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perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE Suppl. al #42 del 30 maggio 2016

PRIMA PARTEACQUA PUBBLICA

Perché Publiacqua privilegiai profitti a discapito dellamanutenzione e dei controlli?Comunicato stampaperUnaltracittà, 25 maggio 2016

Acqua: con la voragine franail “modello toscano”Forum toscano dei movimentiper l’acqua, 27 maggio 2016

Tariffe dell’acqua: la Toscanamaglia neraFrancesca Conti, “La Cittàinvisibile”, 22 gennaio 2016

Lo sapevate che… più utilifa Publiacqua e menoci guadagnano i lavoratori?Redazione “La Città invisibile”,22 giugno 2015

Publiacqua: 225 chilometridi tubature all’amianto.E nessuna analisiGinevra Lombardi “La Cittàinvisibile”, 22 ottobre 2015

Publiacqua, ancora +5%.Svelati i segreti della bollettaRosanna Crocini, Comitato AcquaBene Comune Pistoia, “La Cittàinvisibile”, 5 ottobre 2015

SECONDA PARTEASSALTO AL SOTTOSUOLO

Allarme Mugnone.Quale sicurezza idraulicadopo la Voragine?Redazione “La Città invisibile”,26 maggio 2016

Lettera aperta al sindaco Renzisul tunnel TAVOrnella De Zordo, capogruppoperUnaltracittà, 8 dicembre 2009

L'impatto idrogeologicodel tunnel Tav sotto FirenzeMaurizio De Zordo, Disastro Tav,in Quaderni di inchiesta urbana,Ed. perUnaltracittà, Firenze,maggio 2009

Parcheggi interrati a FirenzeIlaria Agostini, perUnaltracittà,ReTe dei comitati per la difesa delterritorio, 13 giugno 2013

TERZA PARTEFRAGILITÀ IDROGEOLOGICA

Quel ponte sul Mugnone:ecco i rischiDeanna Sardi, Associazione Piazzadella Vittoria, “La Città invisibile”,17 novembre 2014

Il rischio idraulico nascostosotto la nuova pista di PeretolaPaolo Lombardi, Mente localedella Piana, “La Città invisibile”,5 febbraio 2015

Allagamenti e rischioidrogeologico: ancora criticitàOrnella De Zordo, intervento inConsiglio comunale, 4 novembre2013

LA CITTÀ INVISIBILEVoci oltre il pensiero unico

Direttore editoriale Ornella De ZordoDirettore responsabile Francesca Conti

La Città invisibile è un periodico on line in cui si dà direttamente spazioalle voci di chi, ancora troppo poco visibile, sta dentro le lotte o esercitaun pensiero critico delle politiche liberiste; che sollecita contributi di chifa crescere analisi e esperienze di lotta; che fa emergere collegamentie relazioni tra i molti presìdi di resistenza sociale; che vuole contribuirealla diffusione di strumenti analitici e critici, presupposto indispensabileper animare reazioni culturali e conflittualità sociali.Perché il futuro è oltre il pensiero unico.Anche a Firenze e in Toscana.

Testata edita dall'associazione perUnaltracittà e registrata pressoil Tribunale di Firenze il 16 dicembre 2015 con il numero 6011.

ISSN: 2498-9517

EDITORIALE SOMMARIO

Questo dossier intitolato L'acqua sotto Firenze.Grande fragilità idrogeologica, grandi opere,grandi appetiti è dedicato a Firenze e a chi nonaccetta che venga devastata in nome del profittodi pochi.Abbiamo ancora negli occhi l'enorme voraginecausata da una perdita dell'acquedotto che hasquarciato il Lungarno a due passi da PonteVecchio. Ancora una volta un disastro che potevaessere evitato. I fiorentini pagano la tariffadell'acqua più alta d'Italia e vedono queste risorsesparire in profitti per i soci di Publiacqua spa. Iltutto in spregio al Referendum del 2011 cheimpedisce l'affidamento ai privati della gestioneidrica del Paese. Tanti soldi - ora anche qualcunotra i "dominanti" lo riconosce (ma dove era inquesti anni?) - che invece andrebbero destinatialla manutenzione e all'ammodernamento dellarete.La partita non è limitata solo alle sortidell'acquedotto. Altre devastazioni ci attendonose non saremo in grado di fermare gli scavi degliinutili e costosissimi tunnel per l'Alta velocitàferroviaria e per la tranvia sotto il centro, perl'enorme cassone sotterraneo da adibire a centrocommerciale e alla stazione Av, per la nuova pistadi Peretola, le nuove autostrade di cemento cheospitano torrenti come il Mugnone, i parcheggiinterrati voluti dal sindaco Nardella. Tutte opereche impattano enormemente sull'equilibrioidrogeologico e che hanno un senso solo nellalogica dello sfruttamento neoliberista della città,frutto da spremere e sacrificare sull'altare dello"sviluppo", che ormai sappiamo esserel'arricchimento di pochi ai danni dell'interesse ditutti.Molte delle cose che troverete scritte risalgonoindietro negli anni, frutto di analisi e studio dipersone esperte e prive di connivenze con ilpotere. Critiche e proposte censurate spesso dalpubblico dibattito per volere della politica e diun'economia che influenzano la stampaembedded [come abbiamo scritto quihttp://goo.gl/v0FHlg].Leggete e condividete. E insieme contribuiamo asostenere i tanti soggetti attivi che si battono perla tutela del territorio e di chi lo abita e perun'inversione di tendenza nelle scelteurbanistiche e ambientali.

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PRIMA PARTE

ACQUA PUBBLICA

Perché Publiacqua privilegiai profitti a discapito dellamanutenzione e dei controlli?Comunicato stampa perUnaltracittà, 25 maggio 2016

È vero che alla base del crollo sul Lungarno c’è unevento meccanico accidentale come la rottura diuna dorsale dell’acquedotto, ma è anche vero chela città è soggetta a rischi, pericoli, incidenti,anche fatalità. Invece di imprecare oggi contro lasorte malvagia e ria, e da domani continuare adaumentare i rischi con interventi vari, bisognacercare di creare reti di protezione, diminuendo ifattori di rischio o creando le condizioni perminimizzare i danni sulle strutture esistenti.Publiacqua investa gli utili netti, che nel 2015ammontano a 29 milioni di euro, nel controllo,nella manutenzione e nell’ammodernamentodella rete idrica. Visto che i fiorentini pagano, tral’altro, le tariffe più care d’Italia non meritano diessere tartassati e subire anche i danni di una reteidrica che fa acqua da tutte le parti, con tubivecchi di 60 anni (mentre dovrebbero essere almassimo di 40). Ma è il modello di gestionedell’acqua pubblico-privato che piace tanto aRenzi che impone di investire gli utili in partenella remunerazione del capitale e in parte infondo investimenti, anziché nella manutenzionedelle strutture come sarebbe necessario.Per non parlare dell’amianto che ancoraaccompagna ben 225 km di tubature diPubliacqua. Una governance Publiacqua che èfiglia di Renzi sindaco, con Boschi nel cda eD’Angelis presidente.Perché le città, come pure il resto del territorio,non sono entità statiche, substrati a disposizionedegli appetiti o delle idee (spesso balzane) di

amministratori, turisti, scavatori seriali, palaz-zinari e compagnia.Quindi, come abbiamo detto molte altre volte,messa in sicurezza del territorio e rispetto per lasua fragilità che oggi non viene riconosciuta eviene spesso sfidata con mega opere che vanno asconvolgere il sistema idrogeologico peroperazioni speculative a cui esistono alternativenon impattanti.Buoni esempi sul territorio fiorentino sono ilfamigerato tunnel Tav che impatta la falda in piùpunti e il nuovo aeroporto che richiede lacompleta alterazione del complesso sistema idricodel Fosso Reale. Per non dire delle tram-vieipotizzate sotto il centro storico e dei numerosiparcheggi interrati previsti dal sindaco Nardella.Il crollo del Lungarno deve far riflettere sia suirischi che si nascondono in un sottosuolo che sivorrebbe sempre più sfruttare senza considerarnela intrinseca fragilità, sia su un modello digestione dell’acqua che il Referendum popolareaveva giustamente bocciato: non i privati o leforme privatistiche, ma solo aziende pubblicheefficienti possono tutelare il servizio e ilterritorio.Fonte http://goo.gl/zdiuhB

Acqua: con la voragine franail “modello toscano”Forum toscano dei movimenti per l’acqua, 27 maggio 2016

Come cittadini ed utenti di un servizio pubblico,siamo amareggiati, per non dire frustrati, dalconstatare che in sostanza Publiacqua e così tuttigli altri gestori idrici toscani, incassa centinaia dimilioni di euro e poi non opera gli investimenti inprogramma a cui sono legate le tariffe applicatealle bollette.Come cittadini abbiamo votato un referendumnazionale perché l’acqua bene prezioso venissesottratto al mercato e gestito come bene comune.Mentre la politica, sia prima che dopo ilreferendum, ha sempre sostenuto che la gestione“privatistica” dell’acqua è necessaria pergarantire gli elevati investimenti necessari al

