANCESCO CANUTI

Educazione fisica, palestra di emozioni

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Abstract

Mirco Ratti,

Master of arts in insegnamento nella scuola media

Educazione Fisica, palestra di emozioni

Professore Francesco Canuti

Introduzione: Al giorno d’oggi la parola emozione è sovente nominata nell’ambito educativo.

Docenti ed educatori sono sempre più interessati nel capire come le sensazioni emotive dello

studente possono avere un ruolo nella sua crescita caratteriale e formativa. A seguito di questo

interesse, diverse ricerche scientifiche sono state svolte su questo tema. Sulla base dei risultati di

questi studi, con il mio lavoro ho voluto scoprire il mondo delle emozioni a Educazione fisica.

Obiettivo: Lo scopo di questa ricerca è di comprendere come un alunno percepisce le proprie

emozioni, quali sono quelle più vissute e come riesce a distinguerle in Educazione fisica. Inoltre,

questo studio vuole approfondire in modo specifico l’intelligenza emotiva e provare a capire come

essa si sviluppa nel tempo.

Metodo: Questa ricerca segue una metodologia qualitativa. Il lavoro si basa su delle interviste.

Sono stati intervistati nove alunni di cui tre studenti di terza elementare, tre di quinta elementare e

tre di terza media. L’analisi è stata eseguita seguendo il principio dell’analisi di testo (Smith, 1995).

Risultati: Le emozioni più presenti durante le ore di educazione fisica sono la felicità, la tristezza e

la rabbia. Inoltre, lo studio mostra come la descrizione delle proprie emozioni e quelle degli altri

diventi maggiormente precisa più l’età del soggetto interpellato aumenta.

Parole chiave: Emozioni-Intelligenza emotiva-Rabbia-Tristezza-Gioia

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« Nella nostra società le emozioni in generale vengono scoraggiate. Benché senza dubbio il

pensiero creativo, come ogni altra attività creativa, sia inseparabilmente legato alle emozioni, è

diventato un ideale pensare e vivere senza emozioni. Essere emotivo è diventato sinonimo di

instabile e squilibrato.»

Erich Froom

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Ringraziamenti

Innanzitutto vorrei ringraziare la mia famiglia, che mi ha sempre sostenuto, aiutato e consigliato

durante tutto l’arco dei miei studi. Spero che un giorno riuscirò a dare ai miei figli quello che loro

hanno dato a me.

Secondariamente, vorrei ringraziare Diana, mia fedele compagna di viaggio, che con la sua

pazienza e il suo amore mi ha sempre seguito in questo percorso formativo.

Questo lavoro di diploma lo dedico a mio nonno. Con il suo silenzio mi ha insegnato il valore della

parola. Grazie!

Educazione fisica, palestra di emozioni

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Indice

Indice .................................................................................................................................................... 5

Introduzione ......................................................................................................................................... 7

Quadro teorico ...................................................................................................................................... 9

Emozioni .......................................................................................................................................... 9

Rabbia: ....................................................................................................................................... 11

Tristezza: .................................................................................................................................... 12

Gioia: .......................................................................................................................................... 13

Intelligenza emotiva ....................................................................................................................... 14

L’educazione fisica come processo nell’educare l’allievo alle emozioni ...................................... 16

Interrogativi di ricerca ........................................................................................................................ 20

Domande di ricerca e ipotesi .......................................................................................................... 20

Tipo di ricerca ................................................................................................................................ 21

Popolazione .................................................................................................................................... 22

Analisi dei risultati e situazione d’intervento ................................................................................ 22

Risultati .............................................................................................................................................. 24

Le emozioni .................................................................................................................................... 24

Origine e tipo di emozioni ......................................................................................................... 25

Emozioni a educazione fisica ..................................................................................................... 26

Rabbia, Gioia, Tristezza nel contesto dell’educazione fisica ......................................................... 28

Rabbia ........................................................................................................................................ 29

Tristezza ..................................................................................................................................... 29

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Gioia ........................................................................................................................................... 30

Intelligenza emotiva ....................................................................................................................... 31

Riconoscere le emozioni e la sua importanza ............................................................................ 32

La gestione delle emozioni negli adulti dal punto di vista dei bambini ..................................... 34

Analisi ................................................................................................................................................ 36

Emozioni ........................................................................................................................................ 36

Rabbia, tristezza e gioia ................................................................................................................. 38

Intelligenza emotiva ....................................................................................................................... 39

Conclusione ........................................................................................................................................ 41

Bibliografia ........................................................................................................................................ 42

Allegati ............................................................................................................................................... 43

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Introduzione

Ho riflettuto a lungo sul possibile tema che avrei potuto trattare nel mio lavoro di diploma. Alla

fine, ho pensato di scrivere a proposito di un argomento che m’interessa: la visione che gli alunni

hanno delle emozioni che incontrano durante le ore di educazione fisica. Infatti, durante le lezioni di

educazione fisica, all’interno delle classi, mi sono molto spesso confrontato con situazioni emotive

forti. Fin da subito mi sono reso conto come in questa disciplina ci siano delle situazioni collettive e

individuali che portano inevitabilmente a imbattersi in emozioni particolari. Basti, a esempio,

pensare al senso di vittoria e di sconfitta, oppure alla paura nell’affrontare un determinato ostacolo.

Spesso l’emozione ci spinge a continuare o a frenare una data azione, altre volte un’emozione ci fa

piangere o sorridere. Sono sicuro che il campo delle emozioni sia molto vasto e nella mia ricerca ne

tratterò solo una piccola parte, eppure, solamente il fatto di conoscerne uno spicchio, mi permetterà

di capire meglio quali benefici, una disciplina come la nostra, regala a un alunno dal punto di vista

emotivo.

Come si è potuto capire, l’emozione in sé sta alla base di questa ricerca, ma vi è anche il percorso

rispetto a tali emozioni che un ragazzo fa nel tempo che m’interessa trattare. Per spiegarmi meglio,

posso dire che ognuno di noi ha vissuto una crescita personale rispetto alle emozioni. Se prendo

l’esempio delle scuole elementari, posso dire che più gli alunni sono piccoli e più le emozioni che

riscontrano durante le attività sono visibili all’occhio umano. Infatti, se hanno una piccola ferita

piangono, se hanno paura del “lupo nero” gridano. Le emozioni che vivono, quindi, sono allo stesso

tempo molto forti e molto presenti nel loro agire. Alle medie, invece, le emozioni sono ancora

presenti eppure si percepisce già come esse siano leggermente mascherate o meglio controllate.

Raramente, a quest’età (12-15 anni), gli allievi gridano di felicità e raramente piangono in pubblico.

Questo può farci pensare che ci sia stata un’evoluzione nella gestione delle proprie emozioni.

Per riassumere brevemente il mio pensiero di base, posso dire che l’allievo è spesso confrontato con

delle sensazioni forti a Educazione fisica e che grazie a queste esperienze emotive egli sia in grado,

con il tempo, di capirne meglio il significato, gestendole e controllandole in modo più adeguato

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rispetto alla situazione nella quale si trova. Questa ricerca è per me un modo di capire, in parte, cosa

realmente un alunno vive e che esigenze può avere a differenza della sua età.

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Quadro teorico

Emozioni

In questi ultimi decenni, tante ricerche scientifiche sono state fatte a proposito delle emozioni.

Quest’ultime, sono diventate per alcuni ricercatori un mondo tutto da scoprire e con mille

complessità. Tutt’oggi il tema delle emozioni non è ancora totalmente conosciuto. Troppi sono i

dati mancanti che non permettono di dare un significato e un’origine precisa alle sensazioni emotive

che colpiscono in modo improvviso il corpo e la mente.

Per rendere ancora più complesso questo settore di ricerca ci si mette anche la differenza

interpersonale delle emozioni: ogni persona vive a modo suo queste sensazioni e ognuno di essi le

percepisce differentemente a dipendenza del proprio percorso di vita.

Sebbene l’incompleta conoscenza a proposito delle emozioni, in questa parte di lavoro saranno

riportate delle ricerche scientifiche che hanno provato a dare un senso alle emozioni. Inoltre, in

questa parte di studio, saranno trattati in modo specifico tre tipi di emozioni: la rabbia, la tristezza e

la gioia.

Innanzitutto, dal punto di vista linguistico e letterario, la parola “emozione” è esposta in modo quasi

simile su ogni dizionario della lingua italiana. Essa è descritta come un “sentimento molto intenso

(…), che può provocare alterazioni psichiche e fisiologiche.” Secondo Perna, l’emozione è legata

particolarmente allo stato psicofisico di un soggetto e dovuta a stimoli specifici di corta durata

(Perna 2001, p.19). L’emozione può esprimersi in modo forte o lieve e creare dei cambiamenti

fisiologici percettibili alla vista oppure no. Per esempio, vi può essere l’alterazione della frequenza

respiratoria e cardiaca, un senso di freddo, tensione o rilassamento muscolare e via dicendo

(Battacchi, 2004, p.5). Piatti, in merito alla descrizione delle emozioni scrive:

“ Riceviamo stimoli emotigeni sia dall’ambiente esterno (recepiti con i nostri cinque sensi), sia dal

nostro interno, sia dai pensieri. Se è vero che “passioni ed emozioni hanno la loro miccia negli

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eventi esterni”, è vero anche che nella mente dell’individuo lo stimolo è percepito, valutato

sommariamente e interpretato.” (Piatti et al., p.37)

Secondo Aldi (2014), invece, le emozioni nascono da stimoli e la loro conseguenza psicofisica è un

processo di adattamento all’ambiente naturale e lo scopo di base è di sopravvivere (Gino Aldi,

2014, p. 61).

