EDITORIALE SOMMARIO · 2015. 12. 15. · durante la COP21, l’influenza della società civile sia...

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perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #32 del 16 dicembre 2015

PRIMO PIANO

Aeroporto: salta il regalodi Natale di Renzi a Carraidi perUnaltracittà

COP21 quale accordo? I potentidel mondo confermano il lorodominio di Riccardo Petrella,economista, Banning Poverty 2018

Mancano i soldi per finanziareil Fondo per il clima?Prendiamoli dai paradisi fiscalidi Roberto Spini, Attac Firenze,attivo in perUnaltracittà

Cop21: cosa hanno da dire sulclima i sostenitori dello SbloccaItalia? di Gian Luca Garetti medicoattivo in Medicina Democratica,Isde e perUnaltracittà

Rio Doce: un fiume di fangoe ferro di Gerson J.Mattos Freireingegnere e urbanista, impegnatonello Stato di Minas Gerais sulrecupero degli ambienti fluviali

36.000 persone come cavieda monitorare per inquinamentoda inceneritore di Gian LucaGaretti medico attivo in MedicinaDemocratica, Isde e perUnaltracittà

Le istituzioni ammettono:amianto nelle acque toscane diCampagna No Amianto Publiacqua

Pisa: la scellerata urbanistica‘alla Bulgarella’ di Luigi Piccionilista di cittadinanza “una città incomune”

Tre strani licenziamentia Montedomini: un dossierdi Clash City Workers - Firenze

Pagine contro la torturadi Collettivo contro la repressioneFirenze

Il Pronto Soccorso si trasformain trappola per le donnemaltrattate. Un appello

Giubileo? La violenza del tiranno,il prete di Marvi Maggio, architettoe sindacalista

L’auto-collocamento dei partitidopo il de-collocamento deglielettori di Gianni Del Panta,studioso di Scienze politiche,è attivo in perUnaltracittà

RUBRICHE

Nuove destre a cura di GiorgiaBulli Francia, c'è poco da stareallegri di G.G.

Cultura sì, cultura no a cura diFranca Falletti Leopolda: museiaperti quando arrivano gli amicidi F.F.

Kill Billy a cura di GilbertoPierazzuoli Il Cerchio di DaveEggers di G.P.

Tutta un'altra musica a cura diFrancesca Breschi Il Crack dellebanche, anche in musica di F.F.

Ricette e altre storie a cura diBarbara Zattoni e Gabriele PalloniDatteri freschi al rum farciti dimascarpone, caramello di B.Z.

LA CITTÀ INVISIBILEVoci oltre il pensiero unico

Direttore editoriale Ornella De ZordoDirettore responsabile Francesca Conti

La Città invisibile è un periodico on line in cui si dà direttamente spazioalle voci di chi, ancora troppo poco visibile, sta dentro le lotte o esercitaun pensiero critico delle politiche liberiste; che sollecita contributi di chifa crescere analisi e esperienze di lotta; che fa emergere collegamentie relazioni tra i molti presìdi di resistenza sociale; che vuole contribuirealla diffusione di strumenti analitici e critici, presupposto indispensabileper animare reazioni culturali e conflittualità sociali.Perché il futuro è oltre il pensiero unico.Anche a Firenze e in Toscana.

Testata in attesa di registrazione: www.cittainvisibile.info

EDITORIALE SOMMARIO

Cari amici e care amiche,con questo numero 32 per La Città invisibile sichiude il 2015. Nei 24 numeri che quest'annoabbiamo pubblicato avrete visto che la rivista di èarricchita di nuove rubriche e di nuovi autori etemi.Ben 520 gli articoli pubblicati sui diversiargomenti, 30 video, 167 gli autori e le autriciche ci hanno inviato i loro contributi e oltre60.000 il numero dei lettori unici con accessimultipli.Confortati dall'interesse che avete mostrato perun periodico realizzato come sapete dal lavorovolontario del gruppo di attivisti della redazione,ma soprattutto dal contributo di chi ci scrive,abbiamo deciso che la Città invisibile merita diessere regolarmente registrata come rivista, edeve avere quindi un editore; quale miglioreditore di un soggetto collettivo comeun’associazione senza scopo di lucro?Ecco dunque che è nata l'associazioneperUnaltracittà, della quale vi invitiamo a farparte anche solo per contribuire alla diffusione dipensiero critico in cui siamo impegnati. Meglioancora se per dare un apporto attivo al nostrolavoro.Consapevoli che i gravi problemi sociali e politiciche ci troviamo a vivere non hanno una soluzionefacile e immediata, pensiamo che sia essenzialeoggi più che mai dare voce direttamente a chipratica le lotte e la resistenza sociale, a chi facrescere analisi delle politiche neoliberiste esostiene presìdi di resistenza: presuppostoindispensabile per animare reazioni culturali econflittualità sociali.Buona lettura e, se condividete, diffondete!

La redazioneAntonio, Cristiano, Daniele,

Francesca, Gian Luca, Gianni, Gilberto,Ilaria, Maurizio, Ornella, Roberto, Tiziano.

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1 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #32 del 16 dicembre 2015

PRIMO PIANO

Aeroporto: salta il regalodi Natale di Renzi a Carraidi perUnaltracittà

Renzi voleva fare il regalo di Natale a Carrai: aria,suolo, salute delle popolazioni della Piana. E tantisoldi. Come? Cambiando le regole del gioco perl’approvazione del nuovo aeroporto di Firenzeche stenta a decollare.Un emendamento alla legge finanziaria, passatonottetempo in Commissione Bilancio dellaCamera – e poi ritirato all’alba dai proponenti-avrebbe fatto rientrare il progetto nell’ap-plicazione della Legge Obiettivo del 2001 voluta daBerlusconi e definita “criminogena” da Cantonedell’Autorità anticorruzione.Con le nuove regole l’aeroporto, diventato “operastrategica”, sarebbe uscito dalle procedureordinarie di valutazione: dichiarato di pubblicautilità, avrebbe proceduto in variante a tutta lapianificazione senza più necessitare di unprogetto definitivo (ciò vuol dire che il MasterPlan sarebbe stato sufficiente). Per di più laresponsabilità del procedimento sarebbe passatadagli enti locali direttamente al Consiglio deiMinistri.Ma non è finita: le nuove regole si appli-cherebbero anche alle opere in corso diapprovazione. Inaudito. A confronto Scaiola eLunardi erano gentiluomini d’altri tempi.

COP21 quale accordo?I potenti del mondoconfermano il loro dominiodi Riccardo Petrella

economista, Banning Poverty 2018

Gli abitanti del pianeta Terra non contanogranché in confronto agli interessi dei potenti. GliStati militarmente forti e, soprattutto, quelli che

per di più sono alleati e/o succubi della potenzaeconomica e finanziaria delle loro grandi imprese,hanno dimostrato ancora una volta la loropervicacia per l’accaparramento delle risorse delpianeta e della vita in funzione della loro potenzae della loro ricchezza. I “cittadini” del mondo, inparticolare gli esclusi, gli impoveriti, gliabbandonati possono gridare e battersi per i lorodiritti, peraltro formalmente riconosciuti eproclamati dai potenti, e la Terra stessa puòmostrare la sua collera, ciò serve a ben poco.Parlando ieri con un amico francese giornalista,per natura piuttosto moderato nelle sue opinioni,cui domandavo informazioni sugli ultimi sviluppidei negoziati, la sua risposta é stata un laconico“c’est la cata” (“è la catastrofe”). Non ha torto seguardiamo ai cinque criteri seguenti divalutazione dei risultati molto probabili dellaCOP21.Natura dell’accordo. È di ieri la conferma, ancheda parte delle autorità francesi, che non ci sarà unTrattato internazionale giuridicamente vinco-lante per tutti gli Stati, ma che l’accordo potràessere al massimo “politicamente” vincolante,ossia esso non consentirà in alcuna maniera di farvalere in futuro alcun rispetto degli impegnieventualmente presi dagli Stati.Portata degli obiettivi. Anche se l’obiettivo delmantenimento entro 2 gradi dell’aumento dellatemperatura media dell’atmosfera al 2050 dovesseessere esplicitamente menzionato, ciò resterebbeuna catastrofe in sé. Inoltre non sembra che lasomma degli impegni proclamati da parte diciascun Stato unilateralmente, e del cui rispettosarà sovranamente indipendente, sarà significa-tivamente modificata, per cui essa si tradurrà inun aumento della temperatura tra 2,7 e 3,0 gradi.No comment.Questione del finanziamento. È escluso che gliStati del “Nord” parlino di compensazione o dirimborso nei confronti dei paesi d’Africa, d’Asia ed’America latina, abbondantemente sfruttati nelcorso degli ultimi due secoli d’industrializzazione.Sembra, inoltre, che essi rivendichino diincludere alcuni paesi emergenti fra la lista degliStati finanziatori dei 100 miliardi annui fino al2020 in favore dei paesi più poveri. Cosa che ipaesi interessati (la Cina, per esempio) rigettano

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drasticamente. Non v’è ad ogni modo alcunacertezza che gli investimenti promessi fino al2020 saranno rispettati. Nulla di preciso sembraesistere riguardo agli impegni da prendere dopo il2020, in particolare relativamente ai“trasferimenti tecnologici”. I potenti resteranno ipadroni delle tecnologie e se le faranno pagare.Il finanziamento per quale priorità? Contra-riamente a quanto da anni rivendicato sia dalNord che dal Sud, i potenti del mondo (inparticolare, i soggetti finanziari) non hannol’intenzione, questo giovedì, di modificarel’attuale ripartizione, estremamente squilibrata,all’interno dei fondi promessi. Mi riferisco aifondi destinati, da un lato, al finanziamento diiniziative dette di “mitigazione” (promozionedelle energie rinnovabili, innovazioni in favoredell’economia verde, riduzione dei disagi causatidallo sconquasso climatico, che sono già note aisoggetti finanziari del Nord e che danno loro deibuoni rendimenti. Oggi essi rappresentano circa90% degli usi dei fondi) e quelli, dall’altro lato,destinati alle azioni dette di “adattamento”(investimenti in grandi infrastrutture d’interessenazionale ed internazionale per combattere leconseguenze nefaste, che però sono menoredditizie per i “donatori”). Altro che ripartizione50/50 come rivendicato da anni. “In nome deldenaro” sta per confermarsi una grandeingiustizia sociale e climatica.Il ruolo della società civile. Difficile negare che,rispetto all’azione di lobbying esercitata prima edurante la COP21, l’influenza della società civilesia stata del tutto marginale. Certo, sul piano dellaretorica non mancheranno, nel testo che uscirà daParigi, grandi riferimenti alla coscienza dellasocietà civile mondiale ed al ruolo essenzialesvolto dalla partecipazione dei cittadini. In realtài potenti avranno ascoltato i potenti.La questione che ora si pone è come puòl’umanità, che in questi mesi ha dimostrato diesistere almeno nella coscienza di decine e decinedi milioni di abitanti della Terra, riuscire asconfiggere la potenza dei gruppi dominanti? Noncredo che bisogna darci principalmenteappuntamento per la COP22 in Marocco.L’appuntamento è già per domani. Per un domanidiverso, che esisterà.