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settore.In Toscana, dove per primi abbiamo aperto leporte ai privati, paghiamo l’acqua più cara d’Italiaper un servizio che non è in grado di assicurarequalità e sicurezza dei nostri acquedotti. Lavoragine che si è aperta nel cuore di Firenzeimpone una riflessione sul modello di gestione delservizio idrico operato da chi ci amministra.Quando il gestore è una Società per Azioni, chealla fine risponde a diritto privato, chi controllal’operato del gestore e chi tutela l’interesse degliutenti?Come vengono utilizzati i soldi che l’aziendaincassa dalle nostre bollette? Ben sappiamo che laparte privata presente in Toscana è semprecomposta principalmente dalla stessa formazione:SUEZ, MPS ed ACEA. Come il fatto che nellesocietà miste toscane l’Amministratore Delegato,colui che ha pieni poteri di ordinaria e distraordinaria amministrazione, è espressione deisoci privati.I dati regionali raccontano di reti colabrodo, che,secondo la relazione del direttore dell’AutoritàIdrica Toscana (AIT), nei comuni serviti daPubliacqua perdono il 51% dell’acqua; nonostantela legge regionale di D.P.C.M. 4 marzo 1996 indicavalori del 20% come limite massimo tecnicamenteaccettabile per le perdite lungo la rete. Chi cirappresenta nelle istituzioni ha intrapreso lemisure necessarie per allineare questo dato con irequisiti normativi? Quali costrizioni o sanzionisono mai state applicate ai gestori da partedell’Autorità Idrica Toscana, che ha il compito didare gli indirizzi e di controllare le attività deigestori?Nell’area fiorentina, da quando il servizio idrico èstato affidato all’azienda partecipata, i ricavi datariffa sono aumentati del 64% (2004-2016). Ilmargine operativo lordo (differenza tra costi ericavi prima di mutui e ammortamenti) ècresciuto del +991%, gli investimenti sonodiminuiti del 16% e gli utili cresciuti del +721%. Al2014 Publiacqua NON ha realizzato 69 milioni dieuro di investimenti previsti dal Piano d’ambito eda quello tariffario e contenuti nella convenzionedi affidamento. Promesse, perché le gare diaffidamento si vincono su promesse, cheevidentemente l’azienda non è stata in grado di

rispettare.La società per azioni ha realizzato solo il 56% degliinvestimenti previsti dai Piani d’ambito (2006-2009, dati Co.Vi.Ri). Gli investimenti realmenteeffettuati sono sempre diminuiti, anche negliultimi anni, facendo registrare -5% nel 2013, -10%nel 2014, -21% nel 2015 e -15% nel 2016,nonostante in questi anni le tariffe siano cresciutecon punte del +19% e gli utili abbiano unincremento medio del +106% nel periodo fino al2021, anno in cui la tariffa subirà un incrementodel +61%!Tutti questi dati dimostrano che la frana non èaccidentale, la frana è strutturale e riguarda tuttoil modello idrico toscano. Modello che, purtroppo,il governo attuale sta cercando di “vendere” intutta la penisola.Noi del Forum Toscano non chiediamo ledimissioni di qualcuno in particolare, chiediamoinvece, a chi ci chiede prima i voti e poi ciamministra, di stare dalla parte dei cittadini e nondei poteri forti o di chi non fa principalmente gliinteressi degli utenti del servizio idrico.Chiediamo un cambio, un cambio di modello digestione, un cambio radicale, perché il sistemamisto pubblico privato sta franando e lo si vede intutto il mondo.Urge modificare il modello di gestione, bastaparlare nelle piazze e nelle strade, a direttocontatto con i cittadini per capire queste cose.Attualmente il 40% dell’ammontare delle nostrebollette serve ad arricchire l’azienda e a generareutili per i soci mentre le infrastrutture nonricevono le manutenzioni necessarie e gliimpianti non sono adeguati agli standard europei.Un sistema che prevede che l’utente paghi tutto,anche le sanzioni che sono imputate all’aziendaper il mancato rispetto delle normative nazionali,europee o contrattuali. Ormai è sotto gli occhidell’intero mondo che quello che ci vieneproposto è un sistema indifendibile e inefficiente,in grado solo di garantire profitti attraverso unaprogressiva finanziarizzazione dell’acqua e che, inToscana, sarà rafforzata grazie alle prossimefusioni. Fusioni che accresceranno ulteriormenteil peso della quota decisionale del privato,frammentando ulteriormente quello della quotapubblica. Amplieranno la scala del servizio a

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benefico dei capitali e a danno degli utenti. La frana fiorentina di Lungarno Torrigiani non èun incidente da archiviare e ricoprire primapossibile, bensì un episodio grave, una feritatalmente profonda che perlomeno, ciauspichiamo, serva per far riflettere tutti gliamministratori pubblici dell’importanza del benecomune acqua. Purtroppo ci siamo resi conto, siasulla nostra pelle che sulle nostre tasche, che percambiare, in Italia, non è più sufficiente vincereun referendum popolare. È necessario anche che inostri amministratori ascoltino il volere dei citta-dini.Fonte: http://goo.gl/zdiuhB

Tariffe dell’acqua:la Toscana maglia neraFrancesca Conti, “La Città invisibile”, 22 gennaio 2016

Dall’inizio di questo 2016 per gli utenti dei serviziidrici toscani ci sono state soltanto pessimenotizie.  L’anno si è aperto con la diffusionedell’indagine di Federconsumatori  sulle tariffeidriche dove la Toscana ha piazzato, nella top tendelle bollette dell’acqua più care d’Italia, ben seiprovince: Grosseto, Siena, Pisa, Pistoia, Prato eFirenze.Secondo Federconsumatori, se una famiglia mediaitaliana ha speso nel corso del 2015 276 euro, inToscana si è speso molto di più: a Pisa 442, aGrosseto e Siena 436, mentre a Pistoia, Prato eFirenze 402 euro.Quali siano le cause di queste differenze haprovato a spiegarlo Mauro Zanini, direttore delCentro studi Creef di Federconsumatori, in unarecente intervista rilasciata a La RepubblicaFirenze: innanzitutto la Toscana ha unadispersione di acqua talmente alta da raggiungereil 38,3% contro una media nazionale al di sotto del37%. E’ stata inoltre la regione più sollecita adapplicare la legge 36/94 che prevedeva lacreazione di Ato e società di gestione per il settoreidrico. E, con altrettanta sollecitudine, haapplicato la tariffa normalizzata con la possibilitàdi aumento delle tariffe, cosicchè gli utenti

pagano non soltanto l’acqua e il servizio, maanche l’ammortamento dei capitali investiti e laremunerazione degli stessi.Publiacqua si è difesa sostenendo di spendere 50euro ad utente fra infrastrutture ed investimentimentre la media italiana è di 27 euro ad utente.Eppure i risultati di tanti investimenti sono benlontani dall’essere visibili considerando i 225chilometri di tubature in amianto, la retecolabrodo, l’acqua al piombo del fontanello diPiazza Signoria e i batteri coliformi trovati inOttobre nei pressi di Incisa. Solo per citare i casidell’ultimo anno.Anche i dati smentiscono Publiacqua, visto chenel triennio 2009/2011 ha realizzato solo il 64%degli investimenti previsti, mentre nel 2013 si èfermata al 63%.E qui arriva la seconda pessima notizia, ovvero ilfatto che la maggior parte degli scarichi fognariscarica direttamente nei fiumi o in mare e laCommissione Ambiente della Regione Toscana hadeciso di concedere alle società di gestione delservizio idrico integrato altri 6 anni per adeguarsialla normativa europea. Il tutto in attesa che ilConsiglio ratifichi questa decisione e che sicontinui ad inquinare senza la minimapreoccupazione per la salute pubblica.Eppure i cittadini pagano da anni in bolletta iservizi di depurazione e scarico, ma dovefiniscono questi soldi?Secondo la denuncia dell’Associazione AcquaBene Comune di Pistoia che ha analizzato labolletta approvata dal Comune di Pistoianell’aprile 2014 i nostri soldi non vanno in servizied investimenti ma in profitti per gli azionisti.Secondo gli attivisti dal 2014 al 2021 le bollettecresceranno del 61% a fronte di un calo degliinvestimenti del 51%, mentre i profitti perPubliacqua aumenteranno in media del 106% e iguadagni lieviteranno del 145%.E’ evidente che costi più alti non significano unaqualità migliore dell’acqua e dei servizi, anzi piùle bollette crescono peggiori sono i servizi per icittadini, a riprova che la privatizzazione porta alguadagno di pochi e alla sconfitta dellacollettività.Fonte: http://goo.gl/j8jN6p

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Lo sapevate che…più utili fa Publiacqua e menoci guadagnano i lavoratori?Redazione “La Città invisibile”, 22 giugno 2015

Se ancora ci fosse bisogno di conferme sonosoltanto gli azionisti a guadagnare dalla gestioneprivata dell’acqua pubblica fiorentina, gestita daPubliacqua Spa.Ricapitoliamo: i cittadini si trovano a pagarebollette sempre più salate per servizi di qualitàogni anno peggiore, la manutenzione degliimpianti lascia sempre più a desiderare, bastiricordare i 225 km di tubi in amianto che per ilmomento Publiacqua non intende sostituire consommo disinteresse verso la salute dei cittadini.Da tutto questo risulta quindi chiaro, ma già losapevamo, che utili – perché gli utili ci sono – nonvengono reinvestiti nella gestione e nelmiglioramento degli impianti.Grazie ad una segnalazione di USB Publiacquaun’altro tassello va a posto, neppure i lavoratoriPubliacqua traggono vantaggio dall’aumentodegli utili dell’azienda tanto che più questiaumentano, tanto più diminuiscono i premiproduzione destinati ai lavoratori.Come risulta evidente dalla tabella, con la solaesclusione dell’anno 2009, il premio di produzionedestinato ai lavoratori di Publiacqua Spadiminuisce mentre aumentano gli utili netti fattidall’azienda e i dividendi distribuiti ai soci neistessi anni.Concludendo: la privatizzazione dei beni e deiservizi pubblici conviene a pochi e fa male alavoratori e collettività.Fonte: ttp://goo.gl/sby55n

Publiacqua: 225 chilometridi tubature all’amianto.E nessuna analisiGinevra Lombardi “La Città invisibile”, 22 ottobre 2015

In Toscana beviamo acqua che scorre in condottedi eternit o cemento amianto. Nei Comuni servitida Publiacqua circa 225 chilometri di tubature

sono in amianto. Il 36% di queste condotte sonoadduttrici, rami principali della rete checollegano gli impianti di prelievo alle tubaturesecondarie di quartiere. Le mappe sono disponi-bili sul sito della Campagna No Amianto Pu-bliacqua https://goo.gl/QSmAS6.Le condotte in amianto con l’usura tendono arilasciare fibre che contaminano l’acqua,esponendo il nostro organismo al rischio dicontatto. Tale rischio cresce via via che letubature, invecchiando, si sfibrano o si rompono.L’acqua contaminata utilizzata a scopi igienici(igiene della casa, personale, degli indumenti)quando evapora rilascia nell’ambiente fibre diamianto che possono essere inalate e causaredanni all’apparato respiratorio.Non esiste una normativa di riferimento perquesto problema. Non vengono svolte analisiperiodiche per rilevare la presenza di amiantonell’acqua potabile. Tuttavia l’allarme sul rischioper la salute associato all’amianto ingerito si èprogressivamente palesato nel dibattito pubblicoanche a seguito di recenti ricerche scientifiche(1).Nel 2013, l’Unione Europea, riconosce tra le causedi cancro dovute all’amianto anche quella daingestione. Nella risoluzione “sulle minacce per lasalute sul luogo di lavoro legate all’amianto e leprospettive di eliminazione di tutto l’amiantoesistente (2012/2065(INI))”, si “sottolinea chetutti i tipi di malattie legate all’amianto […] comepure diversi tipi di tumori causati anchedall’ingestione di acqua contenente tali fibre,