Se approfondiamo il tema delle emozioni, possiamo scoprire che sono state riconosciute due grandi

categorie: emozioni primarie e secondarie. Battacchi sostiene che le emozioni primarie si

manifestano in modo spontaneo, universale e innato. Dall’altra parte ci sono delle emozioni

secondarie, la loro comparsa è dovuta principalmente al vissuto personale delle persone, alla loro

cultura e alle loro credenze (Battacchi, 2014). Darley pensa che le emozioni primarie siano

riconosciute nella paura, nella rabbia, nella tristezza, nella gioia nel disgusto e nella sorpresa. Esse

sono emozioni che sono possedute dall’uomo dalla nascita e sono irreducibili (John M. Darley,

1991, p.485). Secondo Plutchik hanno una base neuronale specifica, un’origine comune a tutti

(Plutchik, 1995, p.92). Se prendiamo un esempio nel bambino, l’impossibilità di muoversi o

l’improvvisa sottrazione di un oggetto in possesso producono, di norma, rabbia. Su

quest’argomento, è stata fatta una ricerca sui bambini ciechi e ha dimostrato che questi ultimi hanno

delle reazioni facciali medesime ai bambini che hanno una vista normale (John M. Darley, 1991,

p.489).

Al contrario, le emozioni secondarie sono condivise nei sentimenti legati alla vergogna, all’amore,

alla gelosia. Queste sensazioni sono più soggettive e nascono a dipendenza del carattere della

persona. Inoltre, queste emozioni sono maggiormente controllabili e l’uomo ha un effetto

importante su di esse (Perna, 2014, p.41). Secondo Plutchik, queste emozioni e l’interpretazione che

una persona gli da sono principalmente legate a degli stereotipi esterni, cioè a delle idee che una

persona si crea nella propria testa in base al suo vissuto (Plutchik, 1995, p.127). Se prendiamo

l’esempio classico della vergogna, è possibile affermare che essa, rispetto alla propria nudità, è

cambiata molto negli anni. Infatti, a dipendenza del momento storico nel quale ci troviamo, il senso

del pudore è più o meno marcato. Il senso del pudore quindi, è dato principalmente dalla

stigmatizzazione che la nudità stessa riveste a livello sociale. Negli anni settanta, un’ondata nuova

d’idee è stata introdotta nella società occidentale e con essa la valorizzazione della nudità. La

vergogna rispetto al proprio corpo è stata, per un lungo lasso di tempo, accantona dando vita a delle

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vere e proprie colonie di nudisti.1 Questo esempio chiarisce l’idea di quanto detto in precedenza sul

come delle emozioni possono essere modificate a dipendenza del vissuto di una persona, di una

cultura o di un pensiero politico-religioso.

Come detto in precedenza, in questa parte di ricerca saranno trattate in modo specifico rabbia,

tristezza e gioia.

Rabbia:

Se si cerca nei dizionari della lingua italiana il significato della parola “rabbia”, si possono trovare

le seguenti definizioni o sinonimi:

“ Sdegno, furore, grande irritazione che possono provocare accessi d’ira o reazioni incontrollate”

(Zingarelli, 2013, p. 1836)

“ Violento turbamento dell’anima” (Cusatelli, 1979, p 1387)

Queste due descrizioni danno già un’idea molto precisa della sensazione negativa che una persona

può vivere quando si confronta con questo tipo di emozione. Eppure, senza rabbia, la storia

dell’umanità sarebbe sicuramente differente, forse anche già finita. Secondo Perna, la rabbia

rappresenta uno “strumento di competizione” utile alla sopravvivenza dell’uomo. Questa emozione

è considerata una delle maggiori emozioni che l’essere umano può percepire e ha come obiettivo

quello di preparare il corpo ad attaccare o a difendersi in situazioni di pericolo (Perna, 2004, p.30).

Secondo una ricerca fatta nel 2013 in Finlandia, le emozioni sono percepite principalmente a livello

corporeo e ogni sensazione può essere riconducibile a una zona di corpo ben precisa. A proposito

della rabbia, la ricerca sostiene che le persone che la vivono hanno un cambiamento corporeo

(calore, brividi,…) che si propaga dall’addome fino alla testa.2 Dal punto di vista fisiologico, la

1 https://it.wikipedia.org/wiki/Naturismo 2 http://www.pnas.org/content/111/2/646/F2.large.jpg

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rabbia ha la sua origine nell’ipotalamo e crea a livello fisico diverse reazioni a catena: tachicardia,

aumento della tensione muscolare, ipersudorazione e pressione sanguinea elevata. Secondo Ekman

(2008) a livello visivo si può riconoscere rabbia in un individuo se egli, dopo un evento particolare,

tende ad arrossire, a serrare le mascelle, protendere il mento, ad abbassare le sopracciglia e avere i

denti scoperti. Le reazioni legate a questa emozione che l’uomo vive, sono paragonabili in modo

evidente a quelle di molti animali (Plutchik, 1995,p.42). Su questo punto, Darwin (1872) mise in

luce nelle sue scritture che l’espressione di rabbia degli esseri umani sembrasse molto al mostrare i

denti proprio dei gatti e dei cani.

Tristezza:

Nei dizionari citati in precedenza, questa sensazione è descritta come:

“ Stato d’animo di chi è triste” (Zingarelli, 2013, p.2447).

“ Stato d’animo di chi è addolorato e malinconico” “Qualcosa che ispira dolore o malinconia”

“Sensazione spiacevole, dolorosa” (Cusatelli, 1979, p.1876)

A livello fisiologico questa emozione si può percepire con un “nodo alla gola”, con il pianto, con il

silenzio e una postura racchiusa in se stessa (Plutchik, 1995,p.159). Perna aggiunge a queste

caratteristiche anche la forma del viso: viso imbronciato, occhi socchiusi, angoli della bocca piegati

verso il basso e possibili rughe sulla fronte a forma di ferro di cavallo (Perna, 2004, p.38). Per

riprendere la ricerca finlandese citata in precedenza, essa sostiene che la tristezza è percepita con un

sentimento di freddo nelle mani e nelle gambe. Secondo Paul Ekman la sensazione di tristezza

prolungata sfociano spesso in dolori fisici che possono protrarsi per lungo tempo.

La tristezza se mantenuta per un lungo periodo, può causare impotenza operativa e dare inizio a un

circolo vizioso. Essa è uno dei punti che possono creare la depressione.3

3 https://it.wikipedia.org/wiki/Tristezza, 20.09.2015, 09.30

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Gioia:

Secondo i due dizionari già utilizzati in precedenza, la gioia è descritta come:

“Stato d’animo d’intenso godimento e contentezza”(Zingarelli, 2013, p.985)

“Sentimento di piena e viva letizia, piacevole e intensa emozione dell’animo”(Cusatelli, 1979,

p.757)

In questo caso, a dispetto delle due emozioni viste in precedenza, la sensazione dovuta a questa

emozione è positiva e piacevole. La gioia risulta un momento di corta durata ma intenso che se

percepito in modo regolare crea di norma uno stato d’animo di felicità (Perna, 2004, p.34).

A livello corporeo la gioia si manifesta grazie a un’attivazione generale dell’organismo. Sul viso si

possono notare delle trasformazioni: sorriso, chiusura degli occhi, piccole rughe attorno agli occhi

(John M. Darley, 1991, p.492). Quando si vive questa emozione, le persone hanno spesso una

sensazione di calore. Anche per questa sensazione, possiamo dire che vi sono degli animali che

producono le nostre stesse reazioni. Per esempio, gli scimpanzé quando vien fatto loro il solletico,

emettono una risposta, uditivamente e visivamente, molto simile al riso umano (John M. Darley,

1991, p.492).

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Intelligenza emotiva

Secondo Goleman (1997) l’intelligenza emotiva rappresenta la capacità di riconoscere i propri

sentimenti e quelli degli altri, saper gestire in modo positivo le proprie emozioni, saper motivare noi

stessi e saper gestire le sensazioni che ci invadono quotidianamente nelle relazioni con gli altri e

con noi stessi in modo adeguato. In altre parole, l’intelligenza emotiva è la capacità con la quale

riusciamo ad adattare il nostro comportamento in modo ottimale rispetto alle nostre emozioni e a

quelle degli altri. Secondo Jowett (2009) la conoscenza delle proprie emozioni e quella di terzi è

una delle forze maggiori che spingono l’individuo a gestire in modo corretto ed efficace le

situazioni che gli si pongono davanti. Le persone che hanno una buona intelligenza emotiva hanno

una facilità maggiore di raggiungere i propri obiettivi rispetto a chi ne possiede in minor quantità.

Un esempio classico è quello legato al nervosismo che si può presentare prima di un esame o di una

prova di qualsiasi genere nel quale si è valutati. Se la sensazione di paura non è controllata in modo

positivo, essa può influire in modo negativo sul risultato finale della nostra prestazione. Al

contrario, se il nervosismo è controllato e trasformato in uno stimolo positivo, la probabilità di

riuscire nel raggiungere il proprio obiettivo sarà maggiore. In questo secondo caso, l’intelligenza

emotiva della persona è da considerarsi più elevata.

Se ci si concentra sulla relazione interpersonale, possiamo affermare come la comunicazione diretta

o indiretta delle emozioni abbia un ruolo fondamentale per il buon funzionamento della vita sociale.

