EDUCATION 2014-2015 · del regno, di me stessa, o de' miei figli. La pietà degli dèi sola ci...

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Alceste di Christoph Willibald Gluck workshop rivolto alle classi di Liceo classico 1 EDUCATION 2014-2015

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Alcestedi Christoph Willibald Gluckworkshop rivolto alle classi di Liceo classico

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EDUCATION 2014-2015

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martedì 17 marzo 2015

ore 10.00 Sale apollinee del Teatro La Fenice:ore 12.00 1° fase preparazione per le classi ore 15.30 Teatro La Fenice: 2° fase prova generale

Ideazione e coordinamento del progetto a cura dell’area formazione & multimedia della Fondazione Teatro La Feniceresponsabile Simonetta Bonatoinfo: [email protected]

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PREFAZIONE

Nella celebre prefazione (redatta con ogni probabilità assieme a Calzabigi) alla prima stampa di Alceste, edita a Vienna nel 1769 presso Trattnern con dedica al Granduca di Toscana, futuro imperatore Leopoldo II, Gluck (1714-87) espone le sue idee sulla riforma dell'opera seria in un compendio essenziale e illuminante.

ALTEZZA REALE! Quando presi a far la musica dell'Alceste mi proposi di spogliarla affatto di tutti quegli abusi che, introdotti o dalla mal intesa vanità dei Cantanti, o dalla troppa compiacenza de' Maestri, da tanto tempo sfigurano l'Opera italiana, e del più pomposo e più bello di tutti gli spettacoli, ne fanno il più ridicolo e il più noioso. Pensai restringere la musica al suo vero ufficio di servire la poesia, per l'espressione e per le situazioni della favola, senza interromper l'azione o raffreddarla con degli inutili superflui ornamenti, e crederei ch'ella far dovesse quel che sopra un ben corretto e ben disposto disegno la vivacità de' colori e il contrasto bene assortito de' lumi e delle ombre, che servono ad animare le figure senza alterarne i contorni. Non ho voluto dunque né arrestare un attore nel maggior caldo del dialogo per aspettare un noioso ritornello, né fermarlo a mezza parola sopra una vocal favorevole, o a far pompa in un lungo passaggio dell'agilità di sua bella voce, o ad aspettare che l'Orchestra gli dia il tempo di raccorre il fiato per una cadenza. Non ho creduto di dover scorrere rapidamente la seconda parte di un'aria, quantunque fosse la più appassionata e importante per aver luogo di ripeter regolarmente quattro volte le parole della prima, e finir l'aria dove forse non finisce il senso, per dar comodo al cantante di far vedere che può variare in tante guise capricciosamente un passaggio; insomma ho cercato di sbandire tutti quegli abusi de' quali da gran tempo esclamavano invano il buon senso, e la ragione. Ho immaginato che la sinfonia debba prevenire gli spettatori dell'azione che ha da rappresentarsi, e formare, per dir così, l'argomento: che il concerto degli istrumenti abbia a regolarsi a proporzione degl'interessi e della passione, e non lasciare quel tagliente divario nel dialogo fra l'aria e il recitativo, che non tronchi a controsenso il periodo, né interrompa mal a proposito la forza e il caldo dell'azione. Ho creduto poi che la mia maggior fatica dovesse ridursi a cercare una bella semplicità; ed ho evitato di far pompa di difficoltà in pregiudizio

della chiarezza; non ho giudicato spregevole la scoperta di qualche novità, se non quando fosse naturalmente somministrata dalla situazione e dall'espressione; e non v'è regola d'ordine ch'io non abbia creduto doversi di buona voglia sacrificare in grazie dell'eletto. Ecco i miei principi Per buona sorte si prestava a meraviglia al mio disegno il libretto, in cui il celebre autore, immaginando un nuovo piano per il drammatico, aveva sostituito alle fiorite descrizioni, ai paragoni superflui e alle sentenzio se e fredde moralità, il linguaggio del cuore, le passioni forti, le situazioni interessanti e uno spettacolo sempre variato. Il successo ha giustif icato le mie massime, e l'universale approvazione in una città così illuminata ha fatto chiaramente vedere che la semplicità, la verità e la naturalezza sono i grandi principii del bello in tutte le produzioni dell'arte. Con tutto questo, malgrado le replicate istanze di persone le più rispettabili per determinarmi di pubblicare con le stampe questa mia opera, ho sentito tutto il rischio che si corre a combattere dei pregiudizi così ampiamente, e così profondamente radicati, e mi son veduto in necessità di premunirmi del patrocinio potentissimo di VOSTRA ALTEZZA REALE implorando la grazia di prefiggere a questa mia opera il suo augusto nome, che con tanta ragione riunisce i suffragi dell'Europa illuminata. Il gran Protettore delle bell'Arti, che regna sopra una nazione, che ha la gloria di averle fatte risorgere dalla universale oppressione, e di produrre in ognuna i più gran modelli, in una città ch'è stata sempre la prima a scuotere il giogo de' pregiudizi volgari per farsi strada alla perfezione, può solo intraprendere la riforma di questo nobile spettacolo in cui tutte le arti belle hanno tanta parte. Quando questo succeda resterà a me la gloria d'aver mossa la prima pietra, e questa pubblica testimonianza della sua alta Protezione al favor della quale ho l'onore di dichiararmi con il più umile ossequio

di V.A.R. umil.mo dev.mo obl.mo servitore Cristoforo Gluck.

Tratto da: Storia della musica, a cura della Società Italiana di Musicologia , L’età di Mozart e di Beethoven 6, Giorgio Pestelli, EDT 1979

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TRAMA

ATTO PRIMO L’azione si svolge nella città di Fera, in Tessaglia

Il popolo è triste e angosciato per il misterioso male che sta uccidendo il Admeto re di Fera [Ah di questo afflitto regno]. Spronati dalla regina Alceste e guidati dal Gran sacerdote d’Apollo, tutti si recano al tempio di Apollo per offrire sacrifici. Ma la risposta dell’Oracolo è lapidaria e terribile: «Il re morrà, s’altri per lui non more». Tutti [Che annunzio funesto], fuggono atterriti tranne Alceste [Ombre, larve], che medita di sacrificare se stessa per amore del marito .

ATTO SECONDO

Orrida selva, il luogo scelto da Alceste per offrirsi alle divinità degli inferi

I numi accolgono la sua offerta e acconsentono alla richiesta della regina Alceste di rivedere per un’ultima volta i suoi cari.

Nel Palazzo realeSi sta festeggiando la repentina guarigione di Admeto [Dal lieto soggiorno]. Ogni gioia sparisce quando Alceste, dopo molte esitazioni, rivela all’incredulo consorte di aver sacrificato la propria vita per salvare la sua. Admeto, sconvolto, non vuole accettare lo scambio e intende tornare all’Oracolo [No, crudel] per rifiutare l’offerta. Alceste [Figli, diletti figli!] dà il suo ultimo, struggente saluto ai due figli .

ATTO TERZOAdmeto comunica al fido Evandro che i numi non accettano che il re prenda il posto della sua sposa. L’ultimo, toccante addio tra Alceste e Admeto è interrotto dall’arrivo delle divinità infernali, che trascinano via la regina. Tutto il popolo [Piangi o patria!] intona un commosso lamento. Ma mentre Admeto manifesta la volontà di morire per seguire la sua sposa, a stento trattenuto da Evandro e Ismene, un improvviso bagliore segnala l’arrivo del Dio Apollo: gli dèi hanno avuto pietà del dolore di Admeto e del sacrificio di Alceste e Apollo rende la regina al suo consorte, ai figli e al popolo. Il popolo canta la virtù di Alceste [Regna a noi].