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proveniente da tubature in amianto – sono statiriconosciuti come un rischio per la salute epossono manifestarsi addirittura dopo alcunidecenni, in alcuni casi anche dopo più diquarant’anni”.Apprendiamo dalla stampa locale (2) chePubliacqua non ha un piano di sostituzione dellecondotte in amianto, sulle quali interviene soloquando si verifichino perdite di acqua. Publiacquaha le reti peggiori della Toscana e perde il 51%dell’acqua che immette in rete  (fig.2) (3). Gliinterventi di risanamento e manutenzione sullarete non garantiscono una gestione efficiente delproblema delle perdite di acqua e sembranoassolutamente inadeguati ad affrontare erisolvere il problema delle condotte in amianto.L’azienda ha inoltre dichiarato (4) che le tubaturein amianto presentano problemi di sfaldamento erotture a causa della loro obsolescenza. In questecondizioni il rischio di rilascio di fibre di amiantonell’acqua è molto elevato: è quindi necessarioche vengano effettuate analisi periodichesull’acqua e che venga predisposto un piano disostituzione tempestiva di tutte le condotte inamianto, dando la precedenza alle aree chepresentino maggiori criticità. Il costo di taleoperazione sembra sostenibile economicamenteanche in ragione dei profitti garantiti all’aziendadalle nostre utenze. Un recente articolo comparsosulla stampa riporta che AIMAG, azienda gestoredi Carpi, sosterrà una spesa di 60 milioni di euro(5) per la sostituzione di 290 chilometri dicondotte di amianto.Publiacqua fino al 2014 ha riscosso dalle nostrebollette 69 MILIONI di EURO per investimenti chenon ha mai realizzato. Si usino questi soldi che gliutenti hanno versato nelle casse del gestore persostituire rapidamente tutte le condotte inamianto.

Ricordiamo che l’utile lordo di Publiacqua superail 25% sul fatturato: nelle nostre bollette unquarto di ciò che paghiamo non serve a coprire icosti del servizio, ma genera profitto perl’azienda. In Italia l’estrazione del petrolio generaun utile simile a quello dell’acqua. Nella grandedistribuzione organizzata (es.Coop) l’utile sulfatturato è pari all’1%.Le nostre bollette sono le più care d’Italia.Publiacqua ha performance economiche dapetroliere. Come è possibile che abbiamo delleinfrastrutture inadeguate a garantire il rispettodelle normative sugli scarichi e condottecolabrodo per di più in amianto? Dove finiscono iprofitti garantiti dalle utenze a Publiacqua? Dovesono finiti i 69 milioni di euro riscossi e noninvestiti dall’Azienda? Con questi profitti lecondotte di amianto devono essere sostituite.Fonte http://goo.gl/5U2P3C

Note:(1) K.Kjærheim, B.Ulvestad, J.I.Martinsen, A.AndersenCancer of the gastrointestinal tract and exposure toasbestos in drinking water among lighthouse keepers(Norway) Cancer Causes & Control June 2005, Volume16, Issue 5, pp 593-598.(2) Articolo comparso il 12 ottobre 2014 su La Nazione,cronaca di Pistoia.(3) Dalla “Relazione Annuale del Direttore Generaledell’Autorità Idrica Toscana”.(4) Articolo comparso il 12 ottobre 2014 su La Nazione,cronaca di Pistoia.(5) Articolo comparso il 25 luglio 2014 su Il FattoQuotidiano http://goo.gl/TGjuaf.

Publiacqua, ancora +5%.Svelati i segreti della bollettaRosanna Crocini, Comitato Acqua Bene Comune Pistoia,

“La Città invisibile”, 5 ottobre 2015

Nei giorni scorsi l’agenzia di rating Moody’s hamesso nero su bianco che dall’inizio del prossimoanno aumenteranno (ancora!) le tariffedell’acqua. Gli incrementi saranno automatici

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nell’ordine del 4-5% nel biennio 2013-2015,garantiti per coloro che investiranno nell’ef-ficientamento dei costi e nel miglioramento delservizio. Detto questo le magagne per gli utentitoscani di Publiacqua non finiscono qui. Oltre allavertenza aperta dai movimenti per l’eliminazionedell’amianto dai tubi dell’acquedotto (1.200chilometri), la poca trasparenza della bolletta èancora protagonista. Proviamo allora a fare un po’di chiarezza:Fino al gennaio del 2014 in alto sulla sinistratrovavate due sigle: SII (Servizio idrico integrato);SA (Solo acqua) e servivano a distinguere chipagava un servizio comprensivo di fogne edepurazione da chi no. Sigle misconosciute ai più,permettendo a Publiacqua di riscuotere la tariffaper il servizio integrato anche da chi non neusufruiva. Distinzione resa più chiara (per ilgestore ma non sono dello stesso parere iconsumatori) dalla prima bolletta del 2014 fino alsettembre dello stesso anno quando scadeva larichiesta di rimborso.Sul rimborso la polemica è ancora aperta. IlDecreto ministeriale 30 del 2009 stabilisce infattile regole per la restituzione di questa che in moltidefiniscono una vera appropriazione indebita etruffa. Il prelievo infatti era stato dichiaratoillegittimo da una sentenza della CorteCostituzionale del 2008 e ancora oggi vieneprelevato indebitamente. Dal 2014 sulla partesinistra della bolletta, nella sezione dedicata alleComunicazioni, si dice se l’utenza è o menoservita da un impianto di depurazione. Sullaparola, visto che è tutto da verificare perché adoggi non sono mai state rese pubbliche lecartografie aggiornate.Recentemente stanno arrivando i primi rimborsie le cifre sono più basse rispetto a quanto dovuto,senza naturalmente che venga fornita alcunaspiegazione. Non si capisce perché venganorimborsati solo gli anni dal 2005 al 2008, facendocosì sparire due anni. Fate quindi attenzione aquesta voce. La Corte Costituzionale, con sentenzan. 335/2008 ha inoltre stabilito che il rimborsodeve essere calcolato sulla base di dieci anni. AdArezzo i consumatori stanno vincendo i primiricorsi.Continuando nella nostra lettura troviamo la voce

“Deposito cauzionale”, a nostro avviso un altrobalzello, considerato che viene prelevato grazie auna modifica unilaterale del contratto. Questaoperazione fu fatta dicendo che la quotacauzionale non sarebbe aumentata se gli utentiavessero attivato in banca un Rid. Operazione chemirava a consentire una maggiore esposizionedebitoria di Publiacqua con gli utenti nella vestedi garanti. Incredibile ma vero.Oggi la quota cauzionale aumenta solo se l’utentesi scorda di pagare una bolletta. Il gestore fapartire una raccomandata con la minaccia didistacco e dopo due anni raddoppia la quotacauzionale. Attenzione però. Ci sono stati dei casiin cui la bolletta non è stata inviata ma, all’utenteignaro, è arrivata comunque la raccomandata e sivede così raddoppiare arbitrariamente il deposito.Nella bolletta si chiede inoltre all’utente dicompiere l’autolettura e si suggeriscono i giorniper poterla comunicare. Attenzione anche qui.Nella tariffa paghiamo la ditta che deve leggere ilcontatore. Da stare attenti anche alle differenzetra letture presunte ed effettive. Quando la letturapresunta è superiore a quella reale è necessariochiamare subito il gestore per comunicare il datoeffettivo. Le presunte vengono spesso usate perfar scalare verso l’alto la fascia di consumo epretendere poi esosi conguagli. Inoltre, quandohanno bisogno di liquidità, accorciano i tempi difatturazione inviando le bollette anche ogni 45giorni.Un esempio reale. Un utente di 82 anni ha pagatopuntualmente e regolarmente con il Rid bancariobollette derivanti da 13 letture presunte. Si ètrovato a pagare ben 700 euro di conguaglio.Publiacqua si è scusata, e ha cambiato la dittaincaricata della lettura. Quanti casi analoghi nonemergono?Nel Riquadro tariffa ci viene detto che da 0 a 60metri cubi di acqua si paga pochissimo. Ma sonoaltrettanto poche le utenze che restano sottoquesto limite. Questo primo scaglione vieneinfatti superato dalla moltitudine dei cittadini, espesso anche il successivo (da 60 a 150 mc). Se unafamiglia di due o tre persone non sta attenta puòarrivare a pagare 1,80 euro a mc e una famiglia diquattro persone può arrivare a pagare l’acquaanche quasi 3 euro a mc e oltre i 200 mc si

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oltrepassano i 5 euro.Un’ultima chicca: sotto l’importo da pagare c’èuna nota “Le fatture precedenti ci risultanoregolarmente pagate. S.E.&O.” Questa siglasignifica Salvo errori e omissioni ed è apparsa daquando è stata avviata dai Movimenti per l’acquapubblica la Campagna di Obbedienza Civile cheprevede il non pagamento della componentetariffaria della “remunerazione del capitaleinvestito” abrogata dal referendum del 2011 eignorata da istituzioni e gestori.Fonte http://goo.gl/3B5kMW

SECONDA PARTE

ASSALTO AL SOTTOSUOLO

Allarme Mugnone.Quale sicurezza idraulicadopo la Voragine?Redazione “La Città invisibile”, 26 maggio 2016