L’immagine che diamo grazie alle emozioni è considerata importante per la nostra vita quotidiana e

la sensibilità con la quale le persone capiscono le sensazioni presenti accanto a loro determina in

modo importante la crescita professionale e dell’individuo (Darley, 1991). Ciarrocchi (2001)

approfondisce questo tema sottolineando come la costruzione dell’intelligenza emotiva sia data

dall’esperienza avuta in passato e dall’attenzione che ogni persona presta all’ascolto e alla

comprensione delle persone che frequenta normalmente. A livello personale, l’intelligenza emotiva

si amplifica grazie alle situazioni di vita avute in passato. Per esempio, secondo Lane (2009), la

percezione delle emozioni di uno sportivo può essere differente a dipendenza della disciplina

praticata o dal paese d’origine. Lane cita l’esempio della differenza emotiva di chi pratica uno sport

di competizione (esempio: sci alpino) o di chi pratica un’attività legata al benessere personale

(esempio: jogging). Le persone che entrano nella prima categoria vivono molte emozioni legate al

piacere di vincere. Al contrario, chi pratica un’attività con obiettivi rispetto alla propria salute, vive

maggiormente emozioni che si legano al piacere dello sforzo. Questa visione differente delle

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emozioni e delle sensazioni vissute nel tempo, crea nell’individuo un modo differente di

riconoscerle e di adattarsi a esse. Queste differenze a livello emotivo sono anche i principali fattori

che andranno a condizionare una motivazione intrinseca o estrinseca.4

Tornando a Goleman (1997), egli evidenzia cinque principi essenziali dell’intelligenza emotiva:

- Dominio di sé: Controllare in modo adatto le proprie emozioni in base alle situazioni

incontrate.

- Motivazione: Sfruttare le proprie emozioni per raggiungere più facilmente gli obiettivi

prefissati.

- Consapevolezza di sé: Capire le proprie emozioni e quelle degli altri in tutti gli ambiti della

propria vita sociale e privata.

- Empatia: Saper entrare in contatto con altre persone grazie alla comprensione del loro stato

d’animo.

- Abilità sociale: Saper relazionarsi con altre persone con esito positivo e sapere gestire flussi

emozionali in maniera da risolvere in modo positivo possibili conflitti.

Darley (1993) aggiunge che chi possiede questo tipo d’intelligenza crea all’interno di se stesso una

visione delle azioni degli altri un miglior giudizio che, spesso, si avvicina a quelli di chi compie

l’azione stessa.

Come possiamo leggere da queste ricerche, l’intelligenza emotiva è da considerarsi un punto

importante sul quale lavorare per poter migliorare il proprio benessere mentale e la propria

sensibilità verso le persone con cui entriamo in contatto.

4 http://www.tesionline.it/v2/appunto-sub.jsp?p=56&id=289

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L’educazione fisica come processo nell’educare l’allievo alle emozioni

Dopo aver messo in risalto le differenti emozioni e la loro importanza nell’ambito sociale e

personale, in questa parte di ricerca sarà trattato come l’educazione fisica può essere una materia

importante per sviluppare l’intelligenza emotiva e per vivere delle emozioni importanti.

Bernardi (2013) pensa che “Ogni attività fisica è legata con un filo rosso ai nostri aspetti mentali: ai

nostri istinti, alla nostra razionalità, alle nostre emozioni, alle nostre convinzioni e ai nostri

comportamenti agiti”. Per approfondire questa frase, si può citare Ferretti (2008) che sostiene che

l’attività fisica è promotrice di sensazioni emotive importanti poiché racchiude in sé una

moltitudine di azioni che necessitano la messa in atto di scelte sul proprio comportamento rispetto a

una data situazione (scappare, trovare velocemente, affrontare o no un ostacolo,..). Queste decisioni

implicano inevitabilmente delle emozioni.

Secondo Parlebas (1981) l’educazione fisica non si limita all’osservazione e alla pratica del

movimento ma favorisce degli aspetti più nascosti, più profondi, che vanno a influenzare in modo

determinante la crescita emotiva dei ragazzi. In altre parole, Parlebas pensa che la condotta motoria

non richieda unicamente un movimento o un’azione, ma racchiude in sé il significato soggettivo che

gli è associato (intenzioni, percezioni, emozioni). Dunque si può dire che tramite l’azione il ragazzo

esprime una parte del suo vissuto e ne crea una parte della sua futura personalità. Vivere l’emozione

o il sentimento tramite la condotta motoria, quindi, cambia il modo di vedere le situazioni e aiuta il

ragazzo a capire come adattare il proprio operato alle varie opportunità che gli si aprono di fronte.

Parlebas aggiunge, quanto già espresso in precedenza, che il docente di educazione fisica è

avvantaggiato rispetto ad altre discipline poiché egli può vedere nelle proprie attività come il

ragazzo vive e accetta le proprie emozioni (tristezza, gioia, rabbia). Il docente, quindi, deve tener

presente che l’alunno, durante una lezione, s’imbatte in diverse dimensioni della personalità. Il

docente, quindi, deve essere bravo a riconoscerle e nel focalizzare quelle che ritiene più importanti

per la pianificazione del percorso formativo. Queste dimensioni sono riconosciute attualmente nella

nostra disciplina in quella biologica (azione fisica), cognitiva (azione mentale), espressiva

(immagine che riesce a dare tramite l’azione), relazionale (collaborazione e integrazione) e

affettiva/emotiva.

Queste dimensioni sono inserite a loro volta in tre grandi ambiti di competenza: Sociomotoria,

Psicomotoria e Incertezza legata all’ambiente. La prima, rappresenta tutte le attività che hanno al

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loro interno una dinamica che mette in valore le interazioni con uno o più partner, con l’avversario

o con entrambi. La seconda, invece, racchiude tutte le attività che al loro interno non hanno la

presenza di queste interazioni, nelle quali l’attore principale (studente) non è condizionato da fattori

esterni ma agisce unicamente grazie alle sue capacità fisiche ed emotive. Il terzo ambito citato, è

quello che racchiude tutte le attività che si sviluppano in un contesto nel quale l’attività viene

condizionata dall’ambiente fisico, portatore d’incertezze (neve, foresta, acqua).

In questo studio, l’ambito sociomotorio e la dimensione affettiva sono quelle che, più di tutte, sono

toccate. Il motivo di questa scelta è fatta seguendo l’idea che questo ambito e questa specifica

dimensione rappresentano una parte di attività fisica determinante per lo sviluppo dell’intelligenza

emotiva e per la capacità dell’allievo nell’affrontare le proprie emozioni e quelle degli altri. In quasi

tutte le attività fisiche si è confrontati con questa dimensione e il docente deve essere abile a

sfruttarla, rendendola parte integrante del percorso formativo. La consapevolezza che ci siano delle

sensazioni e delle emozioni nella motricità permette al ragazzo di ragionare su quello che sta

vivendo e nel rispettare le sensazioni che i suoi compagni percepiscono. Secondo lo stesso autore,

“l’affettività è la chiave delle condotte motorie”. Ferretti (2009) si spinge oltre affermando che

“l’affettività è la chiave indispensabile delle condotte motorie. Il solo caso in cui si può supporre

che l’emozione non intervenga, è quello in cui l’individuo si confronta con una situazione che non

ha alcun senso per lui e quindi non provoca alcuna modificazione, alcun apprendimento

(Parlebas,1991, p.9-14). In altre parole, se il ragazzo è indifferente all’attività che sta svolgendo, la

sua sensazione emotiva sarà quasi nulla e la sua motivazione a svolgere l’esercizio sarà quasi pari a

zero.

La dimensione affettiva/ emotiva è riconosciuta anche per il suo forte valore motivazionale. Come

già detto in precedenza, chi riesce a gestire le proprie emozioni sarà messo in una condizione

favorevole per raggiungere in modo più rapido le proprie ambizioni o i propri scopi.

Se entriamo nel pratico, Parlebas sostiene che già scegliere un ruolo sociomotorio (esempio: lupo o

pecora) all’interno di una squadra rappresenta un impegno affettivo. Infatti, inserire un avversario

all’interno di un’attività mette in una situazione di stress lo studente, creando in lui un sentimento di

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paura, di euforia, di gioia. Questa emotività va a condizionare la condotta motoria del ragazzo e va

allo stesso tempo influenzare la sua identità. Caratterialmente vi è una crescita, che sarà in futuro un

punto importante del suo identikit caratteriale. Siccome questa dimensione e l’attività fisica sono

quasi indissociabili, si può anche sostenere che l’allievo crea nel comportamento motorio un

“inconscio motorio” che andrà a influire sulle azioni future della sua vita.

Su questa dimensione Lazarus sostiene che durante le ore di educazione fisica, il contesto è il

medesimo per tutti i componenti della classe, ma la percezione dell’attività è differente da individuo

a individuo. L’autore aggiunge che i giochi sono anche luoghi emozionali dove trovano spazio gli

affetti e le fantasticherie degli studenti. Nel gioco l’alunno esprime il proprio modo di rapportarsi al

mondo esterno e a quello interno (Lazarus, p14). Pierre Parlebas nomina questo fenomeno in questo

modo: logica esterna delle attività fisiche. Questo termine è da legare quindi alle differenze che

ogni componente della classe porta con sé. Ognuno di essi possiede una storia personale ben

precisa, delle esperienze proprie, delle rappresentazioni culturali specifiche. Il comportamento che

ogni alunno adotta e vive è molto soggettivo e, anche se a primo impatto le reazioni globali della

classe sono spesso le stesse, ogni ragazzo ne ha inevitabilmente di proprie (Debois, p.10).