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ALCESTETragedia per musica

Libretto di Ranieri De CalzabigiMusica di Christoph Willibald Gluck

Prima esecuzione: 26 dicembre 1767, Vienna, Burgtheater.

PERSONAGGIAdmeto, re di Fera in Tessaglia tenoreAlceste, sposa di Admeto sopranoEumelo, figlio di Alceste e Admeto sopranoAspasia, figlia di Alceste e Admeto sopranoEvandro, confidente d'Admeto tenoreIsmene, confidente d'Alceste sopranoApollo baritonoGran sacerdote d'Apollo  baritonoUn banditore bassoUn nume infernale bassoOracolo basso

Coro di Cortigiani, e Cittadini, di Damigelle d'Alceste, di Sacerdoti d'Apollo, di Numi infernali.

La scena è in Fera.

Atto primo

[Ouverture]Scena primaGran piazza della città di Fera terminata dalla facciata del real palazzo, con gran porta, e sopra di essa balcone praticabile.All'alzarsi della tenda si vede tutta la piazza ingombrata da folto Popolo, confusamente disposto. Tutti hanno in mano rami d'ulivo intrecciati di nastri, simbolo de' supplicanti, e mostrano estrema afflizione. A destra ara su cui bruciano de' profumi: a sinistra Evandro, Ismene, e alcuni de' Cittadini più distinti; indi, sul balcone del real palazzo, preceduto da improvviso suono di tromba, un Banditore.

[Recitativo]UN BANDITOREPopoli che dolenti  della sorte d'Admeto, in lui piangetepiù il padre che il regnante; udite: È giuntoper lui l'ultimo dì: non ha soccorso,speme non ha. D'inesorabil mortepreda ugualmente sononel tugurio i pastori, i re sul trono.(dopo breve sbigottimento cagionato dall'annunzio fatto al popolo dal banditore, prorompono tutti nel coro che segue)

[Coro]COROAh di questo afflitto regno,    giusti dèi, che mai sarà!No, per noi del ciel lo sdegnopeggior fulmine non ha.

ISMENEuna voce Infausta reggia! che immersa in gemitodi voci flebili risuonerà.Patria infelice! che un denso turbined'armi straniere circonderà.

COROAh di questo afflitto regno,giusti dèi, che mai sarà!

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[Aria di pantomima] [Recitativo]

EVANDRO(esprime desolazione e lutto)Amorosi vassalli, oggi riceve  di tante sue virtù nel comun luttoun giusto premio il nostro re. Ma invanoper lui si piange: alle preghiere, a' votinon son propizi i numi. Andiamo a' tempivittime, e doni ad offerir: si chiedaun oracolo almeno; almen si sappiain sì grave perigliose per noi v'è pietà, se v'è consiglio.

 [Coro]COROAh di questo afflitto regno,  giusti dèi, che mai sarà!

EVANDROuna voce

Perché a' tiranni ride serenal'adulatrice felicità!E i giusti gemono nella catenad'inseparabile avversità!

COROAh di questo afflitto regno...(s'apre la gran porta del palazzo)

[Recitativo]EVANDROTacete... Ah della reggia  s'apron le porte!... Oh dio!Mi trema il cor: mille funesti oggettimi dipinge il pensier. Venite, andiamola dolente reginapietosi a consolar... Ma no... Fermate...(comparisce sulla porta del palazzo la regina)

EVANDROCo' mesti figli suoi viene ella stessa.

Scena secondaAlceste, Eumelo, Aspasia, Damigelle, e Cortigiani con Alceste, e detti.(il popolo voltandosi verso il palazzo, e veduta uscirne Alceste, che tien per mano i due suoi figli, separasi a dritta, e a sinistra per darle luogo, e intanto canta il seguente coro)

[Coro]CORO a destraMisero Admeto!...  

CORO a sinistraPovera Alceste!...

CORO a destraDolenti immagini...

CORO a sinistraIdee funeste...

TUTTO IL CORODi duol, di lagrime, e di pietà.

CORO a destraChi fra gli amplessi...

CORO a sinistraChi fra i lamenti...

CORO a destraDe' figli teneri...

CORO a sinistraFigli innocenti.

TUTTO IL COROL'afflitta madre consolerà!

[Recitativo]ALCESTEPopoli di Tessaglia, ah mai più giusto  fu il vostro pianto! A voi non men, che a questiinnocenti fanciulliAdmeto è padre. Io perdoil caro sposo, e voil'amato re. La nostrasola speranza, il nostro amor c'invola

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questo caso crudel: né so chi primain sì grave sciaguraa compianger m'appiglidel regno, di me stessa, o de' miei figli.La pietà degli dèi sola ci restaa implorare, a ottener: verrò compagnaalle vostre preghiere,a' vostri sacrifizi: avanti all'areuna misera madre,due bambini infelici,tutto un popolo in pianto,presenterò così. Forse con questospettacolo funesto, in cui dolentegli affetti, i voti suoi dichiara un regno;placato alfin sarà del ciel lo sdegno.

  [Aria e Coro]ALCESTEIo non chiedo, eterni dèi,  tutto il ciel per me sereno;ma il mio duol consoli almenoqualche raggio di pietà.Non comprende i mali miei,né il terror che m'empie il petto,chi di moglie il vivo affetto,chi di madre il cor non ha. EUMELOMadre mia...

ASPASIABella madre...

EUMELONon t'affligger così...

ASPASIATu mi dicesti...

EUMELOMadre, tu m'insegnasti...

ASPASIATi sovvien...

EUMELOTe 'l rammenti...

ASPASIA E EUMELOChe son giusti gli dèi, che son clementi. ALCESTECari figli, del dilettosposo mio ritratti espressi;ah correte a' dolci amplessi,ah stringetevi al mio sen!Freddo ho il sangue in ogni vena,se a voi penso, o figli amati!Ah di me più sventuratinon vi renda il fato almen! COROa sinistraMiseri figli! Povera Alceste!Dolenti immagini... Idee funeste...

TUTTO IL CORODi duol, di lagrime, e di pietà.

COROa destraChi fra gli amplessi... Chi fra i lamenti...De' figli teneri... Figli innocenti.

TUTTO IL COROL'afflitta madre consolerà!

  [Recitativo]ALCESTENon si perda, o miei fidi  l'ora in dolersi. Insiemela clemenza dei numicorriamo ad implorar: già si preparaper cenno mio il sacro rito. Io stessaa voi darò l'esempiod'umiltà, di rispetto.

TUTTIAl tempio, al tempio.  Ah di questo afflitto regnogiusti dèi, che mai sarà!