«Attenzione a dove cammini: potrebbero essercivoragini e buche». Apre così – profetico – ilvolantino diffuso nei giorni scorsi dallaProtezione civile del Comune di Firenze inpreparazione dell’esercitazione “Mugnone 2016”,che si terrà il 28 maggio prossimo in zona Romito-Statuto-Vittoria: una simulazione delle attività disoccorso necessarie in caso di  straripamento delMugnone.Forse in seguito a due esposti in Procura in meritoalla pericolosità del nuovo ponte sul Mugnone daparte di alcuni cittadini residenti, il Comunemette le mani avanti. Troppo tardi: a lungarnoormai imploso la credibilità è perduta.Il pieghevole del Comune raccomanda inoltre dinon trovarsi nei sottopassi durante le alluvioni.Comportamento difficile da tenere visto che ilprogetto della tramvia, che passa proprionell’area dell’esercitazione, prevede il sottopassodi un’arteria carrabile di grande traffico come ilviale Milton, giusto a pochi metri dal Mugnone,vicino alla Fortezza da Basso. E altri ne prevede ilPiano Strutturale.Sarà bene anche non farsi sorprendere neinumerosi  parcheggi interrati chel’amministrazione ha in progetto.Il Mugnone è un torrente capriccioso, molte voltedeviato, sin dall’epoca romana. Malgrado i varistraripamenti, avvenuti anche in tempi recenti, viè stato da poco costruito un ponte carrabile aquattro corsie, strumentale al passaggio dellatramvia, fortemente a rischio per la suaconformazione “a raso”.La stessa area cittadina sarà poi ulteriormente

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messa a rischio dal passaggio, poche centinaia dimetri a valle, sotto il viale Lavagnini, del doppiotunnel TAV. Il deflusso della falda acquifera,ostacolato dal tunnel ferroviario, dovrebbe esserecompensato da sifoni sotterranei. Ma chi necontrollerà l’efficienza? Chi ne effettuerà lamanutenzione?Nel frattempo, il reticolo idraulico fragilissimodella piana alluvionale ad ovest di Firenze saràriconfigurato per far posto all’aeroporto:l’importante collettore del Fosso Reale, deviatocon un improbabile percorso in contropendenza,passerà in botte sotto l’autostrada.C’è da stare allegri. Speriamo che non piova. O,meglio, che i tanti soggetti attivi che si battonoper la tutela del territorio e di chi lo abitaottengano con le loro battaglie e i molti buoniargomenti a disposizione un’inversione ditendenza nelle scelte urbanistiche e ambientali.Fonte http://goo.gl/7dfXQ0

Lettera aperta al sindacoRenzi sul tunnel TAVOrnella De Zordo, capogruppo perUnaltracittà, 8dicembre 2009

Caro Sindaco,quelli che viviamo sono giorni cruciali per ildestino urbanistico, sanitario e ambientale diquesta città. Tra pochi giorni il governo, leferrovie e gli enti locali si ritroveranno perdecidere il destino della stazione Foster. Comeben sai esiste una soluzione più semplice eindolore per il passaggio del treno AV da Firenze,senza ricorrere al tunnel e alla relativa stazione.Poiché è della realizzazione di quest’ultima chediscuterete, abbiamo deciso di scriverti perché cisono aspetti che i decisori politici hanno tenutofinora nell’ombra ma che sono emersi conchiarezza dalle analisi di autorevoli esperti etecnici del Gruppo di studio dell’Università diFirenze.Un progetto raffinato? Solo fumo negli occhi...Come spesso succede, un raffinato progetto di un“archistar” serve per mascherare scelte

devastanti. Cosa c’è dietro il progetto di sirNorman Foster per la stazione AV sotterranea inarea ex Macelli? Un intervento che con ogniprobabilità provocherà danni consistenti eirreversibili ad una parte della città di Firenze, esicuramente condannerà per almeno una dozzinad’anni molti fiorentini ad una vita impossibile.Impatto devastante per FirenzeDopo aver tagliato oltre 150 alberi e demolito unnumero imprecisato di edifici, si comincerà ascavare una enorme buca delle dimensioni di 450metri per 50, profonda 50, per un totale di circa1.200.000 metri cubi di terra (dati RFI). Civorranno anni di lavoro, anni di attività di uncantiere di circa 10 ettari che lavorerà 18-24 ore algiorno, e che comprende anche 3 impianti diseparazione fanghi, una centrale di betonaggio,una di jet grounding (formazione di calcestruzzoda sparare a pressione), officine e servizi.L’impatto in termini di rumore, polveri,vibrazioni, sarà devastante. E non valutato.L’Arpat: il progetto è“largamente insufficiente”L’Arpat (parere 20 ottobre 2003 allegato alla DGR1073 del 20.10.2003)per il progetto definitivoparla di studio “largamente insufficiente” per leemissioni in atmosfera; per il rumore ritiene che,in mancanza di adeguati studi, “i limiti diinquinamento acustico saranno certamentesuperati vista la tipologia di macchinariutilizzati”.Traffico, polveri, rumore: la città diventainvivibileLa montagna di terra escavata (una piramide di100 metri di lato e alta 360 metri) verrà portatavia con camion, a differenza di quanto sostenevail progetto sottoposto a Valutazione di ImpattoAmbientale. Le Ferrovie (nota del 13 marzo 2009)prevedono un traffico di mezzi pesanti su viaCircondaria-viale Guidoni mediamente pari a 61mezzi al giorno per senso di marcia, con puntemassime di 171. Tutto ciò significa condannare unintero quartiere all’invivibilità. Case con finestresigillate (invano) per difendersi dalle polveri e dlrumore, affezioni respiratorie che colpiranno isoggetti a “rischio”, bambini, anziani, personecon patologie preesistenti. Ma anche soggetti nona rischio. Possibilità di vita all’aria aperta ridotta

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a zero, traffico enormemente appesantito rispettoall’attuale.Il drammatico precedente bologneseNon sono previsioni di qualche catastrofista, èquello che è già successo per esempio a Bologna,nella zona di via Carracci, dove interi edifici sonostati evacuati, molte persone hanno cambiatocasa perché non in grado di sostenere per anniuna vita fatta di insonnia per rumore e vibrazioni,di polvere, di malattie, vedi il video suhttps://youtu.be/pyqocU7r9GE.Una diga lunga 500 metri bloccherà la faldaMa tutto questo non è che una parte di quello checi aspetta. L’impatto più preoccupante è quellosulla falda. Un muro impermeabile lungo 500metri e profondo 50, una diga, interromperà ilnormale movimento dell’acqua sotterranea, chenaturalmente si sposta dalle colline verso l’Arno,e sta ad una profondità di circa 8-10 metri. A piùriprese sono stati richiesti approfondimentisull’impatto idrogeologico e sulle misure dimitigazione, mai effettuati da Ferrovie. Nonconoscendo quali sistemi sono stati pensati perovviare a questo rilevantissimo impatto,nonostante le reiterate richieste di Regione eArpat (parere Nucleo di Valutazione di ImpattoAmbientale Regione Toscana 20.11.1998; parereArea Tutela del Territorio 15.10.2003, parereARPAT 20 ottobre 2003) che hanno sottolineatouna sottovalutazione del problema, c’è daaspettarsi un consistente innalzamento del livellodella falda a monte della stazione, conallagamenti di scantinati, affioramenti rapidi incaso di pioggia, umidità risalente pressochéovunque.Edifici lesionati a decine di metri dallo scavoMa il peggio sarà a valle, dove un abbassamentodella falda provocherà un inaridimento delterreno, e una sua sicura deformazione, che siripercuoterà in superficie provocando movimentisuperficiali, lesioni e cedimenti negli edifici,anche a distanza di decine di metri dal fronte discavo. Chi abita in zona viale Redi, viaCircondaria, Ponte di Mezzo (ma non solo loro)può aspettarsi prima crepe sui muri, poi il loroallargamento, fino alla possibile inagibilitàdell’edificio, secondo il grado di compromissionedella stabilità del terreno e le caratteristiche

dell’edificio.Priorità a Firenze e ai fiorentini.La stazione va fermataIn vista dell’imminente incontro decisivo sullascelta della stazione AV di Firenze, chiediamo chevengano rispettati e difesi i diritti dellapopolazione fiorentina e che la salute e lavivibilità vengano poste al di sopra di cattiviaccordi pregressi che di questi aspetti hanno deltutto ignorato.Fonte http://goo.gl/6SctwL

L'impatto idrogeologicodel tunnel Tav sotto FirenzeMaurizio De Zordo, Disastro Tav, in Quaderni di inchiesta

urbana, Ed. perUnaltracittà, Firenze, maggio 2009

Quello economico non sarà il solo costo che dovremopagare per la realizzazione del sotto-attraversamento dell'AV di Firenze.L’impatto più preoccupante riguarda l’in-terferenza dell’opera con la falda, conconseguente “effetto diga”: per lunghi tratti ilmanufatto intercetta perpendicolarmente laprincipale falda sotterranea, impedendone difatto il naturale movimento (in corrispondenzadella stazione, si realizza una cortina continuaimpermeabile lunga circa 800 metri, che parte dalpiano di campagna e scende per circa 45 metri,mentre la quota della falda è a pochi metri sotto illivello del terreno). Modificare l’equilibrioidrogeologico del sottosuolo di una città puòprovocare seri danni al patrimonio edilizio: ognicedimento, ogni movimento del substrato siripercuote in superficie e quindi direttamentesugli edifici, che hanno una intrinseca rigidità.Ricordiamo per inciso che il tracciato interessadirettamente, oltre a centinaia di edifici civili,anche la Fortezza del Sangallo e una porta dellemura trecentesche.Chiara quindi l’importanza delle valutazionigeologiche, geotecniche e idrogeologiche postealla base del progetto, eppure se si è dovutoprescrivere “che il progetto definitivo siacorredato di uno studio idrogeologico ove sia