Anche Darley (1993) pone l’accento sull’importanza dell’educazione alle emozioni nella crescita

personale del ragazzo. Nell’infanzia la conoscenza delle emozioni e la scoperta di esse sulla propria

pelle diventa un’educazione da non sottovalutare. Sapendo quali emozioni si sta vivendo si può

farne oggetto di pensiero e di discorso. Tramite il movimento queste sensazioni spesso vengono

amplificate e il discorso che ne sussegue può diventare un motore importante per la comprensione

di come comportarsi in alcune situazioni particolari (sconfitta, vergogna,..). Prendendo esempio dal

nuovo programma Harmos (documento A), si può capire perché uno degli obiettivi principali del

docente di educazione fisica sia quello di “far vivere all’allievo delle emozioni e con questo riuscire

a fargli capire come gestirle e come riuscire a controllarle”.

Un altro fattore importante dell’educazione fisica è il fatto che questa disciplina permetta all’allievo

di riscontrare delle sensazioni all’interno del gruppo, condividendo con esso le bellezze e le

difficoltà che queste emozioni fanno nascere in loro. Secondo Meirieu, nel gruppo, ogni membro

divide la propria esperienza emotiva tramite una comunicazione omogenea che permette a ogni

singolo membro di arricchirsi tramite la condivisione di queste sensazioni (Rouiller e Lehraus,

2008). Freinet (1977), già a suo tempo, sosteneva che la condivisione delle emozioni può stimolare

il ragazzo sia sul piano cognitivo sia su quello sociale.

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Si può capire, ora, come l’educazione fisica permetta di affrontare in modo continuo le emozioni

del ragazzo e consenta a quest’ultimo di rispettarle e conoscerle.

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Interrogativi di ricerca

Domande di ricerca e ipotesi

• L’educazione fisica è una disciplina che racchiude diverse emozioni. Quali sono le più

vissute?

È possibile supporre che l’allievo viva differenti emozioni durante le lezioni di ginnastica.

Seguendo la teoria di Bernardi (2013), si può dire, infatti, che l’attività fisica implica in

modo automatico e importante degli aspetti emotivi dell’alunno. Spesso le emozioni

riscontrate dal ragazzo sono molto contrastanti (felicità-tristezza, rabbia-gioia). Secondo

Pietropolli Charmet gli aspetti emotivi principali riscontrati nella preadolescenza e

nell’adolescenza possono essere quelli della tristezza, rabbia e noia.5 Queste tre emozioni

sono una conseguenza di un periodo di vita nel quale si è alla ricerca di una propria identità

e nel quale le delusioni o il senso di vergogna sono maggiormente forti rispetto ad altri

momenti della vita. Seguendo queste teorie, l’ipotesi che possiamo fare è quella che durante

le lezioni di educazione fisica il ragazzo potrebbe vivere diverse emozioni contrastanti che

passeranno principalmente dalla felicità alla rabbia o dalla vergogna al senso di fierezza.

• Tristezza, gioia e rabbia sono considerate delle emozioni primarie e sono fra le emozioni più

presenti all’interno di un ragazzo. Come vivono gli alunni queste tre emozioni durante le ore

di educazione fisica?

Le tre emozioni prese in causa sono presenti anche nella vita quotidiana di ogni adulto. Esse

rappresentano uno dei motori principali della motivazione. Nel giovane, queste tre

sensazioni si scontrano con facilità e sviluppano in lui delle forti situazioni di dubbio o di

forza. L’ipotesi che possiamo fare è basata sulla teoria di Darley (1993), che sostiene che

nelle ore di educazione fisica le emozioni sono amplificate. Inoltre, secondo l’autore, in

questa disciplina l’allievo riconosce le emozioni in modo preciso e le esprime in modo

chiaro (urla, esclusione, paura, pianto..).

5 http://www.tesionline.it/v2/appunto-sub.jsp?p=36&id=370

Educazione fisica, palestra di emozioni

21

• L’intelligenza emotiva può essere allenata e la conoscenza dell’alunno rispetto alle emozioni

migliora nel tempo. Quanto precisa può essere la descrizione e la percezione delle emozioni

a dipendenza dell’età?

Per questa domanda di ricerca, possiamo riallacciarci alla teoria di Ciarrocchi (2001)

secondo la quale, l’intelligenza emotiva si sviluppa grazie alle esperienze e al vissuto

personale di ogni singola persona. Questo può far pensare che nella crescita caratteriale di

ogni allievo vi è anche un’amplificazione di questo tipo d’intelligenza. Su questa teoria,

inoltre, possiamo formulare l’ipotesi che più il ragazzo matura e più la descrizione e il

riconoscimento delle emozioni migliorano.

Tipo di ricerca

Questa ricerca segue una metodologia qualitativa. Il lavoro si basa su delle interviste. Quest’ultime

sono state fatte senza dare un limite di tempo ai ragazzi. Gli alunni sono stati messi in una

situazione di esprimersi liberamente, senza limiti di contenuto. Le domande poste sono state le

stesse per tutti i partecipanti. Le due prime domande sono state poste sulle emozioni in generale e

sono le seguenti:

1. Sai dirmi cosa è un’emozione? Fai un esempio personale e descrivi quello che hai provato.

2. Riesci a capire se un tuo compagno sta vivendo un’emozione? Fai un esempio di quando hai

visto un tuo compagno/a vivere un’emozione.

La terza e la quarta domanda hanno come obiettivo quello di fare un collegamento fra le emozioni e

l’educazione fisica.

3. A ginnastica, vivi delle emozioni? Secondo te quali sono quelle che vivi più spesso? Fai un

esempio di quando hai vissuto un’emozione forte a educazione fisica. Cosa ti è successo?

4. Hai già vissuto a ginnastica una sensazione di rabbia, di gioia o di tristezza? Fai un esempio

per ogni emozione vissuta e spiega cosa ti è successo.

Educazione fisica, palestra di emozioni

22

La quinta e la sesta domanda si basano sull’importanza di riconoscere le emozioni e sulla

consapevolezza che, con il tempo, una persona possa riconoscerle meglio.

5. Perché, secondo te, è importante riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri?

6. Riconosci più facilmente adesso le emozioni o quando eri piccolina/o? Gli adulti

riconoscono meglio le emozioni?

Popolazione

Sono stati intervistati nove alunni. Tre studenti frequentano la terza elementare, tre la quinta

elementare e tre la terza media. Questi studenti sono stati scelti a caso nelle loro rispettive classi.

Per fare questa ricerca si è tenuta in considerazione l’età dei ragazzi così da poter fare, oltre a una

ricerca sulle sensazioni emotive in sé, anche su come cambia la loro descrizione nel tempo. Per

difendere l’anonimato dei ragazzi si è deciso di nominarli con dei nomi fittizi. Prima di intervistare i

ragazzi ho chiesto loro l’accordo e ho fatto firmare un foglio ai loro genitori con scritto la mia

intenzione e le procedure del colloquio (Allegato 2).

Analisi dei risultati e situazione d’intervento

Le interviste sono state fatte in italiano. Sul dialogo sono state realizzate delle analisi di contenuto.

L’analisi è stata eseguita seguendo il principio dell’analisi di testo (Smith, 1995). Le frasi più

significative sono state analizzate e categorizzate in tre categorie: importanza delle emozioni vissute

a ginnastica, visione delle emozioni legate alla rabbia-tristezza-gioia, capacità di descrizione delle

proprie emozioni e quelle degli altri durante le ore di ginnastica. La ricerca è di tipo deduttivo.

Questo perché le ipotesi sono state formulate seguendo delle teorie scientifiche.

Le interviste sono state fatte a seguito di un ciclo di lezioni ben preciso. Infatti, il percorso didattico

da me scelto ha toccato in modo mirato l’ambito di competenza sociomotoria e in essa la

dimensione relazionale e affettiva. La durata di questo ciclo è stata di tre settimane (12 unità) e il

suo scopo è stato di mettere in risalto il tipo di emozioni che gli studenti potevano vivere durante le

attività fisiche proposte. Le lezioni potevano avere differenti giochi al loro interno ma il tema di

Educazione fisica, palestra di emozioni

23

discussione era sempre basato sul mondo emotivo. Per entrare nel dettaglio il ciclo di lezioni è stato

composto da tre attività, uno per settimana:

- Flipper (3 unità)

- Staffette (3 unità)

- Palla due campi (3 unità)

Il primo gioco è stato scelto perché è un’attività asimmetrica. Una squadra deve colpire un solo

giocatore. Quest’ultimo vive, in quel preciso momento, delle emozioni molto forti poiché il suo

stato mentale deve far fronte ad una situazione di stress accentuata. Tematizzare le sensazioni di

paura, gioia o rabbia grazie a questo gioco è facile e arricchente. La seconda attività è stata scelta

perché è strettamente legata al concetto di vittoria e sconfitta. Questi giochi, permettono di

ragionare sulle sensazioni positive e negative che un giocatore può riscontrare in poco tempo. Il

terzo gioco, invece, è stato scelto perché è un’attività simmetrica. Ci sono, infatti, due squadre che

si affrontano equamente. In questo gioco, tematizzare il tema delle emozioni è interessante poiché si

può introdurre le sensazioni di gioia e di tristezza. Quando il giocatore viene preso, vive

immediatamente un sentimento di rabbia o tristezza, al contrario, quando si libera o colpisce un

avversario vive le sensazioni opposte.