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Ah per noi del ciel lo sdegnopeggior fulmine non ha!(parte Alceste, e seco tutti)

Scena terzaTempio d'Apollo con statua colossale del nume, ara, e tripode.Gran sacerdote preceduto da Ministri, e Sacrificatori con incensieri, e strumenti da sacrifizio.Ministri, sacrificatori, Gran sacerdote 

[Aria di pantomima]  [Coro e Preghiera]

CORODilegua il nero turbine  che freme al trono intorno,o faretrato Apollinecol chiaro tuo splendor.Sai che ramingo ed esulet'accolse Admeto un giorno,che dall'Anfriso al marginetu fosti suo pastor. GRAN SACERDOTE(avvicinandosi all'ara)  A te nume del giorno, a te del cieloornamento e splendor, da noi svenatequeste vittime sono: a te consumala sacra fiamma arabo odore. Ingombracolle nere ali sue l'orrida morteil nostro amore, il nostro re: risplendaun tuo raggio per lui: tu rasserenala Tessaglia infelice in pianto involta,e d'un popolo amante i voti ascolta. CORODilegua il nero turbine  che freme al trono intorno,o faretrato Apollinecol chiaro tuo splendor. GRAN SACERDOTESospendete o ministri  il sacrifizio e le preghiere: al tempiola regina s'avanza: alla dolentedevota pompa esser vorrà presente.

Scena quartaAlceste, Eumelo, Aspasia, Evandro, Ismene, Damigelle, Cortigiani, Popolo, e detti.Entra il Séguito della Regina con doni per il nume, e s'alloga il Popolo co' Sacerdoti a diritta e a sinistra.

[Aria di pantomima][Coro e Scena]

 ALCESTE(vicino all'ara)  Nume eterno, immortal, se col tuo sguardoche de' nostri pensieriscopre i segreti, in me finor trovastipuro cor, caste voglie,innocenza, e pietà: se ogni mia sorteda te conobbi: e se il tuo culto, e questaimmagin tua mai fu da me neglettal'offerte, i voti miei benigno accetta. CORODilegua il nero turbine  che freme al trono intorno,o faretrato Apollinecol chiaro tuo splendor.

GRAN SACERDOTEI tuoi prieghi, o regina, i doni tuoipropizio oltre l'usatoApollo accoglie. A cento segni espressigià presente, io l'affermo... Ecco che invasodal suo sacro furor quel che ragionooltrepassa il mortale...(infiammandosi a poco a poco, e con entusiasmo)Ecco si spandeodor celeste... Al simulacro intornoarde un cerchio di luce... Ah! Già son pieniquesti archi, e queste muradella mente del nume. I suoi decretiei stesso detterà... L'altare ondeggia...il tripode vacilla...si scuote il sol... rimbomba il tempio... O genti,in rispetto, in timoretacete, udite... E tu deponi Alcestel'orgoglio del diadema;piega a terra la fronte, ascolta, e trema.(s'avanza la regina co' figli all'ara, e s'inginocchia)  

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ORACOLO(si pronunzia dalla bocca del nume)  Il re morrà, s'altri per lui non more.

COROChe annunzio funesto    di nuovo terrore!Fuggiamo da questosoggiorno d'orrore.(pronunziato appena l'Oracolo, fuggono tutti dal tempio)

Scena quintaAlceste, Eumelo, e Aspasia.

[Recitativo]ALCESTE(dopo breve sbigottimento)  Ove son! Che ascoltai! Qual non oscurooracolo fataleil nume pronunziò!(s'alza)Che fiero istantequesto è per me! Quanti e diversi affettimi solleva nel cor! Rispetto, amore,maraviglia, spavento,debolezza, e virtù: tutti a vicenda,mi s'affollano in sen. Son sì smarritanel turbamento inusitato, e nuovo,che in me cerco me stessa, e me non trovo.Questo dunque è il soccorsoche dal cielo aspettai! Morrà lo sposo,s'altri per lui non more!... A chi proporlo!...Da chi sperarlo!... A quel crudel decretociascun m'abbandonò.(guadando intorno)De' miei fedelialcun non veggo... A tutticara è la vita... Il miglior dono è questoche far possan gli dèi... Misero Admeto!Prence infelice! Ove trovar chi vogliaper prolungarti i giornisé stesso, e i giorni suoi porre in oblio!...V'è chi t'ami a tal segno!(dopo breve pausa)...Ah! Vi son io.Già tutta alla mia mente

luminosa si mostrala grande idea: già di sublime ardiremi s'empie il cor... Chi tantodi me, del mio voleresignor si rende!(dopo breve pausa)Ah! Lo conosco il nume,il nume in me si muove. Egli m'inspirail sacrifizio illustre: ei vuol che Alcesteun magnanimo esempio oggi assicurialle spose fedeli a' dì futuri.

[Aria]ALCESTEOmbre, larve, compagne di morte  non vi chiedo, non voglio pietà.Se vi tolgo l'amato consorte,v'abbandono una sposa fedel.Non mi lagno di questa mia sorte,questo cambio non chiamo crudel.Ombre, larve, compagne di mortenon v'offenda sì giusta pietà.Forza ignota che in petto mi sento,m'avvalora, mi sprona al cimento:di me stessa più grande mi fa.Ombre, larve, compagne di mortenon vi chiedo, non voglio pietà.

Scena sestaAlceste in atto di partire con Eumelo, e Aspasia; poi Evandro che frettoloso accorrendo s'incontra in lei: indi Ismene da un'altra parte, e con fretta.

[Recitativo]EVANDROAh t'affretta, o regina! In brevi istanti  Admeto non vivrà: l'orror di mortegià gli corre sul volto: almen riveggala dolce sposa...

ISMENEAlceste,  ah corri, ah non tardar! Di te richiede,te chiama il re. Morir si sente, e secola sua sposa non vede,non trova i figli. Ha sempresulle labbra il tuo nome, e gira intornogli occhi gravi, e languentidi te cercando.

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ALCESTE(come fuor di sé)(Omai l'atto grande s'adempia.)

EVANDRODa' numi, ah ben lo sai!Non v'è più che sperar. Vieni: t'abbraccil'infelice tuo sposoun'altra volta ancor: vada alla tombacon quel dolce confortopiù lieto almen. Che più gli resta in quellesue mortali agonie?

ALCESTE(con maestà, e risolutezza)Gli resta Alceste.(parte con fretta co' figli)

Scena settimaEvandro, Ismene, e subito a uno, a due, a tre, Ministri del tempio, Sacerdoti, Cittadini, da diverse parti.

EVANDROE non s'offerse alcuno?  

ISMENEE alcuno ancoranon si presenta?

EVANDROÈ vanaquesta speranza.ISMENEOgnuno ama sé stesso: ama la vita.

UNA VOCEE come!I vecchi padri...

ALTRAE i figli!

ALTRAE i congiunti!

ALTRAE le spose!

ALTRAAmati oggetti...

ALTRAAmorosi così...

ALTRATeneri tanto...

TUTTI(Coro)In lutto abbandonar, lasciare in pianto!

UNA VOCENon ho cor...

ALTRANon mi sentotanta virtù...

ALTRATremo in pensarlo!...

ALTRAOh giornoinfausto troppo!...

ALTRAE la regina?

ALTRAE Alceste?

EVANDROPartì...

ISMENECorre al consorte...

EVANDROAh non resiste,misera al suo dolore!

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ISMENEAnche per leici rimane a tremare.

TUTTIOh Alceste!...EVANDROOh Admeto!Giusto re! Dolce padre! Ah non lagnartid'un popolo fedel!

ISMENENon incolparlodi finto amor, di menzognera fede.

TUTTI(Coro)Troppo domanda il ciel, troppo ti chiede.

[Coro]COROChi serve, e chi regna  è nato alle pene;il colmo del beneil trono non è.I pianti vi sono.Le cure, gli affetti,gli affanni, i sospettitiranni de' re.(partono tutti)

Atto secondo

Scena primaOscura, e folta selva sacra agli dèi infernali, nel circuito di Fera, con simulacri rozzi de' medesimi. Notte.Alceste, e Ismene.