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dimostrata l’efficacia ed il correttodimensionamento degli interventi di mitigazioneprevisti (by-pass)”: evidentemente mancavaqualcosa di essenziale. Ma sulla base di quelprogetto, approvato in una conferenza dei serviziil 3 marzo 1999, con quel livello diapprofondimento, si è messa in appalto l’opera.Nel 2003 una nuova conferenza dei serviziapprova il progetto definitivo della nuovastazione, completamente diverso dal precedente,senza procedura di Valutazione di ImpattoSi immaginerebbe comunque che, essendo unprogetto definitivo, e sulla base delle prescrizioniprecedenti, molte delle incertezze e delle lacunesiano state colmate. In realtà non è così, i pareridelle strutture tecniche regionali e dell’Arpat(l'agenzia regionale per l'ambiente) non lascianodubbi:“Si ritiene che i risultati del nuovo modello (…)non possano essere considerati come valori diriferimento (…) Tanto meno possono essereconsiderati come risposta alla prescrizioneregionale di valutazione dell’eventuale escursionedelle falde acquifere (…) Né è stato presentato,come richiesto dal ministero dell’ambiente, unpiano di rilievi per il monitoraggio continuo dellarisposta dei terreni”.L’Arpat osserva che “Il progetto presenta gravicarenze di valutazione degli impatti conseguentialle opere descritte. Tali carenze non consentonouna compiuta valutazione della correttezza dellesoluzioni progettuali proposte”.Quindi il progetto definitivo è più carente delpreliminare! Ma nonostante tutto vieneapprovato: è la volontà politica di procedere cheha il sopravvento sulle valutazioni tecniche. E’ del

tutto evidente che quest’opera si dovevaapprovare a tutti i costi. Tutte le condizioni eprescrizioni poste, mai affrontate da Rfi, vengonoancora rinviate ai progetti esecutivi, che peròsono valutati dall’Osservatorio Ambientale,organismo di nomina politica, ma l’unico, di fatto,ad aver potuto vedere il progetto.Nessuna lezione è stata evidentemente tratta daldisastro provocato dal passaggio dell’Av inMugello: per parlare solo dell’impatto sullarisorsa idrica, 57 chilometri di fiumicompletamente inariditi, altri 24 con diminuzionesensibile della portata, la scomparsa di 67sorgenti, 37 pozzi e 5 acquedotti privati. Tuttoquesto in una zona di pregio ambientale, con unaattività agricola di alta qualità. E tuttopreoccupantemente simile alla vicendafiorentina: conferenze dei servizi, protocolli diintesa, alla fine è sempre la volontà politica cheprevale sulle considerazioni tecniche. E’sconcertante lo scenario che si intravede: leprocedure dell’ente pubblico, le verifiche tecnicheche dovrebbero essere supporto alla decisioneamministrativa, vengono piegate e forzate agiustificare a posteriori la decisione, che a questopunto appare evidentemente motivata da fattoriestranei al “normale” processo istituzionale edemocratico. Perché si è tollerato che in Mugellosi aprissero gallerie senza alcuna garanzia, conpareri tecnici che testimoniavano la superficialitàdegli studi, e neanche di fronte al puntuale eprecoce presentarsi di eventi disastrosi si èpensato di rivedere gli assunti progettuali, ma si èpervicacemente andati avanti? Perché, quandotutti gli studi e tutti i pareri dicono di grandirischi, non è mai stato messo in dubbio ilpassaggio in sotterranea sotto la città di Firenze?Fonte http://goo.gl/HCXwnx

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Parcheggi interrati a FirenzeIlaria Agostini, perUnaltracittà, ReTe dei comitati per la

difesa del territorio, 13 giugno 2013

Il Piano Strutturale del Comune di Firenze,confezionato e approvato nel 2011 dalla giunta delsindaco mediatico, è un atto finalizzatoall’incremento della rete viaria e del trasportoprivato su gomma. Scelta che si manifesta conevidenza nella prima frase dedicata alla cittàstorica, della quale peraltro si tace fino allapagina 45 del documento di avvio del PS, dove,nello sconforto del lettore, si trova la seguentedichiarazione: «La prima azione da mettere incampo, per il centro storico, è promuovere larealizzazione di parcheggi interrati», nel centrostorico stesso, ça va sans dire.Nelle norme tecniche di attuazione della cittàstorica (UTOE 12) sono individuati ben nove siti –interni alla zona a traffico limitato o ad essaimmediatamente prossimi – destinabili alla sostain silos ipogei: piazza del Carmine; costa SanGiorgio; lungarno della Zecca Vecchia; piazza deiCiompi; piazza Strozzi; piazza Brunelleschi; piazzaSan Marco; piazza Indipendenza; piazzaOgnissanti (cfr. NTA del PS, art. 35). Per lacostruzione dei parcheggi interrati (daconsiderare a pieno titolo volumi edilizi,nonostante gli slogan del sindaco pubblicitario) ilComune si affiderà per lunga e infeliceconsuetudine all’istituto del  project financing,strumento già dimostratosi non orientato allapubblica utilità (si noti che, estrema perversione,la normativa vigente prevede che l’opera pubblicarealizzata con project financing può essere cedutaal privato che la ha realizzata e gestita).La privatizzazione del sottosuolo (e il connessomovimento terra che, detto per inciso, è terrafertile per la camorra) si sta dimostrando – anchea livello nazionale – la nuova frontiera dellaspeculazione e della bolla edilizia: basti pensare altunnel TAV che sottoattraverserà viali e fortezzada Basso, alla linea di metropolitana sotto piazzadel Duomo e al “tubone” pedecollinare per iltraffico su gomma, entrambi previsti dal PS; nonmancano esempi sul fronte dell’edilizia privata,dalle cantine vinicole patinate ai supermercatiipogei.

Al banchetto infrastrutturale, imbandito dalpiano regolatore per la leccardìa dei costruttori, iprivati spizzicheranno qua e là, fuori da unqualsiasi progetto organico di mobilità e di sostaimprontato alla pubblica necessità, e fuori daqualsiasi bisogno espresso dalla cittadinanza.I parcheggi interrati nella città storica sono daevitare per più ordini di ragioni, anche qualorafossero realizzati con meccanismi finanziari econcessòri trasparenti, e secondo pratichepianificatorie civilmente condivise. Innanzituttodal punto di vista della tutela degli insediamentidi carattere storico, artistico e di particolarepregio ambientale, che è un obbligocostituzionale. Le piazze storiche, di proprietàcollettiva, sono a tutti gli effetti patrimoniomonumentale nella loro consistenza aerea,subaerea e ipogea: la conversione della lorosuperficie lastricata in solaio cementizio (segnatodalle grate di aerazione) del sottostante garagenon deve essere consentita.In secondo luogo, è convincimento diffusoglobalmente che i centri urbani debbano essereliberati dalla morsa del traffico privato su gommae, possibilmente, dalle automobili medesime: unparcheggio interrato si limita invece a nasconderesotto il tappeto parte delle automobili in sosta,attraendo contemporaneamente nuovi volumi ditraffico non residente.La gestione in project financing comporta infattitariffe orarie elevate destinate all’uso veloce e,non favorendo la sosta di chi abita nel quartiere,di fatto contribuisce al processo in atto digentrification ed estromissione dei residenti.Dal punto di vista tecnico-urbanistico, infine, siritiene che sia da valutare con oculatezzal’opportunità di scavare un invaso profondo nonmeno di dieci metri in aree a rischio idraulico,quali sono tutte le piazze del centro fiorentino.Chi assicura infatti, nel caso di specie, l’«assenzadi pericolo per le persone e i beni» e l’inesistenzadi un «incremento dei rischi e della pericolositàidraulica al contorno», come richiesto dall’art. 2della legge regionale 21/2012 redatta in rispostaalle alluvioni disastrose in Lunigiana, legge cheimpedisce di fatto la nuova edificazione nelle areea “rischio idraulico molto elevato”? Lacostruzione di un’opera edile ipogea in area a

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“rischio idraulico elevato” e contigua al letto delfiume, come piazza del Carmine, pone senzadubbio problemi di incolumità degli utenti, deicittadini e dei beni. Il parcheggio nel piazzaledelle Cascine – sinora non rammentato, ma inprogetto – si trova poi in area di “rischio idraulicomolto elevato” (cfr. http://goo.gl/GYQAcK), ed èdunque illegittimo ai sensi della citata legge.L’assenza di un piano particolareggiato per lacittà storica, assenza lamentata da anni da tecnicie cittadini ma ostentata per amor di modernitàdagli amministratori, si accoda alla paraboladiscendente della conservazione dei centri storicipeninsulari, che inanella le perle dell’Aquila e delpiano di ricostruzione post-sisma emiliano, dovela LR 16/2012 affida ai tecnici la sorte degli edificistorici non vincolati, destituendo la pianificazionecomunale dall’esercizio della tutela.Così, a Firenze, da vari decenni si opera neltessuto storico con una sommatoria di interventimal pianificati e mal programmati, laddovesarebbe necessario invece agire con i metodi delrestauro e del recupero, in conformità con laCarta di Gubbio (1960) che riconosceva il valoremonumentale dell’insieme degli elementi dellacittà storica. Trascuriamo in questa sede la qualitàdi tali interventi passati nel silenzio metàincapace, metà impotente, della Soprintendenzafiorentina.Ma cosa sta succedendo nel centro città internoalla cerchia muraria trecentesca? Esisteinnanzitutto un “centro del centro”, il “salottobuono” a cui l’amministrazione del sindacotelevisivo dedica un’attenzione maniacale coninterventi sporadici e d’effetto – non richiesti névoluti dalla popolazione, tantomeno discussi inconsiglio comunale – che consentono al primocittadino l’approdo tanto trionfale quantoautistico sui media intercontinentali. Da anni lacittà antica comprendente il quadrilatero delcastrum romano è stata disertata dai cittadini,sostituiti dai turisti, dagli eventi, dalla vitaeterodiretta. Scenario delle notti bianche (quandoi cittadini vorrebbero invece notti normali) edella grande produzione mediatica industriale, il“centro del centro” è stato, nell’ultimalegislatura, ulteriormente isolato dal resto dellacittà. Vi contribuiscono pesantemente:

l’allontanamento dell’anagrafe da PalazzoVecchio (sostituita da un improbabile asilo“aziendale”); la pedonalizzazione di piazza delDuomo (privatizzata poi dalle grandi terrazze dibar che arrivano a lambire la colonna di SanZanobi) e la deviazione dei percorsi degli autobusurbani sull’asse San Marco-Indipendenza, oggisovraccarico; l’assenza di un sistema di trasportopubblico con bus di piccola taglia adatti al tessutourbano storico etc.Dall’altra parte, la sorte dei quartieri storicilimitrofi alla città antica prende due stradediverse: Sant’Ambrogio e Oltrarno si trovano inuna fase di accelerazione dei processi ditrasformazione del tessuto sociale, di sostituzionedegli abitanti ed estromissione degli artigiani (iparcheggi interrati fanno parte del menabò). Invia Palazzuolo e in San Lorenzo, invece, regnal’assenza di cura e manutenzione ordinaria, alpari di quanto avviene nelle periferie più distanti;il mancato recupero del complesso di Sant’Orsolane è un esempio paradigmatico. Tutt’al piùqualche intervento è mirato alla “sicurezza”(illuminazione da stadio nei vicoli; asfaltatura deiselciati sconnessi).Questo scenario sconfortante potrebbe essereriscattato da una politica assennata sui grandiedifici storici in dismissione o già vuoti, alcuni deiquali in alienazione, che sarebbero naturalmentevocati ai servizi per la cittadinanza, a luoghideputati alla socialità, ad atelier di produzioneartigianale, ma anche a residenze sociali, richiestecon sempre maggior urgenza dal Movimento dilotta per la casa. Ma, per quanto riguarda leprevisioni di piano, si naviga a vista. Sul tema, checostituirebbe il fulcro del disegno dell’assettourbano futuro, il documento d’avvio delRegolamento urbanistico (attualmente inelaborazione) con inopportuna ingenuità sichiede: «chi è in grado di dire – oggi – quale mixdi funzioni potrebbe essere sostenuto da quegliedifici?» Chi, se non i privati, sembra essere larisposta [...].Occorrerebbe invece che le azioni da avviare sullacittà storica si inquadrassero nella dimensionedella cura, delle pratiche positive, orientate a ciòche Gandhi definiva autonomia di villaggio:autonomia nella produzione e riproduzione di