Trattare in modo approfondito quest’argomento ha messo nelle condizioni favorevoli gli studenti

per riflettere sulle sensazioni che, regolarmente, vivono in palestra. Inoltre, questo ciclo di lezioni è

stato un allenamento interessante per preparare i soggetti che sarebbero stati intervistati sul mondo

delle emozioni. Toccare con mano delle lezioni di educazione fisica e parlare delle emozioni vissute

quindi, poteva permettere all’alunno di rispondere alle domande di questa ricerca in modo mirato e

coerente. L’itinerario didattico è stato svolto con tutte le fasce d’età, così da non condizionare

alcuni soggetti intervistati piuttosto che altri. Le interviste sono state svolte subito dopo questo ciclo

di lezioni.

Educazione fisica, palestra di emozioni

24

Risultati

Le emozioni

Diverse ricerche sono state fatte nel campo delle emozioni negli ultimi anni. Esse si sono perlopiù

concentrate su come un’emozione può essere riconosciuta e su che effetti psicofisici può provocare.

La nostra ricerca, grazie ai bambini e ragazzi interpellati, è intenzionata a capire meglio come un

bambino riconosce delle emozioni, se riesce a dargli un’origine e come riesce a viverle a

educazione fisica. La tabella sottostante riassume in parte la visione dei bambini rispetto a questo

tema e nelle differenti fasce d’età.

Tabella 1 : Origine e tipo di emozioni vissute in generale e nell’Educazione fisica

Educazione fisica, palestra di emozioni

25

Origine e tipo di emozioni

I bambini vivono quotidianamente diverse emozioni, che provengono da stimoli esterni o interni.

Tutti i bambini riconoscono che le emozioni hanno un’importanza nella loro quotidianità e che

all’interno del loro corpo si avvertono delle sensazioni particolari quando stanno vivendo

un’emozione. Questo tipo di sensazione è riconosciuto, in modo diverso, da tutti i soggetti presenti

in questo studio. Il bambino numero 5 esprime così la sua idea in merito:

- «Un’emozione la provi quando sei contenta oppure quando non sei contenta. Quando mi

hanno chiamato in una società di ritmica ho sentito dentro di me un’emozione forte, ero

felice».

La ragazza numero 7 approfondisce lo stesso concetto:

- «Un’emozione è qualcosa che senti dentro, che deriva da un’azione, gesto o parola».

Interessante da sottolineare come nella maggior parte dei soggetti, la sensazione emotiva è legata al

cuore. In altre parole, la maggior parte dei bambini, sostiene che l’emozione nasca dal cuore o che

esso sia un fattore importante per lo sviluppo di un’emozione. I soggetti numero 2, 3 e 9 pensano

che:

- «Un’emozione è qualcosa che provi dentro al cuore ».

- «La felicità è nel cuore, quindi è un’emozione »

- «Un’emozione è quello che provi, Un sentimento che ti viene dentro. (…) Il mio cuore batte

più forte e a livello del corpo cambiano diversi fattori. Sento il calore »

Se ci concentriamo sul tipo di emozioni che i bambini conoscono, notiamo una netta differenza fra

le fasce d’età. Più l’età del soggetto aumenta e più le emozioni che sa riconoscere e spiegare

Educazione fisica, palestra di emozioni

26

aumentano. I bambini di terza elementare riconoscono maggiormente il sentimento di felicità e di

tristezza. Invece, quelli di quinta e terza media, sanno elencare diversi tipi di emozioni.

I soggetti numero 1 e 8 evidenziano questa differenza:

- «Quello che vivo più spesso è la felicità. (…) Dentro di me sento come se esplode una

festa ».

- «Vivi un’emozione quando ti arrabbi, quando hai paura, quando c’è amore, quando c’è

disgusto. Ho vissuto una tristezza forte quando è morto mio nonno. Ho sentito un vuoto. Mi

sono emozionata e sentivo qualcosa di brutto. Le emozioni ti portano fuori controllo».

Emozioni a educazione fisica

Tutti i soggetti di questo studio sono concordi nel dire che all’interno delle lezioni di educazione

fisica vivono delle emozioni. La felicità è l’emozione più riconosciuta dai soggetti,

indipendentemente dall’età.

Il soggetto numero 1 dice:

- «Quella che vivo più spesso (emozione) è la felicità. Quando c’è un gioco di squadra e tutti

collaborano, dentro di me sento come se esplodesse una festa ».

Il soggetto numero 5 pensa :

- « A ginnastica vivo tante emozioni. (…) Vivo spesso la felicità. Mi sento bene ».

Interessante da evidenziare la risposta di una ragazza di terza media (numero 7) in merito alle

emozioni che prova in questa disciplina:

- «Più spesso paura e gioia. Quando affronto qualcosa di nuovo ho una sensazione particolare.

Devi prepararti e devi rischiare. Ho un po’ di timore, penso diverso tempo se fare l’esercizio

oppure no. A volte questa emozione mi frena o mi fa andare avanti, mi da la spinta o mi

Educazione fisica, palestra di emozioni

27

frena. Se la sensazione di paura è troppo grande mi fermo e decido di non provare

l’esercizio. A livello di corpo, sento una forza interna, come una voce che mi consiglia cosa

fare. Mi succede anche di emozionarmi quando sento la gioia. Quando gioco con i miei

compagni sento della gioia e quando collaboriamo sento il piacere di stare assieme».

Educazione fisica, palestra di emozioni

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Rabbia, Gioia, Tristezza nel contesto dell’educazione fisica

Gli studi fatti negli ultimi anni in merito alle emozioni hanno evidenziato come il sentimento di

rabbia, gioia e di tristezza sono fra le più comuni emozioni che un bambino o un adulto vivono nella

loro quotidianità. Queste tre sensazioni sono state riprese anche in questo lavoro di ricerca e nella

tabella sottostante si riassumono i risultati trovati.

Tabella 2 : Rabbia, tristezza e gioia vissute nelle differenti fasce d’età

Educazione fisica, palestra di emozioni

29

Rabbia

Questo tipo di emozione è una delle prime sensazioni che un bambino riconosce. A educazione

fisica questa emozione è spesso presente nei soggetti interpellati, indipendentemente dall’età. Il

soggetto numero 3 e 6 danno la loro opinione:

- «Si ho già vissuto la rabbia. Una volta, per esempio, dicevo che non ero stata presa e il mio

amico diceva di si. Lui insisteva. Ero arrabbiata perchè nessuno mi difendeva».

- «Quando facciamo palla due campi e poi perdiamo sento dentro di me del calore. Vorrei

spaccare qualcosa o urlare».

Interessante porre l’accento come diversi soggetti mettono in relazione la rabbia con il sentimento

d’ingiustizia. Il soggetto 8 spiega:

- «Quando c’è qualcuno che bara o non rispettano le regole. Sento un senso d’ingiustizia e mi

viene voglia di tirare dei calci. Mi viene qualcosa in testa».

Tristezza

Anche per quel che concerne il sentimento di tristezza, possiamo dire che tutti i soggetti intervistati

sono concordi nel dire che hanno già vissuto questo sentimento. Su questa emozione, però, si

denota come per i soggetti più giovani ci sia una presenza più marcata di questa emozione e in

quelli più grandi meno. Questi ultimi la riconoscono ma non la vivono più in modo amplificato

durante le ore di educazione fisica. I soggetti 4 e 7 dimostrano questa differenza:

- «Se sbaglio qualcosa o se qualcuno mi dice qualcosa, mi sento triste. A ginnastica vivo tante

emozioni».

- «Tristezza? Quando ero più piccola. Mi succedeva di piangere. Ma ora non mi capita più a

ginnastica».

Educazione fisica, palestra di emozioni

30

Gioia

Il sentimento legato alla gioia è forse l’emozione più riconosciuta a livello generale fra gli adulti e i

bambini. Questo sentimento è uno dei motori principali che spingono le persone a svolgere

un’attività o a compiere un’azione. Riconoscere questa emozione ad educazione fisica è molto

facile e tutti i soggetti intervistati sostengono che la vivono regolarmente durante le attività fisiche

proposte a scuola.

Anche per questa emozione, però, si può notare come la descrizione del proprio sentimento cambia

in base all’età.

I soggetti numero 1, 5 e 9 ci descrivono a loro modo questa emozione a educazione fisica:

- «Quando qualcuno mi aiuta sento la gioia. Nei giochi di squadra. Non so descriverla però.

Mi sento felice che gli altri vogliono aiutarsi l’un l’altro».

- «Quando i miei compagni mi difendono e mi proteggono sento della gioia. Mi sento

accolta».

- «A ginnastica vivo delle emozioni. Vivo spesso la felicità. Faccio sempre dei giochi che mi

rendono felice. Per esempio a palladuecampi, quando prendo qualcuno mi sento libero, ho

delle sensazioni positive. Mi sento più leggero e posso essere più sereno. Rido spesso.

L’emozione dura a lungo».

Educazione fisica, palestra di emozioni

31

Intelligenza emotiva

L’intelligenza emotiva è riconosciuta come una capacità importante che un individuo sviluppa nel

tempo e che gli permette di riconoscere e gestire delle situazioni emotive. Nella ricerca, i soggetti

intervistati hanno palesato, a differenza della loro età, una più o meno marcata capacità di

riconoscere le emozioni. Nella tabella sottostante è presentato un breve riassunto rispetto a questa

tematica.