[Recitativo]ISMENEFerma. Perché abbandoni  il tuo sposo spirante, i figli in pianto,la reggia in lutto! In questisolitari ritirid'avide belve, il piedecome ardisci inoltrar! Con qual disegno!Per qual vana speranza! E vuoi lasciartitanto in preda al dolor?...

ALCESTE(con maestà)T'accheta, e parti.

ISMENEMa dove andrai? Già l'ombre sue dispiegala cheta notte. Ignotesono a noi queste selve: un culto anticosacre le rende: ognunone paventa l'accesso...(con maestà)Ah! Se frattantoche qui senza consiglioerrando vai: che privodi te, del tuo soccorsolasci lo sposo tuo, morte l'invola?

ALCESTE(con sdegno)Non parti!

ISMENEUbbidirò...

ALCESTE(con impeto)Lasciami sola.

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[Aria]ISMENEParto... Ma senti... Oh dio!  Di te che mai sarà!Alceste, ah per pietàparla... rispondi...Mi fa tremar il corequel che non sai celar;ma più mi fa tremarquel che m'ascondi.(esce di scena)

Scena secondaAlceste, poi coro di Numi infernali non veduto, poi i Numi medesimi.

[Recitativo accompagnato]ALCESTEPartì... Sola restai... Teneri affetti,  magnanimi pensierieccovi in libertà...(s'avanza nel bosco)Ma... dove sono!...In qual parte m'aggiro!...Dove incauta m'inoltro!... Ah qual pauraspirano queste piante!... In qual profondacaliginosa nottemi veggo immersa!... Un chetoalto silenzio ingombrala tenebrosa selva... ove non odovento alcun che sussurri...fronda scossa che tremi... eco che plori...sol questi muti orroriinterrompe talor lugubre suonod'acqua che fra le rupi urta, e si frange;o di notturno augel che rauco piange...E fra tanti spaventiio respiro infelice!... Ah mentre in vitami serba amor che vive in me, s'affrettiil glorioso cimento;proteggetemi, o numi, ecco il momento.(inoltrandosi verso i simulacri dei numi infernali)Tu tiranno dell'ombre,tu signor dell'abisso; e voi di Lete,e voi di Flegetonteimplacabili dèi che avete il trono

in quelle, ignote al sol chiostre funeste:chiamo voi, parlo a voi...

UNA VOCEChe chiedi Alceste?

[Aria]ALCESTEChi mi parla!... Che rispondo!...  (si veggono comparire nel fondo del bosco alcune vampe luminose)Ah che veggo!... Ah che spavento!...Ove fuggo!... Ove m'ascondo!...Ardo... gelo... e il core io sento...venir meno... oppresso in seno...con... un... lento... palpitar.Non ho voce... non ho pianto...manco... moro...(si lascia cadere sopra un sasso)E in tanta pena...il vigor... mi... resta... appena...per... dolermi... e... per... tremar.(rimane come svenuta)

[Coro]CORO DI NUMI INFERNALInon vedutoE vuoi morire, o misera,  quando di gioventùt'adorna il fiore!Troppo ti lasci opprimerein dura servitùda un cieco amore!

[Recitativo]ALCESTE(come rinvenendo)  Stelle!... Chi mi risvegliada quel forte letargo, in cui mi strinsedebolezza, e terror!... L'ardir primierocome ritrovo in me!... Come diversatanto son da me stessa!... O fia che mortequanto più s'avvicina,meno orribil diventi:o che men si sgomentinell'incontro crudel, chi per sua sceltafugge la vita; all'alma mia non sonogià tremende così, già tanto atrociquell'ombre, quelle larve, e quelle voci.

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[Coro]CORO DI NUMI INFERNALInon vedutoAltro non puoi raccogliere  da questa tua virtùche un vano onore.Pensa malcauta giovaneche mai risorge più,mai più chi more.

[Recitativo]ALCESTELo so, numi, lo so... Ma forse intanto  spira il mio ben: forse fra' labbri suoico' gli ultimi singultisi confonde il mio nome... Ah no!... Si salvi.(s'alza risoluta)Viva l'amato Admeto; e Alceste adempiai decreti del ciel, vittima illustred'amor, di fedeltà...(s'avanza risolutamente verso il mezzo del bosco)Numi d'Averno,udite il voto mio tremendo, e sacro:a voi, per il mio sposo, io mi consacro.Esce il coro de' Numi infernali.

[Coro]UN NUME INFERNALEDunque vieni: la morte t'accetta,  e di Lete ti mostra il sentier.Già ti chiama, ti sgrida, t'affrettadalla sponda l'antico nocchier. (i numi infernali circondano Alceste)

[Recitativo]ALCESTEUditemi, fermate!... Ah troppo, o numi,  siete pronti a' miei voti! Il caso mioè degno di pietà. Soffrite almenoche una moglie, una madre,dal consorte, da' figli abbia un amplesso;prenda l'ultimo addio.

UN NUME INFERNALETi sia concesso.

[Aria]ALCESTENon vi turbate no  pietosi dèi,se a voi m'involeròqualche momento.Anche senza il rigorde' voti miei,io morirò d'amor,e di contento.(parte)

[Pantomima de' numi infernali]I Numi infernali accompagnando Alceste fino alla scena, esprimono co' gesti il loro stupore per l'atto magnanimo di lei; poi partono.

Scena terzaCamera interiore del palazzo d'Admeto, con sacrario domestico ed ara, e letto maritale. La scena è illuminata per celebrare l'inaspettato ristabilimento d'Admeto.Evandro, Cortigiani, Donne, e Ufficiali di corte.

[Coro]CORODal lieto soggiorno    funesti pensierifuggite, volate.Al trono d'intornoridenti piacerivenite, tornate.

[Ballo][Aria]EVANDROOr che morte il suo furore  porta altrove, e il lutto, e i pianti:che più belleson le stelle,e per noi giran più liete:voi che amico avete amore,vaghe spose, accesi amanti;d'odorosefresche rosecoronatevi, e godete.

[Ballo][Coro]CORODal lieto soggiorno  funesti pensierifuggite, volate.Al trono d'intorno

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ridenti piacerivenite, tornate.

Scena quartaAdmeto con Séguito, e detti.

[Recitativo]EVANDROSignor, mai più sincero  d'un popolo fedeleil giubilo non fu. Quanto l'afflissedi perderti il timor! Padre t'adora,ti rispetta regnante: in te riponela sua felicità. No, non eccedeil pubblico piacer, quando fra tantedi pianto, e di dolor meste vicende,pietoso a' nostri voti, il ciel ti rende.

ADMETODa qual letargo, Evandromi risveglio in un punto, e qual portentoalla tomba m'invola! Ancora ingombrad'immagini di mortela mente mi vacilla: ad altri oggettirivolgersi non osal'attonito pensier; sospeso ancorain un dubbio molesto,non so troppo se sogno, o se son desto.

EVANDROAh respira, mio re! Giorni feliciti promette la sorte. Idee più lietenell'anima raccogli;pensa a goder. Del nostro amore è donola vita che t'avanza: il nostro piantodal ciel l'ottenne; alcun de' tuoi più caril'oracolo adempì.

ADMETOCome! Che ascolto!Che disse il nume?

EVANDROIl re morrà, se un altronon muor per lui.