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risorse (alimentari, energetiche, culturali etc.) edi saper fare, di riappropriazione dei saperi. Suquest’ultimo punto, la città può offrire molto intermini di lavoro di prossimità e di altamanualità. Scalpellini per il ripristino emanutenzione dei selciati; muratori, restauratori,falegnami, imbianchini per l’edilizia storicanonché produzione di atlanti e guide per il suorecupero; fontanieri (in una città così pocogenerosa d’acque, fontanelli del sindaco a parte);artigiani di qualità, che esercitano a scalafamiliare la produzione manuale, secondo modellie tecniche tradizionali, attualmente soffocatidagli affitti e dalla normativa che li equipara aindustrie di piccola (ma mica tanto) dimensione.Chi scrive ritiene necessario e possibileprefigurare strategie che prevedano l’istituzionedi uno status speciale per l’artigiano della cittàstorica che consenta l’affrancamento dal vigentesistema contributivo e previdenziale, e laliberazione dalla rendita privata attraversol’istituzione di appositi locali pubblici destinati alaboratori artigiani, nonché attraverso la libertàdell’apprendistato. La diffusione del piccolocommercio, delle sale di teatro e cinema diquartiere sarebbero favorite da una riduzione delgigantismo periferizzante (ipermercati, multisale,scaffali informatici). Per attuare queste pochecose è necessario un grande cambiamento daparte di amministrazioni – locali e centrali – ecittadinanza, nel senso della resistenza alliberismo e all’individualismo imperanti. Solo cosìsi potranno perseguire e mettere in praticamagnificenza civile e pubblica felicità, obbiettivodi una buona politica.Fonte http://goo.gl/uBqkSD

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TERZA PARTE

FRAGILITÀ IDROGEOLOGICA

Quel ponte sul Mugnone:ecco i rischiDeanna Sardi, Associazione Piazza della Vittoria, “La Città

invisibile”, 17 novembre 2014

Il Mugnone, “torrente maledetto”, ha segnato lastoria della città di Firenze in modo moltoprofondo. Non si direbbe guardandodistrattamente il piccolo, innocuo corso d’acquaancora vivo faunisticamente per la presenza diuccelli acquatici: germani, garzette, gallinelled’acqua e perfino aironi. Dall’epoca romana aigiorni nostri è stato oggetto di deviazioni e di usipiù o meno compatibili con la sua natura, ai qualisi è parzialmente opposto continuando aserpeggiare verso il centro della città sotterraneoe insidioso, puntualmente straripando dall’alveoimpostogli in vari prevedibili punti. Ultimamentetuttavia l’appropriazione del torrente da parte divari soggetti ne ha aumentato enormemente lapericolosità.Qualcuno c’è ancora che può raccontare la storiadell’alluvione del 1959. Allora il torrente straripòsolo dalla sponda destra, lasciata a piano dicampagna, irrompendo nell’area XX Settembre –Romito, mentre la sponda sinistra, area Milton, fupreservata dalla spalletta in muratura che correvalungo tutto l’argine. Più presente nella memorial’alluvione del 1992. Allora anche la parte sinistradel torrente fu invasa dall’acqua, che era rimastabloccata dalla spalletta fino all’altezza dellapasserella pedonale, costruita davanti alla Chiesarussa nei primi anni ‘60. Dall’apertura dell’arginesulla passerella l’acqua poté entrare impetuosa. Dinuovo una minaccia di straripamento c’è stata nel2012. Alle Cure l’acqua arrivò a lambire i dueponti per l’alta velocità, in zona Puccini vennesospeso lo spettacolo al teatro e gli abitanti dellazona furono messi in allerta dai vigili…cheandavano di casa in casa a suonare i campanelli.Allora il Segretario Generale dell’autorità di

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Bacino promise che gli affluenti dell’Arno e fraessi il Mugnone sarebbero stati oggetto dellamassima attenzione e che se ne sarebbero“rimodellati gli argini”.Di questa attenzione ce ne sarebbe statoimpellente necessità. Infatti in questi ultimi anniil torrente è stato oggetto di una serie diinterventi che non hanno niente a che vedere conla sua messa in sicurezza. Partendo a monte deltorrente, nel 2007 in zona Cure, all’altezza di viadel Pellegrino, sono stati ricostruiti i giàmenzionati ponti per adeguarli alle esigenzedell’Alta Velocità; in via Gordigiani il torrente èstato sagomato con pareti perpendicolari al pianodi scorrimento, per renderlo idoneo alla messa insicurezza della la Stazione Foster, scavata ben aldi sotto del suo alveo. Nel 2013 è stato demolito erealizzato un nuovo ponte al Barco, interessatodai cantieri RFI.Non abbiamo visto invece interventi finalizzatialla manutenzione e al rimodellamento degliargini allo scopo di mettere in sicurezza iltorrente dagli straripamenti ordinari e da quellistraordinari dovuti al cambiamento del clima: lecosiddette “bombe d’acqua”. Si nota invece che damonte a valle l’alveo del Mugnone è statostrozzato o ampliato esclusivamente per interessiparticolari.Attualmente, ancora una volta per ragioni deltutto estranee alla messa in sicurezza deltorrente, è stata abbattuta la passerella pedonaledavanti alla Chiesa russa, costruita già fuorinorma nel 1962 e che fu la causa della catastrofedel 1992, per costruire al suo posto un nuovoponte in acciaio e cemento.Come si può notare la storia si ripete, dandoancora una volta ragione alla visione ciclica diG.B. Vico. Dopo l’alluvione del ‘59 infatti fucostruita la pericolosa passerella del ‘62, dopol’alluvione del ‘92 e la minaccia del 2012, saràcostruito il ponte del 2014. Il passato si ripete, mala memoria sembra non essere una prerogativa dichi ha l’arroganza di credersi impunibile e trattala città come un oggetto in vendita, come unoggetto redditizio e vuoto. Infatti le istanze, lepreoccupazioni dei suoi abitanti non sono tenutein alcuna considerazione. Quest’ultimi sono statiignorati del tutto dalle ultime amministrazioni

nelle scelte vitali riguardanti la città. Per farequalche esempio:- referendum sulle tranvie: ignorato;- osservazioni dei cittadini al piano strutturale:ignorate;- rifacimenti completi e modificazioni profondedegli arredi urbani, delle strade, delle piazze, fral’altro sulla base di progetti scadenti e opinabili,eseguite all’insaputa degli abitanti.Trasparenza e partecipazione sono state e sonotutt’ora solo parole, elemento di cui in questomomento c’è tanta, troppa abbondanza. Di frontea questa visione privatistica della città, gliabitanti hanno dovuto organizzarsi in comitati eassociazioni per cercare di farsi ascoltare e perdivenire visibili.Adesso il comune si palesa addirittura piùsuperficiale e più megalomane rispetto allacostruzione della vecchia passerella pedonale: ilnuovo ponte sul Mugnone prevede infatti quattrocorsie di marcia veicolare e due marciapiedipedonali, per una larghezza complessiva di 18metri, rispetto ai 2 della passerella. Anche perl’apertura dell’argine, che costeggia il torrentedalla parte di viale Milton, non si guarda alcentimetro. Per il nuovo ponte sono stati demoliti20 metri di parapetto. E pensare che nel 1992 iltorrente fu capace di straripare dai 2 metri diapertura di allora.Per avere un quadro completo e non peccare diparzialità bisogna anche dire che il nuovo ponteviene presentato come di tipo Bailey e a carattereprovvisorio. Infatti verrà smontato fra tre anni!A questa ennesima provocazione dobbiamorispondere che questa non è la verità:- intanto il ponte non è un Bailey, non si usano piùquel tipo di ponti, non se ne fanno più, al massimosi vendono quelli rimasti in magazzino;- il vero Bailey del Galluzzo è ancora lì dopo 20anni;- il nuovo ponte sarà istallato su dellefondamenta, eseguite in cemento armato pertutta la larghezza del ponte, cioè per 18 metri, chenon si sbaglia a definire stabili e definitive;- il nuovo ponte sarà in acciaio e cemento, idoneoquindi a sopportare il peso del traffico su 4 corsiedi marcia, compresi autobus, camion, etc.;- il progetto del ponte ha caratteristiche