Mancano i soldi per finanziareil Fondo per il clima?Prendiamoli dai paradisi fiscalidi Roberto Spini

Attac Firenze, attivo in perUnaltracittà

La conferenza internazionale sul clima dellaConvenzione quadro delle Nazioni Unite suicambiamenti climatici di Parigi che si è tenuta aParigi dal 30 novembre al 11 dicembre (COP21), haattirato tutta l’attenzione dei media soprattuttoper la presenza di un numero considerevole dicapi di stato e rappresentanti di governo di tuttoil mondo (196 stati saranno infatti i firmataridell’accordo). La conferenza si era presentata conobiettivi ambiziosi: nel sito ufficiale della COP21(http://www.cop21paris.org) si dice che per laprima volta in oltre 20 anni di negoziati, si mira araggiungere un “accordo vincolante e universale”sul clima, con l’obiettivo del mantenimento delriscaldamento globale sotto i 2°C di aumento. Inrealtà la linea che si è affermata è di non averevincoli legali ma solo azioni volontarie deigoverni.Il riscaldamento globale d’altra parte staseguendo le previsioni più pessimistiche. Daquesto punto di vista il vertice di Parigi è stataun’ultima possibilità per innescare uncambiamento rilevante. Finora il clima e la vita dimiliardi di persone hanno continuato a dipendereda politici e multinazionali che hanno protetto ipropri interessi e niente fa pensare che l’accordodella COP21 contribuisca a gettare i semi di uncambiamento di sistema. Infatti, per citare unaspetto svelato da Alberto Zoratti nel suoresoconto dei lavori della conferenza(http://comune-info.net/2015/12/cambiare-tutto-per-non-cambiare-nulla/), la logica è quelladel cambiare tutto per non cambiare nulla: nellabozza di accordo finale è evidenziato come lemisure contro il cambiamento climatico nondovrebbero costituire un mezzo di limitazione delcommercio internazionale… Perciò, le speranze dicambiamento sono più legate all’azione di comunicittadini più che all’iniziativa dei loro governi.Movimenti e organizzazioni della società civile sisono mobilitati da tutto il mondo per seguire

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criticamente la COP21 e proporre delle alternativedi sistema. Da parte italiana un ottimo quadro diriferimento è fornito dal sito comune-info.net(http://comune-info.net/2015/10/il-bivio-di-parigi-cop21/). A Parigi la coalizione Climat21 hacoordinato la presenza degli attivisti eorganizzato un forum alternativo, che ha fattobase a Montreuil, comune dell’est parigino.Tra le attività organizzate, una singolareiniziativa chiamata “Faucheurs De Chaises”(https://france.attac.org/se-mobiliser/toutes-et-tous-faucheurs-de-chaises/) ha voluto mettere inrisalto l’aspetto finanziario dell’accordo sul clima.I negoziati, durati per venti anni, si sono bloccatisoprattutto sul finanziamento del “Green ClimateFund” (Fondo verde per il clima) da parte deipaesi ricchi, deciso a Copenhagen nel 2009:trovare 100 miliardi di dollari all’anno entro il2020 per aiutare i paesi in via di sviluppo a ridurrele loro emissioni e adattarsi ai cambiamenticlimatici. Ma le politiche pubbliche del debito e diausterità hanno ridotto le casse dei nostri governiall’asciutto. Allo stato attuale questi si rivolgonoal settore privato e alle banche per alimentare ilFondo verde, non con donazioni bensì conprestiti.Ma il denaro non manca: è nei paradisi fiscali edammonta a non meno di 20.000 miliardi di dollarisecondo il Tax Justice Network. Nella sola Unioneeuropea, l’evasione e l’elusione fiscale costano1.000 miliardi di euro l’anno ai bilanci pubblici edè in gran parte organizzata da parte delle bancheche svolgono un ruolo chiave, come dimostratodallo scandalo HSBC (cosiddetto “Swissleaks”,nato dalla lista rivelata da Hervé Falciani). Laprima di esse, BNP Paribas, ha 171 filiali inparadisi fiscali, tra cui le Isole Cayman.Alla base della campagna c’è quindi la necessità,mentre i governi guardano dall’altra parte, diagire sulle banche che continuano a mantenere leproprie pratiche per favorire l’evasione fiscale esui paradisi fiscali per metterli in condizione dinon nuocere. Così si potrebbe contribuire afinanziare il fondo per il clima da parte degli statimembri.L’articolo 14 della Dichiarazione dei dirittidell’uomo e del cittadino indica la via: “Tutti icittadini hanno il diritto di verificare, da soli o

attraverso i loro rappresentanti, la necessità delcontributo pubblico, di consentirlo liberamente,di controllarne l’impiego e di determinarne laquantità, la ripartizione, la raccolta e la durata”.E’ nata così in Francia l’idea di un appellopubblico per requisire 196 sedie (tante quanti glistati firmatari dell’accordo sul clima) dalleagenzie delle banche più impiantate nei paradisifiscali, per giungere nel pieno svolgimento dellaCOP21 ad un grande evento simbolico, così daincoraggiare i cittadini di tutti il mondo adentrare in azione. Le azioni sono state poi svoltein pieno giorno, a volto scoperto, con spirito nonviolento, rispetto delle persone, pur evidenziandola determinazione a cambiare questa ingiustizia.Le azioni e il movimento di solidarietà chepossono suscitare i “faucheurs de chaises”(mietitori di sedie) può diventare un movimentopopolare per mettere finalmente la grandefinanza al servizio dell’uomo e della natura.Il 6 dicembre al Forum di Montreuil sulle 196sedie requisite nelle banche che praticanol’evasione fiscale si sono seduti 196rappresentanti di ONG, popoli indigeni e reti diattivisti per la giustizia climatica provenienti dapiù di 40 paesi: un vero e proprio vertice, in cuisono state proclamate le soluzioni per finanziarela transizione ecologica e sociale: tassa sulletransazioni finanziarie, carbon tax, meccanismi diadattamento per le comunità colpite, sman-tellamento dei paradisi fiscali, rinegoziazione deidebiti, creazione di moneta per l’impiego e il cli-ma.

Cop21: cosa hanno da diresul clima i sostenitoridello Sblocca Italia?di Gian Luca Garetti

medico attivo in Medicina Democratica, Isde e perUnaltracittà

Il rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente(Aea) ha recentemente evidenziato che l’Italia, frai 28 della UE, è il paese con il più alto numero dimorti premature, rispetto alla normale aspet-tativa di vita a causa delle polveri ultrasottili

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(PM2,5), del biossido di azoto (NO2) e dell’ Ozono(O3), contenuti in eccesso nell’aria cherespiriamo.Firenze in questa non invidiabile classificaeuropea è al 31 posto (si vedawww.perunaltracitta.org/2015/10/26/diesel-firenze-ai-vertici). Parallelamente i datipubblicati da Eurostat (2015) ci dicono che dal2004 al 2013, in Italia appare ridotta l’aspettativadi vita sana (HLE), mediamente di circa otto anni.Da una parte aumenta l’aspettativa di vita (LE),dall’altra diminuisce la speranza di vita senzadisabilità medio-gravi, cioè si allunga il periodo divita vissuto in cattiva salute.Quest’ultimo dato esigerebbe un rafforzamentodella Sanità pubblica, invece il trend oggidominante è togliere fondi al SSN, ai servizisociali e dirigersi verso il privato. D’altra partel’emergenza smog, unita al riscaldamento globaleed al fatto che deteniamo il record europeo per iltasso d’incidenza più alto di cancro nell’infanzia,ci imporrebbe una rapida inversione di rotta perridurre la morbilità, la mortalità ed i rischiambientali e sociali dell’inquinamento.La ricetta sarebbe applicare la PrevenzionePrimaria e pianificare una ‘exit strategy’ daicombustibili fossili e dalle biomasse, ridurre irifiuti, riciclarli e recuperare la materia (senzaincenerimento), passare ad una agricolturabiologica, promuovere fonti energeticherinnovabili etc. Invece prevale la politica dellostruzzo e del business as usual.Così a livello fiorentino, si è cercato fino ad ora dinegare l’evidenza dell’inquinamento atmosferico,sottolineando solo i dati tranquillizzanti dellecentraline cosiddette di fondo (Boboli e vialeBassi), ignorando quelle cosiddette di traffico(Ponte alle Mosse e viale Gramsci), che nel 2013,registravano valori di Biossido di azoto, PM10,PM2,5 superiori ai limiti OMS (OrganizzazioneMondiale della Sanità).Così si vuol procedere ad impiantare nella Pianafiorentina, zona già altamente inquinata, unaindustria insalubre di prima classe come uninceneritore ed un nuovo aeroporto, senza averemai preso in esame l’impatto cumulativo delledue strutture, senza nemmeno procedere adopere cosiddette di mitigazione ambientale,

basandosi su una VIS (Valutazione ImpattoSanitario) incerta e vecchia di dieci anni, perl’inceneritore. Perdurando questa classe politicasaremo detentori a vita del record europeodell’inquinamento e la Piana FI-PO-PT sicandiderà a battere la Pianura Padana e la Cina inquanto a smog.In questi giorni, abbiamo partecipato a Parigi aCOP21 con i propugnatori dello ‘Sblocca Italia’:inceneritori, trivellazioni, aeroporti e ponte sullostretto, saranno queste le nostre proposte per icambiamenti climatici?

Rio Doce:un fiume di fango e ferrodi Gerson J.Mattos Freire

ingegnere e urbanista, impegnato nello Stato di Minas Gerais

sul recupero degli ambienti fluviali

A fine 2015 la grande diversità naturale del Brasilesi è impoverita. La furia inarrestabile del dioMercato ha immolato un’altra vittima: siamoorfani di un fiume.Il 5 novembre, un incidente di natura non chiaraha causato la rottura della diga Fundão nelsottodistretto di Bento Rodrigues a Mariana, nellostato di Minas Gerais. Circa 50 milioni di metricubi di minerale di ferro si sono scaricativiolentemente nel Rio do Carmo, tributario delRio Doce. La diga era gestita dalla societàmineraria Samarco, comproprietà di due gigantiminerari: la brasiliana Vale e la australiana BHPBilliton.La Samarco, tra i dieci maggiori esportatori diferro nel paese, è presente negli stati di MinasGerais e Espirito Santo, e commercializza 30,5milioni di tonnellate di pellet di minerali ferrosi.Negli ultimi sei anni la produzione ha avuto tassidi crescita del 15-20%.I fanghi accumulatisi nel bacino di Fundão sono ilprodotto del procedimento di estrazione diminerali ferrosi provenienti sia dalla miniera diFundão che da altre miniere, anche moltodistanti; si tratta di un processo di separazioneper galleggiamento (o flottazione) del fangoaccumulato nel luogo di estrazione, poi

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trasportato in condotto (fino a 350 km didistanza) in uno corpo idrico artificiale doveviene immessa acqua dolce. Negli ultimi cinqueanni, mentre la Samarco ha quasi triplicato la suaproduzione, lo Stato brasiliano non è riuscito acontrollare queste attività ad alto rischio.L’onda di fango generata dall’incidente ècomposta principalmente da ossidi di ferro esabbia. La sua elevata densità potrebbe aversollevato anche gli strati più profondi del letto delfiume, composti di materiali depositati da secolidi estrazione, tra cui metalli pesanti comemercurio, cadmio e cromo. L’onda di fango hapercorso più di 500 km tra diverse città di MinasGerais e di Spirito Santo per raggiungere l’OceanoAtlantico, colpendo ecosistemi importanti elasciando migliaia di persone senza acqua. Finorasono stati identificati tredici morti e otto personesono ancora disperse.Uno dei più gravi effetti della grande massa difango rigettata nelle acque è l’interramento difiumi e torrenti che, essendo poco profondi, inseguito all’innalzamento del letto dovutoall’afflusso di sedimenti hanno mutato il lorocorso. L’impatto è irreversibile.Nel caso dei fanghi fluviali non vi è alcunasoluzione di bonifica. Poiché, quando è insospensione, il fango filtra la luce del sole,impedisce l’ossigenazione dell’acqua e modifica ilpH: pesci e animali acquatici soffocano. La forzadell’alluvione fangosa ha travolto il bosco sullerive: è così andata persa la sua funzione ecologicaprotettiva dell’ambiente fluviale. Possono volercivari decenni per recuperare le perdutabiodiversità. E ciò dipenderà da programmiambientali specifici. Il rischio di estinzione dellespecie endemiche, che vivono solo in questaregione, è molto alto. La rottura della diga èperaltro avvenuta nel periodo di riproduzione divarie specie ittiche.È il più grande disastro ambientale nella storia delBrasile.Le azioni del governo brasiliano per ora silimitano a una multa pari a 55 milioni di euro, cherappresenta solo un palliativo. Si doveva invece,fin da subito, procedere all’elaborazione di unnuovo modello per il settore minerario, anche perprevenire i disastri ambientali. La compagnia

mineraria ha sottoscritto un accordo per lacreazione di un fondo ministeriale di altri 250milioni di euro da destinare alle azioni diemergenza e di mitigazione degli impatti. Datal’entità e l’estensione del danno si può affermarecon certezza che la bonifica potrà sopravanzarefino a venti volte la somma pattuita, e che civorranno decenni per vedere gli effetti dellaripresa.Gli effetti dell’incidente si sono propagati achilometri di distanza in altre città in MinasGerais ed Espirito Santo. La tragedia iniziata nellacittà di Mariana, sul suolo della miniera, hacolpito agricoltura, allevamento e pesca, turismoverde, cultura indigena e approvvigionamentoidrico.La classe politica brasiliana, che sulla scia diquanto è accaduto dovrebbe essere spinta adimpedire il verificarsi di altri casi simili, èimpegnata nella semplificazione enell’alleggerimento dell’apparato normativorelativo al rischio ambientale delle attivitàminerarie.È sempre più necessaria l’indipendenza di tecnicie dirigenti (fino ad ora al servizio delle aziendeminerarie) dal mondo politico e dalle lobbies delferro, nonché l’individuazione dei responsabilidell’incidente.Si deve invertire la rotta, i profitti milionariderivanti dall’operazione mineraria sianoconfiscati e devoluti in favore delle popolazioni edell’ambiente naturale, devastati entrambidall’avidità delle imprese. Estendiamo il nostroappello alla comunità scientifica internazionaleaffinché osservi e studi quanto è accaduto peraiutarci a mitigare gli effetti della catastrofe. Cheavrà pesanti ripercussioni sugli abitanti i qualiquando parlano del Rio Doce, ne parlano alpassato. Parlano di morte, tristezza, disperazione,del pianto che viene spontaneo, della saudade delfiume che già provano.