ADMETOBarbara legge! E credi...

EVANDROSì, tu risorgi, e in un momento: effettonon è questo del caso,non d'umano soccorso;opra è del ciel: vi fu, signor, chi a morteper te s'offerse: il dubitarne è vano.

ADMETOOh troppo ingiusto, oh stranovoler de' numi! Oh sacrifizio illustred'un amico fedel! Merita, Evandropiù d'ogni altro la vitachi così ne fa dono... E a chi son iodi tanto debito...

EVANDRONon è palese.

ADMETOE Alceste? E la mia sposa?Ov'è? Che fa? Perché non viene ancorameco a goder di questecontentezze improvvise!

EVANDROEccoti Alceste.(guardando dentro la scena; poi parte)

Scena quintaAlceste, con Séguito, e detti.

ADMETO(correndo ad abbracciarla)  Adorata consorte, e pur di nuovoti riveggo, son teco,son tuo, ti stringo al sen. Per te penosom'era il morir: per la diletta Alcesteamo tanto la vita. I cari figlicosì mi serbi il ciel; come io sol bramonel nostro dolce lacciopassarne i giorni, e poi morir in braccio.

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ALCESTE(mesta e confusa)(Misera che dirò!)

ADMETONon mi rispondi!Così mesta m'accogli! Ogni timoredileguato è per me. Serena il ciglio;è tempo di goder. Nuovi portentila tua presenza in me produce. Il raggio,de' tuoi lumi amorosi in sen mi destaun dolce ardor che mi ravviva. E donode' sommi dèi, se questafragil spoglia mortale ancor mi veste;ma il piacer della vita è don d'Alceste.

ALCESTE(Oh momento! Oh dolor!)

ADMETOSposa! Ben mio!Ma perché non m'abbracci!Ma perché non mi parli! Ah, qual m'ascondituo segreto dolor! Quanto crudeleè per me quel silenzio!... E il tuo frequenteimpallidire: il sospirare; il tantofissare in ciel gli sguardi, ed a vicendagirarli in me, che dir vorrà! Quel piantoche ti scorre sul volto:che reprimer non sannoi tuoi languidi lumi è amore, è affanno!

[Duetto]ADMETO(sempre con passione, e premura)Ah perché con quelle lagrime  m'avveleni il mio contento!Dunque io godo un sol momento,e poi sempre ho da soffrir!Idol mio!

ALCESTE(sempre confusa)(Mancar mi sento.)

ADMETONon rispondi!

ALCESTE(Ah che martir!)

ADMETOUno sguardo.

ALCESTE(E senza piangere!)

ADMETOUn amplesso.

ALCESTE(Oh dio! L'estremo!)

ADMETOAh! M'ascolta.

ALCESTE(Io gelo, io tremo!)

ADMETOParla almen.

ALCESTE(Che posso dir!)

ADMETOÈ mia pena il tuo tormento:sei mia speme, e mio tesoro.

ALCESTE(Mille volte, io così moropria di giungere a morir.)

[Recitativo]ADMETOConsorte! Alceste! E perché più palese  a me non è tutto il tuo core? A parteperché più non son io de' tuoi contenti,delle tue pene?

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ALCESTEAh la fedel tua sposanon affligger così! Tu vivi: e al mondoaltri non v'è che più ne goda, e v'abbiadi me parte miglior.

ADMETOMa perché tantodunque t'affanni?

ALCESTEOh dio!...Non curar di saperlo.

ADMETOAltri perigliminaccia il cielo?... Ah mi conservi Alceste:e poi tutto si sfoghiin me lo sdegno suo! M'ami?

ALCESTESe t'amo!Lo san gli dèi, lo sa il mio cor. T'adorot'adorerò. La tombail mio pudico affettoestinguer non potrà. L'anima miaseco trarrà nel fortunato Elisoquesto tenero amor. Per la tua vita,mille vite, io darei.

ADMETO(con somma premura)E i cari figli?

ALCESTE(con affanno)Non ti turbar, son salvi i figli.

ADMETOE come,temer puoi che la sorteche ci ride felice ancor si cangi?Vivo: sei mia: son salvi i figli, e piangi!

ALCESTEMa... non sai?... Ma... t'è ignoto,come Apollo parlò?

ADMETOLo so: t'intendo;v'è chi more per me. Senti: io comprendodel magnanimo votola sublime virtù. Tuo sposo, appresiil prezzo della vita. Un sì gran donoavanza ogni mercé. Ma se t'è notoquest'eroe, questo amico,questo benefattor; scoprilo: io giuroche eterno in questi lidiil suo nome vivrà: che alla sua sposa,a' genitori, a' figli;padre, figlio, consortesempre sarò: che dopo te, mia vita,la miglior parte avrannodi tutti i miei pensieri, e del cor mio.(con somma premura)Parla.

ALCESTEOh dèi!(piange)

ADMETO(con affanno)Piangi!

ALCESTE(con passione)Ah sposo!

ADMETO(con impeto)E ben?

ALCESTESon... io.

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ADMETO(sbigottito)Santi numi del ciel! Tu!... Come!... Alceste!...Tu stessa!... Oh colpo atroce!...Oh nero giorno! Oh d'una cieca mentemisero error!... Tu m'ami,e te non ami! E a segnodi morir di lasciarmidi privarmi di te!... Che mai facesti!...io quando mai ti chiesiquesta prova d'amor! Quando?... Rispondi:parla: stracciami il cor... Ma dove... Oh dio!Dietro al dolor mi guidadisperato pensier. No, che non tantodegli umani delirisi fa ministro il ciel. Sei mia: non puoidispor di te, s'io no 'l consento: il primoè di moglie, e di madresacro dover t'obbliga a me. Ma quandoa quel voto crudel t'abbia sospintala tirannia di sregolato affetto;non vivrò: vano è il dono; io non l'accetto.

ALCESTESposo, non v'è più tempo. I voti mieison scritti in cielo. Il tuo presente statolo palesa abbastanza; e mai più chiaroil dio parlò.

ADMETONo: sempre oscuro, e sempremisterioso risponde. Io volo al tempioa interrogar di nuovol'oracolo fallace. Il mio rifiutosaprà la terra. Io voglioche conosca, che apprenda,che non curano i numiinnocenza, e virtù; che si fan giocode' mortali infelici. In questo statopiù riguardi non ho: co' la ragioneperdo il timor. Da tantifulmini atroci, e in sì brev'ora oppresso;odio il cielo, odio il mondo, odio me stesso.

[Aria]ADMETONo, crudel! Non posso vivere,  tu lo sai, senza di te.Non mi salvi, ma m'uccidi,se da me così dividila più viva, la più teneracara parte del mio cor.E un sì barbaro abbandono,e l'orror d'un tale addio,virtù credi, e chiami amor!Nel tiranno affanno mioogni morte, o numi è un donod'una vita così miserapeggior sorte, oh dio, non v'è!No, crudel! Non posso vivere,tu lo sai, senza di te.

Scena sestaAlceste, e Damigelle d'Alceste; poi Ismene.