Tabella 3 : Percezione delle emozioni, nei propri confronti e in quelli degli altri

Educazione fisica, palestra di emozioni

32

Riconoscere le emozioni e la sua importanza

La ricerca, su questo punto, vuole capire se i bambini siano in grado di osservare negli altri le

emozioni che stanno vivendo e come, a loro avviso, questa capacità possa aiutarli nella vita di tutti i

giorni.

In merito a questo, si può sottolineare come più l’età del soggetto è importante e più la presa di

coscienza delle emozioni altrui è evidente.

Questa differenza è evidenziata dai soggetti 2,5 e 8:

- «Sni (riconoscere le emozioni). Per esempio se il Davide è arrabbiato io lo vedo. Perchè non

mi parla. Vedo che i suoi occhi sono un po’ lucidi. Per esempio, oggi ho spinto il Mattia e

adesso non mi parla. So che è arrabbiato perché ha fatto la faccia da arrabbiato. Poi io mi

sono sentito in colpa».

- «Si riesco a riconoscerle. Non sempre però. Secondo me quando un compagno è felice lo

vedi perché sorride. Al contrario, se è triste piange o fa delle brutte facce. Ma per altre

emozioni, per esempio la gelosia, non riesco a riconoscerle.(…). Una volta ho visto una mia

amica emozionarsi tantissimo. Era felicissima, tutta rossa e piangeva. Era sorpresa. Non

riusciva più a parlare, respirava velocissimo».

- «Si riesco sempre. Mi dicono che capisco bene gli altri. Quando una mia amica è triste ma

non me lo vuole dire, io lo sento. È qualcosa che mi lega a lei, una sensazione che viene dal

petto. Loro mi contagiano. Mi metto nei loro panni. Se una persona vive un’emozione io la

vivo assieme a lei. Sono sensibile e se vedo queste cose poi le faccio parte di me. Sono

anche migliorata tanto nel tempo. Riesco a riconoscere le mie emozioni. Riesco meglio a

gestirle».

Possiamo notare, nelle risposte soprastanti, che la ragazza più grande sviluppa una descrizione delle

emozioni più marcata. Il racconto di quest’ultima è più mirato e c’è la consapevolezza che nel

tempo si è migliorata.

Interessante mettere in risalto come tutti i soggetti intervistati riconoscono le emozioni

principalmente attraverso le espressioni del viso (broncio, lacrime, occhi,..). Su questo punto, è

chiara la maggiore precisione di descrizione che hanno i ragazzi rispetto ai bambini. Per esempio, i

Educazione fisica, palestra di emozioni

33

ragazzi di terza media parlano sovente del tremolio di una persona, della sua postura, del suo

atteggiamento,.. Gli elementi che riescono a riconoscere nelle altre persone sono maggiori con

l’aumento dell’età.

Come detto in precedenza, la ricerca è anche interessata a capire se i soggetti interpellati ritengano

importante riconoscere le emozioni e per quale motivo.

Su questo punto, i soggetti intervistati concordano tutti con il dire che riconoscere le emozioni è una

capacità importante da sviluppare. L’importanza nel riconoscere le emozioni è principalmente data

dal fatto che così facendo si può capire la persona che si ha davanti e gestire in modo adeguato la

situazione. Per quel che riguarda la comprensione delle proprie emozioni, anche in questo caso, i

soggetti sostengono che questa capacità sia fondamentale per controllare i propri comportamenti e

impulsi.

I soggetti 1, 5, 6 e 7 esprimono il loro pensiero:

- «Se riconosci le emozioni ti aiuta perché potrai farlo anche da grande. Per esempio, se uno

sta vivendo delle emozioni tristi, io cerco di aiutarlo. Se non riconosci le emozioni non

capisci bene gli altri».

- «Molto importante. Se tratti male una persona non va bene e li capisci nella sua espressione

che non è felice. In quel momento vive un’emozione negativa ma se lo capisci sei ancora in

tempo a rimediare. (…) Se una persona è triste puoi aiutarla. Su di me invece, è importante

per conoscerti e per descrivere le tue sensazioni. Le persone possono aiutarti. Ora so gestire

meglio le emozioni. Riesco a valutarle. Riesco a sapere se è meglio reagire oppure no».

- «È bello riconoscere le emozioni degli altri. Se un compagno è triste o arrabbiato posso

aiutarlo e tirargli su il morale. Invece conoscere le mie emozioni significa gestire meglio il

tuo corpo e sapere come comportarsi in alcune situazioni. Adesso riesco meglio a

conoscermi. Sono più cosciente di quello che sto facendo».

- «Sapere come stai ti permette di affrontare in modo giusto alcune situazioni e far fronte ai

problemi».

Educazione fisica, palestra di emozioni

34

La gestione delle emozioni negli adulti dal punto di vista dei bambini

L’idea della ricerca è anche quella di capire il pensiero di un bambino o di un ragazzo in merito allo

sviluppo della capacità di riconoscere le emozioni. Per riuscire nell’intento, si è posta la domanda

rispetto agli adulti. Infatti, capire la loro opinione rispetto a una persona più grande di loro richiama

in modo spontaneo l’idea che nel tempo ci possa essere un miglioramento, oppure no, nella capacità

di vivere e riconoscere le sensazioni emotive.

Su questo punto, quasi tutti i soggetti, indipendentemente dalla loro età, sostengono che le persone

adulte sono in grado di gestire e riconoscere facilmente le proprie emozioni e quelle degli altri.

Importante da rimarcare come per quasi tutti gli intervistati la parola adulto richiami subito alla

visione del genitore. Questa visione a sua volta si riallaccia, in modo spontaneo, alla capacità che un

papà o una mamma hanno nel capire cosa sta vivendo il proprio figlio. L’esempio del soggetto 4

esplicita questo punto:

- «Gli adulti sono forti a riconoscere le emozioni, soprattutto i genitori. L’adulto ti ha creato e

capisce le tue emozioni. Conosce il tuo aspetto. Quando cambi faccia, lui capisce che

emozioni stai vivendo».

Un altro punto interessante da non sottovalutare è anche quello rispetto all’allenamento che una

persona può fare nel tempo e come essa possa migliorare nella capacità di riconoscere le emozioni.

A tal proposito, il soggetto 8 ci spiega:

- «Gli adulti capiscono bene le emozioni perché hanno più esperienza. Sanno gestire i

momenti dove possono essere felici, tristi,… Riescono a capire in che momento avere uno

stato d’animo. Anch’io sono migliorata nel tempo a vivere delle emozioni. Se ti alleni nel

vivere delle emozioni nel tempo, poi riesci a capirle e a saperle gestire. Non per tutte le

stupidate piangi e non per ogni piccolezza ti emozioni. Il bambino invece è molto più

sensibile, forse si emoziona sempre e per tutto, perché non è abituato».

Per finire questa analisi, è importante sottolineare come il verbo allenarsi compaia spesso nelle

parole degli intervistati. Tanti di loro, in aggiunta, pensano che l’educazione fisica sia un mezzo

importante per sviluppare la capacità nel riconoscere le emozioni. Il soggetto 7 dice:

Educazione fisica, palestra di emozioni

35

- «A ginnastica vivi delle emozioni e riesci a capirle, a farle tue».

Educazione fisica, palestra di emozioni

36

Analisi

Questa ricerca si è concentrata sul tema delle emozioni e come l’educazione fisica possa essere una

materia importante nella conoscenza di queste sensazioni. Questo studio mette l’accento

sull’importanza che le emozioni hanno sui bambini e su come essi siano in grado, con il tempo, di

viverle e accettarle.

In questo studio, tre grandi temi sono stati trattati: le emozioni che il bambino riesce a vivere nella

propria quotidianità e a educazione fisica, i sentimenti di rabbia, tristezza, gioia ed infine

l’intelligenza emotiva. Queste tre categorie sono indispensabili per capire il ruolo delle emozioni

nella crescita caratteriale del bambino e come l’educazione fisica possa essere una materia di spicco

per questo sviluppo.

L’obiettivo di questa parte di ricerca è quella di capire se le ipotesi formulate in precedenza possono

essere confermate oppure no. Le tre ipotesi elaborate sono:

- Durante le lezioni di educazione fisica il ragazzo potrebbe vivere diverse emozioni

contrastanti, che passeranno principalmente dalla felicità alla rabbia o dalla vergogna al

senso di fierezza.

- Nelle ore di educazione fisica le emozioni sono amplificate. Inoltre, in questa disciplina

l’allievo riconosce le emozioni in modo preciso e le esprime in modo chiaro (urla,

esclusione, paura, pianto).

- Più il ragazzo matura e più la descrizione e il riconoscimento delle emozioni migliorano.

Emozioni

La ricerca approfondisce questo tema nei bambini e nei ragazzi. I risultati mostrano come alcune

emozioni sono riconosciute in modo chiaro anche nei bambini che frequentano la terza elementare.

Quelle più presenti nelle descrizioni dei soggetti sono la felicità, la tristezza e la rabbia.

Quest’ultime, vengono sempre descritte tramite una sensazione interna, come se qualcosa

internamente al cuore facesse nascere un tipo di perturbamento fisico. Su questo argomento, Perna

Educazione fisica, palestra di emozioni

37

(2004) sostiene che nei bambini le sensazioni emotive sono quasi sempre immaginate all’interno del

proprio corpo. Come se un evento creasse un mutamento fisico interno.