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6 perUnaltracittà, laboratorio politicoLA CITTÀ INVISIBILE #32 del 16 dicembre 2015

36.000 persone come cavie damonitorare per inquinamentoda inceneritoredi Gian Luca Garetti

medico attivo in Medicina Democratica, Isde e perUnaltracittà

36.000 persone circa e 71 aziende agricole sitrovano in un raggio di 3 km dai camini delcostruendo inceneritore di Firenze, in una zonaconsiderata particolarmente a rischio, tanto chel’ASL 10, in collaborazione con ARPAT, ha messo apunto un Piano di monitoraggio dell’impattosanitario dell’impianto, dettagliato in due allegati.Questo Piano fornisce importanti informazioni econferma, in un documento ufficiale, quanto iComitati, i movimenti come MedicinaDemocratica, ISDE ed altri soggetti, vanno ormaidicendo da anni, riguardo alla pericolositàdell’inceneritore, dando così il massimo creditoalle preoccupazioni ed ai timori da tutti noiespressi.Dai contenuti di questo Piano, emergechiaramente la consapevolezza del rischio, cheperò ci si limita a misurare, anziché rimuovere.Prevenzione Primaria? E chi la conosce. Se anche,superati tutti i limiti strutturali degli studiepidemiologici (vedi per esempio i cosiddettieffetti di confondimento, la scarsa forza deicampioni etc) si trovasse un rischiostatisticamente significativo di malattia neiresidenti nelle aree di maggior ricaduta prossimeall’inceneritore, poco o nulla si farebbe. Ce loinsegna il vicino inceneritore di Montale, chenonostante gli allarmi sanitari per i recidivantisforamenti di diossine (per ben 45 giorni la scorsaestate), nonostante il PM2,5 alle stelle, nonostantel’indagine epidemiologica, nonostante la presa diposizione dell’Ordine dei Medici di Pistoia, non sipuò spegnere. Se ne deduce che l’inceneritore nondeve essere costruito.Queste 36.000 persone, (al netto della parte dipopolazione cinese difficilmente quantificabile)denominate tecnicamente ‘esposti’ o ‘recettori’,saranno sottoposte ad un progetto di sorveglianzaepidemiologica, così come lo saranno gli animali,gli ortaggi e le acque di abbeverata di questa zona.Delle vere e proprie cavie da laboratorio, che

forse non hanno la percezione di esserlo.Ecco quanto si legge nel ‘Protocollo dimonitoraggio epidemiologico, degli effetti a brevee lungo termine, sulla salute della popolazioneresidente nelle aree circostanti il costruendotermovalorizzatore di Case Passerini’, a cura delDipartimento di Prevenzione della Asl 10, SOS diepidemiologia, in collaborazione con Arpat,Allegato 1, pag 10-11:“In sintesi, i dati di letteratura mostrano chel’attenzione agli eventi avversi per la saluteumana nelle popolazioni che vivono nei dintornidegli inceneritori si deve focalizzare su:– tumori totali ed alcuni specifici tumori (inparticolare linfomi non Hodgkin e sarcomi deitessuti molli);– alcuni effetti avversi per la salute riproduttiva(in particolare alcune malformazioni congenite,gemellarità, basso peso alla nascita).”Si parla di patologie che evidentemente possonoimpattare pesantemente sulla vita delle personeche risiedono e lavorano in quella zona. Semprequesto protocollo, a pag. 6, mette in dubbio laostentata sicurezza dei ‘moderni’ inceneritori (daparte delle multiutility e dei loro fiancheggiatori)riprendendo la Posizione dell’AssociazioneItaliana di Epidemiologia espressa nel 2008 inmerito a Trattamento dei Rifiuti e Salute: “Negliimpianti di grandi dimensioni le basseconcentrazioni di sostanze tossiche nelleemissioni possono essere vanificate, almeno in viateorica, dalle elevate quantità in volume delleemissioni nell’unità di tempo...”.Di fronte al rischio concreto di tumori, (si citano apag 8 e seguenti la revisione di Porta del 2009, larevisione di Mattiello del 2013, la revisione diAshworth del 2014, altri studi, senza far cennoallo studio dell’ARPA Piemonte del 30 06 2015) e dipatologie non tumorali, come infarto delmiocardio, eventi cerebrovascolari acuti, BPCO,malattie da interferenza endocrina e altre, nonserve prevedere piani di monitoraggio delleemissioni, campagne di valutazione e disorveglianza sanitaria delle popolazioni residentiin prossimità di inceneritori, si deve applicare ilPrincipio di Precauzione e gestire i rsu (rifiutisolidi urbani) senza inceneritori, senza mettere arischio l’incolumità delle presenti e future

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generazioni.Al pari del rischio tumorale e non, moltoinquietanti sono gli effetti sanitari sullagravidanza. In questo Protocollo, nell’allegato 1,si stima per quanto riguarda le nascite dellapopolazione dell’area in studio (nel famoso raggiodi 3Km dal camino dell’impianto): “che si abbianocirca 300 nati/anno, per un totale di circa 3.000nati nel periodo pre-avvio e 1.500 in quello post-avvio”. Fra le malformazioni congenite,l’attenzione sarà posta, sulla scia delle evidenzedella letteratura (vedi a pag 8 e seguenti, larevisione di Porta del 2009; la revisione diMattiello del 2013; la revisione di Ashworth del2014; altri studi), su:“Tutte le malformazioni– Difetti del tubo neurale– Difetti orofacciali– Difetti del tratto urinario– Difetti della parete addominale– Difetti gastrointestinali– Difetti cardiovascolari”Il Protocollo riporta anche la correlazione fraesposizione materna ad emissioni molto bassedegli inceneritori e sofferenza fetale: “Lo studioMONITER, che ha coinvolto le donne residenti inun raggio di 4 Km dagli 8 inceneritori attivi nelleRegione Emilia-Romagna ha evidenziato unarelazione tra nascite pretermine (ed anchefortemente pretermine) ed esposizione maternaalle emissioni degli inceneritori anche a livellimolto bassi.” Quindi queste stimate 4500 nascite,sotto le emissioni dell’inceneritore, avranno unmotivo in più di preoccupazione.Nel ”Protocollo di monitoraggio degli effetti sullasalute del costruendo termovalorizzatore di CasePasserini tramite il biomonitoraggio dellepopolazioni animali e della catena alimentare” acura del Dipartimento di Prevenzione dellaAzienda Sanitaria di Firenze UF SPVSA, (Allegato2) “Sono censite, in questa area di 3 km, n. 71aziende per un totale di n. 107 allevamenti. Diquesti 42 sono allevamenti avicoli, 3 ovini e 2bovini, 25 cunicoli, 3 suinicoli. Sono inoltrepresenti 6 apiari.”Quindi dopo l’impatto pesante sulla salute dellecavie umane, in questo secondo protocollo, siaffronta il tema della sicurezza alimentare dei

prodotti derivanti dalle cosiddette sentinelleanimali e vegetali, bioindicatori della presenza diconcentrazioni attive di contaminanti.Così nelle verdure specie in quelle a foglia larga,prodotte nella zona in questione, sarannoricercati, sulla scorta della letteratura scientifica,terribili cancerogeni: cadmio Cd, piombo Pb,arsenico inorganico As, nichel Ni. Mentre per ilmonitoraggio del suolo si ricercheranno: diossine,PCB diossina like e non like (PCDD/PCDF), Pb, As,Cd, Ni, IPA (benzo(a)pirene, crisene, benzo (a)antracene e benzo (b) fluroantene, benzo (k)fluoroantene,benzo (ghi) perilene, indeno (1,2, 3-cd) pirene.Da questi 2 Protocolli di Monitoraggio dell’ ASL10, si evince chiaramente quanto sia pesante evariegato il rischio sanitario per le popolazioni,presenti e future, vicine e lontane all’inceneritoree come sia pure messa in crisi anche l’agricolturae l’allevamento della zona e quanto possanoessere contaminati irrimediabilmente i suoli el’acqua, per il profitto di pochi.

Le istituzioni ammettono:amianto nelle acque toscanedi Campagna No Amianto Publiacqua

Ad un anno dal lancio della Campagna NoAmianto Publiacqua arrivano i risultati delleprime analisi imposte alle istituzioni dallamobilitazione popolare sul tema. E grazie aquanto si evince dal documento diffusodall’Autorità Idrica Toscana si viene sapere che ilfenomeno non si ferma solo all’area gestita daPubliacqua (Firenze, Prato, Pistoia, MedioValdarno) ma che è purtroppo diffuso anche inaltri territori della regione. Nero su bianco AIT ciinforma che l’amianto è stato trovato nei comunidi Agliana e Pistoia (Publiacqua spa), Camaiore,Forte dei Marmi (Gaia spa), Livorno, Cecina,Piombino, Rio Elba (Asa spa), San Giuliano Terme,Santa Croce sull’Arno (Acque spa). Qui è possibilescaricare il documento con le date di analisi e ivalori riscontrati: http://goo.gl/zNu0aq.Ricordiamo che le fibre di amianto, anche le nano,

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provocano il cancro nell’organismo umano. Unarecente classificazione compiuta dall’AgenziaInternazione Ricerca sul Cancro (IARC) siconcentra e analizza tutte le forme di asbestosisicuramente cancerogene compresa quelladerivante dall’amianto ingerito. I cancerogeni delgruppo 1 IARC, infatti, non hanno soglia: l’unicasoglia possibile per la sicurezza dei cittadini èzero. Pertanto nell’acqua ‘potabile’ laconcentrazione deve essere zero.Nonostante ciò Alfredo De Girolamo, presidente diConfservizi Cispel Toscana (ovvero l’associazionedei “padroni” dell’acqua, con fare arrogante fasapere che “Non c’è nessun problema nell’acquatoscana. Si può bere tranquillamente dalrubinetto e non esistono rischi di salute pubblica.Basta, dunque, con questi allarmismisull’amianto”. Nessuno che voglia approfondire laquestione, che ponga domande confutandoquanto erroneamente dichiarato: l’opinionepubblica va tranquillizzata e deve continuare abere acqua pericolosa, nessuno deve pretendereche le società per azioni eliminino le pericolosetubature che scopriamo addirittura essere lungheben 1.900 chilometri, lo confessa lo stesso DeGirolamo nella foga di stoppare il diritto deicittadini ad un’acqua salubre.Ricordiamo infine alla Regione Toscana eall’Autorità l’impegno preso nel dicembre del2013 per l’eliminazione dei tubi a carico dellesocietà per azioni a cui è permesso di specularesul bene comune per eccellenza: “L’AutoritàIdrica Toscana informa che non ci sarannoaumenti in bolletta per affrontare lavori disostituzione delle reti in cemento-amianto […].Ogni intervento futuro in questo ambito rientrerànel piano degli investimenti già previsti econcordati con i gestori del servizio idricointegrato […]”. Il tempo stringe e le popolazionitoscane continuano a bere pericolose fibre diamianto nonostante paghino le bollette più cared’italia (https://goo.gl/4RmRJe)