[Recitativo]ALCESTEOh tenerezza, oh amore,  degni d'altra fortuna,è troppo presto estinti!... Ah già s'avanzail momento fatale! Ad ora, ad orail languidir mi sento,mi sento indebolir.(siede) ALCESTEM'abbaglia il giorno:  mi s'aggrava il respiro: un fuoco internoconsumando mi va... Diletta Ismene,amorose compagne,negli estremi momentiassistetemi ancora. A me toglietequeste misere pompe:(le si toglie la corona; le si sciolgono i capelli)a me recatele ghirlande, i profumi;l'ultime offerte mie abbiano i numi.(partono due damigelle d'Alceste)

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[Aria con Coro]ISMENE E COROOh come rapida  nel suo bel fiorela vita amabileper te fuggì!

COROOh come rapidala vita amabileper te fuggì.

ISMENE E COROQual rosa tenerache in sull'alboregelido Boreainaridì.

COROOh come rapidala vita amabileper te fuggì.(entrano co' fiori e i profumi le damigelle)

[Recitativo]ISMENEE il cor non mi spezza! E il nostro affanno,  la tua pietà, la tua virtù non scemal'ingiustizia del ciel!

ALCESTET'accheta: i numia torto accusi, Alceste offendi: io stessavolontaria m'offersi, e la mia morteè pietà, non rigor. Gli amati figlifa' che vengano a me.(parte una damigella)

ALCESTEFra tante pene  abbia qualche contentonello stringerli al pettouna madre che more... E voi frattantomeco a' numi porgetei voti, e le preghiere, e non piangete.(preparano l'altre offerte sull'ara)

[Coro e Aria]ISMENEuna voceCosì bella!  ALTRACosì giovane!

ALTRACosì casta!

ALTRACosì cara!

TUTTO IL COROCrudel preda a morte avaragiusti dèi, perché sarà!

UNA VOCEQuel bel volto, e quel bel riso...

ALTRALo splendor di que' bei lumi...

TUTTO IL COROAh perché, pietosi numi,sempre a noi s'asconderà!(s'alza Alceste sostenuta dalle damigelle; s'accosta all'ara, e brucia de' profumi)  

ALCESTEVesta, tu che fosti, e sei  tutelar mio primo nume;per tuoi figli, i figli mieideh ricevi in questo dì!Ed in te trovino, allorach'io sarò fredd'ombra errante;una madre così amantecome quella che morì. COROOh come rapidala vita amabileper lei fuggì. 

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ALCESTEOh casto, oh caro nuzial mio letto!Mia dolce cura, mio solo affetto,finché da queste stelle funestevolle difendermi, pietoso il ciel:se un'altra accogli sposa novella,sarà più cara, sarà più belladella tua misera estinta Alceste;ma non più tenera, né più fedel.(torna a sedere, e si copre il volto) UNA VOCECosì bella, così giovane,dar sé stessa in braccio a morte...fra' lamenti, e fra le lagrimee de' figli, e del consorte...

TUTTO IL CORONon v'è sorte, oh dio, più barbara!Non v'è affanno più crudel!(prendendo i figli che entrano in scena, e conducendoli ad Alceste)

[Recitativo]ISMENERegina, ecco i tuoi figli...  

ALCESTEAmati pegnidel pudico amor mio, teneri figliabbracciate la madre... Ah, forse questii nostri sono ultimi baci!... Invanomi lusingai d'esser felice un giornonel vedervi felici! Arder le tedeio non vedrò ne' vostrilieti imenei... Non udirò la Greciavantar le vostre glorie,e le vostre virtù... Che crudel sorteper una madre!... Il sen m'inonda il pianto...l'impeto de' sospiri...mi soffoca gli accenti... Ed all'aspettodi sì fiero destin, di tanti affanni;timorosa, smarritapar che l'anima mia fugga la vita.

EUMELOAh mia diletta madre!

ASPASIAAh madre amata!

EUMELOOh dio! Mi baci e piangi!ASPASIAOh dio! M'abbraccicara madre, e sospiri!

EUMELOE vuoi lasciarmi!

ASPASIAE abbandonar mi vuoi!

EUMELOE parli di morir!

EUMELO E ASPASIAMiseri noi! ALCESTEFigli, diletti figli! Oh dio! Pur troppo  ho da morire. Invanov'affollate al mio seno, e mi stringetecolle braccia amorose... Oh come prestoquesti nodi soavisciolti saran!... Quella pietà, quel piantopiù giovarmi non può...(s'alza)Venite: andiamoal genitore: a lui vi fidi; a luila moribonda madrevi raccomandi almen...(s'incammina, poi si ferma)Ma qual m'assalenuova atroce pensier che in ogni venaun ribrezzo mortalescorrer mi fa!...(con impeto)Piangete, ah sì! Piangeteinnocenti fanciulli! Io v'abbandono

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con incerte speranzead un amor ch'esser potrebbe spentocol volger degli anni... Eccovi serviad una madre... Ah, qual madre!Madre solo di nome: eccovi espostiall'invidie, a sospetti, agli odi, a tantidi regno, e gelosia ciechi consigli:non avete più madre, amati figli!

[Aria e Coro]ALCESTEAh per questo già stanco mio core  sono, o cari bambini amorosi,tanti dardi que' languidi sguardiche girate sì teneri a me.Già vi sento turbarmi i riposi,quando afflitti, smarriti, dolentivoi direte: Ah la madre dov'è!Ah la madre! La madre morì!È il più fiero di tutti i tormentilo staccarti da' dolci tuoi figli!E lasciarli fra tanti perigli;e lasciarli nel pianto così!(parte co' figli) COROOh come rapida  nel suo bel fiorela vita amabileper lei fuggì!Qual rosa tenerache in sull'alboregelido Boreainaridì.

Atto terzoScena primaVestibulo magnifico e scoperto, del real palazzo, adorno di statue, e trofei. Fra gli spazi che lasciano le colonne che lo sostengono si scopre in diverse vedute la città. Giorno.Admeto, e Evandro.

[Recitativo]ADMETOAh mio fido!  

EVANDROAh mio re!

ADMETOD'Alceste il votorivocarti non può.

EVANDRONon puoi tu stessomorir per lei.

ADMETONon lo consente il cielo.

EVANDROÈ muto il nume. Oh sortiper noi troppo funeste!

ADMETOAlceste ha da morir!

EVANDROPerdiamo Alceste!

ADMETOTu piangi, Evandro amato,e n'ha ragion. Ma il mio dolor misuradal tuo steso dolor. Vedi a qual penami condannan gli dèi. Morir non possoper chi more per me. La vita aborro,e m'è chiusa la tomba. Ad ogni istantede' miei miseri giornirammenterò della perduta Alcestela fedeltà, l'amore,la virtù, la costanza: in ogni oggettomi fingerò la sua beltà, quel dolce

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amabil sguardo, quel soave riso,quel modesto rossor. Più vive ancoraqueste fiere memorie avrò presentinel sembiante de' figli; e dovrò sempreabbracciarli piangendo,sospirando baciarli... Ah, qual contrastod'opposti affetti! Ah qualedi tenerezza, di pietà, d'orrorelunga vicenda, e amaraad un sposo, a un padre, il ciel prepara!

 [Aria]ADMETOMisero! E che farò!  E come, e con qual cori figli abbraccerò;che in tanto suo rigormi serba in vita ancorla barbara pietà,del ciel tiranno!Misero! E con qual corio li consolerò!Che mai risponderò;quando bagnati in lagrimela madre al genitorrammenteranno!La madre, ah che dolor!mi chiederanno.