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strutturali e sismiche di tipo definitivo.La provvisorietà quindi non è una caratteristicaintrinseca al ponte, ma è la parolina magica permezzo della quale la Soprintendenza ha ritenutodi poter autorizzare il nuovo ponte. Ponte che èesteticamente intollerabile come quelloinaugurato al Barco nel 2013 ed è sopratuttoestremamente pericoloso.La pericolosità deriva da tre motivi fondamentali.Uno è, come abbiamo detto, legato all’aperturadel parapetto, che svolgeva la funzione diimpedire l’esondazione del torrente, da vialeMilton, attraverso i Viali di Circonvallazione,verso il centro della città. Non dimentichiamo cheproprio nel punto dove è stata eliminata laspalletta c’è la bella chiesa russa, patrimonio sottotutela, con la sua preziosa cripta sotterraneafinemente pitturata.L’altro motivo di pericolosità lo denuncia ilprogetto stesso, che ci mostra un ponte a raso.Giova ricordare che per i ponti di nuovacostruzione la normativa richiede un franco (cioèla luce libera tra il pelo dell’acqua e l’intradossodel ponte nella condizione più sfavorevole degliultimi 200 anni) di 100 cm. Nel caso del ponte inoggetto il fronte è…. sotto il pelo dell’acqua.Il terzo motivo dipende dal fatto che “il tutto vainserito in un contesto globale in cuiintervengano più soggetti”. Prima del nuovoponte il comune doveva risolvere la strozzaturapresente prima della Rampa Spadolini, dove iltorrente è stato intubato.Finalmente ci siamo arrivati al punto nevralgico:il progetto o meglio il non progetto. Neppurenella doccia di casa propria uno si sognerebbetanta superficialità. Ma attenzione, non c’è di chepreoccuparsi: è pronta una soluzione in caso dievento eccezionale. C’è la Protezione Civile chesopraggiungerà a rimediare a ciò che non è statofatto o è stato fatto male. L’ha detto il sindacoNardella in consiglio comunale, l’hanno dettoErasmo de Angelis e Gaia Checcucci sempre inconsiglio nella agiografica e sempre retoricacommemorazione dell’alluvione del ‘66, la primaepopea in cui sono apparsi all’onore dellecronache gli angeli del fango. Come funzioneràesattamente?Ebbene, alla prima manifestazione di irruenza da

parte del Mugnone, dell’Africo, del Terzolle, laProtezione civile provvederà ad avvertiretelefonicamente i dirimpettai del torrente inquestione, che in qualunque ora ciò si manifesti,cercheranno riparo presso i fortunati dei pianialti. Ci viene il dubbio che la Protezione civiledisponga delle centraline degli antichi Telefoni distato. Tutti, neonati, anziani, malati, invalidi, piùo meno bene si metteranno in salvo. Passato ilprimo momento, alcuni si accorgeranno però dinon poter rientrare nelle proprie abitazioni,perché i divani sono sotto il fango e la cucina èinagibile. Andare dai parenti sembra improbabileperché le automobili sono alluvionate eammucchiate una sull’altra dalla violenza dellacorrente. I negozi coi relativi arredi, merci emacchinari sono anch’essi sotto al fango esostanzialmente irrecuperabili. Non vi si può piùsvolgere la normale attività lavorativa fino alrecupero del fondo e al reinvestimento inmateriali.Questa non è una visione catastrofica epessimistica: molti di noi ci sono già passati esanno come è duro perdere i propri beni e doverricominciare. Il peggio è che molto spesso civanno di mezzo anche vite umane. Quello che èaccaduto e sta accadendo a Genova, a Massa e nelnord d’Italia è frutto degli interventi umani.Possiamo dunque sorvolare sulla cecità,superficialità e ottimismo, anch’esso termineabusato ultimamente, dell’amministrazione? Eper ultima cosa veniamo alle motivazioni per lequali si costruisce questo ponte che Ripetitoriautorizzati dall’amministrazione dichiaranoprovvisorio, mentre nel progetto di ViabilitàDefinitiva del comune risulta con chiarezzapermanente. Anzi, in questo progetto, costituiscel’asse portante della viabilità veicolare dopo che ilponte su via dello Statuto sarà impegnatoprevalentemente per il passaggio della tranvia. Neè il necessario e fondamentale corollario.Direi che è un effetto collaterale della discussatranvia, di questa Grande Opera Inutile, calatadall’alto come un pacco paracadutato, su unambiente assolutamente non adatto a riceverlo. Eallora si forza, si demolisce, si rosicchia, si scava,si cementa, con finalità che appaionoincomprensibili ai cittadini e con azioni che

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stanno al di là delle logiche di tecnici esperti.Nota. L’ing. Cavina ha anche affermato: “Un altropunto nevralgico dello studio è il passante delMugnone, per ottemperare alla richiesta delProvveditorato alle Opere Pubbliche di risolverela strozzatura di via del Romito. Se io risolvo soloil problema puntualmente non ho dato una verasoluzione. Il tutto funziona qualora ognuno abbiafatto i propri doveri: quindi il Comune abbiaottemperato a risolvere le strozzature di suacompetenza, le FS le loro, gli alvei del Mugnone edel Terzolle siano stati risistemati. Se risolvo lastrozzatura, ma la sezione di valle non è atta aricevere l’acqua che gli mando da monte allago icittadini che stanno subito dopo. Quindi il tutto vainserito in un contesto globale in cuiintervengano più soggetti”.Fonte http://goo.gl/pe4tvN

Il rischio idraulico nascostosotto la nuova pista di PeretolaPaolo Lombardi, Mente locale della Piana, “La Città

invisibile”, 5 febbraio 2015

L’equilibrio idro-geologico nella Piana èassicurato da un sistema a due gambe, le cuiorigini risalgono all’epoca medicea e che hasubito il suo assetto attuale durante l’ultimointervento del 1929: con un collettore delle acquealte, ossia dei torrenti che discendono dallaCalvana e da Monte Morello, le cui acque vengonoraccolte e accompagnate verso la foce in uncanale i cui argini sono alti almeno 4-5 metri (e inalcuni punti 8) per impedire che durante pioggecopiose esondino e allaghino la Piana (se sichiama Padule, un motivo ci sarà). E’ questo ilFosso Reale, che, nonostante il nome, non èaffatto un fosso, ma un collettore, un vero eproprio canale.La seconda è il collettore delle acque basse, unsistema di canali (come il Fosso dei giunchi, più omeno posizionato all’altezza della ditta Baxter invia Sestese; il canale Gavini, ecc.) questi canalihanno il compito di raccogliere le acquemeteoriche e di impedire che allaghino la Piana.

Le acque raccolte da questo collettoreconfluiscono nella parte terminale del canaleGoricina e da qui nel fiume Bisenzio all’altezza deiRenai.In questo sistema si inserisce il Polo scientifico, lacui esistenza, non prevista all’epoca dellasistemazione del 1929, resta a rischio allagamentoperché il collettore delle acque basse non basta ametterlo in sicurezza. Perciò il Polo scientifico habisogno di una cassa di espansione già previsto,che nei progetti dovrebbe costituire una sorta dipiccolo parco di 80 ettari da allagare in caso ditracimazione delle acque meteoriche; e di unacassa di laminazione destinata a drenare le acquemeteoriche e i cui lavori sono già stati avviati.Oltre a ciò, nella Piana, esistono parti dellavecchia pianura alluvionale rimasti dopo che ilsistema sopra descritto ha evitato le alluvioniprecedenti. Sono parti umide di indubbio pregioambientale, i residui dell’antico ambientealluvionale, e sono tutti siti di interesse regionali:gli Stagni di Focognano (oasi WWF); le Cascinedella Querciola; e l’area erpetologica Val di Rose.Si tratta di ambienti dove esistono piante eanimali che altrimenti sarebbero scomparsi dallaPiana.Con la Variante al PIT e la pista aeroportuale di2.000 metri, era chiaro che la nuova infrastrutturaavrebbe impattato in modo globale su questosistema di equilibri idro-geologici. In particolarela nuova pista avrebbe impattato direttamente sulFosso Reale, che a quel punto sarebbe dovutoessere spostato di circa 3500-4000,circumnavigando la nuova pista e andando aimpattare direttamente sugli stagni di Focognanoe su tutti i siti ambientali di importanza regionale.Questi siti nelle intenzioni della variante al PITdovrebbero essere spostati; ma a parte il fattoridicolo di creare delle oasi ambientali artificiali,è evidente che non sarebbe possibile mantenereoasi per gli uccelli in prossimità di un aeroporto,per via del pericolo di bird strike. E infatti iregolamenti internazionali vietano una cosa delgenere.Lo spostamento del Fosso Reale avrebbe anche unenorme impatto sulla viabilità; per scavalcare ilnuovo Fosso reale, i cui argini devono esserealmeno 4-5 metri, occorre aumentare la livelletta

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di tutta la viabilità, in particolare del ponte su cuil’autostrada A11 supererà il nuovo Fosso Reale.Inoltre occorrerà sgombrare tutte le dunesabbiose CAVET che da anni svolgono unafunzione antirumore e che, essendo lì da anni,sono ormai impregnate di metalli pesanti edunque da smaltire come rifiuti speciali.Anche l’impatto sul collettore delle acque bassedella nuova infrastruttura sarebbero enormi, inparticolare sul Fosso dei giunchi, che andrebbecompletamente regimato, e sulle opere previsteper la messa in sicurezza del Polo Scientifico, i cuilavori sono già partiti con un appalto di 982.000euro e che sarebbero cancellati (in particolarel’area di laminazione) dalla nuova pista. Ognitentativo di mettere in sicurezza il PoloScientifico a quel punto diverrebbe inutile (maforse sarebbe superfluo preoccuparsene, visto chela nuova pista cancellerebbe anche viadell’Osmannoro, unica via di accesso al Polo).Tutte queste difficoltà idro-geologiche erano giàben note agli estensori della variante al PIT resanota alla fine del 2010, i quali si rendevano contoche la qualificazione funzionale dell’aeroportoVespucci si inseriva in uno scenario complesso,sui quali oltretutto “insistono elementi nonnegoziabili” (Relazione di sintesi allegato B orapporto di valutazione, p. 9). La Variante al PIT,nel Rapporto Ambientale” (p. 41), assicurava che“la fattibilità idraulica è dunque complessa efortemente condizionata e dovrà essere valutata,anche in termini di costi, con analoga temporalitàrispetto alla definizione delle opere aeroportualieventualmente insistenti sull’area”. Dunque laRegione sosteneva di rendersi conto delladifficoltà dell’intervento, e insisteva sull’analogatemporalità; le opere di contenimento del rischioidraulico dovevano essere messe in atto assiemealla costruzione dell’infrastruttura aeroportuale,senza fughe in avanti; e prima bisognava avernevalutato fattibilità e costi.Che cosa ha fatto invece la Regione? Ce lo dice ilpresidente del Consorzio di Bonifica, audito dallaVI commissione regionale il 2 luglio 2013: è ovvioche tutte le opere citate (lo spostamento del Fossoreale, la ricostruzione della viabilità, l’interventosul collettore delle acque basse) sonopropedeutiche alla realizzazione del novo