Pisa: la scellerataurbanistica ‘alla Bulgarella’di Luigi Piccioni

lista di cittadinanza “una città in comune” - Pisa

Pisa è un buon esempio del mutamento di pelledella “sinistra” italiana negli ultimi trent’anni nelcampo delle scelte amministrative. Delle pratiche(più o meno) virtuose delle vecchie giunte rosse èrimasta solo una retorica ormai del tutto priva direferenti concreti. E forse neanche più quella,sostituita sempre più da un mantra neoliberista,altrettanto vacuo ma purtroppo molto più vicinoalla realtà dei fatti.Le “politiche urbanistiche” pisane nondifferiscono infatti da quelle che sono divenuteegemoni in tutta l’Italia nel corso degli ultimitrent’anni: abdicazione dell’amministrazionepubblica al proprio tradizionale ruolo diprogettazione e regolazione dello sviluppoterritoriale; mano sostanzialmente libera a gruppiorganizzati di percettori di rendita fondiaria, dicostruttori, di operatori del mercato edilizio e diistituti di credito ad essi collegati; intreccio dicarriere politiche e carriere imprenditoriali;formazione di complessi blocchi di potereruotanti essenzialmente attorno al cemento. Sottoil manto ideologico – peraltro sempre piùconsunto – di una imprescindibile modern-izzazione della città guidata dalla razionalità delmercato, della metropoli come snodo e strumentodi competitività e dello sviluppo delle funzioniterziarie, si è lasciato decidere a questi soggettiopachi la sorte del territorio comunale.La priorità di questa “politica urbanistica” èdivenuta in buona sostanza il sostegnoall’accumulazione di rendita e profitti di pochi eben individuati soggetti, mettendo sullo sfondoquando non tralasciando del tutto larazionalizzazione dei trasporti, l’edilizia popolaree universitaria, la riqualificazione urbana eambientale, la cura e il restauro dell’esistente,una ripartizione più equa della tassazioneriguardante la casa. Tralasciando insomma gliobbiettivi che sono la stessa ragione di esseredell’urbanistica.Per anni l’associazionismo ambientalista e le forze

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di sinistra di Pisa hanno denunciato questaderiva, indicando gli errori, le patologie urbane, egli intrecci politica-affarismo che essa generava. IlMunicipio dei Beni Comuni, per fare un nome tra itanti, ha costruito una parte cospicua delle suebattaglie e delle sue iniziative politiche su questetematiche, in una feconda collaborazione connumerose realtà non solo pisane ma anchetoscane e nazionali.Solo grazie a una serie di eventi accaduti nel corsodegli ultimi mesi è stato tuttavia possibileottenere uno spaccato limpido di questa realtà, aldi là delle rassicuranti retoriche ufficialidistribuite a piene mani in questi ultimi anni.Se è vero che ormai da anni veniva (vanamente)denunciato lo scandalo di otto milioni di euro mairiscossi dal Comune di Pisa per indennità dioccupazione di suolo dalla Società BoccadarnoPorto di Pisa, dopo la recente esplosione del casodi finanziamenti discrezionali accordati da diversiistituti di credito (locali come la Banca di Creditodi Cascina ma anche nazionali) al costruttoreBulgarella e all’inopinato fallimento della SocietàNavicelli, “demandata” allo “sviluppo” di unavasta area a sud est della città, si è scoperchiatoun vero e proprio vaso di Pandora dal qualesaltano fuori a getto continuo novità sempre piùclamorose.Il blocco di potere politico-affaristico pisano nonsi è limitato infatti a dirigere lo “sviluppo” delterritorio attraverso accordi extra-istituzionali edestranei a qualsiasi logica di bene collettivo ma siè cementato e rafforzato vicendevolmenteattraverso – almeno a quanto è dato di vederefinora – una serie di comportamenti truffaldini oai limiti della legalità sul versante privato equantomeno omissivi sul versante pubblico.Le varie società, in genere costituite da piùsoggetti imprenditoriali, che hanno guidato igrandi affari edilizio-urbanistici concordati con legiunte Fontanelli e Filippeschi (Bulgarella,Sviluppo Navicelli, Boccadarno Porto di Pisa)hanno infatti omesso pagamenti (per acquisti eper imposte) che ammontano a una cifra finoraaccertata di circa 18 milioni di euro e hannofornito sistematicamente fideiussioni prive diqualsiasi validità legale, sia perché emesse dasoggetti non abilitati sia perché prive di alcuni

documenti accessori necessari per legge. Ciò vuoldire che questi soggetti si sono consapevolmentesottratti a precisi obblighi di legge per loro assaionerosi, truffando l’amministrazione pubblica.Dal canto suo l’amministrazione comunale di Pisaha per anni omesso di riscuotere grandi quantitàdi oneri fiscali da questi soggetti e ha accettatoessenziali e cospicue garanzie finanziarie senzamai verificare la loro validità, mentre altricomuni l’hanno fatto invece in modo regolare epuntuale. Quando questi elementi sono cominciatiad emergere grazie alla tenace opera di scavodella nostra lista di cittadinanza, l’ammini-strazione è venuta anche meno (e continuasovente a farlo) ai propri obblighi di legge perquanto riguarda la trasparenza, rifiutandosistematicamente di fornire la documentazione suquesti e altri casi o dilazionandone per mesi laconsegna.Questi comportamenti truffaldini dei privati e iparalleli comportamenti omissivi del pubblico sipossono logicamente spiegare solo nei termini diintreccio affari-politica di cui parlavamo piùsopra.E questo modello di governo dell’economia locale,del territorio e della cosa pubblica si compendiain modo esemplare nella figura di Stefano Bottai,al quale è quindi il caso di fare un cenno inchiusura.Bottai viene da lontano. È stato anzituttoconsigliere comunale e vicesindaco di Pisa diprovenienza democristiana negli anni Novanta,coetaneo e sodale di Enrico Letta, del consiglieredi Mattarella Simone Guerrini, dell’attualeassessore piddino al bilancio Andrea Serfogli edell’attuale capogruppo di Forza Italia GiovanniGarzella. Durante quella esperienza fu unostrenuo sostenitore, al pari dei suoi giovanicolleghi, del porto di Marina di Pisa, fortementeavversato dagli ambientalisti. Successivamente èstato responsabile o membro di una miriade diconsigli di amministrazione di imprese, diorganismi di categoria, di fondazioni bancarie,sempre mantenendo rapporti strettissimi colmondo della politica. Il suo ruolo di ponte traaffari e politica è tale che quando Regione eComune di Pisa hanno “mollato” l’aeroporto diPisa per creare Toscana Aereoporti e affidarla a

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privati capaci di garantire lo spostamentodell’asse del trasporto aereo toscano su Peretola,il primo candidato (di consolazione?) allapresidenza è stato proprio il pisano Bottai. Ma lalegge del più forte è la legge del più forte e Pisa siè dovuta accontentare di piazzare il “suo” uomocome semplice consigliere di amministrazionedella nuova società.Bene, Stefano Bottai è anche uno dei grandiprotagonisti delle vicende descritte più sopra inquanto è stato via via: presidente dellaConfcommercio di Pisa che proponeva l’area deiNavicelli per l’insediamento Ikea; poi presidentedella stessa Società Sviluppo Navicelli, che haottenuto dal Comune i terreni che poi harivenduto a Ikea a un prezzo quadruplo, societàche poi è fallita lasciando una scia di opereincompiute e soprattutto fideiussioni false; quindipresidente della Società Boccadarno Porto diMarina cui il Comune ha graziosamente concessodi non pagare gli otto milioni di oneri.Un intreccio vertiginoso, che però aiuta a capirele “qualità” della “politica urbanistica” di un“medio” comune toscano amministrato daglieredi della vecchia, buona sinistra.

Tre strani licenziamentia Montedomini: un dossierdi Clash City Workers - Firenze

Nel giro di pochi mesi la cooperativa socialeAgorà Toscana ha licenziato ben tre persone. I tredipendenti, pur essendo dipendenti dellacooperativa, lavoravano a tutti gli effetti per ilComune di Firenze. Svolgevano infatti il lorolavoro all’interno della RSA Residenza SanitariaAssistita) S. Silvestro, una struttura di proprietàdella ASP (Azienda di Servizi alla Persona)Montedomini.Montedomini è un ente strumentale del Comunedi Firenze, e il Comune determina le finalità e gliindirizzi, approva gli atti fondamentali, esercita lavigilanza, verifica i risultati della gestione e copregli eventuali costi sociali.Ecco il link al dossier pubblicato da Clash City

Workers e Cobas del Comune di Firenze http://-goo.gl/v020e1. Dedicato a tutti coloro che, comeCristian e Olivia, sono stati licenziati per averalzato la testa!

Pagine contro la torturadi Collettivo contro la repressione Firenze

Sabato 19 dicembre al CPA ci sarà il lanciofiorentino della campagna già partita a livellonazionale contro l’ennesimo inasprimento delregime di carcere duro definito dall’art 41 bisdell’ordinamento penitenziario. Sarà un’occa-sione per parlare di tutti gli aspetti del 41 bis, edel carcere come istituzione totale.Perché una campagna sul 41 bis?Perché la tortura di stato non è ammissibile, neiconfronti di nessuno. E perché all’internodell’ordinamento carcerario rappresenta il puntopiù avanzato di controllo totale e annichilimentopersonale del detenuto, ma anche il frutto maturodella progressiva differenziazione dei regimi: 41bis, Alta sicurezza 1, Alta sicurezza 2, isolamento,e via dicendo.Differenziazione che è funzionale al processo diindividualizzazione dei detenuti, peraltroperfettamente in linea con quanto accade “fuori”:ognuno è solo nei confronti dell’istituzione,perché isolato materialmente, perché con itrasferimenti o le sezioni speciali si recidono irapporti fra detenuti e si nega la creazione di ognipossibile solidarietà e comunità, per il clima disospetto che si viene a creare quando l’unica viaper uscire dai gironi infernali del regime specialeè la delazione.L’iniziativa è organizzata, oltre al CPA, dalneonato Collettivo contro la repressione Firenze:sempre più spesso, e sempre più duramente, ogniconflitto viene gestito in termini di ordinepubblico. Denunce, divieti, sgomberi, interventidelle forze dell’ordine, la polizia nelle scuole, irapporti nei luoghi di lavoro sempre piùautoritari e asimmetrici: all’interno di unaristrutturazione in senso autoritario degliapparati dello Stato lo strumento della

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repressione viene rafforzato, ampliato e resosempre più pervasivo, e più funzionale a garantirelo squilibrio dei rapporti di forza nello scontro diclasse.Per questo pensiamo che oggi più che mai sianecessario un lavoro ampio, articolato eapprofondito sul tema della repressione,condiviso, con tutte le articolazioni del caso, datutte le componenti di movimento: costruiresolidarietà, rilanciare le lotte.

Porta un libro contro l'isolamentoL’art. 41 bis dell’Ordinamento Penitenziario è ilpunto più rigido della scala del trattamentodifferenziato che regola il sistema carcerarioitaliano. Nato come provvedimento emergenziale,come sempre succede è diventato normapermanente e questo processo di stabilizzazionedetermina inasprimenti anche di altri regimicarcerari, come l’Alta Sicurezza 1 e 2 ol’isolamento prolungato dell’art. 14 bis. Dalregime di 41 bis non si esce, se non attraverso lacollaborazione con lo Stato: esci da lì solo se fail’infame e al posto tuo vi fai entrano un altro!Il 41 bis prevede: 1. isolamento per 23 ore algiorno (soltanto nell’ora d’aria è possibileincontrare altri/e prigionieri/e, comunque almassimo tre, e solo con questi è possibile parlare);2. colloquio con i soli familiari diretti (un’ora almese) che impedisce per mezzo di vetri,telecamere e citofoni ogni contatto diretto; 3.esclusione a priori dell’accesso ai “benefici”; 4.utilizzo dei Gruppi Operativi Mobili (GOM), ilgruppo speciale della polizia penitenziaria,tristemente conosciuto per i pestaggi nelle carcerie per i massacri compiuti a Genova nel 2001; 5.“processo in videoconferenza”: l’imputato/adetenuto/a segue il processo da solo/a in unacella attrezzata del carcere, tramite uncollegamento video gestito a discrezione dagiudici, pm, forze dell’ordine, quindi privato/adella possibilità di essere in aula; 6. censura-restringimento nella consegna di posta, stampe,libri.E’ evidentemente un regime che miraall’annullamento de prigioniero, di ogni suopensiero e autonomia. Solo in questo senso èspiegabile la nuova restrizione della possibilità di

accesso a libri e pubblicazioni. Chi è sottoposto al41 bis non può più ricevere libri, né qualsiasi altraforma di stampa, attraverso la corrispondenza e icolloqui sia con parenti sia con avvocati: èun’ulteriore restrizione in aggiunta a quella chegià prevede che il prigioniero possa avere almassimo tre libri in cella.La campagna “Pagine contro la tortura” vuoleagire su questo ulteriore accanimento permettere in discussione tutto il regime del 41 bis edin ultima analisi tutto il sistema carcerario perchéil carcere non è la soluzione, ma parte delproblema.La campagna consiste nello spedire cataloghi,libri, riviste e altre pubblicazioni presso lebiblioteche delle carceri in cui sono presenti lesezioni di 41bis ed ai prigionieri e alle prigioniereche di volta in volta ne faranno richiesta. Perquesto invitiamo tutti il 19 dicembre al CPA fi-suddove alle 18.00 è fissato un incontro con OLGA (èOra di Liberarsi dalle GAlere) e UCR (Uniti Controla Repressione) che presenteranno la campagnanazionale a Firenze. Nel frattempo chiediamo atutti di pubblicare e diffondere questo appello eportare quanti più libri possibile alla LibreriaMajakovskij del CPA fi-sud in via Villamagna 27atutte le domeniche dalle ore 15.00 alle 19.00 odirettamente il 19 dicembre in occasione deldibattito.Per maggiori info sulla campagna consultahttp://paginecontrolatortura.noblogs.org/

Il Pronto Soccorso sitrasforma in trappolaper le donne maltrattate.Appello di D.i.Re Donne in Rete contro la violenza, UDI

Unione Donne in Italia, Casa Internazionale delle Donne di

Roma, Telefono Rosa, Fondazione Pangea, Ferite a morte,

Associazione Lenove, Be Free-Cooperativa sociale.