[Recitativo]ADMETONo: sì atroce costanza a tanta pena  non trovo in me: nel presagirla, io sentoinorridirmi il core... In quale abissodal sommo de' contenticaddi in un dì! Voi m'invidiaste, o numi;la mia felicità! Troppo il mio statoera simile al vostrocol possesso d'Alceste!... E intanto, oh dio!come potrò vederlaspirarmi in braccio... E de' begli occhi suoiadombrarsi la luce!... E in quel bel volto,e in quel bel sen freddo spiegarsi, e neroil livido di morte!... Ah! Già velocefugge il momento, e questa a me si appressascena d'orror...(guardando dentro la scena)

Misero me!... Che veggo!Eccola! Oh vista! Oh crudeltà! S'avanza...Vacillante, languente...E ha seco i figli... e vieneagli ultimi congedila mia, ah non più mia! fedel consorte...Oh Alceste! Oh figli! Oh divisione! Oh morte!

Scena secondaAlceste, Ismene, Eumelo, Aspasia, séguito di Donzelle con Alceste, e detti: indi Numi infernali.

ALCESTESposo! Admeto! Idol mio! Ecco il momento  che da te mi divide, e che le nostreamabili catenescioglie per sempre. Intorno a me sdegnosagira l'ombra di morteche il ferro stringe, alza la destra, e accennavibrare il fatal colpo. In breve Alcestegelida spoglia in freddo marmo ascosa,non sarà più madre, regina, e sposa.(siede)

ADMETOOh strazio!

EVANDROOh crudel voto!

ISMENEOh fedeltà!

ALCESTESan tutti i numi, o carose in questa che mi ridegiovane età: se riamata amante:se madre, se regnante; a tutti avvezzai piacer della vita, un sol sospirosparsi in fartene dono... Ah questo donomerita una mercede! Eccola: io chiedo,che ad altra sposa in braccioi nostri amati figlinon t'abbiano a veder. Se lo prometti:se a me lo giuri, a' cari figli, a' numi;chiuderò in pace al sonno eterno i lumi.

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ADMETO(accostandosi a lei, e con impeto di passione)Alceste! Mio tesoro! Ah quel che chiediè mio sacro dover. Sì: lo prometto;l'adempirò: lo giuroa' numi, a te. Te sola Alceste amaimentre vivesti; estintasempre t'adorerò. Questi tuoi figli,saran soli i miei figli. Ogni contentofugge da me col tuo morir: mi restapianto, lutto, dolor, che fine avrannocol finir de' miei giorni... E, oh me felice!Se a ricondurmi a te nella serenaplacida fede alle bell'alme eletta,questo dolce momento il ciel m'affretta.

ALCESTEVieni dunque, e ricevidalla man della sposaquesti, che a te confidapegni diletti... E prendi...l'ultimo addio.

ADMETOL'ultimo!

ALCESTEAh!... Sì.

ADMETOMi sentoda una piena d'affannisconvolto il core!

ALCESTEAspasia... Eumelo, oh careparti di questo seno!Pensate a me: venitesovente alla mia tomba,ornatela di fiori; (ombra amorosavi girerò d'intorno). E della vostrapovera madre il memorabil voto,la fedeltà, l'amorerammentate tal volta al genitor.

[Duetto]ALCESTECari figli... Ah non piangete!  Tutto il suo tenero affettovi promette il genitor.

ADMETOCari figli... A voi sareteil conforto, ed il diletto,soli voi, di questo cor!

ALCESTETi consola... O sposo... amato.(languidamente e come se si senta mancare)

ADMETOTroppo è barbaro il mio fato!

ALCESTEAh mio bene, in tal momentosol m'affanna il tuo dolor!(cade in un deliquio)

ADMETOChe acerbo tormento,che strazio, che morte,la dolce consortevedersi rapir!L'esempio son iodi quanto si possada un misero, oh dio!vivendo soffrir...(s'accosta ad Alceste)Numi! Amici! Ah chi m'aita!

ALCESTE(risorge alquanto)Sposo!... Figli!... Ah mentre è in vitaabbracciate Alceste ancor!(sono sbigottiti da un suono spaventevole che si sente dentro la scena)

ADMETOQuant'ombre!  Di terribile aspetto!Che avverrà!

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EVANDROQuante larve!Di sembianza feroce, e minacciosa!Che vorranno!(vedendoli avvicinare ad Alceste)

EUMELOAh madre!

ADMETOAh sposa!

[Coro di numi infernali]CORO DI NUMI INFERNALIVieni Alceste: il tuo voto rammenta.  Mai la parca, sospese sì lentail severo, suo fiero rigor.(s'avvicinano ad Alceste)

ALCESTEAhimè!... Chi mi riscuote!...  Chi mi scioglie da quellastupidezza di sensi in cui languivapriva d'ogni dolor tranquilla, e muta!...(voltandosi e vedendo i numi infernali)Qual gente mi circonda! Ahi son perduta.

CORO DI NUMI INFERNALI(ad Alceste)Perché ti trattieni?  Sei vittima a Dite.

ADMETO(smaniando)Fermatevi! Udite!Saziatevi o dèi!E seco rapiteun sposo amorosoche senza di leino, più non vivrà.

CORO DI NUMI INFERNALINon è più permesso:non v'è più pietà.

ADMETOMa almeno un istante...

ALCESTE(languidamente)Ma... ancora... un... amplesso.

CORO DI NUMI INFERNALINon è più permesso:non v'è più pietà.

UN NUME INFERNALEVieni.  (va per prendere Alceste)

ADMETOAh barbari!(snuda la spada, e va contro a' numi infernali)

UN NUME INFERNALE(con maestà)(voltandosi)Affrena,temerario mortale,lo sconsigliato ardir che ti trasporta.(prende Alceste)

ALCESTEFigli... addio... sposo... addio.(venendo portata via da' numi infernali)

ADMETOMoro!(cade tramortito, ed è condotto dentro)

ALCESTESon morta!  (è condotta via da' numi infernali)

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Scena terzaEvandro, Ismene, parte de' Cortigiani d'Admeto, e delle Damigelle d'Alceste: indi diversi personaggi di quelli che partirono con Admeto, e con Eumelo, e Aspasia.Precede sinfonia esprimente terrore, e sbigottimento.

EVANDROMorì!  

ISMENENon vive più!

EVANDROFra quelle larves'ascose, ci disparve.

ISMENEIo gelo...

EVANDROIo tremo...

ISMENEDi terror...

EVANDRODi spavento...

EVANDRO E ISMENEOh noi dolenti!Chi ci soccorrerà! Chi ci conforta!

[Coro in scena e interno]CORO DI TUTTI QUELLI CHE SONO IN SCENAPiangi o patria, o Tessaglia! Alceste è morta.    

CORO NELLA CITTÀPiangi o patria, o Tessaglia! È morta Alceste!

ISMENEAlceste è morta! Ahimè!Mai fine il pianto avrà,che queste bagneràspiagge funeste!

CORO IN SCENAPiangi o patria, o Tessaglia! È morta Alceste!

CORO NELLA CITTÀPiangi o patria, o Tessaglia! Alceste è morta.

EVANDROMorte trionfa, e alterail vanto di beltà,l'esempio d'onestà,seco se n' porta.

CORO IN SCENAPiangi o patria, o Tessaglia! Alceste è morta.CORO NELLA CITTÀPiangi o patria, o Tessaglia! È morta Alceste!

ISMENE E EVANDROOgni virtù più bellacon lei da noi partì!Punirci, ah voi così,numi voleste!