Per quel che riguarda il riconoscimento delle emozioni negli altri, i bambini mostrano chiaramente

una capacità nel leggere le espressioni di base legate a certe emozioni. Per esempio collegano il

pianto con la tristezza, il sorriso con la felicità e la faccia rossa con la rabbia. Agganciandoci a

queste osservazioni è possibile riprendere l’idea di Darley (1991) che sostiene che le emozioni

primarie siano innate e che fin da bambini esse siano rappresentate in espressioni del viso chiare e

riconoscibili. Questa capacità dei bambini nel riconoscere le emozioni di base è evidente soprattutto

quando sono coinvolti in situazioni emotivamente importanti. Per esempio, durante un litigio

oppure quando un compagno non rispetta una regola o un patto. La ricerca mette in rilievo

quest’ultimo punto e dimostra come le emozioni più importanti vissute e riconosciute dai bambini

sono quasi sempre messe in relazione con un avvenimento particolare. La situazione nella quale

l’emozione è vissuta è sempre descritta in modo preciso, come se la sensazione provata in quel

momento rafforzasse il ricordo.

Se ci concentriamo sull’educazione fisica, lo studio fatto dimostra in modo chiaro come questa

disciplina sia in grado di far nascere sensazioni positive e negative in continuazione nell’individuo,

indipendentemente dall’età. I soggetti interpellati hanno permesso di evidenziare l’importanza delle

emozioni in questa materia e come in essa si riesca a vivere le emozioni dette primarie in modo

continuo e approfondito. Le sensazioni maggiormente vissute durante queste ore scolastiche sono la

felicità e la rabbia. Si tratta di due emozioni contrastanti ma che si ripercuotono sullo studente in

modo continuo e marcato. Questa situazione, a primo approccio paradossale, può essere spiegata

dal tipo d’attività proposta a educazione fisica. Infatti, come spiega Ferretti (2008), l’attività fisica è

promotrice di sensazioni emotive importanti poiché racchiude in sé una moltitudine di azioni che

necessitano la messa in atto di scelte sul proprio comportamento rispetto a una data situazione

(scappare, trovare velocemente, affrontare o no un ostacolo). Queste decisioni implicano

inevitabilmente delle emozioni. Nella stessa lezione quindi, il ragazzo è confrontato con la vittoria e

la sconfitta, con la gioia e la delusione.

A seguito di queste osservazioni, possiamo dire che la ricerca fatta conferma solo in parte l’ipotesi

fatta su questo tema. Il ragazzo vive delle emozioni contrastanti a educazione fisica che si

concentrano sulla rabbia e la felicità. Eppure, la ricerca non può confermare che anche il senso di

Educazione fisica, palestra di emozioni

38

fierezza e il senso di vergogna compaiono in modo evidente nelle ore di educazione fisica perché i

soggetti interpellati non ne hanno mai parlato.

Rabbia, tristezza e gioia

Queste tre emozioni sono state descritte in modo chiaro da tutti i soggetti interpellati. I risultati

scaturiti sono assai evidenti nel mostrare come queste tre sensazioni sono riconosciute in modo

preciso, indipendentemente dall’età. Lo studio fatto mostra come per ogni tipo di emozione il

bambino o il ragazzo sia in grado di segnalare delle caratteristiche facciali o fisiche. Questa

scoperta si riallaccia pienamente alla teoria di Ekman (2008) che sostiene che le emozioni primarie

sono facilmente riconoscibili grazie a dei cambiamenti fisici. Se ci si concentra sulla rabbia, per

esempio, un soggetto arrabbiato ha una tendenza ad arrossire, a serrare le mascelle, ad abbassare le

sopracciglia e così via.

La ricerca fatta, inoltre, dimostra come a educazione fisica tutte e tre le emozioni sono presenti.

Ogni soggetto interpellato racconta delle situazioni di gioco nelle quali riesce a riconoscere queste

sensazioni. Esse sono spesso descritte con dei termini comuni, tali che pianto, urla (“vorrei spaccare

tutto”), saltelli (“saltello dappertutto e vorrei abbracciare tutti) e via dicendo. Queste tre emozioni,

secondo la nostra ricerca, sono vissute in modo intenso nelle ore di educazione fisica e scaturiscono

negli allievi dei comportamenti ben precisi. Essi sono riconosciuti dai compagni e riescono a far

passare un messaggio non verbale importante. Su questo punto Zerbini (2011) conferma la nostra

idea, dicendo che il ragazzo esplicita in modo chiaro i suoi sentimenti quando sta svolgendo

un’attività fisica, perché in essa si sente maggiormente libero di farlo rispetto a in un altro contesto

sociale (classe, casa). Lo studio aggiunge a quest’idea il fatto che in un luogo come la palestra, il

bambino è meno inibito e lascia uscire le sue emozioni in modo più libero. Le sensazioni vissute

internamente si amplificano e gli atteggiamenti legati a esse si moltiplicano. Darley (1993), su

quest’argomento, afferma che il movimento amplifica le sensazioni emotive di chi le vive.

Per questi motivi, la ricerca conferma la seconda ipotesi formulata. L’allievo vive in modo

importante le emozioni a educazione fisica e sia lui sia i suoi compagni riescono a riconoscere le

sensazioni che sta vivendo.

Educazione fisica, palestra di emozioni

39

Intelligenza emotiva

Il tema dell’intelligenza emotiva è chiaramente quello più coinvolgente nella ricerca e quello che

più aiuta il lettore a capire l’importanza delle emozioni nella crescita caratteriale del ragazzo. Lo

studio fatto dimostra come la descrizione delle proprie emozioni e quelle degli altri diventa

maggiormente precisa più l’età del soggetto interpellato aumenta. Le frasi di un ragazzo di terza

media, legate a questo tema, cambiano in modo radicale rispetto a quelle di uno di terza elementare.

Quest’ultimo, è più impacciato e con la visione delle emozioni leggermente offuscata. Al contrario,

il ragazzo più grande è capace di raccontare nei dettagli le sensazioni interne ed esterne che alcune

emozioni fanno scaturire nell’essere umano. Inoltre, nella ricerca è chiara la differenza di capacità

nel gestire le proprie emozioni fra i soggetti più giovani e quelli più grandi. A partire dai ragazzi di

quinta elementare si inizia a intuire come alcune emozioni sono “assimilate” e come le conseguenze

di esse nel loro atteggiamento è meno marcato. Per esempio, la tristezza non è più legata

unicamente al pianto ma viene associata a un senso di solitudine. I ragazzi di quinta, quindi,

mostrano già una capacità marcata nel gestire le sensazioni emotive che si presentano nella

quotidianità. Di conseguenza, è possibile confermare che nel tempo vi è uno sviluppo

dell’intelligenza emotiva. Su questo punto Goleman (1997) conferma la nostra visione, dicendo che

l’intelligenza emotiva rappresenta la capacità di riconoscere i propri sentimenti e quelli degli altri,

saper gestire in modo positivo le proprie emozioni, saper motivare noi stessi e sapere gestire le

sensazioni che ci invadono quotidianamente nelle relazioni con gli altri e con noi stessi in modo

adeguato.

L’idea di Goleman è quindi evidente nello studio fatto e ci conferma come a differenza dell’età, la

consapevolezza di poter vivere o meno delle emozioni aumenta o diminuisce.

Per quel che riguarda l’educazione fisica, la ricerca mette in luce come essa può essere un mezzo

importante per sviluppare questo tipo d’intelligenza. I risultati presentati in questo documento,

infatti, dimostrano come i soggetti interpellati riconoscono che nell’attività fisica si sviluppano delle

sensazioni emotive molto importanti. Maggiore è l’età del soggetto intervistato e maggiore è la

consapevolezza che in questa materia si vivono delle emozioni. I soggetti più maturi inoltre,

spiegano che riescono a viverle in modo più sereno e che, a confronto di quando erano piccoli,

riescono a capire come comportarsi quando delle situazioni emotive si presentano a loro. Per molti,

l’emozioni è diventato un mezzo per ascoltarsi e per capire come svolgere una data azione (“saltare

Educazione fisica, palestra di emozioni

40

nel vuoto oppure no”). Parlebas (1981) rafforza questa nostra idea sottolineando che tramite

l’azione il ragazzo esprime una parte del suo vissuto e ne crea una parte della sua futura personalità.

Vivere l’emozione o il sentimento tramite la condotta motoria, quindi, cambia il modo di vedere le

situazioni e aiuta il ragazzo a capire come adattare il proprio operato alle varie opportunità che gli si

aprono di fronte.

La ricerca svolta vuole far capire, inoltre, come gli stessi ragazzi si rendano conto che saper gestire

le proprie emozioni e riconoscerle negli altri sia una capacità importante da sviluppare (“così puoi

aiutare gli altri o accettare alcuni loro atteggiamenti”).

Seguendo questi punti, possiamo confermare la terza ipotesi fatta. Il ragazzo, nel tempo riesce a

migliorare la sua capacità di descrizione ed osservazione rispetto alle emozioni. Questa capacità lo

aiuta a gestire i sentimenti emotivi e a comportarsi in maniera adatta quando li vive.

Educazione fisica, palestra di emozioni

41

Conclusione

Grazie a questa ricerca ho potuto associare in modo concreto la parte pratica vista in classe con gli

allievi alla teoria imparata alla Scuola Pedagogica di Locarno. Inoltre, ho potuto fare una ricerca in

un ambito che mi piace e che considero molto importante per la mia formazione come docente.