Un emendamento alla legge di stabilità togliediritti e libertà alle donne picchiate che vanno alPronto Soccorso. Va ritirato immediatamente.L’emendamento detto “Codice Rosa” n. 1.131 alddl Atto della camera 3444 cd. Legge di Stabilità a

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firma Giuliani, Verini, Ferranti, Ermini, Gribaudo,Tartaglione, Bazoli, Amoddio, Mattiello, Zan,Campana, Guerini, Morani, Rostan, Pini, Locatelli,Galgano, Milanato, Polverini, D.Bianchi, minacciala libertà e i diritti delle donne che subisconoviolenza.L’emendamento Giuliani configura infatti unpercorso obbligatorio e a senso unico: una donnache si rivolge al Pronto Soccorso sarebbeautomaticamente costretta a un tracciato rigido,senza poter decidere autonomamente come agireper uscire dalla violenza, e si troverebbe di fronteun magistrato o a un rappresentante della poliziagiudiziaria prima ancora di poter parlare con unaoperatrice di un Centro Antiviolenza che la ascoltie la sostenga nelle sue libere decisioni.L’emendamento quindi mette in pericolol’incolumità fisica e psichica delle donne chesubiscono violenza maschile, e rischia dicompromettere l’emersione del fenomeno.Infatti, se l’emendamento Giuliani fosseapprovato, una donna picchiata avrebbe paura dirivolgersi al Pronto Soccorso per farsi curare, giàsapendo che la sua richiesta di aiuto e diprestazioni sanitarie si tradurrebbeautomaticamente in una azione di polizia e poigiudiziaria. E poi chi garantirebbe l’incolumitàfisica della donna dopo la visita al ProntoSoccorso? Una delle ragioni per cui le donnestentano a chiedere aiuto e a denunciare èproprio che hanno paura di essere uccise dalmaltrattante se lo fanno.Questo emendamento è frutto di un analfabetismocostituzionale, legislativo, sociale e culturale.L’emendamento “Giuliani e altri” è in apertacontraddizione con la Convenzione di Istanbulsulla prevenzione e la lotta alla violenza contro ledonne e la violenza domestica del Consigliod’Europa. La Convenzione di Istanbul è statasottoscritta dall’Italia ed è giuridicamentevincolante dall’agosto 2014. Per le donne chesubiscono maltrattamenti prevede il diritto didisporre di un sistema di supporto coordinato tradiversi attori territoriali, come i Centriantiviolenza, i Pronto soccorso, le forzedell’ordine formate all’uopo, servizi sociali,eccetera.I Centri Antiviolenza, che hanno trent’anni di

esperienza nell’affrontare quotidianamente laviolenza contro le donne, sono completamentecancellati dall’emendamento “Giuliani e altri”. Laviolenza maschile contro le donne vieneconsiderata un problema sanitario e di ordinepubblico e sicurezza, invece di essere affrontatacome fenomeno strutturale e complesso di ordinepolitico, sociale e culturale.L’emendamento “Giuliani e altri” è in apertacontraddizione con la vigente legge 119/13, con ilpur discutibile Piano Nazionale Antiviolenzaappena firmato dal Governo, con tutte le leggiRegionali in materia e annulla il ruolofondamentale del Dipartimento delle PariOpportunità previsto dalla legge.Le Procure della Repubblica dovrebbero svolgereun lavoro che nulla ha a che vedere con lefunzioni dell’autorità giudiziaria. E’ illecito eprivo di fondamento che il Ministero dellaGiustizia si intesti queste attività.Sono anni che il Ministero dell’Interno e quellodella Sanità cercano di far passare il “CodiceRosa” come soluzione del problema della violenzamaschile contro le donne, nonostante il parerecontrario e l’opposizione di tutti coloro che hannoesperienza in questo campo, innanzitutto i CentriAntiviolenza, il mondo dell’asso-ciazionismo delledonne, le organizzazioni sui diritti umani.Noi ci rivolgiamo alle parlamentari ai parla-mentari che hanno a cuore la battaglia permettere fine alla violenza contro le donne perchécontrastino l’emendamento Giuliani, e allefirmatarie e ai firmatari perché lo ritirino.

Giubileo?La violenza del tiranno, il prete.di Marvi Maggio

architetto e sindacalista

Condannati a morte dal papa senza prove e senzadifesa nell’anno santo 1825 a Roma“…dico solo ch’è una barbarie a far morire duegiovani per opinione e che conosceranno i pretiun giorno il loro sbaglio”, Angelo Targhini.“…ben a ragione si chiamano essi pastori poiché

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dai sudditi che sono le loro pecorelle traggono elana, e latte e formaggio e tutto ciò che fa loro dibisogno”, Angelo Targhini.Sette segrete carbonareIl papa Leone XII nel 1825 proclama l’anno santo.L’opposizione politica repubblicana e giacobina siesprime attraverso le sette segrete carbonare e aRavenna nel 1824 il capo della polizia del papaviene ucciso da alcuni carbonari. Il 31 agosto 1825il cardinal legato Rivarola in qualità di giudicecommina 514 condanne a varie pene fra cui 7 allapena di morte. I carbonari coinvolti appartengonoa tutte le fasce sociali. L’onda della rivoluzionenon è lontana.La chiesa che ha il potere temporale su un vastostato non intende perdere terreno e vuoleinfliggere pene esemplari che facciano dadeterrente alla diffusione dell’opposizionerepubblicana, che vuole rovesciare il poteretemporale dei papi. E a questo fine usa il reato dilesa maestà: non c’è bisogno di prove che vadanooltre la delazione.La polizia pontificia ha una rete di spie e diinfiltrati da fare invidia alle peggiori dittature. Cisono oppositori al regime del papa segnalati piùvolte e in più luoghi per la loro attività e la lorocapacità propositiva. Non basta, la chiesa con isuoi processi portati avanti da cardinali emonsignori che sono contemporaneamente capidella polizia, utilizza quelli che oggi chiamiamopentiti: persone coinvolte nei reati che accusanoaltri per farsi ridurre la pena.Due giovani carbonari Angelo Targhini e LeonidaMontanari vengono accusati di lesa maestà e delferimento di Giuseppe Pontini, un delatore, econdannati alla pena di morte. Hanno 26 e 25anni. La loggia Costanza fondata da AngeloTarghini aveva una sessantina di affiliati di variaorigine sociale: classi subalterne e non soloborghesi e anche alcune donne. Dal processosappiamo che ne facevano parte fra gli altri: uncameriere disoccupato, uno studente di legge, unlegale, un ex soldato nelle truppe napoleoniche,successivamente cameriere e al tempodell’attentato raffinatore di panni, un principe,un legale disoccupato. Il ferito, Pontini, sarà unodei principali accusatori del processo: non si sa sefosse un infiltrato incaricato della polizia

pontificia o un carbonaro che aveva deciso dicollaborare con il governo. Le persecuzionipoliziesche sono pesanti.Angelo Targhini, nato nel 1799, figlio del cuocodel papa Pio VII, studia al Collegio Romano deiGesuiti, ma legge gli autori francesi, conosceBonnet, Rousseau, Voltaire, Mirabeau, Volney,Dupuy. E’ ateo e afferma che la religione è unamera politica degli stati. E’ massone da quandoera in Romagna nei primi anni 20 dell’800, doveasserisce che ce ne siano molti, qualche ventina dimigliaia. E’ entrato nelle sette segrete quandoscontava la sua pena a Castel Sant’Angelonell’area dei condannati politici, per un omicidioavvenuto in una rissa nel 1819. Fino ad alloraaveva due impieghi pubblici che perde per lacondanna. Nel 1825 studia la lingua italiana, manon ha più un impiego. E’ segnalato più volte dallapolizia pontificia e da quella austriaca: a Pesaro, aFrascati, a Roma.Leonida Montanari nato a Cesena il 26 aprile 1800,studia medicina a Bologna e a Roma ed è medicocondotto a Rocca di Papa. Nel 1823 il suo nomefigura nei documenti del processo istituito inRomagna dal cardinal legato Rivarola contro lesette segrete antipapali. Non si sa quandoMontanari iniziò a partecipare alle sette segrete,ma si sa che a Roma appartenne allo stessogruppo di Targhini.Lesa maestà e commissione specialeIl governo pontificio dispone che a occuparsi deltentato omicidio di Giuseppe Pontini sia unacommissione speciale composta da dieci membri epresieduta da monsignor Tommaso Bernetti,governatore di Roma e direttore generale dipolizia. E’ istruito un processo di lesa maestà eferita qualificata contro Montanari, Targhini,Spadoni, Garofolini, Gasperoni e Ricci.Il decreto istitutivo della commissione del 31ottobre 1825 indica che”All’effetto della penaprescritta dalle leggi, anche per la sola pertinenzaad alcuna delle indicate società segrete, non sarànecessaria la prova strettamente legale, che congran detrimento di giustizia non potrebbeottenersi in tali delitti, trattati sempre ecommessi clandestinamente […] ma bastar debbaquella morale certezza che rimuova dall’animoogni ragionevole esitazione sul delitto e sul reo».