CORO IN SCENAPiangi o patria, o Tessaglia! È morta Alceste!

CORO NELLA CITTÀPiangi o patria, o Tessaglia! È morta Alceste!

Scena quartaAdmeto con séguito di Cortigiani che lo circondano per disarmarlo; Eumelo, Aspasia, Damigelle d'Alceste, e detti.

[Recitativo]ADMETO(viene disarmato)  Lasciatemi crudeli! Invan sperateimpedirmi il morir! S'oppone invanoa' miei disegni il cielo! È morta Alceste;e la vita diventaun supplizio per me. Come potreidi queste odiose mural'aspetto sopportar! Girar lo sguardo,né più vederla! Andar volgendo il passo;e incontrar da per tuttosolitudine, e lutto!...(con impeto)

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Ah chi mi togliedi sottrarmi morendoa un destino sì rio;è il peggior de' viventi, è l'odio mio.

ISMENEAh signore!...

EVANDROAh mio re!...

ADMETOScostati: taci:lasciami per pietà!

ISMENEMa... questo regno...

EVANDRO(presentandogli Eumelo, e Aspasia)Ma... questi figli.

ADMETOIsmene, Evandro, oh dio!Di straziarmi cessate... Io non ho in mente,non ho nel cuore altri che Alceste, e voglioriunirmi con lei.(scostandosi e appoggiandosi ad una scena, e coprendosi il volto)(comincia a vedersi lume in aria)

ISMENEMa qual fiammeggiaimprovviso balen!

EVANDROQual ampio lumele nubi accende!

ADMETOAh! Nella tomba istessacoll'adorata sposachiuso io sarò: la seguirò fedelenel soggiorno felicech'a giusti, ed agli eroi il ciel riserva.(impetuoso in atto di partire)

EVANDROFerma...  (lo trattiene)

ISMENEAspetta...

ADMETOChe fu?

EVANDRORimira.

ISMENEOsserva.

ADMETOChe prodigi son questi!

ISMENE(vedendo comparire un nume sulla nuvola)Ah! un nume...

EVANDROUn numefra noi discende; e sembrache tutti i rai del sol si tragga appresso.

ADMETOStupisco!

ISMENE E EVANDROMi conforto!

ADMETOÈ Apollo!

ISMENE E EVANDROÈ desso!

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Scena quintaApollo in nuvola luminosa; Alceste chiusa in un gruppo di nuvole, e detti.

APOLLOAdmeto: in cielo ancora  il tuo misero affannodestò pietà. Della fedel tua sposail magnanimo votopiacque agli dèi. Son degnidue sì teneri amantid'una sorte migliore. In terra un giornose m'accogliesti; il maggior premio ottieniche dal favor celestesperar possa un mortal: ti rendo Alceste.S'apre il gruppo nuvoloso, ne scende Alceste, e si rialza la nuvola.  

ADMETOAh! Mia vita...  (correndo a incontrarla)

ALCESTEAh!... Mio ben...

ADMETOVivi!

ALCESTET'abbraccio!

ADMETOOh portento!

ALCESTEOh stupore!

ADMETOOh me felice!

ALCESTEOh cari, oh amato figli!Oh diletto consorte! E pur di nuovotutti vi stringo al seno!(abbracciandosi tutti)

ADMETOOh ciel pietoso!Oh benefico nume!Oh fausto dì... Festeggil'inaspettato eventoil regno mio: s'apprestisolenne sacrifizio. E i primi, o cara,pensieri tuoi, i primi voti miei,in sì lieta fortuna, abbian gli dèi.

[Coro]TUTTIRegna a noi, con lieta sorte    donna eccelsa, a cui sul tronoaltra donna ugual non fu.Bella, e casta, e saggia, e forte:tutte in te congiunte sonole bellezze, e le virtù.

FINE

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Glossario

ARIA: brano vocale solistico, di forma chiusa (dotata cioè di un inizio, uno svolgimento e una conclusione) con accompagnamento orchestrale. Essa assume diverse strutture in rapporto alla funzione drammatica e alla tipologia dei personaggi (seri o comici). Durante l’aria l’azione resta solitamente ferma: i cantanti esprimono i loro sentimenti, spesso facendo sfoggio delle loro abilità canore. [a cura di Carlida Steffan]

RECITATIVO/RECITATIVO ACCOMPAGNATO: stile di canto che imita i modi della recitazione parlata. Quando è accompagnato dal solo clavicembalo e/o violoncello viene definito recitativo secco e la sua funzione è di far procedere l’azione drammatica. Nei momenti di maggior intensità drammatica viene invece impiegato il recitativo accompagnato: qui suona tutta l’orchestra, ma, a differenza dell’aria, interviene solo in brevi momenti rispetto alla voce. [a cura di Carlida Steffan]

PEZZI D’INSIEME: sono i pezzi in cui i cantanti si esibiscono insieme a volte scambiandosi il medesimo materiale musicale, altre volte caratterizzandosi proprio grazie a modalità di canto completamente diverse. Sono impiegati per evidenziare i rapporti tra le coppie di personaggi (duetto) e per mettere in evidenza i diversi conflitti sentimentali dei personaggi (terzetto, quartetto, sestetto). [a cura di Carlida Steffan]

OUVERTURE: è un brano musicale che introduce un'opera lirica francese o tedesca, o una qualunque composizione musicale (cantata, oratorio, balletto).È frequentemente inserita all'inizio di una grande composizione musicale di genere drammatico, anche se in origine era usata come pezzo introduttivo delle suite.Fra le composizioni che vengono premesse alle opere, si possono ricordare, oltre alla ouverture, il breve preludio e la sinfonia all'italiana, che pur avendo la stessa funzione di fare da introduzione ad un'opera, hanno forme diverse. [www.wikipedia.org]

ARIA DI PANTOMIMARappresentazione scenica muta, aff idata esclusivamente all'azione gestuale, talvolta accompagnata da musica o da voci fuori campo. [Dizionario della lingua italiana oline Il Sabatini Coletti]

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NOTA PER I DOCENTI E GLI STUDENTI

L’attività seminariale proposta in anteprima quest’anno alle classi di Liceo (classico ed artistico) prevede un momento di dibattito e di scambio di

opinioni tra la relatrice prof.ssa Elena Filini e gli studenti. A questi proposito lanciamo due riflessioni aiutati anche dai testi di Euripide, R.M Rilke e

M.Yourcenar che troverete qui di seguito....

PERDERE L'AMORE Alceste o del sacrificio

La crudeltà della vita ci mette di fronte a scelte dolorosissimeE' giusto secondo voi che Alceste sacrifichi la propria vita per amore?

Per ritornare in vita Alceste deve osservare la prova del silenzioCosa significa per voi silenzio per la donna nella nostra società?

BibliografiaAlcesti variazioni sul mito, Maria Pia Pattoni, Marsilio Editore 2006(disponibile in FeniceBiblioMedia)

Poesie, Rainer Maria Rilke, tradotte da Giaime PintorEinaudi 1979

Alcesti di Euripide, curato da G. Paduano, 1994 BUR Biblioteca Universitaria Rizzoli

Tutto il teatro, Marguerite Yourcenar Nuovo Portico Bompiani 1971

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tratto da: Monologo di Alcesti di Euripide

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tratto da: Alceste ed Admeto di Rainer Maria Rilke

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tratto da: L'invettiva di Alceste e la prova del silenzio richiesta da Ercole di Marguerite Yourcenar

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