Riuscire a studiare e a capire come le emozioni dei ragazzi possono svilupparsi nel tempo e

soprattutto nella mia materia è stato per me una grande soddisfazione e conferma di idee già

sviluppate in passato. Questa ricerca ha rafforzato in me le convinzioni che l’educazione fisica è

una materia privilegiata per lo sviluppo caratteriale dell’alunno rispetto a tante altre perché

racchiude in essa l’azione. Quest’ultima diventa fondamentale per far vivere ai bambini delle

situazioni emotive importanti. L’educazione fisica, inoltre, diventa quindi cruciale per la personalità

dell’alunno. Le attività fisiche lo spingono a mettersi in gioco in situazioni differenti e a vivere delle

emozioni. Migliorare e sviluppare l’intelligenza emotiva diventa uno degli aspetti più belli della

nostra disciplina.

In prospettiva, grazie a questa ricerca, mi piacerebbe trattare con le mie classi degli itinerari

didattici che hanno come primo tema quello delle emozioni. Fare delle attività legate alla

dimensione affettiva e rendere attenti i ragazzi sulle differenti emozioni che riscontrano, potrebbe

essere un percorso formativo arricchente e potrebbe sviluppare delle conoscenze approfondite su

come e quando i ragazzi vivono delle particolari sensazioni. Inoltre, tematizzare questo campo di

studio permetterà agli allievi, in modo inconscio, di allenare l’intelligenza emotiva. Per entrare nel

concreto, un tema che mi piacerebbe approfondire, seguendo la linea avuta in questa ricerca, è

quello legato alla paura. Infatti, questa emozione può essere trattata grazie a delle attività

psicomotorie come la scalata o i tuffi. Riuscire a conoscere le proprie paure, combatterle o farne

tesoro, potrebbe essere la base di un percorso didattico futuro divertente e valorizzante per tutti.

Questa pubblicazione, Educazione Fisica, Palestra di Emozioni, scritta da Mirco Ratti, è rilasciata

sotto Creative Commons Attribuzione – Non commerciale 3.0 Unported License.

Educazione fisica, palestra di emozioni

42

Bibliografia

Opere:

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Psychology Press. • Collettivo (2000). Piano di formazione della scuola media. DECS, Bellinzona. • Darley, J. (1991). Psychology. Pretice Hall College Div: 5th edition. • Dell’Avo, A. (2011). Giochi di cooperazione-opposizione, quali emozioni vissute? Lavoro

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Siti:

• www.qims.ch • www.tesionline.it • www.pnas.org • www.wikipedia.org/wiki/Tristezza

Educazione fisica, palestra di emozioni

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Allegati

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• Costruire una sana autostima,

rendendosi conto del valore del

proprio corpo, delle proprie potenzia-

lità e dei propri limiti.

• Assumere rischi “soggettivi” control-

lati.

• Osare nel prendere decisioni.

• Gestire adeguatamente le proprie

emozioni.

• Mettersi alla prova in situazioni di

sfida.

• Rispettare le regole.

• Gestire adeguatamente le proprie

emozioni.

• Mettersi alla prova in situazioni di

sfida.

Osare nel prendere rischi soggettivi

controllati.

• Osare nel prendere decisioni.

• Accettare di svolgere attività con gli

altri.

• Rispettare le regole.

• Accettare di assumere tutti i ruoli e i

rispettivi sottoruoli sociomotori.

• Accettare i cambiamenti di ruolo

sociomotorio all’interno della stessa

situazione motoria.

• Accettare di assumere comporta-

menti adeguati alla situazione,

tenendo conto della sicurezza propria,

degli altri e dell’ambiente.

• Osare nel prendere rischi soggettivi

controllati.

• Gestire adeguatamente le proprie

emozioni in ambienti diversi.

• Osare nel prendere decisioni.

• Regolare l’azione o rinforzare

l’esecuzione corretta, analizzando la

modalità di approccio ed esecuzione

del compito motorio.

• Eseguire e gestire i movimenti di

base.

• Richiamare tecniche, capacità e

abilità precedentemente acquisite e le

relative percezioni sensomotorie per

facilitare l’apprendimento di attività

che impongono richieste simili.

• Eseguire dei gesti tecnici efficaci.

• Trovare e mettere in atto strategie

motorie personali.

• Prendere decisioni su “che cosa”

fare, su “quando” e “dove” svolgere

un’ azione motoria.

• Controllare e gestire le capacità

coordinative.

• Prendere decisioni su “che cosa”

effettuare, su “quando” e “dove”

svolgere un’azione di gioco.

• Controllare e gestire le capacità

coordinative.

• Eseguire e gestire i movimenti di

base.

• Trovare e mettere in atto strategie

motorie personali/originali/creative.

• Utilizzare e adattare le regole in uno

spirito di cooperazione verso obiettivi

comuni.

• Prendere decisioni su “che cosa” effettuare, su “quando” e “dove” svolgere un’azione di gioco.• Adattare la propria motricità al mutare delle caratteristiche dell’ambiente.• Eseguire e gestire i movimenti di base.

Psic

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rendendosi conto del valore del

proprio corpo, delle proprie potenzia-

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• Assumere rischi “soggettivi” control-

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• Osare nel prendere decisioni.

• Gestire adeguatamente le proprie

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• Mettersi alla prova in situazioni di

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• Rispettare le regole.

• Gestire adeguatamente le proprie

emozioni.

• Mettersi alla prova in situazioni di

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• Osare nel prendere decisioni.

• Accettare di svolgere attività con gli

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• Rispettare le regole.

• Accettare di assumere tutti i ruoli e i

rispettivi sottoruoli sociomotori.

• Accettare i cambiamenti di ruolo

sociomotorio all’interno della stessa

situazione motoria.

• Accettare di assumere comporta-

menti adeguati alla situazione,

tenendo conto della sicurezza propria,

degli altri e dell’ambiente.

• Osare nel prendere rischi soggettivi

controllati.

• Gestire adeguatamente le proprie

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• Osare nel prendere decisioni.

• Regolare l’azione o rinforzare

l’esecuzione corretta, analizzando la

modalità di approccio ed esecuzione

del compito motorio.

• Eseguire e gestire i movimenti di

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• Richiamare tecniche, capacità e

abilità precedentemente acquisite e le

relative percezioni sensomotorie per

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• Eseguire dei gesti tecnici efficaci.

• Trovare e mettere in atto strategie

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• Prendere decisioni su “che cosa”

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• Controllare e gestire le capacità

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• Prendere decisioni su “che cosa”

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• Controllare e gestire le capacità

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• Eseguire e gestire i movimenti di

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• Trovare e mettere in atto strategie

motorie personali/originali/creative.

• Utilizzare e adattare le regole in uno

spirito di cooperazione verso obiettivi

comuni.

• Prendere decisioni su “che cosa” effettuare, su “quando” e “dove” svolgere un’azione di gioco.• Adattare la propria motricità al mutare delle caratteristiche dell’ambiente.• Eseguire e gestire i movimenti di base.

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Educazione fisica, palestra di emozioni

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Foglio da firmare:

Educazione fisica, palestra di emozioni

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Esempio di un colloquio (soggetto 7):

1) Un’emozione è qualcosa che senti dentro, che deriva da un’azione, gesto o parola. Tipo la felicità, la provi quando riesci a fare qualcosa, quando ricevi una bella notizia o quando ti fanno dei complimenti. Vivi un’émozione quando ti arrabbi, quando hai paura, l’amore, il disgusto. Ho vissuto una tristezza forte quando è morto mio nonno. Ho sentito vuoto. Mi sono emozionata e sentivo qualcosa di brutto. Le emozioni ti portano fuori controllo. Non riesci a capire bene quando stai bene o male. Quando sono triste non dormo e mi vengono le occhiaie sotto gli occhi, non sto più dritta, la mia postura cambia e sono “mogia-mogia”.

2) Si riesco sempre. Mi dicono che capisco bene gli altri. Quando una mia amica è triste ma non me lo vuole dire io lo sento. È qualcosa che mi lega a lei, una sensazione che viene dal petto. Loro mi contagiano. Mi metto nei loro panni. Se una persona vive un’emozione io la vivo assieme a lei. Sono sensibile e se vedo queste cose poi le faccio parte di me. Sono anche migliorata tanto nel tempo. Ricono a conoscere le mie emozioni. Riesco meglio a gestirle.

3) A ginnastica vivo delle emozioni. Mi emoziono quando sento la felicità dentro di me. Per esempio quando mi saltano addosso perché ho fatto un punto. Vivo tante volte la felicità. Quando riesco a raggiungere un obiettivo sento in me diverse situazioni che cambiano. Nel viso e poi esulto.

4) (Rabbia) Quando c’è qualcuno che bara o non rispettano le regole. Sento un senso d’ingiustizia e mi vien voglia di tirare dei calci. Mi viene qualcosa in testa. (tristezza). A ginnastica non vivo quasi mai la tristezza.

5) Si molto perché se riconosci le emozioni degli altri puoi sapere come affrontare la situazione. Se una persona è triste puoi tirargli su il morale.

6) Gli adulti capiscono bene le loro perché hanno più esperienza. Sanno gestire i momenti dove possono essere felici, tristi,… Riescono a capire in che momento avere uno stato d’animo. Anch’io sono migliorata nel tempo a vivere delle emozioni. Se ti alleni a vivere delle emozioni nel tempo poi riesci a capirle e saperle gestire. Non per tutte le stupidate piangi e non per ogni piccolezza ti emozioni. Il bambino invece è molto più sensibile, forse si emoziona sempre e per tutto, perché non è abituato.