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La sentenza è dichiarata inappellabile e vieneordinato il segreto per i verbali delle discussioni, ivoti e risultati, per evitare le “indebitepretenzioni degli inquisiti”. Non c’è nessunapossibilità di difesa, né sono raccolte prove. Sitratta di un tribunale speciale. La condanna èbasata solo sulle delazioni per ottenere sconti dipena.Alcuni degli accusati parlano, ma non lo fannoTarghini e Montanari. Che certo chiedono lagrazia, ma non ottenendola, vanno a morte a testaalta. Targhini afferma in un documento scritto dalui: “la mano del signore non abbisogna della miaper far conoscere le altrui colpe”. Una accusa aipreti suoi giudici che appare anche ironicasapendo che è ateo.Nel corso dell’ultimo interrogatorio, Targhiniquando lo informano che se non accusa altri saràcondannato a morte, inizia a non rispondere:“…ripeto che credo inutile di rispondere sopraquanto riguarda le Segrete Società perché intendodi non fare il delatore a carico di veruno, taleessendo la mia massima religiosa e morale, e nonvolendo a norma di essa nuocere a veruno.Quanto poi al fatto seguito a Pontini ripeto pureche credo inutile dire più di quello che ho dettonei passati esami poichè lo credo sufficiente aprovare la mia innocenza nel fatto stesso, e delpiù credo ancora di non dire altro sopra tal fatto…D. (nella quale si discutono le sue scelte e gli si fapresente che sta rischiando la pena di morte.)R. Non è questo né il luogo, né il tempo datrattenersi in accademia. Basta a me l’intimapersuasione di essere innocente per non curareogni contraria opinione, ed ogni conseguenza amio carico di questo mio contegno, o per megliodire, per essere sommesso a qualunqueconseguenza a mio carico di questo mio contegno,conseguenza ch’ora mi ha superiormente spie-gato.D. (seguono molte e circostanziate domande sufatti emersi negli altri interrogatori alle qualiR. Ho detto di non voler rispondereD…R. Nulla risposeD. (seguono molte e circostanziate domande sufatti emersi negli altri interrogatori alle quali)R. nulla rispose

R. ripeto quanto ho detto di sopra intorno aquesto mio silenzioso contegno. Nel resto nonintendo rispondere.D…R.Non ho che opporre alla pretenzione dellagiustizia per la mia pertinenza alla SocietàCarbonica e per essa sarò rassegnato come hodetto, alla giusta pena. Per il fatto però seguito alPontini protesto di nuovo la mia innocenza edintendo di non meritare pena veruna. Nel restocredo di continuare nel mio silenzio.”La sentenza del 21 novembre 1825 condannaAngelo Targhini di Brescia e Leonida Montanari diCesena alla pena di morte per decapitazione, LuigiSpadoni di Forlì e Pompeo Garofolini romano,legale, alla galera a vita, Ludovico Gasperoni eSebastiano Ricci alla galera per 10 anni.Il 23 novembre 1825 in piazza del popolo a Roma idue carbonari vengono assassinati per espressovolere del papa, senza delitto e senza difesa edimostrano un grande coraggio. Vogliono che siachiaro che non si pentono perché sono fieri diessere carbonari e di aver cospirato perrovesciare un governo tirannico e liberticida.Angelo Targhini incamminandosi verso il palcodella ghigliottina dichiara: “voglio morirecarbonaro” e salendo sul palco con voce alta esonora grida “popolo, io muoio senza delitti, mamuoio massone e carbonaro”. Avrebbe volutoproseguire, ma gli viene impedito dal fragore deitamburi, fatti battere appositamente su ordine delvice provveditore dell’Arciconfraternita di SanGiovanni Decollato che ha il compito di confortarei condannati e che ha steso il rapporto sulle loroultime ore. E Targhini pone da solo conintrepidezza il collo sotto la mannaia. Montanariè colpito dal coraggio dimostrato dal suocompagno e grida “bravo, bravo” e sorridendodomanda di essere condotto anche lui alla morte.I preti tentano ancora di convincerlo a pentirsima lui risponde “mi ha rotto i coglioni… nonvoglio veder più preti… che vadano a… quanti neesistono'”. Il prete continua a chiedergli dipentirsi quando è già con il collo sul patibolo e luirisponde no, no.L’impressione per la morte senza delitti e senzadifesa dei due carbonari e per il loro coraggio fuenorme. Il mattino dopo e poi per lungo tempo

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nel luogo della sepoltura, al muro torto, fuori daPorta del popolo furono posti fiori e coroned’alloro da inglesi, francesi, tedeschi e romagnoli.Nell’anno santo, fra processioni, laudi epreghiere, la chiesa aveva mostrato il suo verovolto: quello del potere, della tirannia, dellaviolenza.Il 23 novembre ricordiamo quei compagni a cui cilega un filo rosso. Mentre misuriamo la distanzaci rendiamo conto della vicinanza. Quello che silega è la lotta per un mondo più giusto.E quando abbiamo a che fare con una chiesacattolica opulenta, sessista, misogina, anti-democratica, accaparratrice di risorse pubblichecon ogni mezzo, desiderosa di imporre le sueantidiluviane regole social-religiose anche a chinon crede, sempre ossequiosa col dittatore diturno e sempre punitiva con i preti chepromuovono la teologia della liberazione, unachiesa ancora pronta a indire il giubileo, l’annosanto: allora quei due compagni del passato cibalzano agli occhi con ancora più forza econtinuano a rappresentare quel passato cheserve ad illuminare il presente.

Bibliografia: Trovanelli Nazareno, “La deca-pitazione dei carbonari Montanari e Targhini”, inIl contemporaneo, dicembre 1960 – gennaio 1961,Editore Parenti, anno III, n. 32, edizione 1960;Processo Montanari e Targhini, Tribunale dellaSacra Consulta, Archivio di Stato di Roma, buste62-63-64; Libro del provveditore della VenerabileArciconfraternita di San Giovanni Decollato per legiustizie dal 1810 al 1827, Registri dei giustiziati1810-1827, libro III, reg. 23, busta 12, Archivio diStato di Roma.

L’auto-collocamento dei partitidopo il de-collocamento deglielettoridi Gianni Del Panta

studioso di Scienze politiche, è attivo in perUnaltracittà

Destra e sinistra hanno perso di senso. Lo ripete ilpolitologo Ilvo Diamanti attraverso le sua analisisemi-serie, lo sentiamo vociferare un po’ovunque: dai bar che frequentiamo ai talk-show diturno. Le ragioni sarebbero molteplici. Qualcunosottolinea come il movimento centripeto dellagrande ed eterogenea famiglia socialdemocratica,che ha abbracciato molte delle politiche delleforze liberali, abbia portato al grande consensoneo-liberista che viviamo nell’epoca di TINA (NonCi Sono Alternative, secondo l’acronimo inglese),stemperando così le precedenti differenze. Altrievidenziano invece l’emergere oppure il ri-emergere di una serie di tematiche che hanno“sporcato” la tradizionale distinzione tra forzepiù vicine (in forme e gradi sempre variabili) alcapitale oppure al lavoro: dal grande ambitoecologista ai nuovi “bisogni”, dall’immigrazioneai sentimenti neo-localistici. Altri ancora hannoinvece puntato la propria attenzione verso lanascita ed affermazione di una serie di partiti cherifiutano di auto-collocarsi lungo la consueta assesinistra-destra.Senza alcun dubbio, il Movimento 5 Stellerappresenta qui uno dei casi più interessantinell’intero panorama europeo. Il partito di Grillonon è però il solo a mostrare un’innataidiosincrasia verso l’antico asse di riferimento.Forze che sono nate con una collocazione politicadecisamente più chiara e tradizionale, daPodemos in Spagna fino a giungere al caso limitedel Front National in Francia, cercano spesso unosmarcamento dalle ingombranti etichette dipartiti, rispettivamente, di “sinistra” e di“destra”.In altri termini, gli anni che stiamo vivendosembrano testimoniare il successo (in termini disimpatie generiche così come di consensoelettorale) di tutte quelle forze che in misuradiversa vengono fatte rientrare dagli studiosi dipolitica nella grande ed iper-generica famiglia del

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populismo.Certamente, per quanto interessante, il fenomenonon deve essere ingigantito. Dopo tutto, all’ottavoanno di crisi economica nessuna di queste forze èriuscita ad affermarsi – almeno nei più popolosipaesi dell’Europa occidentale – come principalepartito di governo. Ribaltando così un luogocomune e stante la difficile congiunturaeconomica, verrebbe quasi da concludere che imalmessi e traballanti partiti storici abbiamotenuto abbastanza bene. Piuttosto, se unfallimento politico esiste questo sembra daricercarsi in tutti quei progetti che sono partitidalla banale constatazione che il movimentocentripeto delle tradizionali famiglie politicheaprisse praterie a sinistra così come a destra.Oppure, che l’allontanamento da quanto ritenutoil corretto posizionamento potesse esseresterilizzato da un nuovo partito che riportasse giànel nome la sua “vera” natura. Questi sono ipartiti dell’auto-collocamento sull’asse sinistra-destra dopo il de-collocamento degli elettori.L’Italia ci fornisce al riguardo un paio di esempiinteressanti. Vediamoli rapidamente.Il primo importante caso è stato quello de LaDestra, partito fondato da Francesco Storace nel2007 in aperto e noto contrasto alle posizionidell’allora leader di Alleanza Nazionale, Gian-franco Fini, ritenute eccessivamente centriste. Poinel novembre del 2013 è stata la volta del NuovoCentro Destra, attuale partner di minoranza delgoverno Renzi. Infine, è storia di oggi, SinistraItaliana. Cosa unisce queste tre forze politicheapparentemente molto eterogenee? Certamente ilriportare all’interno del proprio nome il presuntocollocamento assunto sull’asse destra-sinistranell’evidente tentativo di fornire un appiglio adelettori immaginati disorientati. Ma non soloquesto, perché un altro elemento comune è ilcarattere fallimentare di questi progetti. Come sisa bene, vendere la pelle dell’orso prima di averloucciso è operazione rischiosa ed i sostenitori diFassina e soci possono aver buon gioco adichiarare che la nostra aspettativa non saràconfermata dai fatti. Per quanto questo possaaccadere, lo riteniamo però altamenteimprobabile in quanto il loro progetto parte da untremendo errore: ritenere statico il corpo

elettorale. Questo, in realtà, muta continuamenteal mutare sia dei rapporti di produzione sia inrelazione ai partiti che strutturano la com-petizione politica, contribuendo almeno parzial-mente a far avvertire quali siano le opzioni ingioco. Il movimento centripeto del Pd non creapraterie a sinistra perché questo spostamento haanche prodotto una mutazione all’interno delcorpo elettorale del partito guidato da MatteoRenzi. Non solo questo però, perché nel tentativodi fronteggiare l’avanzata dei nuovi competitoritutti i partiti storici hanno assunto venature (piùo meno evidenti) populistiche. Sinistra Italianaotterrà molto probabilmente risultati deludentiperché fa appello ad un voto di opinionechiedendo agli elettori di auto-collocarsi dopo chel’ambiente nel quale vivono li ha portati a de-collocarsi, cioè a non riconoscersi più nelle grandietichette di “sinistra” e “destra”. Un esempiopersonale forse potrà aiutare a chiarire il quadro.Qualche mese fa chiesi ad un amico yemenita selui fosse sciita oppure sunnita. Il ragazzo miguardò con aria smarrita, prima di ricordarmi chequesta dicotomia era il modo in cui gli Occidentaliprovavano a leggere la politica del suo paese,ricavandone spesso poco visto che l’appartenenzae la lealtà in Yemen non sono tanto confessionaliquanto piuttosto tribali. Morale della favola:Fassina e compagnia mi sembrano i classiciOccidentali che provano ad attrarre simpatizzantiin Yemen dicendo che loro sono una forzasunnita, oppure sciita.Questo significa che non esisteranno mai più forzedi sinistra in Europa? Certo che torneranno adesserci, ma un’etichetta non basta per ricrearle.Se il termine “sinistra” ha un suo valore, questonon è certamente nelle battaglie per i matrimoniomosessuali oppure per il verde in qualche piazzadelle periferie degradate. Vive e prospera nelconfronto tra il capitale ed il lavoro, prendendodecisamente ed inequivocabilmente le parti diquest’ultimo. Sinistra Italiana non è il portatodella politicizzazione di questo confronto. Tantomeno assume una posizione non ambigua tra ledue forze, cosa che significa – data la presenza diprecisi e determinati rapporti sociali diproduzione – essere inequivocabilmente a favoredel primo. Per di più agisce in un ambiente

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politico ostile. Insomma, non sembrano esserciproprio tante ragioni per credere che SinistraItaliana non finirà come i suoi illustri – si fa perdire – predecessori La Destra e NCD.

RUBRICHE

Nuove destrea cura di Giorgia Bulli

docente di Scienze politiche

Francia, c'è poco da stare allegridi G.G.