aeroporto; ma di queste non se ne conosce néfattibilità né costi. L’unica opera di cui esista unastima dei costi è lo spostamento del Fosso Reale,che andrà da una forbice estesa da 2 a 37,5 milionidi euro (!). Ma anche lo spostamento del Fossoreale avrà a sua volta opere propedeutiche, peresempio lo spostamento del metanodotto e dellafognatura opera 6.Di tutti questi interventi, e degli altri, non esisteuno studio di fattibilità né una previsione deicosti. In alcuni casi, non è nemmeno possibileintervenire; per esempio l’area di laminazione delPolo Scientifico non si può spostare. Il presidenteconcludeva l’audizione dicendo: “E’ un progettocantierabile, ma al termine di un percorso chenon è ancora cominciato”. Il Consorzio producevaanche una relazione tecnica del novembre 2010dal titolo “Studio delle interferenze tra le operepubbliche di bonifica e la pista aeroportuale” (acura dell’Ufficio Tecnico Consortile) che ritenevache l’intervento complessivo sulle interferenzeidro-geologiche fosse un’opera realizzabile, macon costi molto elevati e con “forte impatto alivello paesaggistico-ambientale” (p. 14). Tempi direalizzazione almeno 7-10 anni… I cantieri per ilnuovo aeroporto di Peretola, nelle previsioni diAdF, Comune di Firenze e governo dovrebberopartire ad agosto 2015…Che alla Variante al PIT non fosse annesso nulla,se ne era accorto anche l’Ordine degli Ingegneri diPrato, che nelle sue osservazioni alla variante alPIT del 24 luglio 2013 osservava a pagina 8: “Ilcorredo tecnico alla variante aeroportuale apparedecisamente carente ed incoerente” con gliobiettivi fissati dalla regione, in quanto “lavalutazione dell’impatto di una infrastruttura cosìingombrante e condizionante… appare assentedagli elaborati”. L’ordine invocava “analisi serie,progetti, tempi, costi e soggetti attuatori,altrimenti si tradiscono le prescrizionifondamentali contenute nello strumento dipianificazione regionale”. Su una cosa gliingegneri pratesi ci avevano preso: dopo avereapprovato la Variante al PIT senza le informazionirichieste da consorzio di bonifica e ordine degliingegneri, alla cieca, la Regione metterà l’interapratica degli aeroporti toscani in mano aCorporacion America. Sarà Eurnekian il soggetto

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attuatore.E’ una brutta storia questa dell’aeroportoVespucci, che va dalla svendita di un benepubblico a un soggetto privato (ma con fortientrature nell’attuale amministrazione) a prezzovile; alla devastazione di un territorio che perdele ultime vestigia dell’ambiente naturalecircostanti; alla realizzazione di un’opera in cuinon si sa nulla delle conseguenze di ciò che si va arealizzare; e al conseguente tradimento da partedegli enti pubblici dei propri compiti esoprattutto della tutela dell’interesse pubblicopreminente perché costituzionalmente protetto,ossia la salute dei cittadini. Anche se la partitanon è finita, anzi è appena agli inizi.Un ultimo cenno a un altro problema, sottaciutofinora; nella Variante al PIT la Regione si eraaccorta benissimo del problema dell’in-quinamento della falda acquifera da parte delnuovo aeroporto, tanto più che si sarebbe andati aincidere su una situazione già compromessa; laRegione sapeva benissimo (p. 85 della Relazione disintesi allegato B) che il pozzo di controlloOsmannoro 10 era inquinato da composti alifaticialogenati; e sottolineava il pericolo assicurandoche per il nuovo aeroporto “si tratterà di unastruttura di intrinseca pericolosità per via delnotevole consumo di carburanti e sostanzeconnesse all’esercizio e manutenzione dei mezzimeccanici” (p. 157).Che il nuovo aeroporto sarebbe stato un mezzofenomenale di inquinamento della falda (peraltroinquinata per conto suo) la Regione lo sapeva, el’ha scritto; ma questo punto non è stato mai piùsollevato. Si è discusso di pista convergente, dimonodirezionalità, persino del nuovo stadio, madell’inquinamento idrico mai più. Su questo puntoesigiamo risposte che, se non saranno date aicittadini, saranno certamente date allamagistratura. A danni irreparabili ormai avvenu-ti.Fonte http://goo.gl/X6nE3d

Allagamenti e rischioidrogeologico: ancora criticitàOrnella De Zordo, intervento in Consiglio comunale, 4

novembre 2013

La data del 4 novembre, oltre a ricordare quel chedi tragico è successo nel 1966, deve esserel’occasione per fare il punto su quale sia oggi lasituazione della sicurezza idrogeologica delnostro territorio. E qui, anziché la retorica,servono i dati aggiornati.Malgrado l’attenzione al fattore rischioidrogeologico che a parole molti comunisembrano avere, nonostante il nuovo meccanismodi paratie fisse e gonfiabili approntato dallaRegione, che ricordiamo protegge solo il centrostorico, a Firenze si rilevano alcune criticità chevanno oltre la messa in sicurezza dell’Arno mache hanno a che fare con rischi idrogeologiciconcreti. 1. L’Amministrazione comunale vuole procederecon progetti di Parcheggi sotterranei in zone arischio idraulico: si pensa infatti di scavare uninvaso profondo oltre dieci-dodici metri quali lepiazze del Carmine e Brunelleschi. Chi assicural’«assenza di pericolo per le persone e i beni» el’inesistenza di un «incremento dei rischi e dellapericolosità idraulica al contorno», comerichiesto dall’art. 2 della legge regionale 21/2012redatta in risposta alle alluvioni disastrose inLunigiana, legge che impedisce di fatto la nuovaedificazione nelle aree a “rischio idraulico moltoelevato”? (“Disposizioni urgenti in materia didifesa dal rischio idraulico e tutela dei corsid’acqua”). La costruzione di un’opera edile ipogeain area a “rischio idraulico medio”, come piazzadel Carmine, e contigua al letto del fiume, ponesenza dubbio problemi di incolumità degli utenti,dei cittadini e dei beni. Perché l’Amministrazionenon se ne preoccupa?Il parcheggio in piazza Vittorio Veneto,   sitroverebbe poi in area di “rischio idraulicoelevato” contigua al letto dell’Arno (“area arischio idraulico molto elevato”) e si configuracome un intervento che senza alcun dubbioaumenta il grado di pericolosità idraulicadell’area. In realtà il parcheggio di Vittorio

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Veneto è illegittimo nella sostanza, relativamenteai vincoli dell’area contigua:cioè se nell’alveo deifiumi, dell’Arno, sui suoi argini, nelle areegolenali etc. non si può costruire praticamentenulla, come è possibile costruire nel sottosuolodell’area contigua un silos a tre piani ?Voglio sottolineare anche il costo delle eventualiidrovore, degli “interventi di messa in sicurezzaidraulica per tempo di ritorno duecentennale,senza aggravare le condizioni di pericolositàidraulica al contorno” (richiesti dall’art. 2), leassicurazioni su beni e immobili, eventualiscongiurabili perdite umane (nel 1966 le unichevittime furono quelle del sottopasso dellaStazione).2. Vogliamo parlare delle criticità della falda inrelazione agli scavi dei lavori AV? Basta leggere alcuni estratti - qui sotto riportati - dal Rapportodi valutazione e monitoraggio redatto da ARPATin merito al sistema delle acque sotterranee incorrispondenza dei lavori AV del nodo fiorentino.Salta subito agli occhi come l’effetto “diga”, cioèl’innalzamento della falda a monte e il suoabbassamento a valle dei diaframmi a Campo diMarte e alla nuova Stazione, si stia puntualmenteverificando: era uno dei maggiori punti critici e diallarme da sempre evidenziato dalle voci critichee dagli esperti indipendenti, tacciati diallarmismo e sistematicamente ignorati.I rischi connessi a tale fenomeno, in area urbana,sono notevoli: cambia sostanzialmente la naturadel terreno su cui sono edificati centinaia diedifici: da una parte il terreno si asciuga, conpossibili cedimenti, dall’altra si alza il livello delleacque sotterranee fino a possibili allagamenti discantinati, ma si riduce la portanza del terreno incorrispondenza delle fondamenta degli edifici.Siamo in presenza del tipico atteggiamento di“rimozione” dei problemi che sempre si presentain occasione delle “grandi opere”: le decisioni siprendono per motivi economici, politici,   perconvenienza di qualcuno, per interesse, perclientelismo, e una volta prese non si tollera alcunostacolo, fosse anche un giustificato allarmeambientale. Si tacitano le voci critiche, si lancianoaccuse di allarmismo quando non direttamente diterrorismo. Si ignorano studi e ricerche con solidebasi, perché gli argomenti a favore

semplicemente non ci sono   o sono di estremadebolezza. Si limita autonomia e potere diintervento   delle strutture tecniche preposte asvolgere attività di valutazione preventiva.Questo vale per Firenze, per la val di Susa, ma valeanche per tutte le grandi opere, per centinaia dikm di autostrade utili solo a consumare cemento eterritorio, per l’incenerimento dei rifiuti…È evidente che agendo così si indebolisceenormemente il territorio, si rende estremamentevulnerabile, salvo poi piangere quando succedequalche evento “naturale”: in troppi casi c’èdietro un sostanziale aiuto da parte delle azioniumane.3. Vogliamo poi parlare dell’area vicina al Mugnnein zona Cure? Le Ferrovie hanno rifatto i pontiferroviari sul Mugnone vicino alla piazza; uno diquesti è più basso di prima perché, per far primahanno messo le travi sotto i binari. Questo haridotto la luce del ponte in caso di piena. LaProvincia ha incredibilmente dato in nulla osta.Adesso che si sono accorti dell’errore voglionorimediare cementificando il fiume sotto i pontiper aumentare la velocità di deflusso e quindi laportata. Aumentare la velocità delll’acqua in quelpunto comporta che questo torna il letto normale,non cementificato, si forma un rigurgito cherallenta la corse dell’acqua. Siccome il Mugnone èlargo circa 20 metri, ma ha una strettoia a 15metri in corrispondenza del centro parrocchiale,vogliono allargare il fiume per evitare che si formiun muro d’acqua in caso di forte piena.Questo progetto è un rimedio per l’errore di averautorizzato il ponte basso; lo vogliono rimediare,non rifacendo la trabeazione del ponte, mademolendo argini e centro della parrocchia.4. Infine, su un piano più generale e viste le variecriticità, sarebbe interessante sapere quale è ilpiano di emergenza previsto dal Comune per iresidenti nei nuovi appartamenti al piano terra, i“bassi” che si sono sostituiti ai negozi e  che maiavrebbero dovuto essere autorizzati.Fonte http://goo.gl/m7UYl8