Tale padre tale figlia, si sarebbe tentati di direascoltano le dichiarazioni dei Marine Le Penall’indomani del secondo turno delle elezioniregionali in Francia, nelle quali il Front National,in vantaggio in sei regioni su tredici al primoturno, non ha ottenuto la presidenza in alcunadelle regioni francesi. Come spesso Jean-Marie LePen negli anni Ottanta e Novanta, anche Marineha gridato al complotto, alla manipolazione, ad unsistema dei partiti compatto contro il FN, e hadenunciato un “regime all’agonia”, dichiarando lafine dell’opposizione classica tra destra e sinistrae annunciando la nuova distinzione: quella tramondialisti e patrioti.Anche stavolta il “cordone sanitario” contro ilFront National ha funzionato. I candidati socialistipassati al secondo turno, ma senza concretepossibilità di vittoria, si sono (tranne uno inAlsazia) ritirati, invitando i propri elettori a farconvergere i voti degli elettori socialisti suicandidati del partito di Sarkozy. E così, delletredici regioni francesi, sette sono stateconquistate dai repubblicani, cinque dai socialisti,mentre la Corsica ha festeggiato la vittoria deinazionalisti.I partiti tradizionali hanno ben poco da festeg-giare, invece. Il FN ha eletto 356 consiglieriregionali, triplicando il numero dei suoi eletti, èadesso rappresentato in tutte le 13 regioni, ed inmolte di queste sarà la prima forza di oppo-sizione.Anche per i cittadini che si sono mobilitati perimpedire il trionfo lepenista partecipando inmodo massiccio al secondo turno delle elezioni(58,4% contro il 49,1% del primo turno) c’è poco

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da star contenti.La convergenza di voti verso il partito di Sarkozy,ancorché una strategia per il “salvataggio dellapatria”, come è stata dipinta, rappresentaun’ulteriore conferma dell’istituzionalizzazionedella chiusura e del risentimento.Chi ha dichiarato ufficialmente, dopo gli attentatidi Parigi, che “la guerra che dobbiamo condurredeve essere totale”? Non Marine Le Pen, che purenon si è tirata indietro sull’islamofobia, maNicolas Sarkozy.Chi ha presentato il programma per le elezioniregionali intitolando il paragrafo sulla gestionedella migrazioni “Una regione che viene insoccorso dei territori toccati dall’afflusso deiclandestini”? Xavier Bertrand, il candidato deiRepubblicani nella regione Nord-Pas-de-Calais-Picardie, che ha sconfitto Marine Le Pen ( 57,7%contro 42,2%).E infine, chi ha chiesto ufficialmente attraversouna lettera alla Commissione europea, a diecigiorni dal secondo turno delle regionali, didiminuire il flusso dei migranti verso i paesieuropei? I ministri degli Interni francese etedesco, che pure hanno sottolineato di“respingere con fermezza ogni confusione framigranti e terroristi”.Le dichiarazioni alla Manual Valls, il primoministro francese, secondo il quale se il FN avessevinto le elezioni regionali si sarebbe rischiato inFrancia la guerra civile sono in fondo facili,secondo uno schema retorico che punta sulrichiamo all’unità verso un nemico comune.Queste elezioni regionali francesi hannodimostrano che i “nemici comuni” abbondano: ipartiti tradizionali, il FN, i clandestini, i jihadisti,l’immigrazione, la crisi economica. In questa selvadi nemici si stenta a riconoscere un qualsiasi voltoamico. Che sia una politica pubblica riuscita, undiscorso di conciliazione, un giornalistailluminato, una visione politica ampia.Nonostante il breve respiro di sollievo per lasemi-sconfitta del FN nella presente tornataelettorale, è questo il migliore brodo di colturaper il presente e i futuri lepenismi.

Cultura sì, cultura noa cura di Franca Falletti

storica dell’arte, ha diretto fino

al 2013 il museo dell’Accademia di Firenze

Leopolda: musei apertiquando arrivano gli amicidi F.F.

La notizia che Renzi ai primi 300 iscritti allaLeopolda offra un ingresso gratuito a scelta fra tregrandi musei/mostre della città di Firenze (Museodell’Opera del Duomo, Museo di Palazzo Vecchio,mostra di Palazzo Strozzi) non può non rivelare alprimo impatto il timore del nostro ex Sindaco chela kermesse risulti poco gradita e che,conseguentemente, l’afflusso di pubblico epartecipanti non sia quello desiderato.La formula dell’evento pone infatti tutto l’accentosulla figura del premier, presente alle tre giornatesu un palcoscenico a sua esclusiva disposizione(niente parlamentari PD) e alla gente che siacapace di riassumere in 4.500 caratteri ciò che hada dire. E per gente si intenda “…dall’impiegataall’operaio, dalla casalinga alla scienziata” perchécosì “… si darà spazio a chi crede che l’Italia ce lafarà”. Niente dibattito, quindi, perché non è piùnecessaria la partecipazione, neppure per finta, eniente ragionamenti, ma solo spot. Paroled’ordine: populismo e velocità, per far tutticontenti e non lasciare tempo al pensiero.In questo contesto un’offerta culturale puòarricchire il piatto, sulla scia delle elargizionieconomiche una tantum, a botte di 80 o di 500euro, che caratterizzano l’azione di questogoverno. La cultura, ancora una volta, vienedistribuita come cash da passare di mano inmano: anche così si fanno fruttare i musei,facendone strumento per il consenso.Non che questo sia una novità, perché l’arte èstata sempre strumento di potere, talvolta laico etalvolta ecclesiastico, ma stava nelle nostresperanze e sta ancora nei nostri intenti riuscire afare opposizione su questo terreno. Avevamo delresto già visto alcuni anni fa che l’allora SindacoRenzi mordeva il freno difronte alla mancanzadello spazio giuridico necessario per volgere a suo

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uso e consumo l’enorme potenziale economico eanche politico insito nella cultura in generale eparticolarmente nelle arti visive. Lo avevamocapito dall’ostilità con cui parlava delleSoprintendenze come organi di tutela e dicontrollo e non dubitavamo che esse avessero igiorni contati, come in effetti è stato. Ora lastrada è spianata e anche questa volta tuttisappiamo che essa è fatta, almeno a Firenze, percondurre alla trasformazione dei tre grandi plessimuseali in Fondazioni, ovvero al passaggiodell’immane patrimonio storico artistico delnostro paese nelle mani dell’imprenditoriaprivata.Infine, la questione deve essere vista anche sottoil profilo della correttezza e dell’opportunità.Sotto il profilo della correttezza procedurale, perla concessione di spazi pubblici in uso esclusivo aprivati (e la Leopolda deve a tutti gli effetti essereconsiderata iniziativa privata in quanto partitica)esiste la legge Ronchey, che tutti conoscono e checi auguriamo sia stata applicata in ogni suoaspetto; ricordiamo per inciso come essa prevedail pagamento di un canone di affitto e di tutte lespese, cioè le spese del personale, del consumodella corrente elettrica e dell’assicurazione perdanni a terzi e alle opere. Si spera che il SindacoNardella si muova in questo ambito con lanecessaria trasparenza, fornendo spontanea-mente tutti i dati in modo puntuale ed esaustivo.Se però l’apertura straordinaria del museo vienefatta per tutti, allora le spese sono a caricodell’Amministrazione Comunale per PalazzoVecchio e della Fondazione Strozzi per PalazzoStrozzi. In questo caso l’atto potrebbe facilmenteessere interpretato come un omaggio mirato arisparmiare al nostro premier le spese previstedalla legge Ronchey e costituire il pericolosoprecedente per un futuro di aperture seraliprogrammate non seguendo le esigenze dicittadini e turisti, ma secondo i calendari di visitadei più illustri e benvoluti ospiti. Insomma, porteaperte e tappeto rosso quando arrivano gli amici.

Kill Billya cura di Gilberto Pierazzuoli

scrittore, attivo in PerUnaltracittà

Il Cerchio di Dave Eggersdi G.P.

Quando si parla di web due punto zero, si fariferimento alla possibilità di interazione chemolti siti ormai permettono. In particolare alfatto che si siano sviluppate tutta una serie diapplicazioni che permettono un tipo dipartecipazione che può spaziare dal semplicecommento in un blog, alla costruzione di unprofilo sempre più ricco di informazioni che dauna parte consente un livello di interazione con lacondivisione di immagini, testi e video, dall’altradiviene un deposito sempre più ricco di datiattraverso i quali è possibile risalire a preferenzee gusti sia commerciali che politici.Il Cerchio di Dave Eggers ruota intorno a unacompagnia che riunisce le caratteristiche diGoogle, Facebook e Twitter (anche se l’autore hadichiarato che le situazione fanno riferimento astrutture di pura fantasia). D’altra parte Google,con gmail, Google +, Android, il motore di ricerca,inbox, Google now e altri servizi, compendiaperfettamente l’azienda nella quale è ambientatoil romanzo. L’interesse che il testo può avere dalpunto di vista politico consiste nella possibilità diritrovare negli scenari che si dipanano, iriferimenti, ad esempio, a meccanismi limitanti lelibertà individuali. È come lanciare un’ipotesisviluppando i potenziali latenti, costruendo cosìun mondo probabile – se non già esistente – nelquale sperimentare sistemi di controllo, dicondizionamento e di subordinazione risultantida tecnologie apparentemente trasparenti e alservizio del benessere singolare e collettivo.Aziende come Google o Facebook hannorealmente in mano la possibilità di mettere incampo dispositivi di questo tipo.Mae, la protagonista della storia, è giovane eentusiasta delle possibilità che la sua assunzioneal ‘Cerchio’ le apre. Intorno alla sua figuraruotano anche i pochi personaggi critici verso il

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sistema e i programmi dell’azienda, dandoci cosìla possibilità di indagare i potenziali e gli effettida più punti di vista: quello favorevole e quellopiù critico. I progetti di cui si parla sembranoriferirsi ad argomenti e situazioni diverse, ma lestrategie da mettere in campo ruotano intornoalla raccolta di dati e al loro utilizzo. Nededuciamo che le strategie di controllo e diassoggettamento più sofisticate e efficienti sibasano sempre di più sulla raccolta dei dati e sullaloro interpretazione (Big Data e Data Mining). C’èinfatti la possibilità di arrivare a risultati semprepiù efficaci a partire dalla massa di dati messi incampo a discapito della semplice capacità dellaloro interpretazione che certi algoritmipermettono. In un certo senso si affrontano iproblemi sempre di più con qualcosa assimilabilealla forza bruta che non usando strategieinterpretative. Questo perché alcune aziendehanno oggi accesso a enormi quantità di dati inrelazione a molte problematiche, tanto da poteripotizzare un monopolio che dipende soltantodalla quantità di dati che si è riusciti araccogliere. Facebook, Twitter, Amazon,Microsoft e Google, detenendo grandi quantità didati hanno a disposizione un potere mai esperitoprecedentemente in mani private.Al ‘Cerchio’ tutti i nuovi progetti hanno infattiqualcosa a che fare con la raccolta di informazioniche darà risultati efficaci nella misura in cuiriuscirà a essere il più esaustiva possibile. Il temaè la trasparenza ottenibile mettendo adisposizione ogni aspetto della propria vita e delleproprie scelte. Si è trasparenti perché tuttipossono vedere e quindi accedere ad ognimomento dell’esistenza. Tutto viene trasmesso indiretta e registrato in maniera permanente: lecancellazioni non sono possibili. La trasparenzaimpedisce ogni azione contraria alla legge, allamorale, ma anche a gesti e azioni che mettano indiscussione l’esistente. Essere costantementesotto lo sguardo del Grande Fratello, puòimpedire di commettere reati – questo è il latodella questione privilegiato dal ‘Cerchio’ – macertamente rende più difficile fare cose diverse daquelle che quello sguardo presuppone. Ma questo,nel testo, non è mai specificatamente denunciato.Il racconto ti fa immergere in una atmosfera

serrata lasciando presagire una rottura, unosconvolgimento che metta definitivamente incrisi il modello edulcorato dell’efficienzatecnologica che macinando dati e conoscenzevuole costruire un avvenire migliore. Ma questoalfine si mostra soltanto nella cruda sequenzialitàdegli eventi nell’acquario che diviene metaforadella distribuzione dei poteri nei quali ogniequilibrio ecologico sembra dissolversi di frontealla potenza ed efficienza dello squalo che nonpuò non divorare e quindi annientare ogni altracreatura messagli nello stesso ambiente. Unbanchetto che doveva essere frenato dallamancanza di una pulsione primaria quale quelladella fame (allo squalo prima di essere immessonell’acquario era stato fatto mangiare inabbondanza) se non fosse per la pulsionedominante che lo vuole predatore indiscusso.Soltanto allora può emergere la chiave metaforicache paragona il comportamento dello squalo allamissione dominante del capitale. Ma è soltanto unbreve accenno, nemmeno esplicito. Una domandaen passant che ci chiede, si chiede, se latrasparenza ed il controllo che il ‘Cerchio’ esercitanon potranno poi venire subordinate al profitto.Per il resto, la serie di eventi illustra la capacità ele potenzialità del ‘Cerchio’. Come ad esempiogestire le elezioni politiche alla stregua di unsondaggio, dove un elettorato costretto a votareesprimerebbe il senso di una democraziacompiuta che è quella pensata originariamente dauna “piccola maggioranza” (la maggioranzarelativa dei votanti che spesso sono unaminoranza dell’intera popolazione), ma che,tramite i meccanismi del consenso messi in attodal sistema della trasparenza, avranno nelfrattempo uniformato il pensiero.Una possibilità non viene invece presa inconsiderazione. La trasparenza degli atti, maanche la totale accessibilità dei dati genetici, diquelli sanitari, delle prestazioni scolastiche, dellefrequentazioni, e quanto altro si reputiinteressante da raccogliere, praticamente tutto,aprono la strada alla possibilità di poter pensaredi prevedere la possibilità che un crimine vengacommesso. Se Minority Report (il racconto diPhilip K. Dick dal quale è stato tratto il film diSteven Spielberg) ipotizzava un mondo nel quale

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questa possibilità si realizzava tramite il contri-buto di umani con capacità di precognizione(Precog), adesso tutto questo sarebbe possibiletramite un calcolatore che abbia a disposizionedati pertinenti.Qui il testo della ricerca di un algoritmo per fareprevisioni. Se poi pensiamo alla quantità di dati dicui sono in possesso certe multinazionali,possiamo “predire” che l’idea della possibilitàdella predizione dei delitti non sarebbe ormaiun’ipotesi così peregrina.Se dunque, in base a una qualsiasi ipotesi basatasulla prevenzione si scegliesse di agire non sullecause, ma semplicemente cercando di impedirel’evento, si arriverebbe alla carcerazionepreventiva che tanto è piaciuta a molti regimiautoritari, dipingendola però adesso comeelemento di democrazia e di bene comune. Ilpotere in mano a Google e a poche altre companyè davvero inquietante. E tutto questo è soltanto lasemplice conseguenza della raccolta di dati. Se poipensiamo alla possibilità di utilizzo di questi daticome, per esempio, quello di infangarel’immagine di coloro che ti si oppongono, comenel caso di Uber che spiava i giornalisti ostili:(http://goo.gl/oTDDQM) allora ci rendiamo contoche il diritto alla privacy è un bene al quale nonpossiamo rinunciare.Ma questo ne Il Cerchio non c’è, come, d’altraparte, Dave Eggers non somiglia per niente aPhilip K. Dick. Il merito comunque del libro èquello di farti pensare a problematiche che già sistanno concretizzando intorno a noi, e di farlocon un metodo abbastanza efficace: attraverso lasimulazione romanzesca.Una possibile via di uscita è comunque ipotizzatanel libro di Eggers anche se poi gli eventi farannosì che non venga messa in pratica. È una specie didecalogo con il quale chiudiamo questa recen-sione:«Dobbiamo avere tutti il diritto all’anonimato.Non tutte le attività dell’uomo possono esseremisurateL’incessante ricerca di dati per quantificare ilvalore di ogni tentativo è catastrofica per la veracomprensione.La barriera tra pubblico e privato deve rimanereimpenetrabile. Dobbiamo avere, tutti, il diritto di

scomparire (p. 383)».Mi accorgo adesso che sono soltanto cinque,meglio così. Per arrivare a dieci sarà richiesto ilvostro contributo.Dave Eggers, Il Cerchio, Mondadori, Milano 2014, pp.391, € 20.00.

Tutta un'altra musicaa cura di Francesca Breschi

cantante, didatta e attiva in perUnaltracittà

Il Crack delle banche,anche in musicadi F.F.

Non c’è che dire, gli argomenti ci vengono offertisu piatti d’argento da camerieri in guanti bianchifin sotto il nostro naso: non dobbiamo neancheandare troppo a scervellarci.Ti alzi la mattina, accendi la radio e zac! Ecco ilnuovo scandaletto.Si parlava di scandali anche allora, alla fine del1800, con la Banca Romana. Crisi dell’edilizia,denaro prestato e mai rientrato, fallimenti di altrebanche fecero si che la nostra “eroina”, la BancaRomana dico, pensò bene di far fronte alla crisiemettendo – dato che ne aveva facoltà – nuovebanconote.Eh sí, ma come?Intanto stampando senza autorizzazione e poi,visto che c’era, ma perché mai non pensare ingrande? ma sí, ”abbundandis abbundandum”,avrebbe detto Totò della Banda degli Onesti. Einfatti stampò ben due copie per ogni numero diserie. Et voilà, tanti soldi, crisi finita.Riprendo, con copia-incolla, la descrizione fattada Riccardo Venturi sul sito “antiwarsongs.org” ditutta la trafila di indagine e processuale avvenutasubito dopo scoperto lo scandalo:“Nel giugno 1889 il ministro dell’industria, delcommercio e dell’agricoltura del governo Crispi,Luigi Miceli, dispose un’ispezione su tutti gliistituti di emissione, affidata al senatore GiuseppeGiacomo Alvisi. Venne alla luce un disavanzo dinove milioni di lire (una somma enorme per quei

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tempi); in pratica, in Italia stavano circolandonove milioni di lire false non fabbricate daqualche banda di malfattori, ma direttamente dauna banca di emissione. Curiosamente ma nontroppo, il disavanzo fu prestissimo reintegrato egli inquirenti furono accusati di imperizia.”Il processo per lo scandalo della Banca Romana.Nel 1891 Alvisi era pronto a presentare i risultatidella sua inchiesta in parlamento, ma ilpresidente del Consiglio, Di Rudinì, si oppose “innome dei supremi interessi del Paese e dellaPatria”. Prima di morire (il 24 novembre 1892),Alvisi rivelò però i risultati della sua inchiesta aldeputato radicale Napoleone Colajanni. Talirisultati possono essere così riassunti: la BancaRomana era stata autorizzata a emettere monetaper 60 milioni di lire, per i quali aveva coperturain oro; ne aveva emessa invece per 113 milioni,compresi 40 milioni di lire in serie doppia.Fu proposta un’inchiesta parlamentare, imme-diatamente rifiutata dal nuovo presidente delConsiglio, Giovanni Giolitti (cui sono tuttoraintitolate parecchie vie). Pare che il rifiuto diGiolitti intendesse coprire il coinvolgimento nelloscandalo di una persona che era fortementeindebitata con la Banca Romana; tale personafaceva di mestiere il Re d’Italia e si chiamavaUmberto I.Il 20 gennaio 1893, venuto a galla oramai ilterribile scandalo mentre il popolo italiano erachiamato a sacrifici, si ebbero alcuni arresti:finirono in cella il governatore della BancaRomana, Bernardo Tanlongo, e il direttore dellastessa, Michele Lazzaroni. Un deputato dellaDestra, Rocco De Zerbi, si suicidò dopo che erastato scoperto un suo debituccio con la BancaRomana, circa 500.000 lire, e anche che la bancagli aveva elargito denaro illecito (assieme ad altri,naturalmente). La Camera dei Deputati avevaconcesso l’autorizzazione a procedere nei suoiconfronti; erano tempi in cui i deputati sisuicidavano ancora per la vergogna di esseremandati a processo come ladri.Dal carcere, il governatore Tanlongo vuotò ilsacco: somme di denaro illecito erano stateconsegnate anche a due presidenti del Consiglio,Giovanni Giolitti e Francesco Crispi. Il 21 marzo1893, un comitato di sette parlamentari cui era

stata demandata la stesura della relazione finalesullo scandalo, presentò in aula le proprieconclusioni: tra i “beneficiari dei prestiti” vierano ventidue parlamentari, tra i quali Crispi. Ilprocesso fu tenuto nel 1894 e si concluse,incredibilmente, con l’assoluzione di tutti gliimputati. Per evitare che l’inchiesta travolgessel’intera politica italiana, i giudici nella sentenzadenunciarono la sparizione di importantidocumenti, necessari a provare la colpevolezzadegli imputati. Il procedimento penale vennequindi archiviato senza emettere alcunacondanna”.Ecco.Adesso, tranne i suicidi per vergogna da parte diparlamentari ritenuti ladri, mi pare che il “copia-incolla” si possa applicare all’infinito alle innu-merevole italiche truffe di stato come in undiabolico gioco di rimandi di specchi dove non sicapisce dove sia l’inizio e soprattutto, ahimè, lafine.

Il Crack delle banchehttps://youtu.be/FuSR4rUlk7E

S’affondano le mani nelle casse – crak!si trovano sacchetti pieni d’oro – crak!e per governare, come fare?Rubar, rubar, rubar, sempre rubare!

I nostri governatorson tutti malfattor,ci rubano tutto quantoper farci da tutor.

Noi siam tre celebri ladronche per aver rubato ci han fatto senator.

Mazzini, Garibaldi e Masaniello – crak!erano tutti quanti malfattori; – crak!gli onesti sono loro: i Cuciniello,Pelloux, Giolitti, Crispi e Lazzaroni.

I nostri governatorson tutti malfattor,ci rubano tutto quantoper farci da tutor.

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Noi siam tre, ladri tutti e tre,che per aver rubato ci han fatto cugini del re.

Se rubi una pagnotta a un cascherino – crak!te ne vai dritto in cella senza onore; – crak!se rubi invece qualche milioncinoti senti nominar commendatore.

I nostri governatorson tutti malfattor,ci rubano tutto quantoper farci da tutor.

Noi siam tre celebri ladronche per aver rubato ci han fatto senator!

Ricette e altre storiea cura di Barbara Zattoni e Gabriele Palloni

chef attivi in perUnaltracittà

Datteri freschi al rum farcitidi mascarpone, caramellodi B.Z.

La ricetta questa volta non ha a che fare con ilrecupero, ma, per le feste, penso che vada benecosì. Dove ho incontrato per la prima volta idatteri sulla pianta.Quando sono stata in Marocco, penso ormai 10anni fa, o anche 15, andando da Marrakech aZagora abbiamo fatto tappa obbligata, causa famea Ouarzazate. Abbiamo conosciuto Sadik, unragazzo berbero, straospitale che, dopo averciindicato l’unico posto dove mangiare il millesimotajine, ci ha fatto visitare un “magazzino” chesembrava il nascondiglio di Ali Babà; tuttimanufatti che recuperano dalle carovane neldeserto e che vendono esclusivamente ainegozianti di una Marrakech che loro, les hommebleu, frequentano mal volentieri (trop de bruit).Ci offri un tè rovente, dolcissimo e pieno di mentae, usando il francese abbiamo fatto una discretaconversazione; tra varie domande direligione/politica e usi/costumi, non potevo nonchiedere cosa ci facesse un campo di calcio

appena all’inizio del “paesino”, inimmaginabileper me credere che, con quel clima, potesseropensare al calcio, e invece si sono attrezzati così:giocano un tempo all’alba e l’altro al tramontoquando le temperature sono sopportabili.In questo posto pazzesco dove in fondo all’unicastrada troneggiava un cartello di latta con tantodi cammello disegnato, con sotto la scritta‘Timbuctu 45 giorni’, ho visto il cielo più bello ditutta la mia vita: “un cielo in pianto di deformistelle” recita una poesia del mio amato Rilke e maicosì calzante per me come allora. E in quellostordimento di senso, lungo quella stradainfuocata, la strada di “il tè nel deserto” diBertolucci, con oasi ad inseguirsi ed uno stretto,lungo uadi (fiume) tra giganteschi datteri, hopensato a mio nonno, alle 4 parole di arabo che miaveva insegnato e alla sua cavalla di nome Kadijaed ho chiesto a Sadik se significasse qualcosa equel qualcosa era: stella splendente. Mi piaceanche che la scoperta del significato di una parolalegata a un ricordo di infanzia sia avvenuta lungola strada delle palme da dattero.Procuratevi dei datteri freschi, sbucciateli,togliete il nocciolo e metteteli a macerare nel rumper una notte, in frigo nella parte meno fredda.Un buon rum da pasticceria va bene, magaristemperato con un poco di acqua, per abbassare il“livello alcolico”.Lavorate con la frusta del mascarpone con lozucchero a velo e con l’aiuto di una sacca dapasticceria riempite i datteri sgocciolati.Video https://youtu.be/nBv_8c9Fegc

Il Caramello:500 gr zucchero semolato200 gr di acqua5 gocce di limone.Si mette sul fuoco molto basso lo zucchero, unavolta brunito e sciolto completamente, mescolarecon attenzione aggiungendo l’acqua bollente.Spengete il fuoco continuando a girare unendoanche il limone. Far raffreddare. Mettete ilcaramello in una boccetta e fatelo colare a filodecorando i datteri ripieni.Questa ricetta non vi farà vedere il cielonotturno del deserto, ma forse, gustandola lopotrete semplicemente immaginare.